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tesina il cappotto gogol', Guide, Progetti e Ricerche di Letteratura Russa

tesina cappotto gogol', problemi di traduzione, analisi narratore e realismo

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 01/07/2021

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benedetta-molteni-1 🇮🇹

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Scarica tesina il cappotto gogol' e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Il Cappotto (Шинель) è un racconto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ pubblicato nel 1842, facente parte della raccolta Racconti di Pietroburgo. Il racconto è particolarmente famoso anche per l’affermazione attribuita a Dostoevskij: “Noi siamo usciti tutti dal Cappotto di Gogol’” («ВсеВсе мы вышли из „Шинели“ Гоголя»)»). Meno nota invece è quella di Clemente Rebora, anche lui traduttore di Gogol’ che inizia le sue annotazioni alla traduzione del racconto con questa frase: “La novella Il Cappotto fu per la Russia quasi una crisalide, donde uscì la farfalla dell’arte, una volta concepita dall’originalità nazionale, e organicamente addestrata al volo dalla poesia di Puškin” (Rebora 2010:57). Dall’analisi dei manoscritti risulta che Gogol’ lavorò al racconto ad almeno quattro riprese: la redazione più antica è del luglio 1839, quando Gogol’ si trova a Marienbad. A questa fase risale la prima stesura dell’inizio del racconto, che porta il titolo “Storia di un funzionario che rubava cappotti”. Questa prima redazione presenta una tonalità prevalentemente comica. Alla fine di agosto del 1839 Gogol’ si trasferisce a Vienna dove prosegue il lavoro, facendo correzioni e aggiunte alla prima bozza. Fra le aggiunte compare la scena della nascita del protagonista, Akakij Akakievič Bašmačkin (che in questa fase porta il cognome di Tiskevič). A fine settembre 1839 Gogol’ va a Mosca e continua a lavorare al racconto. La tonalità è cambiata: prevale ora il patetico. Alla fine del dicembre del 1839, lo scrittore parte per Pietroburgo e poi, nel 1840, fa ritorno a Roma ove termina il racconto nel 1841. Un ricordo del soggiorno romano è il lancio dei rifiuti dalla finestra, di cui è vittima Akakij Akakievič. Il racconto sarà pubblicato nel terzo volume delle Opere, uscito a Pietroburgo nel 1843 col titolo “Шинель”. Il mio breve elaborato si concentrerà in particolare sul problema di traduzione dei vocaboli šinel’ e kapot nella versione italiana, per poi passare a un’analisi del narratore e dell’ambientazione del racconto. ŠINEL’ VS KAPOT Il primo grande problema che si pone davanti agli occhi del traduttore è sicuramente la traduzione dei termini tipicamente russi šinel’e kapot, in quanto indicano un soprabito specifico della traduzione russa. Facciamo quindi un po’ di chiarezza: la parola russa šinel’ si usa per nominare due tipi d’indumenti: 1. Il cappotto militare di taglio speciale, con una piega sulla parte posteriore e una martingala (Fig. 1). 2. Un cappotto da uomo di taglio ampio con un piccolo collo di pelliccia e una mantellina (Fig. 2 che rappresenta appunto Akakij Akakievič dal sarto). Fig. 1 Fig. 2 La prima accezione allude allo stato poliziesco che era la Russia nel ’800; bisogna inoltre sapere che le divise obbligatorie anche per tutti impiegati civili furono introdotte alla fine del ’700, senza rendersi conto delle spese indotte da questa prescrizione. Gogol’ descrive infatti molto bene i sacrifici di Akakij Akakievič, che già conduce una vita quasi di stenti, per farsi confezionare un nuovo cappotto. Importante quindi tener conto che la parola russa sottintende le due accezioni: quella dell’uniforme militare e quella dell’uniforme degli impiegati statali, di taglio codificato di cui Gogol’ dà nel racconto una descrizione dettagliata, portata da Akakij Akakievič (A.A. in seguito). Il titolo definitivo del racconto Šinel’ deve invece essere definito come “simbolico” o “simbolizzante” (Levý 1974:171) perché non descrive la fabula del racconto, ma la simbolizza e la riassume. Il cappotto non è più solo un indumento per ripararsi dal freddo, ma diventa