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Teorie e strumenti per la valutazione e la progettazione dell'intervento in famiglia, Sintesi del corso di Psicologia Clinica dei Legami Famigliari

Sintesi del libro di modelli di intervento nella relazione familiare con integrazione delle slide della professoressa e sintesi del libro "interventi clinici con la coppia in separazione" (Tamanza) con i primi due capitoli e il terzo a scelta ( capitolo 5)

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 24/05/2024

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Scarica Teorie e strumenti per la valutazione e la progettazione dell'intervento in famiglia e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Clinica dei Legami Famigliari solo su Docsity! Teorie e strumenti per la valutazione e progettazione dell’intervento in ambito familiare FAMIGLIA→non c’è una definizione univoca di famiglia COMUNANZA DI ESPERIENZE E RELAZIONI E DI PROGETTUALITA’ Famiglia = entità universale ed il nucleo fondamentale della società umana → valori condivisi ed esperienze = relazione forte di quello dell’amicizia→ può avere delle percussioni nel tempo nonostante il legame sia interrotto (= continuità) Ultima definizione (ISTAT 2022)= insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affitto, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti, aventi dimore abituale nello stesso comune L'ISTAT afferma pure che la famiglia può essere formata da un solo individuo LA STRUTTURA FAMILIARE condizione necessaria, ma non sufficiente per parlare di famiglia è la convivenza, il vivere sotto lo stesso tetto → non è del tutto corretta come definizione Struttura→ ruolo fondamentale; fa comprendere le regole per cui può essere possibile la convivenza LA PLAY (1871) → organizza la famiglia in base alla struttura ● Famiglia patriarcale → figlio maschio doveva rimanere in casa per portare avanti il casato ● Famiglia instabile → figlio possono uscire dalla casa per creare altre famiglie, uscendo così dal controllo del padre ● Famiglia ceppo→ padre sceglieva un figlio per portare avanti il casato LASLETT (1975) → distinguere 4 tipi fondamentali di strutture di convivenza familiare definendole rispetto all’asse orizzontale dei rapporti di sesso e quello verticale dei rapporti di generazione: ● Famiglia patriarcale = gruppo domestico privo di un nucleo coniugale e di chiari rapporti di sesso e di generazione ● Famiglia nucleare= una sola unità coniugale, genitori con i loro figli o coppia senza figli ● Famiglia estesa= famiglia nucleare con l’aggiunta di qualche parete convivente ● Famiglia multipla= da due o più unità coniugale, vivono insieme ma non condividono gli spazi SHARMA (2013) → articolo appartiene una cultura diversa quella indiana Definisce la struttura della famiglia partendo dalla chimica , parte dal nucleo e le relazioni data dai protoni ed elettroni Definizione→ le persone legate dal matrimonio, dalla nascita, dalla consanguineità o dall'adozione legale, che condividono regolarmente una cucina e risorse finanziarie comuni. COMPONENTE TEMPORALE ED EVOLUTIVA: FAMIGLIA COME PROCESSO La famiglia non è processo statistico, ma varia nel tempo. Ogni famiglia con il tempo passa e avanza, si trasforma nella struttura con l’uscita o l’entrata di alcuni membri andando a modificare i ruoli e le relazioni familiari. Si possono creare dei sottosistemi Famiglia è un processo in cui i rapporti di autorità e affetto cambiano Genitori che hanno un figlio→ maggior attenzione all’essere genitore e si lascia in secondo piano la coppia, con l’adolescenza il figlio cercare di modificare i ruoli cercando di raggiungere il piano dei genitori = litigare (= favorisce il passaggio alla separazione) STRUTTURA FAMILIARE È COLLEGATA ALLA ATTIVITA’ COMMERCIALE ED ALLE RISORSE DELLA FAMIGLIA Sharing → condivisione ] molte famiglie gestiscono le loro spese attraverso l’utilizzo di app o il figlio che fa la spesa per i suoi genitori Contributing→ contributi NELLA COSTITUZIONE DELLA FAMIGLIA Vengono a crearsi, molteplici modi di stabilire alleanze fra gruppi e di organizzare e attribuire significato ai rapporti tra due sessi e tra le generazioni: è prima di tutto nella famiglia che si definisce e prende forma la divisione dei ruoli tra uomini e donne come fra giovani adulti, anziani ANCHE PARLARE DI FAMIGLIA NELLA CULTURA OCCIDENTALE Rappresenta un ombrello sotto il quale convivono modelli ed esperienze familiari spesso molto diverse. L’interpretazione di famiglia varia a seconda della posizione, basti pensare a qualche anno fa tra il nord e il sud Italia (= concezione della famiglia cambia proprio). APPROCCIO ALLA FAMIGLIA COME SISTEMA Va al di là delle singole parti a che fare con le dinamiche familiari. Lavoro con il singolo, ma il ruolo fondamentale appartiene alla famiglia (= oggetto di studio) Famiglia→ sistema complesso e dinamico = significa considerare l'intera totalità come qualcosa di diverso dai singoli membri che la costituiscono. Il funzionamento o non funzionamento della famiglia è quindi in relazione all’intero sistema Il bambino portatore del sintomo non è il centro dell’intervento, ci si concentra sulla dinamica familiare, creando un intervento che porti a crescere, eliminare o modificare questo sintomo. Sintomo→ manifestazione di dinamiche non funzionanti all’interno della famiglia MUTAMENTI STORICI Famiglia nucleare→ diffusa nei paesi industrializzati. Famiglie allargate per poter gestire più compiti, l’idea principale è avere figli, ma con l’arrivo dell’industria cambia l’idea di famiglia, molto più piccola di solito composta da tre membri. Entrambi i genitori lavorano e i figli vengono mandati in strutture o direttamente dai nonni. Studi hanno dimostrato che diversi secoli prima dell’industrializzazione la struttura nucleare coniugale era il modello prevalente in diversi paesi del Nord Europa ed anche in Italia Meridionale Il matrimonio dava origine ad una nuova famiglia anche da un punto di vista della convivenza: il nucleo coniugale si stabiliva in una nuova abitazione per conto proprio Processo di trasformazione delle relazioni familiari→ affermarsi della famiglia moderna come ambito privilegiato dell’affettività FIGLI→ ruolo centrale; nell’800 già a 10 anni era considerato adulto e adatto per andare a lavorare Prima i figli venivano fatti molto presto, ora viene organizzato il tutto prima → strutturare il percorso di vita del figlio ( orientato al futuro) Rapporto tra i coniugi→ diventa più autonoma rispetto al prima. Si distacca dalla famiglia di origine e dalla loro influenza. Si riduce la distanza sociale fra marito e moglie e si rafforza la relazione affettiva e di intimità. I dati confermano un calo nei matrimoni e un aumento di separazione/divorzi MODELLO SISTEMICO La terapia familiare nasce in America alla fine degli anni Cinquanta da ricerche parallele di psicoanalisi come Ackermann, Bowen, Whitaker. 1. (‘30-’40): Ackerman (psicoanalista infantile) à coinvolge le famiglie dei suoi pazienti 2. (‘60): Bowen è importante studiare la storia (trigenerazionale) dei pazienti schizofrenici 3. (‘50-’60) Bateson (Palo Alto) è comunicazione delle famiglie nei pazienti schizofrenici Si ha uno spostamento dell’interesse dei ricercatori verso la sfera del sociale→ FAMIGLIA Attraverso la Terapia Familiare→ una forma di terapia a breve termine, praticabile anche al di fuori delle strutture ospedaliere, rispetto a quella individuale appare più adeguata a rispondere alle esigenze sia umane delle persone sia economiche dei servizi sanitari. Due piloni importanti in ambito familiare: I. Palo Alto (CA): Bateson, Haley e Weakland, caratterizzato dall’applicazione della scienza II. tecnologica ai sistemi umani III. New York e Filadelfia: Minuchin e Ackerman, fondato sulle teorie psicoanalitiche e sull’osservazione diretta di pazienti psichiatrici, ospedalizzati, nell’interazione con le loro famiglie. Entrambi considerano la famiglia la base da cui partire, l’unità su cui impostare il lavoro che attraverso un progressivo scambio si definisce come un movimento denominato terapia familiare. → punto in comune A partire dai due poli fondanti, il movimento “terapia familiare” si è differenziato e arricchito con diversi approcci teorici-metodologici: 6 categorie 1. TERAPIE SISTEMICHE: inizialmente Palo Alto e successivamente riprese dal gruppo di Milano. Terapia sistemica= la famiglia è un sistema governato da regole. Terapia pratica, che utilizza le teorie del paradosso e contro paradosso. 2. TERAPIE STRATEGICHE: (simile a quello sistemico); usa compiti, rituali ed ogni genere di prescrizione che possa liberare il sistema ed allinearlo in modo più adattivo. Si concentra esclusivamente sul comportamento e si avvale di tecniche che portino ad un rapido cambiamento: Terapia breve basata su procedimenti di intervento strategico ha avuto ampia ramificazione (es.direttività comunicativa del t. Haley; circolo vizioso problema Palo Alto) Evoluzione del modello di terapia breve attraverso l’applicazione di strategie specifiche che siano non solo singole tecniche, ma piani strategici di articolate sequenze terapeutiche studiate ad hoc per particolari patologie e al contempo studiati ad hoc per ogni singola persona, famiglia, contesto socio- culturale. 3. TERAPIE STRUTTURALI: famiglia = sistema interattivo e gerarchico. La terapia si focalizza sulla distribuzione del potere all’interno del sistema e si incarica di ristrutturare l’intero sistema. L’esponente più importante è Minuchin. 4. TERAPIE INTERGENERAZIONALI: secondo cui i disturbi del comportamento acquistano senso se inseriti nella storia familiare, che va ricostruita su almeno tre generazioni (appartenenza vs. distacco).La famiglia è chiamata direttamente a partecipare alle sedute di terapia allo scopo di indagare alla radice i problemi e di arrivare ad una diagnosi relazionale, e non intrapsichica. Tra gli esponenti Bowen e Framo 5. TERAPIE ESPERIENZIALI: caratterizzate dalla personale esperienza del terapeuta e dalla sua specifica personalità. È una modalità particolarmente praticata da Whitaker. 6. GRUPPI AD HOC: in cui vengono inclusi alcuni pionieri incompresi, tra cui le terapie femministe con particolare riferimento a Satir (importanza del prendersi cura) Teoria della Tecnica→la terapia familiare viene portata avanti da due terapeuti, uno che colloquia direttamente con la famiglia e l’altro che segue il processo da dietro uno specchio unidirezionale. Le sedute sono videoregistrate per poi essere riascoltate prima del prossimo incontro. Dietro allo specchio sono presenti due coterapeuti= famiglia è al corrente. Il ruolo del terapeuta → attivo e prescrittivo = ai vari membri della famiglia viene chiesto di partecipare in modo attivo anche con compiti a casa. Vengono ideate e descritte tecniche molto specifiche che aiutino la famiglia a modificarsi nelle relazioni reciproche tra i suoi membri APPROCCIO SISTEMICO: MARA SELVINI PALAZZOLI E LA SCUOLA DI MILANO Necessario investigare il contesto in cui le interazioni si sviluppano e porre l’accento sulle relazioni tra le parti costituenti del sistema. Due principi: 1. Sistema è più della somma delle sue parti, ed è organizzato in modo tale che un cambiamento in qualunque parte del sistema modifichi tutte le parti 2. si ha una casualità non di tipo lineare, bensì circolare: i membri della famiglia sono interrelati in modo tale che un cambiamento in uno di essi influenza tutti gli altri . Pensiero fondante trova la sua base nei seguenti principi di base: - uomo come essere sociale → considerato all’interno del suo ambiente naturale - principi di non sommatività→famiglia è diversa dalle singole parti - i gruppi umani sono sistemi interattivi→ persone in relazione ; il contesto → luogo privilegiato in cui si sviluppano la relazione e la comunicazione verbale non verbale - ogni comportamento è una comunicazione - visione circolare Il clinico possiede la competenza, il linguaggio adeguato e la possibilità di classificare il paziente rispetto alla sua sintomatologia. Nella seduta familiare, l’insieme dei fenomeni, provocati dal tipo di ipotesi, definisce attività come sperimentale. Attraverso sedute con ciascuno dei genitori, col paziente, con i fratelli si lavora a ricostruire nel dettaglio la storia personale di ciascuno. Questo viene fatto allo scopo di poter offrire una ricostruzione del processo patogeno di individuare i cambiamenti necessari e mobilizzi le risorse disponibili al lavoro terapeutico Scopo primario→ riuscire a individuare e a elaborare alcuni principi per una corretta conduzione della seduta SETTING Terapia familiare è condotta come un lavoro d’equipe. Nelle prime fasi delle sedute sono condotte da una coppia di coterapeuti, mentre altri due osservano da dietro lo specchio. Nei momenti successivi partecipa alla sessione solo un terapeuta e gli altri osservano. Il processo psicoterapeutico si risolve in dieci sedute con cadenza mensile. La struttura: - pre-seduta → equipe discute le informazioni preliminari a disposizione della famiglia - seduta→ un’ora, il terapeuta pone delle domande ai diversi membri e può essere interrotto in ogni momento dagli osservatori - fase della discussione della seduta→ equipe si riunisce per capire come concludere la seduta stessa - conclusione della seduta→ i terapeuti comunicano ai membri della famiglia commenti, prescrizioni e rituali a nome dell’intera equipe - discussione sulle reazioni della famiglia al commento o alla prescrizione → avviene con la partecipazione dei soli membri dell’equipe La Scuola di Milano è pervenuta a stabilire alcuni principi produttivi ai fini di una corretta conduzione della seduta: ipotizzazione, circolarità e neutralità ● Ipotizzazione → capacità del terapeuta di formulare un’ipotesi fondata sulle informazioni in suo possesso. Stabilisce il punto di partenza della propria investigazione. Qualora l’ipotesi risultasse errata, dovrà formularne rapidamente un’altra. Le ipotesi formulate dai terapeuti permettono di raccogliere le informazioni essenziali per la scelta terapeutica. La funzione è quella di garantire l’attività del terapeuta. L’ipotesi del terapeuta introduce nella famiglia l’input possente dell’inaspettato agisce contro il deragliamento e il disordine. ● Circolarità→ capacità del terapeuta di condurre la sua investigazione fondandola sulle retroazioni della famiglia. Esige dal terapeuta uno sforzo grandissimo per liberarsi dai condizionamenti linguistici e culturali che gli fanno ritenere di essere capace di pensare in termini di cose al fine di riscoprire la profonda verità. Viene utilizzato come accorgimento per aiutare il terapeuta a lavorare: ogni membro della famiglia sarà invitato a dire come vede la relazione tra altri due membri, di indagare in una relazione diadica è vista da un terzo. In una situazione di interazione i vari partecipanti non potranno evitare di comunicare. ● Neutralità→ determinato effetto pragmatico che l’insieme dei suoi comportamenti sulla conduzione della seduta esercita sulla famiglia. Quanto più il terapeuta assimila l’epistemologia sistemica, tanto più è interessato a provocare retroazioni e a raccogliere informazioni e tanto meno a fare e a pronunciare