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Teorie e pratiche nei gruppi nella prima infanzia, Appunti di Psicologia Sociale

Appunti sbobinati presi durante la lezione della prof.ssa Monica Pivetti sulle lezioni riguardati il libro "Bambini insieme: intrecci e nodi delle relazioni tra pari in età prescolare" di Emma Baumgartner e Anna Silvia Bombi.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 15/04/2022

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Scarica Teorie e pratiche nei gruppi nella prima infanzia e più Appunti in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! “BAMBINI INSIEME” di Baumgartner e Bombi porta una ricerca fondamentale CAP. 1 è un libro del 2005 sta a cavallo tra la psicologia sociale e la psicologia dell’età evolutiva nel senso che tratta dello sviluppo sociale dei bambini nella fascia d’età 3-5 anni e prende in considerazione dei processi di tipo sociale (es. amicizie, gruppo e interazione tra pari) all’interno di questa fascia di età specifica. Lo fa con una descrizione/ricerca empirica fatta dalle autrici. Nel cap. 1 descrivono quali sono le coordinate di questa ricerca.  La ricerca è stata fatta su 3 classi della scuola dell’infanzia dell’ultimo anno di 3 scuole diverse nella zona del Lazio.  OBIETTIVO= era quello di esplorare alcuni temi fondamentali dello sviluppo sociale:  il ruolo delle differenze di status all’interno dei gruppi  quali sono le attività preferite dai maschi e dalle femmine  i bambini riescono a rappresentare e pensare anche il concetto di gruppo classe quest’ultimo passaggio avviene grazie allo sviluppo della Teoria della mente. Teoria della mente= è la rappresentazione che i bambini si formano della mente degli altri bambini vuol dire che quando i bambini interagiscono tra loro (es. giocano, corrono, parlano ecc.) a volte lo fanno leggendo i comportamenti per come sono. Quando sviluppano questa teoria della mente (intorno ai 4-5-6 anni) riescono a leggere i comportamenti degli altri come dotati di una mente riescono a capire che c’è una qualche forma di logica retrostante ai comportamenti degli altri bambini e durante le interazioni sviluppano anche una qualche forma di rappresentazione del gruppo= vuol dire che i bambini non solo riescono a dire chi sono i loro amici e chi no MA riescono anche a rappresentarsi/avere un’immagine di quello che è il loro gruppo classe. È interessante perché non ci si aspettava che i bambini sotto i 6 anni avessero questo tipo di rappresentazione, invece questa e altre ricerche hanno mostrato che i bambini riescono a rappresentare non solo il legame di amicizia ma riescono a pensare/immaginare anche il concetto di gruppo classe. Facciamo un tuffo dentro lo SVILUPPO SOCIALE IN ETÀ PRESCOLARE: le ricerche della Early chilhood sulla prima fanciullezza ci mostrano che i bambini dopo i 4 anni possono pensare il pensiero= sviluppare la teoria della mente. Riescono dopo i 4 anni a comprendere che oltre al comportamento espresso/manifesto ci sono negli altri bambini degli stati d’animo, dei pensieri e delle preferenze (degli stati interni) che guidano i comportamenti degli altri. Perché è importante studiare questa Teoria della mente? Perché quando i bambini acquisiscono questa capacità diventano socialmente più competenti perché in qualche modo riescono a leggere le interazioni sociali in maniera più chiara: es. riescono a capire che quella bambina mi ha dato uno spintone perché gli avevo preso il suo peluche preferito e quindi lei si è arrabbiata  questo vuol dire che io bambino riesco a capire che quella bambina si è arrabbiata con me= questo vuol dire che io bambino che riesco a pensare il pensiero, riesco a:  dare un senso e un’organizzazione al mondo in cui sto  distinguere la realtà dalla fantasia perché se mi ha dato uno spintone è perché gli ho rubato il suo peluche non perché c’è qualcosa di magico  esprimerla questa teoria della mente i bambini a volte riescono a esprimere verbalmente questa percezione che hanno