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tesi democrazia e educazione, dewey, Prove d'esame di Storia Della Pedagogia

Tesi democrazia e educazione di j. Dewey

Tipologia: Prove d'esame

2019/2020

Caricato il 05/03/2020

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Clara_SFP 🇮🇹

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Scarica tesi democrazia e educazione, dewey e più Prove d'esame in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! J.DEWEY “DEMOCRAZIA E EDUCAZIONE” PREFAZIONE Questo libro cerca di scoprire ed esportare le idee implicite in una società democratica e di applicarle al campo educativo. Valuta le diverse teorie della conoscenza, dello sviluppo morale, i metodi dell’educazione pubblica e cerca di esplicitare come ostacolino l’ideale democratico. La filosofia collega lo sviluppo della democrazia con quello del metodo sperimentale nelle scienze e con la riorganizzazione industriale per far notare i cambiamenti che recano nel metodo dell’educazione. 1. EDUCAZIONE COME NECESSITA’ DELLA VITA La vita è un processo di autorinnovamento attraverso l’azione sull’ambiente, però esso non è indefinito poiché i viventi muoiono, ma il processo della vita continua tramite la riproduzione e l’evoluzione. L’ambiente viene adattato a seconda dei bisogni degli esseri viventi. La nutrizione e la riproduzione sono importanti per la vita fisiologica quanto l’educazione lo è per la vita sociale. In una società umana l’esperienza è continua perché parte dal passato del gruppo anche se quest’ultimo si rinnova. L’educazione è il mezzo della continuità sociale della vita. La società esiste grazie alla trasmissione di abitudini nell’agire, pensare e sentire. Senza comunicazione non ci sarebbe vita sociale, dunque l’educazione è essenziale. Le scuole non sono l’unico mezzo di trasmissione. La società continua ad esistere grazie alla trasmissione e alla comunicazione. Non basta vivere vicini per creare comunità e nemmeno lavorare per un fine comune. Se gli individui si usano l’un l’altro per conseguire i risultati desiderati, non costituiscono un vero gruppo sociale, dev’esserci una partecipazione agli scopi e una comunicazione d’interessi. Via via che le società diventano più complesse nella struttura e nelle risorse, aumenta la necessità di un insegnamento formale o intenzionale. Quanto più cresce e si estende l’insegnamento formale, tanto maggiore è il pericolo di creare una scissione fra l’esperienza ottenuta in associazioni dirette, e ciò che si impara a scuola. Negli ultimi secoli, però, il pericolo sta diventando molto più grave a causa del rapido aumento delle conoscenze o delle forme di competenza tecnica. 2. L’EDUCAZIONE COME FUNZIONE SOCIALE L’educazione è un processo di nutrizione, di allevamento, di coltivazione. Essa implica attenzioni alle condizioni della crescita. La parola educazione significa precisamente “un atto a guidare, a tirar su”. Educare comprende anche trasmettere gli interessi, gli scopi, le idee di un gruppo sociale. L’ambiente non è ciò che circonda il cittadino ma esso è costituito da ciò che muta l'uomo. L’ambiente consiste nelle condizioni che promuovono o impediscono le attività di un essere umano. La vita non è esistenza passiva (pesce-acqua) ma un modo d’agire, l’ambiente la influenza. Una persona che compie attività associate ad altre persone ha un’ambiente sociale. Ciò che fa e che può fare dipendono da ciò che gli altri si aspettano, esigono, approvano o condannano. Essa non può esercitare le proprie attività senza tener conto di quelle altrui. L’ambiente forma i suoi membri immaturi. Gli uomini controllano gli animali controllando l’ambiente che li circonda. Le azioni umane possono anche esser così modificate ma si parla di addestramento, non educazione. Il primo passo per l’ambiente sociale è quello di stabilire le condizioni che stimolino nell’individuo certi modi di agire, e farne partecipe delle attività associata in modo che egli senta l’insuccesso come se fosse il proprio. L’ambiente