giudizi moralistici di qualsiasi tipo Dai principi del modello lineare dovessero derivare metodologie concrete, tali da costituire una sorta di guida abbastanza particolareggiata. Obiettivo secondario era stato quello di togliere spazio a stereotipi che da decenni si tramandavano nel campo della terapia familiare. L’interesse di Selvini Palazzoli si riflette sul passato della famiglia , sullo scambio intergenerazionale che potrebbe essere causa della formazione di sintomi importanti. Prescrizione invariabile→ permette di capire le famiglie e successivamente intervenire, fornisce un elemento costante contro cui ogni membro della famiglia agisce in modo diverso; vengono definiti i sottosistemi secondo i quali è strutturata la famiglia e si evidenzia il ruolo di ciascun membro nel gioco familiare. L’attenzione si sposta sulla sofferenza del singolo componente e sulla conseguente necessità terapeutica di alleviarla attraverso la presa in carico non più necessariamente di tutto il gruppo. SALVADOR MINUCHIN E LE TERAPIE STRUTTURALI Minuchin → ideatore del modello strutturale, trae esperienze di vita familiare di vita infantili il senso della struttura familiare La struttura e l’adattamento sono concetti fondamentali; la struttura della famiglia è un insieme implicito di regole che organizzano il modo in cui i membri interagiscono Modello più diffuso, il funzionamento della famiglia poggia su cardini fondamentali: una struttura gerarchica, definizione di regole di comportamento, uno stile transazionale. I contorni→ generati dalle regole definite da chi e da come partecipa al sistema famiglia Osserva ogni specifico componente della famiglia ed è coinvolto in diversi sottosistemi che definiscono i ruoli e le identità. Sottosistemi→ sono strutture sociali, famiglia differenzia ed effettua le relative funzioni; le differenti funzioni possono richiedere a un individuo di parteggiare o allinearsi Potere→influenza relativa di ogni membro sul risultato di un’attività Tre tipi di contorni: La figura del terapeuta assume un grande rilievo ai fini del processo terapeutico; il rapporto interpersonale è al centro della dinamica terapeutica. La crescita emotiva è possibile solo come risultato dell’esperienza. Per fare terapia è necessario sviluppare e mantenere un costante rapporto con il proprio mondo interiore. L’esito → possibilità di cambiamento: il terapeuta si rivolge all’inconscio familiare. ANDOLFI → sviluppa il suo metodo adottando il punto di vista del bambino nel contesto familiare. In questa prospettiva sono fondamentali la piena collaborazione tra il terapeuta e il membro debole della famiglia e la valorizzazione di chi assume su di sé i problemi e le contraddizioni dell’intero gruppo. Non prevede una scissione definitiva tra il momento psicoterapeutico e la vita quotidiana, prevede tempi lunghi nella relazione tra paziente e terapeuta. Si arriva a un tipo di relazione tra le persone che può proseguire con modalità diverse anche dopo la fine del contratto terapeutico APPROCCIO NARRATIVO-DIALOGICO: TERAPIE NARRATIVE Un concetto emergente → narrativa Diversi autori: → punto focale di entrambi sia White ed Epston = INDIVIDUO ● Michael White → cerca un modo di separare la persona dal problema; la persona non è il problema, il problema è il problema. Fa in modo di esternalizzare il sintomo→ distaccarlo dalla persona e farlo diventare qualcosa che il soggetto può affrontare L’esternalizzazione è il correlato tecnico del processo di oggettivazione del problema → significa mostrarlo come il prodotto di processi di istituzionalizzazione di tipo culturale, sociale e storico Il lavoro del terapeuta risulta essere conseguentemente un lavoro da non esperto, non dà soluzioni, ma opera sull’incremento del potere personale e dell’identità dell’individuo. ● David Epston → uso delle domande come veicoli principali di intervento che lo accomuna a White, adotta mezzi letterati, soprattutto lettere. Il terapeuta è un allenatore che guida la famiglia e l’individuo a trovare i passaggi giusti; annota quanto i clienti dicono nel corso della seduta, prepara a scrivere le lettere e di rileggere con i clienti. La teoria che problema e persona siano entità separate è in qualche modo generata e rinforzata dal fatto stesso di oggettivare il problema→ terapia come testo ATTACCAMENTO E RELAZIONI FAMILIARI LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO Bowlby → attaccamento = propensione dell’essere umano a costruire specifici legami affettivi con altri soggetti significativi Il concetto di attaccamento attinge ai concetti di: - imprinting→ osservazioni etologiche mostrano come il legame che il piccolo stabilisce con la madre sia indipendente dal fatto che essa fornisce nutrimento - bisogno di calore→ si riscontra una preferenza per una madre manichino soffice che non fornisce cibo, rispetto a una madre manichino duro che fornisce nutrimento Bowlby concepisce l’attaccamento che unisce il piccolo alla madre come una motivazione primaria al rapporto con la stessa; un bisogno primario osservabile in tutti gli esseri umani che una funzione biologica di protezione La teoria dell’attaccamento è una teoria spaziale Il comportamento di attaccamento → ogni forma di comportamento che appare in una persona che riesce a ottenere o a mantenere la vicinanza a un individuo Il legame del bambino con la madre è il prodotto dell’attività di diversi sistemi comportamentali che hanno come risultato prevedibile quello di mantenere la vicinanza fra i due soggetti. L'integrità dei sistemi comportamentali viene attivata dall’allontanamento della madre o da esperienze paurose Mary Ainsworth → 3 distinti pattern di attaccamento: sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente. Successivamente fu aggiunta anche insicuro-disorganizzato/disorientato Ha ideato la Strange Situation Procedure→ si propone di osservare l’attaccamento di fronte a indizi naturali singoli e combinati di pericolo. Il bambino e la sua figura di attaccamento vengono osservati mentre rispondono a tre tipi di elementi naturali di pericolo: a. setting non familiare b. approccio di un estraneo c. due separazioni e riunioni tra il bambino e la figura di attaccamento 1. Bambino sicuro gioca felicemente con i giocattoli ed esplora l’ambiente prima della separazione; mostra segni di perdere la madre durante la separazione; cerca la vicinanza immediatamente e attivamente almeno nel periodo della seconda separazione; prima della fine di ciascun episodio di riunione, ritorna all’esplorazione e al gioco. Tale fiducia e sicurezza viene promossa da un genitore capace di fornire disponibilità e sensibilità 2. Bambino insicuro-evitante non mostra alcun segno di disagio quando la madre lascia la stanza, continua a giocare e a esplorare 3. Bambino insicuro-ambivalente mostra comportamenti di attaccamento anche dopo parecchio tempo che la madre è tornata, dimostrando che essa non segnala sicurezza al suo ritorno L’estensione del concetto all’età adulta ha contribuito anche alla nascita di una pluralità di modelli teorici interni al costrutto rivolti all’indagine del processo di attaccamento nelle relazioni adulte genitoriali. Internal Working Models (IWM) → il bambino in fase di sviluppo costruisce una serie di modelli di sé stesso e degli altri basati su modelli ripetuti di esperienze interattive. Working→ la rappresentazione è un processo dinamico Models→ rimanda alla struttura relazionale della rappresentazione Internal→ definisce il fatto che tali modelli costituiscono gli schemi mentali attraverso cui il bambino interpreta la realtà Sono costrutti cognitivi e affettivi che si sviluppano nel corso dell’interazione tra il bambino e i suoi genitori Se il modello relativo a tali figure è di tipo positivo allora il bambino svilupperà un complementare modello del Sé buono e meritevole d’amore, diventando a loro volta lo strumento attraverso cui il bambino interpreta gli eventi, dirige e orienta la percezione e l’interpretazione degli avvenimenti. Gli IWM che si formano durante i primi cinque anni di vita del bambino funzionano continuamente e automatica. Possiedono la caratteristica di essere relativamente stabili e influenzano le aspettative, le strategie e il comportamento nelle relazioni fuori dalla famiglia. Importante funzione è regolare, interpretare e predire il comportamento, i pensieri e i sentimenti relativi all’attaccamento sia della propria figura d’attaccamento che di sé ADULT ATTACHMENT INTERVIEW→ intervista strutturata e semi clinica, durata di un’ora, può essere somministrata a soggetti adolescenti e adulti per valutare le rappresentazioni delle relazioni di attaccamento IWM. Diciotto domande vengono chieste delle prove a supporto delle affermazioni fornite dal soggetto. Comprende due parti: I. prima parte vengono poste domande che riguardano il racconto delle prime esperienze relazioni del paziente, viene proposto al soggetto un percorso lungo le esperienze della sua vita attraverso le principali fasi della stessa → valuta quanto narrato dal soggetto II. seconda parte; domande che riguardano il vissuto rispetto a eventi significativi → comprende le sottoscale che descrivono le modalità narrative L’intervista viene audio registrata e trascritta Verbatim affinché si possa procedere all’applicazione del sistema di scoring. La classificazione finale del pattern di attaccamento, l’ultima fase di analisi dell’AAI. Le categorie rimandano a tre diverse tipologie di attaccamento già identificate da Ainsworth: sicuro, distanziante, preoccupato e mancata risoluzione del lutto e/o dell’abuso. ADULT ATTACHMENT PROJECTIVE→ strumento proiettivo tematico che si articola nella presentazione al soggetto di otto scene. Le immagini propongono figure di età variabile, le tavole appartengono al primo gruppo sono definite alone pictures e nel secondo gruppo dyadic picture Al soggetto viene richiesto di raccontare una storia che descriva cosa accade nella scena, il tutto viene audio registrato e trascritto verbatim. La codifica avviene lungo diverse dimensioni, alcune comuni per le alone e le dyadic pictures e altre specifiche per i due raggruppamenti. Le alone pictures vengono codificate l’agency, la specifica modalità del soggetto di far fronte allo stress e la connectedness, l’espressione del desiderio di interagire con gli altri Per le dyadic pictures viene codificata la dimensione della synchrony ci dice se l’eventuale interazione tra i personaggi raffigurati sia o meno reciproca La codifica permette di classificare il protocollo in uno dei classici pattern dell’attaccamento: sicuro,distanziante, preoccupato e non risolto IWM→ Miriam e Howard Steele, il pensiero di Bowlby rientra tra le teorie delle relazioni oggettuali. La principale motivazione emotiva alla vita umana è il desiderio di formare e mantenere legami con gli altri. Bowlby si è trovato in disaccordo con i teorici delle relazioni oggettuali per il diverso accento posto sul ruolo delle esperienze reali nella formazione del modello di mondo interno Vissuti relazionali e il concetto di IWM→ sono esperienze vive Secondo Bowlby gli IWM non dovrebbero essere considerati come rappresentazioni di strategie generali di relazioni ma come relazione-specifici L’accessibilità consapevole degli IWM, il problema si evidenzia in misura maggiore nelle famiglie gravemente patologiche, in cui la figura di attaccamento risponde in maniera appropriata alle richieste di attaccamento del bambino. Bowlby interpreta il processo che si svolge in tali situazioni evidenziando l’utilizzo di peculiari strategie difensive: difensive exclusion e segregated systems, impediscono l’accesso alla consapevolezza a tutti quegli aspetti che nella relazione risultano ansiogeni. Segregated systems→ l’Io è scisso in più parti che non sono in comunicazione l’una con l’altra Bowlby ritiene che i bambini al di sotto dei tre anni siano vulnerabili alle condizioni che possono produrre la formazione dei processi difensivi. Nei casi in cui i genitori ignorano e ridicolizzano il comportamento di attaccamento Il bambino può rispondere attraverso la repressione di queste esperienze, è importante come non tutti i bambini adottano questa falsa visione di sé stessi, ma possono sviluppare working models del Sé, uno basato sui propri ricordi e un altro sulle mispercezioni che provengono dal genitore. Bowlby afferma che frammenti di queste due tipologie di IWM possono emergere alla coscienza attivando comportamenti di attaccamento o gli IWM contraddittori oscillano dall’inconsapevolezza alla coscienza dando così spiegazione dei comportamenti interpersonali disfunzionali. L’oggetto dell’esclusione difensiva è l’emozione diventa disconnessa a livello cognitivo rispetto alla persona che l’ha suscitata. Bowlby ritiene che il processo di esclusione difensiva possa essere facilitato nella situazione in cui le informazioni provenienti da diverse fonti sono conservate in differenti sistemi di memoria. ● Ansioso→ trovo gli altri riluttanti a venirmi vicino, sono preoccupato che il mio partner non mi ami o non voglia stare con me; voglio essere sempre molto vicino al mio partner ● Sicuro→ per me è relativamente facile stare vicino agli altri e mi sento a mio agio nel dipendere dagli altri Strumenti self report = Close Relationships Scale per la misura dell’Attachment Avoidance and Anxiety; la classificazione dell’attaccamento in quattro categorie: ● uno stile sicuro→ persone che hanno una degna e amorevole considerazione di sé, sono persone che tendono ad avere una relazione lunga, stabile e soddisfacente ● uno stile preoccupato→ hanno lacune nel senso di adeguatezza, sempre vigili , preoccupati e che hanno una bassa soddisfazione nelle relazioni. ● uno stile dismissing-distanziante→ si sentono degne d’amore ma che si distaccano freddamente dagli altri, bassa soddisfazione e bassa intimità nelle stesse. ● uno stile evitante-spaventato→ tendono a evitare il contatto con gli altri per anticipare un possibile rifiuto sociale, si innamorano meno facilmente Shaver e Mikulincer→ nuovo paradigma che include tre principali componenti: 1. monitoraggio e valutazione della disponibilità e delle responsività della figura di attaccamento 2. variazione del senso di sicurezza nell’attaccamento 3. monitoraggio della ricerca di prossimità rispetto all’attaccamento insicuro Una volta che il sistema di attaccamento si attiva, una risposta affermativa alla domanda circa la disponibilità della figura significativa risulta l’elemento chiave per definire la sicurezza o meno della relazione. Quando è sentita come vitale le persone adottano una strategia di attaccamento iperattivo. Nei contesti minacciosi si attivano le rappresentazioni della figura di attaccamento Caregiving → percezione dei partner è pregiudicata dallo stile di attaccamento e dalla qualità della relazione, l’attaccamento ansioso ed evitante predice come le persone parlano delle esperienze di cura dei propri partner. Qualità delle relazioni e soddisfazione nei legami di coppia→ l’attaccamento sicuro è associato a un buon livello di soddisfazione nelle relazioni, l’attaccamento insicuro è associato a un deterioramento della relazione Sessualità→ la qualità della vita sessuale di coppia è un