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Tesina di maturità sull'infanzia, Tesine di Maturità di Storia

Italiano: Giovanni Pascoli – Il fanciullino 2. Storia: Il fascismo e i Balilla 3. Filosofia: Friedrich Nietzsche – Il cammello, il leone e il bambino 4. Matematica: Le derivate 5. Arte: L’arte Naïf 6. Inglese: D.H. Lawrence – Sons and Lovers 7. Musica: Musica per l’infanzia 8. Edu

Tipologia: Tesine di Maturità

2014/2015

In vendita dal 04/05/2015

lamaestralaura
lamaestralaura 🇮🇹

4.8

(6)

11 documenti

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Scarica Tesina di maturità sull'infanzia e più Tesine di Maturità in PDF di Storia solo su Docsity! F infanzia ineviitabitmente rutti ‘grandi arri CONSEIE gQualcasa ohi irfantife Laura Chiggpetta Vv fanno scolastico DOTODOTT 000). T.De Vincenti Indice 1. Italiano: Giovanni Pascoli – Il fanciullino 2. Storia: Il fascismo e i Balilla 3. Filosofia: Friedrich Nietzsche – Il cammello, il leone e il bambino 4. Matematica: Le derivate 5. Arte: L’arte Naïf 6. Inglese: D.H. Lawrence – Sons and Lovers 7. Musica: Musica per l’infanzia 8. Educazione fisica: L’educazione psicomotoria 9. Psicologia: Sigmund Freud – La sessualità infantile 10. Pedagogia: Maria Montessori – La scuola dei bambini 11. Sociologia: Jean Jacques Rousseau – L’Emilio 12. Geografia astronomica: La nascita di una stella 13. Diritto: Le adozioni 14. Religione: La bioetica 2 paterno. Al primo lutto in un breve giro di anni ne seguirono altri, in una successione impressionante: nel 1868 morirono la madre e la sorella maggiore, nel 1871 il fratello Luigi, nel 1876 Giacomo. Giovanni Pascoli sin dal 1862 era entrato coi fratelli Giacomo e Luigi nel collegio degli Scolopi ad Urbino, dove ricevette una rigorosa formazione classica, che costituì la base essenziale della sua cultura. Nel 1871, per le ristrettezze della famiglia, dovette lasciare il collegio, ma, grazie alla generosità di uno dei suoi professori, poté proseguire gli studi a Firenze, nel 1873 grazie al brillante esito di un esame, ottenne una borsa di studio presso l’Università di Bologna, dove frequentò la Facoltà di Lettere. Negli anni universitari Pascoli subì il fascino dell’ideologia socialista, che proprio allora si andava diffondendo, in particolare negli ambienti studenteschi bolognesi; partecipò a manifestazioni contro il governo, fu arrestato nel 1879 e dovette trascorrere alcuni mesi in carcere, per venire alla fine assolto. L’esperienza fu però per lui traumatica e determinò il suo definitivo distacco dalla poetica militante. Restò fedele anche in seguito all’ideale socialista, ma di un socialismo vagamente umanitario, che propugnava la bontà e la fraternità fra gli uomini. Ripresi con impegno gli studi, si laureò nel 1882, con una tesi sull’antico lirico greco Alceo. Iniziò subito dopo, la carriera di insegnante liceale, prima a Matera, poi dal 1884 a Massa. Qui chiamò a vivere con sé le due sorelle, Ida e Mariù, ricostituendo così idealmente quel “nido” familiare che tutti avevano distrutto. 5 Nel 1887, sempre con le sorelle, passò ad insegnare a Livorno, dove rimase sino al 1895. Il “nido” familiare La chiusura gelosa nel “nido” familiare e l’attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità della struttura psicologica del poeta, che, fissato dai traumi subiti ad una condizione infantile, cerca entro le pareti del “nido” la protezione da un mondo esterno, quello degli adulti, che gli appare minaccioso ed irto di insidie. A ciò si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori, inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, che viene sentita come un tradimento nei confronti di legami oscuri, viscerali del “nido”. Questa serie di legami inibisce anche il rapporto con l’ “altro”, quel rapporto in cui si misura la maturità e la pienezza della persona: non vi sono relazioni amorose nell’esperienza del poeta, che conduce una vita, come egli stesso confessa, forzatamente casta. C’è in lui lo struggente desiderio di un vero “nido”, in cui esercitare un’autentica funzione di padre, ma il legame ossessivo con il “nido” infantile spezzato gli rende impossibile la realizzazione del sogno. La vita amorosa ai suoi occhi ha un fascino torbido, è qualcosa di proibito e di misterioso, da contemplare da lontano, con palpiti e tremori. Le esigenze affettive del poeta sono, a livello conscio, interamente soddisfatte dal rapporto sublimato con le sorelle, che rivestono un’evidente funzione materna. Si può capire allora perché il matrimonio di Ida, nel 1895, fu sentito da Pascoli come un tradimento, una 6 profanazione della sacralità del “nido”, e determinò in lui una reazione spropositata, con vere manifestazioni depressive. Questa complessa e torbida situazione affettiva del poeta è una premessa indispensabile per penetrare nel mondo della sua poesia, perché costituisce il punto d’avvio della sua esperienza fantastica, il materiale su cui egli lavora. Ed è una chiave necessaria per cogliere il carattere turbato, tormentato, morboso della poesia di Pascoli, carattere che si cela dietro l’apparenza dell’innocenza e del candore fanciulleschi, della celebrazione delle piccole cose, della realtà più semplici e umili. L’insegnamento universitario e la poesia Nel 1895, dopo il matrimonio di Ida, Pascoli prese in affitto una casa a Castelvecchio di Barga, nella campagna lucchese. Qui, con la fedele sorella Mariù, trascorreva lunghi periodi, lontano dalla villa cittadina che destava e di cui aveva orrore, a contatto con il mondo della campagna che ai suoi occhi costituiva un Eden di serenità e pace, di sentimenti semplici e puri. La sua era una vita esteriormente serena, ma in realtà turbata nell’intimo da oscure angosce e paure, paure per l’addensarsi di incombenti cataclismi storici, minacciati dalla violenza latente nella società del tempo, angosce per la presenza ossessiva della morte. Nel 1895, Pascoli aveva ottenuto la cattedra di grammatica greca e latina all’Università di Bologna, poi di letteratura latina all’Università di Messina, dove insegnò sino al 1903, ed infine dal 1905 subentrò al suo maestro Carducci nella cattedra di letteratura italiana a Bologna. 7 interpretativi non razionali, che trasportano di colpo, senza seguire tutti i passaggi del ragionamento logico, nel cuore profondo della realtà. Tra io e mondo esterno, tra soggetto e oggetto non sussiste quindi per Pascoli vera distinzione. La sfera dell’Io si confonde con quella della realtà oggettiva, le cose acquistano una fisionomia antropomorfizzata, si caricano di significati umani: per esempio, il gelsomino notturno nella poesia omonima, la visone del mondo pascoliana si colloca a buon diritto entro le coordinate della cultura decadente e presenta affinità con la visione dannunziana. La poetica – Il fanciullino La poetica pascoliana trova la sua formulazione più compiuta e sistematica nell’ampio saggio Il fanciullino, pubblicato sul “Marzocco” nel 1897. L’idea centrale è che il poeta coincide col fanciullino, che sopravvive al fondo di ogni uomo: un fanciullo che vede tutte le cose “come per la prima volta”, con ingenuo stupore e meraviglia, come dovette vederle il primo uomo all’alba della creazione. Al pari di Adamo, anche il poeta “fanciullino” dà il nome alle cose e, trovandosi come in presenza del “mondo novello”, deve usare una “novella parola”, un linguaggio che si sottragga ai meccanismi mortificanti della comunicazione abituale e sappia andare all’intimo delle cose, scoprirle nella loro freschezza originaria, rendere il “sorriso” e la “lacrima” che c’è in ognuna di esse. 10 Dietro la metafora del “fanciullino” è facile