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tesina maturità sulla danza, Tesine di Maturità di Matematica

tesina di maturità anno 2013 sulla danza

Tipologia: Tesine di Maturità

2015/2016

Caricato il 14/01/2016

ilaria_grassetti
ilaria_grassetti 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica tesina maturità sulla danza e più Tesine di Maturità in PDF di Matematica solo su Docsity! Danza e letteratura •Eva (1873) Trama E' questo uno dei primi romanzi di G. Verga, che nascono nel clima culturale della Scapigliatura milanese. Eva, al pari dell'eroina di “Una peccatrice”, è una donna bella e sensuale, destinata a causare un'infelice passione. Guadagna col suo lavoro di ballerina il lusso che è indispensabile cornice al suo fascino. Un povero pittore, Enrico Lanti, si innamora di lei, ed essa, curiosa e conquistata dallo strano carattere dell'artista, lo ricambia, dividendosi tra lui e le sue attività professionali: soluzione che, al suo spregiudicato buon senso, sembra la migliore. Però, quando lo vede tormentato dalla gelosia, giunge a dargli la gran prova d'amore di dividere con lui la miseria. Lungi dagli splendori tra cui Enrico l'ha conosciuta, Eva s'accorge presto d'aver perduto ogni fascino per l'amante, e allora lo lascia e torna alla sua vita equivoca. Così Lanti soffre solo nella miseria, finché trova la sua strada e si conquista gloria e agiatezza in campo artistico, adeguandosi al gusto falso e volgare del pubblico. Allora lo riprende la passione per Eva, e poiché non può riaverla, provoca il suo amante, si batte in duello e va a morire, povero e segnato dalla malattia, nel paese natale in Sicilia, dove l’attendono i genitori e la sorella. In questo tipico romanzo "di transizione" Verga giunse, forse involontariamente, a simboleggiare, nelle figure dei due protagonisti, il contrasto tra due mentalità e tra due opposte formule d'arte. Il Lanti è l'artista, romantico, pieno di slanci ideali e fiducioso in un'idea di arte totalmente appagante che diviene l'unica ragione di vita; tesi questa sostenuta e condivisa dal movimento degli Scapigliati. Eva è invece personaggio più legato al realismo prosaico della nuova società industriale, che sostiene e ostenta apertamente il valore del denaro, del divertimento, del lusso esibito, senza il pudore che una società contadina - come quella da cui proviene gil Lanti - ha ancora per l'autenticità dei sentimenti. Eva si presenta come bionda, delicata, alquanto pallida, gli occhi cerulei, grandi, a volte limpidi; un sorriso che non si poteva definire. La dolce protagonista o forse meglio, antagonista del romanzo di Verga diventa portatrice della decadenza artistica nel contesto storico in cui si sviluppa il verismo e l'intera narrazione. La ballerina, viene presa come emblema dell'isolamento dell'arte, un artista che dipende totalmente ed esclusivamente dall'interesse e dal vile denaro dei suoi spettatori. Nessuna libertà, nessuna passione, solo finzione. L'arte della danza viene descritta come pura menzogna, senza la sua gonnellina corta e le sue scarpettedi raso, Eva non sarebbe diversa da una qualsiasi altra fanciulla del mercato, bellina, ma anonima e priva di fascino. Viene chiamato “disgraziato mestiere”, sul palco tutti desiderano, bramano e sono sedotti dalla leggiadria della danzatrice, ma dietro le quinte, quando il sipario cala la magia svanisce e le illusioni vengono svelate. Una visione disillusa è quella che ripropone Verga in quest'opera; nel mondo in rapido sviluppo la bellezza della danza, dell'arte vengono ridotte a puro interesse commerciale. •Il ballo di Irene Nèmirovsky è un romanzo breve scritto nel 1928 e pubblicato nel 1930; la giovane autrice dopo una vita segnate da peripezie e viaggi in tutta Europa si trasferisce a Parigi dove porta a termine quest'opera. Trama: