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Teorie e pratiche dei gruppi nella prima infanzia, Dispense di Sociologia

Appunti + slide del corso "Teorie e pratiche dei gruppi nella prima infanzia" Docente: Monica Pivetti Programma a.a. 2020/21 (secondo anno immatricolati 19/20) Bibliografia d'esame: Myers, Twenge, Marta e Pozzi (2019). Psicologia sociale. McGraw-Hill (solo capitoli 1,3,5,6,8,9,10 e 13) Emiliani (a cura di, 2002). I bambini nella vita quotidiana. Psicologia sociale della prima infanzia. Carocci.

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 02/09/2022

Nicky_1998
Nicky_1998 🇮🇹

4.2

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Scarica Teorie e pratiche dei gruppi nella prima infanzia e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! TEORIE E PRATICHE DEI GRUPPI NELLA PRIMA INFANZIA Libri di testo: - Myers, Twenge, Marta e Pozzi (2019). Psicologia sociale. McGraw-Hill (solo capitoli 1,3,5,6,8,9,10 e 13) → Studiare autonomamente capitolo 10 e 13 - Emiliani (a cura di, 2002). I bambini nella vita quotidiana. Psicologia sociale della prima infanzia. Carocci. PSICOLOGIA SOCIALE: studia il modo in cui le persone percepiscono gli altri ed interagiscono con loro↳ E’ uno studio scientifico perché abbiamo un approccio empirico, studiamo questa relazione attraverso il metodo empirico (ipotesi, dati, verifica). Si occupa di: ❖ percezioni, credenze, atteggiamenti, giudizi (percezione e pensiero sociale) ❖ pressione a conformarsi, persuasione, interazione nei e tra i gruppi (influenza sociale) ❖ pregiudizio, aggressività e conflitto, attrazione ed intimità, altruismo e prosocialità (relazioni sociali) Capisaldi: ➔ noi costruiamo la realtà (socio-costruttivismo) ➔ le nostre intuizioni/i nostri giudizi a volte sono sbagliati (Bias = errore sistematico) ➔ influenza sociale = gli altri influenzano i nostri comportamenti ➔ i nostri atteggiamenti guidano i nostri comportamenti ➔ psicologia sociale = lente per leggere la quotidianità Alla fine del 19esimo secolo in Francia ed in Germania abbiamo due correnti (matrice socio- costruttivista): 1. Psicologia delle folle (Gustav Le Bon, Francia, 1885) 2. Volkerpsichologie (Wilhelm Wundt, Germania, 1879) Punti in comune: - si focalizzano sui fenomeni collettivi, non sulle singole persone (Le Bon parla di folla come qualcosa di negativo, irrazionale, anonimo, aggressivo, mentre Wundt guarda fenomeni più neutri come i costumi, i riti, le abitudini sociali) - metodologia privilegiata: osservazione In America invece la grande espansione della psicologia sociale si ha dopo la seconda guerra mondiale → molti psicologi sociali sfuggono dalla vecchia Europa in seguito alle persecuzioni razziali e si stabiliscono negli Stati Uniti dove sviluppano le loro ricerche. Gli europei criticano la psicologia sociale nordamericana in quanto troppo individualista. Una delle caratteristiche della psicologia sociale europea è l’idea che l’individuo guarda all’oggetto (fisico, sociale, immaginario, reale) e lo guarda attraverso l’altro. I fondatori sono Henry Tajfel e Serge Moscovici. ha coniato la ↲ teoria dell’identità sociale CONCETTO DI SÉ: chi sono io? Dipende: ● dall’identità sociale, dai gruppi sociali a cui apparteniamo (teoria di Tajfel) → lavoro che faccio, famiglia da cui provengo, studi che facccio, gruppi amicali; ● dal confronto sociale → apprendo le mie qualità personali confrontandomi con altre persone simili a me (teoria del confronto sociale di Festinger); ● dalle esperienze quotidiane: successi ed insuccessi; ● dai giudizi degli altri; ● dalla cultura dominante (collettivista o individualista). Autostima = giudizio che una persona ha di sé, la percezione del proprio valore. Teoria della discrepanza del sé (Higgins) = valutazione di se stessi in funzione del sé ideale e del sé imperativo rispetto al sé ideale. Cosa succede quando l’autostima è minacciata? Bandura → autoefficacia = percezione della propria efficacia e delle proprie competenze, diversa dall’autostima e dal proprio valore (affronto un esame a scelta di logica matematica e penso che ce la posso fare). Locus of control = quanto io percepisco che ciò che ottengo dipende da qualcosa all’interno di me o all’esterno. E’ possibile misurarlo tramite la Scala di Rotter → domande che misurano quanto tendo ad avere un Locus of control interno o esterno. Chi tende a fare attribuzioni interne ha maggiori risultati scolastici, maggior successo lavorativo e obiettivi a lungo termine. Impotenza appresa = se per più volte successivamente sperimento eventi negativi, più o meno controllabili, percepisco una mancanza di controllo su ciò che accade. Questo porta a sentirsi impotenti, rassegnati e a non provarci più. Self-serving bias = tendenza sistematica a percepire sé stessi in maniera eccessivamente positiva, è un errore commesso più volte. Nel caso di eventi negativi tendiamo ad attribuirli a fattori esterni, perché vogliamo proteggerci dal fatto che qualcosa è andato male e non vogliamo mettere in discussione la nostra autostima. Nel caso di eventi positivi tendiamo ad attribuirli a fattori interni. Ottimismo irrealistico = ottimismo verso eventi futuri. VS Pessimismo difensivo = anticipare eventuali problemi (ha valore adattivo). Effetto del falso consenso = tendenza a sopravvalutare la diffusione delle proprie opinioni e dei propri comportamenti indesiderabili o fallimentari (ad esempio io voto per un certo partito e penso che tutti votino per lo stesso). Questa teoria si colloca tra psicologia, sociologia ed