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Strategie di marketing e gestione aziendale: concetti e fasi di sviluppo, Prove d'esame di Economia e Gestione Delle Imprese

Una panoramica dettagliata delle strategie di marketing e della gestione aziendale, esplorando i concetti fondamentali, le fasi di sviluppo di un'impresa e il marketing mix. Vengono trattati argomenti come la segmentazione del mercato, la diversificazione, la matrice di ansoff, il marketing push e pull, il prezzo di penetrazione e skimming, il target-return pricing, l'odds pricing, la grande distribuzione organizzata (gdo), la comunicazione d'impresa e i costi interni e esterni alla qualità. Utile per studenti universitari che studiano marketing, gestione aziendale, economia aziendale o management.

Tipologia: Prove d'esame

2023/2024

In vendita dal 28/04/2024

peppepegaso
peppepegaso 🇮🇹

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Scarica Strategie di marketing e gestione aziendale: concetti e fasi di sviluppo e più Prove d'esame in PDF di Economia e Gestione Delle Imprese solo su Docsity! 1. L’attività economica è: C Quella parte dell’attività umana connessa con la produzione, lo scambio e il consumo dei beni e dei servizi necessari per la soddisfazione dei bisogni umani 2. L’efficienza è definita: B Come processo volto alla minimizzazione delle risorse impiegate per il raggiungimento di un certo obiettivo 3. L’efficacia è definita: A Come capacità di raggiungere tempestivamente e pienamente un certo obiettivo 4. L’attività economica comprende: A La produzione, lo scambio, il consumo, il risparmio e l’investimento 5. L’attività economica ha come protagonisti-operatori: B Le imprese, le famiglie, lo Stato e la Pubblica amministrazione, il resto del mondo 6. I bisogni sono: D Illimitati, saziabili, risorgenti e variabili 7. I bisogni primari: A Attengono alla sopravvivenza dell’individuo e quindi sono legati ad esigenze insopprimibili 8. Si definiscono beni: C Gli oggetti dotati di materialità in grado di soddisfare i bisogni 9. Si definisce servizio: A La produzione di una prestazione immateriale utile a soddisfare un bisogno 10. I beni complementari sono: B Sono quei beni che vanno usati insieme per soddisfare lo stesso bisogno 11. L’utilità economica è: C L’attitudine di un bene o di un servizio a soddisfare un bisogno 12. L’utilità marginale è: A È l’utilità addizionale che il consumatore ottiene dall’uso di un’unità addizionale di quel bene, quando il consumo di tutti gli altri beni del suo paniere rimane costante 13. Per utilità iniziale si intende: A Quella ricevuta dalla prima dose del bene/servizio a disposizione del consumatore 14. Il marginalismo è una teoria economica: A Secondo la quale il valore di un bene è determinato dalla sua utilità marginale 15. Nei settori l’utilità marginale è rappresentata: A Dall’ottimo paretiano 16. Adottare congiuntamente una strategia che non è un ottimo paretiano significa: A Ridurre l’utilità di qualcuno senza aumentare l’utilità di nessuno 17. Generalmente, nel dilemma del prigioniero: A Le ragioni individuali prevalgono sulla razionalità collettiva 18. Nell’esempio del corteggiamento di Nash: B L’ottimo paretiano si ha quando ogni giocatore corteggia una ragazza diversa 19. Nell’esempio del dilemma del prigioniero: A L’omertà è un ottimo paretiano 20. L’esperienza di consumo di acqua del consumatore segue la legge dell’utilità: A Decrescente 39. I fattori produttivi si classificano in: C Lavoro, capitale, risorse naturali, organizzazione e Stato 40. Il Prodotto Interno Lordo: A È la misurazione della produzione aggregata avvenuta in un determinato intervallo di tempo in un certo sistema economico 41. L’azienda: B È un istituto economico destinato a produrre che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione, il procacciamento e il consumo dei beni e dei servizi 42. Gli elementi essenziali dell’azienda sono: B L’organizzazione stabile, le persone, i beni/servizi economici, le operazioni e lo scopo 43. Le aziende si possono classificare in: A Aziende di produzione, di erogazione e composte 44. l soggetto economico: C È