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Guide e consigli
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tesina su Heart of Darkness di J. Conrad, Tesine universitarie di Letteratura Inglese

analisi della luce/tenebra in Heart Of Darkness + focus sulla figura di Kurtz

Cosa imparerai

  • Che cosa rappresentano le 'spazi bianchi' nel romanzo Heart of Darkness?
  • Che ruolo svolgono le figure femminili nel romanzo?
  • Come Conrad è percepito dalla critica in merito all'imperialismo e al razzismo?

Tipologia: Tesine universitarie

2020/2021
In offerta
30 Punti
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Caricato il 31/01/2022

sara.soriano11
sara.soriano11 🇮🇹

4.5

(43)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica tesina su Heart of Darkness di J. Conrad e più Tesine universitarie in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! TRACCIA B Ad una prima lettura, Heart of Darkness sembrerebbe essere tutto incentrato sulla polarizzazione fra luce e tenebre, bianco e nero, elementi che potrebbero alludere simbolicamente ad una polarizzazione etico-politica corrispondente fra bene e male, civiltà e barbarie. In realtà il testo è molto più complesso e articolato di quanto sembri, e anche le coppie antinomiche appena citate, ad una lettura più attenta perdono la loro apparente semplicità.  Trovi una decina di esempi nel testo in cui compaiano implicitamente o esplicitamente la tenebra e la luce, e cerchi di interpretarne i valori simbolici, tenendo conto della complessità della prospettiva di Conrad (circa 1000 parole).  Analizzi da questo stesso punto di vista il viaggio di Marlow lungo il Congo e gli aspetti infernali della giungla (circa 1000 parole).  Esamini la figura di Kurtz come incarnazione sia dei valori europei che dell’oscurità della wilderness africana. Commenti le caratteristiche del personaggio e il suo essere l’incarnazione dei timori vittoriani relativi al fenomeno del “going native” (circa 500 parole). La tesina deve  Essere scritta in questo stesso file.  essere redatta utilizzando il carattere Times New Roman 12, con interlinea singola.  essere scritta in un buon italiano (attenzione agli errori di ortografia, grammatica e sintassi), in uno stile adatto ad un testo di critica letteraria. E’ obbligatorio l’uso dei paragrafi.  contenere delle note a piè pagina, che contengano sia i riferimenti bibliografici dei passi del romanzo citati (autore, titolo, edizione, numero della pagina), che i riferimenti al materiale critico caricato su Unistudium. SARA SORIANO, MATRICOLA 320995 Heart of Darkness di Joseph Conrad appare per la prima volta nel 1899, sulla prestigiosa rivista Blackwood’s Edinburgh Magazine. Conrad pubblica un autentico capolavoro, di grande complessità narrativa, eleganza dello stile e connubio di elementi di romanticismo e modernismo. Tutta l’opera risente del clima vittoriano, dal gusto romantico per l’avventura, allo scetticismo e nichilismo, sia tragico che ironico, nei confronti della missione civilizzatrice dell’Imperialismo, in questo continuo vacillare tra la luce del progresso europeo e la tenebra della brutalità africana. La dicotomia luce e tenebra pervade l’intero racconto già dalle prime pagine: “I was thinking of very old times, when the Romans first came here, nineteen hundred years ago — the other day…. Light came out of this river since—you say “knights”? Yes; but it is like a running blaze on a plain, like a flash of lightning in the clouds. We live in the flicker—may it last as long as the old earth keeps rolling! But darkness was here yesterday.” 