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Tesina: Ulisse in Pascoli e D'Annunzio, Tesine universitarie di Letteratura Contemporanea

Tesina su Ulisse in Pascoli e D'Annunzio per il corso di Letteratura contemporanea B tenuto dalla Prof.ssa Anedda

Tipologia: Tesine universitarie

2020/2021

Caricato il 28/08/2021

zanetti-bimbi
zanetti-bimbi 🇮🇹

4.5

(13)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Tesina: Ulisse in Pascoli e D'Annunzio e più Tesine universitarie in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! ULISSE DI PASCOLI E D'ANNUNZIO Testo scritto da Luigi Bolognesi per il corso di letteratura italiana contemporanea INDICE O.INTRODUZIONE L.ULISSE 2-3 2.GIOVANNI PASCOLI 3-4 3.IL VIAGGIO DI ULISSE NEI POEMI CONVIVIALI 4-7 4.ULISSE DI GABRIELE D'ANNUNZIO 7-10 5.PASCOLI E D'ANNUNZIO UN CONFRONTO 11 6.CONCLUSIONI 11 BIBLIOGRAFIA 12 Nella sua poesia si possono riscontrare aspetti tipici del linguaggio simbolico. Il legame con la modernità si riflette, nella poetica pascoliana, in un legame tra io e il mondo in cui vengono meno le certezze su cui si erano fondate l'esperienza romantica e positivista. L'approccio pascoliano preferisce la forma conoscitiva dell'intuizione e la forma espressiva del simbolo quali vie maestre capaci di penetrare nel mistero delle cose e di coglierne le segrete corrispondenze. Un concetto fondamentale per comprendere meglio Pascoli è la “poetica del Fanciullino”, ossia in ogni essere umano vi è un fanciullo capace di meravigliarsi delle piccole cose. Il Fanciullino riesce a vedere quello che gli adulti non riescono più a scorgere. Il Poeta deve essere in grado di avere le stesse facoltà di un fanciullo attraverso lo stupore e la fantasia e grazie ad essi può andare al di là degli oggetti e metterli in relazione tra loro. Il poeta diventa come un indovino capace di rivelare agli altri le armonie nascoste nella natura. Il poeta, dunque, ha un ruolo importante nella società anche se con modalità diverse da quelle dannunziane. Il tema che permea la poetica del Pascoli è il lutto, che come già accennato ha visto morire molti componenti della sua famiglia, e ciò influenza tutta la sua produzione lirica. La poesia diventa, dunque, l’unica ragione di consolazione al male intrinseco dell'esistenza. Pascoli trova rifugio da questa condizione di dolore in ogni condizione di intimità famigliare e nel nido, si tratta di una metafora molto ricorrente nella sua lirica, e inoltre trova protezione anche nella patria che funge da rifugio da eventuali aggressioni esterne. 3.IL VIAGGIO DI ULISSE NEI POEMI CONVIVIALI I Poemi conviviali sono un'Opera di Giovanni Pascoli pubblicata nel 1904 e comprende venti poemetti. In questo scritto troviamo la reinterpretazione del classico in una visione tipica del decadentismo. Di conseguenza personaggi mitologici trattati come Ulisse, Solone e Psyche perdono la loro tradizionale forza. Vi è una contrapposizione di due mondi: il classico e il decadentismo. Il primo è espressione della solarità, dell'equilibrio e della razionalità mentre il secondo è caratterizzato dall’inquietudine e dall'irrazionalità. Nei Poemi conviviali troviamo una raccolta di poemi chiamata “l'Ultimo Viaggio" che si propone come continuazione o conclusione dell’Odissea. Anche l'Ultimo viaggio è composto, come il poema omerico, da ventiquattro canti ma con un rovesciamento della trama, ossia Pascoli conclude la narrazione del ritorno di Ulisse ad Ogigia, regno della ninfa Calypso, proprio lo stesso luogo in cui era cominciato il racconto di Omero. Nella prima parte del Poema si racconta che Odisseo ha fatto ritorno a Itaca dopo il viaggio predetto da Tiresia® e vi è un lungo flashback in cui si racconta come si sia adempiuta la profezia: dopo il ritorno ad Itaca a Ulisse era toccato mettersi in viaggio ma questa volta per via terra fino a raggiungere un popolo che non conosceva il mare. A quel punto tornò nella sua terra natale. Si nota una tecnica narrativa simile a quella dell'Odissea, costituita da prolessi e dalla regressione. 