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CORSO DI PREPARAZIONE TFA SOSTEGNO 2024 IX ciclo - TUTTE LE MATERIE, Slide di TFA Sostegno

Documento COMPLETO per tutti i gradi di scuola (ideale anche per uno studio "last minute") composto da slide e file discorsivi inerenti la LEGISLAZIONE SCOLASTICA, PSICOLOGIA, PEDAGOGIA E METODOLOGIE/STRATEGIE DIDATTICHE per la preparazione del Concorso al IX ciclo del TFA SOSTEGNO che si terrà nel 2024. Il documento inoltre tratta approfonditamente dei temi dell'inclusione e delle strategie didattiche da adottare in classe. Leggendo e studiando questo documento semplice, vi garantirete una preparazione più che esaustiva al concorso. (Troverete anche un altro file apposito da me caricato, contenente le tracce più frequenti, per la seconda prova del concorso)

Tipologia: Slide

2023/2024

In vendita dal 03/05/2023

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Scarica CORSO DI PREPARAZIONE TFA SOSTEGNO 2024 IX ciclo - TUTTE LE MATERIE e più Slide in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! AREA PSICOPEDAGOGICA Educare implica la presenza di un soggetto che si ponga in modo nuovo rispetto alla realtà che lo circonda. Le scienze dell’educazione sono: PEDAGOGIA, PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA, DIDATTICA E ANTROPOLOGIA. Al centro della progettazione esistenziale vi è la “persona” con le sue sfere motoria, affettiva, cognitiva, estetica, sociale e valoriale. La PEDAGOGIA  Deriva dal termine greco che paidos e ago: guidare, condurre il bambino. La pedagogia lavora per inquadrare e comprendere i passaggi universali dell’educazione, ampliando gli orizzonti ermeneutici (la metodologia dell’interpretazione), per stare dietro ai cambiamenti della società. Obiettivo è dotare la persona degli strumenti culturali e sociali per progettare e costruire una umanità che possa pensare criticamente ed esprimere emozioni solidali. Essa studia i processi educativi nell’accezione duplice di trasmissione e trasformazione culturale. Tramite la pedagogia si può leggere la realtà sotto il profilo dell’educazione, per poter realizzare un mondo migliore. La pedagogia agisce analizzando ed applicando le Teorie della Conoscenza e superando i modelli educativi in ordine al cambiamento della realtà. Infatti, il cambiamento comporta una innovazione del sistema educativo. Gli uomini del domani necessitano di capacità creative e critiche, di individuare, analizzare e risolvere problemi, di saper compiere scelte. Il progresso tecnologico ha accelerato la metamorfosi della società e le interazioni sociali. La scuola deve quindi promuovere una nuova mentalità che possa gestire la complessità e programmare. Concetti chiave   L’istruzione è un bene pubblico o privato, una risorsa irrinunciabile per lo sviluppo civile ed economico del paese;  Nell’attuale società dell’informazione e della conoscenza, la scuola deve sviluppare attraverso le discipline e la tecnologia il “pensiero formale”, che aiuta nella interazione con la realtà;  Saper disciplinare è uno strumento di interazione critica con la realtà. Profilo professionale degli insegnanti e nuovi orizzonti culturali  Il docente educatore del terzo millennio deve possedere 3 connotati: 1. Saper insegnare e trasmettere conoscenze avanzate; 2. Saper insegnare ad apprendere per tutto l’arco della vita; 3. Saper insegnare ad essere cittadini responsabili e indipendenti. L’attuale profilo professionale degli insegnanti deve assumere almeno tre dimensioni attorno alle quali giustificare la propria identità e funzioni:  La competenza disciplinare nella sua dimensione didattica;  La competenza formativa nella sua dimensione psico-pedagogica e metodologica;  La competenza educativa nella sua dimensione valoriale. Se sotto il profilo della competenza disciplinare il futuro insegnante si trova impegnato nell’aggiornare le conoscenze, nella prospettiva della competenza formativa ed educativa si richiedono a lui non solo competenze psico-pedagogiche, ma anche capacità di lettura-interpretazione del contesto socio culturale. Altre consapevolezze vanno promosse per una efficace riforma della scuola:  Non basta conoscere la propria materia per essere un bravo insegnante;  Sapere come si apprende non è solo competenza degli psicologi. Generalmente all’interno della psicologia dell’età evolutiva si distinguono 3 impostazioni teoriche: 1) TEORIA COMPORTAMENTISTA: o ambientalista, detta anche “teoria dell’apprendimento” o del “rispecchiamento meccanico”; 2) TEORIA GENETICA: o organistica, che comprende il pensiero di Piaget, della scuola di Ginevra e di Werner; 3) TEORIA PSICOANALITICA: che comprende il pensiero di Freud, di Jung, Adler, Klein ed Erickson. Le principali differenze tra queste impostazioni riguardano soprattutto:  Le ipotesi di base sulla natura del bambino e sui fini dello sviluppo;  I tipi di cambiamento dello sviluppo;  I fattori e modalità di sviluppo;  La presenza di stadi;  Le caratteristiche della maturazione. H. GARDNER  Di quale tipo di intelligenza hanno bisogno gli uomini per progredire nelle epoche future? Quali intelligenze la scuola deve costruire? Egli detta le 5 CHIAVI PER IL FUTURO: 1. L’INTELLIGENZA DISCIPLINARE: governa una forma di pensiero: è la modalità conoscitiva che caratterizza: - una particolare disciplina; - un certo mestiere; - una data professione. Secondo numerosi studi, occorrono fino a dieci anni per padroneggiare una disciplina. L’intelligenza disciplinare sa lavorare con costanza per migliorare la capacità e conoscenza. 2. INTELLIGENZA SINTETICA: accoglie le informazioni da diverse fonti, le comprende, le valuta e le combina in modo che abbiano un senso anche per gli altri. La capacità di sintesi diventa sempre più cruciale via via che le informazioni si moltiplicano a ritmi vertiginosi. 3. INTELLIGENZA CREATIVA: propone nuove idee, si pone interrogativi inconsueti e inventa nuovi modi di pensare e nuove risposte. La mente creativa può aspirare a superare di un passo anche computer e robot. 4. INTELLIGENZA RISPETTOSA: registra e accoglie con favore le diversità esistenti, sforzandosi di capire i diversi ed operare con loro. In un mondo in cui tutti sono interconnessi, l’intolleranza e l’assenza di rispetto non sono più concepibili. 5. INTELLIGENZA ETICA: riflette sulla natura dell’operatore e sui bisogni e aspirazioni della società in cui vive. Questa intelligenza concepisce che i lavoratori possono lavorare per un fine che va oltre l’interesse egoistico, e i cittadini possono operare altruisticamente per migliorare il destino di tutti. EDGAR MORIN (1921)  SETTE SAPERI necessari all’educazione del futuro. La scuola dovrebbe integrare il suo curricolo con 7 nuovi saperi che preparino i giovani ad affrontare con consapevolezza e responsabilità le sfide del futuro: 1. Capacità di conoscenza: l’errore e l’illusione; 2. Principi di una conoscenza pertinente; 3. Insegnare la condizione umana; 4. Insegnare l’identità terrestre; 5. Affrontare le incertezze; 6. Insegnare la comprensione; 7. L’etica del genere umano. Il bambino nasce privo di contenuto psicologico e crescendo riflette conformandosi gradatamente all'ambiente. Questa teoria si occupa principalmente del comportamento manifesto dove le sue modificazioni dipendano fondamentalmente da due meccanismi: il condizionamento e l'imitazione dei modelli. Le modificazioni e i progressi sono graduali e seguono un andamento regolare. Orientamento comportamentista: • L’apprendimento e sviluppo coincidono • L’insegnamento va programmato per scoprire l’oggetto dell’apprendimento e rivelando immediatamente l’errore Autori comportamentisti: Gagnè Pavlov  famoso per gli studi dello stimolo e riflesso condizionato Watson  padre del comportamentismo Thorndike Skinner TEORIE DELL’APPRENDIMENTO  Come apprendono i ragazzi? Nei vari periodi, gli studiosi hanno elaborato delle teorie in merito. Una delle prime è la TEORIA DEL COMPORTAMENTISMO. Gli psicologi dell’apprendimento affermano che l’alunno è oggi al centro del processo formativo. Alla base di tutto, nella psicologia e pedagogia moderna, i docenti sono i formatori e gli alunni sono al centro del processo formativo. Tutto parte dall’apprendimento, e non dal modo in cui si insegna. L’apprendimento è un cambiamento che arriva dall’esperienza. COMPORTAMENTISMO o behaviorismo  Detto anche “ambientalismo” o teoria dell’apprendimento e del rispecchiamento meccanico. Lo sviluppo è un processo continuo di apprendimento. L’individuo è passivo e diventa ciò che l’ambiente lo fa diventare. Il bambino nasce privo di contenuto psicologico e crescendo prende dall’ambiente, confrontandosi con esso. L’apprendimento avviene per “condizionamento” e per “imitazione dei modelli”. Rifiuta i meccanismi interni come rilevanti. 