Racconta la storia di una giovane ragazza, Antoinette Kampf, che vive con i suoi genitori in un lussuoso appartamento di Parigi.il padre ha dovuto lavorare sodo per accumulare una fortuna. La sua determinazione e mancanza di scrupoli lo ha portato al successo. La ragazzina ha quattordici anni. Non è più una bambina ma non è ancora un'adolescente. Ha un rapporto difficile con la madre, Rosine, che a sua volta ha avuto un passato piuttosto burrascoso, e - come il marito - è altrettanto determinata a farsi accettare dall'alta società parigina. A questo scopo invitano tutta la "gente che conta" ad un grande ballo che si terrà nella loro nuova casa, in occasione di una ricorrenza. Spendono liberamente per procurare ai propri ospiti cibi raffinati, champagne, un'orchestra per la musica della serata. Si prevede un ballo in grande stile. La figlia è entusiasta per la prospettiva, tuttavia, la madre non ha alcuna intenzione di lasciarla andare al ballo, anzi, le toglie anche la sua stanza - che verrà adibita a bar - e la confina nello sgabuzzino. Vengono stampati e inviati (dovrebbe portarli proprio Antoinette), centinaia di inviti. Che la ragazzina getta nella Senna vendicandosi in questo modo del tradimento della madre, degli intrighi della governante Betty e della rozzezza del padre. Tutti gli inviti finiscono in acqua, tranne uno: quello della sua maestra di pianoforte. Che sarà infatti l'unica a presentarsi, la sera del ballo. L'effetto comico si ha nello sconcerto dei due padroni di casa che, non potendo indagare sulle ragioni di questa diserzione in massa, da parte di persone di cui non conoscono riti e costumi, congetturano sulle cause dello smacco. La danza sotto un diverso punto di vista, un significato quasi allegorico viene attribuito al titolo del romanzo. La Nèmirovsky descrive la preparazione al ballo con ironica ferocia per sottolineare la contorta idea di raffinatezza dei nuovi arricchiti. Il ballo non è altro che un immobile danza macabra, un rito che dovrebbe far scaturire nella giovane Kampf orgoglio e motivo di prestigio, tuttavia risveglia in lei esclusivamente il risentimento verso una famiglia che sente distante e avversa alla sua crescita; la ragazzina riesce a comprendere la reale motivazione del grande entusiasmo per la festa, il prestigio sociale, lo sfoggio dei propri averi sono mascherati da un perfetto e suntuoso allestimento, di cui lei non farà parte. Nel sesto capitolo viene citato un ballo in gran voga durante gli anni 20, il charleston. La lezione di ballo di Edgar Degas Realizzato a cavallo tra il 1873 e il 1875 è una delle prime opere che Degas dedica alla serie delle danzatrici. Il dipinto ci mostra un gruppo di giovani ballerine disposte a semicerchio, all'interno di un aula di cui se ne vede solo uno scorcio, ciò ci suggerisce che il taglio che Degas vuole dare al dipinto è di tipo fotografico(caratteristica dominante nei suoi lavori). Le danzatrici partecipana ad Edgar Degas, La lezione di ballo, 1873/1874. Olio su tela, 85x75 cm. Parigi, Musée d'Orsay. una lezione tenuta da un uomo canuto con un alto bastone tra le mani (che serve a correggere le linee e la postura delle ragazzine), che si trova al centro del loro semicerchio. Vuole rappresentare il momento in cui una giovane ballerina sta eseguendo una variazione di passi di danza, mentre il maestro la controlla con occhio attento. Le altre ragazze attorno osservano attentamente aspettando il loro turno,oppure si rilassano. Ogni gesto delle ballerine è indagato con attenzione quasi ossessiva; se quindi prima abbiamo parlato del taglio a scorcio che è di tipo fotografico suggerendoci una pittura di getto, viene ora smentita questa supposizione; poichè; gli stessi tempi di realizzazione (tre anni) testimoniano come in realtà l'opera sia frutto di un difficile e meditato