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The Hybrid Media System, Andrew Chadwick Riassunto (IT), Sintesi del corso di Comunicazione Politica

Riassunto in italiano. Comprende: Introduzione, Cap. 1, 2, 3, 4.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica The Hybrid Media System, Andrew Chadwick Riassunto (IT) e più Sintesi del corso in PDF di Comunicazione Politica solo su Docsity! The Hybrid Media System POLITICS AND POWER ANDREW CHADWICK Contents Introduzione 1 The Hybrid Media System_Il sistema ibrido dei media 3 Capitolo 1 5 An Ontology of Hybridity_Un’ontologia dell’ibridismo 5 1. Hybridity in the Social Sciences_Ibridazione nelle scienze sociali 6 2. Hybridity’s Analytical Challenges_Le sfide analitiche dell’ibridazione 9 3. Power and System_ Sistema e Potere 10 4. From Media Logic to Hybrid Media Logics_Dalla Logica Mediale alle Logiche Mediali Ibride 12 5. The Hybrid Media System as an Analytical Approach_Il Sistema ibrido dei media come approccio analitico 14 Capitolo 2 15 All Media Systems Have Been Hybrid_Tutti I sistemi mediali sono stati ibridi 15 2. Acquisizione di potere ed emergenza dei nuovi media su negoziazione 16 3. Nuovi Media Digitali 19 Capitolo 3 21 The Contemporary Contexts of Hybridity_I contesti contemporanei di ibridazione 21 1. I contesti contemporanei di ibridazione 21 2. Medialità ibrida 24 Capitolo IV 28 Il Ciclo dell’Informazione Politica 28 Dal Ciclo d’Informazione al Ciclo d’Informazione Politica 30 Conclusioni 37 1 Introduzione “Puoi anche andare a casa e guardare cosa succede su Sky News” Londra, Sabato 8 Maggio, 2010. In seguito al risultato deludente delle elezioni Britanniche, che non portano a una maggioranza netta per formare il governo, i Conservatives e i Liberal Democrats tentano una coalizione di governo. I giornalisti alle calcagna, nel tentativo di capire le dinamiche dell’accordo e gli argomenti del dibattito tra i due partiti. [In occasione delle elezioni, il medium televisivo aveva visto affermare la sua autorevolezza come mai prima d’allora, avendo permesso agli spettatori, per la prima volta nella storia della politica, di seguire in tv il discorso del Primo Ministro.] Attorno a questo evento centrale, si snoda intanto la marcia di movimenti di protesta (quali Take Back Parliament, Power2010 e 38 Degrees), che si dirigono verso il luogo in cui si sta svolgendo il dibattito tra i due partiti, ormai non più segreto. Nel corso della marcia, il leader del gruppo attivista 38 Degrees, David Babbs, riceve una chiamata: Sky News (uno dei canali televisivi Britannici 24-hour), lo invita a partecipare a un’intervista televisiva svolta dal presentatore Kay Burley. Babbs accetta la proposta e si dirige in studio, ma qui dovrà affrontare un Burley piuttosto ostile e scontroso. Burley non fa altro che interromperlo e andargli contro per tutta la durata dell’intervista, chiedendogli per cosa stanno protestando e cosa si aspettano di ottenere. A un certo punto arriva la battutaccia di Burley a Babbs “Puoi anche andare a casa e guardare cosa succede su Sky News” = poiché stare lì a protestare non avrebbe fatto alcuna differenza. ⇨ Questo evento cristallizza, in un breve episodio, degli aspetti significativi di quello che è diventata la comunicazione politica a partire dal XXI secolo. Si consideri infatti l’esperienza mediale di questi eventi: ➢ Quello che centinaia di milioni di persone hanno visto, di quanto accaduto, è stato un video pubblicato online (Youtube) che era un video registrato al cellulare di un programma televisivo: un video di un video di un video. (Spiega che è stato un tale dal nickname lanerobertlane a registrare il programma televisivo con il suo smartphone e ad averlo postato) Nell’esatto momento in cui l’intervista di Burley è stata pubblicata su YouTube è entrata nella categoria delle peggiori interviste politiche mai fatte, intervista che ha inoltre causato lo sdegno dei molti attivisti coinvolti in quella giornata di manifestazioni. ➢ 38 Degrees è una delle organizzazioni politiche di nuova generazione (America’s MoveOn, Australia’s 4 Struttura dell’elaborato - Cap I Sottolinea l’importanza di cambiare punto di vista e modo di pensare: da “o…o..” a “non solo..., ma anche…” (rifiuto delle dicotomie). Chadwick dimostra come questa ontologia dell’ibridazione si sviluppi a partire da diversi rami delle scienze sociali e come, a sua volta, possa servire come spunto per ricerche più approfondite riguardo ad alcuni aspetti ricorrenti della comunicazione politica. La teoria dell’ibridazione serve anche come punto di partenza e unità di misura per poter comprendere altri concetti esposti a seguire: potere, idea di un sistema e la logica dei media. - Cap II Excursus della storia dei media e della nascita e sviluppo del processo di ibridazione. Focus a partire dal XV secolo in poi, sebbene la storia abbia le sue radici molto tempo prima. L’importanza di questo excursus preliminare sta nel fatto che esso può tornare utile per capire come abbia avuto origine l’interazione tra vecchi e nuovi media e quanto le loro logiche siano da sempre strettamente connesse. Capire il sistema ibrido del passato è utile insomma per comprendere quello attuale, poiché esso non è altro che il suo prodotto, scaturito da un processo di cambiamento che continua tutt’ora (tradizione e continuità). - Cap III Questo terzo capitolo si rifà al secondo ma approfondisce le caratteristiche del contesto contemporaneo: focus sulla natura variabile dell’audience, variazioni nell’utilizzo dei media, le caratteristiche strutturali salienti del broadcasting, stampa e media online, l’emergere di nuove forme ibride di mediatizzazione. - Cap IV Sulla scia del terzo capitolo, nel quarto l’enfasi si sposta verso una più approfondita osservazione di eventi cruciali e processi che rendono manifesto il fluire del sistema ibrido. Il quarto capitolo propone un nuovo approccio alla costruzione delle notizie politiche, sulla base del “ciclo d’informazione”, come lo definisce Chadwick. In particolare, vengono esaminati due eventi di portata straordinaria relativi alle elezioni britanniche del 2010: lo scandalo Bullygate e la trasmissione, per la prima volta nella storia della politica britannica, del discorso del primo ministro. Entrambi gli eventi si caratterizzano per la complessità e stratificazione delle interazioni tra gli attori coinvolti: l’ibridazione dei media permette infatti la partecipazione di un pubblico più vasto (non-élites actors); gli individui si connettono e sconnettono a intermittenza dal processo di creazione delle notizie e partecipano in modo attivo sebbene scostante o limitato a singole interazioni. 5 Capitolo 1 An Ontology of Hybridity_Un’ontologia dell’ibridismo Prima di passare all’analisi dei media contemporanei, Chadwick propone uno studio dell’ibridismo più in generale e un’analisi delle forme che esso può assumere nel contesto tecno-socio-economico. La teoria dell’ibridismo consente di guardare alla politica e alla società e, più in generale, al mondo, in modo da coglierne tutte le sue sfaccettature, la sua complessità, le interdipendenze che si instaurano al suo interno e la volubilità della sua natura. Vedere il mondo come un mondo ibrido permette di catturarne insomma l’eterogeneità, a scapito di visioni che potrebbero semplificare e standardizzare la realtà. Il significato semantico che il concetto di ibridazione porta con sé è ricollegabile alle origini della parola stessa “ibrido”, parola di derivazione greco-latina. In origine, questo termine descriveva qualcosa di esotico e inusuale, qualcosa che confutava il senso comune del pensiero, che derivava da fonti eterogenee ed era il prodotto di una mixture delle caratteristiche di queste. Il termine è stato utilizzato nel tempo in diversi ambiti di ricerca, da quello scientifico-specialistico (esp. genetica) a quello figurativo letterario. Negli anni ‘50 del Novecento è stato utilizzato per descrivere gli “hybrid computer”, macchine che combinavano le caratteristiche delle nuove tecnologie, emergenti proprio in quel periodo, a quelle dei tradizionali computer analogici. Tuttavia, è interessante osservare che il significato della parola “ibrido” non si è modificato nel tempo, ma si è anzi consolidato: ha mantenuto le stesse caratteristiche pur essendo stato applicato in diverse discipline. Così, Ieri come oggi, qualcosa di ibrido è qualcosa di insolito, qualcosa che si produce quando entità eterogenee si mescolano; un prodotto ibrido ha delle caratteristiche peculiari e uniche ma presenta, nonostante ciò, tratti di continuità con le fonti da cui si è originato. 