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TESINA maturità interdisciplinare su CRISI delle certezze, Collegamenti Interdisciplinari di Italiano

Tesina per l'esame di maturità sulla Crisi delle certezze dell'uomo. Le materie sono: italiano, latino, storia, inglese, filosofia, fisica, biologia, scienze, dante e letteratura greca. Ci sono da 1 a 4 argomenti per materia così da avere possibilità di scelta.

Tipologia: Collegamenti Interdisciplinari

2021/2022

In vendita dal 12/03/2023

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Scarica TESINA maturità interdisciplinare su CRISI delle certezze e più Collegamenti Interdisciplinari in PDF di Italiano solo su Docsity! LA CRISI E I MOMENTI DI TRANSIZIONE LETTERATURA ITALIANA. PIRANDELLO Pirandello porta a un definitivo tramonto l' idea classica di individuo forte e razionale , dimostrando la fragilità della condizione umana Luigi Pirandello propone la frammentazione dell’io. Il vitalismo di Pirandello lo porta a vedere la vita come un processo in continuo divenire, in cui l'uomo tenta disperatamente di fissarsi in forme. Se fossimo liberi da ogni regola, seguiremmo le nostre volontà (lo spirito dionisiaco), ma ciò non è possibile nella società in cui viviamo che stabilisce delle regole e quindi ci costruiamo delle maschere, per poterci identificare in un modello accettato da noi e dagli altri (il super-io). L’uomo finisce per assumere una serie di maschere, e non sa più chi è. Prima del Fu Mattia Pascal e della poetica dell'umorismo, la cultura di Pirandello era influenzata dal pensiero positivista assimilato nel Naturalismo siciliano. Dal Positivismo, Pirandello sembra dedurre un materialismo di fondo. Ne deriva una critica al Simbolismo e all'estetismo decadente e una radicale avversione a d'Annunzio. Pirandello punta alla scomposizione critica e alla dissonanza, cominciando a considerare l'umorismo. Pirandello crede che in una persona coesistono più personalità (Secondo Alfred Binet) e che non bisogna perderle fissandosi in un unico ruolo nella società. L’unica soluzione è porsi fuori dagli schemi, o regredire all’infanzia, autoescludersi, isolarsi o arrivare alla pazzia, come avviene in uno nessuno centomila dove il protagonista, Vitangelo affronta una crisi esistenziale poichè la moglie gli fa notare un piccolo difetto. Da “uno” quindi non si riconosce più, e ciò lo porta a compiere gesti folli. L’individuo può superare la solitudine di sapersi nessuno solo capendo di essere “centomila” ovvero che ognuno ci vede in modo diverso e si possono avere più forme. Vitangelo infatti alla fine ritrova la felicità abbondando la civiltà, le sue forme e le sue convinzioni. E’ l’emblema della crisi della persona , del principio di identità Notevole è la coscienza della crisi delle ideologie e dei valori. La svolta è segnata quando pubblica Arte e coscienza d'oggi nel 1893. Egli descrive la crisi morale della sua generazione affetta da «egoismo» e incapace di elaborare nuovi valori, dopo aver scoperto la relatività di ogni cosa. In quest’esame di coscienza del ceto intellettuale, la modernità è un intreccio contraddittorio di spinte e controspinte, un «continuo cozzo di voci discordi», ciascuna delle quali appare condannata alla relatività del proprio punto di vista e incapace di aspirare alla verità. In particolare il tema del crollo delle certezze dell’uomo viene affrontato nel Fu Mattia Pascal: ESTRATTO(Anselmo Paleari vuole rendere partecipe il suo ospite Adriano Meis (in realtà Mattia Pascal) di una delle sue fumose elucubrazioni filosofiche. Gli annuncia che in città delle marionette automatiche avrebbero recitato l’Elettra di Sofocle e gli chiede cosa mai sarebbe accaduto se, nel momento culminante dell’azione, si fosse verificato uno strappo nel cielo di carta del teatrino. Di fronte all’imbarazzo del suo interlocutore, Paleari emette il suo giudizio: un avvenimento del genere avrebbe tolto ogni sicurezza al protagonista della tragedia, Oreste, trasformandolo in un personaggio dubbioso e indeciso come Amleto.) 1. La metafora delle marionette e del loro teatrino allude al fatto che, per Pirandello, la nostra personalità è una costruzione fittizia, una maschera che indossiamo, al di sotto della quale non c'è nulla, e che la realtà che ci circonda è anch'essa una costruzione nostra. 2. Basta un nulla però per mettere in crisi tali costruzioni, come, appunto, lo strappo che si produce nel cielo di carta del teatrino. Quel cielo è falso, ma la marionetta è abituata a considerarlo vero. Lo strappo che vi si produce denuncia all'improvviso la sua falsità, e la marionetta entra in crisi, non riesce più ad aderire alla sua "parte", è costretta a vedere se stessa e la realtà in modo nuovo, straniato, e tutte le sue abituali certezze si dissolvono, condannandola alla paralisi.Così il nostro agire è possibile solo se crediamo alle nostre costruzioni.Lo «strappo», l'incidente casuale e banale che ne svela la convenzionalità, ci obbliga a prendere coscienza e ci impedisce la spontaneità irriflessa dell'azione, ci riempie di dubbi, ci paralizza. Tutte le nostre certezze e i nostri punti di riferimento si sfaldano, restiamo perplessi e smarriti. Basta un nulla per mettere in crisi le costruzioni che noi stessi creiamo per mascherare il nulla che sta dietro al nostro " cielo di carta 3. E questa appunto la condizione moderna, dopo che sono entrati in crisi i grandi sistemi di certezze, le fedi incrollabili del passato, che costituivano i punti di riferimento della vita. Il primo di questi momenti di crisi, da cui è nata l'età moderna, come Pirandello osserva nella Premessa seconda (filosofica) al romanzo, è stata la teoria copernicana, che ha sconvolto le certezze precedenti sulla terra immobile al centro dell'universo e tutti i sistemi di riferimento dell'uomo. Oreste e Amleto Mettendo a confronto il teatro classico con il teatro moderno , il signor Paleari propone al protagonista una riflessione sulla differenza tra uomo antico, di cui emblema è Oreste , e l' uomo moderno , rappresentato da Amleto . Oreste , che vendica l' onore tradito del padre uccidendo la madre , è convinto di conoscere una realtà assoluta ed eterna , di sapere distinguere tra bene e male · Oreste, l’eroe protagonista della tragedia Elettra di Sofocle, incarna l’uomo certo dei propri principi, sicuro di combattere per valori riconosciuti come tali dalla comunità sociale in cui vive e dagli stessi dei. Forte di queste certezze, egli può