importante contributo al grado di soddisfazione ed è influenzata dalla modalità di attaccamento sicuro/insicuro Conflitto→ conflitto di coppia è influenzato dallo stile di attaccamento, l’ansietà è importante nell’esprimere il comportamento conflittuale. Le aggressioni fisiche sono determinate dall’unione di un partner ansioso con uno evitante Dinamiche nella coppia→ un partner sicuro infonde sicurezza all’interno della coppia e incoraggia l’apertura e il reciproco scambio, una coppia con un membro insicuro può erodere il senso di sicurezza di entrambi i membri Implicazioni per la terapia→ l'area più problematica è la fiducia che può facilmente essere minata da ferite nell’attaccamento. La seconda prospettiva, l’attaccamento è stato affrontato dal punto di vista della sua trasformazione lungo tutto l’arco della vita a partire dalla costruzione del legame di coppia. Il legame di attaccamento è soggetto a un progressivo sviluppo e a modificazione quasi a poter parlare di un ciclo evolutivo. Si può affermare che il legame che il bambino ha con i genitori è di tipo asimmetrico; in adolescenza comincia una fase di trasferimento costruisce nuovi investimenti attribuendo al partner la funzione di protezione. Il passaggio a un nuovo modo di vivere il legame di attaccamento si tratta di una modificazione della qualità verso l’asimmetria Un altro orientamento integra il ciclo evolutivo, della famiglia può essere: una famiglia si costituisce decide di sposarsi, la coppia appena sposata costituisce una nuova cellula, deve rinegoziare una serie di compiti e di funzioni, con l’arrivo della prole, la coppia viene in primo piano rispetto alle funzioni evolutive mentre la famiglia di origine indietreggia TEORIA DELL’ATTACCAMENTO E TEORIA SISTEMICA L’utilizzo della teoria dell’attaccamento nell’ambito dei modelli di intervento familiare si struttura su due linee di studio: 1. un tentativo teorico di individuare analogie e differenze tra teoria dell’attaccamento e teoria dei sistemi familiari 2. proposte metodologiche di intervento nell’ambito dei sistemi e sottosistemi familiari Il tentativo di connettere la teoria dell’attaccamento agli interventi in un ambito familiare deriva prima di tutto da un’osservazione condivisa da diversi autori, nata e sviluppatasi in ambito sistemico Patricia Minuchin e Marvin e Stewart , per primi sostennero che i due campi dell’attaccamento e della teoria dei sistemi potevano beneficiare l'uno dell’altro. Le teorie condividono le idee di seguito: ➢ ogni sistema è organizzato come un tutto e gli elementi all’interno del sistema sono interdipendenti ➢ i sistemi complessi sono composti da più sottosistemi ➢ i pattern di comportamento in un sistema sono circolari piuttosto che lineari ➢ concettualizzare questi fattori ➢ evoluzione e lo sviluppo della auto (ri)organizzazione sono inerenti ai sistemi aperti ➢ interazione tra gli individui sono per entrambe fuoco di osservazione ➢ cambiamenti evolutivi lungo tutto l’arco di vita ➢ riconoscimento del ruolo del bambino nell’organizzare i pattern interattivi familiari Gli autori esplicitano anche i concetti che secondo loro sono caratterizzanti di base della teoria dell’attaccamento: ● attaccamento è una tendenza innata e primaria che motiva la persona durante tutto l’arco della vita ● si può individuare un numero definito di dimensioni di attaccamento che corrispondono alle categorie: sicuro, preoccupato, evitante, non risolto-disorganizzato ● attaccamento sicuro offre un heaven of safety che fornisce protezione e un contesto ottimale per uno sviluppo continuo ● attaccamento fornisce una base sicura a partire dalla quale l’individuo può esplorare il proprio universo e rispondere in modo più adattivo ● attaccamento rafforza la capacità a fermarsi per riflettere su comportamenti e stati mentali propri e altrui ● gli assi portanti di un legame sicuro sono la responsività e l'accessibilità ● quando l’individuo è minacciato da eventi traumatici, bisogni di attaccamento ● se il comportamento fallisce nell’invocare conforto e contatto dalla figura significativa, si instaura un processo di rabbia e depressione. ● attaccamento sicuro è caratterizzato da un modello operativo del Sé che è ricco di amore, cura e fiducia ● attaccamento è essenzialmente la teoria del trauma, descrive il trauma da deprivazione, perdita EMOTIONALLY FOCUSED COUPLES THERAPY Focalizzata sulle emozioni, intervento breve empiricamente, considera le relazioni dalla prospettiva della teoria dell’attaccamento, integrandola con interventi sistemici. Susan Johnson esistono collegamenti tra la teoria dell’attaccamento e la teoria sistemica: a. integrare intrapsichico e interpersonale b. condizioni non patologiche c. considerano la flessibilità e l’abilità nel rispondere e nel segno di benessere e salute, valutano la rigidità come aspetto problematico d. concetto di causalità circolare e. evidenziano come i modelli del Sé e degli altri siano costantemente definiti in termini di interazione. La teoria dell’attaccamento permette di aggiungere significati al sistema specifico della relazione Importanza dell’accessibilità e della responsività emotiva, comprendere e spiegare come pattern della relazione siano importanti per definire la relazione. Considera la relazione intima in termini di attaccamento: - focus sui processi di interazione - privilegia la comunicazione emotiva - fa emergere i cruciali legami di attaccamento e ferite e violazione degli stessi - crea una base sicura e un heaven of safety - riconosce l’importante processo dell’autodefinizione - focus sulle ferite dell’attaccamento - analizza gli aspetti chiave della relazione adulta FINALITA’ DEL TRATTAMENTO Il terapeuta si focalizza su due compiti fondamentali: 1. acceso e riformulazione delle risposte emotive: si concentra sull’esperienza emotiva e sul ruolo centrale nell’organizzare dei pattern di interazione negativa; usa interventi legati all’esperienza dell’individuo 2. formulazione di nuove interazioni basate su queste risposte: riflette i pattern di interazione, usa tecniche strutturali e chiede a un partner di raccontare le proprie paure nei confronti dell’altro. Tre stadi= 1. Primo stadio→ Cycle de-escalation → a. formare un’alleanza b. identificare problematiche c. inquadrare il problema d. favorire l’accesso alle emozioni 2. Secondo stadio → Changing interactional position → a. promuovere l'identificazione dei bisogni b. favorire l’accettazione c. facilitare l’espressione dei bisogni 3. Terzo stadio→ Consolidation and integration → a. facilitare l’emergenza di nuove soluzioni b. consolidare nuove posizioni Johnson precisa anche le tipologie di intervento specificando significato e funzioni: 1. Riflettere l’esperienze emotiva funzioni= costruire e mantenere un’alleanza: chiarire le risposte emotive, problemi relativi all’attaccamento significato= riformulare le emozioni e riflette gli elementi fondamentali dell’esperienze 2. Validare funzioni= legittimare le risposte e supportare il cliente nel continuare a esplorare la sua esperienza significato = coinvolgere il paziente ritenendolo legittimo e accettabile 3. Risposta evocativa funzioni=allargare l’esperienza per facilitare l’organizzazione dell’esperienza significato = la risposta evocativa prende vita da domande aperte 4. Evidenziare e delucidare funzioni= evidenziare le esperienze che organizzano risposte al partner e nuove formulazioni di esperienza significato= usando ripetizioni, immagini e metafore si evidenziano e sottolineano la natura dell’esperienza del paziente La visione classica freudiana era caratterizzata dall’idea tradizionale di struttura mentale isolata, influenzata da dinamiche interne conflittuali Alcune correnti spostano l’attenzione da una visione dell’uomo che cerca una sua soddisfazione a una visione dell’uomo in cui hanno un ruolo fondamentale le rappresentazioni interne e le aspettative relative al porsi in relazione con gli altri Viene data importanza a un aspetto costante nell’individuo definito come schema relazionale interno, si fa spazio una visione in cui la mente si sviluppa in continui adattamenti, dell’individuo verso gli altri e degli altri verso l’individuo → lo stato interno di un individuo si regoli attraverso il rapporto con gli altri Dato spazio a modelli psicoanalitici che pongono enfasi sulla teoria degli affetti sulla tendenza alla socializzazione e ai tempi dell’intersoggettività nei termini di senso del noi L’uomo diventa agente attivo in un sistema diadico Ogni individuo si crea aspettative su sé stesso e gli altri e acquisisce maggiore consapevolezza di sé e dei propri stati interni Spesso permane uno scarso interesse da parte del clinico a orientamento psicoanalitico verso possibili aperture a interventi con la realtà della coppia genitori-figli. Esistono delle eccezioni in due ambiti: 1. interventi nella prima infanzia 2. lavoro con la coppia genitoriale Amore romantico→ un rapporto contiene in sé l’amicizia e il desiderio erotico, all’interno di una relazione di gratificazione reciproca e non incestuosa tra due adulti; Per Freud è un elemento caratterizzato da due elementi: tenerezza(= si costituisce in connessione con le cure fornite inizialmente a livello corporeo e psicologico dagli oggetti primari) e sessualità(=si realizza con la pubertà). Quando le due componenti si sintetizzano, l’amore romantico può rivolgersi verso oggetti extrafamiliari; quando questa sintesi non avviene gli individui non possono desiderare e non possono amare. Freud sostiene che l’amore: a. richiede una struttura dell’Io abbastanza forte da reggere alle minacce potenziali ai suoi conflitti e all’emergere periodico delle componenti istintuali b. funzione narcisistica e trae le sue origini dall’iniziale relazione madre-bambino c. richiede l’affermazione dell’Io ideale d. implica la necessità di una fusione di scopi libidici erotici e affettivi e di una sintesi di tali scopi e. una significativa rinuncia alle spinte edipiche La relazione di coppia felice è quella dove tra funzione dell’Io vengono soddisfatte: 1. ritrovare a diversi livelli la gratificazione degli oggetti d’amore dell’infanzia nella relazione attuale 2. arricchire e soddisfare nella relazione attuale tutte le carenze vissute nell’infanzia 3. disporre di una sorta di specchio per l’affermazione del Sé Kernberg → innamoramento richiede e crea una situazione di lutto relativa al fatto di crescere, diventare indipendenti e doversi lasciare alle spalle l’oggetto d’amore primario. La nascita di un bambino portasse a una riattualizzazione dei vecchi conflitti edipici: questi eventi fanno sì che una relazione possa finire là dove non sia riuscita a raggiungere un livello profondo di comunicazione. Sandler→ concettualizzazione della relazione di ruolo postulando che in un rapporto di coppia significativo sia possibile rintracciare in ognuno dei due partner alcune parti del sé complementari all’altro = ognuno costruisce una elaborazione del Sé che possa adattarsi a quella dell’altro Kramer→ collega la capacità di instaurare una relazione intima con la facoltà di stabilire legami di amicizia; la prima variabile sarebbe determinata da vari fattori Akhtar→ cinque categorie di psicopatologia dell’amore romantico, orientano il clinico per proporre un intervento per comprendere al meglio i vissuti della coppia: a. incapacità di innamorarsi→ la più grave forma di psicopatologia: le persone che ne soffrono non sono in grado di provare un senso di intimità e di fiducia, non hanno empatia, mancano di pensiero simbolico e vivono le relazioni interpersonali sulla base di eventi e fatti concreti. A livello diagnostico si segnalano per un disagio all’interno della coppia o spinti dalle lamentele del partner, presentano tratti schizoidi, paranoidi e sadomasochisti . L’invidia inconscia verso l’oggetto che dà/riceve amore è tale che l’individuo si disattiva a livello affettivo e sessuale. Sul piano psicoterapeutici si autosegnalano sono inviati e accompagnati dal partner, vengono segnalati per problemi psicosomatici o per senso di ansia diffuso e difficilmente gestibile. Il trattamento psicoanalitico incontra nell’incapacità di innamorarsi forte rabbia e invidia. Questi soggetti hanno un atteggiamento di falsa compliance alla terapia b. incapacità di rimanere innamorati → chi si innamora a prima vista, tradisce a ogni sguardo. Soggetti continuamente si innamorano: presi da forti passioni, capaci di creare legami, il desiderio e conquistare l’oggetto d’amore. Dopo poco il loro entusiasmo comincia a calare. Provano disagio, dopo brevi periodi di solitudine, il ciclo si ripete. Quattro punti nodali alla base di questo tipo di comportamento: 1. fallimento dell’individuazione dell’oggetto trasformazionale 2. ansia relativa alla fusione 3. attivazione di una rabbia primitiva e distruttiva quando l’oggetto amato fallisce nell’accontentare tutte le promesse percepite dall’individuo 4.graduale acquisizione da parte dell’oggetto di caratteristiche incestuose La nascita di un figlio riattiva sia aspetti edipici che fusionali mettendo il soggetto in uno stato di profondo conflitto bisogno/paura. L’intervento psicoanalitico per essere efficace deve fare forza sugli aspetti dell’ambivalenza del soggetto e cercare di evidenziare la paura e il bisogno, all’interno della coppia e nella relazione transferale, dovrebbe prendere in carico gli aspetti di aggressività e distruttività riflessi dalla depressione e dall’invidia c. Innamorarsi della persona sbagliata→ tendenza ad innamorarsi della persona sbagliata di solito una persona inadeguata o proibita o irraggiungibile, riattivando un conflitto e la scissione pre-edipica tra seno buono e seno cattivo = non riescono a convivere d. incapacità di disinnamorarsi e terminare una relazione→ in soggetti con strutture fortemente nevrotiche o borderline o con tratti psicotici. Le persone che restano legate e innamorate per anni e anni dopo che le relazioni sono finite soffrono di una mancanza di costanza oggettuale, non tollerano le frustrazioni e le negano. All’interno della coppia emerge la rigida incapacità o il rifiuto di accettare la realtà e i limiti che questa impone come difesa estrema da una rabbia incontrollata e distruttiva; questi individui sembrano dire amami così come io voglio, totalmente o mi ti ucciderò L’intervento con il singolo e con la coppia debba essere focalizzato sulla gestione della rabbia e del transfert erotico e maligno. Il trattamento della coppia e del singolo di focalizza sulla cura del transfert erotico e maligno e delle implicazioni aggressive che esso comporta. e. incapacità/impossibilità di sentirsi amati→ la capacità di sentirsi amati ha dei prerequisiti fondamentali e strutturali: “la costanza del sé e il raggiungimento del narcisismo secondario sono fondamentali per potersi sentire amati”. Molti altri raggiungimenti strutturali sono necessari, la capacità di essere umili e grati, di riconoscere il valore degli altri e tollerare l’invidia, di rinunciare a una visione clinica del mondo e alle rappresentazioni masochistiche, di godere della vita interiore. Molti narcisisti, paranoidi o schizoidi non possono sentirsi amati perché nell’altro rischierebbero di vedere il riflesso di