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Tesina maturità svolta sul nucleo "CRISI DEI VALORI E DELLE CERTEZZE", Tesine di Maturità di Italiano

Nel periodo compreso tra fine Ottocento e inizio Novecento si verifica una vera e propria rivoluzione che colpisce i più diversi campi del sapere e sancisce il passaggio dall'uomo moderno all'uomo contemporaneo . Questa svolta epocale può essere definita "crisi delle certezze dell’uomo" , perchè vengono messi in discussione tutti i valori della ragione classica : non si crede più a un mondo necessario , alla centralità dell'uomo, all'esistenza di una verità assoluta , unica e conoscibile. La cultura della crisi sostituisce a questo insieme di valori una molteplicità di prospettive , una pluralità di punti di vista , cioè si entra nell'ambito di un totale relativismo. Il passaggio a questa nuova epoca è molto brusco perchè coinvolge ogni tipo di indagine dell'uomo sulla realtà e su se stesso , e questi passaggi non sono semplici evoluzioni delle varie discipline , ma vere e proprie rivoluzioni che minano alle fondamenta le conoscenze precedenti .

Tipologia: Tesine di Maturità

2020/2021

In vendita dal 05/03/2024

giovanni-goq
giovanni-goq 🇮🇹

28 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Tesina maturità svolta sul nucleo "CRISI DEI VALORI E DELLE CERTEZZE" e più Tesine di Maturità in PDF di Italiano solo su Docsity! CRISI DEI VALORI E DELLE CERTEZZE Nel periodo compreso tra fine Ottocento e inizio Novecento si verifica una vera e propria rivoluzione che colpisce i più diversi campi del sapere e sancisce il passaggio dall'uomo moderno all'uomo contemporaneo . Questa svolta epocale può essere definita "crisi delle certezze dell’uomo" , perchè vengono messi in discussione tutti i valori della ragione classica : non si crede più a un mondo necessario , alla centralità dell'uomo, all'esistenza di una verità assoluta , unica e conoscibile. La cultura della crisi sostituisce a questo insieme di valori una molteplicità di prospettive , una pluralità di punti di vista , cioè si entra nell'ambito di un totale relativismo. Il passaggio a questa nuova epoca è molto brusco perchè coinvolge ogni tipo di indagine dell'uomo sulla realtà e su se stesso , e questi passaggi non sono semplici evoluzioni delle varie discipline , ma vere e proprie rivoluzioni che minano alle fondamenta le conoscenze precedenti . FILOSOFIA In filosofia , con Schopenhauer, Kierkegaard e successivamente con Nietzsche, si ha una profonda critica dei valori dominanti , soprattutto nei confronti dell'ottimismo sociale , del positivismo , del finalismo storico , del cristianesimo ; a questi valori si sostituiscono concezioni filosofiche della vita e dell'essere fondate sul concetto di volontà, che vedono la nuova strada per l' uomo in una accettazione passiva ( Schopenhauer ) o in una accettazione attiva ( Nietzsche ) della vita. • Per Schopenhauer la volontà, che è la radice metafisica del mondo, nel suo cieco e inarrestabile impeto, non tende a nulla che non sia la mera conservazione di se, quindi ciò che reale è totalmente arbitrario e irrazionale, e la vita è come “Un pendolo che oscilla fra noia e dolore”. Ogni fede nel progresso per Schopenhauer è pertanto illusoria, la storia non è altro che il ripetersi di uno stesso dramma e ogni umano nasce, soffre e muore senza un senso e senza uno scopo. • Per kierkegaard la storia non è una teofania, ovvero una rivelazione o autorealizzazione dell’Assoluto (vedi Hegel). Tra Dio e l’uomo c’è una differenza assoluta, in quanto l’uomo vive la continuità della storia, mentre Dio vive l’eternità. Posta tale differenza assoluta tra Dio e l’uomo, il loro incontro non può avvenire nella storia, ovvero nella continuità del divenire umano, ma nell’attimo, che è la subitanea inserzione della verità divina nell’uomo. Quindi, se Dio è verità e l’incontro con Lui avviene solo nell’attimo, allora l’uomo vive costantemente nella non-verità: la conoscenza di questa condizione è il peccato. L’attimo è dunque l’inserzione paradossale