antropologia, perché prende in considerazione diversi aspetti di un fenomeno sociale, prende in considerazione come le persone costruiscono la realtà sociale. Le persone si formano queste rappresentazioni sulla base del senso comune = insieme di credenze, immagini, metafore e simboli condivisi in un gruppo, una comunità, una società o una cultura. Si formano tramite: - ancoraggio = assimilazione dell’ignoto al noto, il non familiare al familiare (ad esempio la psicoanalisi con la confessione del prete) - oggettivazione = concretizzare qualcosa di astratto (ad esempio se penso alla psicoanalisi la prima cosa che mi viene in mente è Freud) A cosa servono? ● rendono familiare qualcosa di estraneo ● favoriscono gli scambi sociali, l’interazione ● permetto di costruzione l’identità Sviluppi recenti della teoria: 1. scuola di Aix-en-Provence: nucleo centrale e sistema periferico 2. scuola di Ginevra: W. Doise e l’approccio genetico 3. Stirling: concetto di themata, diadi opposte (ad esempio natura/cultura) Individui che hanno atteggiamenti diversi verso un oggetto sociale potrebbero far riferimento alla stessa rappresentazione. Jaspers e Frasers: - atteggiamenti = disposizioni individuali basate su rappresentazioni sociali. Misurano differenze tra individui e sono studiate in setting sperimentali quantitativi - rappresentazioni sociali = insiemi strutturati di atteggiamenti utili per studiare le somiglianze all’interno dei gruppi. Vengono studiate all’interno di setting descrittivi qualitativi. INFLUENZA SOCIALE Cambiamento nei ↲ giudizi, nelle opinioni e accettazione interiore (= divento profondamente convinto) negli atteggiamenti di una ↑ obbedienza (= ad ↱ persona o di un gruppo a seguito CONSEGUENZE un’autorità ⇒ superiore) dell’esposizione ai giudizi, ↙ ↘ accondiscendenza (= non opinioni ed atteggiamenti conformismo mi piace ma, siccome lo di altre persone. (= aderisco alle regole fanno gli altri, lo faccio del gruppo) anche io) Influenza sociale→ Deutsch e Gerard, 1995: - normativa → uniformarsi alle richieste del gruppo per soddisfare le aspettative altrui; porta a compiacenza pubblica (ad esempio mi vesto in un certo modo per essere accettato dal gruppo) - informativa → uniformarsi alle opinioni altrui accettandole come prove di realtà;porta ad un cambiamento profondo e duraturo(ad esempio entro a contatto con persone di schieramento politico opposto e, sentendoli parlare, inizio ad interessarmi ad una posizione diversa dalla mia fino a convincermene) Studi di Sherif sull'effetto autocinetico → viene chiesto a tre persone di guardare un muro bianco al buio e di seguire poi il movimento di una luce, stabilendo di quanti cm la luce si spostava. La prima persona dava una risposta, la seconda dava un valore inferiore e la terza un valore ancora inferiore. Nei giorni successivi la richiesta era la stessa ma i partecipanti andavano verso una stima comune. In realtà la luce era ferma, quindi l'esperimento dimostra che le persone tendono a convergere, spontaneamente, verso un punto di vista comune → se funziona per gli stimoli fisici funziona anche per le norme sociali. Effetto Werther = i suicidi aumentano dopo che si è pubblicizzato in tv alcuni suicidi S. Asch si pose l’obiettivo di studiare le condizioni sociali che inducono l’individuo a resistere o conformarsi alle pressioni del gruppo quando, tale gruppo, esprime un parere contrario all’evidenza percettiva → esperimento sulla lunghezza delle linee: ha chiesto a dei partecipanti di sedere in cerchio in una stanza e ha proiettato sul muro una linea. Successivamente ha tolto la linea e ha dato un’altra immagine, chiedendo qual è la linea di lunghezza uguale alla precedente. Pubblicamente i partecipanti danno la risposta. Procedura sperimentale: - gruppo sperimentale: un partecipante “ingenuo” e sette “complici” dello sperimentatore - gruppo di controllo: otto partecipanti Nel gruppo sperimentale i complici erano stati istruiti a dare risposte palesemente errate. Al passare delle prove il partecipante “ingenuo” inizia a farsi delle domande, essendo evidente la risposta, ed da la risposta oggettivamente sbagliata ma condivisa dagli altri. Nel gruppo di controllo tutti danno la risposta oggettivamente corretta. Questa ricerca è interessante perché dimostra che, anche quando c’è una soluzione oggettiva corretta, le persone si basano sul giudizio degli altri per formulare la propria opinione, anche se va contro alla loro percezione. Esperimento di Milgram sull’obbedienza (molto discusso dal punto di vista etico → le persone che uscivano dall’esperimento erano molto provate perché sapeva di aver dato delle scosse elettriche ad un’altra persona. Oggi prima di fare una ricerca si chiede l’approvazione ad un comitato etico) → arrivano due persone in laboratorio e, a sorte, uno diventa lo studente l’altro l’insegnante. Allo studente vengono attaccati degli elettrodi, l’insegnante deve leggere delle coppie di parole (rosso e nero) e lo studente deve dire la seconda parola (l’insegnante dirà rosso e lo studente dirà nero). In caso di errore l'insegnante preme una leva e dà una scossa elettrica allo studente (inizialmente bassa, con l’aumentare degli errori la scossa è sempre di intensità crescente, fino ad essere mortale). Ad un certo punto lo studente dice basta e vuole interrompere, lo sperimentatore chiede di andare avanti fino a che lo studente smette di parlare. In realtà non ci sono scosse elettriche, lo studente è un attore che fa finta di sbagliare e di riceverle (la monetina era truccata). La