loro stessi. L’incapacità di sentirsi amati è accompagnata da un atteggiamento attivo di rifiuto o di distruzione delle possibili relazioni che si creano. Queste persone distruggono ogni tipo di amore che viene loro fornito o proposto con atteggiamento di fredda distanza e superiorità. Identificandosi con gli aspetti aggressivo-distruttivi e gli oggetti interni cattivi = tutto ciò è una difesa estrema. Questi soggetti difficilmente si rivolgono allo psicologo nonostante gli inevitabili problemi. L’intervento risulta molto complesso e mirato ad aumentare la consapevolezza e le risorse nel soggetto che manifesta depressione. Agganciare quest’ultimo è arduo e sente il terapeuta o disinteressato a lui o addirittura infastidito e rifiutante. La psicoanalisi non trascura l’oggetto teorizza sulla relazione parentale, sull’amore adulto e lo fa con un interesse principalmente rivolto a come l’individuo si costruisca delle rappresentazioni interne e imposti la sua vita attorno a questo suo mondo interno. Dicks→ approfondire intervento psicoanalitico con le coppie. Considera il matrimonio o una relazione affettiva di lunga durata come una sorta di relazione terapeutica naturale da intendersi come campo di manifestazione delle relazioni oggettuali irrisolte. Ogni coniuge risulta il portatore che agisce da contenitore di un oggetto interno del partner cui vengono affidati aspetti di sé. Negli interventi familiari lo strumento principale → scambio verbale sotto forma di colloquio; l’unità è diadica o di sistema a seconda che si rivolga alla coppia, sia essa coniugale o genitoriale. Il momento diagnostico è separato e precede la fase di trattamento Le finalità vengono precisate alla fine del processo diagnostico di consultazione. La conclusione dovrebbe derivare in comunanza tra terapeuta e famiglia dal processo terapeutico stesso. Scopo→ accogliere la sofferenza delle famiglie all’interno di un contesto relazionale, tenendo conto dell’influenza sia del singolo membro sia delle relazioni e dei significati consci e inconsci delle modalità relazionali che si sono costituite all’interno della famiglia Il clinico propone di aiutare le famiglie a condividere ed esprimere emozioni e stati affettivi, ad accettare e comunicare, a risolvere i problemi, a vivere , tollerare ed elaborare le situazioni conflittuali e un suo più elastico e adattivo dei meccanismi difensivi. È fondamentale promuovere lo sviluppo di una migliore capacità di insight, di autoriflessione e di riflessione Setting→ coppia e famiglia si riuniscono in uno spazio adibito alla specificità dell’incontro, sedie disposte a cerchio per dare spazio; la frequenza è settimanale e la durata è quella classica di un colloquio individuale(45-50 minuti). La durata non è prefissata perché di solito si tratta di terapie a lungo termine. Tecniche adottate e loro finalità→ incontro non si svolge con la coppia o la famiglia, le tecniche utilizzate sono fondamentalmente quelle relative alle psicoterapie a orientamento psicoanalitico Fattori di cambiamento→ sono rappresentati dall’interpretazione, dall’alleanza terapeutica e da altri concetti classici della teoria della tecnica del trattamento a orientamento psicoanalitico MODELLO OBJECT RELATIONS FAMILY THERAPY Gli Scharff fanno principalmente riferimento a Fairbain , a Klein, Winnicott e Balint e si riallacciano alle teorie di Bion e di Foulkes La terapia individuale e la terapia familiare di stampo psicoanalitico devono essere compatibili, complementari. L’individuo nasce con una tendenza fondamentale alla relazione e che meccanismi di proiezione, introiezione, scissione, identificazione proiettiva guidano lo sviluppo individuale, l’instaurarsi delle relazioni familiari e delle difficoltà che sorgono. tramite materiale manifesto, per capire e giungere al mondo interno del paziente: relazioni oggettuali, parti di sé e degli altri scisse o rimosse. Si tratta di un messaggio metapsicologico che viene accolto e interpretato dal terapeuta. All’interno di questo messaggio vengono a inserirsi i movimenti di transfert e controtransfert Importante distinguere un transfert contestuale da un transfert focalizzato. Transfert contestuale→ si rivolge al terapeuta come fornitore di un ambiente che sostiene le angosce dell’intera famiglia e precede il costituirsi del transfert focalizzato. Le sue radici si possono ritrovare nell’holding della madre e del padre, nell’holding del padre nei riguardi della madre e della coppia madre-bambino, nell’holding reciproco dei genitori a livello sessuale, nell’holding di padre e madre insieme nei confronti della famiglia e nell’holding che la precedente generazione ha fornito alla famiglia attuale Il terapeuta deve prima di tutto essere equidistante da tutti i membri della famiglia Holding contestuale→ viene mediato tramite l’Handling degli arrangiamenti: la competenza nel condurre i colloqui, il condividere la preoccupazione per la sicurezza della famiglia, il vedere l’intera famiglia stessa lavorare, scambiare opinioni, ascoltare Holding centrale→ si manifesta nel momento in cui il terapeuta ingaggia il cuore delle questioni della famiglia, aggancia la famiglia e si prende profondamente cura di essa, consente di raggiungere la modalità comunicativa profonda tra i vari membri della famiglia. Nel modello di terapia familiare→ famiglia= sistema che comprende insieme di relazioni che funzionano in maniera che è unica per la famiglia stessa La relazione terapeutica→ ambiente abbastanza simile a quello reale in modo da permettere una tale elaborazione. Il gruppo viene ad avere una possibilità di lavorare insieme su quei fattori che ostacolano o addirittura bloccano il funzionamento della famiglia Scopo→ è la progressione con una migliorata capacità di lavorare come gruppo e di differenziare e soddisfare i bisogni individuali dei singoli membri La terapia familiare aiuta la famiglia a una mutua comprensione che raggiunga il nucleo centrale delle loro relazioni oggettuali, le interpretazioni servono a fare comprendere alla famiglia com’è e a sostenere le angosce. Scopo è di comprendere quelle relazioni oggettuali inconsce che interferiscono con l’ulteriore sviluppo di relazioni oggettuali più mature nella famiglia. Difese contro un eccessivo controtransfert= ● Distanziarsi→ il terapeuta sceglie di rimanere per evitare diverse trappole immaginarie. È come un membro della famiglia escluso e separato che vede dall’esterno ● Interpretazioni non empatiche, aggressive e premature che possono distruggere il lavoro con la famiglia→ interpretazione raggiunge nel momento adatto il funzionamento inconscio del sistema e aiuto a far sentire la famiglia compresa ● Prendere le parti, escludere le diadi → evitare di includere nella famiglia alcuni sottosistemi ● Semplificazione→ significa uccidere una comprensione profonda di quanto sta avvenendo all’interno della famiglia, è necessario fare attenzione a tutti gli aspetti relazionali La tipologia di intervento sono quattro: a. commenti utili a organizzare la seduta b. commenti utili a dare supporto c. commenti di comprensione d. commenti che coinvolgono il transfert MODELLO DI STANLEY RUSZCZYNSKI Lavora al Tavistock Centre for Marital Therapy di Londra Svolge tre tipi di attività: una gamma di servizi per supportare e sviluppare le relazioni di coppia, training e consultazioni per i professionisti, ricerca basata sulla pratica delle modalità di intervento proposte. Ha pubblicato numerosi lavori Il suo modello è la prospettiva delle relazioni oggettuali Le relazioni di coppia sono rappresentate dalla costante tensione relativa al bisogno, da un lato di una legittima individualità e dall’altro di una relazione intima. Tali esigenze si intrecciano, possono addirittura entrare in conflitto Indipendenza→ richiede la capacità da parte dell’individuo di tollerare la conoscenza dei comuni bisogni Capacità di intimità→ mutuo riconoscimento di autonomia e separatezza dell’altro Sostiene come sia la preoccupazione per l’altro a determinare il desiderio di intimità, preoccupazione che deriverebbe proprio dalla posizione depressiva. Se un adeguato desiderio di intimità può essere ricondotto alla preoccupazione per l’altro, un eccessivo bisogno di intimità può denunciare una modalità intrusiva di controllo dell’altro L’intimità assume il ruolo di portatore di parti del sé del partner Identificazione proiettiva→ proietto sul partner aspetti negativi, in modo tale che lui le elabora e le restituisce ; proietto su di te per controllare Secondo Ruszczynski , in tali individui risultano essere evidenti fantasie onnipotenti di possesso dell’oggetto: avviene un distacco da un oggetto internalizzato buono o cattivo Le relazioni oggettuali narcisistiche derivano esclusivamente dal ruolo dell’identificazione proiettiva che difende l’Io dalle angosce persecutorie, dalla sua flessibilità e potenza. Ha un potenziale comunicativo e ciò implica che tutte le coppie condividano questa incapacità di essere separate. La comunicazione avviene sottopelle creando collussione nella conoscenza che determinerà la relazione di coppia. Ogni relazione di coppia è il prodotto di un sistema condiviso di identificazioni proiettive e introiettive; la natura e la qualità di tale relazione si costituiranno sulla base di strutture e richieste di carattere sia difensivo che evolutivo Coppia sana → presenta un certo grado di flessibilità delle strutture difensive tale da permettere che nuovi legami favoriscano una conoscenza più profonda di sé Stile schizo-paranoide→ angosce persecutorie, difese rigide che includono un uso eccessivo di scissione e proiezione, in tali coppie la capacità di pensare è limitata e sostituita dal ricorso all’azione Stile depressivo→ un tipo di relazione più evoluto, maggiore consapevolezza degli aspetti buoni e cattivi dell’altro, angosce di perdita o danneggiamento, difese più ossessive e capacità di ambivalenza e tolleranza; partner è più predisposto alla connessione con l’altro Esistono alcune relazioni che possono beneficiare del modello di trattamento, mentre per altre esso è assolutamente inadeguato. Il suo modello risulta efficace quando nella coppia sia presente un movimento verso la posizione depressiva. Le coppie sul versante depressivo riescono maggiormente a tollerare la separatezza, la preoccupazione e la responsabilità L’interpretazione sarà incentrata sull’interazione della coppia e i partner potranno essere aiutati a ridurre i meccanismi proiettivi e a diminuire l’uso dell’altro. Il processo di intervento comprende una fase di consultazione e una fase di terapia. Lo scopo della consultazione è di dare un senso a quello che sta accadendo e trovare una via per andare avanti. Comprende da uno a tre incontri di un’ora e un quarto ciascuno condotti da un terapeuta esperto. Il colloquio servirà al terapeuta a definire quali siano le dinamiche inconsce della coppia. Gli ambiti più indagati: la natura dell’angoscia, i meccanismi di difesa e la loro fluidità, il tipo di relazione oggettuale Questi aspetti consentono di verificare quanto si primitiva la relazione di coppia portata dai pazienti. Nel caso di coppie identificabili nella posizione depressiva si riscontrano per lo più i seguenti meccanismi inconsci: a. angoscia di tipo depressivo b. le difese sono maggiormente maniacali e la rimozione viene registrata più della scissione c. le relazioni oggettuali sono più complesse d. slittamenti fluttuanti nella posizione schizo-paranoide Nelle coppie a impianto schizo-paranoide: a. angoscia è di tipo persecutorio b. difese riscontrate sono per lo più scissione c. relazioni oggettuali sono di tipo narcisistico d. la posizione schizo-paranoide è più rigida e meno flessibile SETTING Prevede la partecipazione di entrambi i partner Le sedute, della durata di un’ora, vengono condotte da un unico terapeuta con cadenza settimanale. I tempi del trattamento sono variabili non supera l’anno e mezzo o i due anni. Si tratta di terapie a lungo termine Scopo → fornire un setting in cui entrambi i partner vengono aiutati a esplorare la loro relazione, capire le loro difficoltà e cercare di cambiare Il compito fondamentale → analisi e nell’interpretazione delle dinamiche inconsce per permettere l’insight e lo sviluppo di una maggiore conoscenza di sé all’interno della relazione di coppia L’enfasi viene posta sulla comprensione delle relazioni transferale e controtransferale Nella terapia di coppia tale pratica è più complessa poiché tra i partner sussiste una mutua dinamica transferale e controtrasferale Ha a disposizione due scenari: la relazione di transfert della coppia nei confronti dello psicoterapeuta e la relazione di transfert interna alla coppia stessa Per proporre un’interpretazione interna alla coppia è condizione necessaria che la coppia stessa sia capace di una sana ambivalenza di gestire l’angoscia, di preoccuparsi per l’altro, di contenere le proiezioni del partner , di senso di separatezza. Utile nel lavoro clinico con le coppie può aiutare a discernere meglio collocare l’interpretazione del transfert. Attraverso queste tipologie ermeneutiche la coppia si sente compresa nel suo ruolo difensivo. FATTORI DI CAMBIAMENTO Interpretazione → utile per spostare il paziente da una posizione schizo-paranoide a una posizione depressiva, dove la costruzione di legami permette di riconoscere l’altro, di valutarlo e di tollerare l’ambivalenza Cercare di invitare tale coppia a riconoscere gli aspetti di sé proiettati nell’altro è paragonabile all’invito posto al paziente in terapia individuale a riassumere su di sé le proprie identificazioni proiettive. Il tipo di interazione tra i due partner della coppia influenza il processo psicoanalitico e in particolare il processo di interpretazione MODELLO NORSA-ZAVATTINI Diana Norsa e Giulio Cesare Zavattini hanno lunga esperienza clinica nell’ambito del lavoro con la coppia Modello di Norsa e Zavattini→ filoni principali= 1. Meccanismi di difesa→ ciò che avviene nel mondo interno, affinché possa essere accettato ed eventualmente rielaborato, deve essere trasformato in esterno. Meccanismo cardine, l’identificazione proiettiva, il soggetto su cui vengono proiettati gli oggetti interni cattivi accoglie tali contenuti e inizia a comportarsi conformemente alle aspettative del partner 2. Il tema dell’uso dell’altro→ concetto cardine, l’altro viene visto come oggetto della scarica libidica. Bion contenuto/contenitore, la capacità individuale di accettare la realtà psichica dell’altro. L’ incapacità di distinguere tra sé e l’altro. Tale visione evolve, coniuge portatore, partner assorbe e contiene i lati oscuri dell’altro 3. Coppia genitoriale interna→ l’interiorizzazione della relazione di coppia dei genitori, come è stata vista dall’individuo, come è stata vissuta, come è stata fantasticata. Sono costruzioni che l’individuo fa in rapporto alla natura della relazione dei propri genitori. La rappresentazione di coppia genitoriale interna MODELLI DI SUPPORTO I modelli di intervento in ambito familiare polarizzano l’attenzione sul disagio come espressione di una difficoltà relazionale, sono coinvolti aspetti consci e inconsci A seconda delle varie prospettive teoriche, il disagio viene inserito in una