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tesina liceo scientifico sulla moda, Tesine di Maturità di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

collegamenti a chimica, inglese,italiano e arte. un percorso passando attraverso leopardi, il dandismo inglese rappresentato da brummell, coco chanel e i principali stilisti del 900 con un excursus sulla produzione di fibre tessili, fino ad arrivare alla pittura di tamara de lempicka

Tipologia: Tesine di Maturità

2018/2019

Caricato il 02/05/2019

Martina99...
Martina99... 🇮🇹

3 documenti

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Scarica tesina liceo scientifico sulla moda e più Tesine di Maturità in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! INDICE: Leopardi: dialogo della moda e della morte………………2 ♦ commento…………………………………………………………………… …………………….…….5 1793:abolizione delle leggi suntuarie………………….……6 George Bryan Brummel………………………………………..…….8 ♦ biography……………………………………………………………………… …………….…………..8 ♦ style…………………………………………………………………………… ………………………….…8 ♦ personal hygiene…………………………………………………………………………. ……………9 Oscar Wilde……………………………………………………………..….9 Il primo Novecento…………………………………………………….10 ♦ Paul Poiret………………………………………………………………………………… ………..….11 ♦ Jean Patou………………………………………………………………………………… ……..…….11 ♦ Anni ’30 e Coco Chanel………………………………………………………... ……….…….…12 La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I ♦ Ritratto della giornalista Sylvia Von Harden……………………………………….. ….12 Nylon 6,6……………………………………………………………...…...13 ♦ composizione………………………………………………………………………… ………...…….13 ♦ proprietà……………………………………………………………………………… ……..……..….15 Tamara de Lempicka……………………………………..………..….15 ♦ biografia……………………………………………………………………………… ………..……....15 ♦ ragazza in verde………………………………………………………………….. …………..…….16 ♦ autoritratto su Bugatti verde……………………………………………………………..…..17 Conclusione………………………………………………………….…..18 Bibliografia e Sitografia……………………………………….…19 LEOPARDI: DIALOGO DELLA MODA E DELLA MORTE Moda. Madama Morte, madama Morte. Morte. Aspetta che sia l'ora, e verrò senza che tu mi chiami. Moda. Madama Morte. Morte. Vattene col diavolo. Verrò quando tu non vorrai. Moda. Come se io non fossi immortale. Morte. Immortale? Passato è già più che 'lmillesim'anno che sono finiti i tempi degl'immortali. Moda. Anche Madama petrarcheggia come fosse un lirico italiano del cinque o dell'ottocento? Morte. Ho care le rime del Petrarca, perché vi trovo il mio Trionfo, e perché parlano di me quasi da per tutto. Ma in somma levamiti d'attorno. La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I boccone con tutta la testa e le lische. Queste cose, che non sono poche né piccole, io mi trovo aver fatte finora per amor tuo, volendo accrescere il tuo stato nella terra, com'è seguito. E per quest'effetto sono disposta a far ogni giorno altrettanto e più; colla quale intenzione ti sono andata cercando; e mi pare a proposito che noi per l'avanti non ci partiamo dal fianco l'una dell'altra, perché stando sempre in compagnia, potremo consultare insieme secondo i casi, e prendere migliori partiti che altrimenti, come anche mandarli meglio ad esecuzione. Morte. Tu dici il vero, e così voglio che facciamo. COMMENTO Il dialogo tra la moda e la morte fu composto da Giacomo Leopardi a Recanati nel febbraio del 1824 e appartiene alla raccolta delle Operette Morali, una serie di brevi dialoghi in cui l’autore riflette sulla caducità dell’esistenza umana che è effimera, dolorosa e pressoché inutile di fronte alla potenza della morte. In questo caso Leopardi associa morte e moda, due entità che paiono non avere nulla in comune, ma che sono accomunate dalla capacità di stravolgere il mondo, proprio per questo sono presentate come due sorelle. Inizialmente la moda si rivolge alla sorella chiamandola “madama”, alla francese, alludendo al fatto che, a partire dal regno del Re Sole, Parigi era diventata la patria della moda per eccellenza. La Morte però inizialmente assume un atteggiamento di superiorità, non credendo nella reale potenza della Moda, e la ridicolizza mettendo in dubbio la sua