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Testi delle poesie di D'Annunzio, Saba, Corazzini, Pascoli ,Montale, Ungaretti, Gozzano, Dispense di Letteratura Italiana

Testi completi per preparazione esame di Letteratura Italiana (antologia delle poesie dei suddetti autori)

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 13/07/2018

serena.B_Walker
serena.B_Walker 🇮🇹

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Scarica Testi delle poesie di D'Annunzio, Saba, Corazzini, Pascoli ,Montale, Ungaretti, Gozzano e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! GABRIELE D’ANNUNZIO LA PIOGGIA NEL PINETO: Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitío che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alvèoli con come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. MEMENTO AUDERE SEMPER Memento audere semper (ricordati di osare sempre) PASCOLI: X AGOSTO: San Lorenzo , io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto : l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono ; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! GELSOMINO NOTTURNO: 1. E s’aprono i fiori notturni, 2. nell’ora che penso a’ miei cari. 3. Sono apparse in mezzo ai viburni 4. le farfalle crepuscolari. 5. Da un pezzo si tacquero i gridi: 6. là sola una casa bisbiglia. 7. Sotto l’ali dormono i nidi, 8. come gli occhi sotto le ciglia. 9. Dai calici aperti si esala 10. l’odore di fragole rosse. III Io voglio morire, solamente, perché sono stanco; solamente perché i grandi angioli su le vetrate delle catedrali mi fanno tramare d'amore e d'angoscia; solamente perché, io sono, oramai, rassegnato come uno specchio, come un povero specchio melanconico. Vedi che io non sono un poeta: sono un fanciullo triste che ha voglia di morire. IV Oh, non maravigliarti della mia tristezza! E non domandarmi; io non saprei dirti che parole così vane, Dio mio, così vane, che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire. Le mie lagrime avrebbero l'aria Di sgranare un rosario di tristezza Davanti alla mia anima sette volte dolente, ma io non sarei un poeta; sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme. V Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù. E i sacerdoti del silenzio sono i romori, poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio. VI Questa notte ho dormito con le mani in croce. Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo Dimenticato da tutti gli umani, povera tenera preda del primo venuto; e desiderai di essere venduto, di essere battuto di essere costretto a digiunare per potermi mettere a piangere tutto solo, disperatamente triste, in un angolo oscuro. VII Io amo la vita semplice delle cose. Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco, per ogni cosa che se ne andava! Ma tu non mi comprendi e sorridi. E pensi che io sia malato. VIII Oh, io sono, veramente malato! E muoio, un poco, ogni giorno. Vedi: come le cose. Non sono, dunque, un poeta: io so che per essere detto: poeta, conviene viver ben altra vita! Io non so, Dio mio, che morire. Amen IL MIO CUORE Il mio cuore è una rossa macchia di sangue dove io bagno senza possa la penna, a dolci prove eternamente mossa. E la penna si muove e la carta s’arrossa sempre a passioni nove. Giorno verrà: lo so che questo sangue ardente a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita SONO UNA CREATURA Come questa pietra del S. Michele così fredda così dura così prosciugata così refrattaria cos' totalmente disanimata Come questa pietra è il mio pianto che non si vede La morte si sconta vivendo MATTINA Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917 M’illumino d’immenso SOLDATI Soldati Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie UMBERTO SABA NEVE Dal cielo tutti gli Angeli videro i campi brulli, senza fronde né fiori e lessero nel cuore dei fanciulli che aman le cose bianche. Scossero le ali stanche di volare ed allora discese lieve lieve la fiorita di neve. ULISSE
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