scorgere una concezione della poesia come conoscenza pre-razionale e immaginosa, concezione che ha le radici nel territorio romantico (fu il Romanticismo a stabilire l’equivalenza tra fanciulli e primitivi e ad esaltare il loro modo ingenuo e fantasioso di rapportarsi al mondo), ma che Pascoli piega in direzione decadente. Grazie al suo modo di vedere le cose, il poeta-fanciullo ci fa sprofondare nell’ “abisso della verità”. Il “fanciullo” scopre nelle cose “le somiglianze e le relazioni più ingegnose”, scopre cioè quella trama di rispondenze misteriose tra le presenze del reale, che le unisce come in una rete di simboli e che fugge alla percezione abituale. Il poeta appare come un “veggente”, dotato di una vista più acuta di quella degli uomini più comuni, colui che per un arcano privilegio può spingere lo sguardo oltre le apparenze sensibili, attingere all’ignoto, esplorare il mistero. In questo quadro culturale si colloca la concezione della poesia “pura”. Per Pascoli la poesia non deve avere fini estrinseci, pratici: il poeta canta solo per cantare, non vuole assumere il ruolo di “consigliatore” e di “ammonitore”, non si propone obiettivi civili, morali, pedagogici, propagandistici. Precisa Pascoli la poesia, proprio in quanto poesia “senza aggettivi”, poesia “pura”, spontanea e disinteressata, può ottenere “effetti di suprema utilità morale e sociale”. Il sentimento poetico, dando voce al “fanciullino” che è in noi, sopisce gli odi e gli impulsi violenti che sono propri degli uomini, induce alla bontà, all’amore, alla fratellanza; nella poesia pura del “fanciullino” per Pascoli è implicito un messaggio sociale, che invita all’affratellamento 11 di tutti gli uomini, al di là delle barriere di classe e nazione che li separano e li contrappongono gli uni agli altri. Pascoli ripudia il principio aristocratico del classicismo, che esige una rigorosa separazione tra ciò che è alto e ciò che è basso ed accetta solo la prima categoria di oggetti nel campo selezionatissimo della poesia. La poesia è anche nelle piccole cose, che hanno un loro “sublime” particolare, una dignità non minore di quelle auliche. I temi della poesia pascoliana Pascoli incarna l’immagine del piccolo borghese, chiuso nella sfera limitata e protettiva degli affetti domestici, degli studi, del lavoro di insegnante, nella pace raccolta del “nido” ricostruito entro le mura della sua casetta, acquistata con sacrifici nella campagna lucchese. Dal punto di vista letterario, l’immagine del poeta corrisponde a quella dell’uomo: Pascoli si presenta come il celebratore della realtà piccolo borghese e dei suoi valori. Una parte cospicua della sua poesia è destinata alla funzione di proporre quella determinata visione della vita, in nome di intenti pedagogici, moralistici, sociali. E’ la celebrazione del piccolo proprietario rurale, pago del suo “campetto”, che gli garantisce non solo la sopravvivenza fisica, ma anche la dignità e la libertà, e pago del calore degli affetti familiari, la celebrazione del “borghesuccio”, che vive contento nel “suo appartamento ammobigliato con pazienza e diligenza”. In questo ambito di poesia ideologica e pedagogica rientra l’invito ad accontentarsi del poco, l’ideale di una società in cui ogni ceto viva entro i propri confini, senza conflitti con gli altri ceti, in un clima di cooperazione e di concordia fraterna, a ciò appartiene il sogno di 12 forme “pregrammaticali” o “cislinguistiche”, quelle espressioni, che si situano al di sotto del livello strutturato della lingua e non rimandano ad un significato concettuale, ma imitano direttamente l’oggetto. Sono in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi d’uccelli (“videvitt”, “scilp”, “chiù”, “trr trr trr terit terit”, “chio chio”, “finch”) o suoni di campane (“Don Don”), non a caso i suoni che in Pascoli si caricano di più intenso valore simbolico, assumendo come un senso oracolare, di comunicazione d’arcani messaggi. Queste onomatopee indicano un’esigenza di aderire all’oggetto, di penetrare nella sua essenza segreta evitando le mediazioni logiche del pensiero e della parola codificata, rientrano in quella versione alogica del reale che è propria di tutta la poesia pascoliana. I suoni usati da Pascoli possiedono un valore fonosimbolico, tendono ad assumere un significato di per se stessi, senza rimandare al significato della parola. La metrica pascoliana è apparentemente tradizionale, impiega i versi più consueti della poesia italiana, endecasillabi, decasillabi, novenari, settenari ecc. Pascoli sperimenta cadenze ritmiche inedite, con una varietà inesauribile di modulazioni. Anche il verso, come la struttura sintattica, è di regola frantumato al suo interno, interrotto da numerose pause, segnate dall’interpunzione, da incisi, parentesi, puntini di sospensione. La frantumazione del discorso è accentuata dal frequente uso degli enjambements, che spezzano sintagmi uniti, quali soggetto-verbo, aggettivo-sostantivo. 15 A livello delle figure retoriche, Pascoli usa il linguaggio analogico. Il meccanismo è quello della metafora, la sostituzione del termine proprio con uno figurato, che ha col primo un rapporto di somiglianza. Nella poesia Temporale, sullo sfondo nero del cielo temporalesco spicca la nota bianca di un casolare, che viene di colpo accostata al bianco di un’ala di gabbiano: “Tra il nero un casolare:/ un’ala di gabbiano”. Non presenta passaggi intermedi, di tipo sintattico, che esplicitino il legame logico: il secondo termine è dato come apposizione del primo. È un discorso che punta sul non detto e arriva quasi al limite dell’enigmatico, del cifrato. Un procedimento affine all’analogia, è la sinestesia che possiede del pari un’intensa carica allusiva e suggestiva, fondendo insieme, diversi ordini di sensazioni. Queste soluzioni formali, che introducono cospicue innovazioni nel linguaggio poetico italiano, aprono la strada alla poesia del Novecento. L’ideologia politica: - L’adesione al socialismo Durante gli anni universitari, il giovane Pascoli subì l’influenza delle ideologie anarco-socialiste, soprattutto per il fascino esercitato da Andrea Costa, agitatore e tribuno attivo proprio in Emilia-Romagna. L’adesione all’anarchismo e al socialismo era un fenomeno diffuso tra gli intellettuali piccolo borghesi del tempo. L’insofferenza ribelle nei confronti delle convenzioni e la protesta contro le ingiustizie avevano una matrice culturale, risalivano cioè ad un clima ancora romantico, ma avevano anche più concrete motivazioni sociali, quali le inquietudini di un gruppo che si sentiva minacciato nella sua identità dall’avanzata della civiltà industriale moderna, che toglieva prestigio alla tradizionale 16 cultura umanistica, privilegiando nuove competenze e nuovi saperi, scientifici e tecnologici; a ciò si univa il risentimento e la frustrazione per i processi di declassazione a cui il ceto medio tradizionale era sottoposto dall’organizzazione moderna della produzione, processi da cui gli intellettuali erano particolarmente colpiti. In questo quadro sociologico rientrava perfettamente la figura del giovane studente Giovanni Pascoli, proveniente dalla piccola borghesia rurale, declassato e impoverito, che quindi, come tanti altri giovani del suo ceto, trasformava in rabbia e in impulsi ribelli contro la società l’emarginazione di cui era vittima. Pascoli sentiva soprattutto gravare su di sé il peso di un’ingiustizia immedicabile, l’uccisione del padre, lo smembramento della famiglia, i lutti, la povertà: tutto ciò gli sembrava l’effetto di un meccanismo sociale perverso, contro cui era necessario lottare. Aderì quindi all’Internazionale socialista. Il movimento anarco-socialista, ai suoi primordi, non aveva basi ideologiche rigorosamente definite, il suo impegno politico obbediva più al cuore che alla mente, come allora si diceva, a moventi sentimentali e umanitari. Di tal genere fu anche l’adesione di Pascoli. La sua militanza attiva nel movimento si scontrò però ben presto con la repressione poliziesca. Arrestato per una manifestazione antigovernativa, come si è accennato, il giovane studente venne tenuto mesi in carcere e processato. Fu per lui un’esperienza terribile: quando uscì assolto dal processo, abbandonò definitivamente ogni forma di militanza attiva. 