1. Il narratore, forse un marinaio, rievoca la storia della navigazione britannica lungo il Tamigi, guardando in lontananza la città di Londra, la più grande del mondo, dai tratti cupi e misteriosi e all’interno della quale brucia il sacro fuoco della civilizzazione. Ma anch’essa, tempo addietro, fu un luogo tenebroso. Il narratore pensa ai romani che anni fa giunsero per colonizzare quelle terre all’epoca oscure, il mare era colore del piombo, vi erano foreste selvagge e la morte incombeva. Questi furono però uomini adatti a fronteggiare la tenebra, quando prima del progresso, erano gli inglesi stessi ad essere barbari e selvaggi. Questa riflessione sul passato è antimperialista e Conrad rende Londra luogo della civilizzazione non per destino, ma solo relativamente al periodo storico, ciò che salva gli inglesi è l’efficienza, i romani furono conquistatori, non tentavano di civilizzare ma di conquistare nuove terre con intento esplicito. La conquista è sempre estrema, paragonabile ad un assassinio di massa e potremmo dire con solida certezza che l’autore non esiti a dimostrarsi contrario al progetto imperialista, per il quale trova una strada attraverso cui redimere la violenza coloniale, ovvero l’idea alle spalle per cui sacrificarsi, quella di portare una fiammella di civilizzazione là dove regna il buio. Tutto ciò risuona quasi come sorta di giustificazione dell’imperialismo per cui la posizione del romanzo è complessa ed ambigua. “Now when I was a little chap I had a passion for maps […] At that time there were many blank spaces on the earth […] But there was one yet—the biggest, the most blank, so to speak— that I had a hankering after.”2 “True, by this time it was not a blank space any more. It had got filled since my boyhood with rivers and lakes and names. […] It had become a place of darkness.”3: Gli spazi bianchi delle cartine rappresentavano i luoghi inesplorati e tra tutti, l’Africa, è per Marlow, il luogo più attraente ed enigmatico, dove il fiume Congo disegna lo spazio misterioso come un grande serpente ipnotico. Le zone rosse invece rappresentano le colonie, e quindi i luoghi dove il progresso europeo è giunto per civilizzare, l’autore dice infatti che dal colore rosso, sappiamo che lì è stato fatto qualcosa di buono. Quando Marlow giunge a Bruxelles per l’incontro con l’armatore di navi mercantili prima di essere reclutato per il viaggio in Congo, descrive la città in maniera singolare “In a very few hours I arrived in a city that always makes me think of a whited sepulchre.”4. Bruxelles, città della sede centrale della Società, è come un sepolcro imbiancato che in se racchiude morte e sfruttamento dei sudditi coloniali, per mano dei bianchi europei reificati che incoraggiano la disumanizzazione, allestendo un sepolcro gradevole all’esterno ma raccapricciante all’interno, dove deporre i corpi dei morti ricoperti di bianca calce. 1 Joseph Conrad, Heart of Darkness, Oxford University Press, USA, 2002, pp. 105 – 106. 2 Joseph Conrad, Heart of Darkness, Oxford University Press, USA, 2002, p. 108. 3 Joseph Conrad, Heart of Darkness, Oxford University Press, USA, 2002, p. 108. 4 Joseph Conrad, Heart of Darkness, Oxford University Press, USA, 2002, p. 110. Il tema del cannibalismo si rifà a eventi storici, in particolare la guerra tra le forze belghe di Leopoldo II e gli schiavisti arabi, durata dal 1891 al 1894. Fu un conflitto incredibilmente sanguinoso e il cannibalismo si diffuse non solo tra i musulmani, ma anche tra gli occidentali come arma di terrore. Gli arabi credevano infatti che i loro corpi dovessero restare intatti per accedere al paradiso e le forze belghe sfruttarono tale credenza per diffondere terrore negli avversari con mutilazioni e "disgusting banquets”.14 La tendenza di Conrad a descrivere il Congo come luogo di vicinanza allo stadio primitivo dell’esistenza fa parte dell’ideologia razzista della seconda metà del XIX secolo, è quindi difficile comprendere come il gusto vittoriano per l’avventura possa convivere con l’antimperialismo. Una pioggia di frecce si abbatte sull’imbarcazione e Marlow intento a chiudere i portelli scorge una faccia tra la vegetazione che lo fissa con grande ferocia, mostrando, come a spogliarsi da un velo, petto, braccia, gambe fino a moltiplicarsi per rivelare una giungla brulicante di nativi. Durante l’attacco il timoniere del battello perderà la vita trafitto da una lancia e morirà ai piedi di Marlow, in questa scena profondamente tragica chiusa dal rumore della sirena che fa disperdere i selvaggi spaventati. Man mano che ci si avvicina a Kurtz la possibilità di essere sopraffatti dalla giungla cresce e pare che quest’ultima lo abbia fatto ammalare, invaso