immortalità, servendosi dell’eco petrarchesco : “passato è già più che ‘l millesimo anno che sono finiti i tempi degl’immortali”, che si riferiva alla decadenza dei tempi moderni in contrasto con la grandezza dell’impero romano, la cui decadenza era già cominciata da più di mille anni, ossia dal momento in cui Costantino aveva trasferito la sede dell’Impera da Roma a Bisanzio; Leopardi vuole infatti annunciare un periodo storico privo di ogni aspirazione a fama e immortalità. Le rime di Petrarca sono care alla morte in quando autore del Trionfo della Morte, opera da cui Leopardi stesso trae spunto, ad esempio nella descrizione di essa: cieca, sorda e nemica della memoria, in quanto il suo desiderio è quello di porre fine non solo alla vita ma anche alle illusioni degli uomini di lasciare traccia di sé nel mondo. La moda spiega poi alla Morte quanto entrambe siano figlie della Caducità, perché ciascuna a modo suo tende a modificare il mondo continuamente, senza arrestarsi mai, e quanto siano legate indissolubilmente: la morte stessa fa riferimento infatti, pur affermando di disprezzare la moda, agli occhiali inglesi, i più moderni sul mercato. Inizia poi un lungo e articolato discorso in cui afferma di intervenire non soltanto sulle barbe, sulle acconciature e sull’abbigliamento, ma anche sul corpo stesso, portandolo l’uomo a soffrire, il quale pur di seguire le mode si è prestato a farsi forare orecchie, naso e labbra (quelli che oggi chiameremmo piercing), a farsi marchiare col fuoco la pelle (tatuaggi), a portare scarpe e corsetti stretti e a patire il caldo e il freddo, La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I rischiando anche di ammalarsi. In questo modo la moda non ha fatto altro che essere d’aiuto alla morte, che comincia a crederle e le chiede di continuare il discorso correndo; il verbo “correre” è ripetuto tre volte e assume un significato chiave, indica infatti l’incapacità di entrambe le sorelle di arrestarsi. L’ultima parte del dialogo rappresenta una sorta di climax, che porta a una totale complicità tra le due sorelle: la moda spiega infatti che in tutta la sua eterna esistenza non ha fatto altro che favorire la morte e in tempi moderni più che mai. Era infatti venuta meno l’usanza di prendersi cura del proprio corpo attraverso l’esercizio fisico, considerato un’occupazione “bassa” e tralasciabile, a cui si preferivano studi teorici che però, pur arricchendo la cultura umana, portavano a un indebolimento del corpo, dovuto ad una vita sedentaria, e a seri problemi di salute (oggi definiti obesità) . Nella seconda parte del secondo discorso si cita anche una nuova tendenza diffusa tra gli uomini: quella di desiderare la morte, considerata una liberazione dalle sofferenze terrene e, dopo la caduta delle antiche illusioni d’immortalità, del tutto privata di significati profondi. La morte a cui si allude non è dignitosa o eroica ma solo una via di fuga, senza alcuna speranza di poter sopravvivere, anche solo idealmente, dopo di essa in un ipotetico aldilà o nella memoria dei vivi. Con questo discorso e in particolare con la battuta finale pronunciata dalla Morte la collaborazione tra le due sorelle, già esistente, diventa più solida e più consapevole. Il lessico usato da Leopardi alterna volutamente espressioni auliche ad altre tipiche del linguaggio parlato ed è ricco di allusioni ad altri testi, in particolar modo alle rime di Petrarca ma anche all’Inferno dantesco (ad esempio alcuni toscanismi, come il lemma “strozza”). L’autore ribadisce la sua idea personale di morte come liberazione dalle sofferenze, in questo caso non opera della natura maligna ma della moda, che con le sue regole ferree induce l’uomo a mettere a repentaglio anche la propria salute e, cambiando continuamente, lo porta a desiderare sempre qualcosa di nuovo e a non essere mai del tutto soddisfatto; il concetto di moda assume così un significato universale e applicabile non solo alla sua epoca, ma all’intera storia dell’umanità. 