17 la sua attenzione non sono solo dati oggettivi, resi naturalisticamente, ma si caricano di sensi misteriosi e suggestivi, sembrano alludere ad una realtà ignota e inafferrabile che si colloca al di là di essi, sono i segnali di un enigma affascinante ed inquietante insieme. Spesso le atmosfere che avvolgono queste realtà evocano l’idea della morte; ed uno dei temi più presenti nella raccolta è il ritorno dei morti familiari, che vengono a riannodare i legami spezzati dall’uccisione del padre e dai tanti lutti successivi. Già a partire da Myricae, quindi, Pascoli delinea quel romanzo familiare che è il nucleo doloroso della sua visione del reale. Compaiono poi, sin dai testi più antichi, quelle soluzioni formali che costituiscono la profonda originalità della poesia pascoliana: l’insistenza sulle onomatopee, il valore simbolico dei suoni, l’uso di un ardito linguaggio analogico, la sintassi frantumata. Pascoli sperimenta anche una varietà di combinazioni metriche inedite, utilizzando in genere versi brevi, in particolare il novenario, un verso poco frequente nella tradizione italiana. I poemetti I poemetti, raccolti una prima volta nel 1897, sono stati poi ripubblicati con aggiunte nel 1900, ed infine, nella veste definitiva, divisi in due raccolte distinte, Primi poemetti (1904) e Nuovi poemetti (1909). Si tratta di componimenti più ampi di quelli di Myricae. Assume rilievo dominante la vita della campagna: la narrazione è articolata in veri e propri cicli, che traggono il titolo dalle varie operazioni del lavoro dei campi, La sementa, L’accestire nei Primi poemetti, La fiorita e La mietitura nei Nuovi poemetti. 20 Il poeta vuole celebrare la piccola proprietà rurale, presentandola come depositaria di tutta una serie di valori tradizionali e autentici, solidarietà familiare e affetti, laboriosità, bontà, purezza morale, schiettezza, semplicità, saggezza, in contrapposizione alla negatività della realtà contemporanea. La vita del contadino appare al poeta come un rifugio rassicurante contro l’incombere di una realtà storica minacciosa. Pascoli si sofferma sugli aspetti più quotidiani, umili e dimessi di quel mondo, designando con minuziosa precisione gli oggetti e le operazioni del lavoro dei campi, ma anche questa precisione non ha nulla di naturalistico, di documentario: al contrario risponde all’intento, enunciato nel contemporaneo Fanciullino, di ridare la sua vergine freschezza originaria alla parola, per esprimere una stupita meraviglia dinanzi alle cose. I canti di Castelvecchio I canti di Castelvecchio (1903) sono definiti dal poeta stesso, nella prefazione, “myricae”, quindi si propongono intenzionalmente di continuare la linea della prima raccolta. Anche qui ritornano immagini della vita di campagna, canti d’uccelli, alberi, fiori, suoni di campagne, e ricompare una misura più breve, lirica anziché narrativa. I componimenti si susseguono secondo un disegno segreto, che allude al succedersi delle stagioni: ancora una volta l’immutabile ciclo naturale si presenta come un rifugio rassicurante e consolante dal dolore e dall’angoscia dell’esistenza storica e sociale. Ricorre con frequenza ossessiva, infatti, il motivo della tragedia familiare e dei cari morti, che si stringono intorno al poeta a rinsaldare quel vincolo di sangue e d’affetti che la brutale violenza degli uomini ha 21 spezzato. Vi è anche il rimando continuo del nuovo paesaggio di Castelvecchio a quello antico dell’infanzia in Romagna, quasi ad istituire un legame ideale tra il nuovo “nido” costruito dal poeta e quello spazzato via dalla tragedia. Non mancano però anche in questa raccolta i temi più inquieti e morbosi, che danno corpo alle segrete ossessioni del poeta: l’eros, contemplato col turbamento del fanciullo per il quale il rapporto adulto è qualcosa di ignoto, affascinante e ripugnante insieme (Il gelsomino notturno), e la morte, che a volte appare un rifugio dolce in cui sprofondare, come in una regressione nel grembo materno (La mia sera). Dalle piccole cose della realtà umile lo sguardo si allarga poi agli infiniti spazi cosmici, ad immaginare misteriose apocalissi future che distruggeranno forse la vita dell’universo (Il ciocco). I Poemi conviviali, i Carmina, le ultime raccolte, i saggi Un carattere apparentemente molto diverso dai Canti di Castelvecchio presentano i Poemi conviviali (1904), così intitolati perché gran parte di essi era comparsa, a partire dal 1895, su “Il Convito”, diretto da Adolfo De Bosis, una delle espressioni più significative del contemporaneo estetismo. Il linguaggio è raffinatamente estetizzante e spesso mira a riprodurre in italiano il clima e lo stile della poesia classica. Sotto le vesti classiche, in questi poemetti compaiono tutti i temi consueti della poesia pascoliana. Il mondo antico, nei Poemi conviviali, non è dunque un mondo di immobile e gelida perfezione, come pretendeva la tradizione classicistica, ma si carica delle inquietudini e delle angosce della sensibilità moderna. 22 X Agosto San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attònito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! X Agosto è una poesia incredibilmente suggestiva e permeata di una grande tristezza, proprio quella che il giovane Pascoli provò vedendo il corpo esanime del tanto amato padre. Tratta dalla raccolta Myricae, essa è dedicata alla morte del padre, assassinato in condizioni misteriose il 10 agosto del 1867. La poesia è 25 una fitta rete di simboli, che richiamano la sua visione pessimistica della vita e il suo frequentemente citato concetto del “nido”, inteso sia come dimora che come nucleo familiare. Il primo vero simbolo si può ritrovare già nel titolo: il 10 agosto rappresenta, oltre al giorno della morte del padre di Pascoli, la notte di San Lorenzo, famosa per le sue stelle cadenti. Il poeta vede questo particolare e splendido fenomeno naturale in modo completamente diverso e con gli occhi di un uomo sofferente e rattristato, che riconosce nelle comete le lacrime di un grande pianto, quello di un cielo disperato e deluso, proprio come Pascoli. Questo concetto viene evidenziato molto nella prima strofa, quando il poeta, evocando proprio San Lorenzo, spiega come vede la notte delle stelle cadenti: non come un particolarissimo fenomeno astronomico, ma come un grandioso pianto divino che interessa tutto il cielo e che in un certo senso fa compagnia al poeta, che appare come un uomo deluso, tradito dal destino, che ha agito in modo veramente crudele. Con la strofa successiva, comincia la sua complessa rete di allegorie e di metafore: egli paragona la morte del padre a quella di una rondine, che doveva tornare al nido per nutrire i suoi piccoli, ma che essendo stata uccisa durante il tragitto, lascia i suoi “rondinini” affamati e purtroppo morenti. Oltre a questa prima metafora superficiale, il poeta introduce altri elementi rilevanti in questa strofa: nel verso 5 utilizza la parola “tetto” per descrivere il nido, questa volta in senso letterale e non come metafora