degli stati interni degli altri (per cui a volte se chiediamo a un bambino perché la bambina le ha dato uno spintone, il bambino riesce a dire che lei era arrabbiato con lui perché lui gli ha rubato il peluche) Queste ricerche fatte sulla teoria della mente dopo gli anni ‘80 permettono di andare più avanti nelle ricerche perché:  superano l’idea del bambino come assolutamente egocentrico perché se dai 4 anni in poi i bambini riescono a pensare che altri bambini hanno uno stato interno, allora non sono più centrati su loro stessi ma riescono a decentrarsi  ci dice che le relazioni tra pari sono fondamentali e non sono solo un modo di riproporre la relazione con l’adulto (es. io gioco con la mia amica così come mia madre gioca con me) MA le relazioni tra pari sono come una palestra= come una fonte di sviluppo e socialità Si dice che i bambini che hanno fratelli più o meno della stessa età hanno la possibilità di sviluppare questa teoria della mente grazie a questo rapporto e relazioni quotidiane continue. Si supera l’idea che l’apprendimento sia solo con gli adulti e che poi viene trasferito tra pari MA c’è l’idea che la relazione tra pari (es. relazione con i compagni o relazione con i fratelli) possa aiutare nello sviluppo sociale. Perché si parla di scuola materna? 1. perché alcuni bambini vanno direttamente alla scuola materna senza passare all’asilo nido e quindi è il primo contesto strutturato di relazioni tra pari, mentre i bambini che sono andati già all’asilo nido sono abituati a stare ore insieme a stare con altri bambini della stessa età 2. perché per alcune famiglie c’è l’abitudine/si ritiene importante di permettere ai bambini di giocare tra loro (es. si accompagna il figlio al parco o si invitano gli amici a casa) MA per altre famiglie, non per disattenzione o svantaggio socio-culturale, non c’è l’abitudine e non si ritiene importante la socialità tra pari. Non ritenendolo importante allora la scuola materna diventa il primo momento che hanno questi bambini di avere dei rapporti stabili e interazioni costanti tra pari Una delle idee fondamentali di questo libro, anche se non lo dicono esplicitamente, è che le relazioni tra pari sono fondamentali per lo sviluppo socio-cognitivo dei bambini in età prescolare quindi, la scuola materna non è solo il posto dove si tengono i bambini mentre i genitori vanno a lavorare ma è un luogo privilegiato per apprendere delle competenze sociali. Le ricerche hanno mostrato che è soprattutto - il genere - l’età - lo status all’interno del gruppo che i bambini considerano come dimensioni che organizzano le interazioni= vuol dire che i bambini organizzano le loro interazioni in base:  al genere (si parla di segregazione in base al genere) in cui i maschi giocano con i maschi e le femmine giocano con le femmine e fanno giochi diversi;  all’età i bambini più grandi sono visti come dei supereroi dai bambini più piccoli;  la posizione di status ha a che fare con quello che viene riconosciuto come il più competente e che gode di uno status più alto (di solito sono quelli dell’ultimo anno); Sempre in termini di sviluppo sociale si parla di COMPETENZE TACITE= sono delle competenze che i bambini riescono a mettere in atto ma di cui non sempre riescono a parlare esplicitamente. Es: se noi osserviamo due bambini che giocano nella scuola materna, ci accorgiamo che i bambini sanno parlare una alla volta e sanno coordinarsi= vuol dire che riescono a coordinare le loro interazioni in un gioco  la maggior parte frequenta a tempo pieno (fino alle 16 del pomeriggio)  le tre classi erano simili come rapporto maschi e femmine e per frequenza di asilo nido non c’era una classe in cui tutti i bambini avevano frequentato l’asilo nido e un’altra invece no I ricercatori hanno osservato il clima educativo= si sono messi ha fare un osservazione non partecipante in cui hanno osservato come le educatrici della scuola materna creavano questo ambiente di apprendimento hanno visto che questo non era identico nelle 3 classi, era sicuramente buono in tutte e tre ma era migliore quella chiamata classe A.  