sociale forma la disposizione mentale ed emotiva della condotta degli individui. L’influenza incosciente dell’ambiente ha ambiti in cui l’efficacia è più marcata: La lingua appresa in tenera età, le maniere, il buon gusto ecc. L’istruzione cosciente è efficace se coincide con l’ambiente sociale del bambino. Le cose che ammettiamo senza riflettere, sono abitudini che ci guidano e si trovano sotto il livello della nostra comprensione. Le scuole sono l’esempio di ambiente formato con lo scopo di influenzare le disposizioni mentali degli allievi. Essa ha tre funzioni specifiche: Semplificare e ordinare quegli aspetti della formazione individuale che si desidera sviluppare; purificare e idealizzare i costumi sociali esistenti; creare un’ambiente più largo e meglio equilibrato di quello dal quale i giovani si farebbero influenzare, se fossero abbandonati a se stessi. 3. L’EDUCAZIONE COME DIREZIONE Gli impulsi naturali o innati dei giovani non si accordano con gli usi della vita del gruppo nel quale sono nati. Quindi questi devono essere diretti o guidati. Questo controllo non è la costrizione fisica, consiste nell’indirizzare gli impulsi che agiscono in un qualsiasi momento su qualche mira specifica, e nell’introdurre un ordine di continuità nella sequenza degli atti. L’agire degli altri si influenza mediante la scelta degli stimoli che provocheranno determinate reazioni. Gli adulti sono più consapevoli di dirigere la condotta degli altri. Ma in alcuni casi, come nei comandi, nelle proibizioni, gli stimoli procedono da persone che mirano direttamente a influenzare l’azione. Proprio perché siamo consapevoli di controllare l’azione altrui, è facile che si esageri l’importanza di questo genere di controllo a scapito di un metodo più duraturo ed efficace. Là dove i giovani agiscono socialmente, essi devono riferire il loro modo di agire a ciò che fanno gli altri e farlo combinare con quello. Il che dirige la loro azione a un risultato comune e crea la reciproca comprensione dei partecipanti. Tutti infatti intendono la stessa cosa, anche se stanno eseguendo azioni diverse. Questa comprensione comune dei mezzi e dei fini dell’azione è l’essenza del controllo sociale. Da poco si da importanza all’influenza dell’associazione con altri esseri umani nella formazione di disposizioni mentali e morali. Si crea però una forte separazione fra le persone e le cose. Il controllo degli individui poggia sulla tendenza a imitare le azioni altrui. Perciò ci sono i modelli. Imitazione per Dewey trae in inganno, il giusto termine è partecipazione con gli altri a un uso di oggetti che conduca a conseguenze di interesse comune. Gli idioti imitano agendo sugli atti esterni ma non sul significato dell’esecuzione. L’imitazione dei mezzi di esecuzione è un atto intelligente, implica osservazione e selezione di ciò che può aiutare. Importante è la formazione di una certa disposizione mentale, un modo di capire gli oggetti, gli eventi e le azioni che ci permette di partecipare attivamente alle attività associate. Le scuole per essere pienamente funzionali esigono più larghe possibilità di attività in comune, alle quali prendano parte quelli che si devono istruire, in modo che essi acquistino un senso sociale dei loro poteri e dei materiali degli strumenti usati. Solo impegnandosi in un’attività in comune si riuscirà a dirigere la disposizione in senso sociale. 4. EDUCAZIONE COME CRESCITA Il potere di crescere dipende dal bisogno di altri o dalla plasticità. Entrambe queste condizioni sono al loro massimo nell’infanzia e nella giovinezza. La plasticità è la capacità di imparare dall’esperienza e quindi la formazione delle abitudini.  Uno scopo educativo deve essere fondato sulle attività e i bisogni intrinseci di quel dato individuo che si deve educare.  Uno scopo deve essere tradotto in un metodo di cooperazione con le attività di quelli che si stanno istruendo. Deve suggerire il genere di ambiente necessario per liberare e per organizzare le loro capacità.  