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TESI DISCONTINUISTA E CONTINUISTA A CONFRONTI, Sbobinature di Filosofia del Linguaggio

tesi discontinuista argomenti a favori della tesi discontinuista test di Touring esempi di linguaggio nelle specie animali non umane Arbitrarietà verticale,orizzontale e radicale La doppia articolazione del linguaggio Modelli della comunicazione Circuito della parole di Sassoure Glottlob Frege Da Sassoure alla Psicologia della Gestal

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 01/06/2023

susaNN21
susaNN21 🇮🇹

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Scarica TESI DISCONTINUISTA E CONTINUISTA A CONFRONTI e più Sbobinature in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! STEFANO 17-10-22 GENSINI Riassunto lezioni precedenti: Stiamo lavorando sulla“domanda filosofica intorno al linguaggio” e abbiamo preso in considerazione due risposte, quella classica data da Aristotele nella Politica per cui l'essenza del linguaggio risiede nel suo essere una dotazione particolare dell'animale umano che è animale politico (nell'accezione di politico come “che vive nella polis”); il logos è infatti il dispositivo attraverso cui l'uomo riesce ad operare intorno a ciò che è giusto/ingiusto (sfera morale dei valori); Viceversa gli animali non umani si fermano allo stadio della manifestazione delle sensazioni di piacere o di dolore, dunque alla manifestazione, attraverso la voce, di una dimensione sensoriale che anche noi umani possediamo ed esprimiamo attraverso la voce, ma rispetto alla quale possediamo anche una dimensione aggiuntiva, quella, cioè, della voce articolata. Alla complicazione del significante (cioè della forma assunta dall'emissione vocale) corrisponde una complicazione dei contenuti mentali e quindi della capacità di rappresentare ciò che è giusto e ciò che non è giusto. Notevole in questa teoria il fatto che Aristotele abbia una visione gradualistica del linguaggio nel senso che egli non priva gli animali non umani di una capacità linguistica-espressiva ma pone un preciso limite tra la loro capacità espressiva e quella umana. Abbiamo poi preso in considerazione l'altra risposta classica al tema, quella proposta da Cartesio, il quale compie un'operazione molto diversa e più compless introducendo nel ragionamento un terzo fattore: Egli articola il suo ragionamento mettendo da una parte → essere umanao dall'altra → macchine/esseri animali L'essere umano, secondo Cartesio, partecipa della natura dell'animale e della macchina solo in quanto res extensas, cioè in quanto corporeità. L'essere umano ha poi una dotazione ulteriore che è quella dell'anima che si manifesta attraverso l'esercizio della ragione. Secondo Cartesio la corporeità (res extensas) funziona con la regolarità di un orologio ed è questa metafora che arriva alla fine del passo del Discorso del metodo; l'orologio (macchina)è un meccanismo perfetto fatto di molle e bilancieri che una volta carico funziona in modo automatico segnando perfettamente l'ora. Il funzionamento del corpo umano è molto simile, trattandosi di un meccanismo autonomo autoregolato che opera in base a leggi puramente meccaniche. Anche il nostro corpo infatti funziona meccanicamente: la respirazione è una macchina composta da certi organi che opera indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza, coscienza che è invece il requisito essenziale della res cogitans. La res cogitans è il punto ultimo cui si arriva cercando di scomporre la dimensione dell'umano; quel qualcosa che rimane dopo ogni possibile sottrazione e semplificazione; quel qualcosa che dice “io penso”. Questo “io penso” non è semplicemente l'atto del pensare, ma il sapere che sto pensando, quindi un'azione autocosciente. Mentre la dimensione della corporeità funziona indipendentemente dalla nostra coscienza questo non avviene per quanto avviene a livello delle funzioni mentali. Usiamo la parola “mente” sebbene sembri un anacronismo perché sinonimo quasi perfetto di ciò che Cartesio intende con il termine “res cogitans”. In questa dicotomia nasce il moderno dualismo, quella componente del dibattito filosofico post-cartesiano per cui c'è un ambivalenza nell'individuo umano e una simmetria tra gli elementi che lo