e incomprensibile dell’eternità nel tempo e realizza il paradosso della venuta di Dio in terra. Questo fatto storico ha testimoni privilegiati, giacché la storicità di Dio si presenta nell’attimo, ogni volta che il singolo uomo riceve il dono della fede. • Friedrich Nietzsche in una delle sue più note opere , ” La Gaia Scienza ” del 1882 , coniò quello che diventò il suo più famoso aforisma : ( Dio è morto ). Con questa affermazione Nietzsche indicava la graduale perdita di tutti quei valori , su cui si basava la società a lui contemporanea e che lui considerava illusori . Il vuoto causato dalla perdita dei valori di riferimento diede impulso alla nascita e alla consolidazione di sistemi di pensiero e ideologie che in qualche modo sarebbero diventate una nuova fede. Alla morte dei valori Nietzsche proponeva come soluzione una sua particolare interpretazione del nichilismo , che si doveva articolare in due fasi : il ” nichilismo passivo ” , ovvero la negazione di tutto ciò che rimaneva dei vecchi valori , e il ” nichilismo attivo ” , ovvero la preparazione per l’avvento dell’oltreuomo e la costruzione dei nuovi valori su cui fondare lo stesso . Il concetto di oltreuomo , popolarmente meglio noto come ” superuomo ” , è stato spesso frainteso e ben poco compreso , anche se in effetti il pensiero nicciano è tendenzialmente molto ambiguo ed aperto alle più diverse interpretazioni . L’oltreuomo può essere identificato però anche come una metafora di un miglioramento interno , e/o di un percorso interiore e/o spirituale volto a trascendere certi limiti imposti da determinati dogmi sociali . L’oltreuomo abbandona le ipocrisie dei moralisti e afferma se stesso, ponendo di fronte alla morale comune i propri valori. Egli identifica il ritorno al mondo del pensiero dionisiaco, guidato dalle passioni. Nietzsche è convinto dell’esistenza di un’unica vita terrena, legata a un corpo fisico; l’uomo è dunque solo corpo e deve lasciarsi guidare dalle proprie pulsioni. Lo scopo dell’oltreuomo non è posto in un universo trascendente ma trascendentale che punta alla felicità immanente la capacità creativa. Egli è visto come il grado più alto dell’evoluzione, ed esercita il diritto dettatogli dalla forza e dalla superiorità sugli altri. Questo diritto gli si presenta tuttavia anche come dovere di contrapporsi all’ipocrisia della massa e va contro la stessa tradizionale etica del dovere. L’oltreuomo contrappone al “Tu devi!” cristiano e kantiano l'”Io voglio!”. Nel concetto di oltreuomo è essenziale la volontà di potenza, che ha visto come movente della storia dell’uomo. Essa si presenta nella creazione della natura così come nelle strutture sociali, e va continuamente oltrepassata. Nell’oltreuomo non rientra tuttavia alcuna prospettiva di violenza o spirito di dominio. Nietzsche non va assolutamente inteso come precursore di Hitler, in quanto nella figura dell’oltreuomo non viene identificato un capo carismatico, ma un profeta religioso quale Zarathustra. Nonostante esso sia un modello del tutto a-morale, non può essere identificato come celebrazione del germanesimo, né con il superomismo legato al modello estetico di Gabriele d’Annunzio. Con l' avvento di Freud e della psicanalisi , l' uomo scopre di conoscere solo una minima parte della propria personalità : ciò di cui si ignora l' esistenza e di cui non si ha controllo , contribuisce fortemente , in un continuo gioco dialettico con la coscienza, a determinare i nostri comportamenti nell'arco di tutta la vita. Einstain e Bergson Un altra dei fattori che incise nel corso del novecento fu la scoperta che il tempo non è assoluto: La simultaneità La teoria della relatività (prima Einstein formulò la teoria ristretta cui seguì una teoria generale che riguardava anche la gravitazione universale) comportava un ripensamento della nozione di tempo. La relatività spiega che, a seconda del sistema di riferimento, due eventi possono essere simultanei o no: l’esempio più noto è quello di due luci che si accendono su un treno e che per un osservatore esterno sono