uccidere senza lacerazioni interiori la sua stessa madre e l’amante di lei, Egisto, per vendicare l’assassinio da loro perpetrato di suo padre Agamennone. · Un altro eroe tragico, Amleto, nato dalla fantasia del drammaturgo inglese William Shakespeare (sec. XVI-XVII), si viene a trovare in una situazione analoga a quella di Oreste: anch’egli deve vendicare il padre, ucciso a tradimento con la complicità della madre. Il comportamento di Amleto è però guidato dal dubbio; nell’adempimento del suo compito l’eroe è tormentato da esitazioni e incertezze sul senso stesso della sua vita. lo “ strappo nel cielo di carta ” delle certezze della vita , quelle in cui l’umanità si era cullata per secoli, capace ora di trasformare tutti gli ardimentosi Oreste in altrettanto irresoluti Amleto. Lo sbigottimento della marionetta che recita la parte di Oreste diventa quindi in prospettiva universale, quella dell’uomo che si sorprende solo sotto un cielo nel quale non vivono più gli dei,declina verso il dubbio amletico,alludendo alla condizione dell’uomo all’inizio del 900 di fronte a cui sono improvvisamente crollate tutte le certezze sulle quali fino ad allora si erano fondate la scienza e la filosofia. GLI INETTI DI ITALO SVEVO Tra la seconda metà dell' ottocento e il primo novecento sono venuti alla ribalta personaggi come Nietzsche , Marx , Freud ed Einstein , capaci di rivoluzionare la visione dell' uomo sul mondo e su sè stesso . In questo clima l' uomo sente come inadeguati i tentativi di porre un ordine alla realtà : il positivismo e il naturalismo. Nascono quindi lle nuove istanze relativistiche e individualiste . Se l' uomo disorientato che si affaccia al nuovo secolo perciò è Per secoli la cultura letteraria della grecia aveva avuto la sua espressione nelle pubbliche competizioni rapsodiche e poi in quelle tragiche, nella concorrenza fra i lirici corali, Ma poi si è avuta una crisi profonda legata al tramonto irreversibile della polis. Quindi la dimensione pubblica della cultura aveva ceduto il passo a quella elitaria dei cenacoli letterari e dei circoli della corte (aristotele fu chiamato da filippo di macedonia come precettore di alessandro). Alessandro (figlio di Filippo), ebbe il merito in questo periodo di esportare la civiltà greca in terre lontane, garantendo un interscambio fra grecità e culture orientali- Uno dei caratteri di questa nuova civiltà è il cosmopolitismo . Il cosmopolitismo è un carattere peculiare della civiltà ellenistica: l’uomo greco, vissuto sempre nella sua polis, si trova proiettato in un mondo senza confini, dove l’idioma ellenico risuona in metropoli colorite e vocianti. Abituato a ragionare in termini di “greci” e “barbari” , egli si trova a doversi confrontare con culture diversissime dalla sua, portatrici di valori alternativi. Dinanzi a questo universo caotico, egli prova fascino e sgomento: se da un lato è cittadino del mondo, dall’altro tende a cercare nella propria interiorità l’equilibrio perduto, sostituendo agli antichi valori della polis, quelli legati alla sua sfera individuale. Si trovano a coesistere cosmopolitismo e individualismo, come manifestazioni opposte della stessa condizione. Il cittadino diventa suddito, privato della possibilità di partecipare, tramite voto in assemblea alle decisioni dello stato. Anche in campo filosofico l’ellenismo implica un mutamento rispetto all'età precedente: l’uomo non è più interessato ai sistemi metafisici di Platone e Aristotele, poichè, in un mondo dominato dall’incertezza e dalla crisi dei valori, e in cui la deità simbolo è ora la Tyche imprevedibile, l’uomo non vuole più risposta ai grandi interrogativi, né spiegazioni sull’origine dell'universo, vuole solo una formula che gli assicuri serenità. Nascono così filosofie sull’Epicureismo e lo Stoicismo, che permettono all’uomo il conseguimento dell’ataraxia e dell apàteia, ovvero immunità dai turbamenti e dalle passioni. Il libro diviene simbolo della cultura, ciò cambia i modi e le finalità della produzione letteraria che ora si rivolge ad un pubblico più selezionato. La parola diventa ora meno “alata” e più in grado di esser colta nella sua dimensione visiva. Elaborata cura formale ed erudizione ricercata. Anche il ruolo dell’intellettuale cambia: nella polis era legato a finalità di carattere collettivo e sociale, ora invece, essendo legato al potere politico, assume connotati elitari ed è legato alla formazione del consenso. In Menandro è consolidato il passaggio dalla coscienza collettiva a quella individuale. I protagonisti sono abitanti di un’Atene tranquilla, lontana dal potere politico, che ha come unico interesse la famiglia e i suoi valori; una società borghese lontana da stravaganze. Talvolta il testo delle commedie allude alla triste vita dei poveri. Tiepida negli slanci religiosi, disorientata da imprevedibili avvenimenti, la gente dipende sempre meno dalle divinità tradizionali, consapevoli che il presente sia una certezza e il futuro avvolto nella nebbia. La presenza della fortuna è marcata: l’elemento fondamentale allo scioglimento è dato dalla fortuna che accompagna i personaggi positivi. La fatalità realizza un gioco di coincidenze che dà artificiosità. Qualcuno nell’antichità portò a chiedersi se non fosse la stessa vita a prendere le mosse dagli eventi fortuiti della commedia di Menandro. Il culto della Tyche, ormai una dea, evidenzia la crisi della religione che seguì il crollo della polis e il trionfo dell’individualismo. Grande importanza alla caratterizzazione psicologica, la trama è ripetitiva ed esile ma ricca di colpi di scena, equivoci, rivelazioni. Il protagonista è l’uomo, un uomo “anonimo” calato in vicende quotidiane (quindi lontano dai problemi politici) L’autore riesce ad infondere ai suoi personaggi soffio vitale, che li caratterizza come individui veri (si è vista l'influenza dei caratteri di Teofrasto). La vittoria va sempre al personaggio positivo, incarnato da colui che ha avuto riguardo per gli aspetti morali e ha prevalso sugli egoisti. In Menandro c’è anche la capacità di comprendere i propri limiti e le proprie devolezze. LA CRISI DELL’EROE NELLE ARGONAUTICHE La crisi delle certezze nel mondo greco è rappresentata da giasone: uno dei personaggi più controversi e l'antieroe per eccellenza DANTE: Anche Dante ne parla, e lo incontra nella Bolgia infernale. ,Virgilio glielo indica, con parole di rispetto. Egli, infatti, è in primo luogo il comandante della mitica nave Argo, un uomo, degno,come riflette anche il suo atteggiamento: non scappa né corre, ma cammina, non esterna la sua sofferenza, ma si presenta dignitoso. Tuttavia egli è un peccatore, come Farinata e Ulisse, infatti egli ha sedotto e abbandonato Medea ed Isifile. Dante riprende l’immagine di Giasone come eroe e seduttore da Ovidio, ma andando a ritroso nell’epica sino agli albori del mito delle Argonautiche,troviamo una diversa rappresentazione di questo personaggio. Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio,Giasone,il protagonista, si presenta nel poema come un tipico anti-eroe, un inetto,: si mostra inadeguato all’impresa, insicuro, debole, investito di un ruolo che non vuole.Per la prima volta nel mondo epico, dominato da figure di eroi forti, che mostrano come l’uomo dovrebbe essere, emerge un personaggio nuovo, un eroe che mostra in prima persona come l’uomo sia in realtà. 1. Nell’opera di Apollonio Rodio domina un forte pessimismo di fondo, dovuto all’impossibilità dell’uomo non solo di scegliere il proprio agire, ma persino di comprenderne le ragioni. Giasone e gli Argonauti partono per un’impresa inutile, ideata dall’usurpatore Pelia semplicemente come pretesto per allontanare da sè il giovane e, possibilmente, procurargli la morte. 2. Alla inutilità di un viaggio caotico, che spaventa e paralizza l’eroe, si aggiunge anche la τύχη (tùke), la sorte, oscura e inconoscibile, che domina sugli uomini e riduce gli dei a semplici spettatori. 3. Giasone proiettato in un mondo più grande di lui, appare come un personaggio dominato dall’ἀμηχανία (amekanìa), frustrante sentimento di inadeguatezza e di impotenza, con la coscienza di doversi muovere entro i confini di un universo complesso, indifferente, capace di opporre le proprie leggi inflessibili alla volontà di azione dell’eroe. 4. Sotto questi aspetti, Giasone incarna appieno lo stato d’animo dell’uomo ellenistico, che pur appartenendo ad un momento culturalmente fiorente, risente ancora della pesante eredità lasciata da Alessandro Magno e dal sogno del suo impero, ora frammentato in una miriade di regni minori in continuo mutamento. Così come la realtà in cui vive, anche lo stesso Giasone appare profondamente contraddittorio: è un guerriero ma non ha capacità eroiche, ha fascino ed abilità oratorie, ma non è assolutamente in grado di compiere imprese e nasconde un animo fragile ed esitante. Questa discrepanza tra interiorità ed esteriorità dilania il giovane e lo riduce a una condizione di completa passività,infatti la debolezza dell’eroe greco è totale, rivelando un prototipo dell’inetto moderno, incapace sia nelle gesta eroiche, sia nella propria vita di essere umano. 5. Durante la missione per la conquista del Vello d’Oro tutte le insidie saranno superate grazie ai compagni di avventura, ad interventi divini (veri e propri dei ex machina) o, semplicemente, alla sorte. Pur avendo con sè degli eroi formidabili, Giasone non riuscirà mai ad affermarsi come come guida, ma anzi, dovrà essere più volte sostenuto moralmente dagli altri, mostrando tutti i propri limiti e la propria immaturità. Esempio eclatante è il colloquio con Tifi, il timoniere della nave Argo, in seguito al passaggio delle Simplegadi (Argonautiche II 610-647): qui infatti Giasone dichiara apertamente la propria angoscia e il proprio smarrimento, perché oppresso dal peso della responsabilità di un’impresa che non ha mai cercato veramente; solamente l’intervento dei compagni di avventura riuscirà a rinfrancarlo e a farlo proseguire nel cammino. Viene quindi infranta ogni convenzione epica: sono i sottoposti stessi a incoraggiare il capo della spedizione, A differenza di Ulisse per esempio ,che invece spronava continuamente i suoi compagni anche nei momenti piu bui L’ANAKYKLOSIS DI POLIBIO L'idea di Polibio ha come cardine la connessione tra costituzione e vita della città: dato che le comunità si costituiscono per istinto degli esseri viventi per difendersi dai pericoli, il gruppo riconosce come guida l'essere più dotato. La comunità promuove la formazione di convinzioni circa il bene e il male, il giusto e l'ingiusto e ciò consente agli uomini di intendere il vantaggio dal conseguire le norme della virtù. La prima costituzione è quindi la monarchia e dalla degenerazione deriva la tirannide. Questa perà geenera la reazione dei cittadini “migliori”, cioè l’ aristocrazia, che però degenera nel dominio di pochi; oligarchia, che la massa dei cittadini adatte per sostituire un governo popolare, democrazia. Logorato in breve tempo dall'ambizione dei capi e all'estremismo dei demagoghi si arriva però in oclocrazia (caotica dittatura assembleare), finchè il popolo stanco di violenze e disordini si affida ad un monarca e quindi torna la monarchia. Ogni costituzione ha in se stessa i principi, le cause della sua corruzione-degenerazione e della decadenza e dissolvimento. Nelle costituzioni rette il potere si fonda sul consenso dei governati, in quelle degenerate sulla forza e sulla paura .Nella monarchia e nell'aristocrazia chi governa si avvale della persuasione e rispetta la giustizia. Ogni costituzione si fonda su un accordo tra chi detiene il potere e la maggioranza. Quando questo viene meno la costituzione può corrompersi e la crisi di questo patto di goberno deve essere imputata a chi detiene il potere. Nella seconda generazione subentra il desiderio di primeggiare che suscita l’odio del popolo. Il potere passa poi dal popolo alla moltitudine che diventa il dispotico signore dello stato. Per avere stabilità, Occorre predisporre un limite al potere e cioè un altro che lo freni, che gli impedisca di diventare assoluto e mutarsi. La migliore forma di governo è la costituzione mista, che riesce a comporre i principi delle 3 costituzioni perfette: monarchia, aristocrazia e democrazia LETTERATURA LATINA SENECA E LA FILOSOFIA TERAPEUTICA Grande è stata la fortuna di Seneca, come filosofo, per la suggestione del suo discorso sull’uomo, sulla sua miseria e sulla sua grandezza e sui temi del suo rapporto con gli altri,trattati con una sensibilità, così “moderna” da colpire fortemente il lettore medievale e, ancor più, quello moderno. grande arte (come nel Satyricon). Nerone fu l'unico dei Giulio-Claudi a promuovere l'arte, animato da istinto di artista. Amava esibirsi come poeta-cantore. Attraverso gli spettacoli entrava facilmente a contatto con la plebe. Con il regno di Nerone si ebbe una ripresa della produzione letteraria (Lucano, Seneca, Petronio), che si tramutò