variabile che misuriamo è l’obbedienza. All’aumentare delle scosse elettriche l’obbedienza diminuisce ma, il 60%, arriva ad una scossa mortale. Milgram ha spostato l’attenzione sul contesto, sostenendo che i comportamenti di violenza non dipendono da persone sadiche ma è la situazione, l’influenza sociale che spinge verso l’obbedienza. Successivamente vari studiosi hanno provato a cambiare diversi aspetti e hanno visto ad esempio che: - distanza emotiva dalla vittima = maggiore obbedienza - vicinanza o legittimità dell’autorità = maggiore obbedienza - più è alta l’autorità più ci sarà obbedienza - effetto liberatorio dell’influenza del gruppo CONFORMISMO = cambiamento del comportamento, dei pensieri e dei sentimenti come risultato di una pressione di gruppo reale o immaginata (norma sociale). Ci sono delle situazioni in cui il comportamento umano è guidato da norme sociali che hanno il sopravvento sulle norme morali. Procede un gradino alla volta → non si diventa aguzzini all'improvviso, è un processo graduale di cambiamento che porta a commettere atti estremi di violenza. A seguito di queste azioni può avvenire una svalutazione della vittima. Potere della situazione → si sposta l’attenzione dall’individuo alla situazione, al contesto che può aver favorito determinati atti violenti. Fattori che predicono il conformismo: - influenza del gruppo (teoria dell’impatto sociale) → l’influenza sociale dipende dal numero del persone nel gruppo - unanimità → se mi trovo in un gruppo unanime sentirò una grande pressione verso il conformismo ma, nel momento in cui non è più unanime, il conformismo diminuisce - ingroup-outgroup = l’influenza del gruppo a cui appartengo (ingroup) è maggiore rispetto a quella che proviene dal gruppo a cui non appartengo (outgroup) - coesione: i gruppi coesi esercitano più potere sui componenti - status all’interno del gruppo - risposta pubblica → quando le persone subiscono una forma di influenza sociale e devono dare una risposta pubblica il conformismo è maggiore (minore se devono dare una risposta privata) - adesione alla propria presa di posizione → per mostrarsi coerenti di fronte al gruppo si spostano poco dalla loro posizione iniziale Dimensione che predicono meglio chi tenderà a conformarsi di più o di meno: ➢ i fattori di personalità, che predicono il comportamento delle persone rispetto ai fattori situazionali ➢ la cultura ➢ i ruoli sociali ❏ status = posizione che una persona occupa all’interno di un gruppo sociale (scala di prestigio); ❏ ruoli sociali = aspettative riguardo al modo in cui una persona deve comportarsi in riferimento alla posizione che occupa nel gruppo; ❏ norme sociali = standard di comportamento, modi di pensare e comportarsi condivisi all’interno di un gruppo; ❏ coesione sociale = reciproca accettazione/attrazione tra i componenti di un gruppo (ci può essere coesione anche in gruppo di persone che non sono amiche tra di loro e che quindi non si frequentano fuori dal gruppo) Fasi di sviluppo del gruppo (Levine e Moreland): ● esplorazione (mi guardo intorno e osservo che gruppi sono disponibili, anche i membri mi osservano e cercano di capire se la persona è idonea ai principi/valori); la scelta viene effettuata anche sulla base delle esperienze passate) → membro potenziale; ● socializzazione (si conoscono le regole, formali ed informali, del gruppo) → nuovo componente del gruppo (l'ingresso può avvenire attraverso dei riti di passaggio) che può portare delle modifiche al gruppo (ruolo attivo); ● mantenimento (il gruppo accetta il nuovo membro) → componente a pieno titolo. Questa fase può durare per sempre, oppure possono verificarsi delle divergenze; ● risocializzazione (se l'individuo si riallinea alle idee del gruppo diventa membro a pieno titolo, se non si riallinea esce dal gruppo) → membro marginale; ● ricordo (ci sono dei gruppi in cui la memoria del passato rimane) → ex componente del gruppo → Percorso che le persone fanno all'interno del gruppo.Questo modello ha il vantaggio di vedere la permanenza del gruppo nelle varie fasi e permette di osservare il ruolo, dell'individuo e del gruppo, nell'influenza che hanno l'uno sull'altro. LEADERSHIP Prime teorie: 1. modello del grande uomo → ci sono caratteristiche che rendono, chi le possiede, un leadership (molti ricercatori hanno dimostrato che non è vero che la stessa persona può essere leader in gruppi diversi, inoltre sono vaghe le caratteristiche che renderebbero leader nati); 2. modello degli stili di leadership → le persone possono imparare a comportarsi in un certo modo in determinate circostanze: - leader orientato al compito → si occupa di organizzare solo il gruppo di lavoro - leader socio-emozionale → orientato al benessere dei collaboratori Ci possono essere entrambi contemporaneamente e, a volte, sono la stessa persona. Questo modello si concentra però sul comportamento del leader, non prende in considerazione la situazione. 3. modello della contingenza di Fiedler → prende in considerazione lo stile (socio- emozionale ed orientato al compito) e le caratteristiche della situazione: - leader a basso controllo della situazione (appena nominato, non ha molta influenza sul gruppo - medio controllo - alto controllo (conosce bene il gruppo ed il compito ed è riconosciuto, percepito come legittimo) Un leader orientato al compito ha una performance del gruppo migliore quando c'è poco controllo della situazione (è arrivato da poco, ha poco potere e non conosce bene la situazione). E' molto efficace anche quando ha un alto controllo sulla situazione (conosco bene i colleghi ed il compito, controllo la situazione e quindi basta dare due dritte, non devo impegnarmi a livello socio- emozionale). Quando il livello di controllo è medio funziona meglio il leader orientato socio-emozionale. Queste ipotesi sono state confermate dalla ricerca empirica. 