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Testi del libro “I classici nostri contemporanei”, Appunti di Italiano

Riassunto brani maggiori del libro “I Classici nostri contemporanei” da opere di Leopardi a opere di Montale. Commento e analisi dei testi dettagliati.

Tipologia: Appunti

2021/2022
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Scarica Testi del libro “I classici nostri contemporanei” e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALIANO: OPERE Giacomo Leopardi Dialogo della natura di un islandese: Il protagonista è un islandese, un grande viaggiatore, che decide di compiere un viaggio in Africa. Qui si imbatte nella personificazione della natura. L’islandese è spinto ad allontanarsi dalla propria patria ed ha iniziato il viaggio proprio per sfuggire alla natura, ed è finito dove questa dimostra maggiormente la sua potenza. Questo dialogo rappresenta per Leopardi una svolta importante con la radicale affermazione del pessimismo cosmico, che trova le sue premesse già nello Zibaldone. L’infelicità umana, che fino a quel momento per Leopardi dipendeva da ragioni storiche, ora lo stato di infelicità viene attribuito esclusivamente alle condizioni esistenziali dell’uomo. Nella fase di pessimismo cosmico Leopardi giunge alla conclusione che la natura, nella sua organizzazione universale, è orientata solamente alla perpetuazione dell’esistenza, senza finalità, senza che la felicità degli individui venga tenuta in alcuna considerazione. La natura diventa espressione di un meccanismo spietato il cui fine ultimo è la propria conservazione. Il venditore di almanacchi: L’operetta si presenta come un confronto tra due interlocutori, un popolano, il venditore di almanacchi, e un uomo colto, il passante. Il popolano, che riflette l’opinione corrente, è convinto che l’anno nuovo sarà sicuramente più felice di quelli precedenti, nonostante l’esperienza gli dica che il passato è stato sempre regolarmente infelice. L’uomo colto non lo irride per questo, dall’alto della sua superiore consapevolezza del male di vivere, ma cerca pazientemente di condurlo, attraverso il ragionamento, ad ammettere che nella vita passata di ognuno è stato maggiore il peso del male che quello del bene, tanto che nessuno accetterebbe di riviverla tale e quale. Quest’operazione è condotta con una sottile ironia, che non implica disprezzo per l’opinione volgare, ma il contrario una forma di pietà per l’infelice sorte toccata all’umanità. Quella forma di pietà che percorre I testi dell’ultimo Leopardi troverà la sua espressione più compiuta nella Ginestra. L’unica felicità concessa all’uomo è la speranza nel futuro ignoto, che si fonda sull’illusione che possa essere migliore del passato, già espresso nel “il sabato del villaggio”. Scapigliatura L’attrazione della morte, Fosca, Tarchetti: Nel ritratto fisico di Fosca è evidente il proposito di evocare l’immagine della morte, da notare il particolare dei capelli e degli occhi nerissimi, un attributo costante della donna fatale nella letteratura del secondo ottocento. Emerge il legame morboso che unisce l’eroe alla donna, che egli maschera sotto l’alibi della pietà per l’inferma e del timore di provocare lei una crisi mortale, contrariandola. Ciò che avvince Giorgio è appunto il piacere di essere torturato, la voluttà della sofferenza. Dall’altra parte Fosca gode nell’imporre il suo dominio su di un essere totalmente soggiogato. Si noti anche l’immagine inquietante della donna vampiro. L’effetto di questo legame è che l’eroe viene minato nella sua salute fisica e psichica. Il legame morboso diventa per l’eroe un’idea ossessiva: quella della morte che lo avvinghia e lo trascina con sé e l’immagine di Fosca che lo stringe il seno è densa di valore simbolico. Naturalismo francese Prefazione a Therese Raquin, Letteratura e scienza, Zola: Trama: la donna, insoddisfatta del marito, debole e malaticcio, spinge l’amante Laurent a ucciderlo, gettandolo nel fiume. I due assassini però sono ossessionati dal loro delitto e finiscono per darsi insieme la morte. Al suo apparire il romanzo aveva suscitato scandalo. Nella prefazione inserita nella seconda edizione Zola mira a difendere il suo lavoro dalle accuse velenose rivoltegli dalla critica, che aveva additato il romanzo come opera profondamente immorale e oscena, lo scrittore espone invece i propositi puramente scientifici che l’hanno mosso. Ha scelto personaggi dominati dai nervi e dal sangue, privi di libero arbitrio. Il suo scopo è stato essenzialmente scientifico, mettendo in rilievo i profondi turbamenti dei due personaggi. L’opera è uno studio di uno strano caso di fisiologia, ha fatto su due corpi vivi il lavoro di analisi che i chirurghi fanno sui cadaveri. Prefazione al Romanzo sperimentale, lo scrittore come operaio del progresso sociale, Zola: Il romanzo sperimentale è un testo teorico fondamentale, in cui Zola va a fondo nell’elaborare la propria idea di letteratura e il proprio programma. In sintesi, Zola ritiene che il romanzo debba far proprio il metodo sperimentale della chimica, della fisica, della fisiologia, applicandolo al campo della psicologia, agli atti intellettuali e passionali dell’uomo. Il presupposto è sempre che tali atti siano prodotti di meccanismi deterministici. Il fine del romanzo è padroneggiare i fenomeni intellettuali e morali per dirigerli nel senso migliore. Il romanziere con i suoi studi fornirà i mezzi per guarire certi mali della società e per creare un migliore stato sociale. Emergono di qui l’ottimismo di Zola e il suo progressismo, la fiducia nella possibilità di un miglioramento della società nel contributo che ad esso può dare la letteratura, Zola crede nell’impegno sociale e politico dello scrittore. In questo testo si riflette il clima culturale tipico del positivismo. Nei Malavoglia Verga rappresenta la società del progresso adottando l’ottica dei vinti, ossia di coloro che, nella lotta per il benessere, restano indietro e subiscono gli eventi senza poterli controllare. Le ragioni della rovina dei protagonisti derivano da spinte sociali, da accadimenti naturali, da contingenze storiche. I vinti e la fiumana del progresso, dalla prefazione: Tema di fondo dell’opera: la rottura dell’equilibrio di un mondo tradizionale e immobile, quello di una famiglia di un piccolo villaggio di pescatori, per l’irrompere di forze nuove. Fiumana del progresso: grande processo di trasformazione della realtà contemporanea, in particolare dell’Italia, che si sta avviando, dopo l’unità, ad un’organizzazione economica e sociale moderna. Tipicamente naturalistico è vedere i processi sociali e psicologici come un meccanismo. Il mondo arcaico e l'irruzione della storia: Le tematiche: il vecchio patriarca è depositario dei valori di una società arcaica, in particolare quello dell’unità della famiglia, è portavoce di una mentalità tradizionalista. Questa mentalità immobilista si esprime attraverso la sapienza secolare dei proverbi. In questo mondo che sembrerebbe così immobile irrompe però la storia, che porta trasformazioni sconvolgenti. Di qui avrà origine l’impulso che spingerà il vecchio patriarca a trasgredire i principi secolari in cui crede e a mutare mestiere, intraprendendo quel commercio di lupini da cui scaturirà a tutta la serie di sventure che colpirà la famiglia. Opposizione tra il nucleo dei