dell’ambiente familiare; evidentemente questa espressione è collegata a quella della fine del verso 13, in cui invece utilizza il vocabolo “nido” proprio nel modo appena citato, volendo cioè esprimere il senso di protezione che la dimora umana trasmette e 26 soprattutto il concetto di “nucleo familiare” che in questo caso sta attendendo con ansia il ritorno del padre. Al verso 6 invece è presente un’importante e precisa allegoria: quando la rondine viene uccisa, ci viene detto che “cadde tra spini”: questo pare essere un preciso richiamo all’idea di un omicidio ingiusto; la rondine viene infatti profondamente collegata all’immagine del Cristo in croce, simbolo della vittima sacrificale per eccellenza. Questa immagine viene anche richiamata al verso 7 nell’espressione “ora è là, come in croce”, momento nel quale l’allegoria appena citata viene esplicitata in modo più evidente e di più facile comprensione. Questo simbolo, legato alla religione, ci introduce il modo in cui Giovanni Pascoli vede la fede; in questa poesia egli riconosce il Cielo come un’entità lontana dal mondo, distaccata dagli eventi terrestri e soprattutto impotente o almeno fermo e immobile, intento solo a guardare dall’alto, senza intervenire per ridurre le ingiustizie e i delitti. Questa immagine viene ripresa successivamente e comincia nel verso 10, quando la rondine, appena uccisa, tende esanime il verme nel vuoto, quasi indicando “quel cielo lontano”, che nulla può o vuole fare, neanche in questi momenti in cui il male interviene e regna sovrano nella vita umana. E il delitto non colpisce solo la rondine, che invece è forse la vittima meno commovente della poesia, ma il suo nido, dove i suoi rondinini “attendono e pigolano sempre più piano”, continuando a sperare in un cibo che non arriverà mai. Queste prime tre strofe contengono il primo dei due termini di paragone introdotti da Pascoli, che mette in parallelo la morte della rondine con 27 30 IL FASCISMO E I BALILLA IL FASCISMO E I BALILLA Il disordine, in cui andava precipitando il Paese dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si aggravò ben presto in una violenta attività reazionaria. Benito Mussolini che prima della guerra era stato uno dei maggiori capi del socialismo italiano, ma che, in occasione di guerra, si era staccato dal socialismo, a Milano costituì i Fasci di combattimento , con lo scopo di combattere i partiti estremi e di conquistare il potere. Egli riuscì in tre anni, mediante le violenze delle squadre d’azione, ad affermarsi in parecchie province, specialmente dell’Italia settentrionale e centrale; il governo fu incapace di bloccare le violenze dei fascisti, mostrandosi del tutto indifferente. Il 28 ottobre 1922 Mussolini, ormai sicuro del suo successo, compì la “Marcia su Roma”. 31 Il Ministero Facta, sorpreso dagli avvenimenti, tentò di proclamare lo stato d’assedio, senza sottoporre il decreto alla firma reale; ma il re, temendo di scatenare una guerra civile, rifiutò di firmare quel decreto, accettò le dimissioni di Facta e diede a Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo. Gli inizi del governo fascista furono piuttosto incerti e confusi, per la mancanza di un preciso programma sia nella politica interna sia in quella estera. Approfittando del favore di numerosi politici, Mussolini diede vita a un governo di coalizione (fascisti, liberali, popolari, socialdemocratici, alti gradi delle forze armate), solo formalmente garantì una libertà alla stampa e ai partiti. Per limitare il potere del Parlamento istituì il Gran consiglio del fascismo, che divenne l’organo effettivo di governo. Mussolini inoltre, istituì un esercito di partito e trasformò le squadre d’azione in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Per assicurarsi la maggioranza parlamentare fece votare una nuova legge elettorale (legge Acerbo), destinata a favorire il partito che avesse ottenuto più voti; l’iniziativa era fondata sulla certezza di Mussolini di poter ottenere molti consensi, soprattutto per tre ragioni specifiche: - clima di violenza nel paese; - l’appoggio di alcuni autorevoli uomini politici; - popolazione ancora priva di esperienza democratica, poteva essere facilmente convinta dalla propaganda fascista. Mussolini, riuscì in un primo tempo, ad ottenere la collaborazione dei partiti democratici e liberali; ma poi, in seguito all’uccisione dell’onorevole Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), segretario del partito socialista, compiuta in orribili circostanze da gregari fascisti, i 32 centralistico. Una scuola di tipo aristocratico, cioè pensata e dedicata «ai migliori» e non a tutti e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo. Le scienze naturali e la Matematica furono quindi messe in secondo piano, avevano la loro importanza solo a livello professionale. L'allievo che terminava la scuola elementare aveva la possibilità di scegliere tra i licei classico e scientifico oppure gli istituti tecnici. Solo i due licei permettevano l'accesso all'università (il secondo solo alle facoltà scientifiche), in questo modo però veniva mantenuta una profonda divisione tra classi sociali (questo vincolo fu rimosso completamente solo nel 1969). L’Opera Nazionale Balilla La riforma Gentile venne completata nel 1926 con la creazione dell’Opera Nazionale Balilla, in cui i ragazzi compresi tra gli 8 e i 14 anni, venivano formati con educazione fisica, istruzione premilitare e indottrinamento ideologico. I ragazzi ricevettero dal fascismo particolari attenzioni, apparivano disposti ad accogliere l’invito mussoliniano all’uomo nuovo fascista. Dalla metà degli anni Venti vennero costruite delle residenze per la cura e la villeggiatura dei giovani, le Colonie Estive. Nel contempo, la mobilitazione della gioventù veniva estesa ai bambini con meno di 8 anni, inquadrati nei Figli della Lupa, e alle bambine, inserite nelle Piccole Italiane e nelle Giovani Italiane. 35 Nel 1937 l’Opera Nazionale Balilla fu sciolta e tutti questi enti vennero ricomposti nella Gioventù Italiana del Littorio, da cui dovevano uscire, secondo le intenzioni del regime, gli uomini e le donne destinati a guidare in futuro l’Italia fascista. Il fascismo, inoltre, esaltava e incoraggiava con premiazioni e campagne pubblicitarie il mito della famiglia numerosa, della donna “angelo del focolare”, dedita alla casa, al marito e all’educazione dei figli. Furono create istituzioni come l’Opera nazionale per la protezione della Maternità e dell’Infanzia, che garantiva servizi di assistenza ostetrica e pediatrica, promuovendo principi elementari di puericultura. La scuola fu profondamente ristrutturata nel 1923 con la riforma Gentile, ispirata ai principi della pedagogia idealistica, che cercava di accentuare la severità degli studi e sanciva il primato delle discipline umanistiche su quelle tecniche, relegate a una funzione nettamente subalterna. 36 ita ca Aa RI La dottrina di Nietzsche si connette a indirizzi diversi, pur non rimanendo inclusa in nessuno: l’evoluzionismo, l’irrazionalismo, la filosofia della vita; e mentre è ancora dominata dall’ispirazione romantica all’infinito, si oppone all’idealismo e allo spiritualismo e pretende di operare una netta inversione dei valori tradizionali. La sua opera, in effetti, è talmente variegata che si presta a diverse interpretazioni, alcune che la identificano come una sorta di estetismo edonistico e decadente, altre che leggevano in essa una teoria della razza superiore e nel superuomo l’esemplare di questa razza. Queste utilizzazioni della dottrina di Nietzsche hanno forse qualche appiglio in alcuni aspetti più appariscenti della sua dottrina, ma sono certamente estranee alla sua impostazione fondamentale che è quella di proporre una nuova tavola di valori, i valori vitali, che accomunano tanto il pensiero filosofico che quello scientifico e costituiscono il contributo maggiore del filosofo alla filosofia contemporanea. Contro Schopenhauer, che asseriva che la vita è dolore e che può essere affrontata o con una rassegnata accettazione o con la fuga, Nietzsche propone un’idea entusiastica della vita e del mondo, ben rappresentata da Dioniso, simbolo divinizzato della gioia di vivere e dell’accettazione integrale di ogni sua sfaccettatura. 