1. In Politica → il concetto di ibridismo descrive la situazione di quelle pseudo democrazie in cui convivono anche caratteri autoritari, in cui le logiche di vecchie e nuove istituzioni e norme convivono. Forme autoritarie possono concedere più libertà a causa di pressioni di vario tipo, e forme democratiche possono emergere da autoritarismi ma continuare ad essere stigmatizzate per un passato politico tipicamente centralizzato (come la Russia). 2. Nelle Organizzazioni → parliamo di ibridismo inside organizations, che riguarda la struttura interna di una qualsiasi organizzazione (pensiamo ad una qualsiasi azienda che può organizzare il proprio lavoro in maniera centralizzata o decentralizzata, con livelli di controllo più o meno forti); ibridismo between organizations, che tratta i rapporti orizzontali tra più aziende. 3. Nella Produzione Culturale → l’ibridismo può riguardare la produzione, la trasmissione e la ricezione di contenuti. Un primo esempio può essere quello della resistenza da parte di subculture all’imperialismo culturale a livello musicale o di produzione televisiva: è il caso delle produzioni cinematografiche di Bollywood o quello delle soap opera argentine. Un secondo esempio è rappresentato dai sempre più labili confini presenti tra informazione e intrattenimento che ha generato forme di “infotainment”: abbiamo nuovi format televisivi che uniscono l’umorismo alla discussione politica, o trame cinematografiche che intrattengono ma informano su fatti realmente accaduti. In questo tipo di processi fondamentale è stato il ruolo dei digital media, che hanno 6 permesso una produzione culturale enorme rispetto al passato e grazie alla disponibilità di più canali hanno avuto la necessità e la possibilità di creare nuovi generi. 1. Hybridity in the Social Sciences_Ibridazione nelle scienze sociali Nel corso degli ultimi decenni, la teoria dell’ibridazione si è diffusa ed è stata applicata in diversi ambiti delle scienze sociali, come anche in varie categorie di pensiero sociale e politico. Una tendenza, questa della diffusione interdisciplinare, molto interessante. Il termine è sicuramente stato impiegato rispetto a una vasta quantità di temi, ma in ogni modo sempre nel tentativo di spiegare il funzionamento dei sistemi sociali. Il consolidamento della prospettiva di analisi ha fatto sì che la teoria dell’ibridazione diventasse una vera e propria ontologia = una disposizione teoretica che consente di porre domande e ipotizzare risposte rispetto alla natura della società della propria epoca; l’ontologia è necessaria perché ogni metodo, per capire il mondo o una parte di esso, deve partire da ipotesi (implicite od esplicite) riguardo al tipo di cose che esistono o che possono esistere in quel dominio, e quale potrebbe essere la loro condizione di esistenza, le loro relazioni di dipendenza e così via. Poiché l’ibridazione è diventata ontologia, questa consente di cogliere gli aspetti più diversificati dei processi sociali, cogliendone delle caratteristiche che rimarrebbero altrimenti all'oscuro per via di visioni dicotomiche, essenzialiste (vs costruttivismo) e poco flessibili. Prima di trattare aspetti più ampi della teoria di ibridazione applicata a media e società, è interessante considerare un esempio di trattamento di questa teoria nell'ambito delle scienze politiche. Gli studiosi hanno recentemente adottato la “hybrid regime theory” = teoria dei regimi ibridi, per descrivere quei regimi all’interno dei quali le pratiche democratiche e autoritarie si armonizzano e si evolvono insieme. Un concetto chiave in questo contesto è quello della transizione: il concetto di sistema ibrido pone l'attenzione sul concetto di cambiamento e flusso, con il quale ci si dirige verso il superamento del vecchio set di norme culturali e istituzionali e l’emergere di uno con norme del tutto nuove. Ma l’ibridazione non è sempre uno stato di transizione netta. La transizione infatti può creare quelli che vengono definiti “domini riservati”: aree dove le élite hanno la capacità di mantenere un controllo strategico di risorse essenziali per il loro potere e la loro influenza. Queste coesistono al fianco di domini dove le élite hanno tatticamente ceduto il controllo.  Vedi sistema ibrido dei media: vecchie e nuove logiche si ibridano, quindi la tv integra le logiche dei social networks e i social networks rendono disponibili contenuti broadcast MA al tempo stesso ciascun canale preserva le sue logiche (domini riservati) e quindi delle caratteristiche che lo distinguono dagli altri. Molti paesi (es. africani, asiatici e latino americani) che sembravano aver imboccato la strada verso l’istituzione di una forma d’organizzazione di tipo liberal-democratico, sono in realtà, per una serie di ragioni, rimasti congelati a uno stato di pseudo-democrazie, poiché al loro interno coesistono una struttura formale di tipo democratico e una coercizione dell'élite religiosa e militare (Larry Diamond). E nonostante gli occidentali potrebbero considerare queste forme organizzative come obiettabili e controintuitive, sembra che questi regimi godano di una certa stabilità: lo stato di ibridazione diventa uno stato di norma, crea un sistema permanente che riceve legittimazione o concretizza l'equilibrio di potere tra gruppi sociali. 9  In breve ACTOR-NETWORK THEORY (Latour) • Tesi: modernità basata su un’ontologia artificiale che distingue tra natura/società e umano/non-umano • Ipotesi: mondo basato su network ibridi si soggetti-oggetti ibridi umani/non-umani; la forma d’agire dei soggetti non-umani emerge dalle loro interazioni interdipendenti con risorse tecnologiche e umane; • Metodo: questi network devono essere analizzati in modo olistico • Scopo: capire l’influenza reciproca di attori sociali e tecnologia Ne emerge l’idea di un processo di assemblaggio come strumento empirico (Deleuze, Guattari). Questo concetto è stato utilizzato per cogliere gli aspetti eterogenei (sia sociali che tecnologici) nel newsmaking e nelle campagne politiche: collocare i concetti di potere e di agency all’interno di sistemi integrati (che comprendono sia persone che tecnologie) ma ancora conflittuali tra loro, offre una prospettiva originale per lo studio della media politics. 2. Hybridity’s Analytical Challenges_Le sfide analitiche dell’ibridazione Sebbene offra una notevole quantità di risorse teoretiche, un’ontologia dell’ibridazione presenta anche delle sfide. Ad esempio: fino a che punto i prodotti ibridi possono essere concepiti come qualcosa di unico e nuovo, dal punto di vista analitico? È possibile dire che l’intera nozione di ibridazione si basi su categorie fisse (attori sociali e tecnologie)? La risoluzione delle contraddizioni è in ogni caso il risultato ultimo dell’attuazione di questo approccio alla realtà? Un modo per affrontare queste sfide è quello di fare una distinzione tra due diverse modalità di ibridazione: ➢ Soluzione: da un lato, i prodotti ibridi potrebbero essere concepiti come una versione diluita dei loro antecedenti, ➢ Ibridazione particellare: secondo altre teorie, invece, le caratteristiche degli antecedenti possono ricombinarsi in modi sempre diversi, creando prodotti ibridi compositi. In questo secondo caso è più probabile parlare di novità: la novità, infatti, risiede proprio nella possibilità di ricombinare gli elementi di base. L’ibridismo come il CONTRAPPUNTO: potremmo dunque definire gli ibridi non come semplici versioni diluite dei loro predecessori, ma allo stesso tempo come elementi in cui le caratteristiche di questi ultimi vengono selettivamente ricombinate in nuovi modi, riconoscibili grazie a vecchi lineamenti ma più confondibili a causa dei nuovi. Questa idea dell’ibridismo è vicina a quella del contrappunto musicale: questa tecnica non crea un’armonia unica ma consiste nel sovrapporre diverse melodie, creando a volte delle armonie temporanee. L’ibridazione è insomma un processo di integrazione e frammentazione al tempo stesso. Elementi che entrano in competizione e conflitto tra loro possono confluire in un insieme di senso compiuto, ma il 10 significato che portano con sé non dipende mai esclusivamente dall’insieme di cui fanno parte. L’ibridazione particellare è il risultato di competizioni e scontri per il potere e per la supremazia durante i periodi di transizione, contingenza e negoziabilità. Con il passare del tempo, queste pratiche ibride tendono a stabilizzarsi e sedimentarsi, e ciò che una volta era considerato inusuale e transitorio può diventare parte costituente di una nuova forma organizzativa (norma), che, tuttavia, non si consolida mai del tutto.  