Malavoglia, depositari dei valori, e l’ambiente del villaggio, malevolo e pettegolo, sordo ai valori e ispirato solo i principi dell’interesse egoistico. I Malavoglia e la dimensione economica: Ogni momento del calcolo economico è finalizzato all’affermazione di un valore sacro, la difesa della casa e dell’unità familiare, l’onore da salvaguardare pagando il debito, l’etica del lavoro, del risparmio del sacrificio. La brusca introduzione delle chiacchiere di paese ottiene l’effetto di straniare di colpo l’immagine prima creatasi dei Malavoglia. Lo straniamento dei valori puri della famiglia è ottenuto contrapponendo nella successione del racconto segmenti narrativi dominati da due ottiche opposte. La conclusione del romanzo, l'addio al mondo pre-moderno Mastro-don Gesualdo: Trama: nella Sicilia del 1820 si confrontano due mondi: quello dell’aristocrazia tardo feudale in declino e quello della borghesia terriera e imprenditoriale, che punta ad acquistare le terre delle famiglie in rovina. Gesualdo Motta è un muratore con un grande fiuto per gli affari: da capo mastro diventa proprietario terriero, riuscendo ad accumulare enormi ricchezze. Per riscattarsi anche dal punto di vista sociale Gesualdo lascia la sua domestica e sposa Bianca Trao, appartenente a una nobile famiglia decaduta e costretta al matrimonio per celare la relazione con il cugino. Dal matrimonio con Bianca nasce Isabella, che viene educata con grande attenzione, ma che ripaga il padre fuggendo con il cugino Corrado. Anche lei viene costretta a un matrimonio di convenienza con il duca di Leyra, uno squattrinato che la sposa per la dote. Consumato dalle delusioni, Gesualdo si trasferisce a casa del genero, Isabella però si vergogna di lui, lo trascura e lo abbandona alle cure della servitù. Il genero sostiene spese esorbitanti, che portano alla confisca dei beni familiari. Gesualdo, sconfortato, si pente di aver dato così tanta importanza al denaro, trascurando gli affetti: muore da solo tra l'indifferenza dei servitori. Narrativa: - Autore invisibile: la voce narrante si mimetizza e assume la prospettiva corale dei suoi personaggi. Le classi sociali sono molteplici - L’alternanza di linguaggi: narrazione polifonica che si fonda sulla molteplicità dei linguaggi - Racconto ancora più impersonale: cresce l’effetto di straniamento del lettore e si realizza pienamente il principio dell’impersonalità Decadentismo Languore, Verlaine: Il sonetto è esemplare di una disposizione ideologica e sentimentale del decadentismo. Il poeta propone subito un’analogia con la fine della decadenza dell’impero romano, identificandosi in esso e assumendo quindi su di sé tutte le caratteristiche negative attribuite a questo periodo storico: la debolezza, la corruzione, la fuga nell’evasione e nel divertimento fatuo, l’incapacità di valutare e fronteggiare i pericoli della realtà. L’opera si basa tutta sulla figura retorica dell’analogia. Tematiche: - Passività nei confronti dei grandi e drammatici eventi della storia - Poesia come segno di indolenza e di espressione di un languore profondo che si risolve in un puro esercizio formale - La solitudine che si trasforma in un senso di noia - La sensazione della fine, l’idea che ormai ogni esperienza è stata approvata, è così ribadita l’inutilità della poesia Corrispondenze, Baudelaire: È una poesia manifesto. Si tratta di una visione del reale di tipo mistico. Le forme materiali della natura non sono che simboli di una realtà più profonda e autentica, che si colloca al di là delle cose. Una rete di legami misteriosi unisce tutte le realtà in un’unità occulta. Nell’esperienza quotidiana però l’uomo non riesce a cogliere questi legami. Per decifrare questo linguaggio segreto bisogna abbandonarsi alle sensazioni, nella loro essenza non razionale. Molto importante è la figura retorica della sinestesia. Il poeta grazie alla sua sensibilità privilegiata è in grado di decifrare questi simboli occulti. Il suo linguaggio non deve essere razionale, ma allusivo, una sorta di formula magica. L’albatro, Baudelaire: L’albatro, con le sue ampie ali, signoreggia l’aria, ma quando si posa sul suolo, proprio a causa delle ali non riesce a camminare ed appare goffo e ridicolo. Così il poeta ha le grandi ali della sua nobiltà spirituale, ma una volta mescolatosi agli uomini comuni, proprio il suo privilegio spirituale lo rende inadatto alla vita pratica e lo trasforma in oggetto di scherno da parte della gente comune. Si delinea qui il conflitto tra l’intellettuale e il mondo borghese che è costitutivo della cultura ottocentesca. In una società che ha come valori fondamentali l’utile, l’interesse, il senso pratico, che trasforma anche l’opera d’arte in merce, l’artista appare un diverso. L’artista reagisce rovesciando il senso di colpa e assumendo la propria diversità come segno di superiorità e nobiltà. Gabriele D’annunzio Il piacere: Trama: Andrea Sperelli, che incarna la figura dell’esteta, è un dandy raffinato, elegante, circondato dal lusso e amante del bello. Tuttavia, è un uomo debole: manca di una personalità marcata ed è incapace di prendere decisioni. Si tratta di un personaggio “malato”, che porta in sé i segni della decadenza. Prova attrazione per due donne, che rappresentano le due caratteristiche opposte dell’amore: Elena muti: incarnazione della donna fatale, sensuale e voluttuosa, simbolo dell’erotismo che porta alla perdizione. Maria Ferres: donna innocente e casta, simbolo di un sentimento puro che può salvare. L’opposizione però è solo apparente, in quanto il protagonista prova per entrambe le donne solo un sentimento di profonda seduzione sensuale. Infatti Maria, quando comprende le intenzioni del protagonista, lo abbandona. Nella struttura l’opera si mantiene fedele alla tradizione realistica, ma lo studio dei personaggi rivela un’analisi delle loro personalità ambigue. Di fatto ciò denota un abbandono di Verga e un’adesione al simbolismo europeo. Il protagonista del romanzo rappresenta il fallimento della figura dell’intellettuale esteta, inadeguato rispetto al mondo moderno. Nei suoi confronti l’autore mantiene un atteggiamento ambivalente: lo giudica, condannandone debolezza, lussuria, eccessiva sensibilità. Contemporaneamente però ne rimane affascinato identificandosi nella sua sensualità, o nella sua lotta contro una donna nemica. Le vicende di Sperelli sono narrate con una lirica preziosa, con parole ricercate e immagini evocative. Un ritratto allo specchio, Andrea Sperelli ed Elena Muti Vergini delle rocce: Claudio Cantelmo racconta in prima persona la sua vicenda. In polemica con la realtà politica e sociale che lo circonda, Claudio vuole realizzare in sé il concetto di superuomo e generare il dominatore che ricondurrà l’Italia all’intica gloria. Lascia Roma e torna nella sua terra d’origine. Qui va alla ricerca della donna che possa generare con lui il nuovo superuomo. Fa visita ai Montaga, famiglia aristocratica in decadenza, e decide che la prescelta deve essere una delle tre sorelle. Anatolia e maestosa e forte, Violante e affascinante sensuale, Claudio è indeciso tra le due. Alla fine sceglie Anatolia che, però, lo rifiuta. Parallelismo con pittura: l’opera richiama il quadro la Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci, il quadro ritrae la Madonna, il parallelismo conferisce un significato sacro alla vicenda