40 In contrapposizione alla dottrina cristiana, che secondo Nietzsche mortifica la parte più carnale dell’uomo, Nietzsche propone ed esalta tutto ciò che è terrestre, corporeo, antispirituale, affermando che l’uomo è nato per vivere sulla Terra e che non c’è altro mondo per lui. Ciò, tuttavia, nella dottrina nietzschiana, non implica che l’uomo debba abbandonarsi senza freni ai suoi istinti più terreni, ma vivere proiettato verso l’infinito attraverso l’arte e la contemplazione della bellezza. “Ogni volta – scrive Nietzsche – che nasce l’idea di degenerazione, di impoverimento della vita, di impotenza, di decomposizione, di dissoluzione, l’uomo estetico reagisce con un no”. Per Nietzsche l’uomo è destinato all’Eterno ritorno, ovvero all’autoaccettazione del mondo, che si esprime tanto per l’essere umano tanto per l’espressione cosmica. 41 Il mondo non è perfetto, né bello né nobile e non risponde a nessuna qualifica che possa comunque concernere l’uomo. Il caos domina. Ma questa esplosione di forze disordinate, come scrive Nietzsche “si afferma da sé, anche nella sua uniformità che rimane la stessa nel corso degli anni, si benedice da sé, perché è ciò che deve eternamente ritornare, perché è il divenire che non conosce sazietà, né disgusto, né fatica”. Il cammello, il leone e il bambino Il filosofo Nietzsche nel suo libro Così parlò Zarathustra, raffigura simbolicamente l’uomo liberato dall’alienazione con l’immagine di un bambino, al fine di indicare l’infanzia di un’umanità completamente rinnovata. La figura simbolica descritta da Nietzsche ci presenta un cammello, un leone e un bambino, attraverso cui egli descrive le tre metamorfosi dello spirito. Ogni essere umano deve assimilare l’eredità della sua società, ovvero la sua cultura, la sua religione, la sua gente. Lo stadio del cammello rappresenta l’assimilazione dall’uomo ai modelli sociali di appartenenza. Il cammello può immagazzinare enormi quantità di acqua, allo stesso modo l’uomo è in grado di assimilare il “passato”. Per Nietzsche è sbagliato fermarsi allo stadio del cammello, se l’uomo si vuole evolvere ed 42 45 e Ul, ter atîe di Ea N LE DERIVATE LE DERIVATE Rapporto incrementale Data una funzione y=(f(x) Ed un punto x0 appartenente al dominio D della funzione, si chiama rapporto incrementale della funzione y=(f(x)nel punto x0 il rapporto 47 La derivata prima di una funzione in un suo punto P (x0, f(x0)) è uguale alla tangente trigonometrica dell’angolo α che la retta t tangente alla funzione in P forma con la direzione positiva dell’asse x, ovvero 50 Storia dell'arte ANNE GEDDES | Www. annegeddes,com L’ARTE NAÏF La pittura naif si identifica con un atteggiamento ingenuo e quasi primitivo dell’artista, che si discosta dai precetti accademici e convenzionali dell’arte conosciuta ai più allontanandosi da qualsiasi corrente di pensiero preesistente e ponendosi come forma d’arte originale ed immediata. In questo senso l’artista naïf segue solamente il suo istinto, dipinge per se stesso, si immerge in una visione del tutto personale del reale, proiettandosi quasi in un mondo fiabesco fatto di forme e colori vividi e vivaci, che rimandano ai modi ed ai contenuti dei bambini oppure, e più precisamente, dei primitivi (di qui il termine naïf). I pittori Naïf esprimono situazioni ed emozioni, riferendosi a luoghi geografici e ad immagini tra le più disparate attraverso caratteri grafici, e dipingono, inoltre, quadri di desideri, sogni e ricordi, senza l’influenza delle tradizioni artistiche. 52 ● Diminuzione della precisione dei dettagli con la distanza. Henri Rousseau Henri Rousseau nacque a Laval Nel 1844, pittore francese e autodidatta, è il principale rappresentante dello stile Naïf. I suoi colori vivaci, il disegno piatto e i soggetto fantasiosi furono imitati da pittori moderni europei. Durante il servizio militare conobbe alcuni soldati reduci dalla campagna francese in Messico a sostegno dell’imperatore Massimiliano. 55 Furono molto probabilmente le loro descrizioni di quel paese a ispirare le sue raffigurazioni vivide e lussureggianti della giungla, suo tema prediletto. Si dedicò alla pittura da pensionato, dopo aver lavorato quasi tutta la vita presso gli uffici daziari di Parigi. Sebbene privo di una preparazione formale, Rousseau rivelò presto un notevole talento coloristico e compositivo. A partire dal 1886, espose le sue opere al Salon des Indépendants, conquistando l’ammirazione di contemporanei come Paul Gauguin e Georges Seurat. Dopo un primo periodo dedicato a ritratti e veduti di Parigi, negli anni Novanta passò a raffigurazioni fantastiche molto originali, caratterizzate da paesaggi tropicali con figure umane che giocano o riposano e animali immobili e vigili, come ipnotizzati da qualcosa di misterioso. 56 Il sogno (1910) rappresenta una figura nuda distesa su un divano in una giungla dai colori vividi, con piante rigogliose, leoni furiosi e altri animali. 57 60 DAVID HERBERT LAWRENCE Lawrence was born in Eastwood , Nottinghamshire, in 1885. He was the fourth of five children of an illiterate coal miner and his middle-class ex-schoolteacher wife. Lawrence was extremely close to his mother who fought with her husband to keep her son out of the mines. Growing up in considerable poverty, Lawrence won a scholarship to Nottingham High School but was forced to leave and take up employment at the age of fifteen. After a period working as a clerk and as student teacher, Lawrence eventually earned enough money to go to Nottingham University College to study for his teacher’s certificate. He taught at an elementary school in Croydon until his mother’s death when he became seriously ill and was forced to retire. At the same time he ended his relationship with Jessie Chambers, whom he had met in 1901, and who was the model for the character of Miriam in his autobiographical novel Sons and Lovers. In 1912 Lawrence ran off to Germany with Frieda Weekley, the German wife of his former language tutor, marking the beginning of 61 tempestuous relationship that was to last until Lawrence’s death. In 1914 Lawrence and Frieda returned to England and they got married. After the war, in 1919, Lawrence and his wife, tired of England, started travelling around the world. The travels were the inspiration for many of his later books: Twilight in Italy, The Plumed Serpent and Morning in Mexico. In Mexico he discovered he was ill with tuberculosis and returned to Italy where he lived near Florence and finished his last novel, Lady Chatterley’s lover which was considered “obscene” and banned for a long time. Lawrence died in France in 1930. Sons and Lovers This novel is one of the most famous English novels of the 20 th century. Published in 1913, it tells the story of the Morel family, and in particular, of Paul Morel. Geltrude Morel and Walter Morel live in a village in the north of England. Geltrude is clever and competent; Walter, her husband, an uneducated coalminer, drinks his money away and is often violent. Divided by class, the two don’t understand