lavoro,condotto su decine di schizzi preparatori. L'esempio più significativo di ciò che è stato appena detto è riconoscibile nella ballerina girata di spalle che si sta grattando la schiena con disinvoltura, o nell'altra sempre accanto che con un ventaglio si sta facendo aria. Degas è infatti noto per cogliere questi aspetti marginali ma significativi dei suoi personaggi "come se si guardassero dal buco della serratura". Sempre in questi anni Degas condurrà significativi studi sul colore, usando sempre di più la pratica dell'accostamento di un colore all'altro per averne più luminosità possibile ed evitando di mischiarli. Userà sempre di più quindi i colori puri, come si può vedere nel fiocco rosso della ragazza che sventola il ventaglio. Degas definì il suo lavoro in questo modo “nessun'arte è tanto spontanea quanto la mia. E quanto io faccio è il risultato della riflessione e dello studio dei grandi maestri.” Piccola danzatrice di 14 anni di Edgar Degas Verso gli anni Ottanta del secolo Degas si avvicina anche alla scultura. Usò in particolare la cera, ritenendo il bronzo un materiale destinato all'eternità e quindi una responsabilità troppo grande da addossarsi. I suoi soggetti saranno principalmente ballerine mentre fanno passi di danza, ma anche cavalli in corsa e figure femminili intente a farsi la toilette. Degas si dedicherà alle sue piccole sculture con lo stesso rigore e disciplina riservati alla pittura. Il bronzetto qui rappresentato con cisca un metro di altezza fu fuso in bronzo dopo la scomparsa del maestro. Rappresenta una figura stante, nella tipica postura di attesa delle ballerine. Il bronzetto ci trasmette una forte sensazione di realismo, data dal sapiente uso del modellato e dall'utilizzo, per il tutù, per il corpetto e per il nastro dei capelli, dei veri materiali di cui sono fatti nella realtà per le ballerine, quali il tulle e il raso. La novità di questo artista sta proprio nell'usare nelle sue opere realmente degli oggetti del quotidiano che rendono particolari tutti i suoi lavori. La figura dell'adolescente che si mette in posa per sostenere la prova di un passo di danza, può essere vista come la ragazzina che trepidante entra nel mondo adulto, alludendo ai tanti problemi e pericoli che questa età porterà con se. Edgar Degas,Piccola danzatrice di quattordici anni, ca 1880/1881 la cera, ca 1921/1931 la fusione. Bronzo, patina policroma (rossa e nera), tulle, raso, altezza: 98 cm. Parigi, Musée d'Orsay. La danza di Henri Matisse 1909 in olio su tela (260 x 191 cm), questo quadro è esposto presso l'Ermitage di San Pietroburgo Questo quadro di Matisse, tra i più famosi della sua produzione, sintetizza in maniera esemplare la sua poetica e il suo stile. Il quadro trasmette una suggestione immediata. Il senso della danza, che unisce in girotondo cinque persone, è qui sintetizzato con pochi tratti e con appena tre colori. Ne risulta una immagine quasi simbolica che può essere suscettibile di più letture ed interpretazioni. Il verde che occupa la parte inferiore del quadro simboleggia la Terra. Segue la curvatura del nostro mondo e sembra fatto di materiale elastico: il piede di uno dei danzatori imprime alla curvatura una deformazione dovuta al suo peso. Il blu nella parte superiore è ovviamente il cielo. Ma si tratta di un blu così denso e carico che non rappresenta la nostra atmosfera terrestre bensì uno spazio siderale più ampio e vasto da contenere tutto l’universo. E sul confine tra terra e cielo, o tra mondo ed universo, stanno compiendo la loro danza le cinque figure. Le loro braccia sono tese nello slancio di tenere chiuso un cerchio che sta per aprirsi tra le due figure poste in basso a sinistra. Una delle figure è infatti tutta protesa in avanti per afferrare la mano dell’uomo, mentre quest’ultimo ha una torsione del busto per