1793: ABOLIZIONE DELLE LEGGI SUNTUARIE Il 29 ottobre 1793 è la data ufficiale dell’abolizione delle leggi suntuarie, ossia l’insieme di norme che regolavano l’abbigliamento dei cittadini, diverse in ogni città e in vigore sin dal 215 a.C. Come dice il nome “sumptus” , che significa spesa, furono approvate con l’intento di limitare il lusso degli abiti femminili e di conseguenza gli sprechi di denaro e materie preziose in un periodo di crisi economica come quello delle guerre puniche. Nel corso dei secoli divennero più rigide, si arrivò persino a multare coloro che portavano uno strascico troppo lungo e a misurare il pelo delle pellicce per evitare sprechi di tessuto e a poco a poco alla loro funzione economica furono accostate quella morale, per evitare abiti inappropriati od osceni, e quella di rimarcare le differenze tra ceti sociali; ad esempio l’uso della parrucca era concesso solo ai nobili, le prostitute dovevano avere sempre un campanellino e gli La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I Ebrei dovevano indossare dei copricapo appuntiti. In piena rivoluzione francese venne emanato un decreto che enunciava: “Nessuna persona, dell’uno o dell’altro sesso, potrà costringere alcun cittadino o cittadina a vestirsi in modo particolare, sotto pena di essere considerata o trattata come sospetta o perturbatrice della pubblica quiete; ognuno è libero di portare gli abiti o gli accessori del suo sesso che preferisce” Da diversi decenni infatti i cittadini di tutto il mondo erano sempre più insofferenti a seguire normative così rigide e discriminatorie e desiderosi di andare oltre le convenzioni. Infatti i parlamentari borghesi nel 1789, proprio con scopi provocatori, si presentarono alla riunione dell’Assemblea Costituente con abiti ancora più semplici di quelli che gli erano stati imposti, una giacca nera e una camicia bianca. Questo tipo di abbigliamento ottenne l’effetto opposto di quello voluto dalla legge, diventando simbolo di estrema eleganza , in contrasto con gli abiti nobiliari troppo pomposi, e cominciò ad evolversi e perfezionarsi fino ad arrivare al famosissimo “smoking”. L’Ottocento è quindi il secolo della semplificazione della moda: un look austero, con tagli semplici e decorazioni ridotte al minimo era il simbolo perfetto della serietà lavorativa e della prudenza dei borghesi, che diventarono così il modello del perfetto gentiluomo. In questo clima di trasformazione si identificarono anche i cosiddetti Dandy, individui fortemente interessati alla moda che fecero del dettaglio il loro punto di forza per distinguersi, seguaci della perfezione assoluta, sempre alla ricerca della piega perfetta della cravatta o della giusta gradazione di colore, con una forte passione per guanti e fazzoletti e per tutto ciò che dagli altri era considerato demodé. Il più famoso di essi fu sicuramente Beau Brummell, borghese londinese che fece dell’eleganza non solo una passione ma un vero e proprio stile di vita, il suo motto era: “per essere eleganti non bisogna farsi notare”. GEORGE BRYAN BRUMMEL BIOGRAPHY George B. Brummel was born in London in 1778; he was the son of the former secretary to the Prime Minister Lord North, thus he grew up in a luxurious environment and he studied at Eton college. Then, he entered the exclusive Royal Tenth Hussars Regiment, under the command of the Prince of Wales, who was so fascinated by Brummell’s charm and sartorial style that they soon became close friends. Exploiting his La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I cambiamenti più radicali si registrarono però all’inizio del nuovo secolo, il 1900, soprattutto per quanto riguarda la moda femminile: questo fenomeno è dovuto in gran parte ad alcuni avvenimenti storici fondamentali, quali le lotte delle souffragettes per ottenere il diritto di voto e l’entrata della donna nel mondo del lavoro, soprattutto dopo la Grande Guerra. I primi innovatori furono senza dubbio i due stilisti francesi Paul Poiret e Jean Patou. PAUL POIRET Iniziò la sua carriera a Parigi, dove nel 1903 inaugurò la sua prima boutique Le magnifique un negozio senza dubbio in contrasto con i dogmi dell’alta moda del periodo: era dotato