compongono nel senso che sono qualitativamente differenti. In questo passo il sistema di relazioni illustrato è invocato per spiegare come i 3 enti in gioco si differenziano in base alle forme delle loro manifestazioni espressive; noi possiamo costruire delle macchine capaci di produrre simulacri di parole e ci sono d'altro lato animali molto singolari (pappagalli e gazze) che del tutto naturalmente (senza bisogno di intervento umano) sono in grado di riprodurre in maniera perfetta i linguaggio umano. Questa capacità, naturale negli animali e artificiale nelle macchine, pone Cartesio di fronte alla domanda di quale sia la differenza tra esseri umani,animali, macchine, se apparentemente la capacità di parola può essere comune a tutti questi tre soggetti. La risposta è drastica e semplicissima: → negli animali e nelle macchine il linguaggio è solo apparente in quanto limitato alla riproduzione meccanica della voce umana. Sorprendente per la sua modernità l'argomento di Cartesio perché potrebbe essere trasferito alle voci artificiali del nostro tempo (segreterie telefoniche, annunci registrati etc). Quindi non è vero linguaggio perché questa performance si limita alla riproduzione della parte sensoriale-meccanica del linguaggio; quello che gli stoici avevano definito “il logos proforikòs” il logos esterno, proferito. Ma non c'è niente in queste performance di animali e a macchine che abbia a che fare con la dimensione della coscienza, del controllo e della razionalità tipici dell'essere umano. Cartesio fa dunque una serie di test per argomentare e dimostrare il fatto: → possiamo costruire un artefatto che produca sempre la stessa stringa di suoni > cosa che noi non possiamo fare dal momento che pur ripetendo la stessa frase non produrremo, se non per caso la stessa stringa di suoni. → una macchina non è in grado di rispondere al senso di ciò che gli si chieda come invece potrebbe fare anche la persona più ebete quindi => le macchine non hanno la capacità di adattamento contestuale tipica della ragione umana che è invece flessibile. Cartesio affronta poi una serie di argomenti per cui giunge a una conclusione fondamentale: → se andiamo a confrontare esseri umani e animali (idea di consanguineità umani/animali di Aristotele viene completamente messa da parte) da questo confronto si deduce che gli esseri animali non sono solo meno dotati di ragione degli esseri umani, ma che non ne sono dotati affatto. Non si può quindi porre un confronto o un rapporto tra noi e gli animali ne in termini di continuità ne di gradualismo perché c'è una cesura insuperabile. Essi non sono dotati affatto ne di razionalità ne di linguaggio. Cartesio pone l'accento su questa discontinuità per volontà esplicita di contrapporti a una lunghissima tradizione filosofica e scientifica che invece propendeva per un'idea di continuità tra esseri umani e animali. Teoria continuista A pochi anni di distanza da Cartesio questa teoria continutistica aveva trovato il suo epicentro nei saggi di Michelle de Montaigne (1580 I edizione), letterato di fama internazionale e espressione della visione filosofica di autorevolissimi intellettuali che riconduciamo all'etichetta di “libertinismo”; uomini che godevano di grandissima stima in tutti gli ambienti intellettuali francesi. A loro Cartesio intende contrapporsi perché questi avevano teorizzato l'esistenza di un più e meno; cioè l'idea che la ragione fosse più o meno presente nelle varie parti dei viventi; più negli esseri umani, meno, ma sempre un po' nelle altre specie animali. Questa visione gradualistica/continuatistica assolutamente respinta da Cartesio. Cartesio nega quindi completamente ogni sorta di vita cognitiva agli animali? Gli nega completamente una qualche capacità linguistica? → Cartesio quando parla del corpo come macchina vuol dirci che il corpo è tutto nella dimensione del sensoriale; sicuramente il cane piange quando gli pestiamo la coda ma il suono che egli produce manifesta un dato sensoriale, non ha coscienza di quello che gli sta succedendo, reagisce come reagirebbe un bambolotto a cui accendessimo o spegnessimo l'interruttore che lo fa parlare; perché quel pestone che diamo e che determina l'emissione della sua voce è un fatto esterno-meccanico che innesca