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Tesina Seconda Guerra Mondiale, Tesine di Maturità di Storia

Tesina con tema principale: La seconda guerra mondiale. Gli altri argomenti correlati sono: Scienze: razzismo e basi scientifiche Geografia: Africa mediterranea Italiano: Primo Levi Francese: Le debarquement en Normandie Tecnologia/Fisica: la Bomba atomica Arte: Pittura informale

Tipologia: Tesine di Maturità

2018/2019

Caricato il 27/04/2019

eliana.morresi93
eliana.morresi93 🇮🇹

5

(3)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Tesina Seconda Guerra Mondiale e più Tesine di Maturità in PDF di Storia solo su Docsity! Tra distruzione e morte: la Seconda Guerra Mondiale Washington Lozano 3^A IC Sampierdarena STORIA – LA SECONDA GUERRA MONDIALE Il 1° settembre 1939, Hitler ordinò alle sue truppe di invadere il territorio polacco occupandone metà in solo un mese. Il 3 settembre 1939 Francia e Inghilterra, sulla base di un trattato di alleanza stipulato con il governo polacco, dichiararono guerra alla Germania. Aveva inizio così la seconda guerra mondiale, con la sua terrificante prospettiva di distruzione e di morte. In accordo con la Germania, l’Unione Sovietica invase l’altra metà della Polonia, quella ad Est e l’esercito polacco fu costretto ben presto ad arrendersi. Solo dopo un mese dall’inizio della guerra la Polonia non esisteva più e venne divisa tra Germania e Unione Sovietica. Nell’Aprile e Maggio del 1940 Hitler occupò anche la Danimarca, l’Olanda, il Lussemburgo e il Belgio nonostante la loro neutralità. Lo scopo era quello di aprirsi un passaggio verso la Francia. Nel Giugno dello stesso anno il Furer invase la Francia e in poco tempo raggiunse Parigi, spingendola a chiedere l’armistizio che venne firmato dal maresciallo Petain. In base ad esso il territorio francese veniva diviso in due parti: quella a nord governata dai tedeschi e quella a sud amministrata da Petain creando il governo collaborazionista di Vichy. Allo scoppio del conflitto e fino alla prima metà del 1940, l’Italia aveva proclamato la sua neutralità. Questa scelta era stata determinata da tre motivi: • l’indebolimento dell’esercito nelle campagne di Etiopia e di Spagna; - le insufficienti risorse industriali e la conseguente dipendenza dell’Italia da quelle estere; - infine, un accordo segreto fra l’Italia e la Germania che prevedeva un rinvio della guerra di almeno tre anni e che Hitler non aveva rispettato, prendendo l’iniziativa senza nemmeno avere interpellato il duce. • La posizione dell’Italia tuttavia cambiò di fronte all'improvvisa sconfitta francese e alle vittorie di Hitler. Pertanto il 10 giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia e all'Inghilterra. A quel punto, Hitler si adoperò per ottenere la pace con l’Inghilterra, convinto di trovare in breve tempo un accordo, ma questi sforzi furono del tutto invani. Di qui il progetto di uno sbarco nel Paese: nell’agosto del 1940 Hitler dette inizio alla battaglia d’Inghilterra, cioè a una serie di bombardamenti sulle basi militari e sulle grandi città inglesi. Nonostante tutto gli Anglosassoni non si arresero, anche grazie ai continui rifornimenti di uomini e mezzi dalle colonie. Già nell'ottobre del 1940 la battaglia d’Inghilterra poteva considerarsi fallita: Hitler doveva rinunciare al sogno di una guerra lampo. Nel frattempo, nel Mediterraneo e in Africa ebbe inizio l’offensiva italiana, che voleva colpire l’Inghilterra bloccando i canali di Sicilia e di Suez. Iniziarono così continui attacchi sulle isole del Mediterraneo (Malta) e nell’Africa Orientale che si conclusero con la conquista della Somalia e della Libia, strappandole agli inglesi. Alla fine del 1940 il Patto d’acciaio fra Germania e Italia fu esteso al Giappone, che divenne un forte alleato delle due potenze europee. SCIENZE – IL RAZZISMO E LE SUE BASI SCIENTIFICHE dell’invasore. A metà ottobre il sopraggiungere di un inverno precoce bloccò l’avanzata tedesca, impedendo l’occupazione di Mosca. La progettata guerra-lampo dei Tedeschi era pertanto da considerarsi fallita, proprio mentre l’intera Unione Sovietica si preparava alla controffensiva. I Russi poterono fare affidamento anche sugli aiuti provenienti dagli Stati Uniti che avevano approvato la legge affitti e prestiti (Lend Lease Act), con la quale si autorizzava il governo a vendere, prestare o affittare materiale bellico e prodotti agricoli e di ogni altro genere a quei Paesi la cui difesa fosse stata giudicata vitale per gli