complessità di significati collegata alla realtà intrapsichica delle relazioni familiari Terapie espressive→ conducono il paziente a una ristrutturazione della personalità e a una soluzione più adeguata dei conflitti, cambiando il mondo delle rappresentazioni Terapie supportive→ si propongono di accompagnare il soggetto in un percorso che sta compiendo Gli obiettivi prefissati sono più limitati e di conseguenza maggiormente mirati Gli interventi restano molto vicini alla consapevolezza e rinviano alla situazione attuale del soggetto. Un aspetto importante→ potenziamento dell’alleanza terapeutica attraverso l’impiego del noi, facendo riferimento all’esperienze del passato Le terapie del sostegno possono essere terapie brevi o meno, rientrano nella categoria delle terapie a lungo termine, possono prolungarsi anche per uno o due anni ma non vengono prefissate fin dagli inizi una durata e una conclusione. Le terapie espressive sia individuali che in ambito familiare richiedono al terapeuta un training psicoanalitico personale che gli consente di vivere e comprendere in maniera adeguata in movimenti transferali e controtransferali. In ambito familiare richiedono una elaborazione più specifica dei propri vissuti transferali e contro All’estremo opposto esistono tutti quegli approcci che vengono definiti counseling/ guidance→ insieme di interventi in cui vengono dati consigli ai genitori per aiutarli nel loro ruolo educativo Counseling si differenzia sia per la scelta di specifiche procedure sia perché si rivolge soprattutto alle persone relativamente prive di disturbi. Gli psicologi del counseling possono diagnosticare e assistere sia individui sia gruppi, si propone di focalizzare l’attenzione sui problemi di crescita personale, su eventuali crisi evolutive o situazionali Scopo → aiutare i soggetti ad affrontare le difficoltà della vita con la finalità di prevenire lo sviluppo di disturbi gravi e di innalzare e migliorare il funzionamento personale Si appoggia e viene guidato da diversi modelli teorici e si basa sulla comunicazione verbale, sull’aiutare il cliente a riflettere sulle proprie parti sane ed evolutive su aspetti consapevoli. Le terapie supportive su base psicoanalitica nell’ambito familiare condividono alcuni principi teorici e di teoria della tecnica delle terapie espressive 1. Ipotizzano che la teoria psicoanalitica mantenga un elevato potere esplicativo non solo del funzionamento individuale, ma anche del funzionamento della famiglia. Ipotizzano che nella comprensione dell’intervento ci si possa rivolgere sia all’interno sistema che a sue sottoparti. Condividono l’ipotesi la famiglia o i suoi sottosistemi costituiscono un oggetto di studio peculiare, la totalità è diversa dalle singole parti. Postulano che l’individuo abbia delle modalità forti di agire che influenzano la relazione con gli altri membri della famiglia. Concordano che il livello raggiunto nella comprensione dell’individuo non è lo stesso che si raggiunge nella terapia 2. Condividono i seguenti concetti di base: - Considerano la persona intera e non soltanto come espressione del sintomo - Influenza di aspetti sia consci che inconsci sulle modalità di relazionarsi - Concordano le relazioni rappresentate hanno componenti sia consce che inconsce - Fanno riferimento alle relazioni iniziali genitori-bambino ma anche alla centralità della triangolazione edipica o anche al significato dell’adolescenza o della transazione - Ipotizzano che le relazioni passati sono ancora presenti nel mondo interno dei singoli membri del sistema familiare - Danno sempre più importanza non solo alle relazioni passate con la figura materna ma anche al ruolo fondamentale del padre 3. I costrutti psicoanalitici relativi alle relazioni familiari concordano sul fatto che una componente della psicopatologia familiare sia da attribuire a meccanismi specifici che influenzano la relazione e che strategie che potremmo definire 4. Lo scopo generale della terapia familiare è: - Accogliere la sofferenza delle famiglie senza centrare l’attenzione solo sull’aspetto obiettivo sintomatico o solo su un’analisi del malfunzionamento - Aiutare le famiglie a risolvere i problemi - Aiutare ciascun membro della famiglia a migliorare tra pensieri ed emozioni - Accrescere la capacità di autoriflessione - Rendere attivi i membri della famiglia dando loro la possibilità di confrontarsi con gli altri componenti 5. La formulazione del caso è la teoria sul caso il terapeuta si costruisce e che comprende, cerca di comprendere ciò che ha smesso di funzionare nel sistema familiare. Il processo di decisione è un primo elemento importante che mette il terapeuta in contatto con l’economia psichica della famiglia. Tale processo consente al terapeuta di assistere al dispiegamento delle difese e alle modalità con le quali esse vengono interpretate. L’analisi della domanda → punto di partenza 6. La centralità di alcuni principi fondamentali della prassi psicoanalitica. L’importanza data agli affetti, alla riflessione e all’insight, alla dinamica transfet-controtrasnfert. Viene perseguita un’attenzione liberamente fluttuante nei confronti della famiglia, vengono accolte le angosce e la sofferenza. Le terapie supportive su base psicoanalitica si differenziano per alcuni aspetti dalle terapie espressive. 1. Relativamente ai concetti di base: - Si tiene presente la realtà e il contesto ambientale in cui la famiglia è inserita - Attenzione è rivolta a una diagnosi delle parti sane e funzionanti vs. quelle patologiche e non funzionanti - Viene data importanza all’ hic et nunc, aiutare la famiglia ad addurre esempi e particolari sulla realtà presente , si deve lavorare sulla gestione quotidiana del rapporto attraverso l’affinarsi di strategie di coping - Il terapeuta si avvicina alla famiglia attraverso la comprensione e l’empatia, rivolgendo specifica attenzione alle risorse dei membri della famiglia e poi considerando l’esclusivo intreccio delle risorse stesse generato dalla relazione - Il terapeuta enfatizza la possibilità di lavorare insieme non solo con i diversi componenti ma con l’intera famiglia, per raggiungere gli obiettivi prefissati; implica la disponibilità dei membri stessi a intraprendere un percorso comune - Inconscio è molto presente da spessore e significato alle relazioni stesse; l’attenzione per quanto riguarda la comunicazione alla famiglia è maggiormente rivolta agli aspetti consapevoli - Non si lavora per una risoluzione dei conflitti inconsci - Nella famiglia la psicoterapia di sostegno comporta l’inizio di un processo di autoconoscenza che consenta ai vari membri di entrare in contatto con parti del proprio funzionamento - Uno spazio di pensiero con finalità osservative ha l’obiettivo di strutturare una prima alleanza - Viene data molta attenzione agli affetti consapevoli che vengono espressi nella relazione. È attribuito al rewording - Verbalizzazioni e chiarificazioni definito da Kernberg costituiscono la modalità di base del lavoro con le famiglie - Il clinico cerca di favorire l’instaurarsi di un processo di autoconoscenza attraverso le chiarificazioni dei punti oscuri - Clinico incoraggia l’espressione dei familiari - Le interpretazioni vengono utilizzate solo quando necessario - Il terapeuta viene ben presto a costruirsi un’immagine della complessità delle relazioni e dei bisogni e desideri - Nella terapia di sostegno in ambito familiare la storia delle relazioni personali interiorizzate - Il terapeuta deve rassicurare i componenti della famiglia aiutandoli a comprendere che esistono altre e diverse soluzioni 2. Relativamente alla tecnica - Clinico deve essere empatico, aiutare i pazienti a modulare la propria affettività e rispettare le limitazioni del setting - Il clinico crea e cerca di mantenere assieme alla famiglia un’alleanza sia di lavoro che terapeutica - Il clinico è molto attento a che cosa in quel momento la famiglia è capace di sentire come un disagio e come espressione sintomatica - Il clinico propone un intervento in cui prima di tutto venga accettata la componente consapevole - Si focalizza l’intervento su alcuni aspetti del sistema o sottosistema - Il terapeuta incrementa le abilità di coping: i soggetti tornino a gestire concretamente le richieste della quotidianità in maniera produttiva - Il terapeuta è consapevole degli aspetti transferali e controtransferali e li utilizza per una comprensione del funzionamento della famiglia, ma non sempre li interpreta con connessioni legate al passato dei membri - Viene dato molto supporto alle capacità residue di mantenere relazioni adeguate - Viene data importanza alla capacità di facilitare le relazioni presenti - Viene rispettata la prassi di una qualunque seduta terapeutica su base psicoanalitica - Il clinico diviene un Io ausiliario - Atteggiamento del terapeuta non diviene attivo nel senso di dare compiti, accoglie, commenta aiuta a riflettere - Il terapeuta pone dei limiti di autorevolezza - Atteggiamento genitoriale si ha quando la famiglia o la coppia destinataria dell’intervento di sostegno non funziona e si presuppone gestisca la sua quotidianità a un livello più primitivo - Attenzione alla capacità della famiglia di accettare un intervento più supportivo che interpretativo - A differenza dello psicoanalista classico, il clinico può comunicare anche con le persone o le strutture che sono a stretto contatto con la famiglia e la coppia Cancrini → centrale il concetto di discorso: intende la psicoterapia come un discorso, possiamo definire sintassi la struttura di fondo che ne accomuna le varie forme, ossia una specie di denominatore comune sul cui registro gli interventi si allineano. In base alla sintassi psicoterapeutica si può costruire una modalità di intervento che si ripresenta in ogni situazione e con ogni terapeuta Il modello di Cancrini si è evoluto come tentativo pragmatico di costruire un paradigma universale Malagoli Togliatti, Angrisani e Barone→ modello integrato dei contratti, vengono valorizzati gli aspetti processuali e contestuali del lavoro psicoterapeutico con la coppia. Si incentiva il terapeuta a favorire sia la maturazione individuale, i processi evolutivi del rapporto di coppia, lavorando all’inizio con il singolo partner, ma in compresenza, si ha una integrazione tra intrapsichico e interpersonale. Luepnitz→ approfondire le relazioni tra una terapia familiare di stampo femminista e una di stampo sistemico. Il modello di intervento proposto viene poco elaborato sul piano teorico-metodologico Gerson → passa in rassegna tutti gli aspetti indici delle teorie di trattamento, dalla diagnosi alla terapia e dando importanza sia alla relazione terapeutica sia alla possibilità di integrare, nella cura di uno stesso individuo. La tecnica→ nel lavoro supportivo, il clinico li incoraggia a sviluppare e accrescere la propria capacità empatica. La gestione del figlio deve essere mossa da obiettivi condivisi dei genitori: per far emergere questi fattori il terapeuta deve allearsi con l’Io osservante. Aspetti fondamentali: rapporto di fiducia e l’alleanza terapeutica I colloqui vengono condotti secondo il modello psicoanalitico classico, offrendo ai genitori la totale libertà di scegliere le dimensioni che verranno affrontate. Nel corso del lavoro con i genitori può rendersi necessario comunicare anche con le persone o le strutture che sono a stretto contatto col bambino. Bisogna permettere che continuino a incorrere negli stessi errori che hanno sempre commesso siano disponibili ad accettare i consigli del terapeuta, entrare nella vita quotidiana delle persone significa essere disposti ad ascoltare senza fretta per poter cambiare regole. MODELLI SPECIFICI DI INTERVENTO: LA RELAZIONE MADRE-BAMBINO Lo sviluppo del bambino è caratterizzato dall’evoluzione delle sue abilità espressive che gli permette di manifestare in modo adeguato i suoi sentimenti, di comunicare verbalmente, di pensare e di entrare in relazione con gli altri Le prime relazioni influenzano lo sviluppo Fondamentale importanza è la interazione che costituisce l’aspetto comune di tutte le terapie madre-bambino La relazione genitore-figlio rappresenta il vero paziente del trattamento Il bambino e il suo caregiver sono parte dell’interazione stessa si influenzano Il modello transazionale→ descrive il processo attraverso il quale due individui entrano in relazione cambiano e si influenzano e la struttura del sistema interattivo stesso→ costellazione materna. Considera lo sviluppo del bambino come il prodotto dell’interazione di fattori sia individuali che esperienziali. Bambino ed esperienza sono strettamente interdipendenti, il bambino può determinare l’esperienza, l’ambiente può influenzare il bambino stesso. Nella prospettiva transazionale fondamentale importanza assume, il sistema di significati che il genitore utilizza per comprendere e organizzare l’agito del bambino Due aspetti di cui si compone: il tipo di rappresentazioni che la famiglia condivide e il pattern di interazione Il primo valorizza il ruolo delle rappresentazioni interne che si sviluppano nell’ambito della famiglia nell’assicurare il senso di stabilità Il secondo dipende dal modo in cui i componenti si comportano l’un l’altro. Le rappresentazioni interne sono ritenute in memoria, guidano il comportamento individuale e danno senso alle esperienze personali; il pattern di interazione ripetitivo e serve a garantire un senso di coerenza e di identità al sistema La comprensione del sistema di interazione tra rappresentazioni e relazioni permette al terapeuta di identificare lo sviluppo problematico e di pianificare il trattamento Daniel Stern→ ristrutturazione delle rappresentazioni materna → fondamentale caratterizzata da due aspetti essenziali: - primo= trilogia materna= costituita da una rielaborazione psichica delle rappresentazioni interne materne - Secondo = costellazione materna = è costituito dall’emergere di tematiche che determineranno azioni, tendenze e fantasie nuove Modello di intervento madre-bambino sia costituito da quattro elementi di base interdipendenti e in equilibrio: a. Il comportamento interattivo b. Modello interattivo madre c. Rappresentazioni delle interazioni del bambino d. Rappresentazioni delle interazioni della madre Stern e Stern→ cinque modelli di intervento madre-bambino 1. Approccio psicoanalitico→ fonte di informazione clinica è che la madre racconta i suoi problemi, li percepisce e come li interpreta. Il terapeuta può commentare i comportamenti interattivi della madre usando intuizioni o punti esemplificativi. Il focus dell’azione terapeutica è costituito dalle rappresentazioni della madre. Le tecniche terapeutiche adottate sono le interpretazioni e le chiarificazioni per esplicitare alla madre lo stato mentale; terapie brevi, il transfert non viene usato 2. Approccio psicoeducativo→ interazione madre-bambino viene videoregistrata e costituisce il materiale su sui si basa la relazione terapeutica; focus è il comportamento interattivo della madre. Il terapeuta cerca i comportamenti della madre che possono essere interpretati, rinforzati. Scopo è di rafforzare l’autostima della madre, lavorando sui suoi comportamenti manifesti. Le tecniche terapeutiche sono il rinforzo