1) GAGNE’: adotta un modello gerarchico dell’apprendimento, basato su ricerche circa l’addestramento militare. Indicatore dell’apprendimento è la “prestazione”, ciò che noi riusciamo a fare. Si effettua una “task analisis”, analisi del compito, ossia una gerarchia dell’apprendimento. 2) PAVLOV: primo comportamentista. Famoso per stimolo e riflesso condizionato. Il cibo, nell’esperimento effettuato, rappresenta lo stimolo incondizionato, e la sbavatura è la risposta condizionata. Lo stimolo e le conseguenti risposte rappresentano il vero apprendimento. 3) WATSON: egli è il padre del comportamentismo. Prevede l’esistenza di un ambiente circostante attivo, capace di influenzare un soggetto passivo, che apprende solo se stimolato dall’esterno. Ritiene che esistano delle connessioni stimolo-risposta che sono ereditarie ed altre che si generano mediante processi di condizionamento. Questi ultimi si possono configurare come “processi di apprendimento”. 4) SKINNER: Teorico del “condizionamento operante”. Riprende gli studi di Watson. 5) THORNDIKE: ha elaborato la “LEGGE DELL’EFFETTO”. Secondo tale legge, quando una risposta è seguita da un premio l’intensità della connessione aumenta, mentre se è seguita da una punizione diminuisce. A lui si deve la teoria dell’apprendimento per prove ed errori.  GAGNE’ (anni ’60): modello gerarchico dell’apprendimento. Vuole individuare diversi tipi di apprendimento e le condizioni interne ed esterne che regolano il verificarsi dell’apprendimento stesso. Condizione interna fondamentale è la padronanza delle capacità subordinate. Condizioni esterne riguardano le modalità di presentazione degli stimoli e il controllo della situazione di apprendimento. Fattore determinante: il rinforzo. COGNITIVISMO È una corrente di studio che concepisce la mente come un elaboratore di informazioni. Nasce intorno al 1956, quando vennero illustrate 3 teorie importanti: la teoria di Miller sulla memoria, la teoria di Simon sul problem solving e la teoria di Chomsky sul linguaggio. MILLER: la memoria è un enorme magazzino, all’interno del quale l’individuo può conservare tracce della propria esperienza passata a cui attingere per riuscire ad affrontare situazioni di vita presente e futura. Tale archivio non è statico e passivo, ma può essere definito come un costruttore attivo di rappresentazioni sul mondo. Supporta la “Teoria del numero magico 7” Sostiene che l’essere umano è in grado di memorizzare e riflettere su un numero limitato di oggetti (parole, numeri, immagini, simboli...). Questo numero varia da persona a persona ed è stato individuato in 7 ± 2. Ciò significa che vi sono persone che riescono a tenere a mente e riflettere su 5 oggetti e altre che hanno una maggiore capacità di memoria e possono arrivare a 9. L’interessante scoperta di Miller sostiene è che la dimensione dei 7 ± 2 oggetti è variabile, nel senso che è possibile raggruppare in oggetti più grossi un certo numero di oggetti più piccoli, in tal modo sarà possibile ricordare 7 ± 2 oggetti grossi che a loro interno contengono oggetti più piccoli, ampliando così il numero complessivi di oggetti ricordati. SIMON: è stato uno dei primi a parlare di problem solving, che può essere definito come un processo cognitivo che coinvolge la formazione di una rappresentazione iniziale del problema, la potenziale pianificazione delle sequenze di azioni per risolvere il problema, l’esecuzione del piano e la verifica dei risultati. Il problem solving è definito come qualsiasi sequenza di operazioni cognitive diretta all’obiettivo. CHOMSKY: ipotizza l’esistenza in ciascun individuo di un dispositivo innato, imputato all’acquisizione del linguaggio, che lui chiama LAD, cioè un programma biologico universale per apprendere la lingua. Questo programma è formato da una serie di competenze e abilità comuni a tutte le lingue naturali, che costituiscono le abilità di base in grado di facilitare l’acquisizione e l’apprendimento del linguaggio. Il LAD è l’insieme di una serie di regole grammaticali che inducono la persona a generare infinite frasi attraverso un numero finito di parole acquisite con l’esperienza. I cognitivisti affermano che la mente elabora attivamente informazioni che le giungono tramite gli organi sensoriali proprio come fa un computer. Studia la mente umana e i suoi processi, che sono gli unici elementi in grado di spiegare il funzionamento di attività cognitive superiori, come il linguaggio e la memoria. Fra gli esponenti del Cognitivismo troviamo Piaget, Vygotskji, Bruner, Bandura. Si passa dal comportamento osservabile e inteso come associazione stimolo-risposta, allo studio dei processi mentali e percettivi. Il cognitivismo fa riferimento costante ai processi costruttivi dell’individuo che apprende. La mente è vista come un sistema di elaborazione attiva di dati. L’apprendimento non è semplicemente immagazzinare informazioni, bensì connettere queste informazioni con quelle già presenti nella memoria a lungo termine. La conoscenza viene costruita, e non solo registrata. Tale costruzione è influenzata dal modo in cui la conoscenza precedente è stata strutturata e rappresentata nella memoria. Le variabili in gioco nell’apprendimento sono:  Esperienze pregresse e abilità acquisite;  Bisogni, aspettative e motivazioni;  L’immagine di sé (autoefficacia);  Processi mentali;  Intelligenze, stili cognitivi e stili di apprendimento. TOLMAN: uno dei primi autori a studiare i processi cognitivi, staccandosi dal comportamentismo. Volle dimostrare che gli animali potevano apprendere informazioni sul mondo ed usarle in modo flessibile e non solo risposte automatiche a determinati stimoli ambientali. L’uomo non è inteso come passivo nella maniera del comportamentismo classico, ma gestisce attivamente le informazioni. Tolman era interessato all’aspetto Fra comportamentismo e cognitivismo  Non vi sono più comportamenti osservabili, ma processi cognitivi. Si studia la struttura mentale in modo scientifico e razionale. Si ha più attenzione al soggetto. La conoscenza diventa acquisizione-elaborazione cognitiva delle informazioni. L’APPRENDIMENTO diventa un processo mentale che comprende attività sofisticate, come: 1. Soluzione di problemi; 2. Presa di decisioni. Ed è influenzato da processi interiori che prevedono: a. Sistemi di raffigurazione della conoscenza e relazioni semantiche implicite (mappe concettuali); b. Attribuzione di significato; c. Meta cognizione, intesa come consapevolezza dei meccanismi sottesi ai processi cognitivi attivati, come fondamentale capacità di comprendere il proprio e altrui stato mentale. L’attività metacognitiva ci consente, essendo autoriflessiva, di controllare i nostri pensieri e anche di conoscere i propri processi di apprendimento, attivando percorsi di personalizzazione dell’apprendimento. (orientamento teorico che indica la capacità dei soggetti di sviluppare informazioni su risorse, e competenze possedute così da utilizzarle a proprio vantaggio. Si parla anche di didattica metacognitiva, intesa come l’applicazione all’ambito didattico del concetto di metacognizione, ovvero lo studio delle modalità che permettono all’individuo di acquisire consapevolezza dei propri processi cognitivi. La didattica metacognitiva si sviluppa in quattro livelli: 1. Conoscenze sul funzionamento cognitivo generale; 2. Automonitoraggio; 3. Autodirezione; 4. Variabili psicologiche di mediazione, come autostima, motivazione, senso di autoefficacia ecc.) La COMUNICAZIONE diventa non più un processo meccanico, ma circolare e cibernetico. CHOMSKY dimostra che la teoria matematica di Shannon non può essere applicata al linguaggio naturale. I percorsi comunicativi riflettono la complessità sociale. L’EDUCAZIONE non è più il trasferimento di informazioni già date, ma una attività riflessiva di sviluppo di competenze e abilità cognitive soggettive per l’orientamento sociale e l’autonomia nell’agire. La didattica si concentra sul processo di acquisizione della conoscenza e delle competenze dei soggetti. Negli anni ’60 si impiegano i media come tecnologie per l’educazione. Le tecnologie dell’istruzione sono: a. Istruzione individualizzata; b. Istruzione programmata; c. Progettazione curricolare; d. Istruzione a distanza. STRATEGIE DIDATTICHE DI INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO   Strategie e tecniche didattiche: mastery learning; role playing; drill