4. modello transazionale di Hollander → il leader deve accumulare un credito idiosincratico, cioè deve adeguarsi alle regole del gruppo. Il leader deve essere scelto dai componenti del gruppo, non deve essere imposto dall'esterno, in questo modo è percepito come maggiormente legittimo. Deve dare evidenza della propria competenza ed identificarsi con il gruppo, deve portare avanti i bisogni, i valori, le norme del gruppo, deve dimostrare di esserne parte fondamentale. Questo credito idiosincratico può essere speso dal leader, può ad esempio proporre dei cambiamenti. 5. Teoria trasformazionale → è utile soprattutto nei momenti in cui si stanno verificando dei cambiamenti fondamentali, perché il leader è in grado di comunicare la vision (idea di ciò che il gruppo potrebbe essere) Influenza del gruppo sul singolo: - de-individuazione (Zimbardo) → ha chiesto ad alcune persone di partecipare ad un esperimento basato sul dare delle scosse ad un'altra persona. Potevano farlo a volto scoperto oppure con volto coperto ed in anonimato. Quando le persone erano in forma anonima (de-individuate) davano più scosse rispetto a quando avevano il volto scoperto. La de-individuazione accresce il comportamento tipico del gruppo, qualunque esso sia (anche negativo e violento). Ricerche successive hanno parlato anche di responsabilizzazione, dimostrando che non è tanto la deindividuazione a far scattare la violenza, quanto la norma sociale a cui mi adeguo. Nei gruppi possono avvenire due fenomeni opposti: - facilitazione sociale = mi impegno di più quando sono con gli altri (gli sforzi individuali possono essere valutati, ho timore per la valutazione) - inerzia sociale = mi impegno di meno quando sono con gli altri (gli sforzi vengono sommati e non possono essere valutati Influenza della minoranza → anche la minoranza, se attiva, può produrre un cambiamento nella maggioranza (Moscovici, esperimento della diapositiva blu/verde) se: 1. offre un consenso alternativo alla maggioranza 2. coerente al proprio interno (la minoranza deve mostrarsi coesa, solida, fedele nelle sue posizioni) 3. coerente nel tempo → acquista credibilità Presa di decisione nei gruppi → quando si prende una decisione individuale e poi la si discute a livello di gruppo, c’è uno spostamento della decisione del gruppo verso il rischio (polarizzazione di gruppo, fenomeno naturale e spontaneo). Le prime ricerche parlavano di presa di rischio (il gruppo prendeva decisione più rischiose), le ricerche successive hanno dimostrato che il gruppo estremizza, amplifica la propria posizione originale. Si basa su tre processi: - polarizzazione mediante persuasione = parlando nel gruppo, per una forma di influenza sociale, mi convinco e convinco gli altri che siamo nel giusto - polarizzazione mediante confronto sociale = durante la discussione di gruppo emergono gli elementi comuni, su cui si è già d’accordo - polarizzazione mediante differenziazione = cerchiamo di differenziarci da un out-group PREGIUDIZIO giudizi a priori basati sulla razza, sul genere, sulla religione, sull’età, sull’orientamento sessuale, ↪ sull’immigrazione ecc. Distinzione tra: ➔ pregiudizio = atteggiamento generalmente negativo e preconcetto su un gruppo e sui suoi membri ➔ stereotipo = credenze negative sulle caratteristiche personali di un gruppo (sovrageneralizzati, imprecisi e resistenti alle nuove informazioni) ➔ discriminazione = comportamento negativo ingiustificato verso un gruppo ed i suoi componenti Forme di pregiudizi: 1. razziale → molti studiosi ritengono che stia scomparendo, in realtà ricerche recenti dimostrano che più che altro scompare il modo in cui viene espresso 2. sottili/latenti di pregiudizio → si manifestano sotto forma di freddezza, distanza o accondiscendenza 3. espliciti → possono essere valutati in maniera diretta, tramite scale o item 4. impliciti/automatici → attivati in maniera non consapevole, non intenzionale (per esempio tempi di reazione) 5. di genere = maggiore simpatia verso le donne, maggiore comprensione e gentilezza attribuita alle donne (se si violano gli stereotipi di genere si ha una reazione) 6. verso l'omosessualità. Fonti sociali del pregiudizio ● disuguaglianze sociali → quando esistono disuguaglianze sociale, allora il pregiudizio aiuta a giustificare la superiorità economica/sociale di chi ha potere/benessere nei confronti di chi non ce l’ha (ad esempio nord e sud Italia). Come ridurre il pregiudizio: ➔ autoregolazione = prendo consapevolezza del mio pregiudizio e cerco di limitarlo ➔ ipotesi del contatto (Allport, 1954) → abbiamo un pregiudizio perché non conosciamo direttamente. Il modo per superarlo è aumentare la conoscenza reciproca tramite contatto prolungato, compiti cooperativi e sostegno istituzionale (sostegno al dialogo, al contatto e all’interazione tra pari) → riduzione del pregiudizio. Numerose ricerche hanno confermato questa ipotesi, ma è anche vero che spesso il contatto tra gruppi potrebbe aggravare il pregiudizio (diventano più evidenti le cose che ci differenziano) La correlazione illusoria applicata al pregiudizio tra gruppi consiste nel vedere un’associazione tra le caratteristiche dei componenti e ciascun individuo che compone il gruppo: sovrastimare e correlare i comportamenti dei componenti di un gruppo e le caratteristiche che consideriamo tipiche del gruppo (tendiamo a giudicare come più frequenti i comportamenti negativi quando sono attribuiti all’outgroup, rispetto a quando sono attribuiti all’ingroup). AGGRESSIVITÀ comportamento verbale o fisico che ha l’intento di causare sofferenza.