l’insieme delle persone fisiche portatrici degli interessi istituzionali aziendali 45. I gruppi aziendali: A Sono formati da diverse società legate tra loro da complessi rapporti economici, finanziari e produttivi 46. Per corporate governance si intende: A L’insieme delle procedure connesse al processo di formulazione delle decisioni 47. Sono elementi di corporate governance: A Indirizzo e governo dei vertici, processi di controllo interno, codici di condotta personale 48. Il concetto di corporate governance assume quattro diverse specificazioni: A Gestionale, manageriale, finanziaria, istituzionale 49. L’impresa a proprietà diffusa si caratterizza per: A La composizione pluralista e la bassa stabilità della proprietà 50. L’impresa a proprietà chiusa si caratterizza per: B La composizione unitaria e la alta stabilità della proprietà 51. Il sistema impresa è complesso in quanto: A Si scompone in vari sottosistemi 52. L’impresa in quanto sistema cognitivo: A È in grado di modificare se stessa e la propria relazione con l’esterno 53. Il patrimonio genetico dell’impresa è formato: A Dalle relazioni che crea nel suo ambiente 54. Il progetto strategico è costituito: A Dalla visione e missione dell’impresa 55. Il sistema impresa evolve attraverso l’alternarsi di fasi di: B Stabilità e di cambiamento 56. Il contesto ambientale in cui opera l’impresa opera si distingue in ambiente: C Esteso, competitivo e competitivo specifico del business 57. L’ambiente esteso dell’impresa ha confini: D Molto ampi e difficilmente determinabili in via definitiva 58. Nei confronti dell’ambiente esteso l’impresa generalmente: B Non è in grado di intervenire 59. L’ambiente esteso è caratterizzato da: A Fattori politici e sociali 60. PEST è l’acronimo di: A Politica, Economia, Società, Tecnologia 61. Le forze individuate da Porter: A Possono influenzare il comportamento strategico e operativo dell’impresa 62. Uno dei principali fattori in grado di determinare l’intensità della concorrenza nel settore: A È il grado di concentrazione industriale 63. La minaccia di nuovi entranti in un settore è proporzionale al livello di: A Barriere all’entrata 64. Un’impresa ottiene economie di scala quando il costo unitario di produzione: B Diminuisce all’aumentare del volume di produzione 65. Si chiamano economie di scopo quelle ottenute quando: C Il costo totale della produzione congiunta di due o più beni è minore della somma dei costi totali sostenuti producendoli separatamente 66. Due prodotti sono tra loro sostituti quando il quoziente di elasticità incrociata è: A Positivo 67. Le imprese incubent possono affrontare la concorrenza dei produttori di beni sostitutivi: A Attraverso politiche di differenziazione del prodotto 68. Il potere contrattuale del fornitore è alto: A In assenza di prodotti sostitutivi 69. Tra gli organismi della società civile rientrano: D Le organizzazioni bancarie 91. Per gestione strategica si intende il processo mediante il quale il management sceglie: B Le strategie 92. Per gestione strategica si intende il processo mediante il quale il management fissa: A Gli obiettivi di lungo termine 93. La capacità di una strategia di creare valore è essenzialmente determinata dalla sua capacità di guidare l’impresa verso una posizione: A Di vantaggio competitivo 94. La qualità di una strategia dipende: A Dalla sua logica 95. L’elaborazione di una strategia è normalmente ispirata: A Dalla vision, mission e obiettivi 96. L’impresa è in una posizione di vantaggio competitivo quando raggiunge l’eccellenza rispetto ai rivali relativamente a quelli che sono: A I fattori critici di successo del mercato 97. Il beneficio netto per il consumatore è determinato dal beneficio percepito: B Meno i costi che il consumatore deve sostenere per utilizzare il prodotto 98. L’impresa può raggiungere una posizione di vantaggio competitivo se riesce a creare valore in maniera: A Superiore alla maggior parte dei concorrenti in un determinato business 99. Alla base del vantaggio competitivo di un’impresa c’è la sua capacità di risultare “diversa” rispetto ai concorrenti: A Relativamente all’efficienza operativa 100. La