Questa ontologia offre un approccio utile per la comprensione delle interazioni che avvengono tra vecchie e nuove logiche mediali nella politica e società contemporanea e può essere utile per gettare luce relativamente al potere degli attori all’interno del sistema mediale. 3. Power and System_ Sistema e Potere L’ibridismo in quanto ontologia implica la considerazione di altri tre temi fondamentali: a) Le relazioni di potere che si instaurano tra attori politici, attori mediali e audience dei vecchi e nuovi media b) Il concetto di sistema sociale c) Il concetto di logica mediale Definire il significato dei concetti di potere e sistema sociale è stata sicuramente una delle sfide più ardue per le scienze sociali. Sulla base di quanto scaturito dai dibattiti tra gli studiosi, risulta comunque chiaro che per cogliere l’essenza del concetto di potere è necessario prendere in considerazione le relazioni tra gli attori sociali e le relazioni tra attori sociali e oggetti tecnologici → questo perché le tecnologie consentono e limitano al tempo stesso l’agire degli attori sociali all’interno di network ibridi e sistemi sociotecnici (vedi actor-network theory). Queste interazioni possono essere intese, in senso più ampio, come delle relazioni sociali che creano le precondizioni culturali per i processi di costruzione di significato: i detentori del potere, all’interno di un sistema dato, sono coloro che riescono a far prevalere la loro interpretazione della realtà. Le diverse interazioni tra attori sociali possono aggregarsi e costituire sistemi: non c’è nulla di rigido o meccanico in questa visione della vita sociale in quanto processo che si svolge all’interno di un sistema, né è necessario assumere che ci sia un singolo sistema a cui tutti gli aspetti della vita sociale si conformano. Un sistema, anzi, è spesso connotato da flessibilità, adattabilità, evoluzione, sulla base delle interazioni sociali che avvengono al suo interno. Un regime, invece, connota gerarchia, immobilità e asimmetrie di potere nelle relazioni sociali. Anche queste caratteristiche possono essere proprie dei sistemi, ma questi manifestano comunque fluidità, orizzontalità ed equità. Le relazioni di potere istituzionale spesso si incontrano con contro-poteri, questo perché i movimenti sociali, che sono sempre più costruiti sulla networked communication, sfidano lo stato e le istituzioni corporative (Castells). Secondo Chadwick, insomma, ogni sistema, insomma, è caratterizzato da diversi gradi di complessità e instabilità: un sistema contiene molti elementi che mancano di linearità e coerenza e che sono spesso sottoposti a lunghi e sporadici periodi di cambiamento. I sistemi hanno una struttura, ma certamente questa struttura non è stabile, né regolare. Sono fondati sulla competizione, sul conflitto per le risorse, 11 sulle lotte per la supremazia, ma dalla loro analisi scaturisce l’ipotesi che esista molta interdipendenza tra gli attori sociali principali. Interdipendenza asimmetrica: c’è un patto implicito tra gli attori sociali, poiché gli attori più potenti e quelli meno potenti devono necessariamente collaborare per il perseguimento di obiettivi comuni e questa collaborazione è essenziale per il mantenimento del sistema, per la produzione di beni sociali di cui tutti possano usufruire e la distribuzione delle risorse. Tuttavia, oltre alla teoria di Chadwick, ve ne sono altre che tentano di spiegare i concetti di potere e sistema e la loro interdipendenza Es. 1. D.S. Grewal: Network power theory ( = il potere del network) Nel tempo, le reti sociali si rifanno agli standard emergenti, che consistono in norme e pratiche ampiamente condivise dalla comunità e che facilitano di conseguenza la cooperazione. Se si considera che, all’interno di un qualunque contesto sociale dato, il valore e il significato di una rete sociale è direttamente collegato alla sua grandezza, si deve anche considerare che gli attori sociali vogliono appartenere a quella rete più ampia. Sarebbe quindi il valore sociale delle norme e pratiche che fluiscono all’interno della rete più grande a far sì che gli individui vogliano appartenere ad essa. Inserendosi in essa, si ottiene accesso alle risorse. = Ecco che gli individui adattano continuamente i loro valori e le loro pratiche, in modo da entrare a far parte di un network che possa garantirgli dei vantaggi di vario tipo. Gli attori si mobilitano e si estendono su logiche mediali vecchie e nuove, per far progredire i propri valori e interessi. Concepire il potere come qualcosa di relazionale – come il prodotto di scambi interattivi in contesti interrelati – consente di distaccarsi da generalizzazioni, astrazioni e pregiudizi riguardo specifiche categorie di individui (chi sono i detentori del potere e i ruoli che rivestono in quanto tali), come anche riguardo ai sistemi mediali. Questa prospettiva permette invece di focalizzare l’attenzione sulla diversità delle pratiche (meccanismi, comportamenti, dinamiche) che permettono agli individui di esercitare il potere in determinati contesti. Es. 2. Nick Couldry: L’idea di sistema coinvolge anche l’idea di pratica Questo approccio si focalizza sulle pratiche media-related. Si chiede: Cosa fanno le persone (individui, gruppi, istituzioni) in relazione ai media in una determinata situazione o contesto? In che modo la pratica media-related rientra nell’agire sociale più generale? L’uso delle risorse in un qualsiasi contesto di dipendenza o interdipendenza permette agli individui o alle collettività di perseguire i propri interessi, sia con che entro media differenti, ma interconnessi. I sistemi si basano su differenziazioni di tipo sociale, tra gli attori emerge la divisione del lavoro, l’attribuzione di ruoli e la consapevolezza che molti obiettivi siano condivisi e che quindi si può collaborare per il loro conseguimento (politica, media, business). Questa cooperazione può essere mantenuta solo attraverso delle strutture regolative, che permettano di gestire eventuali relazioni conflittuali nel corso del tempo. Queste strutture che consentono la cooperazione possono prendere la forma di organizzazioni concrete, ma in un’epoca di media digitali – intesi come forme di comunicazione e organizzazione – esse sono piuttosto flessibili e possono essere continuamente adattare a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Un altro aspetto fondamentale dei sistemi è il loro continuo rinnovamento: i sistemi devono essere costruiti, prodotti e riprodotti. I sistemi sono in continuo divenire, in quanto gli attori creano e adattano costantemente. È il sistema stesso che genera le condizioni per la stabilizzazione di una pratica sociale. Solo attraverso l’analisi di pratiche ben precise e determinate tipologie d’interazione è possibile 14 5. The Hybrid Media System as an Analytical Approach_Il Sistema ibrido dei media come approccio analitico Chadwick spende due parole per sottolineare nuovamente il fatto che, all’interno del suo libro, si focalizza sul caso britannico e statunitense per elaborare le sue teorie sull’ibridazione. La scelta di questi due paesi è motivata soprattutto dal fatto che si tratti di democrazie liberali di importanza storica. Tra i due paesi ci sono sicuramente delle differenze importanti nel modo in cui la comunicazione politica viene condotta e ci sarebbero anche diversi modi per studiarle. Tuttavia, è anche vero che i due paesi presentano dei tratti in comune sufficienti per trattarli allo stesso modo e trarre conclusioni che possano essere valide per entrambi. Il sistema ibrido dei media, nonostante sia valutato sulla base dell’osservazione di questi due paesi, viene qui presentato come approccio analitico generalizzato: infatti, è possibile trattare le considerazioni riguardo alla comunicazione politica e al sistema ibrido dei media al di là del caso specifico, vederle quindi come uno spunto per effettuare ulteriori osservazioni all’interno di altri sistemi liberal democratici o non, dei quali si vuole analizzare le interazioni tra logiche mediali di vecchi e nuovi media. 