each other, and Geltrude is bitterly unhappy. She pours all her love and ambition into her four children, and in particular, her oldest child, William. Will prepares to marry a very superficial girl, against his mother’s wishes. Then tragedy occurs; he falls ill and dies. With William gone, Geltrude’s love and hopes are pinned on Paul, who is talented and artistic. At 14 Paul finds a job in nearby Nottingham. He makes friend with a highminded girl called Miriam. From now on the story concerns Paul’s conflict between 62 D. H. Lawrence was a rebel. He felt that society made people lifeless and unreal, and that the class system was pernicious. Lawrence believed in the “life force”, in Nature its beauty its power. He also believed passionately in man’s natural instincts; he believed that sexual feeling between a man and woman was natural and should be celebrated. He was the first novelist in western culture to attempt to explore sexuality seriously and frankly. Because of this, several of this novels were refused publication and declared obscene. Lady Chatterley’s Lover, completed in 1928, was only published in its complete form in 1960. Lawrence’s writing was also revolutionary in that it stressed the importance of feelings. The plot was important for the light that it threw on the inner events in a character. Lawrence’s novel style is often highly poetic. In a sense, Lawrence was a kind of mystic; he worshipped “life itself” and attempted to convey his feelings and pass on his beliefs in his novels. To some extent he succeeded; in the west, the 20th century has been an era of greater openness, particularly in the area of feelings. 65 66 MUSICA PER L'INFANZIA Spesso genitori, insegnanti, pedagoghi si chiedono come interessare e abituare i bambini all’ascolto della musica colta che, di per sé, viene considerata idonea quasi sempre per un pubblico adulto. Ma la musica, fortunatamente, non ha età e quindi anche i più giovani, gli stessi bambini possono essere stimolati nel provare grande interesse per l’arte dei suoni. Il russo Sergej Prokofiev ebbe modo di creare delle opere particolarmente adatte all’infanzia. Oltre ad avere composto i “Dodici pezzi pianistici per bambini”, le “Tre canzoni per bambini”, la suite “Falò invernale” per voce narrante, coro di bambini e orchestra, Sergej Prokofiev nel 1936 raccolse l’invito di Natalie Satz, direttrice del Teatro infantile di Mosca, la quale gli chiese di comporre un’opera musicale adatta per i bambini, attraverso la quale i piccoli ascoltatori potessero visualizzare gli eventi della storia narrata attraverso il suono degli strumenti musicali. 67 quell'uccellino, dovreste vederlo! Quasi, quasi tocca con le ali il muso della belva inferocita che per acchiapparlo fa grandi salti. Intanto Pierino, con la corda fa un nodo scorsoio e lo cala giù dall'albero. Dopo molti tentativi Pierino riesce ad acchiappare con il nodo scorsoio la coda del lupo che così viene appeso all'albero come un salame! In quel momento dei cacciatori escono dalla foresta sparando di qua e di là. Come sono arrabbiati! E' tutto il giorno che sono sulle tracce del lupo, ma non sono ancora riusciti a trovarlo! "Ehi, voi, l'ho catturato io il lupo insieme al mio amico uccellino!" grida Pierino tutto soddisfatto. E allora immaginatevi che marcia trionfale! Tutti in fila portano il lupo al giardino zoologico. 70 Sane , &ducazione fisica =» educaziane psicometoria L’EDUCAZIONE PSICOMOTORIA L’EDUCAZIONE PSICOMOTORIA La psicomotricità è fondamentale nell’educazione generale; si basa sulla psicologia del bambini e utilizza il movimento come mezzo necessario per sviluppare le qualità fisiche e psichiche anche in vista di un migliore comportamento nel contesto sociale. La psicomotricità parte dall’osservazione attenta e costruttiva, servendosi di test specifici, per accertare le caratteristiche individuali e il livello di maturazione raggiunto. Si esplica attraverso le situazioni educative più appropriate per favorire la conoscenza, il controllo e la presa di coscienza individuale, trasferendo successivamente tali situazioni nella vita di relazione. Utilizza semplici esercizi corrispondenti al livello, agli interessi e alle necessità di ogni bambino. 72 La sua emotività è ancora eccessiva: tende ad esagerare per il desiderio di mettersi in mostra. Ha raggiunto una buona efficienza fisica con il miglior funzionamento dei vari apparati: sono aumentare la resistenza e la forza muscolare, affinata la coordinazione, precisato il movimento. La completa realizzazione dello schema corporeo permette il miglioramento qualitativo degli schemi motori di base, e consente di iniziare l’attività sportiva che deve essere intesa come mezzo per far vivere al bambino tutte le esperienze possibili, sia nelle discipline individuali (atletica, ginnastica, nuoto) che in quelle collettive (pallavolo, pallacanestro, calcio). La motricità presenta nei due sessi differenze qualitative: i maschi prediligono giochi che mettano in risalto la forza fisica, mentre le femmine preferiscono attività che esprimono grazia e armonia di movimento. 75 WPsicol Sigmund Fre SIGMUND FREUD SIGMUND FREUD La teoria psicoanalitica della personalità elaborata da Freud dà un particolare risalto allo sviluppo della vita affettiva. La teoria di Freud è molto complessa, tuttavia possiamo individuare in essa alcuni aspetti cruciali: il concetto di pulsione, i concetti di Es, Io e Super-Io e la dinamica tra tali istanze della personalità e le varie fasi dello sviluppo psicosessuale. Secondo Freud, alla base del comportamento umano vi sono le pulsioni: delle spinte spirituali che stimolano l’individuo ad agire per eliminare le tensioni interne. Esistono tre tipologie di pulsioni: pulsioni sessuali, pulsioni vitali ed egoistiche, pulsioni aggressive. Il bambino gratifica le proprie pulsioni attraverso il rapporto con la madre e con le altre persone del suo gruppo. Per mezzo di questi rapporti egli impara gradualmente a controllare i propri istinti e ad assumere comportamenti più maturi. L’istinto di conservazione e la ricerca del piacere spingono il bambino ad avere un rapporto esclusivo 77 L’Io comprende la percezione e il pensiero cosciente che pianifica e organizza le azioni. grazie all'Io il bambino impara ad aspettare prima di dare soddisfazione alle pulsioni istintuali. Impara, inoltre, a scegliere i comportamenti che il suo gruppo sociale ritiene adeguati. Dall’Io si differenziano ulteriormente e si formano altre due strutture l’Io ideale e il Super-Io. Crescendo il bambino fa propri i modelli di comportamento che osserva nei genitori e nelle altre persone importanti del suo gruppo sociale. Si forma, quindi, dei modelli che esprimono valori morali, quali la bontà e l’onestà, e valori sociali, come la capacità di realizzare le proprie inclinazioni positive. L’insieme di questi modelli è chiamato da Freud Io ideale. I genitori educano il bambino anche attraverso delle punizioni e delle proibizioni il cui scopo è quello di limitare e controllare le pulsioni. Il bambino fa proprie tali limitazioni ed esse entrano a far parte della sua vita psichica agendo in parte in modo cosciente, costituendo la coscienza morale, in particolare rimanendo inconsce, creando talvolta un esagerato senso di colpa che può determinare dei comportamenti patologici. Questa parte della psiche che svolge la funzione di giudice nei confronti dell’Io è chiamata da Freud Super-Io. Le pulsioni dell’Es entrano in conflitto con le esigenze rappresentate dal Super-Io. Quando, a causa della storia personale del soggetto, il conflitto tra Es e Super-Io è troppo forte e non trova una soluzione adeguata, abbiamo la nevrosi: un disturbo psichico, non determinato da alcuna causa organica, che si manifesta con dei sintomi che sono un’espressione simbolica del conflitto. 