Gli educatori devono stare in guardia contro presunti fini generali e ultimi. 9. SVILUPPO NATURALE ED EFFICIENZA SOCIALE COME SCOPI I riformatori dell’educazione disgustati dall’artificiosità dei metodi scolastici ricorrono alla natura come regola su cui basarsi. Essa fornirebbe la legge e il fine dello sviluppo. Secondo Rousseaux noi riceviamo educazione da tre fonti: Natura, uomini e cose. Dewey riconosce i tre fattori dello sviluppo e che essi siano in cooperazione per arrivare allo sviluppo dell’individuo ma Rousseaux non considera i tre fattori come qualcosa che deve lavorare insieme, per lui sono separati. Compito di ambiente sociale è di dirigere la crescita. Sviluppo naturale come scopo induce a concentrare l’attenzione sugli organi del corpo e sulla necessità di salute e vigore. Come scopo si potrebbe indurre la salute. Lo sviluppo naturale come scopo genera rispetto per il movimento fisico. Rousseaux dice che l’intenzione della natura è rafforzare il corpo prima di esercitare la mente. Sbaglia, poiché l’intenzione della natura è sviluppare la mente per mezzo dell’esercizio dei muscoli. Vi sono differenze fra i bambini, i poteri naturali differiscono negli individui. Ogni individuo nasce con un temperamento differenziato, l’educazione distrugge l’inclinazione per lasciare spazio alla uniformità. La conclusione non è di educare fuori dall’ambiente, bensì provvedere un ambiente dove le facoltà vengono utilizzate al meglio. La tesi di Rousseaux ha una risposta di protesta. La tesi opposta: Compito di educazione è fornire ciò che la natura non procura cioè l’adattamento dell’individuo al controllo sociale. Efficienza sociale implica il possesso di una “coscienza” dei frutti dell’industria umana e ne denuncia l’importanza. La gente non può vivere senza mezzi di sussistenza; però come sono impiegati e consumati hanno una profonda influenza sulle relazioni delle persone fra di loro. Efficienza civica o qualità di buon cittadino. Civismo in senso politico e capacità di giudicare saggiamente gli uomini. Non si può definire meglio la cultura come la capacità di estendere l’abito e l’accuratezza della nostra percezione dei significati. 10. INTERESSE E DISCIPLINA Interesse e disciplina sono aspetti correlati di un’attività intendente a un fine. Essi sono collegati. L’interesse infatti è necessario per persistere nell’esecuzione e misura la forza della presa che il fine previsto ha sulla persona per spingerla ad agire alla realizzazione di esso. L’interesse rappresenta la proprietà stimolante degli oggetti, siano essi percepiti o immaginati, in qualsiasi esperienza che abbia uno scopo. Escogitare attività che implichino interesse, risultati che sono come una posta in gioco e tali da non poter essere eseguiti senza riflessione, uso di giudizio in scelta materiale, osservazione e memoria. 11. ESPERIENZA E PENSIERO Nell’esperienza c’è un elemento attivo che è il “tentare” e uno passivo che è il “sottostare”. Imparare dall’esperienza significa fare una connessione indietro e in avanti. Il fare, così, diventa tentare e il sottostare diventa istruzione. La riflessione nell’esperienza è discernimento della relazione tra ciò che cerchiamo di fare e quello che succede in conseguenza. Il pensiero ha luogo quando le situazioni sono incerte o problematiche, dunque ha luogo, origine quando esiste il dubbio. Il pensiero è processo d’indagine e ricerca, indica nello stesso tempo il rischio, noi tentiamo la vita dell’incerto, di conclusioni ipotetiche. Gli aspetti generali di una esperienza riflessiva sono le perplessità, il dubbio, la previsione congetturale, l’esame attento, l’elaborazione di ipotesi incerte, la decisione di un comportamento. Ma dobbiamo tener conto che le conseguenze non sono mai completamente prevedibili. 