stabilità del vantaggio competitivo è direttamente legata alla: D Durata delle risorse e competenze distintive 101. Ogni processo di formulazione strategica parte dalla definizione: A Della mission 102. La mission è un’enunciazione: A Degli scopi che l’azienda persegue 103. La mission deve: A Differenziare l’impresa dai concorrenti 104. Il piano muove dalla missione per sviluppare un set di: A Obiettivi strategici 105. La Visione è l’idea di sviluppo futuro di una certa situazione: B Politica, economica o sociale 106. Una buona missione deve: A Evitare di essere troppo specifica 107. Vision e mission confluiscono nei: A Valori d’impresa 108. Gli obiettivi strategici d’azienda devono essere: A Specifici, quantificabili e coinvolgenti 109. Gli obiettivi strategici d’azienda devono: A Facilitare il controllo 110. La strategia di imitazione: A Vede l’azienda adattarsi all’impresa leader 111. Le imprese rule maker: B Dettano le regole del successo del settore 112. Con riferimento alla tecnica PEST: A La demografia è una variabile importante nell’analisi della Società 113. Con riferimento alla tecnica PEST: A Il Prodotto Interno Lordo è una variabile importante nell’analisi dell’Economia 114. Tra i principali interessi del consumatore figurano: A I prezzi competitivi 115. Tra i principali interessi del distributore figurano: A Le consegne tempestive 116. Tra i principali interessi del finanziatore figurano: A La restituzione del prestito 117. Il ciclo di vita del settore segue un tipico andamento a: B S 118. La sequenza degli stadi evolutivi del settore è così ordinabile: A Introduzione-Sviluppo-Maturità 119. Nella fase di maturità il ritmo di sviluppo delle vendite in un settore è: C Moderato 120. Nella fase di declino i prezzi medi praticati nel settore: C Sono molto alti 141. L’analisi S.W.O.T: A Individua punti di forza e di debolezza dell’impresa 142. La S di S.W.O.T indica: B Start 143. La W di S.W.O.T indica: D Debolezza 144. Le opportunità individuano le caratteristiche: A Dell’ambiente esterno all’impresa 145. Weaknesses: A Caratteristiche interne che possono frenare o inibire le performance dell’impresa 146. Threats: A Fattori esterni che possono limitare o impedire la realizzazione degli obiettivi strategici d’impresa 147. Strenghts: A Positive caratteristiche interne dell’impresa per raggiungere gli obiettivi strategici 148. Strategie SO: A Strategie che usano i punti di forza per trarre vantaggio dalle opportunità 149. Strategie ST: B Strategie che usano i punti di forza per evitare le minacce 150. Strategie WO: C Strategie che traggono vantaggio dalle opportunità superando le debolezze 151. La durata di un vantaggio competitivo dipende da: A Barriere all’imitazione; Capacità dei concorrenti; Dinamica del settore 152. I vantaggi competitivi basati su risorse tangibili: A Sono più facili da imitare rispetto alle risorse intangibili 153. Le imprese giovani e dal punto di vista organizzativo snelle: A Sono veloci nel modificare le proprie strategie 154. I settori dinamici per evoluzione tecnologica si caratterizzano: D Per il breve ciclo di vita del prodotto 155. Tra i principali fattori che determinano l’erosione dei vantaggi competitivi: A Cambiamento delle regole; Nuovi concorrenti da mercati vicini; Inerzia 156. Principali requisiti per sostenere nel tempo un vantaggio competitivo: A Costante attenzione; Vincere l’inerzia; Minacce di rappresaglie 157. Un’impresa può erigere barriere all’imitazione attraverso: A Il progresso continuo 158. Un’impresa può difendersi dall’imitazione: A Minacciando rappresaglie 159. In un settore ipercompetitivo è facile trovare imprese: A Che innovano senza sosta, anche a costo di distruggere i propri vantaggi competitivi 160. Una struttura organizzativa “piatta/snella” può contribuire a: C Vincere l’inerzia nei confronti dei concorrenti 161. La strategia corporate è quella che il management: A Formula per l’intera organizzazione 162. Se l’impresa si identifica in una sola business unit, la strategia corporate coincide: A Con la strategia di business 163. La dimensione orizzontale della matrice di Hunger, Flynn e Wheelen