15 Capitolo 2 All Media Systems Have Been Hybrid_Tutti I sistemi mediali sono stati ibridi Tutti i vecchi media sono stati “nuovi” al loro tempo e tutti i nuovi media diventeranno vecchi. Ma i vecchi media raramente vengono sostituiti radicalmente da quelli nuovi. (es. Persino il telegrafo e le video-cassette “infestano” il presente, condividendo con i nuovi media la possibilità di trasmissione e rappresentazione del messaggio). Quando un nuovo media inizia ad invecchiare, le sue caratteristiche e le norme sociali ad esso connesse, iniziano a diventare “meno visibili”: ciò che prima era insolito diventa abituale e familiare. Non viene più posta attenzione all’apparato fisico o al tipo di convenzioni sociali legate al suo utilizzo e nonostante ciò esso continua a definire le pratiche sociali. La storia dei nuovi media, più che essere la storia dell’evoluzione dell’aspetto tecnologico della comunicazione, è la storia dell’evoluzione delle arene di negoziazione delle tematiche centrali nella condotta della vita sociale (media, attori politici e attori sociali di vario tipo): chi è dentro e chi è fuori, chi può parlare e chi ha meno voce in capitolo, chi ha autorità e credibilità e chi meno (Marvin). Questo processo coinvolge network ibridi (interazioni costanti tra entità tecnologiche e sociali), che generano potere e agency (Latour). Importante, in questa prospettiva, è la definizione storica di media fornita da Gitelman MEDIA: strutture di comunicazione stabilite socialmente → strutture: includono sia l’aspetto tecnologico (le funzioni tecnologiche su cui si basa un medium), sia i protocolli di funzionamento associati a quella tecnologia → comunicazione: intesa come pratica culturale, che accomuna individui diversi tra loro per via di valori e rappresentazioni condivise Le tecnologie dei nuovi media ➢ Fanno accrescere la loro audience -> audience ibrida: prodotto della combinazione di gruppi, organizzazioni, norme e pratiche sociali precedentemente associate ai vecchi media ➢ Questi gruppi vedono i media sia come strumenti che come contesti all’interno dei quali poter esercitare il loro potere (esperienza professionale, controllo delle risorse, maestria nella gestione di generi e routine organizzative). ➢ Fornendo diversi contesti normativi e diversi termini di coinvolgimento, i nuovi media riconfigurano in parte le relazioni sociali, economiche, politiche, spaziali e temporali tra le élites mediali, élites politiche e i pubblici. È possibile cogliere la natura più profonda di ogni medium se lo si considera all’interno di un sistema di relazioni interdipendenti con tutti gli altri media.  Tutti i media sono ibridi Per identificare chi esercita il potere nella comunicazione politica occorre focalizzare l’attenzione sul rapporto tra vecchie e nuove logiche mediali, in quanto interrelato e in quanto in continua evoluzione. 16 1. Media e “novità” I nuovi media sono sempre stati presentati come prodotti dal miglioramento dei loro predecessori in termini di “immediatezza” (Bolter e Grusin). IMMEDIATEZZA: capacità di fungere da lente trasparente sulla “realtà”. I nuovi media proclamano continuamente la loro superiorità rispetto ai vecchi media, ciò che li porta inevitabilmente in competizione e in conflitto con essi. Questo porta al secondo aspetto legato all’emergere dei nuovi media: l’“ipermediazione” IPERMEDIAZIONE: i nuovi media, più che essere strumenti di trasparenza (immediatezza), sono la ri- mediazione e l’ibridazione di altre forme mediali. I media digitali e internet, con molteplici generi e interfacce visuali e la simultanea ricombinazione di testi, immagini, audio e video, sono una forma estrema di ipermediazione. La “novità” di un nuovo medium non sta nella sua novità tecnologica, bensì nel modo in cui si presta a ibridare vecchie e nuove logiche mediali. METAMORFOSI: un continuum di trasformazioni e adattamenti condotti dalla complessa interazione tra i bisogni percepiti, pressioni politiche e competitive e innovazioni sociali e tecnologiche (Fildler). L’evoluzione dei media è sempre stata descritta con andamento lineare, dove un medium ha rimpiazzato l’altro nel corso del tempo ed è stato poi a sua volta rimpiazzato da un altro. Ma questa linearità non coglie la complessità delle transizioni. Le pratiche dei vecchi media possono rinnovarsi da sé in risposta all’avvento di nuovi media. Le tecnologie possono servirsi talvolta di meccanismi sociali che consentono loro la sopravvivenza (es. media broadcast che, in seguito all’avvento dei media digitali, attraversano dei profondi cambiamenti, in modo da adattarsi e co-evolvere). 2. Acquisizione di potere ed emergenza dei nuovi media su negoziazione Se consideriamo i media come un insieme di pratiche culturali, sociali, economiche e politiche, va detto che queste pratiche vengono modellate da processi di ibridazione competitivi ma interdipendenti, che coinvolgono svariati attori, appartenenti a svariati contesti. Con l’emergere dei media avvengono negoziazioni di relazioni di potere, autorità e prestigio tra gruppi di attori associati a particolari forme mediali. ORAL-PRINT MEDIA Dalla metà del XV secolo persiste la cultura orale, che si adatta e si rinnova nel corso di tre secoli, integrando le pratiche dell’oralità ad una cultura della stampa che era in evoluzione. XV e XVI secolo -> gli scribi temono che macchina da stampa possa porre fine alla loro esistenza; la Chiesa teme la perdita di controllo della popolazione una volta che le persone avessero potuto leggere i testi religiosi per conto loro. La cultura orale torna ad essere significativa dopo la Restaurazione della monarchia inglese nel 1600 e furono ulteriormente rinvigorite nei nuovi e nei vecchi spazi di scambi faccia a faccia come pub, club, chiese, librerie e cafè. 19 ASSIMILAZIONE E PARASSITISMO L’ibridazione mediale si manifesta anche quando i nuovi media vengono assimilati all’interno di istituzioni stabilite già in precedenza per media più vecchi. Ad esempio: in un primo momento, il telegrafo britannico è stato modellato dalle tecniche di segnalazione sviluppate per le linee ferroviarie; il network televisivo americano era inizialmente strettamente dipendente dalle infrastrutture telefoniche a lunga distanza. DOMINI RISERVATI Fino ad ora, dovrebbe essere chiaro il fatto che, nel corso della storia, l’emergere di un nuovo medium non è mai solo una questione di rivoluzione tecnologica che riconfigura la cultura, la società, la politica; né si tratta della semplice rivelazione del cambiamento rivoluzionario voluto dai fondatori di una nuova tecnologia. L’emergere di un nuovo medium è una combinazione di questi due processi. Anche il medium più avanzato può rimanere accantonato per anni se forti interessi cercano di smorzarne l’impatto. C’è perciò contingenza, competizione, rivalità. C’è il tentativo, da parte di coloro i quali ricavano il potere dalla gestione dei vecchi media, di creare dei domini riservati nei quali mantenere questo potere, finché non avranno trovato un modo per sfruttare i nuovi media a loro vantaggio. 