narrata. Temi: - Il superuomo: celebra la figura del superuomo che forte e vigoroso utilizza la sua energia per dominare il mondo. Questa nuova figura non nega il bello ma lo ingloba in sé. - La polemica culturale sociale: la società borghese ormai è imbarbarita, ne è simbolo la condizione di Roma, spetta al superuomo ricondurre Roma e l’Italia all’antica potenza - Il fallimento del superuomo: il progetto del protagonista fallisce. Il programma politico del superuomo: I Canti di Castelvecchio: Cronologicamente composti quando il poeta si trasferì con la sorella dove ricostruiscono il nido familiare. Componimenti simili per molti aspetti a quelli de Myricae, poetica legata alla natura. Bozzetti solo apparentemente naturalistici. I canti sono tutti dedicati alla figura della madre, il tema della morte è più insistente rispetto agli altri componimenti, a questa presenza si aggiunge anche l’idea della fugacità del tempo e di come spesso sprechiamo il tempo che c’è stato dato. Il gelsomino notturno: A una prima lettura la poesia appare costituita da una serie di notazioni impressionistiche. Il componimento è dedicato alle nozze dell’amico Gabriele Briganti. Evoca, in termini simbolici allusivi, la prima notte di nozze. In questa prospettiva assume anche significato l’immagine del fiore che apre il suo calice al calar della sera e che per tutta la notte esala il suo profumo. All’alba, compiuta la fecondazione, i petali del fiore si chiudono un poco gualciti. Il vagheggiamento del rito amoroso è trepidante ma anche turbato: Pascoli concepisce il rapporto sessuale come violenza inferta alla carne. Si chiarisce allora il significato delle immagini mortuarie. La tragedia familiare che ha distrutto il nido ha bloccato il poeta alla condizione psicologica infantile. Sono molte le immagini che alludono al nido familiare. Uno sguardo acuto sulla modernità: Questo passo è tratto da un discorso tenuto da Pascoli nel giugno del 1900 agli studenti dell’Università di Messina, dove il poeta insegnava. Il discorso rivela le posizioni di Pascoli nei confronti di una serie di fenomeni della sua epoca. In primo luogo affronta la politica imperialista delle grandi potenze, ipotizzando che prima o poi esse si getteranno le une contro le altre in un immane conflitto. La sua visione appare profetica: effettivamente di lì a pochi anni, nel 1914 le potenze imperialistiche scateneranno la prima guerra mondiale. Il secondo fenomeno su cui si focalizza è la concentrazione dei capitali, che porta la formazione di grandi monopoli. Secondo il poeta questo processo porterà all’instaurarsi di un’unica tirannide che dominerà il mondo intero. In essa gli uomini saranno schiavi, costretti all’alienazione di un lavoro meccanico che spegnerà la libertà di pensiero e di parola. Pascoli sembra intuire l’avvento dei totalitarismi che si instaureranno nell’Europa del 900, pare anche anticipare il quadro che nel 1948 Giorgio Orwell consegnerà al suo romanzo 1984, in cui è dipinta l’utopia negativa futuribile di un mondo assoggettato a un’unica tirannide, che domina le coscienze attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Il terzo fenomeno è l'opposizione a queste tendenze rappresentata dal socialismo: lo scrittore è disposto ad accettarlo con un correttivo: per lui non vi è solo da diseguaglianza tra le classi, bensì anche fra le nazioni, fra quelle povere e quelle ricche che le opprimono e le schiavizzano. Secondo lui socialismo deve opporsi anche a questo tipo di oppressione: conia la formula di socialismo patriottico. Per questo motivo nel 1911 sarà favorevole alla guerra per la conquista della Libia, con il famoso discorso "la grande proletaria si è mossa". Il socialismo patriottico di Pascoli ha in sé aspetti di nazionalismo, esso sarà una delle componenti fondamentali del fascismo che imporrà al paese un regime dittatoriale per 21 anni, darà origine a una guerra di conquista coloniale come quella dell’Etiopia e infine spingerà l’Italia a entrare in guerra nel 1940 con la Germania nazista. Italo Svevo Una vita: Il titolo originariamente scelto era “un inetto”, poi modificato per ragioni commerciali. L’opera narra le vicende di Alfonso, che tenta, invano, la scalata sociale. Tutta la prima parte del romanzo può essere letto in chiave autobiografica. Trama: Alfonso Nitti è un mediocre intellettuale di provincia, anche se si immagina un grande intellettuale, che si è trasferito a Trieste, dove ha trovato impiego presso la banca Maller. Spinto dal desiderio di ambire a una migliore condizione sociale, inizia una relazione con Annetta, figlia del suo datore di lavoro con cui condivide velleità letterarie, i due immaginano di scrivere un romanzo insieme. Alfonso stringe amicizia con Macario, cugino di Annetta, giovane brillante e sicuro di sé. Pur non amandola, Alfonso seduce Annetta istigato da Francesca, amante del signor Maller. Alfonso fugge però spaventato al paese natale, dove trova la madre morente. Torna a Trieste deciso a rinunciare alla lotta per la vita e a trovare pace nella contemplazione (Schopenhauer) ma trova Annetta fidanzata con Macario, in ufficio viene retrocesso e si sente disprezzato dai colleghi e dalla famiglia di Annetta. Incapace di affrontare la situazione si suicida. Il centro del romanzo è la tormentata psicologia di Alfonso, con tutte le sue contraddizioni. Nemmeno lui ha una visione chiara e lucida dei propri sentimenti e delle proprie intenzioni. L’inettitudine è la condizione di insicurezza psicologica dettata da una condizione di impotenza sociale, in Alfonso essere un borghese decaduto e essere intriso di cultura umanistica. L’insicurezza dell’inetto si contrappone al modello vincente del borghese laborioso e sicuro di sé. L’inetto ammira ma anche disprezza questa figura. L’inetto di Verga lo è per ragioni naturali, sociali, l’inetto di Svevo lo è per ragioni psicologiche. La forma narrativa è quella del narratore esterno onnisciente, spesso focalizzato nel protagonista. Il narratore smente le convinzioni distorte del personaggio favorendo al lettore una nuova chiave interpretativa. Le ali del gabbiano: Al centro dell’episodio vi è l’opposizione tra Alfonso e Macario, cioè tra l’inetto e il suo antagonista. In mare Alfonso è inesperto e pieno di paure e di apprensioni, Macario è perfettamente a suo agio. Macario nutre un profondo disprezzo per le qualità di intellettuale di Alfonso e lo manifesta nelle sue riflessioni filosofiche sui gabbiani: egli sostiene, portando come esempio la conformazione fisica dei gabbiani, che i predatori sono tali per natura, e che chi non possiede quelle doti non potrà mai acquistarle, e sarà così sconfitto in partenza. È un’esaltazione della pura forza, le qualità intellettuali sono ritenute inutili nella lotta per l’esistenza. Senilità: Trama: Emilio Brentani, di famiglia un tempo agiata, lavora come impiegato in un’assicurazione triestina. Ha una certa reputazione di intellettuale per avere pubblicato un libro. Vive una vita piatta accudito dalla sorella Amalia e appoggiato dall’amico Stefano Balli, scultore fallito, ma che ha grande successo con le donne e che Emilio assume come figura paterna. La sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Angiolina, una ragazza spregiudicata, piena di amanti, che però Emilio, deciso a vivere con lei un’avventura, idealizzata. La situazione