simultanee, mentre vengono prima l’una e poi l’altra per un passeggero che si allontana da uno dei punti dove è emessa la luce e si avvicina all’altro. Secondo Bergson, il nostro modo usuale di concepire il tempo come una successione di istanti della stessa durata, basato sul movimento delle lancette dell’orologio, è il frutto di un’operazione Nei giorni seguenti tutti i risparmiatori presero d'assalto le banche perche volevano ritirare i propri risparmi, ma non fu possibile perché le banche esaurirono in pochi minuti tutto il loro denaro liquido e non avevano più riserve per rimpiazzarlo. Questo fatto portò alla recessione ,cioè ad un forte rallentamento della produzione. Quindi da come possiamo capire il crollo della borsa portò ad una crisi mondiale. In questo scenario si mettono in dubbio tutti i valori precedenti. ITALIANO Tra i temi prediletti dagli scrittori Italo Svevo e Luigi Pirandello c’è la crisi dell’individuo, argomento sicuramente emergente all’inizio del Novecento. A questo proposito, è possibile individuare analogie e differenze nella poetica dei due autori. Focalizzando l’attenzione sui primi due romanzi sveviani (Una vita e Senilità), e sulla più celebre opera pirandelliana (Il fu Mattia Pascal), è facilmente riscontrabile la figura dell’inetto. In comune c’è sicuramente il difficile inserimento del personaggio principale nell’ambito della società in cui vive. Alfonso Nitti ed Emilio Brentani (protagonisti dei romanzi) non sono affatto in sintonia con gli ideali tipicamente borghesi, i quali sono legati alla vita attiva e alla produttività. Mattia Pascal rappresenta il piccolo borghese che vive una vita grigia e priva di soddisfazioni, e avverte la sua famiglia come una sorta di trappola dalla quale è quasi impossibile liberarsi. Nel romanzo pirandelliano c’è un particolare riferimento all’industria e alla macchina, elogiate agli inizi del Novecento dalla corrente futurista, che accentuano la crisi esistenziale del protagonista. La differenza tra le due concezioni di inetto sta nel modo in cui i protagonisti affrontano questa situazione: l’inetto pirandelliano, considerando anche Vitangelo Moscarda in Uno, nessuno e centomila, tenta in tutti i modi di rovesciare la realtà, in questo caso cercando di ridurre le sue molteplici identità ad un’unica forma. Al contrario, l’inetto sveviano, essendo completamente inadatto alla vita, non è in grado neppure di reagire e per questo accetta passivamente la sua condizione. Svevo e Pirandello ricorrono spesso alla focalizzazione interna per mettere in luce la crisi del protagonista. L’autore agrigentino, talvolta, estende questa crisi ad un rapporto di coppia, come in Suo marito; in questo modo si sofferma sulla tecnica dell’umorismo, per indicare una situazione che apparentemente risulta comica, ma che in realtà genera un’ampia riflessione. Svevo, addentrandosi in maniera psicoanalitica nel complesso essere umano-inconscio, dà spazio all’ironia, talvolta pungente nei confronti del personaggio. EDUCAZIONE FISICA In questo clima di crisi è incertezza e di sconcerto molti per sfuggire alla realtà iniziano a fare uso di sostanze stupefacenti diventandone dipendenti. Il consumo di sostanze che producono dipendenza, a cominciare dall'alcol, riguarda fasce di popolazione di ogni età ed estrazione sociale; in particolare è diffuso soprattutto tra i giovani che, in modo allarmante, hanno abbassato l'età del primo contatto con esse. L'incontro con queste sostanze durante l'adolescenza può avere esiti disastrosi, impedendo la crescita e l'evoluzione dell'individuo e portandolo alla dipendenza. Ciò accade in quanto le droghe vengono vissute, illusoriamente, come uno straordinario mezzo per modificare lo stato mentale secondo i propri desideri, sottovalutando quegli effetti negativi che sempre accompagnano il loro uso. Negli ultimi anni sono cambiate le sostanze, le modalità d'uso e le vie di somministrazione. Oggi molte droghe non sono più nemmeno percepite come tali per questo motivo, il drogato di oggi è di frequente un policonsumatore, fa