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tesi sindrome di asperger, Tesi di laurea di Neuropsicologia

tesi sindrome di asperger, caratteristiche generali e inquadramento diagnostico

Tipologia: Tesi di laurea

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Caricato il 04/08/2020

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angela-carozza 🇮🇹

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Scarica tesi sindrome di asperger e più Tesi di laurea in PDF di Neuropsicologia solo su Docsity! Tesi di Laurea Capitolo 1 –La Sindrome di Asperger- Angela Carozza, Matr. A29/695, Seconda Università degli Studi di Napoli 1 1. La Sindrome di Asperger 1.1. Caratteristiche e breve storia della Sindrome di Asperger La Sindrome di Asperger (SA, dall’inglese AS -Asperger Syndrome-) è un disturbo pervasivo dello sviluppo, caratterizzato principalmente da deficit nell’interazione sociale e nella comunicazione non verbale, inoltre le persone affette da tale disturbo presentano un ristretto campo di interessi e comportamenti; tuttavia tali deficit non sono associati ad un ritardo mentale. I deficit caratterizzanti la SA si influenzano reciprocamente: “il deficit nell’interazione sociale può essere definito come la conditio sine qua non della sindrome di Asperger e dell’autismo” (Woodbury-Smith, Volkmar, 2008). Le persone con Asperger si trovano ad essere socialmente isolate, nonostante la loro motivazione ad interagire con l’altro, a causa del loro bizzarro stile comunicativo: il linguaggio è spesso ridondante, la persona con Asperger tende ad essere logorroica e spesso la comunicazione assume i caratteri di un monologo riguardo un argomento, a prescindere dal fatto che l’interlocutore possa essere interessato o meno. Il fatto di focalizzare l’attenzione su pochi specifici argomenti, sui quali le persone affette da Asperger hanno un’enorme quantità di informazione, è manifestazione del loro ristretto campo d’interessi; tali interessi assorbono la maggior parte del loro tempo, ed hanno la precedenza su ogni tipo di attività. Gli “Aspie”, come amano soprannominare loro stessi le persone affette da Asperger, sono soliti intraprendere comportamenti ripetitivi e stereotipati, ciò esplica la loro resistenza nei confronti di ogni tipo di variazione, sia nella routine personale, che nell’ambiente che li circonda. Quindi il deficit nell’interazione sociale può essere conseguenza di un bizzarro stile comunicativo ed un ristretto campo d’interessi, e così viceversa; è difficile stabilire un netto confine tra “chi causa cosa e cosa causa chi”, insomma è difficile trovare una linea di demarcazione tra i deficit che caratterizzano tale sindrome. Oggi si è a conoscenza del fatto che questi deficit caratteristici corrispondono alla cosiddetta Sindrome di Asperger , ma fino al 1981 alle persone che presentavano una tale sintomatologia venivano attribuite le diagnosi più varie. I primi ad interessarsi a queste manifestazioni cliniche, caratterizzanti la SA e l’autismo in linee più generali, furono il pediatra austriaco, Hans Asperger, che descrisse il caso di 4 bambini, tra i 6 e gli 11 anni, i quali lo avevano particolarmente colpito per le difficoltà a relazionarsi con i coetanei, e lo psichiatra infantile, Leo Kanner, che descrisse 11 bambini i quali presentavano difficoltà molto simili ai 4 bambini descritti da Asperger, ovvero deficit nell’interazione sociale e nella comunicazione. I due lavorarono indipendentemente l’uno dall’altro, ma negli stessi anni, intorno al 1944; Kanner fu il primo ad introdurre il termine “autismo infantile” per classificare questo disturbo (ivi). Fu Lorna Wing nel 1981 ad introdurre il nome “Sindrome di Asperger” e a far conoscere, prima in Inghilterra, poi nella restante