in opposizione. BELLUM CIVILE L'argomento è la guerra civile tra Cesare e Pompeo che termina con la battaglia di Farsalo. L’opera si interrompe al libro X, per la morte di Lucano. Si immagina che il progetto fosse di dodici libri, come l’Eneide, anche se Lucano si allontana dal modello. Non sappiamo dire se tre libri fossero stati pubblicati quando Lucano era in vita, né se l'opera dovesse finire con il cesaricidio o il suidicio di Catone Uticense. Il finale con il suicidio spiegherebbe la divisione in tre blocchi, ognuno con quattro libri, dedicati rispettivamente: a Pompeo, Cesare e Catone. Un’altra questione riguarda l’argomento, perché la guerra civile non era più attuale, né tantomeno glorificava Roma. La guerra fratricida getta ombre su Cesare. Sono nate diverse considerazioni che si intrecciano con la degenerazione dei rapporti tra Lucano e Nerone. È probabile che la scelta di questo argomento fosse per opporsi volontariamente a Nerone, identificabile con il tirannico Cesare. Altri critici oppongono la presenza di un inserto celebrativo dell'imperatore, garante di una nuova età dell’oro. Qualcun altro ipotizza un fine sarcastico. L’ipotesi più plausibile è che ci sia stato un cambio di rotta che renderebbe il Bellum Civile un’opera aperta che Lucano trasforma da lode verso Nerone a una critica nei suoi confronti, in cui c’è angoscia e inquietudine per il destino di Roma. LA CRISI DEL III SECOLO I Severi governano incuranti delle prerogative del Senato e appoggiati dall’esercito. Questo si traduce in una militarizzazione dell’impero e un dispendio delle risorse pubbliche, necessarie per le richieste economiche dell'esercito. I Severi cercarono di far fronte alle spese con la pressione fiscale e svalutazione della moneta, portando solo ad una crisi economica . Dal punto di vista religioso cominciano sotto Decio le persecuzioni dei cristiani. Si aggiungevano le epidemie che portavano a crisi demografiche. A Diocleziano si deve la riorganizzazione politico-amministrativa dello stato, con la pesante imposizione di tasse, ma con l’edictum de praezi, lo stato fissa un calmiere. Si faccia riferimento poi anche al cambiamento dell’Urbe poiché, con la cittadinanza a tutti, viene meno la centralità di Roma e dei suoi mores. Il mutamento di valori si nota tramite manifestazioni religiose lontane dalla tradizione. Il culto imperiale agli imperatori divinizzati si evolve verso una venerazione ai principi in vita. Si assiste al successo dei culti orientali come quello della Magna Mater. Si assiste ad una diffusione della religione cristiana, che era la realizzazione del messaggio di salvezza dei testi ebraici. Gesù sarebbe stato il Messia, che Dio aveva designato per compiere la salvezza del popolo d'Israele. Solo una piccola parte di Ebrei fu persuasa dell'identità tra il Gesù e il Messia, sconfessata dalla classe sacerdotale. STORIA LA CRISI DEL ‘29 Questa crisi dell’identità dell’essere umano ha un suo riflesso nella criis del 29, dove la speranza di facile ricchezza generò una bolla finanziaria che gettà in miseria una rilevante parte della popolazione americana. Gli anni 20 furono un periodo di crescita economica, trainata dagli stati uniti e dal loro peso crescente nel commercio internazionale, e anche dell’Europa, in quanto erano legate: cioè l’america faceva prestiti alla ripresa europea e quest'ultima, a sua volta, alimentava con le sue importazioni lo sviluppo degli Stati Uniti. Tuttavia questo sistema ebbe una battuta d’arresto che generò disoccupazione e tassazione, portando all'autoritarismo politico. Infatti il 24 ottobre del 1929, nel giovedì nero, crollò la borsa di Wall Street a New York. Questo a causa di giganteschi movimenti speculativi, non sottoposti a freni e controlli. infatti ogni giorni migliaia di speculatori o piccoli risparmiatori compravano e vendevano azioni. Questo eccesso era frutto di una mentalità positivistica che esalta la scienza come forma più alta del sapere. Questa mentalità si traduce in un’economia di un incontrollato capitalismo. Ci fu un eccesso di capitalismo liberistico e di privatizzazione. Si innescò l’investimento in borsa con il sogno che le azioni si ipervalutassero nel tempo, ma incominciarono invece a "fare cassa", portando alla liquidazione di milioni di azioni che generò lo svuotamento delle casse bancarie e il fallimento delle imprese, con la crisi di Wall Street. La caduta della borsa colpì banche, speculatori ma anche il ceto di piccola e media borghesia che aveva investito i risparmi. Scoppiata negli Stati Uniti nell'autunno del 1929 e prolungatasi per buona parte degli anni '30, la "grande crisi" fece sentire i suoi effetti anche sulle strutture sociali e sulle istituzioni statali. Diede spinta alla decadenza dell'Europa liberale, in quanto l'America doveva sopperire a un blocco commerciale, creando le premesse per l'affermazione di regimi totalitari. Compromise gli equilibri internazionali, con una catena di eventi che avrebbe portato a un nuovo conflitto mondiale. L'America un quel periodo era sotto la presidenza di Hoover, imprenditore convinto che la crisi si potesse arginare con delle restrizioni. La sua politica si rivelò mortale generando maggiore depressione. Con la presidenza Roosevelt, nasce il programma dei "100 giorni". Bloccò i capitali statali per costruire nuovi servizi su suggerimenti di Keynes, con cui fondò il New Deal (Nuovo Corso). In 5 anni l’America dimezzò i disoccupati, creando una Banca Federale e il Sistema Federale Americano delle Banche, che dava limite all'investimento. Dando soldi agli agricoltori, trasformò lo stato americano da liberista ad assistenziale, per consentire un bene collettivo, che fa nascere la terza via economica. Naturalmente una crisi così ampia non poteva non avere ricadute anche nel mondo occidentale (germania, austria e inghilterra) LA MASSIFICAZIONE La I rivoluzione industriale è stata l’insieme di scoperte scientifiche e la prima forma di capitalismo. E’ stata un primo sistema domestico di accumulo materialistico (all’inizio l’economia era principalmente agraria e dipendeva dalle condizioni climatiche e senza paga stabilita). Nel Settecento prende piede il lavoro a giornata. Dalla fine dell’800 alla I Guerra Mondiale, l’economia dei paesi industrializzati conobbe un’espansione intensa. L'indice della produzione fu quasi raddoppiato. I prezzi crebbero costantemente, insieme al livello dei salari e al prodotto pro capite. La crescita dei redditi determinò