è resa ancora più complessa dalla presenza di Stefano di cui Amalia si innamora e anche Angiolina prova attrazione per lui. Emilio si accorge dell’innamoramento della sorella e tenta di allontanare Stefano, Amalia si rifugia nell’etere, si ammala e muore. Emilio si decide interrompere la sua relazione con Angiolina che fugge con un amante. Emilio torna alla sua vita grigia. Il narratore si pone in aperto contrasto con la prospettiva del suo personaggio, ristabilendo la verità laddove Emilio offre interpretazioni ambigue e poco convincenti. La senilità è l’incapacità di immedesimarsi nella vita, è l’assenza da ogni coinvolgimento, il timore di fronte le forze vitali. Si tratta di uno stato psicologico che conduce il personaggio a una specie di torpore caratterizzato dall’assenza di sentimenti, da indifferenza e capacità di comunicare. La rinuncia a vivere non porta alla felicità, ma lascia il protagonista insoddisfatto. Il ritratto dell’inetto: Il dato essenziale che caratterizza il protagonista è il fatto che mente. Due sono i livelli delle sue menzogne: innanzitutto con i suoi propositi di procedere con cautela nella relazione, nasconde ad Angiolina il fatto che per lui la ragazza non potrà essere più di un giocattolo, ma poi mente anche a se stesso adducendo la famiglia e la carriera per motivare il proposito di non intrecciare un legame serio. La famiglia e la carriera in realtà non esistono: la prima non è costituita da una moglie e dei figli, ma dalla sorella nubile. La seconda non è che è un modesto impiego a cui si aggiunge una mediocre reputazione ricavata da un romanzo. Si manifesta qui il ritratto primario della personalità di Emilio: la sua falsa coscienza, la sua tendenza a costruirsi maschere gratificanti ai propri occhi pur di non vedere lo squallore della sua vera condizione. Emerge anche il senso della senilità: Emilio ha paura di affrontare la vita, richiudendosi nel nido familiare come in un guscio protettivo. L’occasione per uscire da questo nido è l’incontro con Angiolina. Il personaggio di Angiolina appare carico di valenze simboliche, offrendosi come emblema della giovinezza e della salute. Ma il valore simbolico di Angiolina non appartiene all’oggettività del narrato: è la prospettiva di Emilio che trasfigura la donna in simbolo. Emilio, idealizzando Angiolina, la vede come una sorta di musa. Emilio si rivela un romantico idealista, che non sa vedere nella donna se non l’angelo. Mentre Angiolina si allontana Emilio coglie le sue movenze da felino proiettando su di lei il mito decadente della donna fatale. Vi sono continui commenti di sarcasmo del narratore che smentisce seccamente i sogni di Emilio. Il narratore rappresenta l’alternativa di una prospettiva superiore, più lucida e consapevole con il proposito di smascherare gli autoinganni di Emilio La coscienza di Zeno: Questo terzo romanzo è diverso dai precedenti, di mezzo vi sono avvenimenti che cambiarono l’autore stesso: la prima guerra mondiale, l’avvicinamento alla psicanalisi di Freud e l’esperienza delle avanguardie. Trama: Zeno Cosini, ricco commerciante di Trieste che ha ricevuto in eredità dal padre l’azienda di famiglia, si rivolge a uno psicanalista perché vuole liberarsi dall’ossessione del fumo. Il dottor S. gli chiede di scrivere i propri ricordi, ma il paziente, dopo sei mesi, decide di interrompere la cura. Lo psicoanalista allora, per vendicarsi, decide di pubblicare le pagine che Zeno gli ha inviato: si tratta delle memorie di Zeno scritte e prima di iniziare la terapia. La parte finale invece è posteriore e contiene il diario in cui Zeno dichiara la propria guarigione, non opera dello psicoanalista ma per ritrovata stabilità economica. L’opera si presenta come un memoriale autobiografico, organizzato in: - Prefazione (del Dottor S) - Preambolo (di Zeno) L’inettitudine di Guido risalta soprattutto nel particolare della mancata lettera di revoca dell’ordine, che all’origine di tutto il disastro. Rientrato in ufficio dopo una lunga assenza Zeno non si ricorda più dell’affare come Guido. Arrivato il telegramma che annuncia l’invio del solfato Zeno pensa che ci debba essere la lettera di conferma dell’ordine e la scopre immediatamente anche se dice di non averla mai vista. Forte è il sospetto che menta e che invece l’avesse letta e deliberatamente trascurata per nuocere a Guido, o meglio, che l’avesse dimenticata, con uno di quei classici atti mancati che rivelano degli impulsi profondi (Freud). Zeno benché professi una fraterna amicizia per Guido, nutre in realtà per lui una segreta avversione. La medicina, vera scienza: Il Dottor Paoli incarna una figura paterna, però Zeno è messo a disagio dal suo occhio freddamente indagatore: è il disagio dinanzi alla figura paterna punitrice. Contrapposizione tra la psicoanalisi, definita una ciarlataneria, e la medicina, celebrata come scienza autentica. Il medico lavora su dati di fatto materiali, che sono certi, mentre nella psicoanalisi si può tranquillamente simulare, mentire e inventare. Questa fiducia nella scienza rivela una prospettiva molto positivistica. Nella formazione di Svevo, accanto a Schopenhauer, Nietzsche e Marx, aveva effettivamente avuto un peso il positivismo ma lo scrittore non disprezzava affatto la psicoanalisi. Non aveva fiducia nella psicoanalisi come metodo terapeutico ma la riteneva un ottimo mezzo per i romanzieri perché in grado di fornire preziosi strumenti per indagare la profondità della psiche e difatti il metodo psicoanalitico è alla base della costruzione narrativa del romanzo. Zeno è guardato con ironico distacco per la sua illimitata fiducia nelle analisi materiali nonché per la sua contentezza nello scoprire finalmente una malattia fisica, precisamente catalogabile, tanto semplice a differenza della complicata e inafferrabile malattia psichica. Il diabete gli dà paradossalmente sollievo. La profezia di un’apocalisse cosmica: L’ultima pagina del diario contiene l’amara riflessione di Zeno sulla condizione dell’uomo: si tratta di una meditazione che estende la malattia a tutta l’umanità, perché essa dipende dalla malattia congenita alla civiltà del falso progresso. Il tema conduttore di questa riflessione finale è la malattia. L’uomo, con l’espansione delle città, ha occupato gli spazi che erano della natura e ha inquinato l’aria con i suoi fumi. La salute è prerogativa delle sole bestie, mentre la malattia è connaturata con la vita stessa dell’uomo che non potrà mai raggiungere la salute. L’uomo a differenza degli animali non conosce un tipo di evoluzione verso il meglio e compensa la mancanza creando ordigni fuori dal suo corpo. Ma, non facendo evolvere il suo organismo, diventa sempre più debole, di conseguenza si moltiplicheranno malattie e ammalati. Per purificare il mondo dalle malattie Zeno ha una prospettiva pessimistica, un’apocalisse distruttiva. Solo così la terra, tornata allo stato originario di nebulosa, errerà nello spazio finalmente libera da malattie. Questa visione apocalittica è suggestionata dallo sviluppo della civiltà delle macchine, generando diffidenza e paura dell’uomo nei primi decenni del 900. La conclusione del romanzo assume un inquietante valenza profetica: l’incubo delle bombe atomiche. Luigi Pirandello L’umorismo: L’umorismo è un saggio nel quale Pirandello raccoglie le considerazioni e le scoperte del romanzo