parte del mondo, questa sindrome, attraverso una sua pubblicazione scientifica. La pubblicazione originale di Asperger, scritta in lingua tedesca, non fu tradotta in lingua inglese fino al 1991 (sarà Uta Frith a fare questa traduzione). Nella pubblicazione del 1981, Wing, cercò di classificare i vari disturbi, che fino ad allora andavano tutti sotto il generico nome di autismo. Ella trovò che i bambini con Tesi di Laurea Capitolo 1 –La Sindrome di Asperger- Angela Carozza, Matr. A29/695, Seconda Università degli Studi di Napoli 2 strano comportamento sociale, a differenza dei bambini che manifestavano distacco sociale, erano quasi sempre molto loquaci e avevano in comune molte caratteristiche con i bambini descritti da Asperger. La Wing, per non lasciar intendere che questi bambini non fossero autistici, propose l’esistenza di uno “spettro di disordini autistici”, lungo il quale si posizionavano vari gradi di severità del disturbo, ognuno dei quali caratterizzato da diverse dimensioni di deficit sociali, di comunicazione, uso di comportamenti stereotipati e ripetitivi. Attraverso l’assunto di questo spettro è facile notare che il disturbo autistico mostra manifestazioni differenti a seconda dell’uso della comunicazione, dei deficit sociali e a livello comportamentale (Frith, 1991). Più di 30 anni dopo la pubblicazione della Wing, ci sono ancora molti punti irrisolti per quanto riguarda, la Sindrome di Asperger, e il disturbo autistico. Unico dato di fatto è l’esistenza dei sintomi e quindi dei pazienti, ma per quanto riguarda la classificazione dei disturbi ci sono molte perplessità da parte di chi si occupa della valutazione del disturbo e di un conseguente trattamento. Esistono diversi criteri diagnostici, tra cui i più influenti sono quelli messi a punto all’interno del DSM e dell’ICD, che cercano di risolvere il problema della classificazione dei cosiddetti “disturbi autistici”. Una dovuta analisi, a riguardo, sarà condotta più avanti nel corso di questo elaborato. 1.2. Manifestazioni cliniche Le principali manifestazioni cliniche del disturbo di Asperger sono:  Deficit nell’interazione sociale, causato da scarsa empatia; ciò fa sì che l’interazione sociale sia, molto spesso, unilaterale, ergo cessa di essere Tesi di Laurea Capitolo 1 –La Sindrome di Asperger- Angela Carozza, Matr. A29/695, Seconda Università degli Studi di Napoli 5 genitori della malattia del proprio figlio, tuttavia tali resoconti non hanno alcun riscontro sperimentale. Oggi quello delle cause della Sindrome di Asperger è un problema ancora irrisolto; la maggior parte dei ricercatori ritengono che abbia un origine multifattoriale. È bene tener presente che alcune ricerche evidenziano differenze a livello neuro- biologico tra soggetti affetti da Sindrome di Asperger e soggetti sani:  Gli Asperger hanno livelli più alti di ACTH (testosterone) in ambo i sessi, ed una concentrazione leggermente inferiore di cortisolo anche se mancano quasi del tutto della CAR, la risposta al risveglio cortisolo mediata;  Gli Asperger presentano attività metaboliche neuronali deficitarie in alcune zone e superiori in altre. La maggior attività si concentra principalmente a livello frontale. A livello fronto striatale si rinvengono marcate differenze nel network neurale e un minor quantitativo di materia grigia a livello del cervelletto ( responsabile per la maggiore della goffaggine tipica della condizione)  La maggiore attività cerebrale a livello frontale predispone gli Aspie a comportamenti ossessivo/compulsivi (comorbidità riscontrata in molti Asperger adolescenti o adulti)  A differenza degli NT non si osserva negli Aspie un significativo e costante diminuire del volume corticale del cervello all’aumentare dell’età mostrando invece una grande