6 https://www.academia.edu/9889347/LUlisse_di Giovanni Pascoli, 30/04/21 La seconda parte del Poema che inizia dal canto XIII, intitolato “la partenza", che narra il viaggio a ritroso di Ulisse per sperimentare la consistenza e la realtà. Vi è una precisa scansione cronologica delle tappe del suo itinerario sulla base del ritmo epico dei nove giorni di navigazione: Circe, il ciclope, le Sirene e Calipso. In questa parte del poema è presente una continua e graduale rivelazione della verità delle cose. Ulisse torna in quei luoghi che ha conosciuto anni prima tornando da Troia ma scopre che nell'Isola di Circe non c'è traccia della sua voce, l'Isola di Polifemo è abitata da pastori e infine le Sirene non sono altro che gli scogli contro i quali Ulisse si schianta perdendo la vita”. | Versi che analizzo dei poemi conviviali in questo scritto sono tratti dal canto XXIII “Il Vero". Ulisse dopo nove anni a Itaca decide di rimettersi in mare e viaggiare per tornare in quei luoghi che aveva visitato. Il Canto XXIII dei poemi Conviviali* parla di Ulisse che avvicinandosi all'Isola delle Sirene scopre che esse erano il frutto della sua immaginazione. Ed il prato fiorito era nel mare, nel mare liscio come un cielo; e il canto non risonava delle due Sirene, ancora, perché il prato era lontano. E il vecchio Eroe sentì che una sommessa 5 forza, corrente sotto il mare calmo, spingea la nave verso le Sirene; e disse agli altri d’inalzare i remi: La nave corre ora da sé, compagni! Non turbi il rombo del remeggio i canti 10 delle Sirene. Ormai le udremo. Ulisse si avvicina con la sua nave verso l'isola delle Sirene ma non sente alcun Canto. Si nota anche un rovesciamento di ciò che accadde nell'’Odissea, ossia Ulisse dice ai compagni di alzare i remi mentre l'Ulisse nell’Odissea, al contrario, incitò a remare più forte per superare il luogo delle Sirene. Il canto placidi udite, il braccio su lo scalmo. E la corrente tacita e soave più sempre avanti sospingea la nave. E il divino Odisseo vide alla punta dell’isola fiorita le Sirene 15 stese tra i fiori, con il capo eretto su gli oziosi cubiti, guardando il mare calmo avanti sé, guardando il roseo sole che sorgea di contro; guardando immote; e la lor ombra lunga 20 dietro rigava l'isola dei fiori. Dormite? L'alba già passò. Già gli occhi vi cerca il sole tra le ciglia molli. Sirene, io sono ancora quel mortale che v’ascoltò, ma non poté sostare. 25 7 F.Neri, Classici Italiani, Vol. 4, pp.131-209, classici UTET 8 https://altritaliani.net/article-pascoli-la-voce-alla-poesia-l/, 18/04/2021 E la corrente tacita e soave più sempre avanti sospingea la nave. E il vecchio vide che le due Sirene, le ciglia alzate su le due pupille, avanti sé miravano, nel sole fisse, od in lui, nella sua nave nera. 30 E su la calma immobile del mare, alta e sicura egli inalzò la voce. Son io! Son io, che torno per sapere! Ché molto io vidi, come voi vedete me. Sì; ma tutto ch'io guardai nel mondo, 35 mi riguardò; mi domandò: Chi sono? E la corrente rapida e soave “Son io! Son lo": Si tratta di un richiamo al Purgatorio XIX. Questa citazione riportata da Ulisse è straniante ma il silenzio delle Sirene implica che sia l'eroe a dire quello che esse non dicono. “si... Chi sono?” : tutto ciò che Ulisse ha conosciuto si è sempre e comunque risolto in una nuova domanda in merito alle ragioni del suo esistere senza mai esaurire la risposta. Il fatto che il vero ricercato da Odissea si trasformi in un'inchiesta sulla sua identità di fronte all’unica certezza