infatti di vetrine che davano direttamente sulla strada e prevedeva la distribuzione ai passanti di biglietti da visita. Le sue creazioni erano incastonate di pietre preziose e rilucevano di colori vivaci, che rimandavano non solo ad abiti orientali ma anche a costumi di scena, (Poiret fu infatti affasciato dai balletti russi di Djagilev, che ebbero particolare successo in questi anni nei teatri parigini) e proprio per questo soprattutto attrici famose, tra cui Eleonora Duse, ne furono conquistate. Poiret rivoluzionò anche la figura femminile, abolendo la moda del corsetto, emblema della sofferenza generata dalla vanità e sostituendolo con abiti che miravano a slanciare la donna e a seguirne le forme, tagliati sopra la caviglia. Ben presto i suoi interessi coinvolsero anche altri aspetti : la sua boutique infatti pubblicò nel 1911 due volumi che illustravano le collezioni non solo di vestiti ma anche di trucco e acconciature in voga al momento, i primi cataloghi di moda della storia, e lanciò sul mercato una fragranza, cui diede il nome di sua figlia, Rosina. JEAN PATOU A seguire le orme di Poiret fu senza dubbio Jean Patou, primo ad utilizzare sulle sue creazioni un logo con le sue iniziali. Operò a Parigi, dove aprì la sua maison nel 1914 e, nonostante la sua prematura morte, avvenuta a soli 49 anni, in soli 15 anni rivoluzionò la moda del suo tempo. Il suo stile era certamente di lusso e riservato a pochi, lui stesso era infatti considerato “l’uomo più elegante al mondo”, e coinvolse più aspetti della moda: l’abbigliamento sportivo, da sera e la profumeria. La sua concezione della donna era simile a quella di Poiret, prevedeva l’abolizione del corsetto prediligendo invece un abito comodo, colorato e lineare, tagliato all’altezza della caviglia e segnato in via dalla caratteristica “cintura Patou”; inoltre fu anche ideatore delle prime gonne da tennis, dei costumi da bagno in Jersey e dell’olio solare, adatti alla nuovissima moda delle vacanze al mare e dell’ abbronzatura. La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I Per quanto riguarda la profumeria, una delle sue ultime ma più famose creazioni è Joy lanciato sul mercato nel 1929 e definito, in contrasto con la difficile situazione economica del periodo, il profumo più costoso al mondo. Per la realizzazione di una sola oncia erano necessari 10.600 fiori di gelsomino di Grasse e 28 dozzine di rose centifoglie, rigorosamente coltivati a mano e la cui estrazione era eseguita sul luogo, per garantirne la freschezza assoluta. Joy era poi presentato in 3 diversi contenitori di cristallo, lucidati a mano, decorati con foglie d’oro e con tappi smerigliati, chiusi anch’essi manualmente. ANNI ’20 E ’30 E COCO CHANEL Dopo la Prima Guerra Mondiale la lotta femminile per arrivare alla parità dei sessi si fece sempre più forte: la donna-modello diventò quella emancipata e indipendente, che fumava sigarette, lavorava e frequentava locali jazz, trasgredendo da ogni convenzione. La bellezza ideale consisteva in una figura slanciata e tabulare, con fianchi stretti, che praticava sport, si abbronzava, portava i capelli alla maschietto, tingeva le labbra di rosso e indossava abiti corti, con orli sotto il ginocchio, pratici e anche economici, in concordanza con la difficile situazione economica del periodo. Operò, a partire dagli anni ’20, Coco Chanel, donna autonoma e sportiva, ideatrice del tailleur, la cui caduta perfetta della stoffa era garantita da una catena di metallo posta nella fodera, della borsa 2.55, in pelle con una catenella dorata, del profumo più famoso al mondo, Chanel n°5, uno dei primi ad essere realizzato sinteticamente e della “petite-robe-noir”, ossia il tubino nero. I tessuti da lei utilizzati erano sempre morbidi, ad esempio il Jersey e il tweed, passione nata frequentando il duca di Westminster. RITRATTO DELLA GIORNALISTA SYLVIA VON HARDEN, OTTO DIX ♦ data: 1926 ♦ tecnica: olio e tempera su tavola ♦ dimensioni: 1,21 x 0,89 ♦ collocazione: Parigi, Centre Pompidou A occupare tutta la tela vi è una donna berlinese, seduta in un locale, che