Mattia Pascal e di numerose novelle. Il saggio serve a spiegare qual è la differenza tra poetica umoristica e l’arte tradizionale: vuole dimostrare che l’arte umoristica è più adatta a rappresentare la realtà come essa è. Di fondo c’è la consapevolezza che esistono nella percezione della realtà da parte delle persone due stadi: il primo è l’avvertimento del contrario: quell’atteggiamento istintivo e superficiale che ci porta a ridere davanti a situazioni e persone che noi percepiamo come diverse da come ci aspetteremmo, dalla normalità. Questo atteggiamento superficiale, grazie all’intervento della riflessione, si trasforma nel sentimento del contrario: dopo una prima reazione spontanea di riso subentra in chi osserva la situazione una riflessione che tende ad andare aldilà dell’apparenza e ad interrogarsi sulle cause e ragioni più profonde di questa stranezza, genera non più la risata superficiale iniziale ma una risata più amara. L’arte che scompone il reale: Se la realtà per Pirandello è un fluire continuo, che noi cerchiamo di fissare in forme stabili ma che continua a scorrere, sotto le costruzioni fittizie, come le parti che assumiamo nella vita sociale, l’arte umoristica fa saltare queste barriere fittizie. L’umorismo per Pirandello è essenzialmente una manifestazione della realtà moderna. L’arte umoristica va a fondo nel disgregare anche la psicologia degli uomini, fa venire alla luce il fondo oscuro della psiche. Novelle per un anno: Pirandello scrive novelle lungo tutta la sua attività letteraria, nel 1922 progetta la sistemazione delle novelle in una raccolta, Novelle per un anno. Non conclude il progetto, in tutto realizza 250 novelle. Non c’è cornice e ordine, sono disposte in ordine caotico come se volesse riprodurre il caos che domina l’intera realtà. Sulla base dell’argomento la critica distingue due filoni: le novelle siciliane e le novelle piccolo borghesi. Le novelle siciliane sono ambientate in Sicilia, simile a quella di Verga, i protagonisti sono umili, contadini. Le novelle piccolo borghesi hanno un’ambientazione cittadina, la maggior parte a Roma, hanno come protagonista il ceto medio. Le tematiche sono: teoria delle maschere, famiglia e società come trappola, individuo che non ha possibilità di evasione se non nella follia. Ciàula scopre la luna: La novella rivela legami con Rosso Malpelo di Verga. Valori simbolici: la descrizione del suo emergere all’aperto dei cunicoli della miniera è la rappresentazione simbolica di una rinascita. Il fatto veramente significativo è che il protagonista, all’esterno, non trova come temeva il buio e il vuoto, trova la luce della luna. Viene rappresentato una sorta di esperienza mistica, una fusione panica con la vita universale (novella siciliana). Il treno ha fischiato: La novella narra dell’improvvisa follia di un impiegato modello, Belluca. La ragione del gesto di ribellione sta nella rivelazione momentanea dell’esistenza di un’altra vita, aldilà di quella monotona di ogni giorno. Di quest’altra vita egli ha avuto improvvisa intuizione udendo il fischio di un treno, che provoca in lui la tendenza all’evasione nel mondo dell’immaginazione e della fantasia. La ricerca del senso riposto dell’evento comincia quando la voce narrante assume un volto, si tratta di un narratore testimone, che conosce bene il protagonista. Lui formula l’ipotesi che il fatto assurdo possa avere una spiegazione e il primo passo in questa direzione è la ricostruzione della personalità e della vita attuale di Belluca. Pirandello porta deliberatamente all’assurdo, attraverso un processo di esagerazione iperbolica. La causa che ha scatenato la follia di Belluca è stata una sorta di Epifania, la rivelazione improvvisa di un senso della realtà fino a quel momento rimasto ignoto. Belluca è uno dei tanti eroi pirandelliani che hanno capito il giuoco e che hanno preso coscienza della vera natura della realtà. Il fu Mattia Pascal: Il fu Mattia Pascal, terzo romanzo dopo “l’esclusa” e “il turno”, segna una svolta nel percorso di Pirandello. Il romanzo rappresenta una commistione di diverse tipologie narrative: il romanzo autobiografico, il racconto filosofico e la riflessione metanarrativa. Mattia è il modello esemplare di uomo novecentesco, consapevole della propria marginalità del creato, impossibilitato a trovare consolazione nei sistemi filosofici e religiosi del passato. Trama: Mattia Pascal racconta la sua storia. Da giovane ha vissuto da inetto: scialacqua l’intero patrimonio familiare ed è costretto a sposare la figlia dell’amministratore che gli ha depravato via tutti i beni. La vita domestica diventa intollerabile per i continui litigi con moglie e suocera, Mattia decide così di fuggire. Vince una buona somma di denaro e, ancora indeciso sul da farsi, apprende dal giornale la notizia della sua morte. Al suo paese infatti è stato trovato un cadavere ormai riconoscibile e tutti pensano appartenga a lui. Mattia decide di approfittare dell’occasione e di rifarsi una vita. Con la nuova identità di Adriano Meis inizia a viaggiare. Raggiunge Roma, prende una stanza in affitto e inizia a frequentare la famiglia del padrone di casa, Anselmo Paleari. Si innamora di sua figlia, Adriana, iniziando a suscitare una crescente curiosità sul suo passato. Decide quindi di abbandonare l’identità di Adriano e, inscenando un suicidio, si riappropria del vecchio nome. Torna al paese, dove trova profondi cambiamenti. La moglie si è risposata e ha avuto due figli dal nuovo marito. Escluso da tutti, riprende il suo vecchio lavoro di bibliotecario, recandosi di tanto in tanto a far visita alla sua tomba. - L’esperienza dello sdoppiamento: il protagonista sperimenta fino in fondo il tema dello sdoppiamento e della perdita di identità - La fragilità delle maschere sociali: escluso dalla società sperimenta un’esperienza marginale, che gli permette di guardare la realtà con distacco, può quindi rendersi conto dell’inconsistenza delle maschere sociali - L’assurdità degli eventi: il romanzo si basa sull’accadimento di eventi assurdi, casuali e spesso inverosimili - L’inconsistenza delle certezze: le stesse certezze su cui si fonda la vita sociale sono vuote, precarie e relative La costruzione della nuova identità e la sua crisi: La prima reazione del protagonista dinanzi all’improvvisa liberazione dalla trappola è un senso di libertà. Mattia commette però un errore capitale, si dà una nuova identità, cioè si chiude in un’altra trappola. Dopo tanti viaggi quella libertà assoluta comincia pesargli, perché egli avverte la sua solitudine, sente il bisogno di una compagnia. L’episodio del cagnolino prova quanto Mattia sia legato alla vita comune, che si fonda appunto sull’identità personale ben definita. Proprio perché non si è elevato ad una coscienza superiore, filosofica, l'essere forestiere della vita è una condizione non gioiosa e esaltante, ma dolorosa: siccome lui c’è una struggente nostalgia di una regolare esistenza, delle abitudini quotidiane e normali, del nido familiare. Adriano Meis rivela di aver conservato il carattere piccolo borghese. Compare il motivo della critica alla civiltà delle macchine, molto diffuso nella letteratura del primo novecento. Gli intellettuali in questo periodo si pongono in opposizione al progresso moderno, alla civiltà industriale, la loro protesta è fatta in nome del passato