una reazione nell'orologio. Non nega quindi che ci sia una dimensione sensoriale del regno animale ma specifica che questa si trovi aldilà della dimensione della coscienza. modo di studiare il cervello umano, la craniologia, che osserva la presenza nel cervello umano di alcune protuberanze ritendendo che queste corrispondessero alla presenza o meno di determinate capacità. Quando Muller parla di “pieghe del cervello” si sta riferendoe proprio a questa idea, interrogandosi sulla possibile presenza di un bernoccolo del linguaggio umano, afferma infine che anche ci fosse sarebbe un'idiozia ritenerlo deputato al linguaggio, perché il linguaggio è qualcosa, a suo dire, di molto diverso da un banale fatto materiale, craniale, fisico. “piega del cervello” Nel 1861 → prime dimostrazioni scientifiche dell'esistenza nel cervello di una zona deputata al linguaggio. Negli anni '60-'70 dell'ottocento il francese Broca e il tedesco Werniket ritengono di scoprire nell'emisfero sinistro del cervello le parti interessate rispettivamente a: Grocat → produzione Werniket → ricezione del linguaggio Le quali sono due aree situate nella corteccia cerebrale dell'emisfero sinistro → queste due scoperte a differenza di quella della craniologia sono due scoperte capitali, eredità che la ricerca moderna del linguaggio ha preso proprio da loro. Sono idee che ancora oggi corrono sebbene in versione rivisitata, ma è un dato di fatto che il segnale di produzione del linguaggio è implementato nell'aria di Broca e la ricezione nell'aria di Werniket. → la scoperta di Broca, in particolare, è una grande scoperta di cui si comincia a diffondere notizia nonostante la sua diffusione non avvenne immediatamente. → la notizia però si diffonde e subito Muller la cita per “smontarla” reagendo negativamente alla possibile dimensione corporea del linguaggio,attraverso il rifiuto pregiudiziale dell'idea che nella struttura fisica possano esservi le fonti di quella capacità speciale che è il linguaggio. → Muller gode di tanta notorietà perché siamo nel pieno di una fase storica estremamente positiva per l'economia e la politica inglese, ma anche terribilmente regressiva dal punto di vista culturale: età di puritanesimo, di ostilità verso ogni forma, anche minore, di materialismo → In pieno 800 quindi, oltre duecento anni dopo il Discorso sul metodo troviamo di nuovo una potente rivendicazione della specialità del linguaggio come specifica dotazione unicamente umana con una esplicita contrapposizione del mondo umano al mondo degli animali. → qui si aggancia il breve excursus a proposito di Darwin; bisogna sapere che il discorso odierno sul linguaggio avviene entro una cornice neo-darwiniana; coloro che si occupano oggi del linguaggio umano in chiave scientifica sottoscrivono cioè un modello darwiniano aggiornato, cioè un modello della continuità: Darwin infatti non propone un modello gradualista ma continuista. Quindi ancora oggi la questione intorno al linguaggio e alla mente, parole chiave del dibattito, si svolgono all'interno di un modello darwiniano. Ci sono filosofi che dialogano con le scienze cognitive e filosofi che non dialogano con le scienze cognitive. Il modello all'interno del quale si situa Gensini che è quello della quasi totalità della scienza contemporanea è quello che ritiene che un discorso sul linguaggio non si possa fare se non in un orizzonte darwiniano. CHARLES DARWIN Le opere di Darwin “Le origini delle specie” (1861) “ la discendenza dell'uomo” (1871) “L'espressione dell'emozione nell'uomo e negli animali” (1872) → Darwin si occupa qui del “lato basso” della capacità linguistiche, dell'espressione dell'emozionalità, dimensione primordiale delle capacità linguistiche. Le emozioni vengono elaborate in speciali aree del cervello e si manifestano in forme nelle quali risalta con molta evidenza la continuità dell'essere umano con altri animali. Quando l'animale ma anche l'animale umano è molto arrabbiato tende in modo molto singolare a svilupparsi spazialmente (es. galline) perché lo sviluppo corporeo è un modo di intimidire il rivale (cani che drizzano il pelo, gatti che piegano la schiena) ma anche laddove si guardi una persona arrabbiata si nota che questa tende a crescere. C'è una mobilitazione del