allungare la propria mano alla donna. La loro danza può essere vista come allegoria della vita umana, fatta di un movimento continuo in cui la tensione è sempre tesa all’unione con gli altri. E tutto ciò avviene sul confine del mondo, in quello spazio precario tra l’essere e il non essere. Il vortice circolare in cui sono trascinati ha sia i caratteri gioiosi della vita in movimento, sia il senso angoscioso della necessità di dovere per forza danzare senza sosta. In questo quadro Matisse giunge ad una sintesi totale tra contenuto e forma, riuscendo ad esprimere alcune delle profonde verità che regolano, non solo la vita dell’uomo, ma dell’intero universo. La ballerina di Zarathustra Il canto della danza di Friedrich Nietzsche perduto a causa della mistificazione cristiana di tutto ciò che è terreno. Superata l’idea di Dio e stabilito un nuovo punto di riferimento – non più divino né eterno né onnipotente – nella terra come madre, l’uomo inventa una nuova forma di divinità nell’inventare se stesso continuamente. La mente attenta ed elevata, il corpo in costante movimento e sempre in tensione, lo spirito gaio sono l’esempio di questa divinità. Nonostante la danza sia un’apparenza, gli spettatori colgono l’essenza, la volontà di Zarathutra mentre egli balla. Nelle prime pagine dello Zarathustra, Nietzsche descrive Zarathustra che abbandona la montagna per andare dagli uomini, saturo di saggezza. Prima di arrivare da questi, però, Zarathustra incontra un eremita e quest’ultimo vedendolo esclama: Sì, riconosco Zarathustra. Puro è il suo occhio, né disgusto si cela sulle sue labbra. Non incede egli a passo di danza? L’eremita riconosce in Zarathustra un ridestato, un uomo pieno di sé da cui non traspare angoscia perché egli ha raggiunto la propria anima e non deve cercare altrove la serenità. I sensi di Zarathustra sono puri e gli permettono quella percezione di sé che lo rende ottimista e lo stimola a creare con il corpo in maniera instancabile e costante – la danza è proprio movimento costante di gesti. Zarathustra, insomma, conosce se stesso e le sue virtù; e se nella seconda parte dell’opera Zarathustra dice che la sua virtù è una «virtù che dona», nella terza parte aggiunge che essa è anche una virtù da danzatore. La «virtù che dona» invita ogni cosa esterna a piegarsi alla forma che i sensi di Zarathustra inventano, e che donandosi trasforma tutte le cose esterne in qualcosa di lieve e di sorridente. Secondo Zarathustra quando un uomo si approssima alla sua meta, danza; infatti, Zarathustra comincia a danzare man mano che realizza l’immagine ideale del superuomo (la sua forma). La danza di Zarathustra ha tuttavia come presupposto essenziale l’accettazione dell’eterno ritorno delle cose. In «La visione e l’enigma» Zarathustra vede un pastore disteso a terra che sta per essere strangolato da una serpe, e che più tardi in «Il convalescente» Zarathustra si identifica con quel pastore. In quest’ultimo capitolo Zarathustra, convalescente, racconta ai suoi animali di quanto gli abbia fatto male il pensiero dell’eterno ritorno, e gli animali lo consolano con quella che Zarathustra teneramente chiama «canzone da organetto». Essi infatti dicono: Oh Zarathustra le cose stesse tutte danzano per coloro che pensano come noi: esse vengono e si porgono la mano e ridono e fuggono – e tornano indietro. Anche per l’eterno ritorno viene adoperata quindi la metafora della danza. Infatti, al pari dell’eterno ritorno essa rappresenta un avanzamento della conoscenza di Zarathustra. A capire questo avanzamento e contemporaneamente la connessione tra danza ed eterno ritorno ci aiuterà proprio la figura del pastore. In «La visione e l’enigma» il pastore rappresenta l’uomo disgustato dalla verità dell’eterno ritorno, comunicatagli da un demone furtivo strisciato nella sua solitudine