3. Nuovi Media Digitali I media digitali sono considerati “nuovi” per via della loro interattività e del loro coinvolgimento. Il concetto di interattività non è così semplice da definire: può essere un prodotto della tecnologia, di un contesto comunicativo o delle percezioni individuali (Bucy). Come i media precedenti, anche i nuovi media digitali hanno preso in prestito molte caratteristiche dalle tradizioni della stampa (basti pensare alla “pagina” web e alle altre metafore attraverso le quali i media digitali si rifanno ad oggetti realmente esistenti, come ad es. cartella, desktop oppure il “documento”). Se i media digitali e internet sono stati influenzati dalla stampa, essi devono molto anche ad altri media: influenza significativa deriva infatti dalla fotografia (quando essa venne sviluppata, negli anni ’30, rimodellò i media broadcast), dalla computerizzazione (il primo prototipo di computer meccanico fu introdotto da Babbage), dal cinema. Lo sviluppo ibrido dei nuovi media digitali fu anche influenzato da un medium radicalmente diverso, uno che influenzò anche la televisione: il radar. Nel 1930-40, la tecnologia del radar permetteva di caricare su uno schermo dei dati e di aggiornalo sulla base dei dati che venivano monitorati. Oggi i media digitali possono essere meglio visti come il prodotto dello sviluppo di “macchine mediali” e di “computer”: questi due elementi, nella loro co-evoluzione nel tempo, hanno modellato le caratteristiche che oggi i media presentano. L’ambiente digitale dei media ha dunque integrato le affordances della fotografia e cinematografia (integrazione di testo, musica, immagini, video) come anche quella del real-time screen, fornita dal radar (possibilità di inserire informazioni su uno schermo e di manipolarle in tempo reale). Il fatto che gli users potessero intervenire sulle informazioni è sicuramente l’aspetto principale che crea la rottura con i 20 vecchi media (Manovich): velocizza il processo di mediazione e consente di agire in tempo reale anche a grandi distanze. Internet, rifacendosi a questi aspetti dei media digitali, è stato basato sul continuo assemblaggio, disassemblaggio e ri-assemblaggio di dati modulari. Internet contribuisce a un nuovo “ordine dell’ordine” nel quale i sistemi, per categorizzare e organizzare informazioni, trascendono le limitazioni dei contesti predigitali (Weinberger). Per descrivere le caratteristiche del sistema Internet ci possiamo rifare alla distinzione tra due tipi di sistemi: sistemi “autopoietici” e i sistemi “allopoietici”. - I sistemi autopoietici sono chiusi, circoscritti, e si auto-riproducono attraverso le interazioni che avvengono al loro interno. - I sistemi allopoietici, al contrario, sono sistemi aperti, ricevono al loro interno input di vario tipo e producono input altrettanto diversificati; si producono attraverso la combinazione di risorse ad essi esterne. Detto ciò, si può dire che Internet è un sistema più allopoietico che autopoietico: la tipologia allopoietica cattura meglio la natura ibrida di Internet. Tuttavia, c’è un paradosso: l’immensa velocità e transitorietà – il flusso di comunicazione in tempo reale e il multitasking simultaneo facilitato dalle interfacce dei devices dei media computerizzati – è accompagnata dalla permanenza di archivi immensi. Molti oggetti digitali – dalle pagine web alle fotografie e ai files video, hanno in sé i dati relativi alla loro provenienza, cosa che rende il tracking (rintracciamento) e tracing (registrazione) più facile. Internet sta diventando l’archivio per eccellenza. E poiché la manipolazione degli artefatti digitali immagazzinati nei database (video, audio, immagini, testi) è adesso diventata la norma nella produzione di qualunque contenuto mediale – dalla stampa ai media broadcast – pezzi di informazioni riciclabili fluiscono attraverso i media sotto forma di risorse pronte all’uso da cui giornalisti, politici e a volte cittadini possono velocemente costruire e pubblicare nuove narrazioni. 21 Capitolo 3 The Contemporary Contexts of Hybridity_I contesti contemporanei di ibridazione 1. I contesti contemporanei di ibridazione Ripercorriamo, dal passato al presente, i processi di definizione del sistema ibrido dei media, che hanno interessato la Gran Bretagna e gli USA. Il focus sarà su 4 temi in particolare: la natura dell’audience, i cambiamenti nell’utilizzo dei media, la struttura dei media newspaper, broadcast e online, l’ascesa di nuove forme ibride di mediazione. A. Gran Bretagna Dalla fine degli anni 2000, la televisione digitale multicanale ha raggiunto più dell’80% delle famiglie britanniche e in diverse regioni del Paese, come Scozia e nord-est dell’Inghilterra, i tassi di penetrazione sono molto più alti. Nella Gran Bretagna contemporanea le notizie politiche abbondano, ma l’audience è sempre più frammentata tra i canali, i palinsesti e le piattaforme digitali. Come parte di un processo in continua evoluzione di adattamento e rinnovamento, il broadcasting si è impegnato progressivamente nell’offerta di modalità di consumo e interazione personalizzabili e fatte su misura per le sue audiences. Anche nei media online è aumentata la diversità di mezzi con i quali le persone possono accedere alle informazioni: Internet non è più un medium computer-based. Questa vasta gamma di opportunità per l’accesso a internet gioca un ruolo importante nella creazione di stili di vita multitasking in molteplici contesti connessi tra loro. Pratiche di consumo ibrido iniziano ad emergere particolarmente in quegli anni tra alcune frazioni di pubblico. Il cambiamento più sorprendente, dalla metà degli anni 2000, si manifesta con la partecipazione di massa nella creazione di contenuto online (l’ondata del web 2.0 e dei social media): questa tendenza è alimentata dalla crescita esponenziale di blog, siti di social networks (es. Facebook, Twitter), siti di produzione in collaborazione (Wikipedia) e molto altro. La metà degli utenti Internet ha un profilo su un sito di social network e altre percentuali si dividono tra blog, forum di discussione online, ecc. Fatto sta che le vecchie forme di comunicazione online, (e-mail e siti di messagistica istantanea) iniziano ad essere percepiti come obsoleti. ➢ Trend televisivi: Circa il 30% di utenti percepisce un maggior senso di fiducia in questi contesti in quanto fonti di informazione, più che per la tv, il giornale o la radio. Nonostante ciò, la televisione rimane la fonte di news più rilevante e inoltre si adatta nel tempo alle nuove forme di comunicazione mediale (es. la BBC ha costruito una forte presenza sul web, integrando le nuove logiche partecipative e di raccolta di materiale amatoriale) È tuttavia evidente che, nel tempo, la tv abbia perso il suo tradizionale monopolio delle notizie, perché: - i siti di news sono più avvezzi al rischio di pubblicare storie senza prima accertamenti riguardo agli standard di pubblicazione (generalmente richiesti per il giornalismo professionale) 24 reciprocità di adattamento) ➢ Trend del blogging Dall’inizio del XXI secolo, In America – più che in Gran Bretagna – si è registrata una crescita esponenziale di blog così come di ogni genere di user-generated content. Ma le cose sono più complesse di ciò che sembrano: si deve fare attenzione all’interpretazione dei dati. Il broadcasting e la stampa statunitensi stanno sperimentando un periodo di profondi cambiamenti e di adattamento a Internet, che sfruttano per la raccolta, l’assemblaggio e la diffusione di notizie: ne deriva che… non bisogna pensare ai blog come siti online gestiti dalla gente comune, ma piuttosto come organismi aventi una funzione di agenda setting intermediale. In altre parole, mentre il blogging continua ad acquisire popolarità, gran parte della produzione di contenuti online (che a metà del 2000 sarebbe stata effettuata nei blog), avviene adesso nei siti di social networks (es. Facebook). Allo stesso tempo, alcuni dei bloggers statunitensi più di successo sono ormai semi-professionalizzati. Hanno un ruolo di consulenza nelle campagne elettorali, nei gruppi di interesse, nelle agenzie governative e all’interno dei media tradizionali. Il blog e altri generi di internet interattivo non sono più ciò che erano prima, distaccati dal sistema di produzione mediale, ma sono stati acquisiti da settori elitari della comunicazione pubblica negli USA, dai politici e le agenzie di comunicazione ai giornalisti professionisti, ai presentatori tv e speakers radiofonici. Tra i blog che hanno intrapreso la direzione verso la professionalizzazione, ricordiamo l’Huffington Post. 2. Medialità ibrida Questi processi di ibridazione in Gran Bretagna e negli Stati Uniti vanno oltre la semplice disponibilità di un numero sempre maggiore di canali mediali e dispositivi. I produttori mediali professionisti possono manipolare le risorse mediali più facilmente, ma i “produttori” comuni (la gente), riveste un ruolo via via più importante. Il range di risorse mediali si è ampliato, in quanto attori politici e giornalisti (di stampa o media broadcast) hanno adottato pratiche mediali che si rifanno a internet. Quando Internet si diffuse, negli anni ’90, i suoi generi, le sue modalità e interfacce influenzarono tutti gli altri media. Questo processo fu particolarmente evidente nel campo delle notizie televisive, per le quali si iniziò a ricorrere a tecniche visuali per rendere le “hard” news accessibili ad un pubblico più ampio (animazioni, montaggi, visualizzazione di dati esplicativi…). Il broadcasting degli