Gli strumenti usati A livello preliminari sono state fatte:  queste osservazioni non strutturante nelle classi quelle 3 classi non si sono proposte volontariamente ma prima di essere incluse è stata fatta un’osservazione non partecipante= i ricercatori si sono messi in un angolo ad osservare le interazioni all’interno della classe con alcune griglie di osservazione  hanno somministrato un questionario ai genitori per raccogliere alcune variabili socio-anagrafiche sulla base di questi due aspetti sono state selezionate le classi A,B e C e poi è partita la ricerca. La ricerca vera e propria che strumenti ha usato? Da un lato ha messo in atto l’osservazione diretta del comportamento dei bambini hanno usato una griglia strutturata in cui si osservava: - numero di interazioni - numero di volte in cui i bambini maschi giocano tra maschi - numero di volte in cui le bambine femmine giocano tra femmine - numero di volte in cui la bambina A approccia alla bambina B - numero di volte in cui la bambina C sorride alla bambina A in un lasso di tempo e a volte con videoregistrazioni poi in laboratorio si analizzano queste interazioni. Dall’altro lato vengono fatti degli strumenti sul comportamento del gruppo. Sul gruppo è stato fatto il SOCIOGRAMMA DI MORENO: Moreno lo ha inventato negli anni ’50. Sociogramma di Moreno= chiede a ciascun bambino con chi lui o lei vorrebbe giocare di più chiede al bambino A con chi vuole giocare e il bambino A risponde il bambino C. Poi si prende un altro bambino e gli si chiede lo stesso e il bambino B risponde con il bambino C e non vuole giocare con A. Si rappresentano queste rappresentazioni come una specie di mappa= quindi c’è un bambino che riceve più preferenze e ci sono bambini che ne ricevano molto meno! si chiama sociogramma perché è un grafico. Perché è utile? Perché ci dà una mappa visiva di quali sono i bambini che interagiscono di più, chi di meno e chi è il leader del gruppo perché chi sta al centro della rete è il leader del gruppo e scopriamo magari che c’è un gruppo isolato oppure che ci sono i maschi da una parte e le femmine dall’altra quindi chiedendo esplicitamente ai bambini con chi vuole giocare più spesso e chi no e rappresentando questi legami/preferenze su una mappa (come una rete di un ragno) abbiamo una rappresentazione grafica di quelle che sono le relazioni all’interno del gruppo= abbiamo anche una mappa del gruppo perché sappiamo: - chi è il leader - chi è un individuo isolato - se c’è un sottogruppo - se c’è una maggioranza o una minoranza Come vediamo, è un esercizio semplice però la prof sconsiglia di farlo nella realtà perché potrebbero creare dei conflitti grandi a volte queste dinamiche sono implicite e quando vengono esplicitate (soprattutto con dei bambini) può dare luogo a rabbia, ripicca ecc. È bello da fare ma va fatto con molta attenzione però ai ricercatori che lo sanno fare hanno dato delle indicazioni importanti su come funziona e come sono graficamente le relazioni all’interno di una classe. Un’altra tecnica che hanno inventato gli autori del libro è CLASS DYNAMIC TEST (CDT)= serve per raccogliere le immagini che hanno i bambini sui gruppi. In che modo consiste? Un bambino alla volta viene invitato in un’aula e gli si mostrano tante bambole quanti sono i suoi compagni di classe (es. se c’è una bambina bionda di nome Anna allora Anna è rappresentata dalla bambola bionda ecc.). Il ricercatore mostra le bambole una alla volta e nomina i compagni di classe. Poi gli si chiede di mettere vicini fisicamente le bambole dei bambini che giocano più spesso insieme es. gli si chiede “Anna con chi gioca?” allora la bambina prende la bambola di Anna e la mette vicino alla bambola di Giulia. Questo fatto a una bambola alla volta alla fine restituisce una specie di “presepe” di bambole che visualmente ci dice come sono le relazioni all’interno del gruppo: - le bambole che sono messe vicine