e pratcice; problem solving;  Tecniche di osservazione: microteaching; gestione della classe;  Tecniche di organizzazione: team teaching; classi aperte. COSTRUTTIVISMO (anni ’80) I teorici del Costruttivismo sostengono che l’essere umano costruisce in modo attivo la sua conoscenza. Il sapere non è più inteso come un insieme di nozioni statiche e oggettive, ma è un processo dinamico in continua evoluzione. La scienza non può ridursi a semplici catene causali. Esistono problemi di natura multidimensionale per cui non sono sufficienti i modelli deterministici. La conoscenza è una costruzione attiva del soggetto. Il costruttivismo non necessariamente entra in contatto col cognitivismo. Il costruttivismo è un movimento articolato e complesso e i contributi sono:  PIAGET, AUSUBEL (costruttivismo interazionista);  RUMELHART (connessionismo);  VYGOTSKIJ, BRUNER, COLE, NORMAN (costruttivismo socio-culturale);  PAPERT (costruzionismo). COSTRUTTIVISMO INTERAZIONISTA  Esso considera l’interazione del soggetto con i dati provenienti da un ambiente esterno indefinito. Esponenti di spicco sono PIAGET e AUSUBEL, i quali, nell’analizzare i processi di apprendimento, hanno privilegiato la matrice biologica, l’interazione con il mondo fisico e la dimensione cognitiva dei processi stessi, trascurando i contesti sociali, reali, formali e informali, scolastici ed extrascolastici nei quali si apprende quotidianamente. COSTRUTTIVISMO SOCIOCULTURALE  Esponenti di spicco sono BRUNER (apprendimento per scoperta; nella comprensione della realtà entrano in gioco l’attività del soggetto, il suo sviluppo intellettivo e i fattori culturali) e VYGOTSKIJ (zona di sviluppo prossimale, centralità del soggetto nell’apprendimento, creatività e gioco come strategie didattiche). (Scuola di Palo Alto: contributo dato al costruttivismo. Si tratta di una corrente psicologica che si concentra sullo studio dei problemi mentali nei loro aspetti comunicazionali, ma si indagarono anche le relazioni tra soggetti sani, definendo i principi di base della comunicazione. Si sofferma su 5 assiomi: 1. È impossibile non comunicare; 2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione; 3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze della comunicazione; 4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico sia con quello analogico; 5. Gli scambi della comunicazione sono simmetrici o complementari. I livelli di comunicazione sono: VERBALE (le parole), PARAVERBALE (il tono, volume di voce, ritmo) e NON VERBALE (i movimenti del corpo). Funzione socioculturale dell’educazione  essa serve a stimolare a pensare e riflettere sulla vita reale. La conoscenza dipende dal contesto e dal contenuto. Centralità del soggetto – attenzione al tessuto socioculturale – complessità dei contesti di azione. Offrire strumenti cognitivi per orientarsi, decidere e costruire il proprio percorso di vita. ANNI ’90 – TECNOLOGIE PER L’EDUCAZIONE (i media)  Si passa dai mass media ai “personal media”, cioè mezzi di comunicazione personalizzati (word processor, data base, fogli elettronici, simulazioni). TEORIA GENETICA  Ritiene che la crescita e lo sviluppo siano discontinui e che il cambiamento sia soprattutto “qualitativo”. L’individuo è visto come attivo, e si sviluppa per mezzo delle sue azioni e dell’esperienza. Secondo Piaget e Werner, i bambini cercano di comprendere il mondo interagendo attivamente con gli oggetti e le persone e tendono, da un lato, a conservare la propria integrità, e dall’altro lato a svilupparsi verso uno stadio più maturo. La teoria genetica interessa soprattutto lo sviluppo del pensiero e del ragionamento, nonché la capacità di risolvere i problemi. PIAGET condusse le prime ricerche giungendo a proporre una nuova disciplina, detta “EPISTEMOLOGIA GENETICA”. Egli ritiene che la conoscenza non sia ritrascrizione, ma ricostruzione della realtà tramite un processo di apprendimento, per permettere all’individuo di adattarsi all’ambiente, ossia di equilibrare esigenze e attese del soggetto conoscente e caratteristiche e richieste dell’oggetto conosciuto. Questo adattamento si realizza mediante l’ACCOMODAMENTO delle strutture mentali, ossia tramite la loro trasformazione per aderire meglio alla realtà, e l’ASSIMILAZIONE della realtà stessa agli schemi mentali posseduti, in una dinamica di continuo superamento degli schemi mentali disponibili per comprendere più adeguatamente gli aspetti della realtà che via via emergono con l’esperienza. Secondo Piaget, lo sviluppo intellettuale avviene in 4 stadi evolutivi: 1. SENSOMOTORIO: (dalla nascita ai 2 anni) caratterizzato dall’impiego delle esperienze sensoriali e motorie tramite esplorazione e comprensione del mondo circostante; 2. PREOPERATORIO: (da 2 a 6 anni) in cui il bambino utilizza per conoscere il mondo anche il pensiero simbolico, che trova espressione nel linguaggio. Tale pensiero è però ancora egocentrico, poiché il bambino considera tutto dal proprio punto di vista; 3. OPERATORIO CONCRETO: (dai 7 agli 11 anni) che porta con se la possibilità di comprendere e utilizzare il pensiero logico; 4. OPERATORIO FORMALE: (dai 12 anni in su) caratterizzato dalla capacità di utilizzare una modalità di pensiero astratto e ipotetico. TEORIA PSICOANALITICA  Essa interessa principalmente la sfera affettiva e solo in seconda istanza quella intellettuale e razionale. Per la psicoanalisi, i bambini nella prima e nella seconda infanzia sono determinati nel loro sviluppo da forze biologiche istintuali e forze sociali. I cambiamenti sono qualitativi e quantitativi. FREUD  Egli ritiene che esistano delle fasi nello sviluppo del bambino:  FASE ORALE (primo anno di vita), in cui il bambino riceve il maggiore piacere dalla mucosa orale e dall’alimentazione;  FASE ANALE (secondo e terzo anno di vita), il piacere è concentrato sulla mucosa anale e sul trattenere o espellere le feci;  FASE FALLICA (tra terzo e quinto anno di vita), il piacere è concentrato dalla nascita del complesso di Edipo, e quindi dall’organo genitale e dall’onanismo;  FASE GENITALE (che si completa con la pubertà), quando si accede ai rapporti con l’altro sesso. Ogni fase è caratterizzata da investimenti emotivi di una diversa parte del corpo, che in quel momento rappresenta la principale fonte di piacere. Esse contribuiscono alla formazione del carattere. PEDAGOGISTI DELL’800 HERBART  Con lui la pedagogia esce dallo spontaneismo e acquisisce lo statuto di “scienza autonoma”. Herbart rifiuta l’identificazione della pedagogia con la filosofia. Scienza autonoma non implica, però, isolamento. Al contrario, la pedagogia è una scienza interdisciplinare, in quanto dipende dall’estetica e dalla psicologia. L’educazione deve formare una personalità sviluppata in tutti i suoi aspetti, secondo i CINQUE VALORI fondamentali indicati dall’esperienza: - LIBERTA’ INTERIORE; - PERFEZIONE; - BENEVOLENZA; - DIRITTO; - EQUITA’. L’educatore è responsabile della formazione del carattere: il bambino viene al mondo senza volontà e preda di impulsi incontrollabili. È necessario che la sua formazione morale avvenga con sforzo e istruzione. Condizioni per l’istruzione educativa sono:  GOVERNO: con questo termine Herbart intende il controllo esercitato dall’educatore sull’allievo per il mantenimento dell’ordine, finché non sia stata raggiunta l’età della ragione e dell’autocontrollo;  DISCIPLINA: è l’atteggiamento di comando dell’educatore che si trasforma in azione di guida dell’istruzione e di sostegno al comportamento. Herbart ritiene che i valori morali non derivino da un modo spontaneo o dall’esperienza, ma che sia necessaria una “istruzione educativa” come trasmissione della cultura. Cinque sono i valori che costituiscono i fini educativi generali e altrettanti sono i criteri metodologici per ogni tappa di insegnamento: 1. PREPARAZIONE, ossia richiamare quanto già appreso e indicare l’aggancio alle nuove nozioni; 2. PRESENTAZIONE: avvio di un nuovo apprendimento tramite concatenazione tra più nozioni; 3. ASSOCIAZIONE: sistemare le nuove nozioni all’interno del tessuto cognitivo già acquisito; 4. GENERALIZZAZIONE: formazione di regole generali per l’astrazione dal materiale appreso; 5. APPLICAZIONE: esercizi di verifica e consolidamento del sapere. Questi criteri non funzionano se non vi è un legame con lo scopo educativo che consenta la concatenazione tra i contenuti appresi. Questo legame è costituito dalla multilateralità dell’interesse, che consente di evitare la dispersione delle attività educative, orientandole invece verso la formazione morale della persona. PEDAGOGISTI DEL ‘900 