indica: B La posizione competitiva del business di un’impresa nei confronti dei rivali 164. La dimensione verticale della matrice di Hunger, Flynn e Wheelen indica: A L’attrattività di un settore 165. La matrice di Hunger, Flynn e Wheelen individua tre opzioni strategiche: B Sviluppo-Stabilità-Contrazione 166. Le strategie di sviluppo comprendono: A Concentrazione e Diversificazione 167. La concentrazione in un settore può essere realizzata dall’impresa attraverso: A Integrazione Verticale e Integrazione Orizzontale 168. L’impresa può diversificare in modo: A Concentrico e Conglomerato 169. Le strategie di contrazione attuate da un’impresa: A Riducono il suo campo d’azione 170. Lo sviluppo può essere realizzato da un’impresa: A Per linee esterne e linee interne 191. La matrice GE-McKinsey si compone di: D Nove celle 192. La matrice McKinsey discrimina le SBU secondo due dimensioni d’indagine: A Capacità di competere; Attrattività del settore 193. La matrice McKinsey fu sviluppata inizialmente per la società: A General Electric Co. 194. Gli assi della matrice McKinsey sono ripartiti in tre aree: A Alta, media e debole 195. Le SBU collocate in alto ed a sinistra della matrice McKinsey: A Devono essere sostenute dal Corporate in quanto vincenti 196. Nella prospettiva di chi deve decidere in quali SBU investire, la logica suggerisce: B Destinare le risorse alle business unit che hanno elevata capacità di competere e che sono nei settori con maggiore attrattività 197. Il metodo PIMS è ideato da: A Strategic Planning Institute (SPI) 198. Le imprese con ROI elevato hanno, tra le altre, la seguente caratteristica: A Bassa intensità degli investimenti 199. Le imprese con ROI basso hanno, tra le altre, la seguente caratteristica: D Bassa efficienza operativa 200. Gli ideatori del PIMS, per valutare il potenziale strategico di un’impresa, individuano le seguenti dimensioni d’indagine: A Forza competitiva; Produzione snella 201. Esistono due tipi fondamentali di vantaggio competitivo: A Costi bassi e differenziazione 202. Le tre strategie di base sono: B Leadership di costo, differenziazione e focus 203. Porter individua due varianti della strategia focus: C Costi e differenziazione 204. La strategia di focus è attuata in ambiti competitivi: B Ristretti 205. Le strategie competitive di vantaggio di costo e differenziazione: B Non si escludono a vicenda 206. Il cost leader ha un elevato controllo: B Dei prezzi praticati sul mercato 207. Differenziare significa: A Creare in modo unico valore per l’acquirente 208. La differenziazione permette alle imprese di imporre: A Un premium price 209. La strategia di vantaggio di costo richiede l’analisi: A Dei drivers di costo 210. Un fattore determinante per l’impresa nella realizzazione di vantaggi di costo è: A Il grado di utilizzazione della capacità produttiva 211. Strategie per acquisire vantaggi di costo: A Innovazione di prodotto 212. L’impresa può realizzare vantaggi di costo intervenendo nella: B Riconfigurazione della catena del valore 213. L’outsourcing crea le condizioni per l’abbattimento dei costi: B Grazie all’effetto di sostituzione tra costi fissi e costi variabili 214. Rischi della leadership di costo: B Concorrenti in grado di produrre a costi più bassi 215. Svantaggi della leadership di costo: B Scarsa attenzione all’innovazione di prodotto 216. Benefici della leadership di costo: A Prezzi più bassi rispetto ai concorrenti 217. Vantaggi della leadership di costo: B Forte potere di negoziazione nei confronti dei fornitori 218. Vantaggi del low cost: A Efficace barriera all’entrata 219. I servizi sono frills: A Quando considerati superflui dal consumatore 220. La strategia low cost dà i migliori risultati quando: B La domanda è sensibile al prezzo 241. La diversificazione si distingue in base al grado: A D’intensità 242. La diversificazione conglomerale descrive l’espansione dell’impresa: B In settori privi di alcun collegamento industriale 243. La correlazione tra due settori diversificati può essere descritta attraverso tre criteri fondamentali: A Intensità, direzione e fattori di correlazione 244. I motivi che spingono