cioè uso di diversi tipi di sostanze e non percepisce se stesso come drogato. Per i nuovi consumatori la paura della dipendenza sembra sparita: si è diffuso il cosiddetto consumo periodico, regolato in quantità e in qualità e accompagnato dall'illusione del controllo. Le nuove droghe sono infatti considerate "un'opportunità fra le tante", un'occasione di identificazione col gruppo, un mezzo funzionale al divertimento, all'evasione, alla trasgressione. Non manca chi le considera utili per avere più successo nella vita sociale e professionale, o per dimenticare le frustrazioni e sfuggire alla sofferenza. Qualunque sia la motivazione dell'uso, la somma complessiva dei benefici ottenuti è erroneamente considerata superiore a quella dei danni subiti, spesso nemmeno conosciuti o non percepiti come tali. E pertanto importante acquisire informazioni corrette sugli effetti di queste so- stanze per poterne fronteggiare, responsabilmente, le insidie nascoste e non cadere nella trappola delle dipendenze. La progressione dall'uso all'abuso implica sempre scelte precise, ripetute e continuate, da parte del soggetto. L'uso non dipendente è definibile come un utilizzo controllato e limitato nel tempo e nella quantità. Il soggetto può interrompere il suo legame con la sostanza. Il problema è che quasi sempre il giovane crede di potersi controllare e inizia invece un percorso che potrà condurlo alla tossicomania. L'abuso si ha quando la persona crea un rapporto stabile con la sostanza. L'uso ricorrente della sostanza è correlato all'insorgere dell'incapacità di adempiere ai principali compiti connessi alla propria vita sociale (lavoro, scuola, famiglia) e conduce ad un uso non più controllato, anche in situazioni fisicamente rischiose (per esempio quando si è alla guida). L'abuso si differenzia dalla dipendenza perché non si è ancora giunti alla fase in cui bisogna aumentare il dosaggio della sostanza per mantenere gli effetti costanti nel tempo; tuttavia si presenta già come "situazione patologica". La droga diventa un bene quasi irrinunciabile. Ciò induce a non mettere alla prova le proprie risorse psichiche, impedendo così il processo di evoluzione e maturazione di sé. A questo punto, il soggetto perde progressivamente il controllo, fino a cadere nella tossicomania. Quando giunge alla dipendenza l'individuo non può più fare a meno della sostanza e, per ottenere gli effetti desiderati, è costretto ad assumerne dosi sempre maggiori. Da un punto di vista psicologico, egli attribuisce un valore irrinunciabile ai cambiamenti che la sostanza è in grado di produrre: a questo punto, la sostanza crea "il mondo" in cui vivere. Adesso analizziamo due sostanze che provocano dipendenza, una legale e l’altra no: il tabacco e le anfetamine. Il tabacco Negli ultimi decenni numerose ricerche scientifiche hanno reso inequivocabilmente chiaro il rapporto attivo tra fumo e numerose malattie quali il tumore ai polmoni, la bronchite cronica e l'enfisema polmonare. Ciò ha spinto i governi a cercare di tutelare la salute dei cittadini con una opportuna legislazione, per esempio vietando il fumo nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro, in considerazione della tossicità del cosiddetto "fumo passivo". LE SOSTANZE TOSSICHE LA NICOTINA Tra le sostanze nocive contenute nel tabacco, la più nota per la propria tossicità è la nicotina. E assimilabile a una droga perché, agendo sul sistema nervoso centrale, provoca assuefazione. È un veleno vegetale che entra nell'organismo con il fumo: dai polmoni passa nel sangue, che ne assorbe circa un decimo, mentre il resto è in parte bruciato e in parte rimane nel mozzicone e nel filtro della sigaretta. L'assuefazione arriva con rapidità e gli effetti dell'intossicazione cronica si sommano in maniera progressiva nel tempo, creando le premesse per ulteriori danni all'organismo, in particolare all'apparato cardiocircolatorio. La nicotina che viene espirata e rimandata all'esterno con il fumo residuo crea le premesse per il fumo passivo, particolarmente nocivo per bambini