della morte riporta il testo a una precisa matrice leopardiana e qui è particolarmente avvertibile la presenza del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. più sempre avanti sospingea la nave. E il Vecchio vide un grande mucchio d’ossa d’uomini, e pelli raggrinzate intorno, presso le due Sirene, immobilmente stese sul lido, simili a due scogli. Vedo. Sia pure. Questo duro ossame cresca quel mucchio. Ma, voi due, parlate! Ma dite un vero, un solo a me, tra il tutto, prima ch'io muoia, a ciò ch'io sia vissuto! E la corrente rapida e soave più sempre avanti sospingea la nave. E s’ergean su la nave alte le fronti, con gli occhi fissi, delle due Sirene. Solo mi resta un attimo. Vi prego! Ditemi almeno chi sono io! chi ero! E tra i due scogli si spezzò la nave. “Simili a due scogli": Si prefigura la rivelazione finale ossia le Sirene non solo sembrano due scogli ma sono effettivamente soltanto due scogli quindi anche il loro mito come quello del Ciclope e di Circe sono vanificati riducendosi a una maschera della realtà fisica. “Vedo. Sia Pure": Ulisse si accorge che stava attraversando un'isola piena di ossame ma ciò non era opera di esseri ingannatori ma bensì si trattava di una grande scogliera su cui fecero naufragio molte navi e lui stava per fare la stessa fine. distesi ove colcarsi e dormir potesse l’Eroe; ma solo ei tolto s’avea l'arco dell’allegra vendetta, l’arco di vaste corna e di nervo duro che teso stridette come la rondine nunzia del dì, quando ei scelse il quadrello a fieder la strozza del proco. Sol con quell’arco e con la nera sua nave, lungi dalla casa d'alto colmigno sonora d’industri telai, proseguiva il suo necessario travaglio contra l’implacabile Mare. D'annunzio rivela che Ulisse si trova nel viaggio dopo quello di Itaca. lo fa capire perché non ci sono i doni che Alcinoo aveva fatto ad Ulisse. Ulisse ha in mano l'arco con cui si è vendicato dei proci ( l'arco è l'emblema della vita che viene tenuta in mano). Il viaggio di Ulisse è necessario e non può sottrarsi poiché egli è il superuomo”?. “O Laertiade,, gridammo, e il cuor ci balzava nel petto come ai Coribanti dell’Ida per una virtù furibonda e il fegato acerrimo ardeva “o Re degli Uomini, eversore di mura, piloto di tutte le sirti, ove navighi? A quali meravigliosi perigli conduci il legno tuo nero? Liberi uomini siamo e come tu la tua scotta noi la vita nostra nel pugno tegnamo, pronti a lasciarla in bando o a tenderla ancora. Ma, se un re volessimo avere, te solo vorremmo per re, te che sai mille vie. Prendici nella tua nave tuoi fedeli insino alla morte!,, Non pur degnò volgere il capo. D'Annunzio e i suoi compagni incontrano Ulisse e vengono presi da un fervore quasi mistico. Gli chiedono dove sta andando e gli dicono che loro sono uomini liberi e non hanno nulla che li governa ma se dovessero obbedire a qualcuno vorrebbero solo Ulisse. Gli chiedono di essere presi da Ulisse. Ma Ulisse non li guarda e non gli risponde. Come a schiamazzo di vani fanciulli, non volse egli il capo canuto; e l’aletta vermiglia del pìleo gli palpitava al vento su l’arida gota che il tempo e il dolore 12 https://blogincultura.blogspot.com/2011/01/il-mito-di-ulisse-in-gabriele-dannunzio.html, 04/08/2021 10 700solcato aveano di solchi venerandi. “Odimi, io gridai sul clamor dei cari compagni “odimi, o Re di tempeste! Tra costoro io sono il più forte. Mettimi alla prova. E, se tendo l'arco tuo grande, 707 qual tuo pari prendimi teco. Ma, s'io nol tendo, ignudo tu configgimi alla tua prua.,, Si volse egli men disdegnoso a quel giovine orgoglio chiarosonante nel vento; e il folgore degli occhi suoi mi ferì per mezzo alla fronte. Poi tese la scotta allo sforzo del vento; e la vela regale lontanar pel Ionio raggiante guardammo in silenzio adunati. Ma