l’ampliamento del mercato con una domanda sempre crescente, determinando la produzione in serie dei beni. Di “massa” si cominciò a parlare nel primo ’800, dopo che la Rivoluzione francese aveva visto il “popolo” protagonista della storia. Nella società di massa i cittadini vivono in agglomerati urbani, entrando in rapporto grazie ai mezzi di trasporto, di comunicazione, di informazione e di svago. Il sistema delle relazioni sociali non passa più attraverso le comunità locali, ma per le istituzioni nazionali. Consumi e stili di vita si diffondono. La società di massa è il risultato dell’intreccio di una serie di processi economici e trasformazioni politico-culturali. L’ascesa delle masse è sia frutto della democratizzazione e della diffusione del benessere, ma anche appiattimento generale. Nel corso della seconda metà dell’800 prese forma la “nazionalizzazione” delle masse. Costituivano fattori di costruzione di un’identità nazionale: la scuola elementare obbligatoria, il servizio militare e il suffragio universale maschile. Si passò dalla specializzazione tessile ad una siderurgica. Gli esordi della società di massa, se da un lato creavano uniformità, dall’altro complicava la stratificazione sociale. Si accentuò la distinzione fra manodopera generica e qualificata. A ingrossare il ceto medio contribuì sia il lavoro autonomo che quello dipendente. Crescevano gli addetti al settore privato, i “colletti bianchi”, per sottolineare il contrasto con i “colletti blu” degli operai. Dal punto di vista culturale, la distinzione fra piccola borghesia e proletariato era netta. I ceti medi appoggiavano i valori storici della borghesia: l’individualismo e la rispettabilità, la proprietà privata e il risparmio, il rispetto delle gerarchie e il patriottismo. I TOTALITARISMI La nascita di dittature totalitarie in molti Paesi d'Europa, fu dettato anche dalla paura di una rivoluzione proletaria sul tipo di quella sovietica. Il modello di quei regimi assoluti, antidemocratici e reazionari fu fornito dal fascismo di Mussolini che, impadronitosi dopo l'avallo di Vittorio Emanuele III, dopo la marcia su Roma dei suoi squadristi, nell'ottobre 1922, eliminò ogni libertà democratica. Mussolini rimase alla guida del Paese per oltre vent'anni, distruggendo le strutture dello Stato liberale Risorgimentale, per sostituirlo con il monopartito, il soffocamento della lotta di classe, l'eliminazione fisica di qualsiasi oppositore e l'abolizione della libertà d'espressione. In Germania, i marasmi economico-sociali resero possibile, nel 1933, l'ascesa di Hitler, che poté contare sui magnati dell'industria e sulle masse di scontenti. La brutalità del suo regime, giustificata da una presunta superiorità della razza germanica, può essere sintetizzata nell'eliminazione di milioni di ebrei e di "diversi" creando le premesse di un nuovo conflitto mondiale. Mentre Hitler scatenava la sua persecuzione razziale, Mussolini si lanciava in un’operazione coloniale contro l'Etiopia. Il conflitto iniziato da Hitler ebbe fine con la resa dell’asse Roma-Berlino-Tokyo. La resa del Giappone fu determinata dal massacro causato dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. La creazione dell'ordigno nucleare, segno della follia distruttiva dell'uomo novecentesco, è presagito da Italo Svevo,nel finale de La Coscienza di Zeno. CRISI INIZIO 900 Il Novecento è il secolo del crollo delle incertezze, dell’esaurimento di ogni residuo positivistico, del crollo della metafisica. Nei primi anni del Novecento l’intera Europa è investita da un rapido processo di industrializzazione. In Italia nel 1903 viene eletto a capo del governo GIOVANNI GIOLITTI che avvia una politica di accordo fra i partiti (in particolare fra i liberali e i socialisti), inaugurando una concezione dello Stato come mediatore dei conflitti sociali. Oltre ad avviare una politica di risanamento e di attenta amministrazione, Giolitti vara importanti provvedimenti a tutela dei lavoratori, anche per quanto riguarda le donne e i minori, portando allo sviluppo dell'agricoltura e soprattutto dell'industria. Ne segue un aumento del benessere, che però interessava un esiguo numero di persone appartenenti alle classi più abbienti: questo periodo è noto come “belle époque”, l'età dei divertimenti e dei piaceri. La situazione era però destinata a precipitare, con lo scoppio, nel 1914, della Prima guerra mondiale. L’Europa aveva conservato l’assetto che le era stato dato con il Congresso di Vienna: c’erano ancora i tre grandi imperi (tedesco, asburgico e ottomano) i quali avevano tutti il desiderio di espandersi e che al tempo stesso erano caratterizzati di forti tensioni interne spiritually weak and scared people because they lack the courage to break the chains that bind them(as Nietzsche’s overman that manages to cross the line ) and accept the limitation imposed by their social context. A perfect expression of this sense of paralysis is “Eveline”,the protagonist on the borderline between adulescence and maturity of the fourth story of Dubliners. EPIPHANY: At the beginning of the story Eveline is sitting in the dusty living room of her House. and we are introduced to the symbolical element indeed the dust is a metaphor for her monotonous and static life but also for the death.( It REMINDS ALSO Biblical phrase “from dust to dust,” which implies that dust is simply the absence of existence) Evelin is looking out of the window reflecting upon her situation.So she is going to escape with her fiance Frank but the same time memories from her past come before her. Hower, when she remembers her mother’s death and her promise to her ,We could clearly see Eveline’s epiphany a word which means a sudden revelation experienced by a character. So Eveline’s plan is fortified by this memory and she tries to change her life,situation and improve her condition. She tries to become the overman PARALYSIS: But when Eveline goes at the quay and have to go on board the ship,the sense of resignation triumphs over her desire to escape and she refuses to go. She became pale and the paralysis typical of Dubliners prevents her from realising her dreams. Eveline remain a victim of her-self delusion paralyzed by Catholic duties of obedience to her father,a character that is the symbol of a static life in Dublin We could better understand the importance of the Epiphany for Joyce with “The Dead" that is the most famous story in Dubliners,because it encapsulates the themes developed