eventi live avviene adesso per via di una serie di pratiche che cercano, deliberatamente, di conferire un senso di real-time alle notizie trasmesse (es. titoli dei notiziari che scorrono continuamente, schermi sezionati che mostrano diversi filmati o commenti simultaneamente, audiences ospitate in studio, ecc). Queste tecniche rappresentano l’immediatezza della televisione e il suo potere di integrare le sue pratiche tradizionali con quelle derivanti dai media digitali. Le funzioni di personalizzazione, ricerca, filtraggio, copia e incolla (tipiche di Internet) sono diventate la norma nelle sale di news-making e nell’attivismo delle campagne politiche. Allo stesso tempo, Internet ha favorito molto il distacco dalla percezione dei computer come macchine da ufficio, come anche favorito la crescita di dispositivi elettronici di ogni tipo (dai notebooks, agli smartphones, ai tablet) in 25 quanto tecnologie di consumo e di produzione di ogni forma di contenuto mediale. Durante le elezioni in USA del 1996, la CNN presentò i risultati nel suo sito web: la prima volta che l’immediatezza del broadcasting (la tv ritenuta il mezzo per eccellenza capace di fornire notizie in real- time) venne messa in discussione. Era il primo passo verso delle nuove forme di integrazione, che vedevano la tv e il computer spartirsi il primato come fonte delle notizie elettorali. Nel 2012, l’11% degli americani segue il primo dibattito presidenziale in onda sul dual-screen: guarda il dibattito live in televisione, ma contemporaneamente lo segue anche, o commenta soltanto, online (doppiamente in tempo reale). La tv ha sempre dato al suo pubblico l’illusione dell’interattività, nell’utilizzare delle interfacce affini agli stili di internet. Ma l’interattività della televisione si è parecchio evoluta, in risposta a Internet. Ora le news televisive mostrano spesso i commenti inviati dai telespettatori tramite Twitter, e-mail, ecc., per fornire una rappresentazione digitale (montaggio multidimensionale). Contribuendo ai commenti online, noi diventiamo sia soggetto che oggetto del sistema ibrido. Se i nuovi media digitali ibridano a sé i media di rappresentazione, comunicazione e monitoraggio, la nostra esperienza di guardare uno show televisivo e partecipare nel contempo a discussioni online riguardanti quello show, ricombina ulteriormente queste associazioni, vedendoci spostare avanti e indietro lungo un continuum, che ci vede ora consumatori passivi, ora consumatori attivi. I produttori di programmi televisivi cercano dunque di creare contenuti che inneschino questo tipo di connessioni attraverso i media, con lo scopo di alimentare le comunità e i network online, che faranno circolare e circolare i contenuti televisivi (pensare un prodotto televisivo secondo le dinamiche dell’ibridazione mediale). Alcuni media di intrattenimento hanno spinto questo approccio verso ciò che Jenkins definisce “transmedia storytelling” (comunicazione transmediale) TRANSMEDIA STORYTELLING = “un processo in cui elementi integrali di una storia si diramano sistematicamente attraverso molteplici canali con l’obiettivo di creare un’esperienza di intrattenimento omogenea e coordinata” (H. Jenkins) 1Insights: Secondo la narrazione tradizionale, una storia viene solo riproposta così com’è, con gli stessi contenuti, su vari media (es. una stessa storia che viene rieditata come libro, come fumetto o come film): questo porta a un intero che è meno della somma delle parti Nella nuova ottica, quella transmediale, la storia viene approfondita in maniera diversa mentre la si propone in ciascun media, portando a un intero che è superiore alla somma delle parti. -> Un esempio calzante è l’universo di Matrix: nasce come un film, ma poi si evolve in un qualcosa di composto. Da un film andiamo a: - una trilogia di film 1 https://www.ilariogobbi.it/che-cose-il-transmedia-storytelling/ 26 - cortometraggi Animatrix - fumetti incentrati sulle vicende di altri personaggi - videogiochi che rileggono la vicenda del protagonista o quella di altri comprimari, aggiungendo nuove rivelazioni sulla storia generale - giochi di ruolo online => Nel transmedia storytelling, la storia di partenza viene sviscerata e sviluppata su più piattaforme, indipendenti fra loro, ma che forniscono all’utente un’esperienza ludica moltiplicata all’ennesima potenza. CONVERGENZA: descrive adeguatamente questo processo? Negli anni ’70 diventa popolare il concetto di convergenza per descrivere l’integrazione di computer, broadcast e sistemi di telecomunicazione come diffusori di immagini, suoni e testi. Il problema centrale, riguardo al concetto di convergenza, è il fatto che esso supponga la presenza di una singola piattaforma di trasmissione alla quale inevitabilmente si adattano tutte le altre. Ma nella pratica, come Jenkins stesso ha ammesso, sono state fatte alleanze mutevoli e incomplete tra media differenti, c’è stata competizione tra essi ed è stata posta resistenza al cambiamento da parte dei vecchi media in risposta all’introduzione dei nuovi. Laddove la convergenza c’è stata, questa è stata parziale e contingente, limitata solo ad alcuni settori mediali, non si è sviluppata a livello olistico come si pensava inizialmente. La democratizzazione della produzione mediale che si sta verificando attualmente, attraverso la proliferazione e distribuzione delle tecnologie digitali, implica un distacco dall’idea di convergenza e quindi dall’idea che i contenuti vengano prodotti e diffusi attraverso un unico canale gerarchicamente organizzato. Uno dei problemi alla base dell’approccio della teoria della convergenza è il fatto che essa confonda l’”online” con il “grassroots activism” (come se fossero la stessa cosa, ma online ≠ attivismo).  L’emergere di élites nei media online, l’uso delle logiche dei media online da parte dei media tradizionali e l’intervento delle non-élites nella costruzione di notizie politiche e di informazione mette in discussione questo dualismo. Non possiamo più contrapporre, ad oggi, un dualismo lineare tra la cultura partecipativa e orizzontale dell’online e cultura centralizzata e verticale dei media tradizionali: i bloggers e gli attivisti (cittadini comuni ingaggiati nella politica) vengono coinvolti nella produzione delle news, i primi in forma (semi-)professionalizzata, i secondi per via della loro partecipazione su Facebook o Twitter; la maggior parte dei vecchi media si sposta nell’ambiente online; gli older media continuano a rimanere mainstream, ma è il concetto stesso di mainstream a cambiare; il modo in cui oggi le élite politiche, mediatiche e il pubblico producono e consumano le informazioni politiche sta cambiando. Conclusioni Riprendendo la frase con cui si era aperto il II Capitolo: tutti i vecchi media sono stati nuovi e tutti i nuovi media saranno vecchi. I media e il sistema dei media sono in continuo divenire. Le relazioni di potere tra 29 Nei giorni successivi, insorsero dei dubbi rispetto alla veridicità delle rivelazioni e questi portarono infine allo scemare dell’evento. B. PRIMO DIBATTITO IN TV PER ELEZIONE A PRIMO MINISTRO Qualche settimana più tardi (15 Aprile 2010) la Gran Bretagna mandò in televisione per la prima volta il dibattito ministeriale. Senza ombra di dubbio l’evento più importante di mediazione della politica britannica dopo il coverage televisivo elettorale del 1959. Il dibattito – il primo di tre, ma nessuno degli altri fu d’impatto come il primo – alterò il corso delle elezioni, mettendo al centro dei riflettori il leader liberal-democratico Nick Clegg, il cui partito registrò risultati notevoli durante le opinion polls. News e commenti sui tre candidati ministeriali furono orchestrati, confezionati, consumati attraverso l’online, i newspapers, i media broadcast e tutto in tempo reale. Un ruolo fondamentale, in questa tempesta di ibridazione mediale, fu svolto da - un gruppo Facebook ad hoc creato deliberatamente da attivisti politici in supporto di Clegg – in seguito alla performance televisiva (dibattito) – e dal - Daily Telegraph (newspaper di destra, pro-Cameron). Il newspaper – si pensa allo scopo di contrastare il successo del candidato democratico alle opinion polls – pubblica uno scoop, in cui afferma che Clegg è coinvolto in attività economiche illecite. Naturalmente Clegg negò tutto quanto, ma la storia diventò molto velocemente oggetto di dibattito politico online, che spinse infine il direttore del Telegraph a redigere nel suo blog un articolo in difesa di Clegg. Poco dopo, proprio come era successo con il caso del Bullygate, la storia e le accuse di Clegg decaddero.  