positivo, le informazioni e i consigli. Viene evitato il modellamento per sostenere l’esperienza della madre. Il transfert viene attivamente impiegato per favorire un’alleanza positiva 3. Approccio comportamentale-pediatrico→l'informazione clinica deriva dalla storia medica del bambino e dal suo comportamento focus e il comportamento della madre verso il bambino e la rappresentazione della donna rispetto al limite le capacità del figlio il terapeuta aiuta la madre adattare il suo comportamento e sulle rappresentazioni. Le tecniche utilizzate sono l'educazione di informazioni suggerimenti, il rinforzo e il modellamento. Il transfert è auspicabile ma non necessario 4. approccio comportamentale→ informazione clinica deriva sarà il comportamento del bambino che dal comportamento interattivo madre bambino. Focus e il comportamento del bambino e anche il comportamento della madre a cui vengono insegnate le linee guida. Trasforma le rappresentazioni che la madre ha del bambino, l'azione terapeutica finalizzata al mantenimento dello shaping, le tecniche utilizzate sono il rinforzo positivo e negativo, l'insegnamento e i consigli diretti. Il transfert presente e spesso ambivalente 5. approccio della terapia familiare → l'informazione clinica deriva da tutte le interrogazioni reciproche madre padre bambino; il terapeuta può agire sul comportamento interattivo, sulle rappresentazioni o contemporaneamente su entrambi Stern procede a un’altra classificazione in base a due aspetti: - bersaglio → obiettivo del trattamento, ciò che si vuole clinicamente modificare - ingresso → è l’oggetto dell’attenzione clinica, la porta attraverso la quale il terapeuta può accedere al sistema Individua due modelli diversi: uno assume come obiettivo teorico della terapia la modificazione delle rappresentazioni dei genitori, l’altro il cambiamento delle interazioni Il tipo di bersaglio e di chiave d’ingresso permette una distinzione all’interno del primo modello; da un lato terapie che considerano le rappresentazioni dei genitori sia come ingresso nel sistema madre-bambino che come bersaglio; dall’altro terapie che condividono obiettivo di modificare le rappresentazioni genitoriali, ma scelgono diverse chiavi d’ingresso: - il comportamento manifesto del bambino - interazione genitore-bambino - rappresentazioni del terapeuta - rappresentazioni bambino Lieberman e Pawl→ obiettivo dell’intervento = cambiamento delle rappresentazioni interne che i genitori hanno del bambino e di sé stessi, potrebbero essere l’agente patogeno e la modificazione delle stesse. Centrali sono la costruzione e il mantenimento di una buona alleanza terapeutica, permetta ai genitori di acquisire una migliore esperienza del sé L’utenza è indirizzata a un tipo di trattamento → popolazione svantaggiate Cramer e Palacio-Espasa→ considerano le rappresentazioni genitoriali come il bersaglio teorico, centrale risulta l’insieme delle rappresentazioni che spingono la madre a interpretare il comportamento del bambino, si traducono nelle motivazioni che la inducono a reagire a questo comportamento. Postulano l’esperienza di conflitti irrisolti che sembrano riemergere nell’interazione con il bambino. Il clinico utilizza l’interazione comportamentale esplicita dalla quale è possibile evincere l’espressione del tema conflittuale centrale. Questo trattamento è rivolto → nuclei familiari completi Quando bersaglio e ingresso non coincidono hanno quattro diversi tipi di trattamento : 1. ingresso nella diade attraverso il comportamento manifesto del bambino , la valutazione in ambito pediatrico o la somministrazione di scale. Attenzione clinica sul comportamento manifesto del bambino ha la funzione di modificare la rappresentazione che la madre ha di sé stessa e di suo figlio 2. utilizzo dell’interazione genitore-bambino. Il comportamento interattivo manifesto ha la funzione di ritornare direttamente alle rappresentazioni e ai ricordi della madre, la sequenza interattiva è il punto di partenza 3. sentimenti e i pensieri dell’osservatore-terapeuta siano l’ingresso principale nel sistema. Focus è rivolto alla soggettività del clinico che mette in atto la propria esperienza interiore del bambino. Obiettivo di modificare le rappresentazioni materne, attraverso il comportamento manifesto del clinico, la madre giungerebbe a sperimentare sé stessa in una relazione 4. come ingresso nel sistema le rappresentazioni. Questo avviene con l’esplicitazione da parte del clinico della situazione, attraverso la drammatizzazione dell’esperienza. Principale funzione reclamare un più ampio spazio rappresentazionale nella mente della madre. Stern → descrive alcuni modelli, scopo modificare i comportamenti interattivi manifesti: I. studio del comportamento manifesto della madre. Uno dei prerequisiti è la costruzione e il mantenimento di una buona alleanza terapeutica. Il terapeuta deve adoperarsi del rinforzare positivamente i comportamenti materni; il terapeuta non interagisce con il bambino II. prima fase di questo modello è quello di creare un’alleanza terapeutica; la seconda fase prevede la creazione di una cornice fisica per le interazioni, i processi relazionali essere monitorati; viene poi indicato al padre e alla madre di interagire col figlio attraverso una sequenza di fasi. La terza fase prevede il cambiamento delle interazioni familiari Sameroff→ ulteriore classificazione, non esiste un intervento che da solo può risolvere tutti i problemi. Talvolta possono essere i comportamenti del bambino che devono essere modificati a volte possono essere le rappresentazioni del genitore. Definisce questi diversi target: remediation, redefinition, reeducation = Tre r • remediation→ è una strategia, scopo il cambiamento del comportamento del bambino in modo da adattarlo alle preesistenti abilità di cura della famiglia di appartenenza. È consigliato questo tipo di intervento quando le aspettative e le richieste rivolte al bambino sono adeguate; la sua efficacia è maggiore è un intervento limitato nel tempo • redefinition→ ha come scopo la ridefinizione delle credenze e delle aspettative dei genitori, in modo da favorire comportamenti di parenting. È indicata le rappresentazioni della famiglia non sono adeguate alla realtà. Tale intervento è stato utilizzato anche per migliorare la relazione madre-bambino. Può essere rivolto direttamente a rappresentazioni che essa ha del proprio vissuto, ridefinendo il bambino come il proprio bambino. Il cambiamento delle credenze e delle attribuzioni consente al genitore di utilizzare con successo le abilità di parenting già presente nel suo repertorio. • Reeducation→ scopo è di fornire al genitore o all’intera famiglia conoscenze rispetto al bambino e a specifiche abilità di parenting. È adatto per quei genitori che non dispongono di conoscenze o esperienze per regolare il comportamento del bambino. Psychedynamically Informed Intervention→ si basa sulla teoria delle interazioni faccia a faccia; fondamentale importanza ai processi di regolazione reciproca interattivi e del Sé. Regolazione interattiva è una dinamica continua e bidirezionale in cui aggiusta il proprio e l’altrui comportamento. Il contatto iniziale è una conversazione telefonica di 15-20 minuti, in cui la madre è sollecitata a esprimere le proprie preoccupazioni. Nel primo incontro si svolge in laboratorio, vengono videoregistrati in interazioni faccia a faccia con il bambino, utilizzate due telecamere. Le videoregistrazioni integrate in una sola immagine. Il trattamento di solito prevede due ore in laboratorio e due ore di feedback in studio. L’ultima seduta è un test sull’attaccamento. Altre due ore sono necessarie per rivedere le videoregistrazioni, il terapeuta prima dell’incontro rivede il video valutandone il livello di attenzione, di arousal e il tipo di emozioni. L’intervento video assistito attraverso la valutazione dettagliata, si propone di rilevare i pattern specifici di interazioni mediante l’applicazione delle informazioni desunte dagli studi microanalitici. Il terapeuta indaga le emozioni della madre e quello che crede il bambino abbia sentito. Una delle più importanti funzioni del terapeuta è mostrare come le espressioni facciali, si manifestano nell’interazioni. Vengono osservati gli effetti che il comportamento della madre ha sul bambino. Due fattori fondamentali da tenere presenti al momento della segnalazione: il background teorico e il motivo della segnalazione Ambito familiare→ 3 tipologie= 1. Persona che telefona lo fa per una richiesta individuale 2. La persona che telefona lo fa perché evidenzia un disagio relativo a sé in relazione 3. La persona che telefona lo fa perché avverte un disagio rispetto alla coppia di cui è membro Il modo in cui verrà fissato il primo incontro non sempre è conseguenza diretta dell’esplicita richiesta del paziente. Ogni psicologo si forma in un contesto teorico-metodologico. Nel corso del suo lavoro clinico acquisisce una modalità specifica di lavorare, questo rende la figura del clinico e il suo modo di lavorare autorevoli Singer→ distinguere autorità razionale, è basata sulle competenze e autorità irrazionale deriva dal desiderio di potere Richiesta di un approccio individuale da parte del paziente Risposta dipende dall’approccio teorico dello psicologo e dal suo training: 1. Approccio individuale dello psicologo clinico→ il paziente verrà accolto nella sua motivazione all’assessment e al successivo eventuale trattamento individuale. L’individuo che si è segnalato diviene il paziente 2. Approccio dello psicologo clinico rivolto al disturbo della relazione e della comunicazione→ la segnalazione è fatta a un professionista che ha una formazione più orientata al disagio e comunque ipotizza che esso non sia soltanto riferibile all’individuo, verrà proposto al paziente di venire al primo appuntamento con l’altro membro Richiesta fatta evidenziando un disagio del paziente in relazione a un altro membro del sistema familiare Distinguere due fondamentali: 1. Nel caso del familiare adulto: approccio individuale= il paziente è colui che comunque esprime il disagio e verrà accolto come tale per dirimere successivamente le questioni presentate; approccio relazionale= il paziente è l’intera famiglia e/o coppia 2. Nel caso dei figli=richiesto di coinvolgere la coppia genitoriale: approccio relazionale= il paziente è la famiglia Richiesta fatta evidenziando un disagio specifico della coppia Uno dei membri richiede l’aiuto per un problema. I due partner possono essere concordi nell’effettuare la richiesta; approccio di coppia= il paziente è la coppia Il professionista è lì per comprendere e riformulare la richiesta del cliente e rispondere secondo la propria competenza Distinguere le possibilità di approccio: 1. Il paziente specifica fin dall’inizio, il problema riguardi la moglie o il figlio. Professionista privilegia l’approccio al caso singolo, la richiesta orientata all’individuo; approccio di coppia potrebbe creare problemi per il lavoro 2. Il paziente chiarisce che l’altro membro non è disponibile a partecipare, si deve accogliere il paziente individualmente 3. Il paziente telefona per un disagio di coppia→ approccio di coppia 4. Il paziente telefona per problemi relativi al figlio, il paziente può accettare di venire con l’intera famiglia o da solo Primo incontro = dovrebbe essere utilizzato per inquadrare la problematica. La prima cosa da indagare è il paziente che si presenta è realmente quello che abbiamo ipotizzato Un secondo problema→ riguarda il background del clinico Il paziente porta un problema, vediamo come esso possa essere interpretato dal punto di vista del background teorico del clinico Sintomo → aspetto non funzionante soggettivamente o obiettivamente esperito. Nell’ambito delle relazioni familiari esso assume sfumature più differenziate perché il malfunzionamento può riguardare sia i singoli membri, sia l’intero gruppo familiare Seguente classificazione di possibili significati: a. Disagio di un singolo membro b. Risultante della componente individuale di un membro e di quella di uno o più altri membri della famiglia c. Disagio dell’intero sistema d. Situato in un singolo membro del gruppo è espressione di un disagio e malfunzionamento dell’intera famiglia Diagnosi→ distinzione tra diagnosi descrittiva e diagnosi interpretativa - Prima= classificazione del paziente rispetto ad aspetti sintomatologici, fa riferimento o all’ International Classification of Diseases Icd-10 o varie versioni del DSM. - Seconda= su una lettura del funzionamento della personalità su base psicoanalitica Quando ci si rivolga invece al paziente coppia/famiglia, l’attenzione è rivolta alla disfunzione in ambito familiare e/o in un suo sottosistema Nella classica diagnosi sistemica l’assessment sovrasta la diagnosi dell’individuo e gli elementi di storia individuale, vengono sostituiti da elementi relativi all’interazione presente Nella diagnosi che integra la terapia sistemica con quella dell’attaccamento viene dato spazio ai problemi dell’attaccamento nella coppia. Negli approcci psicoanalitici il problema diviene molto più complicato, il terapeuta è più sensibile sia ai deficit individuali che alle dinamiche. È fondamentale per il clinico avere chiaro nella mente e identificare quando anche all’interno della disfunzione in ambito familiare sia presente una psicopatologia individuale. Nella realtà della pratica clinica si verifica spesso che le cose si complicano. Si assiste alla necessità di ricorrere a diversi modelli di intervento, può sfociare in una modalità operativa definibile come multi-approccio al problema L’azione terapeutica può essere diretta contemporaneamente sulla famiglia, come sistema, coppia genitoriale, coniugale o singolo Questo non significa che tutte le possibilità vengano messe in atto contemporaneamente. I pazienti non possono essere coinvolti contemporaneamente a tutti i livelli di funzionamento Il terapeuta si trova di frequente nella posizione di lavorare con i sottosistemi e può verificarsi che egli decida che all’incontro successivo parteciperà solo il sottosistema coppia genitoriale Quando il terapeuta di coppia ravvisa la necessità di un trattamento individuale per uno dei membri, in questo caso sarà importante che tale trattamento venga svolto da un altro terapeuta La funzione riflessiva = Reflective Function→ esplicitare un atteggiamento verso gli interventi familiari che consenta di muoverci all’interno degli stessi con gli occhi della famiglia e secondo quanto la famiglia richiede RF→ due componenti, una autoriflessiva e una interpersonale che consentono all’individuo di possedere una ben sviluppata capacità di distinguere realtà esterna e realtà interna Individui con RF attraverso un processo definito come riflessione, sono in grado di guardare e capire sé stessi e gli altri in termini di stati mentali Quando questa funzione fallisce, l’individuo si relaziona a sé , agli altri e al mondo in modo molto concreto. Fonagy: distinguono un Sé preriflessivo da un Sé riflessivo - Sé preriflessivo o sé esperienziale = il sé che esperisce direttamente la vita senza alcuna mediazione interna - Sé riflessivo= complemento dialettico del Sé esperienziale e rappresenta una specie