12. PENSARE NELL’EDUCAZIONE Compito nella scuola è di sviluppare la capacità di pensare, ma anche l’acquisizione di capacità, di informazioni e allenamento del pensiero. Non tenendo conto di questi tre aspetti l’uomo diventa mercé di abitudini o al controllo autoritario da parte di altri. E’ importante che nella scuola vi siano attività finalizzate che implicano l’uso di materiali e il conseguimento di obbiettivi. Una gran parte dell’insegnamento consiste nel proporre nuovi problemi abbastanza difficili per stimolare il pensiero e abbastanza facili da individuare punti noti dai quali prendere suggerimenti utili. Una mente ben allenata sa tornare nelle sue esperienze passate per vedere cosa possano dare. Le idee sono anticipazioni di possibili soluzioni, sono i mezzi dell’apprendere. Molte cose imparate a scuola sono artificiose e non contano nella vita di ogni giorno. Per questo bisognerebbe che la scuola offra laboratori, giardini, occasioni di partite, recite ecc, in modo da riprodurre le situazioni di vita reale. Poiché chi li studia abbia l’opportunità di mettere alla prova le idee e le informazioni in occupazioni attive. 13. LA NATURA DEL METODO Il metodo è il modo di impiegare efficacemente un dato materiale ed un dato scopo. Non vi è scoperta di un metodo senza casi da studiare, ma le esperienze dirette fatte dagli educatori sono poche per consentire la formulazione di un metodo, quindi il metodo è raccomandato dall’autorità. Per essere applicato il metodo deve piacere, rendere interessante. L’apprendere è il prodotto del dedicarsi a qualcuno, l’apprendimento è la conseguenza di un’attività diretta, favorendo un metodo che sia flessibile. Il metodo, dunque, è un’azione diretta per il raggiungimento di certi fini, e lo studio della tecnica di coloro che hanno avuto più successo in passato, è importante. Ma il metodo deve adottare le tecniche esistenti alle esigenze del caso, misurando bisogni, risorse e difficoltà, solo così avrà un valore costruttivo. Un metodo uguale per tutti genera mediocrità. Gli aspetti più generali del metodo della conoscenza sono uguali alla situazione di riflessione: Il problema, la raccolta delle analisi dei dati, l’elaborazione di idee, l’applicazione e la prova, la conclusione è il giudizio risultante. Il metodo per un individuo varia da quello di un altro a seconda delle capacità istintive, passate esperienze, interessi e abitudini acquisite. Per affrontare le materie di studio occorre:  Immediatezza: Dunque spontaneità, semplicità e fiducia nel relazionarsi con l’oggetto di cui s’occupa.  Larghezza di vedute: Significa accessibilità della mente a dar luce su una situazione, quindi una mente aperta a nuovi orizzonti e nuovi propositi.  Convinzione: Completezza d’interesse, unicità dello scopo.  Responsabilità: Considerare in anticipo le conseguenze di qualsiasi passo progettato e portarle avanti fino in fondo. 14. NATURA DI CIO’ CHE S’IMPARA Il materiale dell’educazione consiste in primis nei valori che danno il contenuto alla vita sociale presente. Continuità della vita sociale significa che tanti di questi valori sono il portato di passate esperienze collettive trasfuso nella vita presente. Man mano che la vita sociale diventa più complessa questi fattori aumentano di importanza e di numero. C’è bisogno di selezione speciale e di organizzazione perché essi possano essere trasmessi adeguatamente alle nuove generazioni. L’educatore è esposto alla tentazione di concepire il suo compito nei termini della capacità dell’allievo di appropriarsi e riprodurre il materiale in asserzioni fisse, indipendentemente dalla organizzazione di esso nelle sue attività come membro sociale in sviluppo. Ci si attiene ad un sano principio quando si fanno cominciare i giovani da occupazioni attive che hanno un origine e un uso sociale, e li si fa procedere verso una comprensione scientifica dei materiali e delle leggi implicite, assimilando nella loro esperienza più diretta le idee e i fatti comunicati da altri, che hanno avuto esperienze più vaste. 