e anziani, che hanno ridotte capacità di difesa. IL FUMO E L'ATTIVITÀ FISICA La combustione incompleta del tabacco forma l'ossido di carbonio, un gas incolore e inodore in grado di fissarsi all'emoglobina del sangue sostituendosi all'ossigeno. Per questo motivo il sangue del fumatore risulta poco ossigenato e non è più in grado di rispondere alle richieste dell'organismo, specie sotto sforzo; ciò determina una sensibile diminuzione della capacità respiratoria e della sopportazione alla fatica. IL CATRAME Nel fumo della sigaretta è presente anche il catrame che si forma dopo che, aspirando, si estrae la nicotina e il vapore acqueo dal fumo. Il catrame si concentra nell'ultima parte della sigaretta, vicino al filtro, facendo diventare quelle "ultime boccate" le più pericolose. Le particelle fini di catrame inspirate condensandosi si depositano, infatti, nei polmoni e sono responsabili della maggior parte delle malattie polmonari, in particolare del cancro. CHIMICA: LE ANFETAMINE Le amfetamine sono un particolare gruppo di molecole organiche conosciute come stupefacenti neurotossici. Per la presenza del gruppo funzionale amminico e per le loro caratteristiche basiche appartengono anche al gruppo degli alcaloidi sintetici.L’amfetamina fu sintetizzata per la prima volta nel 1887 dal chimico rumeno Lazar Edeleanu. Tuttavia questa molecola venne lasciata nel dimenticatoio per diversi anni e fu studiata come farmaco soltanto negli anni Venti dallo statunitense Gordon Alles. Questa molecola venne scoperta per caso, o meglio per errore: Alles stava ricercando un farmaco sintetico che potesse sostituire l’efedrina, una composto contenuto nelle piante di Ephedra che veniva utilizzato per il trattamento dell’asma. Come si può notare dalla figura, le due molecole hanno una struttura simile e questo spiega perché l’amfetamina venne sintetizzata per sbaglio.Nonostante l’errore, il nuovo composto aveva un’azione decongestionante e antiasmatica, così negli anni Trenta del secolo scorso venne messo in commercio come farmaco con il nome commerciale di benzedrina.Pochi anni dopo ci si rese conto che l’amfetamina agiva come stimolante del sistema nervoso centrale e per questo già negli anni Trenta iniziò a essere utilizzata per la cura della narcolessia (eccessiva sonnolenza). Sempre in quegli anni si rilevarono i primi disturbi psicotici, ma purtroppo la pericolosa azione neurotossica venne compresa soltanto qualche decennio dopo, quando l’abuso di queste droghe era già diffuso.Il primo utilizzo massiccio di amfetamine si registrò durante la seconda guerra mondiale quando queste droghe, allora ritenute «farmaci», venivano distribuite ai soldati tedeschi come stimolanti per aumentare la sopportazione al dolore e ridurre la sensazione di fatica. In particolare, i soldati assumevano un derivato dell’amfetamina, la metamfetamina (figura), diffusa con il nome commerciale di Pervitin. L’azione sul sistema nervoso centraleNel 1959 la Food and Drug Administration (FDA) ha proibito l’uso delle amfetamine, riconoscendole come sostanze stupefacenti. Il loro uso è consentito soltanto per contrastare alcune patologie, come la narcolessia, il morbo di Parkinson e l’obesità e, per questo, è soggetto a ristrette prescrizioni mediche. Le amfetamine sono sostanze psicoattive che agiscono sul sistema nervoso centrale, provocando un’alterazione dei sensi e del comportamento. Sono potenti stimolanti che danno assuefazione, causando gravi danni cerebrali che possono portare alla morte.Oltre al sistema nervoso centrale l’assunzione delle amfetamine ha diversi effetti anche sul metabolismo corporeo, sul sistema cardiocircolatorio e sul sistema respiratorio. Gli effetti sono dovuti al rilascio delle catecolammine, la dopamina e la noradrenalina, sostanze che normalmente sono prodotte dal nostro corpo per stimolare reazioni di risposta in caso di spavento o di forti emozioni. Le amfetamine provocano un’alterazione della percezione della fatica, un incremento della pressione
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