interessi degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti avevano considerato la Germania come l’unica nazione in grado di vincere la guerra, ma ben presto anche un’altra grande potenza poté ricoprire questo ruolo, il Giappone. Nella seconda metà del 1941, infatti, si verificò un importante avvenimento destinato a dare nuovi sviluppi al conflitto mondiale: l’attacco aereo giapponese alla base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. Il bombardamento, avvenuto all'alba del 7 dicembre del 1941, senza una dichiarazione ufficiale di guerra agli Stati Uniti da parte del Giappone, ebbe conseguenze catastrofiche. L’azione giapponese determinò l’immediato intervento degli Stati Uniti: la guerra diventava così veramente mondiale, investendo tutti i continenti. Nonostante l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto, il nuovo anno si aprì con una nuova offensiva da parte delle potenze del Patto tripartito. Nella primavera del 1942 i Giapponesi riuscirono con una serie di vittorie a occupare tutte le zone militarmente importanti dell’Estremo Oriente. Anche in Occidente la ripresa delle operazioni portò ad alcuni vistosi successi dell’Asse, in particolare in Africa, mentre l’esercito tedesco avanzava in Unione Sovietica giungendo fino a Stalingrado. Fu senza dubbio quello il momento più critico della guerra per gli Alleati. Eppure i nuovi successi conseguiti dovevano segnare l’inizio della fine per le potenze dell’Asse. Infatti l’enorme allargamento del fronte e il crescente allontanamento delle truppe dalle basi di partenza avevano talmente allungato le linee di rifornimento da rendere difficili i contatti con le retrovie e sempre più problematico l’invio di uomini e di materiali ai reparti combattenti. Le truppe alleate, al contrario, trovavano in quel momento il fondamentale sostegno degli Stati Uniti d’America, che in tempi brevi riuscirono a mobilitare quattordici milioni di uomini e a inviare sui fronti di tutti i continenti enormi quantitativi di viveri, medicinali, munizioni, autocarri, aeroplani e carri armati. Come diretta risposta la Germania dette inizio a una guerra sottomarina su vasta scala, mirante a bloccare i convogli di navi carichi di rifornimenti americani. L’accanita caccia condotta dai sommergibili italo-tedeschi non riuscì tuttavia a creare agli Alleati perdite superiori al continuo sviluppo della produzione americana. Ecco perché già verso la fine del 1942 la guerra sottomarina condotta dalle potenze dell’Asse poteva dirsi fallita. I primi segni di un'inversione di tendenza a favore degli alleati si ebbero però sul fronte russo, dove i nazisti avevano dato vita a una potente offensiva in direzione di Stalingrado. L'assedio tedesco ebbe inizio nel luglio 1942 e fu condotto in maniera brutale; tuttavia i Russi riuscirono a resistere. Infatti, quando le armate sovietiche scatenarono la controffensiva, le forze tedesche erano ormai decimate e indebolite dalla fame e dal freddo di un inverno particolarmente rigido. Nonostante ciò, la sesta armata tedesca ricevette da Hitler l'ordine di resistere a oltranza fra le rovine della città, finché il 2 febbraio 1943 le truppe tedesche trattarono la resa. La disfatta di Stalingrado segnò la svolta decisiva della seconda guerra mondiale, non solo per le sue immediate conseguenze militari, ma anche per la positiva ripercussione psicologica da essa esercitata in campo alleato. La ritirata dei Tedeschi avrebbe segnato il crollo delle ambizioni imperiali del nazismo. Nella lotta che seguì allo sfondamento del fronte non vi fu scampo neppure per il corpo di spedizione italiano: scarsamente armati ed equipaggiati, privi di adeguati mezzi di trasporto e profondamente sconvolti e amareggiati per essere stati mandati allo sbaraglio in una lotta alla quale si sentivano sempre più estranei, i soldati italiani tentarono di aprirsi la via della ritirata: molti caddero combattendo contro il nemico che avanzava, e i più morirono per assediamento. Anche se la priorità era la sconfitta della Germania, gli Americani avevano iniziato la loro controffensiva anche in Estremo Oriente, nei territori occupati dai giapponesi. Nel frattempo in Africa settentrionale gli Inglesi erano riusciti a sfondare il fronte nemico a El- Alamein, nonostante la decisa e generosa resistenza italo-tedesca (novembre 1942). Contemporaneamente gli Americani sbarcavano in Marocco e in Algeria (8 novembre), dove le truppe francesi fedeli al governo di Vichy offrirono una