LA SCUOLA ATTIVA  Con questa espressione si intende il superamento della scuola tradizionale e la negazione del suo valore educativo. La scuola tradizionale era una scuola “PASSIVA”, che obbliga l’allievo a stare immobile nel banco subendo la lezione del maestro che impartisce dall’alto i suoi insegnamenti. Si tratta di una “eteroeducazione”, statica, conservatrice, che non ispira vitalità. La scuola tradizionale è inoltre “individualistica”, perché si basa sul metodo della competizione ed emulazione. La nuova scuola vuole invece essere “ATTIVA”, in cui gli alunni prendono parte alla formazione. È una scuola puerocentrica, che si pone dal punto di vista del fanciullo, e non dell’adulto. Il fanciullo educa sé stesso, mentre l’adulto gli porge solo l’aiuto necessario. È quindi una “autoeducazione”. L’insegnante è poco presente o poco partecipe, ma ha comunque un ruolo centrare nel convogliare gli interessi ed esaltare le doti individuali. Non inculca passivamente nozioni, ma asseconda la creatività e gli interessi dello studente. È una scuola che si basa sulle nozioni di psicologia applicate all’età evolutiva, cercando di adeguare programmi e lezioni alle esigenze di ogni fascia di età. PIERRE BOVET fu il primo a parlare di “scuola attiva”. Nozioni chiave della scuola attiva sono: 1. Il fanciullo svolge un ruolo attivo nel processo educativo e dev’essere posto al centro di esso (puerocentrismo). 2. Ogni fanciullo ha le proprie attitudini, bisogni e interessi, che vanno assecondati per favorire il suo apprendimento. 3. L’azione educativa deve tenere presenti le fasi dello sviluppo che il discente attraversa in quanto ogni fase ha una sua specificità. 4. L’azione educativa deve avvenire favorendo la cooperazione tra gli alunni (cooperative learning). Essa si realizza attraverso il “fare” indirizzato all’apprendimento. 5. L’ambiente in cui il fanciullo svolge le sue attività risulta un fattore fondamentale per il suo apprendimento, in quanto, da tale ambiente, devono pervenirgli stimoli positivi. Pertanto, il docente deve avere particolare cura nel predisporre intorno all’alunno un ambiente di apprendimento efficace. 6. Le attività dei fanciulli devono svolgersi in piena libertà al fine di favorire i loro bisogni. Il docente lascia all’alunno la possibilità di esprimersi appieno. 7. Anche le attività di tipo intellettuale sono impostate su un percorso di scoperta progressiva, evitando di fare ricorso alla memoria in modo meccanico, lasciando lavorare la mente. 8. Nelle scuole attive è necessario creare tra gli alunni una struttura di rapporti sociali, di compiti specifici e di responsabilità personali (life skills) che insegna agli alunni l’essenza del vivere civile e l’educazione alla cittadinanza. MONTESSORI  Ella giunge ai problemi educativi e scolastici grazie ai suoi studi in medicina. Nel 1905 viene incaricata di organizzare gli asili infantili a Roma ed apre la Prima casa dei Bambini. Nasce un vero e proprio movimento montessoriano tanto che nel 1924 viene fondata l’Opera nazionale Montessori. Per la Montessori, i bambini hanno diritto ad essere studiati, per comprendere quali siano i veri meccanismi di apprendimento e socializzazione che li caratterizzano. La vera educazione è AUTOEDUCAZIONE: la pedagogia, il metodo, l’insegnante e la scuola sono solo mezzi ausiliari per la realizzazione dell’io interiore. Sono quindi strumenti che consentono al bambino di svilupparsi ed esprimersi. La Casa dei bambini è quindi un ambiente a prova di bambino, per le loro esigenze. Le classi sono poche e ospitate in locali non troppo vasti. L’aula è una sala di lavoro, con materiali, sedie, tavoli e armadi a portata di mano dei bambini, per muoversi a loro agio, senza che sia necessario il continuo intervento degli adulti. La stessa pulizia dei locali è affidata ai bambini, che sono quindi educati all’ordine e al decoro. In questo nuovo ambiente assume funzione centrale il “materiale didattico”, ossia materiale scientifico e strutturato, costruito da esperti per sviluppare gradualmente le competenze specifiche nei diversi ambiti sensoriali. Presupposto della Montessori è che la struttura psichica del bambino sia diversa da quella dell’adulto. Ella parla di “MENTE ASSORBENTE” poiché la mente del bambino prende le cose dall’ambiente e le incarna in se stesso. La mente assorbente assimila e sistema le immagini, mettendole al servizio del ragionamento. DEWEY  Egli fondò l’ATTIVISMO PEDAGOGICO. Al centro della sua riflessione vi è il concetto di “esperienza”, che deriva da una visione in cui uomo, natura e società sono tra loro estremamente legati. Ogni studente arriva in classe col proprio bagaglio di problematiche, con la propria natura e le proprie famiglie. L’uomo è azione, con la quale si adatta alle richieste dell’ambiente mettendo a punto degli strumenti che devono risultare funzionali alle necessità adattive. Il suo “credo pedagogico” si articola in 5 punti: 1. Ogni educazione deriva dalla partecipazione dell’individuo alla coscienza sociale. Tramite essa, l’individuo giunge pian piano a condividere le risorse intellettuali e morali che l’umanità è riuscita ad accumulare; 2. La scuola è una istituzione sociale, una forma di vita di comunità in cui sono concentrati tutti i mezzi che serviranno; 3. La vita sociale del fanciullo è il fondamento di tutta la sua educazione e sviluppo; 4. La questione del metodo è riconducibile alla questione dell’ordine dello sviluppo delle facoltà e interessi del fanciullo; 5. L’educazione è il metodo del progresso e dell’azione sociale. La scuola è una comunità, una società in miniatura. E per il progresso della società, e della scuola, fondamentale è il lavoro. Dewey introduce nella scuola il LAVORO sotto forma di laboratori da svolgere: tessitura, cucito, lavoro del legno ecc. Esso consente agli alunni di rendere la scuola attiva e il lavoro scolastico democraticamente rivolto a tutti. Attraverso il fare, il fanciullo, guidato dall’insegnante, apprende. Il sapere per Dewey non è fisso e definito, ma un sistema elastico, plasmato anche grazie all’esperienza. La scuola in tal modo diventa attiva. I principi del metodo sono 5: 1. Partire dagli interessi infantili; 2. Porre l’alunno in una oggettiva situazione problematica affinché sia stimolato il pensiero; 3. Fornirgli il materiale informativo per svolgere indagini e ricerche; 4. Stimolare il suo sviluppo organico delle ipotesi, che formulerà spontaneamente; 5. Metterlo in grado di verificare le sue idee mediante l’applicazione. Il maestro orienta il fanciullo nell’esperienza indicando i contenuti che promuovono esperienze ulteriori e permettendogli di autogovernarsi. I programmi vanno concepiti come modo per facilitare lo sviluppo autonomo del pensiero e della coscienza. LE TEORIE PSICO-PEDAGOGICHE, METODOLOGICHE E DIDATTICE. INDICAZIONI – LINEE GUIDA. CULTURA DELLA COMPLESSITA’  La scuola è il luogo deputato all’educazione e alla costruzione della cultura. Esso dovrebbe saper leggere le caratteristiche dell’attuale società, traducendole in bisogni educativi ai quali dare risposte. Vi è la necessità che la scuola fornisca agli studenti gli strumenti che permettano loro di esercitare il diritto alla cittadinanza. Riferimenti pedagogici:  GARDNER: intelligenze multiple;  MORIN: i 7 saperi per l’educazione futura;  PRIGOGINE: la nuova unità tra scienze della natura e scienze dell’uomo. MODELLO COSTRUTTIVISTA   Piaget: azione e intervento sulla realtà avvengono attraverso o all’interno di gruppi. Ambiente come luogo di esperienza e di costruzione della conoscenza;  Popper: nessuna conoscenza è data dall’ambiente ma è fonte di sviluppo di una conoscenza precedente. SFONDO DIDATTICO  Didattica laboratoriale come spazio didattico qualificato, connesso al metodo euristico (sperimentazione ed esperienza diretta), problem solving e confronto tra studenti.  Bruner: apprendimento per scoperta. Costruzione della relazione alunno-docente. L’apprendimento è il risultato di attività di selezione e di trasformazione delle informazioni. APPRENDIMENTO COOPERATIVO  Lavoro di gruppo per il raggiungimento di un fine comune. Esso favorisce l’interazione sociale e la rielaborazione del sapere. Si muove nello spazio della “ZONA PROSSIMALE” di sviluppo. Consente il passaggio da un apprendimento prossimale ad uno attuale e autonomo.  