e dei valori di una cultura gentiluomo, progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in duello. Leone accetta. Al momento fissato per l’incontro Leone rivela di non avere alcuna intenzione di scendere sul terreno: a battersi non tocca a lui ma all’amante, Guido combatte e muore. Il dramma è un capolavoro del teatro pirandelliano nel periodo grottesco, cioè una fusione di tragico e comico. Leone si presenta all’apparenza come un tipico eroe pirandelliano, filosofo ed estraniato dalla vita. Questa sua filosofia di vita le esprime mediante la metafora dell’uovo: il caso imprevisto, che suscita le passioni e sconvolge l’equilibrio interiore, è paragonato ad un uovo fresco che arrivi addosso all’improvviso: il filosofo prontamente lo afferra, lo fora e se lo beve, riducendolo ad un guscio vuoto. Con l’intelletto sottrai alla vita tutta la sua torbida carica passionale portando così alla luce il suo vero carattere di vuoto gioco di apparenze esteriori. L’estraniarsi del filosofo è una maschera falsa che cela una realtà più profonda: il dominio che subdolamente Leone vuole esercitare sulla moglie rivela e lui un groviglio di passioni contraddittorie. La maschera cade definitivamente nella conclusione del dramma dicendo “io vi ho puniti”. La battuta svela come Leone fosse mosso da un rancore profondo e da un desiderio di vendetta. Filippo Tommaso Marinetti Manifesto del futurismo: Il manifesto enuncia i principi fondamentali della rivoluzione futurista. Il discorso oppone i futuristi a tutta quanta la mentalità del passato, con i suoi valori morali, politici e artistico-culturali. Per i futuristi la vita è da cercare nel movimento, in un’azione sempre più energica. Uso di uno stile perentorio e nettamente scandito. Manifesto tecnico della letteratura futurista: Marinetti enuncia i procedimenti su cui intende basarsi la nuova letteratura futurista. Il punto da cui partire è la distruzione della sintassi. Da qui la necessità di avanzare delle proposte alternative e sostitutive: l’uso del verbo all’infinito, l’eliminazione dell’aggettivo e dell’avverbio, l’uso di simboli matematici. Uso della sinestesia: Marinetti intende dare voce e consistenza alla realtà della materia, nelle sue risonanze profonde: di qui il tentativo di riprodurre il rumore, il peso, l’odore, inserendoli in un procedimento sinestetico, dal momento che le sensazioni, per il loro movimento e la loro mutevolezza, tendono a confondersi. Bombardamento: Gli effetti dell’bombardamento sono resi soprattutto attraverso significanti onomatopeici che si propongono di ricreare il suono dei rumori assordanti e dei boati. Aldo Palazzeschi E lasciatemi divertire!: Il poeta propone un tipo di poesia come puro divertimento, fatto di semplici accostamenti e suoni verbali che appaiono privi di qualsiasi significato. Il poeta rivendica il proprio diritto di poter usare le parole anche solo per il suo divertimento. Sergio Corazzini Desolazione del povero poeta sentimentale: La poesia è sentimentale, fatta di sentimenti piccoli e comuni, poveri come povero è il poeta. Nella prima strofa l’uso del “tu”, con cui il poeta si rivolge a un ipotetico lettore, imprime al discorso un tono colloquiale. La domanda del primo verso trova subito una risposta negativa, l’autore rifiuta la qualifica di poeta. Questa parola secondo la definizione ufficiale ha dei significati troppo alti perché lo scrittore che si possa riconoscere e identificare, all’immagine del poeta viene sostituita quella del piccolo fanciullo: le sue lacrime diventano l’equivalente della sua poesia. Nella seconda strofa sottolinea come la vita del poeta sia stata e sia tuttora una povera cosa, fatta di gioie e di tristezze comuni. L’esistenza si rivela in fondo un’esperienza che non contiene ragioni particolari per continuare ad essere vissuta: di qui il desiderio di morire. Si intensifica la presenza di un linguaggio religioso, nella quinta strofa il discorso si fa più esplicito, la comunione con Gesù diventa una possibile soluzione del mistero delle cose. Nella sesta strofa si prefigura l’immagine cristiana della morte. La settima strofa evidenzia come l’autore per la vita semplice delle cose possa essere minacciato dalla precarietà in cui queste si trovano ad esistere. L’ottava e l’ultima strofa ribadisce il concetto di morte. Clemente Rebora Viatico: Il motivo di fondo della poesia è costituito dall’orrore provocato dalla guerra, sul piano dello strazio fisico del tormento spirituale, è una realtà che non può essere né sublimata né edulcorata, ma deve essere posta dinanzi nostri occhi nei suoi aspetti più crudi e scostanti. È descritto il tentativo di soccorrere un compagno ferito e di riportarlo entro le proprie linee. Viene sottolineata la condizione disumana di un’impotenza che impedisce di affermare, con l’aiuto portato a chi soffre, ogni rapporto di fratellanza e di solidarietà. Il tormento di cui è vittima il compagno caduto si traduce allora in una richiesta di pietà per i rimasti, straziati a loro volta da un tormento indicibile. - Rebora enfatizza per chi è in trincea, si crea un effetto di straniamento - L’autore uscì devastato dall’esperienza delle trincee - Linguaggio potente: futurismo, sostantivi forti - “Il tuo lamento ancora”: manca il verbo, è una frase atemporale, il lamento sembra non finire mai Giuseppe Ungaretti L’allegria: Il nucleo originario di questa raccolta è formato dalle poesie contenute in Porto Sepolto, nate dall’esperienza in trincea durante il primo conflitto mondiale. Il dolore e la crudeltà della guerra spingono il poeta a riflettere sulla condizione umana e a cercare il senso dell’esistenza. Tuttavia, - Rispetto a porto sepolto o fratelli vi sono più verbi e attenzione ai piani temporali - Patria personificata - Tentativo di integrazione dell’amico, non riesce neanche essere più arabo, esule, non ha più patria - Immagine metaforica: capacità di esprimere con la poesia la propria interiorità, l’amico non è stato capace di esprimere il suo dolore per aver perso e non trovare più le radici (differenza Ungaretti) Mattina: Nella brevissima sequenza, la presenza del poeta appare investita di una luce intensa. Ne risulta una sensazione di totalità e di pienezza di vita che rappresenta uno stato di beatitudine e di grazia. Il carattere momentaneo di un’improvvisa folgorazione e illuminazione è reso dal titolo, che indica il momento contingente di un’improvvisa e quasi miracolosa comunicazione con l’infinito. Tra il titolo e il testo esiste un rapporto di corrispondenza analogica che riguarda i legami fra il tempo e l’eternità, il finito e l’infinito, il mortale e l’immortale. - Esperienza: risveglio del mattino e visione del sorgere del sole - Sensazione di totalità, energia della vita provata da questa esperienza - Figura retorica: allitterazione della “m”, amplifica il pronome personale è il termine immenso - Il poeta è in contatto con l’infinito, è un’esperienza rapida, alogica, mistica, per un attimo si sente parte dell’infinito. - Differenza con infinito leopardiano: non è filtrato dalla mente Soldati: Anche in questa poesia il titolo entra a far parte integrante del testo, risultando un elemento essenziale per la sua comprensione. Esso costituisce il punto di riferimento del procedimento analogico, che assimila la vita del soldato alla fragilità di una foglia d’autunno. L’intera