sotto forma di serpe. Proprio attraverso la figura del pastore, Nietzsche descrive all’inizio della seconda delle Considerazioni inattuali la nascita del senso storico. A differenza dell’animale che vive il suo presente in modo istantaneo, il pastore soffre del ricordo che lo lega al passato e così perde la propria adesione alla vita. E già in La nascita della tragedia Nietzsche aveva descritto tramite questa figura la condizione dell’uomo moderno sazio del suo sapere e stanco di vivere. Chi vive come il pastore non vive la vita ma la guarda e la ricorda, poiché lo sguardo si muta in ricordo. C’è da dire, però, che qui il pastore si rialza sorridente e Zarathustra dice di lui: Non più pastore, non più uomo, – un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva. Questa trasformazione preannuncia la trasformazione di Zarathustra da pastore in danzatore. In «La seconda canzone di danza», infatti, Zarathustra balla con la vita e questa danza è metafora del suo rapporto con l’esistenza. La loro danza è un gioco di distacchi e di avvicinamenti che si connota di sfumature erotiche. La vita, volubile, seducente, ammicca all’uomo-Zarathustra che la rincorre mentre quella scappa. Egli dice di danzare secondo il ritmo che essa gli propone, e che il suo piede, al solo sentirla, comincia a muoversi. A un certo punto, però, egli esclama: Davvero sono stanco di essere sempre il tuo stupido pastorello! Zarathustra dice queste parole dopo essere caduto a terra e ciò è sintomatico, perché il suo essere disteso è diverso dall’essere disteso del pastore incontrato in «La visione e l’enigma»: Zarathustra non è stanco della vita, anzi vuole viverla attivamente, soggiogarla, farla sua in un significativo gioco erotico che attraversa tutta la sua esistenza e ricorda una baccanale. Per questo motivo il suo corpo diventa quello del danzatore e non è più, sotto mentite spoglie, quello del pastore, né oramai egli è un uomo comune. Nell’ordinare alla vita di danzare e di strillare per lui, egli diventa il superuomo al quale il senso di potenza, il coraggio,le virtù e il Sé ritrovati permettono di vincere tutti gli ostacoli e di danzare nella vita. La luce della danza "La danza è l’eterno risorgere del Sole." Isadora Duncan Il sole Il Sole appartiene ad un sistema stellare formato da circa 200 miliardi di stelle, che prende il nome di Galassia. La maggior parte delle stelle è concentrata in una regione di spazio a forma di disco disegnato dai bracci che si dipartono a spirale da un nucleo centrale. Il disco ha un raggio di circa 40 mila anni luce ed il Sole occupa una posizione periferica, a circa 27 mila anni luce dal centro, intorno al quale ruota con una velocità di circa 225 km/s. Compie quindi una rivoluzione completa in 200-250 milioni di anni (=1 anno cosmico). Poichè si ammette oggi che l'età del Sole è di circa 5 miliardi di anni, ciò significa che ha compiuto sino ad ora poco più di 22 rivoluzioni galattiche. A differenza della maggior parte delle stelle della Via Lattea, che frequntemente appartengono a sistemi binari o multipli, la nostra è una stella singola. Il Sole è la stella centrale del nostro sistema planetario ed intorno ad esso ruotano i nove pianeti conosciuti, a distanze comrpese tra 46 milioni di km ( Mercurio ) e 7,4 miliardi di km ( Plutone). La distanza media Terra -Sole è invece pari a 149,6 milioni di km ed è detta unità astronomia, in simbolo U.A. Costituzione del Sole Dall'esame della densità e conoscendo le altissime temperature della sua superficie (5750 gradi Kelvin, è una stella di classe G2 ed appartiene alla sequenza principale), si può affermare che Sole deve essere allo stato aeriforme nella parte esterna; procedendo verso l'interno i gas devono essere sottoposti a pressioni sempre crescenti, cosicchè essi si avvicinerebbero allo stato