corpo nel confronto con l'altro. Nel terzo libro lavora quindi sull'espressione dell'emozione. Nel I capitolo del II libro lavora invece sulla fascia alta del linguaggio e passa in rassegna tutte le facoltà cognitive umane, memoria, immaginazione, volontà, cercando di mostrare come specie diverse dall'uomo presentino queste stesse caratteristiche sebbene a livelli diversi di complessità: anche gli animali hanno infatti la capacità di ritrovare luoghi, progettare opere, produrre opere secondo un piano e capitolo dopo capitolo mostra come accanto alla memoria umana ci sia quella delle scimmie, dei cani etc e così per tutte le facoltà. Fra queste facoltà prende in considerazione anche il linguaggio in una chiave antitetica a quella di Cartesio, ma anche a quella di Muller. Il modello corrente “fissista” che risale ad Aristotele e all'aristotelismo: → tutta la natura è concatenata attraverso un meccanismo di generi e specie. Ogni genere ha il suo posto nella grande catena dell'essere. L'idea è che la natura fosse un grande mosaico di relazioni in cui ciascuna specie aveva il suo posto all'eternità e non c'era possibilità di mutare specie. In questo contesto pensate alla posizione dell'essere umano, specie fissa per eccellenza. L'eredità di Aristotele da questo punto di vista si era fusa con quella della religione cattolica per cui l'essere umano prodotto da Dio è fissato ad eternum fin dall'origine del mondo. Oggi sappiamo che così non è e che la storia dell'essere umano è una storia durata milioni di anni e che noi siamo l'ultimo anello di una catena passata attraverso una serie di stati. Questo che per noi oggi è ovvio è il rovescio della teoria fissista tradizionale. A questa idea della variazione della specie era arrivato anche lo scienziato francese Lamarc ma Darwin aveva aggiunto una specifica importantissima riguardo il perché le specie si trasformano; l'idea cioè della selezione naturale per la quale la storia degli esseri viventi è disseminata di difficoltà, passaggi stretti che non tutti gli esemplari riescono a oltrepassare; si determina quindi una selezione naturale; chi riesce a sopravvivere trasmette i suoi geni e chi non riesce si estingue. Non solo evoluzione quindi, ma evoluzione per selezione naturale. Dove si situa il linguaggio in questo processo? Il linguaggio è o non è figlio della selezione naturale? Il linguaggio è stato o no un meccanismo di sopravvivenza che ha consentito la sopravvivenza della specie umana? “Nell'istante futuro vedo aprirsi campi per ricerche molto più importanti di quelle sulla botanica: la psicologia verrà basata su nuove fondamenta; quella dell'acquisizione necessaria di ogni facolta/capacità mentale per gradi. Si farà luce sull'origine dell'uomo e sulla sua storia” → questa la frase che aveva entusiasmato alcuni naturalisti e spaventato moltissimi alti → Italia in prima linea nell'accoglimento delle tesi darwiniane grazie ad alcuni scienziati straordinari. Premessa: Come vedete Darwin è molto cauto rispetto ai suoi predecessori (Aristotele-Cartesio es) e presenta ogni volta un suo enunciato argomentandolo con degli esempi concreti, con degli aneddoti ricavati dalla sua esperienza di naturalista. Darwin era infatti il crocevia di un gruppo formidabile di corrispondenti che gli trasmettevano le loro osservazioni circa il mondo animale e naturale e infatti cita di tali corrispondenti il nome. La cautela di Darwin si mostra nel fatto che egli fa il contrario di ciò che esprime la vignetta satirica cioè non vuole dire che noi non siamo altro che animali, non vuole ridurre l'essere umano alla bestia, ma vuole dire che siamo animali con peculiarità molto importanti, ma questa peculiarità la mette in luce attraverso il confronto con le altre specie, per comparazione “Questa facoltà, il linguaggio, è stata giustamente considerata una delle distinzioni fondamentali tra l'uomo e gli animali inferiori (lower). Ma l'uomo (enunciato limitativo) come osserva un giudice molto competente, l'arcivescovo Wotley, non è l'unico animale che può far uso del linguaggio per esprimere ciò che passa nella sua mente e può capire più o meno ciò che passa nella mente degli altri. “In Paraguay, il cervo zazzae quando è eccitato emette almeno sei suoni distinti che