poesia è formata da un complemento di paragone, retto da un verbo comune, il cui uso impersonale sottolinea una condizione di anonimato, ad accentuare il senso acuto di solitudine desolata e di abbandono che pure accomuna la vita dei soldati. Il valore è tutto relativo di una vicenda esistenziale continuamente sospesa tra vita e il nulla emerge dalla profonda spezzatura dei versi, che richiedono una scansione isolata, intervallata da pause profonde. - Immagine non originale, antica. Originale è “soldati”, determinata categoria - Per rendere più universale la sua esperienza non inserisce il soggetto. Diverso da Mattina: non è personale, fa riferimento ad un intero gruppo umano - Rottura sintattica, enfatizza la rottura della vita e dell’esistenza I fiumi: In questa poesia vi è il recupero del proprio passato attraverso la memoria. Immergersi nella corrente dell’Isonzo equivale a ricordare tutti gli altri fiumi che hanno segnato l’esperienza della sua vita, ricomposta nelle diverse fasi. L’acqua è un evidente simbolo della vita. Il Serchio richiama le sue origini, il Nilo rievoca la stagione libera e avventurosa dell’infanzia, la Senna richiama alla formazione artistica intellettuale con la scoperta della vocazione letteraria. L’immersione nell’acqua ha un valore rituale, che rinvia in particolare alla cerimonia del battesimo. Altri termini alludono alla sacralità: urna e reliquia. Lo scorrere dell’acqua compie un’opera di trasformazione e di purificazione. - Ripercorre attraverso dei corsi d’acqua le proprie origini e la propria natura composita e il tema del nomadismo - Circo: senso di abbandono, solitudine - Sasso: sono una creatura - Con l’esperienza della guerra per la prima volta si è reso conto di essere una piccola parte dell’universo, in sintonia con esso. Come anche in Veglia la guerra ha un risvolto positivo per lui - Paragona la sua vita ai petali di un fiore fatti di tenebre: antitesi vita e morte Il dolore: Torna ad una poesia più semplice. Somma due esperienze autobiografiche: il dolore per i lutti (morte del fratello e del figlio) e il lutto collettivo della seconda guerra mondiale. Testi scritti tra il 1933 e il 1947 Tutto ho perduto: Sottoforma di una confessione autobiografica, il poeta denuncia la perdita dell’infanzia. Sotterrando l’infanzia, il poeta ha perduto se stesso. - Punto di vista stilistico: semplificazione. Versi più lunghi rispetto all’allegria, ricompare la punteggiatura e le strofe - Linguaggio: scarno, medio ma non come l’allegria - “Smemorarmi”: perdere la memoria, caratteristica dei bambini di dover avere una memoria propria - Il fratello rappresentava l’infanzia - Non è più capace di esprimere il suo dolore attraverso il canto - Roccia: sono una creatura Umberto Saba Canzoniere: Il canzoniere raccoglie in un unico libro organico tutta la produzione poetica di Saba ed è definito dal poeta stesso l’opera di tutta la mia vita. - Tutte le liriche sono ispirate a momenti autobiografici - L’opera accompagna tutta la vita del poeta in un continuo processo di revisione e crescita - Raccontando se il poeta riflette su se stesso nel tentativo di conoscersi e dare un senso alla propria esistenza, condizione generale dell’uomo Temi: - Memoria e contrasto tra passato sereno ma in recuperabile e presente e doloroso - Conflitti interiori: madre e padre, se stesso e gli altri, sentimento di esclusione e volontà di condivisione - Incapacità di godere appieno la vita e risolvere le proprie contraddizioni - L’infanzia e la ricerca del trauma originario, identificato dal poeta nell’essere stato conteso tra due madri che diventano il simbolo di due diverse concezioni di vita, gioiosa la balia, dolorosa la madre Funzione della poesia: - Etico conoscitiva: con la scrittura il poeta riflette su se stesso - Consolatoria - Terapeutica: elaborare i traumi e far emergere i significati nascosti A mia moglie: L’immagine femminile che traspare dal testo risulta del tutto inconsueta e originale all’interno della tradizione poetica italiana, dove la donna è vista perlopiù secondo un processo di idealizzazione e di cristallizzazione in tipologie ben definite. I paragoni suggeriscono atteggiamenti e gesti precisi, volti ad illustrare le qualità fisiche e morali della donna. - Una delle prime rappresentazioni femminili in grado di emanciparsi dalla donna angelo o Femme fatale, anticonformista, immagine più realistica - Originale: maternità e animali domestici, umili e non nobili. Attraverso la quotidianità di questi animali fa emergere le caratteristiche personali della moglie. Città vecchia: La strada affollata del quartiere del porto induce il poeta a riscoprire le ragioni semplici ma autentiche dell’esistenza, ristabilendo con i propri simili un rapporto di affettuosa solidarietà. Saba vuole assumere anche un atteggiamento polemico nei confronti del simbolismo e di ogni forma di poesia pura: l’infinito e da lui ricercato non in un’astratta relazione di corrispondenze analogiche, ma nella concreta umiltà della gente povera. - Trieste è protagonista di tanti componimenti - Descrive la zona del porto: nell’umanità ritrova il senso profondo dell’appartenenza al genere umano - Differenza dal Leopardi: l’infinito è associato a qualcosa dentro l’essere umano, nei ceti umili, anticonformista - Qui il suo pensiero ha modo di studiare l’umanità - Figure tipiche non filtrate, realistiche Amai: La prima strofa riguarda in particolare la forma poetica, il linguaggio composto da parole semplici e comuni. In queste dichiarazioni c’è anche un’orgogliosa affermazione di anticonformismo, per il coraggio di aver compiuto una scelta non tentata da altri e per essere riuscito originale nel suo difficile tentativo di ottenere nuovi effetti con un materiale così abusato. La strofa centrale si riferisce al valore di testimonianza e di impegno attribuito alla poesia, volta alla ricerca di una verità nascosta, che occorre scoprire al di sotto delle apparenze superficiali. La vita contiene anche - Tema del varco - Senso di attesa di un’epifania: in Joyce si verifica, qui no - Approccio razionale, non si può cogliere un senso dell’esistenza - Il poeta si allude che il malessere possa essere spiegato ma in realtà si accontenta di brevi momenti, situazione di accettazione (Leopardi) Non chiederci la parola: Montale si rivolge direttamente a un ipotetico interlocutore, in questo caso il poeta usa per se stesso la prima persona plurale, coinvolgendo quindi anche gli altri poeti e la poesia. Il testo costituisce infatti un documento essenziale di poetica. Nella prima quartina si afferma che la poesia non è in grado di portare ordine nel caos interiore dell’uomo, né di definire ed esprimere con precisione impulsi e sentimenti confusi e contraddittori. Il concetto viene presentato, attribuendo all’astratto una forma concretamente sensibile, attraverso le immagini di un animo informe che non può essere squadrato e delle lettere di fuoco con cui dovrebbero essere espressi i suoi modi, poi si materializza nell’immagine del croco, il fiore dall’intenso color giallo: la parola poetica dovrebbe dare senso, valore, pienezza alla vita, illuminare il grigiore insensato e mortificante del vivere quotidiano, dell’aridità esistenziale, ma il poeta afferma che essa non è in grado di svolgere questo compito. L’interiezione d’apertura della quartina