80 Freud, per esempio, riferisce della paziente nevrotica di un suo collega la quale, durante la veglia al capezzale del proprio padre gravemente ammalato, sente venire da una casa vicina il suono di una musica da ballo e prova il desiderio di essere lì. Questo desiderio la fa sentire in colpa (conflitto tra Es e Super-Io), per cui da quel momento a ogni musica fortemente ritmata reagisce con un sintomo: la tosse nervosa. La nevrosi è un disturbo più lieve della psicosi, in quanto nella psicosi si ha una gravissima perdita della capacità di comprendere il significato della realtà in cui si vive e di assumere un comportamento autonomo e responsabile. I sintomi della nevrosi, pur comportando problemi di adattamento sociale, non raggiungono tale gravità, in quanto il soggetto mantiene una certa aderenza alla realtà sociale. Scopo dell’educazione è tenere a freno le pulsioni e indirizzarle in comportamenti ritenuti socialmente accettabili. L’opera educativa è resa possibile da alcuni meccanismi psicologici, definiti da Freud “meccanismi di difesa dell’Io”. Questi meccanismi consentono un controllo dell’angoscia provocata dalle pulsioni che entrano in contrasto con il Super-Io e, nello stesso tempo, rendono possibili comportamenti adeguati alle esigenze morali e sociali. Una parte di tali meccanismi è individuata da Freud, sia pure in modo non sistematico. La figlia, Anna Freud, completa il lavoro del padre attraverso la pubblicazione, nel 1936, del testo L’Io e i meccanismi di difesa. Il bambino tenderebbe a conservare un buon ricordo dei suoi primi desideri, se non si scontrassero con le esigenze del Super-Io. Entra quindi in gioco il meccanismo di difesa della rimozione, con cui 81 vengono eliminati dalla sua coscienza i pensieri e i sentimenti connessi al soddisfacimento delle pulsioni. La rimozione consiste nell’esclusione dalla coscienza delle rappresentazioni relative a pulsioni il cui soddisfacimento contrasterebbe con altre esigenze psicologiche. Le pulsioni aggressive tendono a riaffiorare nella coscienza del bambino, interviene allora un altro meccanismo di difesa definito da Freud formazione reattiva. Tale meccanismo è un processo difensivo con cui una pulsione inaccettabile viene dominata attraverso la sua trasformazione in una tendenza opposta. Perché la formazione reattiva abbia luogo, deve precedentemente intervenire il meccanismo difensivo della rimozione. La sublimazione è un altro meccanismo di difesa che, anziché, trasformare un impulso inaccettabile nel suo opposto (come la formazione reattiva), ne utilizza l’energia per motivare la persona verso attività socialmente vantaggiose. Un bambino, ad esempio, che ama giocare con i propri escrementi non deve necessariamente rinunciare a questo passatempo per evitare la condanna dei suoi educatori. Egli può trovare un piacere sostitutivo giocando con la sabbia e con l’acqua, facendo delle costruzioni con la sabbia, dissodando le aiuole del giardino. Oppure il piacere di impasticciare può essere sostituito dal dipingere con colori e matite. In ognuna di queste attività, socialmente consentite e utili, il bambino ritrova un po’ del piacere originario. Potrebbe anche manifestare comportamenti immaturi per la sua età, ad esempio, può nuovamente volere il latte attraverso il poppatoio, si 82 primitivo, in quanto, specialmente nei primi mesi di vita, egli vive il proprio corpo come se fosse fuso col corpo materno. Con la crescita il bambino diviene consapevole della separatezza del proprio corpo da quello materno e la madre diviene oggetto d’amore. Questo processo è favorito anche dallo svezzamento che comporta la rinuncia al seno della madre. ● La fase anale La fase anale si sviluppa nel secondo e terzo anno di vita. L’Io del bambino diviene più maturo e la madre è percepita come persona distinta da sé. La parte erogena del corpo, principalmente fonte di piacere, è la zona della mucosa anale che il bambino stimola trattenendo ed espellendo le feci. In questo periodo avviene l’educazione al controllo degli sfinteri e l’atteggiamento del bambino, che può trattenere o espellere feci, simbolicamente rappresenta una forma di rifiuto o di disponibilità verso l’adulto (e dall’adulto verso il bambino). Comportamenti come l’obbedienza o la ribellione sono legati allo sviluppo più o meno corretto di questa fase. Secondo gli psicoanalisti, la tendenza all’ordine è un’elaborazione dell’obbedienza, mentre l’ostinazione è un’elaborazione della ribellione contro le richieste eccessive dei genitori di regolare le funzioni corporali. Fissazioni relative alla zona anale possono essere all’origine di stitichezze psicosomatiche. ● La fase fallica La fase fallica si sviluppa dal terzo al quinto anno di vita. La parte del corpo principale fonte di piacere diviene la zona dei genitali, dimostra 85 interesse per i propri organi sessuali. Mostra piacere a esibire il proprio corpo nudo ed è curioso di conoscere il corpo nudo degli altri. Nascono, così, le prime curiosità per le differenze dei sessi e l’origine dei bambini. Dal modo in cui queste curiosità vengono soddisfatte o, più spesso, ignorate o punite, dipendono molti aspetti della personalità e della vita sessuale degli adulti. Un atteggiamento repressivo può infatti inibire la naturale curiosità dei bambini ed essere all’origine di personalità conformiste, prive di creatività. Anche un atteggiamento timoroso e inibito nei confronti della vita sessuale può avere origine dall’eccessiva severità dei genitori. Nella fase fallica si sviluppa il complesso di Edipo, che consiste in un attaccamento di natura sessuale verso il genitore di sesso opposto. Il bambino vuole avere la madre tutta per sé e vede il padre come un rivale. Questo determina delle fantasie inconsce che esprimono odio verso il padre, il quale, nello stesso tempo, è per il bambino un compagno di giochi ammirato per la sua forza. Una fantasia importante per il superamento del complesso di Edipo, vissuta inconsciamente dal bambino, è il complesso di castrazione: il bambino teme di essere punito dal padre per il desiderio che ha nei confronti della madre per l’ostilità verso di lui. La punizione fantasticata è l’evirazione. Tale paura, insieme agli atteggiamenti dei genitori, costringe il bambino a rinunciare al suo desiderio della madre. Il bambino inizia, quindi, a identificarsi con il padre e con le sue qualità maschili. Questo processo di identificazione con il genitore dello stesso sesso porta al superamento del complesso di Edipo. Dal modo in cui sono vissute e superate le fantasie di castrazione dipende lo sviluppo del futuro carattere della persona. Il soggetto che 86 rimane eccessivamente legato a questa fase (fissazione) può fare l’impressione di possedere un grande coraggio, talvolta eccessivo, che, in realtà è una ipercompensazione di una mancanza di coraggio, derivante dalla paura di castrazione. Al posto del complesso di castrazione, secondo Freud, nelle bambine esiste un’invidia dei genitali maschili, perché considerano questa privazione come un segno di un’inferiorità biologica e sociale. Nel suo inconscio ritiene responsabile la madre di tale mancanza, per cui sviluppa sentimenti ostili verso di lei e si orienta affettivamente verso il padre. Inconsciamente immagina di prendere il posto della madre a fianco del padre e di avere da lui un bambino. Il superamento del complesso di Edipo, per Freud, è nelle bambine più lento e incompleto che nei maschietti, in quanto le bambine non hanno paura della castrazione, ma un timore più leggero costituito dalla paura di perdere l’amore materno. È importante, per superare questo complesso, la spinta sociale che opera affinché la bambina si identifichi con la madre e con le qualità femminili da lei rappresentate. La risoluzione del complesso di Edipo porta il bambino a interiorizzare il divieto dei suoi desideri incestuosi e alla formazione del Super-Io. Il Super-Io è rafforzato dall’educazione e dalle esigenze morali, religiose e sociali. ● Fase di latenza La fase di latenza comprende il periodo che intercorre tra i cinque-sei anni fino ai dodici anni, determinando due diverse organizzazioni della libido: quella della sessualità infantile e quella della sessualità adulta. 