sono quelle che interagiscono di più - le bambole più lontane sono quelle che interagiscono di meno Questo test è interessante perché vuol dire che i bambini abbiano una forma di comprensione e rappresentazione delle relazioni tra bambini vuol dire che se la bambina Anna mette la bambola Antonio lontana dalla bambola Giulia vuol dire che sa che Antonio e Giulia non giocano insieme. E se mette vicino a Giulia Maria vuol dire che sa che loro due giocano insieme. Quindi con una bambola alla volta si costruisce l’immagine del gruppo che magari i bambini non sanno raccontare a voce ma la sanno raccontare con le bambole è uno strumento che hanno usato nella ricerca Per andare a esplorare il tema dell’AMICIZIA tra pari (non il gruppo totale) hanno utilizzato:  il disegno hanno chiesto ai bambini di disegnare i loro amici es. si vede che gli amici che giocano più spesso insieme sono disegnati più vicini; mentre i bambini che giocano di meno sono rappresentati più lontani o sono assenti dal disegno  l’intervista in cui chiedono esplicitamente ai bambini “chi è la tua migliore amica?” “con chi ti va di giocare di più?” e quindi i bambini esplicitamente rispondono CAP. 2 prende in considerazione in specifico il gruppo dei pari. Riprende dei temi che abbiamo visto nel manuale precedente teoria dell’identità sociale (esperimento del paradigma del gruppo minimo) in cui si dice che la mia identità sociale è agganciata al gruppo a cui appartengo: gli stessi processi avvengono anche nei bambini in età prescolare. La formazione del gruppo passa attraverso:  la CREAZIONE DI UN “NOI” un “noi” che è l’ingroup (es. noi della 1A siamo più bravi della 1B): quindi prima della formazione del gruppo c’è un “noi” e “io”, individuo singolo, mi identifico e cerco di essere vicino al mio gruppo  c’è anche una DIMENSIONE DI APPARTENENZA perché il gruppo a cui io faccio parte non è solo il mio gruppo ma io sento di appartenere a quel gruppo e quindi mi avvicino sempre di più alle caratteristiche tipiche di quel gruppo c’è un fenomeno di categorizzazione sociale= come vengono costruiti questi gruppi? Per esempio: - sulla base dell’età gruppi dei più piccoli, dei medi e dei più grandi; questi gruppi sono rilevanti per i bambini della scuola materna perché sappiamo che a quell’età la differenza di qualche mese fa tanto quindi di solito i bambini più grandi sono quelli che hanno lo status più alto perché sono ritenuti più competenti degli altri - sulla base del genere (maschi e femmine)  la CATEGORIZZAZIONE SOCIALE= è quando organizziamo il mondo in base a una categoria che diventa più saliente rispetto alle altre categorie per i bambini della scuola materna il genere e l’età è una categoria saliente!  LE RICERCHE DI SHERIF sul campo estivo i due gruppi che si sono formati autonomamente e poi sono stati fatti competere (es. partite di basket o baseball) e solo uno vinceva. Si è sviluppata una certa aggressività e discriminazione intergruppo. Queste ricerche + le ricerche di Tajfel e Turner sul PARADIGMA DEL GRUPPO MINIMO= hanno mostrato che quando c’è una categorizzazione sociale (differenziazione in due gruppi) allora ecco che nasce il favoritismo per l’ingroup e sfavoritismo per l’outgroup. Nel processo di differenziazione nasce il GRUPPO IN SENSO PSICOLOGICO= vuol dire che quando io appartengo a un gruppo cerco e sono spinto/motivato ad avvicinarmi alle norme del gruppo perché sono spinto, attraverso un processo di influenza sociale, ad accostarmi a quelli che sono i valori/atteggiamenti/comportamenti fondamentali di quel gruppo. Es: in certe scuole materne si sviluppa la moda di giocare a parrucchiera e tutti giocano a parrucchiera perché quello è uno dei comportamenti che magari fanno i bambini grandi e quindi anche noi più piccoli, siccome apparteniamo a questo gruppo, cerchiamo di fare quel gioco. Tutti questi processi li abbiamo visti applicati agli adulti ma sono esattamente gli stessi processi che si applicano anche nei bambini della scuola materna. Uno