centrale rappresenta un segno di rammarico, ma soprattutto di totale polemica nei confronti dell’uomo deciso e sicuro, in pace con se stesso e gli altri: è il conformista, interamente appagato e integrato nel mondo in cui vive, a differenza del poeta e dei suoi elettori egli non si pone domande, non si preoccupa della sua ombra, simbolo degli aspetti negativi dell’esistenza. La vampa del sole si collega al motivo dell’aridità. La parola poetica non è più, come ritenevano i simbolisti e Ungaretti, la formula magica che ci introduce nell’essenza ultima e segreta della realtà che ci fa attingere all’assoluto. I due versi finali esprimono con estrema lucidità la condizione di un’esistenza priva di certezze conoscitive e di valori alternativi, la poesia non è in grado di proporre messaggi positivi, può solo definire lucidamente una condizione in negativo. Bisogna tener conto del momento storico e politico in cui il testo si colloca: l’affermarsi della dittatura fascista, che genera negli intellettuali un senso di impotenza. L’unico mezzo per opporsi ad essa è isolarsi nella propria solitudine, trovare la propria dignità solo nella negazione, non essendovi la possibilità di un impegno civile e culturale in positivo Meriggiare pallido e assorto: Il paesaggio è arido e scabro, propone il motivo dell’aridità, dominante negli ossi di seppia, come emblema oggettivato di una condizione esistenziale desolata, prosciugata e svuotata. Il paesaggio di Montale non si apre all’uomo, vive in se stesso, chiuso nella propria realtà in comunicabile. Esso non è uno scopo, il cui conseguimento possa pagare il poeta, ma un tramite, verso l’altro, verso un qualcosa che resta misterioso e inconoscibile. La muraglia e il muro rappresentano la chiusura e una prigione esistenziale, l’impossibilità di attingere a una verità e pienezza che si collocano al di là dell’ostacolo, irraggiungibili. - Riferimento a Pascoli per i rumori provenienti dalla natura - Uso dei verbi all’infinito, tributo al futurismo, serve a sottrarre le azioni dal momento temporale - Muro: correlativo oggettivo della vita oltre alla quale non possiamo andare. Antitesi con la siepe di Leopardi, per Montale oltre al muro non c’è niente Spesso il male di vivere ho incontrato: Il testo può essere additato come perfetto esempio di un procedimento poetico tipicamente montaliano, che consiste nell’affidare a determinati oggetti il compito di esprimere stati interiori o concetti astratti. Il poeta esprime il motivo di una tipica condizione esistenziale, il male di vivere, ma materializza il concetto, presentando quasi come una presenza reale fisicamente tangibile. Si identifica direttamente con le cose che lo rappresentano: il rivo strozzato, l’incartocciarsi della foglia, il cavallo stramazzato. In opposizione al male di vivere vi è l’atteggiamento di distacco e di indifferenza, come quello assunto dalla divinità, impassibile di fronte alla miseria del mondo. Ai tre emblemi del male si contrappongono tre emblemi di una specie di bene: la statua, la nuvola e il falco. - Correlativo oggettivo: utilizzo di oggetti, immagini nei quali si trasferisce lo stato d’animo del poeta senza che venga spiegata la relazione - Tema dell’aridità - Impossibilità di pensare ad altro rispetto a ciò che vediamo - Lontananza del divino, concetto di divinità che non hai interesse nei confronti degli uomini, riferimento Pascoli - Per Montale la poesia non è conoscitiva o rivelativa Le occasioni: Testimonianza del vissuto e dell’atmosfera fiorentina sono le occasioni. Nelle liriche si trova espressa la violenza della storia e il degrado umano di una società dominata dai totalitarismi, al cui il poeta oppone, come forma unica di salvezza, la cultura. Temi: - Progredire della situazione storica, tra fascismo e minaccia di guerra - L’amore e le donne (Clizia e Arletta) - L’intellettuale sentendosi escluso dalla storia e dalla società per il rifiuto del fascismo propone come forma di salvezza la letteratura, il cui emblema è Clizia, una sorta di nuova Beatrice. Clizia è una figura assente che appare solo attraverso epifanie. Donna-angelo in chiave laica. Stile: - Stile lessico più elevati rispetto ossi di seppia - Uso del correlativo oggettivo Non recidere, forbice, quel volto: La poesia esprime angoscia per la memoria che non riesce a conservare l’immagine del volto amato. Si tratta di un’esperienza dolorosa, di una ferita inferta al tessuto dell’esistenza: a esprimerla sono tre immagini, la forbice che taglia via il volto della donna, il freddo che giunge improvviso e raggela, l’albero che, colpito dalla accetta, fa cadere nel fango il guscio della cicala rimasto attaccato al tronco. - Visione ciclica del tempo: il passato non esiste, il presente è negativo e non vi sono speranze per il futuro. Non ci si può più rifugiare nel passato. Orwell 1984 - Il mottetto diventa un breve componimento di argomento amoroso - Apostrofe alla forbice La casa dei doganieri: La poesia ripropone il tema della memoria. L’inizio rimanda chiaramente a quello di A Silvia di Leopardi. Se Leopardi si augura che Silvia ricordi ancora il tempo felice della sua vita mortale, la fanciulla di Montale non può più ricordare. La desolazione lasciata dal fallimento della memoria si concretizza in un oggetto, la casa dei doganieri, un tempo luogo di un evento felice, ora segnata da solitudine e abbandono. Il poeta non insiste sull’immagine gioiosa del passato bensì su quella diversa del presente, non più lieta. Il soggetto resta prigioniero nello scorrere monotono del tempo, che ritorna sempre su se stesso, senza realmente procedere. Il poeta si protende a cercare un varco che offre una via di fuga e di salvezza da quella condizione immobile di prigionia. Ma la speranza è subito spenta. Correlativo oggettivo: casa dei doganieri, bussola, dadi, filo, banderuola. Oggetti poveri, lontani dalla lirica aulica della tradizione. - Dedicata ad Arletta - In questo componimento immagina che la sua morte sia già avvenuta. - A differenza della donna angelo è spesso irrequieta - A differenza di Silvia, che canta mentre tesse, Montale non associa alcun suono felice perché immagina che sia morta - Crollo delle certezze, bussola impazzita: correlativo oggettivo dell’assenza di certezze dell’uomo contemporaneo - Il ricordo è destinato a svanire - Poeta in attesa di una rivelazione, epifania - Confronto con Pirandello: desolazione dell’uomo contemporaneo che ha perso ogni certezza, per Pirandello la soluzione è la pazzia, per Montale non c’è soluzione La bufera e altro: È un’opera frammentaria che rappresenta la terza fase della poetica di Montale in un mutato contesto storico: la guerra, il dopo guerra e la delusione politica, la guerra fredda e la paura del conflitto atomico, i viaggi come inviato del Corriere della Sera, la lontananza di Irma Brandeis e il nuovo amore per la poetessa Maria Luisa Spaziani. Temi: - Amore sublimato - Ricerca metafisica e religiosa - La guerra e i mali della storia - Riflessione di carattere civile, difende le sue posizioni laiche indipendenti, in riferimento a situazioni tratte dalla vita politica come l’affermazione dei partiti di massa, dicendosi lontano tanto dal marxismo quanto dal clericalismo - Ricerca religiosa e metafisica della salvezza Il sogno del prigioniero:
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