il cuor mio dai cari compagni partito era per sempre; ed eglino ergevano il capo quasi dubitando che un giogo fosse per scender su loro intollerabile. E io tacqui in disparte, e fui solo; per sempre fui solo sul Mare. E in me solo credetti. Uomo, io non credetti ad altra virtù se non a quella inesorabile d'un cuore possente. E a me solo fedele io fui, al mio solo disegno. O pensieri, scintille dell’Atto, faville del ferro percosso, beltà dell’incude! Nel momento in cui i compagni non vengono ascoltati. Il Poeta prende coraggio e gli chiede di ascoltarlo. Egli chiede di tendere l'arco e di parlargli. Attraverso lo sguardo di Ulisse, D'annunzio diventa un superuomo. Attraverso lo sguardo c'è stato un passaggio di testimone. Il Superuomo è solo e non può contare su nessuno. Obbedisce solo a sé stesso. 5.PASCOLI E D'ANNUNZIO UN CONFRONTO" D'Annunzio e Pascoli trattano la figura di Ulisse in maniera diversa. D'Annunzio descrive Ulisse nei termini di un superuomo mentre Pascoli descrive un personaggio pieno di inquietudine e inoltre Omero è l'eroe del disinganno*. Egli ritorna nei luoghi in cui era stato durante il ritorno da Troia per poi scoprire che Polifemo non era altro che una leggenda e la sua isola era abitata da Pastori!5, le Sirene non c'erano e al 13 https://\www.ilsuperuovo.it'come-e-stato-riproposto-ulisse-nella-letteratura-moderna-italiana-lo- vediamo-con-pascoli-e-gozzano/, 09/05/2021 14 http://A\www.blimunda.it/?p=119, 12/05/2021 15 https://coachmartinionair.com/cultura/ulisse-a-confronto/, 10/05/2021 11 loro posto un'isola piena di ossa e scogli e ciò porterà Ulisse a schiantarsi sugli scogli perdendo la vita. In quest'ultima scena Pascoli affida il messaggio in merito alla vita, ossia la vita non è altro che un arrancare verso la vera conoscenza senza mai davvero ottenerlo. Nel poema Maia, invece, Ulisse è il superuomo. Egli è risoluto, forte e abbiamo un passaggio di testimone, ossia D'Annunzio chiede a Ulisse di rivolgergli la parola ma l'eroe omerico si limita a guardare D'Annunzio con il solo sguardo e ciò fa diventare D'annunzio stesso il nuovo superuomo. L'Ulisse di Pascoli è rilegato ai dubbi dell'esistenza e la scoperta dell'illusione lo porta a una conseguenza nefasta. CONCLUSIONI In conclusione ribadisco come questi due autori abbiano trattato il tema di Ulisse in maniera diversa. Pascoli afflitto dai problemi che riguardano la sua esistenza, in particolare denuncia le ingiustizie che gli sono capitate, presenta una figura più contemplativa mentre D'Annunzio presenta il suo Ulisse come la massima espressione del superuomo. Credo che essendomi soffermato anche in merito a questi aspetti biografici di ciascuno di questi autori sia stato più semplice comprendere le differenze che avvolgono le due visioni. Ulisse rimane un personaggio che ha affascinato e che affascina vari autori e di certo gli autori più importanti del decadentismo italiano non potevano esimersi dal introdurre anche le vicende omeriche nelle loro riflessioni. 6.BIBLIOGRAFIA C.Bologna, P.Rocchi, Rosa Fresca e Aulentissima, pp.536-544, Loescher Editore F.Neri, Classici Italiani, Vol. 4, pp.131-209, classici UTET G.Ferroni, Storia della Letteratura Italiana dall'Ottocento al novecento, p.483, Mondadori Università G.Tellini, Letteratura Italiana un metodo di studio, Le Monnier Università, p.1 Appunti personali del corso di letteratura italiana contemporanea B. Corso tenuto presso l’Università della Svizzera italiana durante i mesi di Aprile-Maggio 2021 SITOGRAFIA https://www.ilsuperuovo.it/come-e-stato-riproposto-ulisse-nella-letteratura-moderna-italiana-lo- vediamo-con-pascoli-e-gozzano/,08/04/2021 https://altritaliani. net/article-il-classicismo-di-giovanni-pascoli/, 09/06/2021
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