degli effetti della creazione del gruppo in senso psicologico è la SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO possiamo vederla anche come forma di acculturazione. Socializzazione di gruppo= è una forma di influenza sociale che avviene all’interno dei gruppi quando reciprocamente si cerca di comportarsi e diventare simili a chi già percepivamo come simili a noi Es: la bimba Anna gli piace giocare con i lego, fare la parrucchiera e colorare. Va alla scuola materna, lei si sente parte e si identifica in quel gruppo e inizia a vedere che i suoi amici giocano molto a parrucchiera. Allora piano piano i comportamenti di Anna si avvicinano a quelli del gruppo e anche lei comincia a giocare a parrucchiera gioca cercando di avvicinare il proprio comportamento a quello degli amici: qualcuno a fare il cliente, anche lei inizia a chiedere a qualcuno se vuole fare il cliente; si usa il lavello della cucina per lavare i capelli Quindi la socializzazione di gruppo:  in senso ampio= è l’acquisizione delle norme e dei comportamenti propri di quel gruppo  nel senso applicati alla scuola materna= ha a che fare con il fatto che i bambini tendono ad essere più attratti dai propri simili e quindi tendono ancora di più ad assomigliare nei modi, nei contenuti e negli atteggiamenti agli altri bambini del gruppo È un processo simile a quello dell’effetto autocinetico o della lunghezza delle linee: cioè all’interno del gruppo si cerca di convergere verso un modello di comportamento più accettato  Non sembra più simile all'esperimento fatto con le 3 barre di lunghezza diversa? Esatto! l’esperimento sulla lunghezza delle linee era che c’erano 3 linee di lunghezza diversa e bisognava dire qual era la linea che aveva la lunghezza identica alla linea di riferimento e i componenti del gruppo che davano la risposta a insieme le foglie questo vuol dire che non è un’interazione uno a uno ma che i bambini sono consapevoli della presenza di un gruppo e dei processi all’interno dei gruppi. Lo strumento che gli autori usano è il CLASS DYNAMIC TEST= è un modo di chiedere al bambino di rappresentare le relazioni all’interno del gruppo attraverso delle bambole. Questo test è interessante perché mostra che i bambini, anche di scuola materna, hanno una qualche forma di comprensione del gruppo. Gruppo che può essere formato da: - diadi due bambini amici per la pelle che giocano sempre insieme ed escludono gli altri - individui isolati non hanno rapporti forti con altri ma giocano con tutti o con nessuno - minoranze piccoli sottogruppi come 3-4 bambini che giocano sempre insieme agli stessi giochi quindi ci permette di osservare la struttura della classe! Non c’è mai una classe uguale all’altra però questo test ci permette di vedere se in una classe ci sono: - due o tre sottogruppi - un leader o due - individui isolati - una maggioranza o minoranza Poi questo test ci permette anche di vedere che spesso quello che osserviamo è la SEGREGAZIONE PER ETÀ E GENERE= vuol dire che i bambini più grandi giocano con i bambini più grandi, i maschi con i maschi e le femmine con le femmine. È normale e di consuetudine questo però gli autori della ricerca sono riusciti a rappresentarlo anche graficamente. È la classe A: ogni pallino è un bambino e questi sono i risultati del Class Dynamic Test. Hanno proiettato su questo piano fattoriali i singoli bambini e sono andati a vedere chi giocava con chi  chi si trova vicino vuol dire che gioca più spesso tra loro:  le femmine piccole giocano tra loro  le femmine grandi c’è un gruppo che gioca tra loro e qualcuno che gioca con le piccole  i maschi piccoli giocano insieme  i maschi grandi giocano insieme Non c’è una nuvola di bambini all’incrocio dei 4 assi= non si mischiano tra loro ma stanno separati non se lo dicono apposta, magari non se ne rendono neanche conto, ma tendono a giocare maschi con maschi e femmine con femmine e anche separati in base all’età. Se ci fosse:  un gruppo in mezzo (x blu) sarebbe un gruppo di maschi