Ausubel: apprendimento significativo integrato nel quadro complessivo delle esperienze e degli interessi dell’allievo. DIDATTICA PER COMPETENZE  Competenze: capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e metodologiche in situazioni di lavoro e studio, e nello sviluppo professionale e personale in maniera autonoma e responsabile. Conoscenze: assimilazione di informazioni tramite l’apprendimento. Abilità: capacità di applicare conoscenze al termine dei compiti per risolvere problemi. EDGAR MORIN  Percorso lineare, percorso spiroidale, aperto e dialogico. Incertezza come elemento determinante della complessità della realtà. Egli propende per la conservazione del metodo tradizionale, ma ammette la sua insufficienza. La sfida educativa ha una valenza:  Etica (le relazioni umane);  Ecologica (la relazione con l’ambiente). Sfida educativa: necessità di raccogliere i problemi globali e di superare la frammentazione della conoscenza. I 7 saperi necessari all’educazione del futuro: 1. Capacità della conoscenza: l’errore e l’illusione; 2. I principi di una conoscenza pertinente; 3. La condizione umana; 4. Insegnare l’identità terrestre; 5. Affrontare le incertezze; 6. Insegnare la comprensione; 7. L’etica del genere umano. La scuola dovrebbe integrare il suo curricolo con questi nuovi sette saperi, per preparare i giovani ad affrontare consapevolmente e responsabilmente le esigenze e sfide della società futura. KARL POPPER  Il modello falsificazionista: lo status scientifico delle asserzioni è determinato dal criterio della falsificazione. Una teoria è scientifica quando può essere smentita dall’esperienza. La scienza non possiede verità certe, ma solo non ancora falsificate. Propende per la costruzione di una didattica basata sulle teorie ingenue degli studenti, per partire verso la costruzione della conoscenza. ADOLPHE FERRIERE  Psicologo e pedagogista. Ispiratore delle “scuole nuove”. La scuola attiva è pensata e costruita come laboratorio pedagogico. Divulga e organizza le culture della scuola attiva in Europa. Fonda la lega internazionale delle scuole nuove. L’alunno è al centro del processo formativo. Non esistono più docenti, ma educatori ed accompagnatori nel percorso di crescita dell’alunno. L’insegnante guarda, accompagna e agevola le attitudini dell’alunno, nonché lo slancio vitale e spirituale del bambino. Egli ritiene che l’educazione attiva debba sviluppare lo slancio vitale e spirituale del bambino. L’apprendimento avviene tramite l’interesse. Viene valorizzato il lavoro. La lezione si svolge in 3 fasi: 1. La ricerca delle informazioni da parte degli alunni, non solo nei libri, ma anche tramite uscite e visite agli ambienti di lavoro (flipped classroom); 2. La classificazione e l’organizzazione delle conoscenze tramite schede. Devono essere in grado di classificare le conoscenze tramite lavori, schede ecc; 3. L’elaborazione del testo in gruppo (cooperative learning). Si supera il concetto di “lezione frontale”, e il ruolo del docente è quello di trasmettitore delle conoscenze. Egli considera il bambino come “essere attivo”, che ricostruisce le tappe dell’evoluzione dell’umanità coincidendole con le leggi dello spirito e della ragione universale. I principi fondamentali della sua scuola devono essere: a. Espressione dell’energia vitale del fanciullo; b. Rispetto dell’individualità singolare; c. Spontanea espressione degli interessi e dell’esperienza diretta; d. Attenzione alle fasi di sviluppo; e. Atteggiamento cooperativo; f. Educazione dell’uomo e del cittadino (insegnamento ed.civica trasversale). Il processo di crescita dell’alunno va sostenuto nel rispetto dei tempi individuali facendo attenzione a non mortificare abilità e slanci, ma al contrario promuovendo le caratteristiche e le potenzialità di ciascuno e nessuno escluso. CELESTIN FREINET  Fonda il MCE – Movimento di cooperazione educativa. Con lui si parla di “pedagogia popolare”, poiché pone attenzione alle classi sociali deboli. Il libro è costituito dai ragazzi in qualità di redattori e tipografi, quindi un “testo libero”. Propugna una corrispondenza interscolastica, ossia uno scambio settimanale di un testo libero, scelto e stampato. Freinet supporta una pedagogia popolare che riconosca validità culturale agli interessi infantili popolari senza pretendere di esprimerli e sostituirli con gli interessi previsti dalla ricerca e imposti da programmi ufficiali. Secondo il suo pensiero, non si deve separare la scuola dalla vita. PAULO FREIRE  Ha fondato il movimento brasiliano di educazione popolare. Propugna la “pedagogia degli oppressi”: l’educazione popolare diventa la leva per il cambiamento sociale. In particolare, esso è momento di presa di coscienza da parte degli oppressi, ed estensione a tutti gli uomini dei principi di pedagogia popolare. Egli mira a rendere gli oppressi consapevoli della propria condizione e degli strumenti coi quali possono liberarsene, senza diventare a loro volta oppressori. Si impara uscendo dalle aule e dalle biblioteche. Si supera l’assetto della scuola tradizionale, ossia quella passiva. Il dialogo è il primo metodo di insegnamento e apprendimento, per cui l’educatore pone una serie di domande legittime per costruire un significato comune e collettivo. Non mira ad imporre significati, ma a costruire occasioni di dialogo e confronto (debate). DON MILANI  Non nasce come pedagogista ma è una figura religiosa. Fondatore della “Scuola di Barbiana”. Dedica la sua vita al recupero dei ragazzi considerati difficili dal sistema educativo dominante. La sua pedagogia è espressa nel celebre testo “Lettera a una professoressa”, in cui viene denunciato il classismo del sistema scolastico dell’epoca, in cui vanno avanti solo i figli delle classi più abbienti, mentre i poveri vengono lasciati indietro. Nella denuncia, la scuola riproduce e consolida le diseguaglianze socio-economiche presenti nella società, inibendo la mobilità sociale e impedendo ai meno abbienti di sviluppare competenze e abilità utili a migliorare la propria condizione. Secondo Don Milano, il docente doveva essere dotato di 3 caratteristiche: 1. Esemplarità; 2. Azione didattica; 3. Onestà intellettuale. DON BOSCO  Introduce l’oratorio come luogo di educazione e di formazione dei giovani. Nei suoi scritti introduce una matrice caritatevole e popolare dei suoi interventi educativi messi in atto nell’ambito di una realtà sociale di grande povertà e miseria. ad una manipolazione, implicare operazioni cruciali, non avere una unica soluzione e provocare uno “spiazzamento cognitivo”, ossia far scoprire qualcosa di nuovo, deve comportare diversi livelli di interpretazione e coinvolgere il rapporto dello studente col sapere.;  Metodo investigativo, ossia la ricerca sperimentale: la ricerca permette di attivare l’apprendimento. Essa opera lungo due direttrici: la ricerca sperimentale classica, connessa al metodo ipotetico-deduttivo, e la ricerca-azione. Il metodo investigativo classico (ipotetico-deduttivo) segue il percorso della ricerca sperimentale, con le seguenti fasi: a) individuazione del problema; b) analisi e selezione delle ipotesi; c) delimitazione del campo di ricerca; d) campionatura; e) selezione delle fonti; f) registrazione dei dati raccolti; g) confronto e verifica delle ipotesi; h) definizione del principio generale.;  Metodo euristico-partecipativo, ossia la ricerca-azione: si compie ricerca-azione soprattutto in ambito sociale, dove la ricerca non può prescindere dall’azione. In essa non vi è distinzione tra chi fa ricerca e l’oggetto stesso della ricerca, tra ricercatore esterno e colui che compie l’azione. In tale metodo, non è tanto l’obiettività che preoccupa, ma la ricostruzione documentata e orientata del processo d’azione nel suo farsi. Il ciclo della ricerca-azione comprende delle fasi precise: a) identificazione del problema da risolvere, del contesto, dell’ambiente e delle risorse a disposizione; b) formulazione di ipotesi; c) applicazione delle ipotesi; d) valutazione dei cambiamenti intervenuti; e) approfondimento, diffusione delle applicazioni con valutazione positiva. Con la ricerca-azione gli studenti comprendono la complessità dei sistemi, la fluidità delle ipotesi e in particolare l’ammutinamento delle variabili, la parzialità del punto di vista del ricercatore, la necessità di immergersi nella situazione studiata e la presa in carico dei percorsi euristici di ricerca.;  Metodo individualizzato, ossia il mastery learning: è un metodo didattico attento alle diversità individuali nei ritmi e nei tempi di apprendimento degli allievi. Block nel 1972 fissò alcuni procedimenti: l’insegnante definisce le abilità concettuali e operative che gli studenti dovrebbero raggiungere al termine dell’intervento didattico; con l’analisi del compito stabilisce i livelli intermedi definendo gli obiettivi particolari in una successione di unità didattiche che possano promuovere le abilità finali in modo progressivo; elabora le prove in grado di verificare il raggiungimento degli obiettivi; predispone le unità didattiche tenendo conto dello stato di preparazione iniziale degli allievi; struttura successivamente le attività di recupero da proporre agli allievi che non abbiano ancora raggiunto livelli intermedi delle abilità; controlla che gli allievi non affrontino l’unità di apprendimento successiva se non abbiano conquistato il minimo indispensabile del dominio di conoscenze delle unità precedenti. Il mastery learning viene talvolta utilizzato come metodo di insegnamento individualizzato, soprattutto in presenza di disagi nell’apprendimento. Essi sono rappresentativi di intere famiglie metodologiche, ognuna con specifici processi formativi. 