eccitano nelle altre scimmie emozioni similari. I movimenti delle caratteristiche dei gesti delle scimmie vengono da noi compresi ed esse in parte capiscono le nostre come Renger ed altri studiosi dichiarano” Darwin estrapola abilmente un enunciato da uno scritto di un arcivescovo per dire che egli non si contrapponeva alla chiesa, ma che perfino un arcivescovo diceva che gli animali potevano esprimere più o meno ciò che gli passa in testa. Fa riferimento non a pappagalli quindi a simulacri del linguaggio umano, ma a caratteristiche linguistiche specifiche: i gridi d'allarme, le manifestazioni foniche dell'eccitazione, quindi fa riferimento a caratteristiche di comunicazione di quelle specie singolare e fa riferimento anche al fatto (oggi sappiamo vedere questa affermazione in tutta la sua evidenza) che ci sia un elemento di parziale somiglianza e intercomprensione tra uomini e scimmie. Quando i bambini vanno allo zoo si entusiasmano particolarmente per la capacità di risposta e la capacità imitativa delle scimmie. “E' un fatto molto notevole che il cane, da quando è stato addomesticato, ha imparato ad abbaiare in almeno quattro o cinque toni distinti. Sebbene l'abbaiare sia un arte nuova non c'è dubbio che gli antenati selvaggi del cane esprimessero i loro sentimenti attraverso grida di vario tipo. Con il cane addomesticato abbiamo a che fare con l'abbaiamento di eccitazione, come nel caso della caccia, con l'abbaiamento di rabbia, con il lamento di disperazione quando il cane viene chiuso fuori, l'ululare nella notte, l'abbaiare di gioia quando si avvia una passeggiata insieme al suo padrone, l'abbaiamento molto evidente di supplica quando vuole che si apra una porta o una finestra. Secondo Cusou, dotto francese che ha fatto particolare attenzione a questo tema, il pollo domestico che emette almeno una dozzina di suoni significanti”. → analizza le forme ed espressioni di comunicazione degli animali domestici e non a caso sceglie quelli a noi più vicini e fa rifermento a situazioni in cui queste forme di espressione si realizzano. Ad ogni situazione corrisponde una forma di espressione. Chi è padrone di cani saprà benissimo la verità di queste affermazioni: il cane rimasto chiuso fuori si dispera per essere ammesso → riferimento al pollo notevole perché il pollo animale molto studiato dai naturalisti in quanto animale domestico. La società di allora era prevalentemente contadina e quindi queste specie erano costantemente sotto gli occhi non solo degli scienziati ma anche delle singole persone. E il pollo, oggi lo sappiamo in veste rigorosamente scientifica, è in grado di emettere suoni distinti a seconda che voglia richiamare a se i pulcini, che dia il segnale di allarme per la presenza di un predatore etc. → Darwin consapevole di essersi spinto un po' oltre passa adesso ad una formula cautelativa “L'uso abituale del linguaggio articolato tuttavia è peculiare dell'essere umano. Ma, egli usa, in comune con gli animali inferiori, grida inarticolate per esprimere il suo significato, supportato da gesti e dai movimenti dei muscoli della faccia. Questo in particolare si verifica in rapporto ai sentimenti più semplici e vividi i quali hanno una connessione solo modesta con la nostra intelligenza superiore. Le nostre grida di dolore, di sofferenza, di rabbia, assieme le azioni loro appropriate e il mormorio di una madre al suo bambino amato sono più espressive di qualsiasi parola. Quello che distingue l'uomo dagli animali inferiori non è la comprensione dei suoni articolati, perché, come ognuno sa, i cani capiscono molte parole e frasi. Da questo punto di vista essi si trovano nello stesso stato degli infanti tra i dieci e i dodici mesi, i quali capiscono molte parole e breve frasi ma non possono ancora pronunciare una sola parola” Linguaggio articolato → Aristotele chiamava logos → Tematiche che Darwin svilupperà nel III libro: c'è un livello alto del linguaggio articolato peculiare degli uomini, ma una serie di infrastrutture basse e intermedie in particolare quelle ravvicinate alle emozioni sono assolutamente continue tra lui e gli animali. → Senza pregiudizi Darwin inserisce il “mormorio materno” come qualcosa che ci imparenta agli
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