il simbolo della condizione di vita, umiliante e mortificata del povero funzionario Akakij Akakievič. In realtà il racconto mette in scena due diversi cappotti, quello vecchio e quello nuovo, e quest’ultimo diventa lo scopo della vita di A.A., trasformandolo profondamente. Questa opposizione tra la vita prima e dopo il cappotto nuovo si riflette nel testo del racconto in una serie di opposizioni, tra le quali in particolare quella tra i nomi dati ai cappotti, vecchio e nuovo. Parlando del cappotto vecchio il narratore precisa che “anche questo cappotto forniva agli impiegati materia di dileggio su conto di A.A.: ed erano anzi perfin giunti a sostituire questo nobile appellativo con quello di casacchina”. La parola russa rispettiva è kapot. Prestito dal francese dell’inizio ’800, kapot denota vari tipi d’indumento da donna: un indumento per l’esterno o un vestito da casa, ma in ogni caso si tratta di un indumento ampio che si ferma davanti, senza cintura e con maniche lunghe Tenendo conto di queste considerazioni, appare evidente che la parola kapot, scelta per nominare il cappotto vecchio di A.A. ha una funzione molto complessa nella struttura del racconto. Il kapot, indumento da donna e sostantivo maschile, viene così opposto a šinel’, indumento esclusivamente maschile e sostantivo femminile. LA STORIA DELLE TRADUZIONI ITALIANE DEL “CAPPOTTO” La prima traduzione di Šinel’ esce a Udine nel 1903 col titolo “Il mantello”, che potrebbe essere ispirato dal titolo francese (Le Manteau). Il suo autore è Giuseppe Loschi. La traduzione di Domenico Ciampoli, che esce a Milano nel 1916 col titolo “L’Uniforme”, comunemente considerata come la prima, è quindi in realtà la seconda. Tre anni dopo, nel 1919, esce una terza ANALISI DELL'AMBIENTAZIONE BUROCRAZIA RUSSA Il cappotto si svolge nell'ambiente estremamente gerarchico della burocrazia russa. Secondo il narratore, questo è un ambiente molto sensibile, ci sono diversi gradi nella burocrazia russa (14 in totale) che corrispondono a strati sociali chiaramente delineati. Akakij detiene la posizione di eterno consigliere titolare, un grado che sembra essere poco apprezzato e oggetto di disprezzo, poiché il narratore afferma che "si sprecano le canzonature e le battute di diversi scrittori" sugli eterni consiglieri titolari in particolare. I dipendenti pubblici sono motivati dalla loro ambizione di scalare i ranghi e guadagnare più potere. Il "personaggio importante" è eccessivamente orgoglioso delle sue nuove responsabilità e si rivolge alle persone di grado più basso ricordando costantemente la sua posizione: "Come osa? Ma lo sa con chi sta parlando? Si rende conto di chi le sta davanti?”. Akakij è l'unico che non aspira a scalare i ranghi, e questa mancanza di ambizione lo isola dai suoi compagni. In questa commedia sociale, ogni personaggio assume un ruolo e poi adatta il suo aspetto e il suo comportamento per corrispondervi. Così, Akakij spera che acquistando un nuovo cappotto, si inserisca finalmente tra i suoi colleghi e sia rimodellato a loro immagine e somiglianza. I funzionari di alto rango sono vincolati dalla loro posizione nella società e obbligati ad agire in un certo modo. La burocrazia russa è stagnante e intrappola i funzionari che vi lavorano in una vita priva di senso, in cui i loro unici rapporti umani sono intrisi di ossessione del binomio dominio- sottomissione. UNA SOCIETÀ INEGUALE Questo racconto, fortemente radicato nella realtà sociale, descrive una società lacerata da un profondo abisso tra l'élite ricca e i poveri, che è evidente a diversi livelli: prima di tutto, c'è una divisione geografica. I ricchi e i poveri vivono in quartieri totalmente separati di Pietroburgo, con i quartieri poveri scarsamente illuminati e deserti, mentre le strade dei quartieri di lusso sono ben illuminate e piene di vita. Anche gli alloggi variano molto a seconda della classe sociale. Gli artigiani vivono in ambienti malsani: la scala che porta alla bottega del sarto Petrovič è descritta come "tutte innaffiate d’acqua e di risciacquature e impregnate di quell’odore spiritoso che irrita gli occhi