15. GIOCO E LAVORO NEL CORSO DI STUDI Il primo obbiettivo della conoscenza è rappresentato dall’apprendere come fare cose dal risultato sufficientemente immediato. L’equivalente educativo di questo principio è l’uso adeguato di occupazioni semplici che fanno appello alle facoltà dei giovani e che tipizzano i modi generali dell’attività sociale. E’ importante non confondere la distinzione psicologica tra gioco e lavoro con la distinzione economica. E’ il fatto che vi è considerata scopo un’ulteriore attività nella stessa linea, senza definire la continuità dell’azione con riferimento ai risultati prodotti. Via via che le attività diventano più complicate, aumentano di significato in virtù di una maggiore attenzione ai risultati specifici raggiunti. Così passano gradualmente nel lavoro. Entrambi sono ugualmente liberi e intrinsecamente motivati, se si prescinde dalle condizioni economiche che tendono a fare del gioco un vano eccitamento per gli agiati e del lavoro una fatica ingrata per i poveri. Il lavoro non è che un’attività che include coscientemente il rispetto per le conseguenze come parte di se stesso, diventa lavoro forzato se le conseguenze sono al di fuori dell’attività come un fine per il quale l’attività non è altro che un mezzo. 16. IL SIGNIFICATO DELLA GEOGRAFIA E DELLA STORIA Il contenuto implicito di un’esperienza va ben oltre quello che essa offre a prima vista. Qualsiasi esperienza può assumere un’indefinita ricchezza di significati, man mano che si prende coscienza di un numero crescente di sue connessioni. La comunicazione normale con gli altri è il modo più semplice di effettuare questo sviluppo, poiché collega i risultati dell’esperienza del gruppo con quella immediata di un individuo. Per comunicazione normale si intende quella nella quale c’è un interesse comune, in modo che uno sia impaziente di dare e l’altro di prendere. La geografia e la storia sono le due grandi risorse che ha la scuola per promuovere l’allargamento del significato di un’esperienza personale diretta. pratica suscitò il problema della possibilità di agire in vista di interessi generali o sociali: Il problema della direzione sociale. Una società basata sul costume utilizzerà le variazioni individuali solo fino al limite della conformità all’usanza, poiché, l’uniformità è l’ideale principale in ogni classe. Una società progressiva considera preziose le variazioni individuali, poiché trova in loro i mezzi per il suo proprio sviluppo. Perciò una società democratica deve tener conto della libertà intellettuale e del gioco delle diverse doti e interessi. 23. L’EDUCAZIONE PROFESSIONALE Professione significa qualsiasi forma di attività continuata che renda servizio agli altri e impieghi capacità personali per il raggiungimento di risultati. L’opposizione a dare giusto rilievo in educazione agli aspetti professionali della vita si accompagna alla conservazione degli ideali aristocratici del passato. C’è un movimento a favore di un addestramento professionale che continuerebbe l’educazione tradizionale a favore dei pochi che sono economicamente capaci di goderla, e impartirebbe alle masse una ristretta educazione tecnico-commerciale a mestieri specializzati, cui attendere sotto il controllo altrui. La vita industriale è talmente dipendente dalla scienza che ci si porge l’occasione di utilizzarla per lo sviluppo della mente e del carattere. Inoltre, volgendo a fini di educazione il senso inerente alla vita industriale, si agirebbe sull’intelligenza e sull’interesse in modo da modificare gli aspetti deteriori dell’ordine industriale e commerciale esistente. Si darebbe ai lavoratori dell’industria il desiderio e l’abilità di condividere il controllo sociale e la capacità di diventare padroni della loro sorte industriale. Questo per coloro che stanno economicamente più in basso. Per quel che concerne i rappresentanti della classe privilegiata, la nuova concezione la avvicinerebbe ai lavoratori, aumenterebbe il senso di responsabilità sociale. La posizione cruciale del problema dell’educazione professionale al presente è dovuta al fatto che essa concentra in un punto più specifico due domande fondamentali, se l’intelligenza si eserciti meglio fuori o dentro le attività che utilizzano la natura a fini umani, e se la cultura individuale si consegua più facilmente nello stato di egoismo o nello stato sociale. 