Questi due episodi (il Bullygate e il primo dibattito ministeriale britannico) forniscono un esempio importantissimo del sistema ibrido dei media britannici.  Il modo in cui questi due episodi vennero mediati può essere definito come “live ethnography”: un flusso costante e continuo, una mixture di materiale broadcast, di stampa, online, non solo prodotto dagli addetti alla comunicazione ma anche dagli users sui social networks site.  La natura ibrida dei processi di produzione delle notizie politiche si rivela sempre più: non c’è più un luogo o un metodo per eccellenza di newsmaking, ma c’è un ciclo di informazioni politiche provenienti da diverse dimensioni e prodotte in modo diverso da diversi attori. Questo ciclo diventa l’arena cruciale nella quale avviene il bilanciamento di potere. I cicli d’informazione politica stanno diventando la norma sistemica per la mediazione di eventi politici importanti. Sono un elemento essenziale del sistema ibrido dei media. 30 Dal Ciclo d’Informazione al Ciclo d’Informazione Politica In origine, il termine “news cycle” descriveva semplicemente il periodo di tempo (di routine) che intercorreva tra la pubblicazione dell’ultimo numero di un giornale e quella del numero successivo: il tempo necessario per raccogliere informazioni, scrivere, stilare, selezionare, presentare del nuovo materiale o dei nuovi sviluppi relativi alle notizie già pubblicate di recente. Le ricerche sociologiche hanno spesso discusso sull’importanza del tempo nell’ambito del news-making. Alcuni studiosi pensano che il tempo sia qualcosa di intrinseco alla routine di produzione delle notizie e arrivano addirittura a vedere i news media come una “time-machine” (macchine i cui ritmi sono dettati proprio dal tempo). ➢ Le nuove tecnologie (es. satelliti, e-mail, sistemi digitali di management delle notizie…) hanno portato a una notevole compressione del tempo di produzione delle notizie ed è sempre più difficile parlare di singoli cicli di notizie giornaliere. ➢ Tra i politici, inoltre, è cresciuta nel tempo una consapevolezza di tipo strategico: intervenire durante certi momenti del processo di raccolta e produzione di news può essere utile per aumentare la probabilità che vengano scritte delle news a loro favore. ➢ In ambito giornalistico si è creato un clima di costante competizione, dove ogni giornalista vuole essere il primo ad arrivare alla storia, vuole pubblicare notizie fresche che non sono ancora state trattate da altri. A prescindere dal loro approccio, gli studiosi che hanno trattato il news cycle concordavano su un presupposto e cioè sul fatto che la costruzione delle news politiche fosse un processo strettamente controllato, che coinvolgeva le interazioni e gli interventi di un numero ristretto di élite: politici, professionisti della comunicazione e delle notizie e – sebbene in numero minore e più recentemente – anche bloggers (semi-) professionalizzati. Mentre questi aspetti della comunicazione politica sono ancora molto evidenti – e cioè gli aspetti determinati dalle élites in azione – bisogna considerare che in seguito ai recenti cambiamenti sia necessaria una reinterpretazione dell’importanza del tempo, della tempestività e dei processi ciclici nelle relazioni di potere che danno forma alla produzione di notizie. Tuttavia, questo potrebbe richiedere un diverso tipo si premesse e osservazioni riguardo al modo in cui le news adesso vengono prodotte. I cicli d’informazione politica presentano alcune caratteristiche che li distinguono dai cicli di notizie Political Information Cycle ≠ News Cycle Essi sono assemblaggi complessi* nei quali le logiche – le tecnologie, i generi, le norme, i comportamenti, le forme organizzative – dei così detti “nuovi” media online vengono ibridate con le logiche di quelli che dovrebbero essere i “vecchi” media di broadcast e di stampa. Questo processo di ibridizzazione dà forma alle relazioni di potere che si instaurano tra gli attori, fino ad influenzare i flussi e i significati delle notizie. *il termine assemblaggio è qui inteso nell’accezione con cui è stato utilizzato nei più recenti studi sulla comunicazione politica (vedi R. K. Nielsen e i suoi studi etnografici delle campagne politiche). ASSEMBLAGGIO -> questo concetto ci permette di cogliere la natura interdipendente degli elementi: sebbene nell’intrecciarsi tra loro mantengano comunque delle caratteristiche distintive, allo stesso 31 tempo diventano un tutt’uno, finché diventa impossibile identificare – all’interno dell’aggregato che costituiscono – delle singole entità o istituzioni. Il concetto di assemblaggio consente perciò di vedere il carattere relazionale delle campagne elettorali: sebbene ciascun elemento mediale abbia un suo modo di perseguire una comunicazione politica personalizzata, esso è strettamente connesso a tutti gli altri elementi. Le sue origini del concetto di assemblaggio risiedono nella teoria sociale di Delueze e Guattari: con assemblaggio si intendeva descrivere il confluire di espressioni di specifiche forze meccaniche (tecnologie, linguaggi, architetture, rituali, flussi di informazione e persino funzioni meccaniche). Questa prospettiva ha influito molto ad esempio nell’elaborazione della teoria actor-network, di cui si è discusso precedentemente. Ma il senso con cui il concetto di assemblaggio è adesso utilizzato è più vicino alla teoria DeLanda, che rintraccia un significato più ampio del termine, rendendolo applicabile alle scienze sociali: i confini tra le diverse unità modulari che si uniscono in uno sforzo comune, sono permeabili; pertanto, il significato e la forza di ciascuna unità modulare – sia essa una tecnologia, un frame, un messaggio, ecc. - può essere compresa solo se considerata in relazione alle altre unità modulari. “Possiamo distinguere le proprietà specifiche di una data entità a partire dalle sue capacità di interagire con le altre entità. Queste relazioni implicano, innanzitutto, che un componente dell’assemblaggio può esistere al di fuori di esso e all’interno di un altro assemblaggio in cui le sue interazioni saranno differenti” … “Gli assemblaggi, pertanto, sono insiemi caratterizzati da relazioni di esteriorità” – DaLanda Gli assemblaggi sono costituiti da molteplici individui, gruppi, siti, interazioni, che coinvolgono produttori di news e tecnologie mediali – molto diversi ma fortemente interdipendenti – che si inseriscono e si dissociano a fasi alterne dal processo di newsmaking (news cycle). Nel caso specifico del Political Information Cycle, l’assemblaggio può comprendere numeri molto più elevati e tipologie molto più diversificate di attori e di interazioni, rispetto al tradizionale news cycle. Il Political Information Cycle non comprende solo l’accelerazione dei ritmi, la compressione del tempo dedicato alle issues per fare le notizie, sebbene questi aspetti siano naturalmente evidenti e rilevanti… Il Political Information Cycle è caratterizzato da strutture temporali ben più complesse e le interazioni al suo interno includono sia gruppi elitari che non elitari di partecipanti, molti dei quali interagiscono esclusivamente online, per contestare o avanzare specifici frames, raccontare eventi, spesso in real-time (nel momento stesso in cui una storia viene pubblicata) oppure in una fase successiva al ciclo di notizie (in seguito a un evento politico importante o la pubblicazione di una storia). Nel capitolo II si parlava dei media online come di un immenso archivio di informazioni, ciò significa che alcune storie possono rimanere in circolazione online anche per settimane o mesi, prima di essere integrate al news cycle. Come si è detto, i broadcasters e i newspapers integrano adesso le azioni dei gruppi non-elitari e le informazioni dell’online nelle loro pratiche e routine professionali. Utilizzando strumenti digitali, gli attivisti non-elitari hanno la possibilità di contestare il coverage politico televisivo e giornalistico in modo efficace: più le élites di attori professionisti (broadcast e stampa) utilizzano i media digitali (Twitter, Facebook…), più questi saranno esposti all’influenza degli attori non- 34 Alla sera tutti discutono delle dimissioni e la BBC sancisce la fine dello scandalo, dichiarano che a Downing Street non era mai successo nulla. Primo dibattito ministeriale britannico in onda televisiva. Gli stadi del dibattito. 