debolissima resistenza. Per l'Asse si determinò ben presto una situazione così negativa dal punto di vista militare da far considerare impossibile ogni ulteriore combattimento: da allora tutta l'Africa del Nord si trovò saldamente nelle mani degli Alleati. Nel marzo 1943 scoppiarono a Torino e in altre grandi città del Nord i primi grandi scioperi operai. Dopo una Conferenza a Casablanca, il 10 luglio 1943, dopo avere occupato le due isole di Lampedusa e di Pantelleria, tredici divisioni anglo-americane sbarcavano in Sicilia. Con lo sbarco in Sicilia ebbe inizio per l'Italia il periodo più tragico di tutto il conflitto. Le truppe alleate ebbero presto la meglio sui reparti italo-tedeschi spediti frettolosamente nell'isola, mentre rilevanti forze aeree americane bombardavano Roma e Frascati, sedi del comando tedesco in Italia. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio il Gran consiglio del fascismo, al termine di una drammatica seduta, approvava a maggioranza l'ordine del giorno che stabiliva il ripristino dello Statuto e delle libertà costituzionali e, implicitamente, la fine del regime. Nello stesso pomeriggio del 25 luglio Vittorio Emanuele II convocava Mussolini obbligandolo alle dimissioni e ordinandone l'arresto. A questo avvenimento imprevisto l'Italia reagì con una clamorosa esplosione di entusiasmo. Si festeggiava la fine della dittatura, che si dissolse con inaspettata rapidità e senza alcun tentativo di resistenza, mentre gli antifascisti e i condannati politici, liberati dalle prigioni, riprendevano pubblicamente la loro attività. Venne nominato nuovo capo del governo il maresciallo Badoglio che annunciò alla nazione il continuo della guerra. Nei giorni successivi, tuttavia, il nuovo governo prendeva segreti contatti con gli Anglo-americani per trattare una pace separata e uscire dal conflitti: il 3 settembre 1943 fu segretamente firmato a Cassibale, nei pressi di Siracusa, un armistizio con gli Anglo-americani, che lo resero noto la sera dell'8 settembre senza che i comandi dell'esercito italiano ricevessero ordini su quale atteggiamento tenere nei confronti dei Tedeschi. Il risultato immediato di tale iniziativa fu quello di far precipitare l'Italia in un drammatico caos: all'alba del 9 settembre, infatti, il re Vittorio Emanuele II e Badoglio abbandonarono Roma e si rifugiarono presso gli Alleati a Brindisi. Molti furono i partigiani che ora si trovarono a combattere contro i Tedeschi che ormai sfondavano i confini a nord dell’Italia e la occupavano. Lo stesso 8 settembre Roma fu conquistata dai nazisti, nonostante un tentativo da parte di alcuni ufficiali di organizzare la difesa della città. Nel frattempo, il 12 settembre, un gruppo di tedeschi aveva liberato con un colpo di mano Mussolini, prigioniero a Campo Imperatore sul Gran Sasso, e lo aveva condotto in Germania. Il duce, divenuto ormai uno strumento nelle mani di Hitler, si affrettava a dichiarare di voler riprendere la guerra a fianco dell'alleato e proclamò l'istituzione della Repubblica Sociale Italiana (23 settembre 1943). Iniziava così una drammatica fase del conflitto per il nostro Paese, lacerato nella sua unità territoriale, privo di una sicura guida politica e invaso da due opposti eserciti. Davanti a una tale situazione, molti Italiani si trovarono divisi in due campi avversi: da una parte vi erano i repubblichini, fedeli al governo di Mussolini e schierati con i Tedeschi in difesa dell'onore nazionale; dall'altra i partigiani, gruppi spontanei di combattenti armati, formati da reparti dell'esercito e da civili, ostili alle truppe tedesche e anche a quelle fasciste. Iniziava dunque anche nell'Italia centro settentrionale la Resistenza; tuttavia la guerra di liberazione ebbe un altro risvolto, quello cioè della guerra civile. Tra i partigiani da ricordare sicuramente c’è lo scrittore Primo Levi. ITALIANO – PRIMO LEVI Primo Levi è uno scrittore che si distingue nel panorama della letteratura italiana perché la sua vita è stata segnata da un’esperienza tragica: la deportazione nel campo di concentramento d’Auschwitz durante la Seconda guerra mondiale. Nato a Torino nel 1919, ebreo, appartenente a una famiglia borghese, laureato in chimica. Levi è un antifascista e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si unisce a un gruppo di partigiani, ma viene ben presto arrestato e inviato in un campo di concentramento di Fossoli presso Modena, da qui, nel febbraio del 1944, è deportato ad Auschwitz in Polonia, in un campo che