e, com’è noto, è immancabilmente presente in tutte le scale di servizio delle case pietroburghesi". Gli impiegati vivono in quartieri molto più belli, e quando l'assistente capo invita Akakij e i suoi colleghi a casa sua, Akakij suppone che debba essere ricco, perché vive al secondo piano e la sua scala è illuminata da una lanterna. I poveri sono costantemente umiliati perché il loro status sociale non garantisce loro alcun rispetto. Il sovrintendente e il "personaggio importante" disprezzano Akakij perché si trova al di sotto di loro nella gerarchia sociale e non è di alcuna utilità per loro. L'élite si “mischia” solo con quelli di pari livello e guarda dall'alto in basso le classi inferiori. I ricchi e i poveri non sono nemmeno ugualmente equipaggiati per affrontare il duro clima di San Pietroburgo; anche se il freddo attacca tutti "imparzialmente", quelli come Akakij che non possono permettersi di comprare un cappotto molto caldo sono molto più vulnerabili. Il freddo è una vera minaccia per lui, e lo costringe a diventare un avaro per potersi permettere un nuovo cappotto. LA LINEA TRA REALTA' E FANTASIA In questo racconto, Gogol’ ha intrecciato realtà e fantasia nella sua narrazione. Gogol’ è considerato uno dei padri del realismo russo, essendosi dedicato a ritrarre la realtà della società russa nei suoi romanzi e racconti. Allo stesso modo, il Cappotto è ambientato in un contesto tipicamente russo: l'ambiente burocratico, il clima di Pietroburgo, l'ossessione per il rango, ecc. Le strade e i ponti dove si svolgono gli eventi della storia portano i nomi di luoghi reali, e i personaggi riflettono la realtà in egual misura: gli artigiani, i funzionari, i medici e persino gli impiegati rappresentano tutti diversi strati sociali. Attraverso il narratore, il lettore riceve una visione panoramica della società russa. Gogol’ non si limita a fornire osservazioni superficiali della società, ma esplora anche i suoi angoli nascosti e mette in evidenza i segni di una società in crisi. Questa crisi può essere fatta risalire ai personaggi stessi, che cercano di sfuggire alla loro vita mondana trasformando le loro speranze e i loro sogni in realtà. Nel Cappotto, questa crisi si manifesta con la trasformazione della realtà in fantasia. La vita monotona di Akakij è totalmente trasformata dalla sua impellente necessità di acquistare un nuovo cappotto. Il suo desiderio per il cappotto cattura la sua immaginazione a tal punto che non riesce a pensare ad altro. Il cappotto è ritratto come un oggetto quasi magico, quasi ad assumere il ruolo di una moglie, una compagna, una donna da amare. Tuttavia, il suo sogno si infrange crudelmente quando il cappotto viene rubato, il che riporta Akakij alla realtà. Viene trascinato di nuovo nella sua vecchia vita, che si rivela insopportabile, e muore da solo nell'indifferenza generale. La dimensione soprannaturale viene introdotta nel racconto alla fine, quando Akakij diventa un fantasma, il che “manda in tilt” la realtà. Lo spettro di Akakij si vendica di coloro che lo hanno ignorato quando ha chiesto loro aiuto. Paradossalmente, la sua morte e la sua trasformazione in fantasma gli danno la possibilità di "esistere" più pienamente di quando era vivo: è passato dall'essere un invisibile eterno consigliere titolare a diventare il terrore della città. Per i personaggi di Gogol’, il soprannaturale fornisce un mezzo per sfuggire alla realtà e realizzare i loro desideri in un mondo dove la monotonia della realtà schiaccia i sogni e i sognatori. È importante tenere sempre a mente che l’obiettivo di Gogol’ non è mai stata la critica della società, ma la sua rappresentazione a tratti certamente estremizzata. CONCLUSIONE Per concludere, possiamo sicuramente affermare che il Cappotto di Gogol’ è un racconto unico nel suo genere per quanto riguarda lo stile narrativo e presenta anche difficoltà traduttive non indifferenti derivate dall’utilizzo di realia russi. Tutte queste particolari caratteristiche amalgamate perfettamente nel racconto rendono il Cappotto un’opera senza tempo.
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