misto (maschi grandi e piccoli)  un gruppo in mezzo (x rossa) sarebbe un gruppo di femmine e maschi della stessa età (grandi)  un gruppo in mezzo (x verde) sarebbe un gruppo di femmine e maschi della stessa età (piccoli) Il gruppo in mezzo (x gialla) è un gruppo di femmine piccole e grandi che giocano insieme Quindi con un solo un grafico ci fa vedere: 1. la tendenza alla segregazione in base al genere 2. la tendenza alla segregazione in base all’età Altro strumento che hanno usato è L’OSSERVAZIONE DIRETTA DEL COMPORTAMENTO= hanno videoregistrato delle interazioni o sono andati fisicamente in aula e hanno appuntato quello che vedevano su griglie di osservazione hanno fatto un’osservazione diretta e partecipante. Hanno contato il numero di volte in cui i bambini mettevano in atto alcune attività: - che giochi fanno i bambini? - che attività fanno? - quali sono le attività più frequenti e quelli meno?  “attività parallela” nel 16% dei casi= un bambino gioca a mamma e un’altra bambina gioca a parrucchiera non si considerano, ognuno gioca con i suoi giochi autisticamente (no interazioni)  “condivide”= attività sociale e di condivisione es. “vuoi giocare a mamma con me?”  “conversazione”= mettersi a parlare molto frequente  “prossimità”= cercare di avvicinarsi ai bambini che mi sono più amici o chiamarli per giocare insieme molto frequente Quindi vediamo che ci sono sia delle attività isolate MA anche attività sociali che presuppongono una socialità dei bambini: è interessante perché questa ricerca ci dice che intorno ai 5 anni i comportamenti di tipo coesivo= comportamenti utili per la coesione del gruppo i comportamenti non conflittuali e non di isolamento ma che cementano il gruppo (non le attività parallele ma comportamenti che uniscono all’interno del gruppo). Queste attività sono: - frequenti (a 5 anni) - abbastanza stabili perché sono state rintracciate nelle 3 classi della ricerca  Il test Class dynamic test è più accessibile rispetto al sociogramma di Moreno? Si può portare in una classe per vedere le dinamiche? La prof sconsiglia di fare sia Class dynamic test e sia il sociogramma di Moreno se non si ha una adeguata formazione perché implicano l’emergere di processi che magari non sono consapevoli. Nel senso che: se lo facciamo con un bambino alla volta l’amica che sta fuori non sa cosa ha risposto il bambino e quindi non si offende e non si arrabbia. Ma se lo facciamo a livello gruppale in aula, con anche bambini più grande, potrebbero nascere dei conflitti forti. Quello che si può fare è farlo a livello individuale= non farlo pubblicamente con tutta la classe presente ma farlo un bambino alla volta perché in questo modo abbiamo una misura delle relazioni all’interno del gruppo ma contemporaneamente non è un processo pubblico che viene discusso pubblicamente. Alla prof piace più il Class dynamic test, rispetto al sociogramma di Moreno, perché è più figurativo (ci sono le bambole) e per i bambini più piccoli è più facile questo perché probabilmente il sociogramma di Moreno è adatto a ragazzi più grandi che hanno più capacità di rappresentazione astratta, mentre nell’altro test è molto concreta con la bambolina.  Riguardo al processo dei bambini di separarsi per gruppi in base al genere e all’età, sì è una cosa naturale ma se io da educatore mi viene da provare il coinvolgimento per sostenerlo anche in futuro, è una cosa positiva? Sì, la segregazione per il genere è naturale, però è anche frutto e conseguenza dei ruoli di genere. Se ci sono colori con cui è appropriato a vestire le femmine e i maschi e i ci sono giochi tipici dei maschi e delle femmine, è chiaro che difficilmente un maschio si metta a giocare a parrucchiera e una femmina si metta a costruire con i lego: perché se gli stereotipi di genere e il fatto che ci sono delle aspettative chiare di cos’è tipico per i maschi e cos’è tipico per le femmine questo conduce alla segregazione e alla divisione. Però gli educatori hanno come ruolo quello di essere consapevoli