di osservatore interno Il Sé riflessivo elabora l’esperienza mentale, sa quello che il Sé esperienziale sente, prova, percepisce La funzione di questo osservatore mentale è la capacità di tenere in considerazione gli stati mentali propri e altrui. La capacità di capire che gli altri hanno sentimenti diversi dai propri Il concetto di funzione riflessiva fornire l’atteggiamento di base per qualunque tipo di linea guida in ambito familiare e non solo. Lo psicologo dovrebbe metter in moto la sua capacità di mentalizzazione, per poter comprendere la specificità dei sentimenti altrui INTERVENTI CLINICI CON LA COPPIA IN SEPARAZIONE Il LAVORO CLINICO NELLE SEPARAZIONE ALTAMENTE CONFLITTUALI La ricerca clinica e psicosociale si è dedicata all’analisi degli effetti prodotti dalla separazione e dal divorzio sul benessere dei figli. Questa evoluzione della fenomenologia della separazione ha portato una significativa trasformazione del modo di concepire la genitorialità: ha avuto la sua consacrazione giuridica con la legge 54/2000 = ha identificato nell’affidamento condiviso dei figli la forma ordinaria di regolazione della genitorialità in caso di separazione dei genitori. Il paradigma dell’affido condiviso corrisponde agli orientamenti della riflessione psicologica che individuano, il mantenimento di un’equilibrata e regolare relazione con entrambe le figure genitoriali. Richiede un’autentica consensualità e collaborazione tra i due genitori. Il percorso separativo è contraddistinto da momenti di conflitto acuto e a volte distruttivo e tale conflittualità coinvolge anche i figli, tanto da indurre gli operatori giudiziari a ricercare e sperimentare tecniche e approcci che facilitino il contenimento della conflittualità L’evoluzione del sociale e culturale della separazione e del divorzio mostra due aspetti contrastanti: da un lato crescente normalizzazione del fenomeno, dall’altro si conferma la sua problematicità Lo scenario costituisce un ambito elettivo dell’intervento psicologico contemporaneo e alle caratteristiche dei contesti e dei setting ma accomunato dalla specificità dell’evento critico da cui scaturisce la richiesta di aiuto Promuovere la conoscenza dello stato dell’arte su tali tematiche e sollecitare un confronto sui differenti approcci operativi, ma soprattutto per identificare gli elementi tecnico-metodologici e le condizioni procedurali che possono facilitare l’elaborazione costruttiva della conflittualità e sostenere l’accesso condiviso della genitorialità L’estensione quantitativa delle separazioni e dei divorzi conferma la tendenza di una costante crescita proporzionale Il consistente aumento del numero di divorzi registrati nel 2015 è da considerarsi un’anomalia in quell’anno esplicano per la prima volta i loro effetti due importanti variazioni: - la prima è la legge 132/201: essa semplifica l’iter delle procedure di separazione e divorzio consensuali prevedendo la possibilità di definire la separazione e il divorzio; - la seconda: la legge sul divorzio breve (legge 6 maggio 2015, n.55) ha accorciato drasticamente il periodo che deve intercorrere obbligatoriamente tra il provvedimento di separazione e quello di divorzio→ ha avuto effetto di cadenza = anticipare una gran parte di quei divorzi A cavallo dell’introduzione delle nuove forme, la quota di separazioni e di divorzi giudiziali è leggermente cresciuta a indicare che il passaggio separativo rimane in una quota non trascurabile una situazione contraddistinta da una conflittualità elevata e di problematica gestione. Una radicale trasformazione è avvenuta negli ultimi dieci anni → regolazione dell’affidamento dei figli minori Fino al 2015 è stato l’affidamento esclusivo alla madre, a partire dal 2006 la quota di affidamenti concessi alla madre si è fortemente ridotta e il sorpasso è avvenuto nel 2007 Nel 2015 le separazioni con figli in affido condiviso sono state l’88,9% contro l’8,9% di quelle con figli affidati esclusivamente alla madre. La quota di affidamenti concessi al padre a rimanere su livelli molto bassi Forma condivisa di affido→ assenza di conflitto e la presenza di un effettivo esercizio condiviso e collaborativo della genitorialità OBIETTIVO, METODO, TECNICHE E PROCEDURE La separazione e il divorzio non sono concepiti come eventi critici puntuali, ma processi trasformativi. Ciò conferisce a questa condizione della dinamica familiare un carattere unico e paradossale, si sviluppa lungo due movimenti: da un lato la necessità di uscire e dall’altro l’impossibilità di uscire Contraddittorietà dell’assetto separativo rende il compito molto difficile, possano determinarsi conflitti estremamente acuti e comportamenti gravemente disfunzionali L’intervento clinico non può che assumere come un suo obiettivo primario, la comprensione di ciò che rappresenta un ostacolo alla transizione e l’accompagnamento e il supporto al processo di trasformazione La direzione della cura: promuovere il superamento dello stallo e facilitare e sostenere il completamento della transizione separativa, aiutando a superare la contraddizione tra il piano coniugale e quello genitoriale. In qualche caso le famiglie di origine possono costituire un aiuto e un supporto, ma più frequentemente tendono ad allinearsi alla logica della contrapposizione, alimentando istanze di annullamento e di alienazione dell’altro. Il rilievo delle relazioni con le stirpi di origine non è più solo una constatazione empirica, l’innovazione legislativa ha riconosciuto come un esplicito diritto dei figli la necessità di mantenere una continuità relazionale con i nonni → situazione diventa più complicata, amplifica l’emersione di sentimenti di grande preoccupazione La transizione e il conseguente lavoro adattivo si rendono assai complicati e faticosi e investono ogni ambito dell’esperienza La ricerca psicologica identifica nella chiara e condivisa definizione di spazi, compiti e ruoli il principale fattore protettivo e di coping adattivo. Focalizza sul tema dei confini= vengono a creare in seguito alla separazione, non possono essere concepiti come barriere chiuse e impenetrabili, ma devono essere attraversabili e permettere la connessione e lo scambio tra i vari mondi familiari. Sono ovviamente i figli ad agire fisicamente questo attraversamento Altra dimensione→ temporalità, nel senso storico-generazionale, con la profondità e la struttura tridimensionale dei legami La ricerca più orientata in senso relazionale ha messo in luce come uno degli indicatori prognostici più importanti per il rispetto della natura tridimensionale dei legami È la possibilità di riconoscere l’estensione spaziale e la profondità temporale dei legami familiari che fa sì che il lavoro di coping non si riduca a un puro adattamento difensivo, ma costituisca un processo trasformativo delle persone e delle relazioni Elemento cruciale → è la frattura e la fine della relazione di coppia, non è pensato come un evento critico, ma come l’epicentro di una vera e propria transizione che ha una propria specificità A differenza delle altre transizioni familiari, in questo caso occorre invece affrontare una strutturale discontinuità e la perdita di un legame fondamentale per l’identità personale La separazione costituisce pur sempre l’esito di un attacco al legame e la violazione del patto che l’ha costituito, non costituisce mai l’obiettivo del progetto di coppia, ma il suo fallimento. È proprio quando il sentimento del fallimento e dalla perdita invade e allaga l’intero Sé che l’angoscia diventa intollerabile La perdita del legame trascina con sé lo sgretolarsi dell’appartenenza familiare e il conseguente venir meno del senso di sicurezza e protezione, vissuta come l’esclusione da ogni legame e come l’impossibilità di accedere a una coltivazione vivibile. Da qui nasceva la violenza del conflitto come estrema difesa È nel diaframma sottile e contraddittorio tra la fine del legame e la conferma del suo valore che si decide l’esito della transizione. E la via d’uscita non può essere il disperato tentativo di difendere o ripristinare lo stato antecedente alla frattura, ma costruire un nuovo patto Il figlio è in questo senso il riferimento obbligatorio, proprio la comune genitorialità che rende inefficaci, le più radicali e regressive modalità difensive e permette di transitare in modo costruttivo. Si tratta di un lavoro psichico estremamente impegnativo che richiede ciascun partner possa riconsiderarsi la propria storia generazionale. È un vero e proprio movimento di ritorno alle origini riguarda sia i rapporti della persona nella propria famiglia di origine, sia i movimenti dell’incontro con l’altro; è un compito che condensa aspetti cognitivi, affetti ed etici. La possibilità di affrontare questo compito dipende da molti elementi, contano le caratteristiche e le risorse personali, le modalità che assume la separazione e le risorse del contesto relazione e sociale e anche la possibilità di incontrare contesti professionali di aiuto competenti e specializzati L’affetto e la preoccupazione per il benessere dei figli, costituisce l’unica motivazione esplicita e dichiarata che può condurre i partner ad accedere a un contesto d’aiuto. Ma è solo quando è presente questo residuo generativo, cioè la possibilità di riconoscere che il figlio costituisce un elemento di ineliminabile accomunamento con l’altro genitore, che il lavoro di accompagnamento alla transizione diviene possibile. Esso richiede di risalite alle origini del legame e si sviluppa attraverso una progressiva differenziazione tra il paino coniugale e il piano genitoriale Dal punto di vista dei figli, la possibilità per i genitori di ricostruire un assetto relazionale all’interno del quale possano progressivamente recuperare livelli almeno minimi di fiducia e di legittimazione reciproca ha una valenza straordinaria. È evidente che i figli traggono un grande beneficio dal fatto che i genitori siano in grado di mettere in atto comportamenti collaborativi e convergenti Per il figlio c’è una grande differenza tra il sapere di avere due genitori piuttosto che sentire di poter essere contento con entrambi, solo in questo secondo caso potrà sentire il piacevole e il valore del fondamento della sua identità La consulenza con la coppia → intervento clinico focalizzato sulla transizione: un intervento di accompagnamento e promozione e che si propone di coinvolgere i partner nel processo di svelamento/riconoscimento del loro legame Il percorso consulenziale si articola solitamente in 10-12 incontri, si realizza incontrando per lo più la coppia genitoriale congiuntamente. Trovano spazio anche incontri individuali con ciascun genitore e anche incontri con i figli La focalizzazione prioritaria sul legame rende necessario mettere in campo un dispositivo operazionale produrre e articolare differenti livelli informativi Occorre il ricorso a tecniche e strumenti che permettano di esaminare il livello soggettivo dei vissuti e delle percezioni delle persone Oltre alle tecniche del colloquio clinico trovano ampio spazio sia strumenti classici della clinica familiare : - POMS ( Profile of Mood States) - QAI = questionario di adattamento interpersonale - Questionario di autoefficacia genitoriale - Questionario sulla fiducia percepita Uno strumento utile per la ricostruzione delle vicende familiare→ intervista clinica generazionale = combinare aspetti narrativi e aspetti simbolico-immaginativi, facilitando l’emersione di significati relazionali Differenti le tecniche e gli strumenti utilizzati nell’incontro con i figli. A seconda dell’età possiamo ricorre all’osservazione comportamentale e del gioco libero Nell’incontro tra figli e genitori due strumenti: Disegno congiunto della famiglia e il Family Life Space; uno strumento grafico-simbolico aiuta a mediare l’incontro fra i partecipanti ma costringe l’intero gruppo familiare a confrontarsi con un compito comune. Incontrare una coppia all’interno del contesto giudiziale è assai differente dall’accogliere una domanda naturale al di fuori di esso Possiamo parlare di una procedura invariata→ per due motivi: 1- In tutte le situazioni, la prospettiva concettuale e la focalizzazione operativa sono comuni così come omogenea è la direzione della cura 2- Perché con tempi e modalità a tratti differenti, la scansione delle diverse fasi del lavoro è sostanzialmente la stessa L’itinerario della consulenza a una sequenza di quattro momenti, ciascuno dei quali contraddistinto da specifici contenuti e obiettivi, richiedono una differente modulazione delle modalità di intervento. È indispensabile mettere in atto dal consulente una notevole flessibilità e la capacità di adattare il programma di lavoro alle oscillazioni a volte imprevedibili Le fasi sono: - Ingaggio → fase di apertura della consulenza è delicata e richiede all’operatore di prendere in considerazione le specificità del contesto. Le modalità con cui le persone prendono contatto ed esplicitano la richiesta possono essere molto eterogenee e meritano uguale attenzione. Anche quando alla consultazione si presentano entrambi i partner congiuntamente, il problema non è da loro rappresenta e concettualizzata come un problema della coppia. Essa è per lo più agita attraverso il conflitto riguardante il comune compito genitoriale. I livelli di sofferenza e di attivazione emotiva sono elevati sa rendere assai problematico lo scambio dialogico. È molto importante che questa fase di esordio sia organizzata con modalità ben strutturate e che il consulente assuma un atteggiamento direttivo. Lo scopo è di promuovere e sostenere la decisione realistica: che non si appiattisca collusivamente sulle aspettative improprie, ma che rende consapevoli i partner. Il lavoro di ingaggio non può essere prolungato e richiede che le persone possano avvertire l’incontro con il consulente come un contesto sufficientemente sicuro e accogliente. Ciò richiede che da subito sia possibile contenere l’escalation conflittuale sia possibile avviare una sequenza comunicativa non troppo aggressiva è fondamentale importanza raccogliere e condividere alcune informazioni preliminari, può essere di aiuto ricorrere a strumenti finalizzati ad acquisire le rappresentazioni relativamente ai bisogni personali e ai bisogni dei figli. Il vantaggio ricorre a questi leggeri strumenti di assessment : da un alto facilitano il compito di strutturare il lavoro e di contenere la conflittualità, offrono un ancoraggio oggettivante e autorevole ad alcune valutazioni preliminari; infine costituiscono un primo ingaggio operativo in un compito congiunto. L’ingaggio può considerarsi raggiunto nel momento in cui i partner, manifestando la decisione di avviare la fase preliminare del percorso di consulenza - La costruzione della domanda e della trattabilità → questa fase della consulenza assume un rilievo decisivo e richiede una particolare attenzione nella definizione della metodologia e nella scelta degli strumenti operativi. Occorre che i partner condividano almeno minimalmente la definizione del problema e l’obiettivo dell’intervento. I partner possano arrivare a riconoscere come ciò che caratterizza in modo determinante la situazione di difficoltà è l’impraticabilità della transizione