beve un cocktail e fuma, con occhi stanchi, forse a causa del lavoro da giornalista, tratti spigolosi, monocolo, capelli corti e vestito a scacchi, dettagli che ne evidenziano la perdita di femminilità e l’emancipazione, facendo di questa donna l’emblema della sua epoca. Gli unici elementi sensuali sono le labbra scarlatte e la calza cadente sopra il ginocchio, che si può notare essere di nylon, tinta carne. Erano infatti in via di sperimentazione nuovi materiali tessili, le fibre sintetiche, prodotte industrialmente a partire da macromolecole, sia perché più elastiche e quindi più adatte alla nuova moda che prevedeva abiti La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I più aderenti, sia, ancora una volta, per far fronte ai problemi economici, che soprattutto dal ’29 in poi interessarono prima l’America per poi diffondersi, con conseguenze più gravi, in tutta Europa; i più diffusi erano il rayon e il nylon 6,6. NYLON 6,6 Nel 1935 il chimico americano Charoters giunse, dopo anni di sperimentazione, ad ottenere risultati notevoli dal prodotto di condensazione tra un acido bicarbossilico e una diammina. Questo prodotto, chiamato nylon 6,6 perché ottenuto da due reagenti a sei atomi di carbonio ciascuno, era dotato di proprietà elastiche eccezionali, caratteristica che gli permise di far concorrenza alle fibre naturali utilizzate nell’industria tessile fino a quel momento, come le sete giapponesi. Composizione Prodotto della reazione di condensazione tra acido adipico (nomenclatura IUPAC: acido 1,6-esandioico) e esametilendiammina. Inizialmente è necessario far reagire due molecole di acido adipico, questo causa il trasferimento di un protone dal gruppo carbossilico di una molecola a quello dell’altra. Quest’ultimo, poiché si è caricato positivamente tende ad attirare verso di sé gli elettroni che condivideva con il carbonio, il quale, a sua volta dotato di carica positiva, tende ad attirare una coppia di elettroni dall’azoto della molecola di diammina. In questo modo si crea un legame peptidico tra il gruppo carbossilico (COOH) dell’acido e il 2 0 8 2gruppo amminico (NH ) dell’esametilendiammina e si forma così un intermedio ammonico, la diammide ciclica. Successivamente, per riscaldamento si ha l’eliminazione di una molecola d’acqua e una carica positiva, che va a rigenerare il catalizzatore acido che in principio aveva donato un protone all’acido adipico, e la formazione di una poliammide, la cui formazione è garantita dal fatto che la somma degli atomi di carbonio è superiore a 8 (in questo caso 12), altrimenti la reazione si fermerebbe all’intermedio ciclico (come sperimentato da Charoters durante le sue ricerche). Il prodotto di questa reazione è un dimero in grado di reagire con altre molecole di acido adipico e esametilendiammina, alla fine di tutti i processi si otterrà quindi un monomero molto complesso, quello che viene comunemente chiamato nylon 6,6. Il processo di polimerizzazione può essere interrotto in qualsiasi La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I quello pubblicato lo stesso anno sulla rivista Vogue, disegnato dalla stilista Madaleine Vionnet. L’atteggiamento della donna è quasi indifferente e sprezzante nei confronti dell’osservatore, ma dal suo sguardo intenso si capisce quanto la donna sia consapevole di attirare l’attenzione e della sua bellezza. La tecnica è quasi scultorea (Tamara parlò infatti di “sculture dipinte” e di geometrico assemblaggio) , come si può notare dalla plasticità dei capelli, dalle spalle triangolari, dai seni resi attraverso due coni e dai forti contrasti in corrispondenza delle ombre che le pieghe dell’abito formano. I colori usati sono pochi, sostanzialmente verde, bianco e rosa, ma vivaci e decisi. AUTORITRATTO SULLA BUGATTI VERDE ♦ data: 1929 ♦ dimensioni: 0,35 X 0,26 ♦ tecnica: olio su tavola ♦ collocazione: collezione privata Il dipinto fu per la prima volta pubblicato sulla copertina di una rivista tedesca, il die dame. Si dice che l’editrice avesse commissionato quest’opera a Tamara dopo averla vista sfrecciare per le strade si Berlino