in the entire collection,such as isolation and mortality. In the last part of the story Gabriel lays in bed with his wife and he experiences an epiphany in which he thinks about the universality of death as the snow falls on all man, living and dead. •In the end he accepts his epiphany about mortality. Feeling himself becoming one of the deceased: "His soul had approached that region where dwell the vast hosts of the dead". Gabriel feels as a shadow of a person, flickering in a world in which the living and the dead meet as the snow covers everything,from living towns to dead graveyards. The snow: becomes a metaphor for isolation, the inability to know others, even those with whom we are intimate. Ironically, the snow is also a symbol for the death that comes indiscriminately, it masks all behind a shield of white, isolating each thing. while also reminding Gabriel that the same mortality awaits all beings. FILOSOFIA SCHOPENHAUER- NIETZSCHE E FREUD Laddove tra i philosophes faceva da padrone la fiducia nel progresso, si assiste fra la seconda metà dell’800 e il 900 ad un rovesciamento prospettico. Si verifica infatti una vera e propria rivoluzione che colpisce i più diversi campi del sapere e sancisce il passaggio dall' uomo moderno all' uomo contemporaneo . Questa svolta epocale può essere definita " crisi della ragione " , perchè vengono messi in discussione tutti i valori della ragione classica : non si crede più a un mondo necessario , alla centralità dell' uomo, all' esistenza di una verità assoluta , unica e conoscibile . La cultura della crisi sostituisce a questo insieme di valori una molteplicità di prospettive , una pluralità di punti di vista , cioè si entra nell' ambito di un totale relativismo . Il passaggio a questa nuova epoca è molto brusco perchè coinvolge ogni tipo di indagine dell' uomo sulla realtà e su sè stesso , e questi passaggi non sono semplici evoluzioni delle varie discipline , ma vere e proprie rivoluzioni che minano alle fondamenta le conoscenze precedenti In filosofia , con Schopenhauer e Nietzsche , si ha una profonda critica dei valori dominanti , soprattutto nei confronti dell' ottimismo sociale , del positivismo , del finalismo storico , del cristianesimo ; a questi valori si sostituiscono concezioni filosofiche della vita e dell' essere fondate sul concetto di volontà , che vedono la nuova strada per l' uomo in una accettazione passiva ( Schopenhauer ) o in una accettazione attiva ( Nietzsche ) della vita . Con l' avvento di Freud e della psicanalisi , l' uomo scopre di conoscere solo una minima parte della propria personalità : ciò di cui si ignora l' esistenza e di cui non si ha controllo , contribuisce fortemente , in un continuo gioco dialettico con la coscienza, a determinare i nostri comportamenti nell' arco di tutta la vita LA CRISI DELLA RAGIONE ATTRAVERSO ARTHUR SCHOPENHAUER L’interprete del rovesciamento nell’analisi del reale è Schopenhauer. È ne Il mondo come volontà e rappresentazione che troviamo la più chiara esposizione dell’irrazionalismo schopenhaueriano. Il punto di partenza della filosofia schopenhaueriana è la distinzione kantiana tra fenomeno e cosa in sé . (Per Kant il fenomeno è l' unica realtà accessibile e il noumeno è un concetto limite che serve a ricordare all' uomo i limiti della conoscenza ; per Schopenhauer , invece , il fenomeno è parvenza , illusione , sogno , ovvero ciò che nell' antica sapienza indiana era il "velo di Maya " , mentre il noumeno è una realtà che si nasconde dietro l' ingannevole trama del fenomeno , e che il filosofo ha l' obbligo di scoprire) . Mentre per Kant il fenomeno esiste fuori dalla coscienza , il fenomeno di Schopenhauer è una rappresentazione che esiste solo all' interno della coscienza. Il primo libro è dedicato quindi al fenomeno, mentre i restanti sul mondo come volontà. Schopenhauer crede nell’unità della realtà, sdoppiata sul piano gnoseologico. La frattura argomentativa corrisponde alla differenziazione di un primo filone gnoseologico e un secondo ontologico. L’unico merito della ragione è quello di organizzare la cultura. È l’intuizione la vera sorgente di ogni conoscenza reale, mentre il sapere concettuale è un sistema di rifrazione indebolente. La ragione non solo fa sbagliare nel momento conoscitivo, ma è anche origine di dolore. L’uomo è ansioso “per ragione”. La ragione allontana l’uomo dal reale, presentata come una potenza depotenziante tipicamente umana. La ragione serve per conservare e trasmette. L’argomento ontologico si sviluppa contro la ragione perché la ragione non serve per scoprire la cosa in sé, e la cosa in sé è esattamente l’opposto della ragione. La cosa in sé si emancipa dalla connessione col singolo fenomeno e costituisce un unico ente, la “volontà”. La volontà è per il filosofo la sola vita che vive, l’energia che si esercita, la propria automanifestazione. Sulla base di ciò il mondo e la vita umana sono la narrazione dell’operare di una forza insensata; e non è difficile scorgere tutta l’importanza che tale concezione avrà per la rivoluzione psicanalitica. In definitiva dire che la volontà vuole la vita significa affermare che la volontà vuole esprimersi, generare effetti, produrre potenza; il volere della volontà, fatta eccezione per il volere stesso, è così privo di senso. Affermare che l' essere è la manifestazione di una Volontà infinita significa dire, secondo Schopenhauer , che la vita è necessariamente dolore . Infatti volere significa desiderare , e desiderare significa essere in uno stato di tensione , per la mancanza di qualcosa che non si ha e si vorrebbe avere. afferma che l' appagamento della volontà è brevissimo rispetto alle infinite esigenze dell' uomo, perché il desiderio appagato dà sempre luogo a un nuovo desiderio. L’uomo risulta quindi destinato a non trovare mai un appagamento totale. Accanto al dolore , che è la realtà durevole , e al piacere , che è qualcosa di breve, Schopenhauer pone come terza condizione esistenziale la noia , che subentra quando viene meno il desiderio oppure il dolore . Quindi il filosofo conclude che " la vita umana e come un pendolo che oscilla incessantemente fra il dolore e la noia , passando attraverso l' intervallo fugace , e per di più illusorio , del piacere e della gioia " . Schopenhauer è in polemica contro l' ottimismo cosmico che caratterizza buona parte delle filosofie e delle religioni occidentali e che interpreta il mondo come un organismo perfetto , provvidenzialmente