3) METODI NOMINALI: Si riferiscono a specifici studiosi che li hanno proposti, quali:  Metodo Montessori: la finalità di tale metodo è di trasmettere la cultura, ma soprattutto di educare e far uscire fuori il potenziale di ogni individuo, aiutandolo ad esprimersi al meglio. Come medico, il suo obiettivo era di individuare le cure più efficaci per il benessere della persona. Per lei, il metodo adatto era quello scientifico, basato su sperimentazione e osservazione. Proprio dalle osservazioni condotte sui bambini, Maria Montessori ritenne necessario sviluppare metodi educativi che non li ostacolassero, ma che fossero in sintonia con le loro caratteristiche e bisogni. Studiando l’intero sviluppo dell’essere umano, la psicologia evolutiva di Montessori individua il “progetto olistico”, ossia un lavoro di trasformazione e costruzione del sé nelle varie fasi della crescita. Si parla, infatti, di “quattro fasi dello sviluppo”: infanzia, fanciullezza, adolescenza e maturità. Il ritmo dello sviluppo non è lineare, ma presenta picchi e valli. Nelle classi di Montessori, l’apprendimento si compie col “movimento finalizzato”. Infatti secondo lei pensiero e movimento sono strettamente connessi e il vero problema risiede nella posizione stazionaria a cui sono costretti i bambini in classe. Il movimento ha carattere autonomo e non è mai fine a se stesso, poiché tende ad allineare corpo e mente grazie a un lavoro costruttivo. Per tale ragione, la pedagogia Montessoriana non è passiva, ma una “pedagogia del fare”. Il metodo montessoriano è un insieme di idee ed azioni, un modo diverso di affrontare la vita e le esperienze scolastiche. Il bambino è il perno di tutta la sua metodologia, costruttore di proprie consapevolezze. Il bambino è sollecitato a utilizzare nel miglior modo l’ambiente educativo, edificando in piena autonomia la propria personalità. Ciò implica che è spronato a rendersi autosufficiente fin dall’inizio della sua vita scolastica, e stimolato a osservare, sperimentare e manipolare, senza che l’adulto si sostituisca a lui. Si affronta anche il tema dello sviluppo sociale. Nell’ottica montessoriana, la socialità si realizza nella gestione corresponsabile dell’ambiente, nel provvedere al suo funzionamento. Se per i bambini il pranzo riveste un momento significativo in cui essi stessi sono camerieri a rotazione, per i più grandi il lavoro tra pari, la progettazione e costruzione di modelli rappresenta un passo importante verso la costruzione dell’uomo sociale. Nella scuola primaria montessoriana l’ambiente di apprendimento è strutturato mediante arredi a misura di bambino, spazi da gestire autonomamente e attività di vita concrete. Nella scuola secondaria di I grado, acquista più rilevanza l’ambiente intellettivo-relazionale, uno spazio di esperienza, di analisi e di confronto In entrambi i casi sono garantire libertà e democrazia. All’inizio della scuola primaria si procede a rilevare la situazione di partenza del bambino, per predisporre nell’ambiente i materiali adeguati alle sue potenzialità. Il lavoro, infatti, porta il bambino a superare difficoltà sempre maggiori e a migliorare le sue capacità progressivamente. Il bambino, fin dall’ingresso a scuola, esprime le sue preferenze tramite il “lavoro libero”, durante il quale i docenti seguono i bambini in tutti gli ambiti, e che comprende tutte le attività di ricerca, lettura, con materiale strutturato individualmente. Gradualmente, il bambino abbandonerà il materiale, preferendone altro che stimoli il suo interesse. Nella scuola secondaria di I grato, vengono organizzati piani di lavoro da svolgersi nell’arco di più ore settimanali. Il lavoro consiste nell’illustrare alla classe delle tematiche di lavoro che sono scelte e svolte individualmente dagli studenti. Ciò stimola autonomia e senso di responsabilità. Tutto deve svolgersi in un clima di RISPETTO e di educazione alla libertà. Circa il rapporto tra autorità e libertà, Montessori non vuole premi e castighi, ma propone l’insorgere di un senso di fiducia reciproca, tra insegnanti e discenti, che nasce dalla cooperazione. Non assenza di leggi, dunque, ma libertà promossa e organizzata in un ambiente preparato. Fin dalla scuola primaria, è presente in ogni classe il materiale di sviluppo, che sviluppa la conoscenza del discente. Nella scuola secondaria i materiali sono ridotti in quanto diventa necessario attivare sempre più capacità astrattive e di pensiero complesso. La manualità e il movimento mantengono la loro importanza. I ragazzi, infatti, costruiscono materiali di sviluppo delle conoscenze. L’errore diventa fondamentale, poiché favorisce i processi logici del bambino nel momento in cui viene scoperto. Egli dovrà, infatti, ripercorrere le tappe del suo operato per poi procedere a nuove strategie e soluzioni, che si concretizzeranno in una ripetizione dell’esperienza. L’insegnante non è il perno dell’educazione. L’alunno stesso determina, infatti, la conoscenza. L’insegnante ha il ruolo di promotore della conoscenza, di fonte della curiosità e di supporto. Affianca il bambino nella sua crescita culturale, ma non si sostituisce mai ad esso. Diventa un mediatore prudente e discreto, una guida. La valutazione è un momento intrinseco al lavoro dell’alunno, e si concretizza nel controllo dell’errore. Il processo valutativo non può mortificare il senso di autostima, ma deve anzi valorizzare le capacità di ciascuno. Ruolo fondamentale è assunto dall’OSSERVAZIONE, tramite cui l’insegnante riesce a rilevare la capacità di organizzazione del lavoro degli alunni, il livello di autonomia e l’interesse.;  Metodo Waldorf-Steiner: tale metodo mira a sviluppare individualità libere, che possano continuare a imparare dalla vita. Il bambino è un essere in divenire, soggetto a continue trasformazioni nelle varie fasi dello sviluppo. Fondamentale è lo studio di come si evolvono gradualmente le facoltà dell’animo umano: volere, sentire e pensare. Per un sano sviluppo è necessario educare le capacità di accogliere e comprendere il mondo esterno tramite affinamento dei sensi e acquisizione del pensiero riflessivo, e curare nel bambino tutto ciò che lo renda attivo (attività motoria, fantasia, espressività, creatività e iniziativa). Il bambino deve sviluppare l’attività delle mani, del cuore e della mente. Su questo poggerà la capacità futura di divenire uomo libero, fiducioso in se stesso. Al bambino ci si rivolge ponendo attenzione sia alla maturazione individuale sia quella sociale. Ciò avviene tramite l’esperienza del ritmo, con l’alternarsi giornaliero di attività pratiche, creative che stimolano l’ingegno. Si attribuisce pari dignità alle materie intellettuali, artistiche e manuali. L’insegnante porta avanti lo stesso gruppo di allievi per circa otto anni, insegnando scrittura, aritmetica, canto, disegno geografia e chimica. Queste materie sono alternate. Gli insegnanti creano uno speciale rapporto di fiducia con gli alunni, e diventano esempi per i bambini, sviluppando una naturale autorità. Si pone attenzione allo sviluppo delle attività laboratoriali, che consentono anche di affinare virtù come la precisione, la pazienza e la costanza. Si adotta una strutturazione metodica nel piano di studi: - nelle classi inferiori si insegna con le immagini; - nell’insegnamento delle scienze naturali si attua la pratica dell’osservazione dei fenomeni; - ciò che all’inizio è percepito con qualità sensoriali, nelle classi superiori diventa accessibile a un giudizio individualizzato. Gli insegnanti specializzati sostituiscono il maestro di classe nel guidare gli alunni. Importante diventa l’approfondimento delle materie scientifiche che stimolano l’esercizio dell’osservazione diretta del mondo e del pensiero