sulla sua Renault gialla. L’autrice si raffigura a bordo di una Bugatti, al tempo l’automobile di tendenza per eccellenza, mentre guarda verso l’osservatore con sguardo glaciale e altezzoso, quasi annoiato, simbolo della sua indipendenza e della sua consapevolezza di essere una “femme fatale”. Indossa una calotta da motociclista, dei guanti di daino, che in quel periodo erano stati sponsorizzati da Hermes, e una sciarpa, tutto di colore chiaro, in contrasto con le sue labbra scarlatte e i suoi occhi azzurri. Ancora una volta Tamara usa pochi e vivaci colori, ombre accentuate e forme geometriche, rifacendosi anche in parte alle geometrie cubiste di Picasso. Le linee di contorno sono nette e nere e le proporzioni non sono del tutto rispettate, infatti in quegli anni la pittrice, visitando l’Italia, aveva avuto modo di studiare le opere manieriste del Parmigianino. La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I CONCLUSIONE A partire dagli anni ’40 ha inizio un nuovo capitolo di storia della moda in quanto si afferma sempre di più sulla scena mondiale il made in Italy, a partire dalle creazioni di Elsa Schiapparelli e Ferragamo che, durante il periodo autarchico furono in grado di utilizzare i pochi materiali disponibili per dar vita a nuovi modelli originali e destinati a durare nel tempo, come la zeppa in sughero o il pompon, fino ad arrivare a quelli che ancora oggi sono indiscussi protagonisti delle più rinomate passerelle mondiali: Armani e Valentino. A poco a poco comparvero sul mercato tutti quei capi d’abbigliamento che vengono oggi indossati abitualmente, come i pantaloni da donna, gli shorts, i giubbotti di pelle, la minigonna e l’abbigliamento sportivo. Sempre di più, inoltre, si diffondono i grandi magazzini , a partire da “Harrods” a Londra, in cui la gente aveva la possibilità di scegliere tra innumerevoli modelli prodotti in serie, per cui anche meno costosi, aprendo le porte ad una moda non più rivolta ad una piccola percentuale della popolazione ma alla totalità di essa e dando anche la possibilità di poter essere sempre aggiornati sulle nuove tendenze, destinate a mutare continuamente per poi magari ritornare a distanza di anni. La moda, da sempre e per sempre, ricollegandosi al testo di Leopardi è destinata ad adattarsi ai tempi e a diventare lo specchio degli eventi storici, esattamente come l’arte e la letteratura, con cui va di pari passo, come si può notare osservando appunto un quadro della Lempicka o leggendo il ritratto di Dorian Grey di Wilde. Come diceva Chanel, “La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti. La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con le idee, il nostro modo di vivere, che cosa sta accadendo”. BIBLIOGRAFIA ♦ F. Tottola, A. Allegrezza, M. Righetti, Biochimica dal carbonio alle nuove tecnologie, Milano, Mondadori Education, 2016 La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I ♦ M. Spiazzi, M. Tavella, Only Connect… New Directions, From the Victorian Age to the Present Age , Bologna, Zanicheli Editore, 2011 ♦ Maison Jean Patou, Jean Patou, senza edizione, 2014 ♦ G. Mori, Tamara de Lempicka, Milano, 24 ore cultura, 2015 ♦ G. Leopardi, Operette Morali, Bari, Laterza, 1928 SITOGRAFIA ♦ http://mda-arte.blogspot.com/search?q=leggi+suntuarie ♦ http://www.vogue.it/news/encyclo/moda/d/dandy ♦ http://www.jasna.org/publications/persuasions-online/vol36no1/nigro-phillips/ ♦ http://www.vogue.it/news/encyclo/stilisti/p/paul-poiret ♦ http://cronaca-ieri-oggi.over-blog.it/article-la-moda-negli-anni-20-e-coco- chanel-117854420.html ♦ http://www.vogue.it/news/encyclo/stilisti/c/coco-chanel ♦ https://metismagazine.com/2016/05/19/sylvia-von-harden-racconta/ ♦ http://www.chimica-online.it/materiali/fibre-tessili/nylon-6,6.htm ♦ https://www.pitturiamo.eu/quadri-famosi/autoritratto-di-tamara-de-lempicka/ ♦ https://www.pitturiamo.eu/quadri-famosi/ragazza-in-verde-di-tamara-de-lempicka/ La svolta della moda: dall’abolizione delle leggi suntuarie al primo dopoguerra Martina Lauro Pag. 19 di 19 5 I
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