governato da un Dio oppure da una Ragione immanente ( Hegel ) . Questa visione , pur essendo consolatrice, risulta essere falsa, perché la vita è un' esplosione di forze irrazionali , e il mondo è il luogo di dolore, illogicità e sofferenza . Per Schopenhauer la risposta al dolore del mondo sta non nel suicidio ma nella liberazione dalla Volontà di vivere ; questo processo salvifico avviene in tre tappe : l' arte , la morale e l' ascesi . NIETZSCHE E L’ANNUNCIO DELLA MORTE DI DIO Nietzsche è il massimo rappresentante dell’epoca. A lui si deve il crollo delle certezze occidentali in campo filosofico. In un passaggio della sua opera autobiografica usa l’espressione “ Ecce Homo “, (di Ponzio Pilato rivolto ai capi del Sinedrio,per rappresentare la sua critica non tanto alla figura del Nazareno quanto alla morale cattolica) egli “si definisce dinamite” alludendo al carattere distruttivo della propria filosofia. Infatti così è stata l’opera di Nietsche, volta ad abbattere tutte le tradizioni intoccabili, il positivismo e i valori assoluti, arrivando alla conclusione che l’uomo è solo,e nulla è governato da certezze Nietzsche manifesta insofferenza per la società di massa, e per il Positivismo, il Marxismo e il Socialismo. Al centro della sua riflessione vi è la decadenza dell'epoca moderna. Secondo Nietzsche il mondo sta giungendo alla fine dei suoi giorni attraverso l’autonegazione. Egli si assume il compito della presa di coscienza di questa decadenza attraverso un viaggio a ritroso nella civiltà occidentale. Attraverso questo viaggio il filosofo smaschera tutte le forme di ipocrisia su cui si fonda la civiltà occidentale, come la metafisica, la morale, la religione. Attraverso la distruzione dei vecchi valori se ne potranno costruire altri, con un nichilismo attivo. Il nichilismo indica la condizione dell'uomo moderno, che ha assistito al crollo di tutti i valori assoluti. Nietzsche dice di non pretendere alcuna fede anzi addirittura invita i suoi lettori a rinnegarlo,definendosi anche un buffone o un satiro,e proprio con questo termine,(satiro) dichiarandosi per l'ennesima volta seguace di Dioniso e non colui che vuole migliorare l'umanità (santo) perchè niente vi fu di piu menzogniero dei santi mentre la verità parla in lui Nietzsche afferma che il vero obiettivo è rovesciare gli idoli cioe gli ideali. LA FINE DEL MONDO VERO: Gli ideali a cui fa riferimento sono il mondo finto, quello rappresentato dai filosofi che hanno ingannato l’umanità come Platone ad esempio, che ha elevato a menzogna le fantasie dialettiche,calunniando filosoficamente il nostro mondo e inventandone un altro,”il mondo vero",l'iperuranio,il mondo delle idee. Tuttavia attraverso un processo scandito in sei tappe,che vanno dal platonismo,al cristianesimo, passando per il kantismo e al il positivismo sino ad arrivare alla sua filosofia,”di Zarathustra Nietzsche si propone,di eliminare il “mondo vero” e con esso la morale cristiana. “DIO E’ MORTO”:Questa parabola,è riassunta nella più celebre espressione del filosofo tedesco: “Dio è morto”. L'annuncio della morte di Dio, rivela l'assenza di ogni fondamento- Per Nietzsche, Dio (che non è solo quello quello Cristiano ma ha una portata piu generale), rappresenta la personificazione delle certezze metafisiche e religiose elaborate dall’uomo per dare un senso e un ordine al caos della vita. In altre parole , di fronte ad una realtà che risulta essere contraddittoria , caotica, disarmonica , crudele e non provvidenziale , l' uomo ha sentito il paleoclimatiche. Ad esempio alcune rocce sono state portate dai ghiacciai nel Sahara: probabilmente quel continente milioni di anni fa era in una latitudine diversa. Il carbone si forma in zone tropicali, dalle conifere. Oggi però le zone più piene di carbone sono quelle della Siberia. Hess capì, grazie a osservazioni geologiche ed oceanografiche, che il motivo della presenza di vulcani e terremoti lo si può trovare nei rilievi delle fondali: le dorsali oceaniche. Nell’Oceano ci sono i rilievi alti, che partono dalla piana abissale (4000 m in media di profondità) e alcuni riaffiorano, come l’Islanda. La dorsale è un vulcano, ma poiché sta sott’acqua non si ha un’eruzione come in ambiente subaereo. Questa lava sostituisce continuamente il fondale (max.12 cm all’anno). In ambiente continentale si è avuta la rottura e poi l’allontanamento per la creazione del fondale oceanico. L’eruzione è molto lenta. Da questi vengono fuori prodotti vulcanici imponenti, perché si muove un intero blocco di litosfera oceanica, che parte dall’asse della dorsale e si allontana. Se c’è questo margine di costruzione di nuova litosfera, ci deve essere una zona in cui è distrutta, le fosse abissali/oceaniche. Nelle dorsali il vulcanesimo è basico. I terremoti sono intensi e distribuiti lungo il piano di Benioff, la rappresentazione di una piastra che si immerge nella litosfera, ma che è in superficie.Hess propose come causa di questo processo di creazione-distruzione la presenza dei moti convettivi. Nelle dorsali c’era l’emersione di questa corrente. Ci sono altre prove come lo spessore e la dimensione dei sedimenti che aumenta man mano ci allontaniamo all’asse, dove sono recenti, mentre ai margini della dorsale ci sono età maggiori non superiori ai 200 milioni, a dimostrazione del fatto che la litosfera subisce una subduzione. Alcuni aspetti delle teorie di Hess e Wegener sono stati inseriti nel “modello della teoria della tettonica delle zolle”, un modello globale che spiega i processi endogeni, che trovano la loro genesi sottoterra (vulcani e/o terremoti) e la loro distribuzione. Spiega che la litosfera è divisa in pezzi (placche o zolle). La litosfera è posta sopra l’astenosfera, ed è proprio il comportamento plastico di quest’ultima a consentire il movimento reciproco delle placche. La litosfera è suddivisa in 20 placche principali e in microplacche, numerose nel Mediterraneo e,in generale, nelle zone più interessate dai fenomeni endogeni. L’attività endogena non è uniforme ma concentrata su fasce attive (i margini delle placche che possono essere oceaniche, continentali o miste). LO STALINISMO Nel 1922 nasce l’URSS. Dopo la morte di Lenin si dibatteva sul nuovo volto della difesa della rivoluzione. Stalin si era fatto strada nel controllo economico dello stato russo, e nel contrasto con gli USA e le monarchie di destra, difendendo un’economia collettiva. Dai tempi della Rivoluzione Zarista c’era arretratezza economica in