e posseduto attraverso indicibili riti, tipici di quella terra selvaggia. Una volta giunto alla stazione Marlow rivolge il cannocchiale verso la collina e scorge una fatiscente abitazione, sepolta dalla vegetazione e circondata da una mezza dozzina di pali messi in fila e adornati con delle bocce alla punta che in realtà sono teste, tutte rivolte verso la casa ad eccezione della prima. La darkness della giungla che ha preso Kurtz chiude il romanzo, il narratore descrive Marlow seduto in disparte come un idolo e le acque del Tamigi scorrono sotto un cielo buio, come fossero la via d’accesso al cuore di una sconfinata tenebra. Kurtz è il vero centro del romanzo, non solo perché è lo scopo dal viaggio ma anche perché incarna l’ansia vittoriana del going native e la grande eloquenza imperialista. Per tutto il viaggio viene descritto come una figura affascinante, un grande uomo e produttore di avorio, sembra quasi che sia un angelo o un demonio, idolo dell’imperialismo che chiunque adora ed elogia. Attorno a lui si crea un alone mitico e Marlow ne è incuriosito fin da subito, anche se gira voce che sia gravemente ammalato. Di lui si dice che avesse raccolto avorio più di chiunque altro, che fosse intelligente, alto, nonostante l’origine tedesca del nome che vuol dire “basso”, magro e completamente calvo come una palla d’avorio. Quando Marlow chiede chi è Kurtz gli viene detto che è un prodigio, un emissario del progresso e solo il diavolo sa cos’altro ancora, facendo presagire che la straordinarietà sia legata al demonio, richiamando la storia di Faust che vende l’anima al diavolo per la sapienza. L’ansia vittoriana del going native occupa diverse pagine del romanzo e Marlow ne ipotizza l’effetto quando osserva un gruppo di indigeni ululanti che si agitano come fossero creature mostruose. Contemplarli crea in lui un senso di spiacevole disagio dovuto ad una plausibile parentela che leghi l’uomo bianco a quelle figure sconcertanti. È possibile che in ognuno dei noi giaccia un recondito germe di pericolosità selvaggia? I vittoriani temevano che la vicinanza fisica con i nativi potesse in qualche modo essere contagiosa e far regredire ad uno stato di primitività, giustificato anche dalla comparsa delle teorie Darwiniane. 14 "Heart of Darkness": "Anti-Imperialism, Racism, or Impressionism?", Patrick Brantlinger, 1985, Wayne State University Press Nella relazione alla società internazionale, Kurtz manifesta lo strapotere dei bianchi da esercitare sui selvaggi, una grande eloquenza che affascina Marlow ma che improvvisamente culmina con il post scriptum “Sterminare tutti i bruti” che dopo sessanta pagine di missione benefica appare luminosa e terrificante. “And, don’t you see, the terror of the position was not in being knocked on the head— though I had a very lively sense of that danger, too—but in this, that I had to deal with a being to whom I could not appeal in the name of anything high or low. I had, even like the niggers, to invoke him—himself —his own exalted and incredible degradation”15. Ormai Kurtz ha perso se stesso e a lui ci si può appellare solo in nome della sua degradazione perchè il bisbiglio di arcani incantesimi ha offuscato la sua mente, portandolo verso gli istinti più primitivi. Fino a quando, durante i suoi ultimi attimi di vita, con profondo nichilismo esprime il suo orgoglio ma è come se stesse parlando del vuoto, non vi è fede, né ideali, Kurtz aveva partecipato alla wilderness. Tutto sembra appartenergli, emana rapacità e quando si mostra per la prima volta anche il suo stesso spalancare la bocca per parlare appare come un aspetto vorace, come se avesse voluto ingoiare tutta la terra. Chiunque lo osanna, si passa dal feticismo dei selvaggi, a quello dell’arlecchino russo, che lo venera nonostante abbia provato ad ucciderlo, e poi alla promessa sposa, la più grande adoratrice di tutta l’opera, che, vittima della bugia di Marlow circa le ultime parole pronunciate da Kurtz in punto di morte, vivrà per sempre nel culto dell’idolo. 15 Joseph Conrad, Heart of Darkness, Oxford University Press, USA, 2002, p. 174.
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