24. LA FILOSOFIA DELL’EDUCAZIONE Abbiamo definito la filosofia come teoria generale dell’educazione. La filosofia è una forma di pensare che ha le sue origini in ciò che è incerto nell’oggetto dell’esperienza, che mira a localizzare la natura di questo imbarazzo e a formulare proposte per eliminarlo, proposte da saggiarsi con l’azione. Il pensare filosofico ha per differenza il fatto che le incertezze con le quali ha da fare si trovano in condizioni e scopi sociali che consistono in un conflitto fra interessi organizzati e rivendicazioni di mutamenti strutturali. L’unico modo di produrre un riadattamento delle tendenze opposte è di modificare la disposizione emotiva e intellettuale, la filosofia è al tempo stesso una formulazione esplicita dei vari interessi della vita e una proposta di punti di vista e di metodi per mezzo dei quali si può conseguire un miglior equilibrio di interessi. Poiché l’educazione è il processo per mezzo del quale si può compiere la trasformazione necessaria invece di lasciarla nella fase di semplice ipotesi circa quello che è desiderabile, arriviamo a una giustificazione dell’affermazione che la filosofia è la teoria dell’educazione programmata. 25. TEORIE SULLA CONOSCENZA Le divisioni sociali agiscono nel senso di rendere unilaterali l’intelligenza e il sapere dei membri delle varie classi. Coloro che entrano in contatto diretto con le cose sono dei realisti; Coloro che isolano i significati di queste cose e li pongono in una sfera religiosa sono degli idealisti; Quelli che si propongono di promuovere il progresso, che si sforzano di cambiare credenze tramandate, accentuano il fattore individuale nel conoscere; Quelli il cui compito principale è di opporsi al cambiamento mettono in risalto l’universale, quel che è stabilito, e così via. I sistemi filosofici nelle loro teorie opposte della conoscenza offrono una formulazione esplicita dei tratti di questi segmenti separati e unilaterali dell’esperienza. Unilaterali perché le barriere poste contro lo scambio reciproco impediscono all’esperienza di una persona di arricchirsi e completarsi con quella delle altre diversamente situate. Poiché la democrazia rappresenta il libero scambio, la continuità sociale deve sviluppare una teoria della conoscenza che riconosca in essa il processo per cui un’esperienza è utilizzata al fine di dare direzione e significato a un’altra. I recenti progressi nella fisiologia, nella biologia e nella logica delle scienze sperimentali, forniscono strumenti intellettuali che sono richiesti per elaborare questa teoria. Il loro equivalente in educazione è la connessione tra l’acquisto della conoscenza nelle scuole e le attività cui si attende in un ambiente di vita associata. 26. TEORIE SULLA MORALE Il problema più importante dell’educazione morale nella scuola riguarda i rapporti del sapere con il comportamento. Se ciò che si acquista nel corso degli studi non influenza il carattere allora è inutile considerare il fine morale come il fine culminante dell’educazione. Quando non vi è un’intima connessione fra il metodo e l’oggetto del sapere e lo sviluppo morale bisogna ricorrere all’indottrinamento esplicito e a metodi disciplinari. Le due teorie cui risale la separazione dell’apprendere dal fare sono quelle che dividono la disposizione interna e il movente dalle azioni fisiche ed esteriori; E che pongono l’azione fatta per interesse con quella fatta in base a principi. Queste fratture sono superate in un piano educativo nel quale l’apprendere accompagna il fare, aventi uno scopo sociale e utilizzanti gli elementi di situazioni tipicamente sociali. La scuola diventa così una forma di vita sociale, una comunità che ha un’interazione continua con altre occasioni di esperienza associata al di fuori delle mura della scuola. L’interesse a imparare da tutte le occasioni della vita è il fondamentale interesse morale.
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