↳ Può essere: - ostile = alimentata dalla rabbia e fine a se stessa - strumentale = mezzo per raggiungere un altro scopo/obiettivo Teorie: 1. aggressività come fenomeno biologico (teoria istintuale + psicologia evoluzionistica) → l’energia aggressiva è istintiva, se non viene liberata si accumula fino ad esplodere (non spiega però i diversi livelli di aggressività che variano da persona a persona e tra cultura e cultura). Influenze: ➔ genetiche: il nostro temperamento ci viene donato alla nascita e dipende dalla reattività del nostro sistema nervoso ➔ biochimiche: alcol, testosterone, biologia ed interazione sociale 2. aggressività come risposta alle frustrazioni (Dollard, 1939) → gli esperimenti in laboratorio mostrano però risultati contraddittori: a volte la frustrazione aumenta mentre a volte diminuisce l’aggressività. La teoria fu rivista da Berkowits nel 1978: frustrazione ingiustificata → rabbia + segnali di aggressività → aggressività. Teoria della deprivazione relativa = percezione di discrepanza tra aspettative e situazione reale (può nascere dal paragonarsi ad altri gruppi oppure dall’esposizione a programmi televisi…) 3. aggressività come comportamento sociale appreso (teoria dell’apprendimento sociale, Bandura, 1997) → famiglia e cultura. Esperienze avverse → sollecitazione emotiva dipendenza, ritiro e rassegnazione, + raggiungimento dello scopo, ⇨ aggressività Ricompense e costi → conseguenze previste sintomi fisici, risoluzione costruttiva dei in anticipo problemi e auto-anestetizzazione tramite alcol e droghe Il fatto che l’aggressività o un altro tipo di reazione violenta si verifichi dipende da quali conseguenze abbiamo imparato ad aspettarci. Che cosa influenza l’aggressività? ❏ esperienze avversive: - dolore e sofferenza (acuisce l’aggressività) - alte temperature ambientali ed affollamento - attacchi, aggressioni ❏ provocazioni e sollecitazioni (anche stimolazioni fisiche) ❏ sentimenti di rabbia o pensieri ostili ❏ influenza dei media: - televisione: ❖ correlazione tra comportamento e visione di programmi violenti (e viceversa): ➢ visione di scene violente a 8 anni → comportamenti violenti a 30 anni ➢ visione in adolescenza → maggiore probabilità di essere colpevoli di aggressività, furto e minacce di morte ➢ visione in età scolare → coinvolgimento in zuffe e litigi da 2 a 6 mesi dopo ❖ perchè guardare la tv influenza il comportamento? ➢ la sollecitazione prodotta tende a riversarsi all’esterno ➢ la visione di atti violenti disinibisce ➢ immagini violente suscitano imitazione ❖ effetti della tv sul pensiero: ➢ desensibilizzazione ➢ alterazione delle percezioni ➢ video violenti sollecitano idee legate alla violenza ➢ consumo di tempo - videogiochi: ❖ guardare videogiochi violenti è più nocivo dei programmi tv violenti, perché? ➢ il giocatore si identifica nel ruolo ➢ commette in prima persona atti violenti ➢ viene coinvolto nell’intera sequenza ➢ ripete continuamente atti violenti ➢ riceve ricompense per la sua aggressività ❖ videogiochi violenti aumentano l’aggressività: ➢ aumentano i pensieri, i comportamenti ed i sentimenti aggressivi ➢ desensibilizzazione verso la crudeltà ➢ si riducono i comportamenti prosociali ❏ influenze di gruppo: ❖ i gruppi possono amplificare le reazioni aggressive: ➢ diffusione di responsabilità ➢ contagio sociale e polarizzazione ➢ il gruppo violento fornisce una nuova identità sociale ❖ maggiore aggressività è accompagnata da: ➢ presenza di persone di sesso maschile ➢ personalità aggressive ➢ consumo di alcol ➢ visione di scene violente sui media ➢ anonimato ➢ provocazione ➢ presenza di armi ➢ interazione di gruppo Come ridurre l’aggressività? ➔ apprendimento sociale = ignorare comportamento violento e premiare quello non violento. La catarsi, ossia l’assistere o prendere parte ad azioni violente, non funziona, così come non funzionano le punizioni che generano frustrazione e ripropongono un modello violento CONFLITTO E RICONCILIAZIONE Quando l’interesse individuale è in contrasto con il benessere comune: trappole sociali/dilemmi sociali ↘ ➔ dilemma del prigioniero: a. se il prigioniero A confessa e il prigioniero B non confessa, il procuratore garantisce l’immunità ad A e condanna B b. se A e B confessano ricevono entrambi una pena moderata c. se nessuno confessa vengono accusati di reati minori e ricevono una condanna lieve ➔ tragedia delle risorse condivise/comuni → quando le persone consumano più risorse della porzione che spetta a loro, le loro azioni causano scarsità di risorse comuni Elementi in comune: - i conflitti nascono spesso nei “giochi a somma zero” - ogni gioco contrappone interessi personali con il benessere del gruppo Come risolvo i dilemmi sociali? ➢ dare regole per salvaguardare il benessere comune ➢ formare piccoli gruppi dove ognuno si sente responsabilizzato ➢ comunicare per aumentare collaborazione e fiducia reciproca ➢ aumentare i compensi legati alla cooperazione e ridurre quelli della competizione ➢ richiamo a norme altruistiche come quella della giustizia o quella della responsabilità sociale (Kerr, 1992) ➢ abbiamo pochi geni rispetto a quelli che ci si aspettava, tra l’altro il nostro genoma è simile, in termini