87 90 .MARIA MONTESSORI Maria Montessori nasce ad Ancona nel 1870 da una famiglia medio borghese. Primo medico donna in Italia, si laurea con una tesi sulla psichiatria, si trasferisce a Roma, dove si occupa di bambini anormali, presso la Clinica psichiatrica dell’Università di Roma, ben presto si rende conto che la psicologia sperimentale dispone di strumenti di osservazione che essa stessa impiega per le sue misurazioni in laboratorio; trasformando gli strumenti della psicologia sperimentale (test) in strumenti di sviluppo (materiale didattico), trasferendo l’osservazione dal laboratorio, all’interno della scuola, che la Montessori modifica in un ambiente adatto per la libera espressione delle tendenze naturali dell’infanzia, nasce così la Casa dei bambini, laboratorio didattico di un originale modello di scuola dell’infanzia. Ad un secolo dalla sua nascita, il Metodo Montessori continua a vantare una diffusione di dimensioni mondiali, nonostante i progressi 91 notevolissimi conosciuti nel frattempo dalla psicologia dello sviluppo, che ne hanno messo a nudo la fragilità dei fondamenti scientifici. Con ogni probabilità, le ragioni di tanto successo vanno ricercate nel disegno pedagogico che contiene, nell’idea di un bambino serio, operoso, disciplinato nel lavoro, che sembra interpretare una linea di tendenza della civiltà contemporanea. Il pensiero pedagogico montessoriano parte dallo studio dei bambini con problemi neurologici per espandersi successivamente allo studio dell'educazione per tutti i bambini. La Montessori stessa sosteneva che il metodo applicato su persone subnormali aveva effetti stimolanti anche se applicato all'educazione di bambini normali. Il suo pensiero identifica il bambino come essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali (come l'amore), che l'adulto ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive. L'adulto ha la tendenza a reprimere la personalità del bambino e spesso lo costringe a vivere in un ambiente di altra misura, con ritmi di vita innaturali. Il periodo infantile è un periodo di enorme creatività, è una fase della vita in cui la mente del bambino assorbe le caratteristiche dell'ambiente circostante facendole proprie, crescendo per mezzo di esse in modo naturale e spontaneo. Con la Montessori molte regole dell'educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono. I bambini subnormali venivano trattati con rispetto, venivano organizzate per loro delle attività didattiche. 92 La Montessori realizza del materiale didattico specifico per l'educazione sensoriale e motoria del bambino e lo suddivide in: materiale didattico analitico, incentrato su un'unica qualità dell'oggetto, per esempio peso, forma e dimensioni il quale educa i sensi isolatamente. 1. materiale didattico autocorrettivo, educa il bambino all'autocorrezione dell'errore e al controllo dell'errore, senza l'intervento dell'educatore. 2. materiale didattico attraente, oggetti di facile manipolazione e uso, creato per invogliare il bambino all'attività di gioco-lavoro. Il bambino è libero nella scelta del materiale. Tutto deve scaturire dall'interesse spontaneo del bambino, sviluppando così un processo di autoeducazione e di autocontrollo. "Secondo Maria Montessori la questione dei bambini con gravi deficit si doveva risolvere con procedimenti educativi e non con trattamenti medici. Per Maria Montessori i consueti metodi pedagogici erano irrazionali perché reprimevano sostanzialmente le potenzialità del bambino invece di aiutarle e farle emergere ed in seguito sviluppare. Ecco quindi l'educazione dei sensi come momento preparatorio per lo sviluppo dell'intelligenza, perchè l'educazione del bambino, allo stesso modo di quella del portatore di handicap o di deficit, deve far leva sulla sensibilità in quanto la psiche dell'uno e dell'altro è tutta sensibilità. 95 Il materiale Montessori educa il bambino all'autocorrezione dell'errore da parte del bambino stesso ed anche al controllo dell'errore senza che la maestra (o direttrice) debba intervenire per correggere. Il bambino è libero nella scelta del materiale con il quale vuole esercitarsi quindi tutto deve scaturire dall'interesse spontaneo del bambino. Ecco quindi che l'educazione diviene un processo di auto- educazione ed auto-controllo". L’embrione spirituale e le forme del suo sviluppo. Definire il bambino, nel periodo post-natale, un embrione spirituale significa, per la Montessori, sottolineare l’analogia tra lo sviluppo biologico e lo sviluppo psichico. Come la cellula germinativa, può essere considerata un centro di potenzialità non predeterminato negli esiti della sua evoluzione, allo stesso modo il bambino può essere considerato, il creatore di se stesso, ovvero depositario di una propria irripetibile originalità, che si andrà sostanziando nel corso dei suoi rapporti con l’ambiente. L’embrione spirituale esprime l’energia vitale del bambino, il nucleo originario del disegno ideale della sua distintività individuale. Nello sviluppo dell’embrione spirituale operano, secondo la Montessori, le medesime leggi dell’evoluzione biologica. L’energia vitale dell’embrione spirituale perviene alla propria incarnazione, in virtù delle sollecitazioni che riceve da spinte “nebulose”, che conducono il bambino ad assorbire dell’ambiente i contenuti indispensabili alla propria crescita. La tesi della Montessori, in sede psico-pedagigica, intende favorire il potenziamento attraverso un’educazione precoce che 96 gli offra gli stimoli e i materiali richiesti dalle stesse leggi dello sviluppo. Il principio che regola l’attività dell’embrione spirituale viene indicato dalla Montessori nella tendenza del soggetto all’assorbimento inconscio. La mente assorbente si differenzia da quella dell’adulto perché non opera mediante la volontà e la coscienza, ma si identifica con la vita stessa. Il bambino assorbe in se l’ambiente, per via inconscia ma creativa, che l’embrione spirituale si fa individualità, si impossessa del linguaggio del suo ambiente. Dalla mente assorbente alla mente matematica. Nella prima fase dello sviluppo, da 0 a 3 anni, la mente del bambino si configura come mente assorbente, che assimila inconsciamente, i dati con i quali viene a rapporto nel suo ambiente. La seconda fase occupa i tre anni successivi, quelli che coincidono con l’educazione prescolastica. Alla mente assorbente, si accosta la mente cosciente; è il momento in cui la Montessori impone di introdurre di un materiale capace di offrire al bambino l’ <<alfabeto dell’organizzazione logica >> dei suoi contenuti mentali. A questo punto viene immessa la nozione di mente matematica , definendo i processi didattici astrazioni materializzate. Il bambino che entra nella scuola dell’infanzia è quasi sempre, secondo la Montessori, un soggetto ‘deviato’, cioè un bambino che ha subito un 97
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