logico-razionale; lo studio delle materie umanistiche ha il compito di educare a un atteggiamento oggettivo rispetto alle emozioni; le materie artistiche affiancano le altre.;  Metodo Feuerstein: esso prende il nome dall’omonimo psicopedagogista israeliano, che ha elaborato tale metodo per bambini con problemi di apprendimento e con disabilità intellettiva o sindrome di Down. Tale metodo è oggi applicato anche a persone adulte, quali lavoratori che devono aggiornarsi alle nuove tecnologie. Tale metodo prevede, nella prima fase, la misurazione del potenziale di intelligenza del soggetto, per poi sviluppare l’intelligenza con l’insegnamento centrato sulla mediazione didattica, attuato da una persona preparata professionalmente. L’intelligenza non viene vista solo come un tratto ereditato geneticamente, ma come uno stato derivante da molte componenti. INTELLIGENZA è propensione dell’organismo a modificarsi nella sua struttura cognitiva, in risposta alla necessità di adattarsi a nuovi stimoli interni o esterni. Tale metodo si fonda sulla convinzione che ogni individuo è modificabile e può potenziare i propri processi cognitivi. Tale percorso è reso possibile tramite la presenza di un mediatore. Il metodo permette di migliorare le proprie capacità di apprendimento, tramite una metodologia attiva, volta a creare un ambiente favorevole all’insegnamento apprendimento, all’autostima e alla progettazione del sé. Si privilegia la riflessione sui processi mentali. La parte applicativa del metodo è detta PAS – Programma di arricchimento strumentale, con cui si procede tramite esercizi svolti sotto la guida di un insegnante, a sviluppare l’intelligenza intesa come dinamica della mente modificabile. Tali metodi richiedono un lungo training formativo. Scienze dell’educazione PEDAGOGIA SOCIOLOGIA ANTROPOLOGIADIDATTICA PSICOLOGIA PEDAGOGIA FILOSOFIA EDUCAZIONE PERSONALISMO PROBLEMATICISMO FENOMENOLOGIA NEOEMPIRISMO NEUROSCIENZE Al centro della progettazione esistenziale c’è: PERSONA MOTORIA AFFETTIVA COGNITIVA ESTETICA SOCIALE VALORIALE Come agisce la Pedagogia: • Analizzando, rifondando ed applicando le teorie della conoscenza, applicando le tecnologie dell’educazione. • Vincolandosi al superamento dei modelli educativi, in ordine al cambiamento della realtà. Trasformazioni culturali Trasformazioni tecnologiche Trasformazioni sociali Trasformazioni comunicative Rappresentazione della realtà Persona Ripercussioni Socio-culturali interpretazione selezione interiorizzazione Sviluppo del senso critico Costruzione sociale della conoscenza Il cambiamento sociale Il cambiamento impone un’innovazione profonda del modo del sistema educativo perché gli uomini del domani necessitano di capacità creative e critiche, capacità di individuare i problemi del quotidiano, di analizzare e trovare soluzioni a situazioni, capacità di decidere e saper compiere delle scelte. Il progresso tecnologico ha accelerato la metamorfosi della società, modificando il sistema dei simboli, le forme di rappresentazione, di percezione e valutazione del reale, le relazioni fra soggetti e le interazioni con il contesto sociale non solo. È compito della scuola [e delle scienze dell’educazione] promuovere una nuova mentalità, condizione indispensabile per costruire un uomo nuovo. Una mentalità che consenta nella società moderna di gestire la complessità, di programmare, di dominare il sistema dei significati. • Imparando ad assumere il nuovo ridisegnando il vecchio e risignificandolo. • Contemperando la “visione” della scuola con le nuove abilità cognitive (per tutti gli ordini di scuola) In che modo può agire la scuola? H. GARDNER Cinque chiavi per il futuro • Di quali tipi di intelligenza gli uomini avranno bisogno progredire ed evolversi nelle epoche future? • Quali intelligenze (o mentalità) la scuola deve contribuire a costruire perché i futuri cittadini possano essere attrezzati per ciò che li aspetta, compreso ciò che non è possibile prevedere? 1° chiave: l’intelligenza disciplinare • L’intelligenza disciplinare governa una forma di pensiero: la modalità conoscitiva che caratterizza una particolare disciplina, un certo mestiere o una data professione. Numerosi studi hanno confermato che occorrono fino a dieci anni per padroneggiare una disciplina. L’intelligenza disciplinare sa anche lavorare con costanza per migliorare le capacità e la conoscenza: nel suo ambito è altamente disciplinata. Chi non ha al suo arco almeno una disciplina è inevitabilmente destinato a ballare la musica degli altri. 4° chiave: l’intelligenza rispettosa • Riconoscendo che oggi nessuno può rinunciare alla propria nicchia o al proprio spazio personale, l’intelligenza rispettosa registra e accoglie con favore le diversità che esistono tra i singoli individui e tra le comunità umane, si sforza di capire i “diversi” e di operare efficacemente con loro. In un mondo in cui tutti sono interconnessi, l’intolleranza e l’assenza di rispetto sono opzioni non più concepibili. 5° chiave: l’intelligenza etica • Muovendosi a un livello più astratto, l’intelligenza etica riflette sulla natura dell’operatore del singolo e sui bisogni e le aspirazioni della società in cui vive. Questa intelligenza è in grado di concepire che i lavoratori possono lavorare per un fine che trascende l’interesse egoistico, e che i cittadini possono operare altruisticamente per migliorare il destino di tutti. L’intelligenza etica costruisce quindi l’azione a partire da queste basi. Lo scenario europeo Edgar Morin (1921) I sette saperi necessari all’educazione del futuro La scuola dovrebbe integrare il suo curricolo con sette nuovi saperi necessari per preparare i giovani ad affrontare con consapevolezza e responsabilità le esigenze e le sfide della società futura, necessariamente a dimensione planetaria. 1. la capacità della conoscenza: l’errore e l’illusione; 2. i principi di una conoscenza pertinente; 3. insegnare la condizione umana; 4. insegnare l’identità terrestre; 5. Affrontare le incertezze; 6. Insegnare la comprensione; 7. L’etica del genere umano. Tecnologia Processi di apprendimento Metodi di insegnamento Studio sistematico dei metodi e dei media per l’analisi, la progettazione, lo sviluppo e la valutazione dei processi di insegnamento-apprendimento, finalizzato a risolvere problemi complessi, coinvolgenti persone, procedure idee, organizzazioni. Risorse tecniche e finanziarie” (Galliani L. (a cura di), L’operatore tecnologico, La Nuova Italia, Firenze, 1993, p.8) Tecnologie dell’educazione Didattica, docimologia Teoria didattica, pedagogia sperimentale, Filosofia dell’educazione ….… Scienza cognitiva, epistemologia Psicologia dell’apprendimento, tecnopsicologia, Sociologia della conoscenza Informatica, ingegneria Cibernetica, Teoria dei sistemi Intelligenza artificiale, Teoria dei giochi …..… Semiologia, ermeneutica Ergonomia, Linguistica, Critica letteraria …..… GLI STRUMENTI PER PENSARE • Acquisire la comprensione profonda, non apparente o puramente superficiale, dei fenomeni e dei processi oggetto dei processi d’insegnamento e di apprendimento Rappresentazione Artificiale e Semplificata Definizione di Modello Il modello è una rappresentazione artificiale e semplificata del dominio che rappresenta • In senso esteso, il concetto di modello è spesso utilizzato nella vita quotidiana. • Ad esempio, quando diciamo che una persona o un animale appartiene a una determinata tipologia (il cane è fedele, il pilota deve avere attitudine al rischio) esprimiamo un modello del loro comportamento che è nella nostra mente e che consente di prevederne le mosse in una certa situazione. • Vi sono anche i modelli “materiali”. • Esempi sono i modelli in scala ridotta di un’opera artistica o architettonica, oppure manichini per effettuare crash test, ecc. Gli ambienti di apprendimento devono essere elaborati in modo da consentire di: e ricercare, selezionare informazioni in un contesto oramai di iper-informazione, che spesso esibisce congiuntamente i caratteri dell’incompletezza e della ridondanza, e che soprattutto è sovente intrinsecamente acritico; ® identificare e perseguire obiettivi e percorsi di soluzione secondo strategie differenziate (es. la migliore in termini di tempo, di qualità o di risorse investite); e saper comunicare, esprimersi, ascoltare; sapersi confrontare con gli altri attraverso la creazione progressiva di sfondi condivisi; ® essere in grado di costruire, condividere e rappresentare artefatti mentali nella dimensione sia nella dimensione cognitivo che in quella emotiva; e affermare o confutare tesi attraverso logiche, schemi