di grandezza, a quello di animali che non riteniamo meno sviluppati (ad esempio riccio, pesci ecc) → evidentemente non è tutta genetica, se no non saremmo dove siamo ora ➢ teoria evoluzionista (Darwin) → non si parla solo di basi genetiche (natura) ma anche di adattamento delle caratteristiche del singolo a quelle dell’ambiente e all’apprendimento individuale. Inoltre, la teoria dell’attaccamento (Bowlby) ci dice che già i neonati sono predisposti all’interazione sociale → predisposizione innata avviene sulla base di routine quotidiane che permettono ↪ un’interazione con gli adulti significativi (ponte per la sopravvivenza) Eredità simbolica e comportamentale ricevuta dal passato che fornisce ad ognuno di noi uno schema di riferimento ↱ condiviso Teorie scientifiche sul versante cultura, costituita da: - aspetto simbolico = insieme delle conoscenze e credenze condivise - aspetto comportamentale = insieme dei comportamenti appresi e consolidati Psicologia culturale = studio dei modi in cui la cultura, la comunità e gli aspetti cognitivi/psicologici si costruiscono reciprocamente (alcuni test di intelligenza pensati per bambini occidentali, ad esempio, in determinati contesti non funzionano) → la mente è una conoscenza costruita negli eventi della vita quotidiana, tramite la mediazione del linguaggio. La costruzione della mente avviene attraverso l’interazione sociale e la partecipazione alle routine. La realtà quotidiana, costruita a livello sociale, è l’insieme degli ambienti familiari (casa, lavoro, scuola), delle relazioni più stabili e consuete, delle attività che svolgiamo ogni giorno, che coinvolgono le persone in un certo periodo della loro vita → continuità e stabilità. La realtà diventa concreta, un’abitudine, e si oggettivizza ( = processo esterno che si impone sulla persona). I bambini sono quindi inseriti in un contesto costruito socialmente (famiglia, scuola, parrocchia, gruppo sportivo ecc) che ha al suo interno una realtà sociale costruita, che diventa la realtà sociale in cui il bambino si muove. Fondamentali sono i rituali e le routine, che: - vanno a scandire ed organizzare la realtà quotidiana, rendendo il contesto familiare e prevedibile; - coinvolgono più persone, non solo il bambino (intersoggettività) → condivisione; - favoriscono la regolazione e l’autoregolazione → seguire le regole e costruirne di nuove. Forniscono una struttura, dando senso all’organizzazione della giornata. Quotidianizzazione = rendere quotidiane, ricorrenti, familiari e stabili le esperienze. La società è organizzata sulla base di regole che vengono acquisite intorno ai 3 anni quando i bambini comprendono la struttura normativa degli atti quotidiani (ad esempio comprendono che è opportuno non alzare la voce quando si parla). Questa comprensione avviene gradualmente: ● a 18 mesi comprendono le conseguenze delle proprie azioni (ciò che è permesso e ciò che è proibito) ● cominciano successivamente a capire i sentimenti altrui, gli scopi e le regole sociali ● a 2 anni si aspettano delle routine esplicite che permettono controllo e previsione ● a 4 anni comprendono e sanno spiegare le cause delle proprie emozioni e le situazioni che rendono felici/infelici gli altri Scaffolding (= impalcatura) = l’adulto svolge una funzione di supporto al bambino, anche attraverso l’utilizzo di rinforzi positivi, in modo tale da permette al bambino di organizzare i propri comportamenti in modo più competente di quanto non sarebbe in grado di fare da solo. Questa impalcatura è flessibile perché si modella sulle caratteristiche della situazione sociale. L'azione di scaffolding che avviene durante le routine è particolarmente significativa perché permette la trasmissione delle credenze e dei valori. Questa funzione di scaffolding permette anche le interazioni sociali tra pari e con gli adulti e funziona come “base sicura”, guida e supporto per gran parte delle azioni giornaliere. E’ importante la distinzione tra: - costruttivismo sociale (studi successivi a quelli di Piaget sull’apprendimento) → si occupa di come la conoscenza viene costruita dai bambini durante l’interazione (studia lo sviluppo cognitivo durante le interazioni sociali) - costruzionismo sociale → considera la realtà come costruita socialmente: schemi mentali, credenze ed emozioni costruite durante le interazioni sociali attraverso le comunicazioni). Studia i contenuti ed i modi in cui la realtà viene ricostruita durante l’interazione tra pari e la conversazione. Come fanno i bambini a comprendere la realtà esterna? I bambini quotidianamente acquisiscono maggiore comprensione del mondo sociale. in cui sono immersi, tramite la partecipazione attiva, le interazioni con gli adulti di riferimento e la funzione di scaffolding di questi ultimi. Interessante è il concetto di acquisizione delle regole e delle norme sociali → come i bambini le acquisiscono? Da un lato le regole sono qualcosa di astratto (non sempre scritte o esplicitate),di cui ci accorgiamo solo quando le infrangiamo, ma i bambini le acquisiscono comunque tramite le esperienze quotidiane → all’inizio l’adulto di riferimento dice no, dice al bambino che non si fa; dopodiché i bambini introiettano, acquisiscono, integrano, assumono queste regole, facendole proprie. FAMIGLIA = sistema di relazioni che nasce e può cambiare attraverso i processi interpersonali, sociali e culturali. Ce ne sono diverse tipologie: - tradizionale - bi-generazionali (nonni, genitori e nipoti vivono insieme) - adottive - monoparentali - ricostituite (precedenti