variabilità in tal senso  Gli Aspie presentano vari polimorfismi a livello di alcune regioni geniche che regolano i comportamenti socio-emotivi. Non è dato sapere come questi geni possano guidare lo sviluppo cerebrale ma è ragionevole pensare che siano corresponsabili delle evidenze prima descritte Per concludere quindi la Sindrome di Asperger è ancora un campo aperto. Le evidenze descritte sono solo una piccola parte della biochimica della condizione. Ci si augura che studi futuri chiariscono gli ancora molti punti oscuri 1.4. Quadro teorico di riferimento: prospettiva neuropsicologica Il modello neuropsicologico usato per l’interpretazione della Sindrome di Asperger, è il cosiddetto Disturbo dell’Apprendimento Non Verbale (Danv). Tale disturbo “si caratterizza per cadute specifiche in compiti di natura non verbale, associate a prestazioni sufficienti in compiti verbali” (Mammarella, Pazzaglia, Cornoldi, 2007). Tesi di Laurea Capitolo 1 –La Sindrome di Asperger- Angela Carozza, Matr. A29/695, Seconda Università degli Studi di Napoli 6 Il primo a suggerire una valutazione delle componenti visuospaziali in bambini che mostravano maggiori potenzialità intellettive verbali rispetto a quelle non verbali fu Myklebust, nel 1975. In un primo momento i disturbi non verbali vennero associati ad un malfunzionamento dell’emisfero destro, ciò in conseguenza al fatto che i disturbi non verbali vennero contrapposti ai disturbi verbali, che erano associati ad un cattivo funzionamento dell’emisfero sinistro. Byron Rourke, che approfondì la Sindrome Non Verbale, a partire dal 1989, pensava che la causa ed, anche la gravità della sindrome dipendesse dal danneggiamento o dal mancato sviluppo di quelle fibre che permettono il passaggio di informazioni tra i due emisferi cerebrali. Rourke propose un modello che descrive i deficit e le abilità che caratterizzano la Sindrome Non Verbale ed, inoltre spiega le manifestazioni cliniche attraverso relazioni di causa-effetto. Rourke (1989,1995) delinea i deficit e le risorse (preservate) caratteristiche dei bambini con Sindrome Non Verbale: DEFICIT (sindrome non verbale, Rourke):  Primari: deficit nella coordinazione psicomotoria bilaterale, nella percezione tattile, (soprattutto per la parte sinistra del corpo) nelle abilità psicomotorie complesse (tendono a peggiorare soprattutto in contesti nuovi)  Secondari: deficit nell’organizzazione visuospaziale, nell’abilità di memoria visuospaziale e nell’adattarsi a situazioni nuove, che richiedono di adottare nuovi comportamenti; i bambini affetti da tale sindrome sono soliti adottare comportamenti meccanici e ripetitivi;  Terziari: deficit nella formazione di concetti di natura visuospaziale, nella risoluzione di problemi (problem solving), inoltre i bambini con tale sindrome hanno difficoltà a trarre un feedback positivo o negativo da un’esperienza, e a trarre relazioni causa-effetto;  Verbali: si riscontra scarsa prosodia, verbosità, difficoltà d’uso pragmatico del linguaggio (con riferimento all'uso concreto del linguaggio nella vita quotidiana; quando il linguaggio adempie una funzione pragmatica diventa “atto comunicativo”);  A livello scolastico: i bambini con sindrome non verbale, oltre ad avere disagi con i coetanei a livello comunicativo (funzione pragmatica del linguaggio) può manifestare difficoltà in aritmetica (il principale problema riguarda la capacità di riconoscere quando e come applicare le regole semplici dell’aritmetica, Rourke definisce questa caratteristica “forget to remeber”), ma anche nella comprensione del testo ed in un primo momento nella capacità di lettura.  