Russia. Nasce un ceto imprenditoriale minoritario. La vera rivoluzione deve portare la massa sovietica ad essere centrale. Stalin vuole che comunismo e socialismo coincidano con una condizione economica favorevole per le masse, omologando l’economia sovietica a quella europea. Propone al popolo di far crescere la Russia in 5 piani quinquennali. Siamo negli anni '30 e Stalin pone il primo obiettivo: incrementare la produzione siderurgica ed elettrica. Per innalzare la produzione agraria costruisce le cooperative agricole di stato, così come le industrie statali. Estromette il privato dell'iniziativa economica. Distribuirà stipendi, darà serenità alle famiglie. In 10 anni riuscì ad aumentare la produzione del 50%. Si hanno con Stalin tutti i caratteri del totalitarismo: repressione della libertà di stampa, accentramento economico, ma se Hitler e Mussolini prima perfezionano il potere politico, Stalin, già con il potere in mano, per la massa diventa un Dio. Doveva fare la lotta contro la proprietà privata e contro i kulaki e chiedendo di far firmare dei provvedimenti punitivi contro chi si rifiutava di dare le terre allo stato, altrimenti finiti nei gulag, o fucilati. CRISI E CONFLITTI NEL SISTEMA CAPITALISTICO DI MARX Le forze produttive si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione: ne segue una serie di crisi. Nel capitalismo moderno la fabbrica, pur essendo proprietà di capitalisti, produce, grazie agli operai: se sociale è la produzione, sociale è la sua distribuzione. Allora il comunismo è lo sbocco inevitabile perché ogni formazione economica è un gradino che porta al comunismo. Il carattere dialettico della teoria marxiana e il suo legame con Hegel è evidente. Per entrambi la storia è dominata dalla contraddizione. Marx puntualizza che le classi si definiscono in rapporto alla proprietà o meno dei mezzi di produzione, la lotta di classe conduce, attraverso la dittatura del proletariato, alla soppressione delle classi. Ad un certo punto della storia, vi saranno pochi capitalisti e la maggioranza di proletari sfruttati, che prenderanno coscienza di classe e saranno comunisti. La rivoluzione proletaria abbatterà in primo luogo la proprietà privata. Essa durerà solo fino all'avvento completo del comunismo e cioè quando non vi sarà più lo Stato, poiché non vi sarà più divisione tra le classi. Al fondo del comunismo vi è un ideale anarchico. All'uomo "economico", Marx contrappone un uomo onnilaterale che esercita in modo creativo le sue potenzialità. SCIENZE Durante tutto il corso del 900,un secolo,tormentato non soltanto da guerre e conflitti ma allo stesso tempo da un sentimento di inquietudine e inadeguatezza da parte della società,furono eseguiti numerosi esperimenti,complici o forse colpevoli di aver “distrutto” l’ultima grande certezza dell’uomo: la sua unicità. Nel 1973, Due biochimici statunitensi: Stanley Cohen e Herbert Boyer,utilizzando l'escherichia coli,che vive nell'intestino dell'uomo individuarono due geni(ognuno dei quali conferiva resistenza ad un diverso antibiotico) che erano contenuti in altrettanti plasmidi (frammenti di DNA a forma di quello) che si replicano indipendentemente dal cromosoma batterico.Utilizzando particolari enzimi gli scienziati tagliarono i due geni e li unirono in un nuovo plasmide- reinserirono il plasmide in cellule di Ecolo e osservarono che i batteri risultavano resistenti a entrambi gli antibiotici: avevano ottenuto un nuovo organismo. Questo spianò la strada per la tecnica del clonaggio molecolare,una tecnica che consente di ottenere copie detti cloni di una sequenza genomica o di un gene. Il clonaggio prevede l'inserimento del DNA esogeno,oggetto di interesse, all'interno di un vettore di clonaggio. E' necessario trattare entrambi i DNA(Esogeno e vettore) con il medesimo enzima di restrizione, per creare le stesse estremità adesive che poi saranno fuse dall'attivita della DNA ligasi.Il vettore ricombinante così ottenuto dovrà poi essere introdotto all'interno di una cellula ospite che si moltiplica velocemente e favorisce la replicazione del vettore.Il processo si chiama trasfezione e nel caso dei batteri trasformazione. La trasformazione batterica consiste nel creare temporaneamente nella parete cellulare del batterio dei pori per l'ingresso del vettore.Una volta all'interno del batterio,i vettori ricombinanti si replicano indipendentemente dal cromosoma batterico e si moltiplicano creando grandi quantità di frammenti di DNA o cloni. Tutti i vettori di clonaggio,plasmidi, cromosomi artificiali di ....... o batterici devono avere queste caratteristiche; • un'origine di replicazione indipendente in modo da procedere in maniera autonoma rispetto al cromosoma dell'ospite • un tratto contenente un sito di clonaggio multiplo ossia una breve sequenza nucleotidica contenente molti siti di restrizione • un gene reporter che funziona come marcatore per la selezione delle cellule ospiti che hanno ricevuto il vettore. Nel 1985 fu ideata una tecnica di amplificazione del DNA nota come PCR. LA PCR, è una tecnica che consente per mezzo della DNA polimerasi di produrre rapidamente milioni di copie identiche di una regione di DNA e partire da quantità ridotte di materiale .Una volta individuata la regione bersaglio della amplificazione bisogna conoscere le sequenze nucleotidiche che la delimitano.Queste rappresentano gli stampi per la sintesi in vitro degli inneschi dai quali avrà origine la reazione di amplificazione della regione bersaglio. I primer o inneschi sono 2 sequenze di 17-30 nucleotidi complementari alle sequenze Del DNA bersaglio. La reazione di replicazione di Dna ha luogo su uno strumento chiamato termociclatore e prevede il succedersi dei cicli di amplificazione durante i quali si alternano tre diverse temperature: • 94°C Denaturazione della doppia elica • 30°-65° Appaiamento del primer alla sequenza del DNA e singola elica. • 65°-75° estensione del primer mediante aggiunta di desossiribonucleotidi nella direzione 5--3 ad opera della DNA polimerasi. Per valutare i prodotti di una PCR o confrontare dei profili genetici al fine di stabilire una paternità occorre separare i frammenti di DNA, visualizzarli attraverso l'elettrofresi su gel.L'elettrofresi su gel è una metodica che sfrutta le caratteristiche chimiche degli acidi nucleici o proteine per separarle e identificarle grazie al loro diverso comportamento sotto l'azione di un campo elettrico.
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