un’azienda ad attuare strategie di diversificazione possono classificarsi come segue: C Sfruttamento economie di scopo; Riduzione del rischio 245. La diversificazione correlata può essere un veicolo: B Per aumentare il potere di mercato complessivo dell’impresa 246. La diversificazione può rappresentare una strategia per il superamento: B Di una situazione di crisi (turnaround) 247. La diversificazione permette di raggiungere i seguenti obiettivi: B Creazione di sinergie finanziarie; Acquisizione di management qualificato 248. La diversificazione conglomerata accresce il potere: A Del top management 249. La diversificazione crea valore soltanto se crea l’effetto: D 2 + 2 = 5 250. Il Gruppo Ventaglio copre l’intera catena del valore: C Dei viaggi organizzati 251. Le strategie di sviluppo in nuovi settori possono essere perseguite: A Per linee esterne o per linee interne 252. La matrice di Ansoff analizza le opzioni di sviluppo: A Per linee interne 253. La matrice di Ansoff è chiamata anche matrice delle opportunità: B Prodotto/Mercato 254. Le strategie indicate nella matrice di Ansoff sono: C Quattro 255. Le strategie di sviluppo individuate dalla matrice di Ansoff, sono indicate con l’espressione: A Di primo e secondo livello 256. Nella matrice di Ansoff, le strategie di sviluppo meno impegnative sono considerate: A Di primo livello 257. Tra le principali opzioni strategiche individuate nella matrice di Ansoff, figurano: A Penetrazione di mercato 258. Per fusione si intende: A L’integrazione tra due o più imprese in una sola 259. Dopo l’acquisizione esiste soltanto un’impresa: B Quella che ha acquistato 260. In un’acquisizione ostile l’impresa target può reagire con manovre quali: B L’acquisto di azioni proprie e pillole al cianuro 261. L’alleanza strategica è un accordo: B Basato sulla reciprocità tra imprese 262. Le alleanze basate su transazioni si caratterizzano per la: B Durata inferiore a cinque anni 263. Le alleanze strategiche si caratterizzano per la: A Durata superiore a dieci anni 264. L’alleanza strategica permette di: B Fissare standard mondiali di prodotto 265. Nella joint venture spesso esistono: B Un partner “forte” e uno “debole” 266. Le alleanze strategiche si caratterizzano per essere accordi tra partner: B Uguali 267. Il Venture Capital consente di entrare in un nuovo business: B Con capitale esterno all’impresa che diversifica 268. Il contratto di licensing consente ad un’impresa di ottenere dall’altra l’autorizzazione ad utilizzare: A Brevetti o Marchi 269. Con il contratto di licensing: D Il licensor cede diritti al licensee 270. La principale forma di pagamento per un contratto di licensing è: C La royalty 291. La pianificazione di una corporate può essere così articolata, in sequenza: A Pianificazione strategica; Business Plan; Marketing Plan 292. Il piano di marketing si articola in: B Piano strategico e piano tattico 293. Il Business Plan è uno strumento di pianificazione a livello di: B Business Unit 294. La pianificazione strategica definisce obiettivi a livello: A Corporate 295. I pianificatori di strategia corporate si interessano di problematiche e questioni: A Di vasta portata 296. Il piano operativo di marketing formula obiettivi in termini di: C 4P 297. Il Business Plan nell’ambito della finanza agevolata è: A Obbligatorio 298. L’executive summary è posto quale sezione: A Introduttiva di un Business Plan 299. Il Business Plan può essere strumento di comunicazione: A Interno ed esterno all’impresa 300. Il Business Plan deve essere redatto secondo i principi di: B Chiarezza, Completezza e Affidabilità 301. Il piano di marketing rappresenta un documento: A Formale 302. Il piano di marketing è finalizzato a pianificare e controllare: B L’attività commerciale svolta dall’azienda 303. La redazione del piano di marketing prevede, in linea generale: B L’analisi del mercato dal lato della domanda e dell’offerta 304. Nel piano di marketing, l’analisi del mercato, dal lato della domanda, richiede l’individuazione del: A Mercato obiettivo, potenziale ed effettivo 305. Nel piano di marketing, l’analisi del mercato, dal lato dell’offerta, consiste