concettuali e sistemi valutativi condivisi; elavorare in gruppo sapendo accettare idee altrui, prendere decisioni condivise, assumere e rispettare impegni; e essere capaci di gestire, indirizzare e valorizzare creatività ed emozioni; e saper operativizzare e tradurre in azioni, idee e intenzioni tenendo conto di tempi, risorse, opportunità, criticità. Contesti e fattori di successo dell’apprendimento: L’Apprendimento Individuale Riflessione, concentrazione, espressione, rappresentazione, cognizione emozione Libro – P.C. – Multimedialità Apprendimento Assistito Contesti e fattori di successo dell’apprendimento: L’Apprendimento in Gruppo Dialettica, condivisione, visione multipla, cognizione emozione, Capacità critica, argomentativa Verbalizzazione Ambienti collaborativi AREA SOCIO-PSICOPEDAGOGICA - PARTE 2 Una breve storia • Analisi dell’excursus storico delle principali teorie dell’apprendimento e tecnologie dell’educazione, secondo i seguenti filoni interpretativi: • i paradigmi psicopedagogici • idea di educazione implicita • ruolo e funzione educativa delle tecnologie • modelli di apprendimento/insegnamento corrispondenti • modelli di comunicazione corrispondenti Anni 70’-80’ Cognitivismo Anni 90’ Costruttivismo Anni 50’-60’ Comportamentismo La tecnologica La conoscenza L’educazione Il modo di insegnare Il modo di apprendere Il modo di comunicare L’idea di società e di conoscenza • Una visione funzionalista della società: già “data” e precostituita con le sue tradizioni e la sua cultura • L’individuo si deve adeguare all’esistente per essere cittadino libero • L’individuo è potenzialmente un soggetto attivo • La scuola è un’agenzia di controllo sociale che guida l’individuo nel suo processo di adattamento attraverso programmi predefiniti L’idea di comunicazione • Processo meccanicistico e lineare di trasmissione delle informazioni o trasferimento dei saperi, lineare e sequenziale • È trascurata la capacità interpretativa o di attribuzione di senso del soggetto – teoria matematica dell’informazione (Claude Shannon, 1948) – La cibernetica di Norbert Wiener Il ruolo socioculturale dell’“educazione” • Trasferire saperi, valori e principi socioculturali già predefiniti per scopi integrativi e modellare comportamenti • Obiettivo: acquisizione del sapere e della cultura dominante • L’attività didattica è organizzata partendo da obiettivi formativi e contenuti predefiniti L’APPRENDIMENTO non è più inteso soltanto come un’associazione di stimoli e risposte, ma è un complesso processo mentale che comprende attività sofisticate, quali ad esempio: • la soluzione di problemi, • la presa di decisioni ed è influenzato da processi interiori che prevedono: • sistemi di raffigurazione della conoscenza e delle relazioni semantiche implicite (le mappe concettuali), • l’attribuzione di significato • la meta-cognizione, intesa come la consapevolezza dei meccanismi sottesi ai processi cognitivi attivati, come fondamentale capacità umana di comprendere e riflettere sul proprio e l'altrui stato mentale. L'attività metacognitiva ci permette, essendo autoriflessiva, di controllare i nostri pensieri, e quindi anche di conoscere e dirigere i propri processi di apprendimento e di attivare percorsi di personalizzazione dell’apprendimento. L’idea di comunicazione • non più processo lineare e meccanico, ma circolare e cibernetico – Noam Chomsky dimostra che la teoria matematica di Shannon non può essere applicato al linguaggio naturale [la sintassi domina sulla semantica, perché, regolando le relazioni tra i termini, ne governa i significati] • I percorsi comunicativi riflettono la complessità sociale • C’è attenzione ai processi di costruzione del significato • La mente è un meccanismo di tipo cibernetico: può essere studiata e “modellizzata” con metodi scientifici Funzione sociale e culturale dell’educazione • Non più semplice trasferimento di informazioni già date, ma attività riflessiva, sviluppo di competenze e abilità cognitive soggettive per l’orientamento sociale e l’autonomia nell’agire • La didattica si concentra sul processo di acquisizione delle conoscenze e delle competenze dei soggetti, ma rimane di tipo istruttivo • C’è l’adeguamento delle prerogative curriculari alle caratteristiche dei soggetti, tuttavia mantengono una struttura gerarchico-sequenziale Strategie didattiche di insegnamento e apprendimento • Strategie e tecniche didattiche (mastery learning, tecniche di insegnamento - role playing, drill & practice, simulazione, problem solving, scoperta guidata, strategie di studio) • Tecniche di osservazione (microteaching, gestione della classe) • Tecniche di organizzazione (team teaching, classi aperte…) Anni ’80: il costruttivismo • La scienza non può ridursi a semplici catene causali • Esistono problemi di natura multidimensionale per i quali non sono sufficienti modelli deterministici • La conoscenza è una costruzione attiva del soggetto, multidimensionale e situata – non è soltanto esterna, oggettiva, misurabile – Non è soltanto intrapsichica Secondo alcuni studiosi il costruttivismo non necessariamente entra in contrapposizione con il cognitivismo, ne assorbe alcuni caratteri e ne trasforma altri. Il costruttivismo è un movimento articolato e complesso ed i contributi sono molteplici: Piaget, Ausubel, … COSTRUTTIVISMO INTERAZIONISTA Rumelhart CONNESSIONISMO Vygotskij, Bruner, Cole, Norman… COSTRUTTIVISMO SOCIO CULTURALE Papert COSTRUZIONISMO Costruttivismo socioculturale • Jerome Bruner (1915-) – L’apprendimento per scoperta – nella comprensione della realtà entrano in gioco diversi fattori: l’attività del soggetto, il suo sviluppo intellettivo e i fattori culturali • Lev Semenovic Vygotskij (1896-1934) – Zone di sviluppo prossimale – Centralità del soggetto nell’apprendimento/insegnamento, della creatività e del gioco come strategie didattiche Costruttivismo socioculturale • Michael Cole, direttore della scuola di San Diego – psicologia culturale e approccio situazionista dell’apprendimento – legame molto stretto fra le attività, gli strumenti e i contesti socio-culturali definiti Altri contributi: Lucy A. Suchman (scuola di Palo Alto), Anne Brown e Joseph Campione (Università di Berkeley) L’idea di comunicazione È concentrata sul valore semantico e sui significati del messaggio • es. il modello semiotico informazionale È centrata sui meccanismi o le dinamiche che si pongono alla base della costruzione del testo • es. il modello semiotico testuale C’è enfasi sulle variabili socioculturali, relazionali e cognitive dei processi comunicativi Anni ’90: Tecnologie PER l’educazione (media) • Personal media: passaggio dai mass media, mezzi di comunicazione di massa, ai personal media, mezzi di comunicazione personali (o meglio: personalizzati) (Word Processor, data base, fogli elettronici, ipertesti, software didattici, simulazioni) • Telemedia (posta elettronica, Internet, BBS) • Cibermedia Anni ’90: Tecnologie DELL’istruzione • Ipertesti (modelli ramificati, multimediali) • Micromondi (Esplorazioni interattive) • Progettazione multimediale • Multimedialità e telecomunicazioni nella: – Formazione a distanza – Tecnologia per l’handicap – Tecnologie per la formazione aziendale Anni ’90: Tecnologie dell’istruzione • Tecniche didattiche (comunità di apprendimento, apprendistato) • Tecniche organizzative (learning circles, classe globale) Tecnologia cognitiva Interazione/integrazione uomo-macchina Studio delle interfacce trasversale tra la scienza cognitiva, la sociologia della conoscenza, semiotica, ergonomia convergente nello studio del rapporto uomo/macchina Tecnologia del setting formativo Definizione dei criteri fondativi; studio di fattibilità nel sistema educativo Edgar Morin • Il percorso lineare • Il percorso spiroidale, aperto, dialogico • L’incertezza come elemento determinante della complessità della realtà • La ricerca della conoscenza senza una bussola • Non vi è una via pre-determinata da percorrere • Conservazione del metodo tradizionale • Ammissione della sua insufficienza • Non si possono programmare scoperte, conoscenze, azioni • Occorre imparare a muoversi nell’indeterminato nell’inaspettato, nella probabilità, nell’imprevisto Edgar Morin • La sfida educativa ha una valenza Etica (le relazioni umane) Ecologica (la relazione con l’ambiente) Ilya Prigogine la fisica, la chimica, l’ecologia e le scienze sociali, discipline da trattare come sistemi tra loro interagenti • La sfida educativa ha come obiettivo • L’autoeducazione delle generazioni future Edgar Morin
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