liquido. Nulla si conosce sul nucleo solare, perciò le indagini si limitano alla fotosfera, che è la parte luminosa a noi visibile e all'atmosfera che la circonda e che può essere esaminata durante le eclissi, quando cioè la Luna copre la massima parte del disco solare e perciò l'atmosfera non è più abbagliata dalla fotosfera. Concludendo, la struttura solare si può chematizzare così: • nucleo • fotosfera (con macchie e facole) • atmosfera (stato di inversione, cromosfera, corona solare) Il Nucleo Per la conoscenza del nucleo ci si basa sull'evoluzione stellare; si calcola che la temperatura del nucleo debba raggiungere i 10 milioni di gradi Kelvin e che per questa elevatissima temperatura la materia debba essere allo stato gassoso. La Fotosfera La fotosfera all'indagine spettroscopica risulta costituita da vari elementi chimici. Mentre il Berillio e il Boro sono presenti in piccolissima quantiaà, poichè distrutti dalle reazioni termonucleari durante la fase giovanile del Sole, l'Idrogeno e l'Elio sono di gran lunga i più abbondanti; infatti l'80% dell'energia solare è dovuto alla trasformazione dell'Idrogeno in Elio. La fotosfera ha l'aspetto ora di reticolo luminoso, ora di granuli, interrotti da macchie (aventi diametro di 500-800km). Le macchie sono aperture superficiali di cavità profonde fino a migliaia di km occupate da vapori e gas in parte non luminosi; sono sede di grandiosi fenomeni dinamici, termici, magnetici, elettrici dovuti all'attività interna del Sole. Esse di spostano dal margine orientale (sinistro per chi guarda il Sole nel nostro emisfero e avendo il Nordo alle spalle) verso ovest. Ciò ha permesso di affermare il movimento di rotazione del Sole da Ovest ad Est intorno ad un asse che è quasi perpendicolare al piano dell'orbita terrestre e che avviene in un periodo di 25-34 giorni nostri e precisamente: rotazione all'equatore in 25 giorni, ai poli 34 giorni. Ciò dimostra, non essendo uguale la durata di rotazione di tutti i punti, che il Sole almeno in superficie non è solido e che la velocità di rotazione del Sole, oltre che aumentare verso l'equatore, aumenta anche con l'altezza dei diversi strati della sua atmosfera; però nelle regioni molto alte la velocità non è uniforme. Anche la distribuzione delle macchie non è unifrome e il loro numero non è costante. Inoltre esse si muovono indipendentemente dal moto di rotazione. Nei periodi di attività le macchie compaiono a circa 40g di latitudine nord e sud e lentamente discendono verso l'equatore fino a circa 5g dove vanno estinguendosi, mentre nelle zone suddette di 40g ne compaioni delle altre prima che le precedenti siano scomparse. Attorno ai bordi delle macchie si osservano della facole cioè delle zone molto luminose. L'attività delle macchie raggiunge un massimo gni 11 anni. Quando il numero delle macchie è elevato e quando assai forte è l'intensità dei campi magnetici, la corona solare, durante le eclissi totali, appare solcata da pennacchi emergenti come petali di una dalia. Inoltre tali campi magnetici fanno da schermo ai raggi cosmici galattici, cosicchè un numero minore di questi ultimi raggiunge l'atmosfera terrestre. L'andamento dell'attività solare influenza le variazioni climatiche; infatti è accerato che a un minimo di macchie solari corrispose nel quaternario un'avanzata die ghiacciai, mentre ad un massimo corrispose un ritiro dei ghiacciai, come si e' verificato nel Medio Evo, durante il quale le temperature medie annue furono abbastanza elevate. Per ciò che riguarda la temperatura, secondo le misure più recenti la fotosfera raggiunge i 6000g Ccirca, mentre al centro delle macchie la temperatura è di circa 3900g C. Tali elevate temperature sono dovute, come si è visto precedentemente, alle reazioni di fusione nucleare.
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