di questi stereotipi di genere: es. un bambino è andato dalla maestra e le ha detto che aveva delle belle unghie colorate e che anche lui voleva mettere lo smalto sulle unghie. La maestra si è domandata se fosse appropriato portare lo smalto e metterlo a un bambino maschio. Non sappiamo com’è finita però la maestra ne ha parlato con le sue colleghe. Ci sono delle aspettative su ciò che è appropriato per i maschi e per le femmine, che abbiamo noi come educatori e che trasmettiamo, anche senza consapevolezza, e che hanno delle conseguenze perché: - se io mi aspetto che i maschi facciano i lego e le femmine giocano a mamma è chiaro che si lascia fare e non si creano occasioni di interazione - se invece io mi aspetto e sento che sia appropriato che tutti possano fare i giochi di tutti allora propongo delle attività (es. oggi facciamo tutti quanti i lego o oggi facciamo tutti un gioco considerato da femmina) Questo per dire che noi come educatori abbiamo anche un ruolo di promuovere o limitare certi comportamenti. La prof non sta dicendo cosa è giusto e cosa è sbagliato ma dice che se siamo consapevoli che esistono dei ruoli di genere, forse siamo anche più consapevoli di come mitigarli la prof è dell’idea che faccia bene ai maschi fare i giochi da femmina e viceversa Es: in psicologia ci sono più femmine iscritte e ingegneria ci sono più maschi quindi le femmine sono più portate per lavori di cura e i maschi più portati per la logica e il ragionamento? forse o forse è anche che li abbiamo cresciuti così perché li abbiamo premiati quando i maschi erano bravi nei problemi di matematica e le femmine erano brave a curare i fratellini. Allora forse noi come educatori potremmo beneficiare il fatto che ci sono più maschi a fare gli educatori e più femmine a fare gli ingegneri perché sarebbe più equo.  Questi stereotipi di genere si potrebbero distruggere in senso positivo perché magari un bambino che gioca con le bambole si sente già da piccolo escluso e questo può portare in futuro anche a un disagio. Quindi bisognerebbe alternare le attività, non solo bambole e solo lego, per andare contro allo stereotipo: sì! Gli stereotipo di genere ci fanno male perché ci limitano nelle nostre possibilità e ci dicono cosa è giusto Giulia e di conseguenza non gioco ai lego con Antonio, quindi visto che abbiamo interessi diversi non giocheremo mai insieme questa segregazione di genere è un fenomeno che si autoalimenta. Per questo a volte l’intervento dell’educatore deve essere un intervento diretto: es. se adesso metto la regola che giochiamo tutti a parrucchiera ed è normale sia per i maschi e sia per le femmine, allora spezzo questo circolo e do una chance devo creare un clima favorevole in cui sono accettati comportamenti non in linea con gli stereotipi dei ruoli di genere! quindi il mio ruolo di educatore non è solo quello di proporre delle attività MA anche di creare un ambiente dove non c’è giudizio: gli psicologi dicono sempre di sospendere il giudizio e non giudicare i comportamenti o aspettare a giudicare i comportamenti e semmai riflettere insieme dopo. Segregazione di genere= è la tendenza nei giochi e nelle attività a preferire di giocare e interagire con persone dello stesso sesso questa segregazione di genere, che di per sé non è né giusto né sbagliata, tende ad autoalimentarsi/automantenersi perché se le bambine iniziano a giocare a giochi da femmina, tendono a stare insieme e quindi i maschi vedono quelli come giochi da femmina e quindi non si uniscono. Il messaggio positivo che viene dato dalla psicologia del pregiudizio: è vero che gli stereotipi sono profezie che si autoavverano MA gli educatori hanno un ruolo e possono intervenire in qualche modo per provare a cambiare questi stereotipi un esempio di questo è la ricerca di Rosenthal e Jacobson sull’EFFETTO PIGMALIONE: mostra il grande potere che gli educatori hanno perché in questo caso erano le aspettative delle insegnanti che hanno in qualche modo premiato, valorizzato, dato più