nell’esame: A Del settore merceologico in cui l’azienda opera o intende operare 306. Gli elementi principali del piano di marketing riguardano: C La percentuale di risorse dedicate alle spese di marketing e il Marketing mix 307. Le variabili che tradizionalmente si includono nel marketing mix sono le: B 4P 308. Le leve tradizionali del marketing mix sono state ampliate fino ad arrivare alle: A 6P 309. Nel marketing mix, “Place” indica: B La distribuzione 310. Nel marketing mix, “Promotion” indica: A La comunicazione 311. Il processo di segmentazione scompone il mercato globale in: A Sottoinsiemi omogenei 312. Il processo di segmentazione consente all’impresa di definire il mercato di riferimento dal punto di vista del: C Consumatore 313. La segmentazione è un processo che considera tre distinti fattori: B Chi, Cosa e Come 314. Affinché una strategia di marketing si riveli di successo per l’impresa occorre prestare la massima attenzione a queste attività: C Segmentazione, targeting e posizionamento 315. La segmentazione è l’insieme delle attività tese a determinare la suddivisione del mercato: C In gruppi di consumatori simili per alcune caratteristiche 316. Tra le principali variabili utili nella segmentazione del mercato, si ricordano quelle: D Geo-demografiche e Psicografiche 317. La segmentazione psicografica del mercato si focalizza: C Sulle caratteristiche personali del consumatore 318. La segmentazione comportamentale del mercato si focalizza: B Sui benefici che i consumatori desiderano ottenere da un prodotto 319. Il posizionamento è la tecnica aziendale che consente all’impresa di: B Differenziare il proprio prodotto rispetto a quello degli altri competitors 320. Principali strumenti di differenziazione del prodotto: D Caratteristiche, Prestazioni e Durabilità 340. In sede di commercializzazione di un nuovo prodotto, si rivelano critiche per l’impresa le seguenti attività di monitoraggio: B Velocita con cui i prodotti entrano nei canali distributivi e nei negozi; reazioni dei concorrenti 341. Il modello del CVP pone in relazione: D Il tempo (x) e il volume delle vendite (y) 342. Nel comparto moda, le fasi di introduzione e di sviluppo del prodotto sono: B Rapidissime 343. IL CVP dei beni ad elevato contenuto tecnologico presenta una fase di introduzione estremamente: A Lenta 344. Nella fase di introduzione del CVP, le spese di distribuzione e di promozione del prodotto sono: B Elevate 345. Nella fase di introduzione del CVP, Il livello di concorrenza è basso ed è quindi possibile caricare un alto: B Price premium 346. Secondo il modello CVP, se il prodotto supera con successo il test dell’introduzione, entra nella fase: B Dello sviluppo, caratterizzata da una rapida crescita delle vendite 347. Secondo il modello CVP, nella fase di sviluppo del prodotto il rapporto spese di promozione/fatturato: B Scende 348. Secondo il modello CVP, la fase di maturità è quella che vede la concorrenza avvicinarsi al modello di: B Concorrenza perfetta 349. Il CVP è un modello semplice, che si basa sull’analogia con: A Gli esseri viventi 350. Secondo il modello CVP, la fase di sviluppo vede le imprese praticare: B Prezzi di penetrazione 351. Rispetto alle altre variabili del Marketing Mix, il prezzo presenta un carattere distintivo: D Flessibilità 352. Nell'ambito del marketing mix, il prezzo destinato a 'massimizzare le vendite' è definito: B Prezzo di penetrazione 353. Nell'ambito del marketing mix, il prezzo 'skimming' è destinato a creare condizioni di: B Scrematura del mercato 354. Nei casi in cui le variazioni di prezzo non comportano significative variazioni di domanda, ci si trova in situazioni di: C Domanda anelastica 355. Nei casi in cui le variazioni di prezzo comportano significative variazioni di domanda, ci si trova in situazioni di: A Domanda elastica 356. La benzina, le sigarette e i beni di prima necessità, si caratterizzano per la domanda: A Rigida rispetto al prezzo 357. Nell'ambito del marketing mix il 'Prezzo limite' è così determinato: B P = Cvu 358. Nell'ambito del marketing mix il 'Prezzo tecnico' è così determinato: A P = Cvu + Cfu 359. Nell'ambito