relazioni/figli) - genitori dello stesso sesso → molte ricerche hanno messo in evidenza forme di pregiudizio: si tende a considerare la famiglia tradizionale come la normalità (tutto il resto è diverso). Non sarebbero in grado di crescere figli sani, adeguati ed integrati → questi deficit non sono però stati dimostrati, anzi questi bambini si sono dimostrati assolutamente in linea con lo sviluppo se hanno sviluppato un legame di attaccamento forte con almeno uno dei due genitori, indipendentemente dal tipo di famiglia in cui vivono. Le famiglie sono parte di una società più ampia (comunità socio-culturale), quindi ne condividono credenze e valori che definiscono cosa è accettabile o meno in termini di ruoli parentali, comportamenti e relazioni familiari. Allo stesso tempo è un luogo di costruzione di una cultura propria, di valori e significati che danno origine a lessico familiare specifico (= narrazioni di storie familiari che contribuiscono a costruire la propria identità). Queste narrazioni permettono di ricostruire, ripetere e condividere all’interno della famiglia eventi nella loro sequenza temporale e ricordando i nessi causa-effetto. Ogni individuo si colloca all’interno di queste narrazioni, organizzate intorno a polarità come buono- cattivo, intelligente-ottuso, giusto-sbagliato. Queste culture sono abbastanza omogenee ma, allo stesso tempo, ci sono fratelli diversissimi l’uno dall’altro, come mai? dipende dalle esperienze peculiari di ognuno, esperienze che non sono condivise. Ogni cultura esprime delle specifiche visioni del mondo = interpretazioni della realtà che propongono valori specifici (ad esempio il denaro, il successo lavorativo, la fedeltà coniugale, la condivisione, la seduzione ecc). Ogni valore si declina in una dimensione a doppia polarità: da una parte il valore, dall’altra parte l’assenza di quel valore. Ogni famiglia, sulla base di fattori personali e sociali, concentra i propri interessi su alcune dimensioni valoriali, che diventano oggetto di comunicazione. I valori e le credenze vengono comunicati, in maniera coordinata (= tutti i membri della famiglia partecipano alla condivisione), soprattutto durante i rituali. Questi vengono definiti contesti ritualizzati (= matrimoni, cene di famiglia ecc), infondono continuità all'interno della famiglia e creano un senso di appartenenza che favorisce l’adattamento del bambino/adolescente. Pratiche quotidiane, valori e significati condivisi all’interno della famiglia contribuiscono a costituire il clima e la cultura familiare, importanti per la crescita del bambino. Competenze genitoriale → 3 obiettivi connotati culturalmente (ogni cultura vede diversamente come realizzarli): 1. sopravvivenza dei piccoli 2. benessere economico 3. autorealizzazione dei figli Non è stabile ma in continuo cambiamento → risente del contesto sociale, delle caratteristiche dei genitori e delle caratteristiche individuali del bambino (modello processuale). Attribuire la responsabilità di un’azione mette in gioco valutazioni e credenze specifiche di un determinato contesto storico e culturale (c’è un legame tra la responsabilità delle persone e quella della comunità: se in una famiglia è importante l’impegno lavorativo, allora la responsabilità del Lebovici, è costituita da tre momenti: sentire con, essere con, fare con; praticare questa relazione significa favorire nel bambino il passaggio dalla passività all’attività. L’intervento educativo è studiato da pratiche pedagogiche che prendono il nome di educazione attiva, una delle principali esponenti è Emmi Pikler che condivide l’idea di neonato competente e l’idea che un bambino che, per qualsiasi motivo, si trova a passare mesi o anni della sua prima infanzia lontano dalla famiglia, può evitare danni irreparabili se accolto da professionisti competenti. Nella quotidianità del servizio le esperienze possono essere offerte tramite tre concetti: 1. valorizzazione dell’autonomia 2. rapporti stabili con i bambini e l’educatrice 3. conoscenza della propria collocazione nell’ambiente Elementi fondamentali: ❏ linguaggio: ➢ nel primo anno di vita costruiscono l’intenzionalità ed imparano a produrre combinazioni di suoni, a riconoscerli ecc ➢ nel secondo anno sono interessati ai simboli, alla loro elaborazione e al loro uso. Riproducono parole ascoltate da altri e le combinano ➢ nel terzo anno tali apprendimenti si concretizzano in un uso, sempre più articolato ed appropriato, del linguaggio (le frasi si allungano e diventano più complesse, le parole aumentano e gli errori diminuiscono fino ad essere eliminati) ❏ gioco → soddisfa il desiderio di movimento ed azione, arricchisce le conoscenze, permette di osservare e fare progetti. Un aspetto che richiede l'accompagnamento dell’adulto è quello dell’apprendimento delle regole, sia quelle che garantiscono la sicurezza fisica sia quelle che permettono di assimilare i comportamenti del vivere in gruppo ❏ incontro con i coetanei → ogni bambino impara dagli altri ed è fonte di conoscenza ed esperienza per gli altri OSSERVARE E INTERPRETARE LE PRATICHE QUOTIDIANE NEI CONTESTI EDUCATIVI Osservare il bambino all’interno di un contesto educativo richiede la capacità di interpretare le pratiche che egli mette in atto nella realtà in cui vive. Per fare questo è necessario ricostruire la realtà in cui vive (per osservare l’eventuale costruzione di routine) e i rapporti che i bambini intrattengono tra loro. Modalità di osservazione: - quantitativa → liste o griglie messe a punto prima dell’osservazione vera e propria → fornisce una lista finita, chiusa e predeterminata di codici comportamentali - qualitativa → l’osservatore si presenta sul campo e registra liberamente ciò che osserva. Viene generalmente definita partecipante (richiede l’ingresso in campo qualora l’osservatore sia estraneo al luogo di osservazione). Queste osservazioni comprendono note: ❖ sul campo, raccolte durante gli episodi di interazione (descrizione dell’attività in corso) ❖ personali, si riferiscono a qualsiasi sensazione provata dall’osservatore ❖ metodologiche, espongono ogni questione relativa al metodo usato ❖ teoriche, riportano le possibili interpretazioni teoriche dei dati raccolti Per l’analisi del materiale il ricercatore dovrà esaminare, più volte, gli episodi e suddividerli in base a categorie di analisi. La famiglia e la scuola sono contesti privilegiati per l’osservazione, tant’è che le educatrici del nido sono spesso coinvolte in momenti di osservazione ed i resoconti riguardano gli sviluppi motori, linguistici e relazionali. Il primo passo consiste nell’evidenziare il soggetto (spesso uno alla volta) e l’oggetto (routine, gioco e legami) delle osservazioni. IL BAMBINO E L’INCONTRO CON L’ALTRO Allport (1954) ha sostenuto che il mondo sociale ci appare pieno di differenze che riguardano persone, cose o aspetti della vita quotidiana. Le informazioni e i diversi stimoli hanno bisogno di essere rappresentati e spiegati tramite la percezione (= processo secondo cui gli individui ordinano mentalmente il loro mondo sociale), intrecciata alla categorizzazione (= rappresentazione selettiva, reale e vera della complessità e varietà sociale). Secondo Allport la categorizzazione presenta le seguenti caratteristiche: ★ assimila tutto ciò che appartiene all’esperienza passata o recente ★ aiuta ad identificare subito un oggetto che vi rientra ★ tutto ciò che appartiene alla stessa categoria ha una comune caratteristica affettiva Il Sé (= conoscenza soggettiva, psicologica e fisica che gli individui hanno di sé stessi) si organizza e si consolida nel corso delle interazioni con gli altri, lungo tutta la vita e, tale esperienza, comprende: ● percezione di sé come entità fisica e motoria ● concetto di sé ● rappresentazioni o immagini del sé ● rappresentazioni di sé, riguardano le parti del Sé che il soggetto presenta o cerca di presentare agli altri Una riflessione interessante è stata elaborata da Stern che individua quattro sensi del Sé: 1. emergente → percepirsi come centro di organizzazione dell’attività percettiva e sensoriale 2. la qualità delle cure e le interazioni faccia a faccia permettono la costruzione del Sé nucleare 3. la sincronia e la sintonizzazione dell’esperienza emotiva permette la costruzione del Sé soggettivo 4. la condivisione dell’azione nelle routine di gioco e la combinazione di diversi fattori porta alla costruzione del Sé verbale Ricerche sulla consapevolezza nei bambini delle categorie etniche (anni ‘30, Kenneth e Mamie Clark) → già dai 3 anni più del 75% dei bambini riconosce correttamente la propria etnia (così come quella di genere). Lo studio del pregiudizio ha cercato di chiarire se questo venga acquisito negli ambiti educativi (scuola, famiglia e contesto sociale) oppure se il bambino lo acquisti autonomamente. Secondo Abound i bambini imparerebbero a classificare la realtà e se stessi velocemente, usando categorie associate ad emozioni tratte da esperienze personali → la stereotipizzazione e la discriminazione è dovuta ad un errore nell’elaborazione delle informazioni. Tre fasi fondamentali: 1. preferenza per il gruppo etnico 2. riconoscere la stabilità dell’appartenenza e la non modificabilità nel tempo o nell’aspetto 3. riconoscere la variabilità individuale all’interno del gruppo → maggiore sensibilità alle norme sociali Un altro modo attraverso cui gli psicologi hanno cercato di capire come si formi il pregiudizio è attraverso la teoria della categorizzazione del Sé di Turner, composta da: ❖ categorizzare se stessi come esseri umani (identità umana) ❖ categorizzare se stessi come membri di un gruppo (identità sociale) ❖ categorizzare se stessi come individui unici rispetto agli altri (identità personale) Secondo questa teoria la percezione individuale serve per comprendere e conoscere le persone e questo implica riferimenti ad alti livelli della categorizzazione sociale. Allport sostiene che il rifiuto degli altri gruppi etnici sia soprattutto verbale, soprattutto attraverso l’uso di epiteti razzisti che servono a gestire i rapporti contribuendo al mantenimento della struttura sociale gerarchica. I DIRITTI DEI BAMBINI NELLA RELAZIONE EDUCATIVA Le drammatiche condizioni di vita dei bambini nelle città industriali dell’Ottocento hanno sollecitato l’attenzione dei politici e portato alla promulgazione delle prime leggi riguardanti questa fascia d’età: ❏ Dichiarazione dei Diritti del Bambino (1924) → non sancisce nessun obbligo per gli Stati, ma attribuisce il compito di assicurare e rispettare quanto stabilito dal testo ❏ la realtà che si presentò in seguito alla seconda Guerra Mondiale ha portato le Nazioni Unite a definire la Dichiarazione dei diritti del bambino (1959) ❏ Convenzione del 1989 → afferma i diritti soggettivi del bambino (libertà, coscienza e religione, libertà di espressione, di associazione, diritto alla privacy ecc). I diritti sono anche rivolti al futuro dei bambini e i genitori sono gli adulti maggiormente implicati nel difenderli (bambino come soggetto di diritto).
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