univa il lavoro forzato al vero e proprio sterminio degli ebrei. Qui rimane per circa un anno, finché i tedeschi in fuga non lo abbandonano. Essendo scampato allo sterminio, Levi sente il dovere di testimoniare la realtà dei campi nazisti, di scrivere anche a nome di tutti gli altri che sono morti. Da quest’esigenza nasce il romanzo-testimonianza “Se questo è un uomo”, pubblicato nel 1947. Nonostante i successi letterali e l’attiva partecipazione alla vita del suo tempo, Levi non è mai riuscito a dimenticare l’angoscia del Lager. È stata probabilmente la ferita insanabile prodotta da questa dolorosa esperienza a spingere al suicidio lo scrittore torinese che si è tolto la vita nel 1987. Se questo è un uomo Pubblicato nel 1947, “Se questo è un uomo”, è un’opera della testimonianza e insieme un documento storico. È un testo classico della letteratura dedicata agli atroci ricordi del nazismo. In esso l’autore ripercorre in modo drammatico la tremenda esperienza da lui vissuta nel campo di concentramento, presentandoci orrori e sofferenze, che non vuole ridursi a un tragico lamento, ma vuole essere un invito a conoscere, a meditare e riflettere affinché nella storia dell’uomo non si ripetano più le condizioni che hanno permesso la nascita e l’affermarsi di un’ideologia come quella nazifascista. Alla necessità di non dimenticare la distruzione della dignità umana fa riferimento anche il titolo dell’opera, tratto da una poesia dell’autore posta all’inizio del romanzo, che ne definisce il tema e ne giustifica il titolo. Le formazioni partigiane si diedero ben presto un'organizzazione unitaria: il Comitato di Liberazione nazionale, creato a Roma il 9 settembre 1943 che collegava tutti i movimenti di opposizione al nazifascismo. Il Cln era diviso in Clnai (Comitato di Liberazione nazionale Dopo la resa della Germania resisteva soltanto il Giappone, colpito però da una lunga serie di drammatiche sconfitte a opera degli Stati Uniti: un avversario che continuava a schierare in battaglia nuove aerei, navi sempre più numerose e uomini perfettamente addestrati a sostenere la difficile lotta nelle isole del Pacifico centrale e sud occidentale. Dopo la conquista dei principali arcipelaghi (come le Filippine) gli Americani poterono sferrare un attacco alle isole giapponesi e più in particolare all'importante base di Okinawa, conquistata nel giugno 1945, dopo un'epica battaglia costata la vita a oltre 100.000 Giapponesi. Pochi mesi prima della sconfitta di Hitler, le tre grandi potenze alleate si riunirono nuovamente a Yalta. Nel corso della conferenza vennero prese alcune importanti decisioni relative agli assetti internazionali da attuare dopo la completa disfatta della Germania nazista; fu stabilita inoltre l'entrata in guerra dell'Unione Sovietica contro il Giappone. L'impresa tuttavia non risultava ancora né agevole, né di breve durata, anche per il fanatismo dimostrato dai Giapponesi, decisi a combattere a oltranza. Fu allora che il nuovo presidente americano Truman, decise di ricorrere all'impiego di un'arma terrificante, attraverso la quale gli Alleati avrebbero definitivamente messo in ginocchio il nemico: la bomba atomica. TECNOLOGIA – LA BOMBA ATOMICA La bomba atomica sfrutta un fenomeno fisico chiamato della fissione nucleare: il nucleo di certi atomi pesanti, autonomamente o perché bombardato da un neutrone si spacca in due, liberando un certo numero di neutroni. Questi neutroni possono produrre nuove fissioni in altri nuclei innescando una reazione a catena e liberando grandi quantità di energia. L'energia liberata è proporzionale alla differenza di massa, secondo la relazione scoperta da Einstein E=mc2. I materiali usati per produrre esplosioni nucleari per fissione sono alcuni isotopi degli elementi plutonio e uranio. In particolare l'uranio-235 è il tipo facilmente fissionabile che si usa comunemente in ordigni nucleari. Quando una bomba nucleare esplode, l'energia si libera in 3 principali forme: • circa la metà si libera sotto forma di energia meccanica • un terzo sotto forma di energia termica, • il rimanente sotto forma di radiazioni ionizzanti. L'energia meccanica si propaga dal punto dell'esplosione come un'onda trasportata dall'aria; entro una certa zona tutto intorno al luogo dell'esplosione qualunque costruzione rasa al suolo. La distanza entro cui la distruzione completa dipende dalla potenza della bomba ma anche dalla quota a cui viene fatta esplodere. Il 6 agosto 1945, infatti, nelle prime ore del mattino