del marketing mix, il prezzo del prodotto stimato secondo il criterio del 'Target-return pricing) è pari: B Alla somma del costo unitario più l'utile operativo unitario 360. Nell'ambito del marketing mix, l'Odd Pricing identifica il: B Prezzo psicologico 361. Nel Marketing Mix, la distribuzione è intesa: D Come insieme di fasi finalizzate a mettere a disposizione dei fornitori le risorse economiche generate dall’azienda 362. Nel Marketing Mix, le funzioni principali della distribuzione sono: B Trasporto; Frazionamento; Magazzinaggio 363. Nel Marketing Mix, la distribuzione selettiva vede il prodotto dell’azienda: C Presente solo presso alcuni rivenditori 364. Nell’ambito della distribuzione, l’acronimo GDO sta per: B Grande Distribuzione Organizzata 365. Nel Marketing Mix, la comunicazione è il processo attraverso il quale: B Un soggetto trasmette ad altri un messaggio 366. Nel Marketing Mix, la comunicazione dal punto di vista strategico si distingue in: B Strategia di marketing push e Strategia di Marketing pull 367. Nell’ambito della comunicazione d’impresa, la strategia di marketing pull (o di attrazione): B È rivolta all’acquirente finale 368. Nell’ambito della comunicazione d’impresa, la strategia di marketing pull (o di attrazione) è basata sul: B Valore della marca e mira a controbilanciare il potere dei grandi distributori 389. Il management di una società calcistica: D Deve tener conto delle peculiarità del settore adottando le logiche e l’organizzazione della produzione più atte a fronteggiare tali specificità 390. Due importanti peculiarità del settore calcistico sono: A La variabilità dei ricavi e le prestazioni dei giocatori 391. Il problema strategico delle imprese: A Consiste nel definire il percorso da compiere per passare nel modo ottimale da una situazione attuale ad una futura 392. Il processo manageriale consiste: B Nel programmare, organizzare e controllare la gestione aziendale 393. Le aziende sportive svolgono un’attività nel campo dei servizi, dei quali condividono le caratteristiche, in quanto le loro produzioni sono: B Intangibili, immagazzinabili e non standardizzabili 394. Un’azienda sportiva, se vuole raggiungere i suoi obiettivi, deve soddisfare le aspettative: A Di tutti i portatori di interessi (stakeolders) 395. La complessità del fenomeno sportivo italiano: C Comprende società professionistiche che richiedono una gestione sempre più professionale e imprenditoriale, ma soprattutto una galassia di piccole associazioni attinenti al dilettantismo sportivo 396. La base dell’organizzazione sportiva italiana: B E' costituita da associazioni e società sportive 397. Sponsor: D E' colui che attraverso la sottoscrizione di un apposito contratto di sponsorizzazione intende sfruttare l’abbinamento del proprio marchio aziendale con quello della società sportiva 398. Sponsor ufficiale: A E' colui che sfrutta un abbinamento esclusivo per settore merceologico basato sul riconoscimento del prodotto da parte del pubblico 399. Il merchandising: C Riguarda la gestione e la commercializzazione del marchio 400. I contributi federali: B Derivano dai concorsi pronostici gestiti dal CONI 401. La certificazione di qualità C È il riconoscimento ufficiale della conformità dei processi e/o dei prodotti ad una serie di requisiti tecnici e/o normativi emanati da autorità competenti 402. I soggetti coinvolti nel processo di certificazione sono: D L’ azienda, l’Ente di certificazione e l’Ente di accreditamento dell’ente di certificazione 403. Le norme ISO 9000 comprendono: A ISO 8402, ISO 9001-9002-9003-9004 404. A svolgere l’attività di certificazione dei SQ in Italia sono preposti particolari e specifici enti che operano secondo le direttive della norma: B UNI 45012 405. L’accreditamento agli Enti di Certificazione di prodotto e/o servizi e di Sistemi di Gestione per la Qualità in Italia è concesso: A Dal Sincert 406. Le norme ISO 9000 del 1994 sono state sostituite: B Dalla nuova versione denominata in Italia UNI EN ISO 9000 del 2000 407. La serie ISO 9000 del 2000 si compone di tre norme: A La ISO 9000, la serie ISO 9001 e la ISO 9004 408. Le macro aree