separativa. Uscire dal rigido gioco di contrapposizione, dove ci sono solo i torti e le ragioni e cominciare a pensare che la frattura del legame possono essere ricondotti alla relazione di coppia. Un secondo obiettivo fondamentale riguarda il consolidamento dell’alleanza di lavoro, fare in modo che ciascun partner possa sviluppare nei confronti dell’operatore un sentimento di sufficiente fiducia, sperimentare un sentimento di supporto, di comprensione e di vicinanza emotiva, è di fondamentale importanza che l’operatore consegue e mantenga una posizione di assoluto equilibrio. Il dialogo congiunto è finalizzato a inquadrare dal punto di vista simbolico e sostanziale la consulenza come un compito della coppia. L’esordio in un setting di coppia congiunto ha un grande valore simbolico, consente di marcare in modo forte la differenza del lavoro psicologico e di provocare da subito una mobilitazione del pensiero e dei sentimenti. Un’attività riguarda l’esplorazione delle rappresentazioni familiari di cui i genitori son o portatore, obiettivo generale di sollecitare l’attenzione alle dimensioni relazionali e di mobilitare il coinvolgimento attivo= genogramma: una versione leggera e sufficiente a coinvolgere i genitori in una ricostruzione spazio-temporale della vicenda familiare e a esplicitare l’immediata figurazione di temi e significati latenti. La rappresentazione grafica rende osservabili numerose informazioni cruciali. Non è infatti necessario approfondire immediatamente tutti gli spunti è sufficiente lasciare ai genitori un breve spazio di parola per commentare la raffigurazione prodotta per cogliere la loro capacità di implicarsi. Modificare lo sguardo dei partner su di sé e sulla loro situazione: una vera e propria ridefinizione del problema e degli obiettivi. LA CONSULTAZIONE INDIVIDUALE : FABIO Il caso è stato seguito presso un servizio consultoriale privato accreditato in Lombardia, successivamente a una separazione un genitore chieda una consultazione individuale. I motivi possono essere compositi e ovviamente vanno indagati e tematizzati: possono guardare l’impossibilità, di comunicare e a tratti di poter stare seduti nella stessa stanza con l’ex coniuge; possono implicare l’assoluta indisponibilità dell’ex; l’altro genitore può essersi trasferito lontano o non essere più reperibile Fabio→ gravemente angosciato da quando la moglie gli ha comunicato la propria intenzione definitiva di separarsi. È ragioniere di una piccola società, il lavoro lo lascio solo per parecchie ore al giorno; figlio di una famiglia religiosa incontra e sposa Barbara, hanno tre figli; lei fa il medesimo lavoro in una ditta poco distante da quella in cui lavoro lui. Entrambe le famiglie d’origine oggi sono molto schierate a favore dei propri figli e sono state fino a prima della separazione un importante riferimento per la coppia. Fissiamo un colloquio d’apertura, poche ore prima del nostro incontro sono contattato dal suo avvocato, mi avverte che l’ha incontrato in mattinata e che l’ha trovato confuso e in balia di vaghe ideazioni suicidarie. Fabio arriva puntuale; lo saluto con un sorriso e lui ricambia stentatamente, ha 31 anni e inizia la seduta raccontandomi dell’inaspettata solitudine carica di rabbia muta, la rabbia trova le parole ed esplode furiosa Non è inaspettata l’aggressività verso il coniuge: aumento della conflittualità legata alla complessità di ciò che in senso ampia possiamo definire irrisolto e a un aumento della multi-problematicità delle famiglie. Abitualmente i membri della coppia si avvicinano alla separazione con velocità diverse: chi la propone ha avuto modo di covarla in silenzio e chi la subisce si è trincerato dietro la volontà ferrea di non voler vedere e non voler cogliere i segnali di disagio. Le profonde difficoltà comunicative contribuiscono a creare vissuti differenti. Tali meccanismi portano i partner ad allontanarsi Il legame di coppia → consente di vedere nell’altro ciò che è nostro ma non siamo stati capaci di riconoscere e affrontare in noi Riappropriarsi di queste parti di sé, un’impresa faticosa e a tratti impossibile. Odio →lentamente generato prima del divorzio trova in questa vicenda clinica terreno fertile nella velocità, nella sorpresa e nell’impreparazione Il percorso si snoda attorno a tre livelli di consapevolezza e di cura: il livello personale, quello intersoggettivo e quello relazionale che nella consultazione devono necessariamente trovare ascolto e nella lettura della loro complessa interrelazione aiutare il paziente a rimettere al centro la propria soggettività Tali livelli si fondono e confondono con alcune aree tematiche che potremmo definire quali fasi dell’intervento all’interno del processo di crisi. Ci sono alcuni compiti importanti che lo psicologo deve monitorare e assolvere: 1. Ridurre lo stress 2. Utilizzare la crisi e il suo processo come occasione di crescita 3. Riconnettere il paziente con la propria progettazione personale e familiare 4. Aiutare il paziente a potenziare le proprie capacità di mentalizzare i propri stati interni e gli stati interni delle persone coinvolte Prima fase: apertura, il Sé, l’ascolto della complessità→ il momento dell’incontro, dell’anamnesi e dell’eventuale diagnosi: va valutata la situazione bilanciando da un lato la salvaguardia dell’Io del paziente e dall’altro lato l’attenzione a non spegnere troppo la sintomatologia, motore fondamentale alla motivazione, al trattamento e al processo di crisi e crescita. È l’occasione per esplorare le vicende familiari, intergenerazionali e transgenerazionali e ascoltare la ricostruzione della separazione e della crisi di coppia. Può essere utile diversificare i temi, aiutando il paziente a parlare non solo e in modo ossessivo della fine, ma provando ad allargare il racconto al suo contesto di vita È il momento in cui ascoltare anche i vissuti e i comportamenti de/i figlio/figli riportati dal paziente. Uno dei temi di interesse è quello di capire quanto il legame è stato attaccato e svilito prima della separazione Seconda fase: i figli e il nuovo sentimento di famiglia→ la sintomatologia sia ridimensionata a favore di una maggiore capacità di pensiero e mentalizzazione. Il racconto relativo ai figli prende maggiore spazio nel colloquio; il clinico è opportuno che provi a elaborare con la propria psiche ciò che il paziente non può ancora rappresentarsi mentalmente. È una fase in cui il paziente ritrova maggiore capacità di far proprio consigli molto pratici per la migliore gestione dei figli. Il paziente può cominciare a sperimentare un nuovo senso di famiglia con i figli. Il terapeuta è uditore attento delle conquiste positive. Particolare interesse è dato inoltre all’attivazione di buone risorse esterne che possano aiutare un primo raccomodamento. Cominciare a ricostruire ed elaborare le cause e i passaggi che hanno portato alla separazione, identifica aree di malfunzionamento della coppia preseparazione. Tale processo favorisce un aumento della consapevolezza generale e della propria agency. Questa fase è anche caratterizzata da un lavoro iniziale di protezione del legame tra i partner è anche protezione dei figli Terza fase: la trasformazione del legame di coppia e l’ex partner→ fase sia caratterizzata da un ulteriore miglioramento di eventuali sentimenti di euforia o disforia. L’iniziale lavoro di ricostruzione della propria storia di coppia deve trovare qui maggiore spinta e capacità di approfondimento e una ritrovata disponibilità ad aprire a narrazione. Il clinico utilizza la propria capacità di mentalizzazione per permettere al paziente di riappropriarsene: compito del clinico è presentificare l’ex partner aiutando il paziente in empatia e identificazione degli stati interni. Si può anche invitare l’ex partner per discutere insieme di aspetti pratici relativi alla gestione dei bimbi permettendo di confrontarsi attorno alla nuova organizzazione. Si può anche iniziare a dare un senso alla separazione che favorisca un primo movimento di accettazione Quarta fase: una prima chiusura del processo di crisi→ è la fase in cui provare a stabilizzare i punti fermi e provare a entrare nel merito di alcune domande utili per il futuro del nostro paziente L’apertura di una consultazione non consente al clinico di poter agire altre se non un ascolto rispettoso. C’p troppo dolore per chiedergli ulteriore sforzo e interventi dovranno essere finalizzati al ripristino minimo all’autostima. È un dolore che va capito senza colludervi e se serve incardinato in una prima diagnosi al fine di comprendere quali interventi di sostegno e sono urgenti attivare. Fare una diagnosi → capire quale capacità di visione realistica della situazione che sta vivendo riesce a garantire quanto riesce ad alimentare fattori protettivi Occorre provare ad aprire all’approfondimento d’argomenti diversi, esplorare l’aiuto che il paziente può ricevere dalla propria rete sociale, legittimare la comunicazione tra i partner. Legittimare la confusione e la paura, aiuta a legittimare e a perdonare la propria. Sono sedute che ci danno la possibilità di raccogliere informazioni circa l’ultimo periodo della relazione prima della separazione Stare su ciò che il paziente impulsivamente porta, annotare e comprendere aiuta a capire tanto relativamente alla forma della fine e a capire molto sia del singolo, sia delle modalità di funzionamento del legame Allargare i temi di discussione partendo dal materiale del paziente è ciò che è opportuno fare . I primi colloqui sono dedicati all’esplorazione del quadro multigenerazionale finalizzato alla comprensione di come la vicenda separativa si incastra nelle storie di famiglia→ ricostruire le precedenti vicende di separazione Nei primi colloqui se il procedimento giudiziale ha già preso avvio, è necessario dedicare tempo alla ricostruzione dei primi scambi tra avvocati→ risulta utile Dopo un primo periodo d’incontro finalizzato alla stabilizzazione dell’Io, possiamo avventurarci nel sentimento di solitudine→ può far perdere e sottovalutare al paziente l’importanza della propria presenza per gli altri Un sentimento pervasivo di inutilità che si fa strada con il ridimensionarsi della rabbia Famiglia → contenitore molto potente, strutturato, protettivo e rassicurante e l’angoscia di perdita e frammentazione reattiva al venire meno di questo contenitore è il luogo in cui far convergere degli sforzi del clinico Concentriamoci sulla possibilità che il paziente risperimenti e ricostruisca un proprio confortante sentimento di famiglia con lui e suoi figli. Attorno alla gestione e all’educazione dei figli possiamo dare consigli pratici al fine di strutturare e dare contenitore alle istanze genitoriali. Lavoriamo per trasmettere competenze su come gestire la nuova organizzazione. In questa fase il lavoro importante è aiutare a differenziare il proprio livello di frustrazione e rabbia nei confronti dell’ex partner dalla reale rappresentazione del valore dell’ex come genitore. La rabbia→ difficile da lasciare, si rileva l’affetto maggiormente diffuso nei percorsi di separazione e divorzio Gli effetti collaterali però sono troppo significativi: la rabbia alimenta sé stessa e tutte le possibili cortocircuitazioni negative, consente di far rimanere inalterato il gioco delle identificazioni proiettive reciproche La sfiducia nell’altro, nella situazione di Fabio e Barbara è ulteriormente alimentata dal tradimento Ricostruzione della fiducia è altro tema che occorre trattare in questa fase del lavoro: occorre aiutare il paziente a ricostruire la vicenda relativa al tradimento, a dare un senso alle vicende di coppia differenziandole dalle vicende della loro storia genitoriale La vicenda della separazione espone i genitori a nuove responsabilità e a nuovi pericoli soprattutto in seno alla continuità del legame. Negli ultimi anni il ruolo del padre si è molto modificato e quello della madre riequilibrando la presenza reciproca ed evitando una procura esclusiva femminile. La separazione presuppone un esercizio della genitorialità che rilancia il ruolo dell’autonomia e della responsabilità nell’organizzare lo spazio e il tempo Questa nuova organizzazione consente di ripensarsi nel ruolo e nell’identità di genitore. Genitori che hanno sempre agito una delega rischiano di continuare nel loro modello con un conseguente impoverimento del proprio rapporto con i figli: vedere i figli una sera o tre alla settimana fa la differenza e il terapeuta deve aiutare il proprio paziente, a chiedere il giusto tempo e spazio, giusto per quanto riguarda le possibilità e i bisogni di sé e dei figli. Obiettivo → aiutare il paziente a dare una nuova chance all’ex partner come genitore, a provare a capire i nuovi stati interni e le proprie e altrui paure nell’essere genitore Mettere al centro il compito d’interrogarsi sui vissuti e sugli stati interni dell’altro Altro tema è la qualità del transfert verso la giustizia Un lavoro stretto con i legali risulta di per sé rassicurante e accudente, è prezioso in un senso preventivo rispetto al ritrovarsi nell’aula di tribunale con posizionamenti che risultano difficili da riprendere e posizionare o semplicemente provare a mediare. Il dialogo tra terapeuta e avvocato veicola nel simbolico la possibilità di tenere insieme i potenti vissuti emotivi con le richieste legittime. La fiducia nei confronti del contesto giudiziale e all’altro genitore aprono alla speranza → consente di aprire un dialogo con il terapeuta ma anche di aprire un dialogo interno Ultimo tema= rapporto della famiglia di origine con la separazione; il ruolo dei nonni può risultare fondamentale nel favorire un nuovo adattamento e può essere utile indagare ù, il dolore che l’esperienza ha causato. L’eventuale seduta con i nonni deve verificare la disponibilità concreta a un aiuto, rimettere al centro difficoltà e dolore concentrandosi su eventuali compiti molto concreti. I nonni possono aiutare la continuità della relazione tra il paziente e i suoi figli favorendo momenti d’insieme dove ricominciare la sensazione di famiglia; inoltre, non si schierino anche loro nelle stesse trincee dei genitori, possono risultare ottimi mediatori tra le due stirpi e tra i due genitori. Nella prima fase confidiamo nel consolidamento e nel rafforzamento dell’individuo: senza una ridefinizione dell’autostima non possiamo immaginare che il paziente trovi la forza e l’energia sufficienti ad affrontare le sfide. Nella seconda fase risperimenta un primo senso di famiglia, nuova con i propri figli e aiuta i pazienti a non sentirsi. L’avvio del lavoro della terza fase partendo da due iniziali oggetti: il tempo dell’infedeltà e il tema del possibile perdono Tema dell’infedeltà→ lungamente trattato nel percorso clinico con Fabio Tema del perdono → propedeutico al recuperare la fiducia verso il legame di coppia, un perdono che è parso all’inizio impossibile, ma che risulta utile continuare a perseguire. L’elaborazione della dimensione del perdono si colloca nel periodo immediatamente successivo alla separazione Il tema della corresponsabilità→ oggetto di discussione ed elaborazione molto delicato e fragile, spesso il coniuge maggiormente sofferente.
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