un aereo statunitense sganciò una bomba atomica sulla grande città di Hiroshima, provocandone la distruzione totale, con oltre 70.000 morti e più di 100.000 feriti. Il 9 agosto, una seconda bomba colpiva anche la popolosa città di Nagasaki. Di fronte a queste tremende distruzioni il 1° settembre il Giappone firmava l'atto ufficiale di resa. Fu così che la Seconda Guerra Mondiale terminò. I trattati di Parigi furono dei trattati di pace firmati nella capitale francese il 10 febbraio 1947 dopo la fine della seconda guerra mondiale. I trattati vennero firmati tra: • gli Alleati vincitori della Seconda guerra mondiale, ovvero USA, URSS, Regno Unito , Francia, Polonia, Jugoslavia,Cecoslovacchia, Grecia e altri; • e gli sconfitti alleati della Germania all'interno delle potenze dell'Asse: Italia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Finlandia. La Germania non era dunque più un soggetto di diritto internazionale e pertanto non poteva firmare alcun trattato, le sue sorti anche territoriali essendo affidate a semplici ordinanze militari delle quattro potenze occupanti. L'Italia dovette restituire alcuni territori francesi, jugoslavi e greci occupati durante la guerra e cedette tutte le sue colonie. A tutte le nazioni sconfitte venne imposto di pagare delle compensazioni monetarie come risarcimento dei danni provocati durante la guerra. Le nazioni sconfitte si impegnarono a prendere tutte le misure necessarie per garantire alle persone al di sotto della loro giurisdizione, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione, il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione, di stampa e pubblicazione, di culto, di opinione politica e di pubblica riunione; nessuna sanzione poteva essere presa contro cittadini che, fin dall'inizio della guerra, avevano appoggiato gli Alleati o avevano svolto azioni partigiane. I Governi delle nazioni sconfitte si impegnarono inoltre a prevenire il riemergere di organizzazioni fasciste o di qualunque altro tipo, sia politiche che militari o semi-militari. ARTE - La seconda guerra mondiale incide in modo molto significativo sull’arte. Il desiderio di rinnovamento e di rinascita, la necessità di esprimere liberamente tensioni e impulsi interni, spingono l'evoluzione del linguaggio artistico dei pittori dell'epoca verso posizioni trasgressive e antitradizionaliste. In questo clima storico-culturale si afferma la pittura informale, che si configura subito come antagonista del passato, come rifiuto di qualsiasi legame culturale con esso. Come qualsiasi altra corrente artistica, anche l'Informale ha relazioni e dipendenze dal passato che pure nega, collegandosi soprattutto ai recenti movimenti artistici europei, dall'Impressionismo in poi, a conferma che la storia dell'umanità, e con essa la storia dell'arte, si svolge senza soluzione di continuità e che ogni presente è figlio del suo pas sato: ha la cari ca em otiva dell' Impr essionismo, l'anticonformismo del Dadaismo, l'aggressività dell'Espressionismo, il misticismo del Surrealismo. Particolarmente significativa è l'opera dell'americano Jackson Pollock, Alchimia. Alchimia è uno dei primi dipinti realizzati con la tecnica rivoluzionaria del dripping(colatura), che rappresenta il contributo più significativo del pittore all’arte del XX secolo. Dopo una lunga riflessione davanti alla tela intatta, Pollock usa tutto il suo corpo come strumento nel processo di realizzazione dell'opera, quasi disegnasse con il colore. Versando con l'aiuto di bastoncini il colore, di tipo commerciale, direttamente sulla tela, Pollock rende sorpassate le convenzioni e gli strumenti della pittura tradizionale da cavalletto. Le nozioni surrealiste sulla casualità e sull’automatismo trovano piena espressione nei classici dipinti a colatura, in cui la linea non serve più per descrivere figure o contenere forme, ma esiste come evento autonomo che riproduce sulla i tela i movimenti del corpo dell’artista. La linea si assottiglia o si ispessisce, acquista velocità o scorre lentamente, e la sua apparenza si modifica a seconda della casualità con cui il materiale si dispone, sgocciolando, formando delle pozze o delle bolle. Se si osserva quest'opera a distanza, le grandi dimensioni e l’equilibrio di forze fanno sì che il dipinto sia vissuto come ambiente. La superficie irregolare è come un muro su cui sono tracciati segni primitivi, realizzati spremendo direttamente dal tubetto il colore bianco.
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