che corrispondono ognuna ad una sezione della norma sono: C Responsabilità della Direzione, gestione delle risorse, realizzazione del prodotto, misurazioni, analisi e miglioramento 409. La durata del processo di Certificazione dipende: C Al livello dal quale l’azienda parte nell’impostazione del proprio sistema qualità e dal tipo di coinvolgimento del personale e delle risorse che sono messe a disposizione dalla direzione per portare avanti tale progetto 410. I passi principali da compiere per ottenere la certificazione sono: C A) stesura del manuale della qualità, scelta dell’organismo da cui farsi certificare 411. Il foglio della raccolta dei dati: B E' il primo strumento attraverso cui operare per intervenire su un problema, una volta definito il fenomeno da investigare 412. Gli istogrammi: C Hanno la funzione di come rappresentare i dati in modo da evidenziare la loro distribuzione statistica in frequenza e quindi la loro dispersione 413. I diagrammi di causa-effetto: A Sono un metodo di controllo di qualità che evidenzia le relazioni esistenti tra una caratteristica di tipo qualitativo (effetto) e i fattori che lo determinano (cause) 414. L’analisi causa-effetto può essere suddivisa in: A Identificazione dell’effetto che si vuole studiare, costruzione del diagramma causa-effetto e analisi causa effetto del diagramma costruito 415. I diagrammi di Pareto: D Costituiscono una metodologia grafica volta a identificare le informazioni più importanti della situazione in esame e quindi per definire la priorità di intervento 416. L’analisi per stratificazione: C Consiste nel suddividere i dati raccolti in una serie di gruppi omogenei per permettere una migliore comprensione del fenomeno 434. Costi per rilevare, valutare e verificare i requisiti di prodotti e processi: C Sono i costi sostenuti per la prevenzione della difettosità dei prodotti e dell’inefficienza dei processi 435. I costi di prevenzione si distinguono in: A Costi di prevenzione relativi a difetti interni, costi di prevenzione relativi a difetti esterni, costi di prevenzione relativi al controllo 436. I costi dei difetti interni al processo produttivo si distinguono in: B Costi dei prodotti scartati o rottamati, costi delle parti o dei prodotti recuperati, costo dei prodotti declassati 437. I costi dei difetti esterni al processo produttivo: D Sono quelli che l’azienda sostiene quando il cliente lamenta la presenza di difetti nel prodotto durante il periodo di garanzia 438. La sfiducia della clientela nel prodotto è da includere: B Nei costi dei difetti esterni al processo produttivo 439. L’immagine negativa del prodotto sul mercato è da includere: C Nei costi dei difetti esterni al processo produttivo 440. Nell’approccio classico: D La qualità è intesa come generatrice di costi 441. L’organizzazione tecnica: B Si occupa della gestione delle risorse materiali dell’impresa 442. L’organizzazione umana: A Si occupa del complesso reticolo di rapporti che si realizzano tra gli individui che agiscono nell’azienda ed il sistema di comunicazioni e di circolazione delle informazioni in essa stabiliti 443. L’autorità: A É il potere legittimato, cioè riconosciuto da coloro che vi sono soggetti 444. All’interno di ogni area funzionale viene effettuata un’ulteriore suddivisione che può essere realizzata adottando: D Una struttura organizzativa multifunzionale, una struttura organizzativa divisionale, una struttura organizzativa a matrice, una struttura organizzativa a rete 445. L’organizzazione per funzioni: C É tipica delle imprese che attuano una produzione sostanzialmente standardizzata 446. L’organizzazione per divisioni: A É tipica delle imprese di grandi dimensioni che operano su una pluralità di mercati con un mix differenziato di prodotti 447. Le società: C Nascono dal contratto di società con il quale due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili 448. Le società in nome collettivo sono: B Società di persone 449. Le società in accomandita semplice sono: B Società di persone 450. Le società a responsabilità limitata sono: C Società di capitali
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