A livello socio-emotivo: deficit marcati nell’interazione sociale, in età prescolare il babino potrebbe apparire iperattivo, ma con l’avanzare degli anni potrebbe tendere all’isolamento sociale. Rourke, Joung & Leenars (1989) sostengono che l’isolamento sociale e il fatto di non riuscire a trovare o mantenere un posto di lavoro a causa dei deficit associati a tale patologia porterebbero ad un aumento del rischio di uno stato di depressione RISORSE (sindrome non verbale, Rourke): Tesi di Laurea Capitolo 1 –La Sindrome di Asperger- Angela Carozza, Matr. A29/695, Seconda Università degli Studi di Napoli 7  Primarie: le capacità psicomotorie semplici e la percezione uditiva sono preservate;  Secondarie: preservate le capacità di attenzione uditiva e verbale;  Terziarie: abilità di memoria uditiva e verbale meccanica è molto sviluppata;  Verbali: preservate l’abilità di ripetizione verbale e competenze fonologiche;  A livello scolastico: le capacità di lettura migliorano con il tempo. Attraverso un esempio, Rourke, nel suo libro, pubblicato nel 1995, ci aiuta a comprendere la differenza tra un bambino affetto da Sindrome Non Verbale ed un bambino normale sull’acquisizione di una conoscenza: “(…) Consideriamo cosa fa una bambina normale ai primi passi in un sala piena di oggetti antichi o comunque vistosi: ella punta con lo sguardo un interessante vaso sopra il tavolo al centro della stanza, si alza in piedi e cammina verso il tavolo, tocca il vaso per un attimo, lo afferra e lo butta per aria. Appena il vaso si rompe sul pavimento sente il suo genitore gridare “Mio Dio! È un vaso di zia Gertrude!” ciò è seguito immediatamente dall’ammonizione di non toccare più i vasi di zia Gertrude (o cose simili) in futuro. Quello che succede probabilmente ad un bambino con NLD nella stessa situazione può essere descritto nel modo seguente: mollemente seduto nella sala con i sui genitori, egli vede il vaso, ma non cerca di raggiungerlo in alcun modo; chiede piuttosto che cosa sia; la risposta giunge immediata: “è un vaso di zia Gertrude”. Probabilmente il bambino non chiede più nulla su quel vaso e procede ponendo altre domande su altri oggetti e i genitori continuano a rispondere con indicazioni verbali, alle sue domande. (…)I prerequisiti per questa sequenza sono le abilità neuropsicologiche della percezione tattile e visiva, le abilità psicomotorie complesse e la capacità di interagire con le novità. Deficit in tutti questi ambiti costituiscono la base della sindrome NLD(…)” (Rourke, 1995, pp. 8-9). Per quanto riguarda la diagnosi della sindrome non verbale, Rourke consiglia dei test che vanno ad indagare le aree deficitarie e le risorse caratterizzanti il disturbo, elencate sopra, ad esempio, per indagare l’esistenza del deficit di organizzazione visuopercettiva (deficit primari) Rourke consiglia il Visual Perception Test, Trail Making Test, Subtest della Wisc: disegno con cubi, ricostruzione di oggetti. A questo punto, dopo avere descritto per linee generali, la Sindrome non verbale, (trattata in maniera molto più esaustiva da Rourke!), è importante ricercare le similitudini e le differenze con la Sindrome di Asperger. Secondo Klin e colleghi, ci sono molte somiglianze, tra la Sindrome di Asperger e la Sindrome Non Verbale, sia a livello di manifestazione comportamentale che a livello cognitivo, tant’è che suggeriscono l’uso del modello del NLD come modello neuropsicologico dell’AS. Di fatto, sia per la NLD che per l’AS il QI normale è nella norma, ma con un QI di performance inferiore di 10-15 punti rispetto al QI verbale, nella percezione visuospaziale e nella risoluzione di problemi; alcune differenze si riscontrano nelle abilità aritmetiche: i bambini con Asperger solitamente non riscontrano gravi problemi nell’aritmetica così come invece succede per i bambini affetti da Sindrome Non Verbale.
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