attenzioni, socializzato e incoraggiato, più o meno consapevolmente, più i 3 ragazzini che si aspettavano fossero i migliori. Questo si applica al rendimento scolastico (voti) ma anche ad altri aspetti: Es. aspettative riguardanti la matematica sappiamo che a ingegneria ci sono pochissime ragazze e a scienze dell’educazione ci sono pochissimi ragazzi: una delle credenze che circolano è che le ragazze sono meno portate verso le materie scientifiche (STEM). PERÒ si è osservato che quando gli insegnanti di una classe non condividono questa idea allora le ragazze sviluppavano una maggiore autoefficacia (= credenza riguardo alle proprie capacità di affrontare un aspetto, è la percezione che io ho di me stessa di essere in grado di fare qualcosa es. io ho un’autoefficacia dei treni perché li prendo). È utile studiare l’autoefficacia perché è legata all’empowerment: es. se io penso di essere in grado di prendere un aereo, lo prendo e vado in vacanza. Se io penso di non essere in grado di prendere un aereo, non andrò in vacanza. Quindi, l’autoefficacia è molto legata al comportamento (empowerment).  Parliamo di questa questione per sottolineare il ruolo che hanno gli insegnanti riguardo alle aspettative (degli insegnanti) che possono autoalimentarsi. L’altro aspetto di cui parla il libro è lo SVILUPPO DEL GENERE come mai alcuni di noi si identificano con il sesso assegnato alla nascita e alcuni no? Come mai alcuni di noi si trovano bene se nascono femmina, essere femmina? E altri no? Come acquisiamo queste identità? Come diventiamo donne, uomini, maschi o femmine? Sono 3 le teorie fondamentali (libro è del 2005 quindi prendiamolo relativo a 17 anni fa):  SPIEGAZIONE BIOLOGICA= gli ormoni influiscono sulle nostre caratteristiche: lo sviluppo di certi ormoni e non altri influenzano es. l’aggressività nei maschi e l’atteggiamento di cura nelle femmine;  SPIEGAZIONE COGNITIVA= ha a che fare con quei processi di comportamento, di memoria e di emozioni che sono coinvolti nel sesso assegnato alla nascita;  SPIEGAZIONE SOCIO-COGNITIVA= ha a che fare con:  il ruolo da un lato delle pratiche educative (es. scelta dei giochi, dei colori ecc.) essendo un processo di influenza sociale è un processo per cui alcuni comportamenti vengono rinforzati positivamente e altri negativamente: es. “guarda che brava Giulia che gioca alla mamma” o “guarda che bella costruzione ha fatto Antonio” ci sono dei processi di rinforzo positivo o negativo che influiscono la socializzazione di genere (es. “Antonio non giocare alle bambole, è da femmina!”). Questo ruolo della spiegazione socio-cognitiva (ruolo dell’apprendimento sociale) qualcuno potrebbe dire che questa è la teoria del Gender ovvero che noi possiamo insegnare ai bambini qual è l’identità di genere appropriato e l’orientamento sessuale appropriato. NO la teoria del gender è un’altra cosa! La teoria del gender in realtà è una credenza, perché non è stata validata empiricamente, e dice che se noi mostriamo ai bambini che esistono i maschi, le femmine e transgender allora diventano transgender. No, perché è diverso il discorso. È vero che c’è una forma di apprendimento sociale dei ruoli di genere ma arrivare a dire che: io ti faccio vedere che ci sono le mele, le pere e le banane e tu scegli sul genere è diverso perché non scelgo.  l’osservazione e l’imitazione io bambina vedo i comportamenti delle altre bambine e imito i loro comportamenti (per cui c’è una forma semplice di osservazione e imitazione  una forma di rinforzo dei coetanei es. io sono una femmina e voglio giocare a calcio ma le mie amiche vogliono giocare a parrucchiera quindi mi dicono che giocare a calcio è da maschi e che è meglio se gioco con loro= qui è l’effetto del rinforzo positivo/negativo che proviene dai pari È un discorso complesso! Per orientarci ci sono 2 testi: - Fare la differenza: educazione di genere dalla prima infanzia all’età adulta Ghigi - Le identità di genere Ruspini
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