1. Preparazione Il primo stadio del ciclo di informazione politica del dibattito ministeriale iniziò molto prima del dibattito ministeriale stesso. Questo primo stadio riguardò specifiche decisioni da prendere riguardo al formato e alle tempistiche dell’evento. Il formato stabilito prevedeva: che le domande non venissero poste ai candidati prima del dibattito (ma sul momento), che i membri del pubblico non applaudissero, urlassero o interrompessero, che i produttori non usassero inquadrature strategiche soffermando le telecamere sulle reazioni del pubblico a quanto detto durante il dibattito, e che i moderatori dello stesso non introducessero altre tematiche allo scopo di sollevare le domande del pubblico. È chiaro che, nello stabilire il formato e il tono del dibattito, i broadcasters britannici si rifecero molto alle caratteristiche dei dibattiti dei candidati alle presidenziali americane. I tre candidati stavano uno affianco all’altro, avevano un minuto di tempo ciascuno per introdursi e poi avrebbero dovuto rispondere a una serie di domande poste dal pubblico, interagendo talvolta tra loro. Come negli USA, i media broadcast e i giornali nazionali trattarono costantemente la issue del dibattito televisivo, durante tutto il primo periodo della campagna elettorale: tra le altre cose, si menzionava continuamente l’importanza storica della televisione nell’informare l’opinione pubblica. Il focus dei media fu posto su questa issue molte settimane prima che la campagna vera e propria iniziasse e poi, per tutto il corso della settimana successiva al primo dibattito, i media non parlarono d’altro che di quei 90 minuti di dibattito televisivo a Manchester. La diretta del dibattito, inoltre, era stata organizzata in modo tale da permettere alla BBC e alla ITV di avere una copertura mediatica subito dopo l’evento e di poter strutturare l’agenda dei giorni successivi. 2. Orchestrare in tempo reale Il secondo stadio del PIC prevede la necessità di orchestrare l’azione dei diversi attori in real-time. Comprende: discussioni sui social media, instant polls, classifiche, sondaggi, sentiment trackers disponibili sui siti online dei principali media broadcast e giornali. Appare nuovamente l’interazione reciproca tra nuovi e vecchi media. Broadcasters e newspapers cercarono di riservare un ruolo speciale ai media digitali: Facebook ad esempio, venne integrato nella produzione delle notizie, pensando che questa integrazione potesse aggiungere valore all’esperienza di visione televisiva. I social media venivano visti come strumenti capaci di fare ciò che la televisione non era ben attrezzata per fare: elaborazione di enormi quantità di dati in tempo reale, sentiment analysis, pubblicazione di risultati attention-grabbing. 35 - Importanza del contesto online Su Twitter si raggiunsero circa 47420 dibattiti attivi (sommando i followers dei principali attori, che andavano spesso a retwittare, si arrivò a circa 2 milioni e mezzo di partecipanti da tutto il mondo, che andavano inoltre a sommarsi ai 9 milioni della TV). I partiti politici vollero naturalmente approfittare di queste dinamiche di condivisione immediata, curando la loro attività su Twitter e Facebook. Questo venne fatto con lo scopo di stimolare alla partecipazione e di costruire un senso di liveness (tutto in tempo reale), ma anche con lo scopo di influenzare il coverage di media broadcast e giornali (attirare l’attenzione). - Gestione in real-time Il sito del Guardian, ad esempio, metteva a disposizione un registratore di feedback in tempo reale, che mostrava il giudizio delle persone per i tre candidati: si poteva fare click sul pulsante + o – per valutare la performance del candidato in real-time durante il dibattito. Questa modalità, almeno, presentava notevole trasparenza, a differenza di numerosi sentiment trackers di Twitter, i cui algoritmi di estrazione dei testi non vennero pubblicati dal Guardian: ciò accadde perché il tracker poll (rilevatore automatico di testi per ricavare dei sondaggi) del Guardian fu compromesso dall’ufficio centrale del partito Liberal Democratico. Questo è uno degli aspetti che ci segnala un enorme problema di attendibilità e trasparenza, soprattutto se questi strumenti, nel caso delle democrazie più sviluppate, diventeranno una presenza permanente nel coverage delle campagne elettorali. Quindi: questa strategia di integrazione reciproca mira da una parte a favorire nuove esperienze di sviluppo e partecipazione al ciclo di informazione politica, ma allo stesso tempo sfocia in un’inevitabile presa di parte, tornacontismo da parte degli attori principali, che finiscono per confezionare le loro offerte mediali nei modi che meglio rispondono alle loro necessità. Ne consegue che i risultati pubblicati in molti casi non fossero del tutto trasparenti (necessità di avere del materiale subito pronto per lo show post-dibattito). 3. Mobilitare in tempo reale Il terzo stadio del ciclo comprendeva tutta una serie di commenti e interviste da parte di giornalisti, insieme a una serie di sondaggi, questa volta monitorati da aziende adibite, che seguirono un codice di pratiche ben preciso. Le interviste vennero svolte immediatamente dopo i dibattiti dei candidati a figure rappresentative dei tre partiti. I giornalisti televisivi svolgevano le loro interviste negli studi dietro le quinte. Questo conferiva un senso di emergenza e di importanza della presenza mediale, ma questi episodi erano comunque formali, si tenevano in luoghi tranquilli e raccoglievano le linee politiche di ciascun partito. Nel frattempo, venivano registrati i feedback degli spettatori in tempo reale. Le tradizionali instant polls, tutte basate sull’utilizzo di metodi di campionamento trasparenti, furono pubblicate nell’arco di circa 5 minuti dalla fine del dibattito. Se i risultati forniti dagli algoritmi risultavano poco trasparenti ed erano soggetti a manipolazione, ci potrebbe chiedere quale fosse l’influenza invece di sondaggi effettuati immediatamente dopo la fine dei dibattiti. In ogni modo, gli strumenti utilizzati registrarono un vantaggio di Nick Clegg sugli altri candidati 36 4. Analisi e commenti approfonditi post-dibattito Il quarto stadio del PIC consiste in un’analisi post-dibattito più dettagliata e in un ampio commentario da parte di broadcasters e giornalisti. Per l’analisi dei diversi ambienti mediali è adesso richiesta obbligatoriamente la presenza di esperti di comunicazione e linguaggio del corpo. A quel punto, i principali editori di newspapers stavano decidendo cosa inserire nelle prime pagine e i loro websites erano aggiornati con le analisi del dibattito. In generale, comunque, il coverage mediatico si concentra sulla valutazione della buona performance di Clegg. Gli show televisivi del giorno dopo integrano discussioni online e moltissimi video Youtube. La sera successiva, Channel 4 News creò addirittura una miniserie televisiva intitolata Britain’s Next Boss. Questa strategia era pensata per mantenere costante il livello di ascolti e intrattenere il pubblico fino al giovedì successivo, in cui sarebbe andato in onda il secondo dibattito ministeriale. 5. Controffensiva degli avversari Clegg e i Liberal Democratici erano dunque sotto i riflettori, una posizione messa in evidenza dal coverage televisivo, dai sondaggi e dal web: il partito Liberal Democratico fu il primo partito in UK a veder nascere un gruppo Facebook in loro supporto. Alcuni sondaggi post-dibattito avevano rivelato che il partito L. D. aveva ricevuto moltissimo supporto dai votanti under 35: Clegg, a quanto pare, rappresentava un’alternativa “fresca” ai “vecchi partiti”. Il successo crescente registrato dai Liberali, dissestò notevolmente i newspapers pro-conservatori, che erano adesso combattuti tra porre anch’essi i riflettori sull’emergere di Clegg e del suo partito o andare contro i Liberal Democratici. Questa tensione fu presto risolta: i giornali conservatori iniziarono la loro offensiva, pubblicando una serie di notizie false su Clegg, accusato di aver ricevuto fondi illeciti. Clegg smentisce e spiega la sua versione dei fatti in un’intervista, la sera stessa. Era abbastanza chiaro che si trattasse solo di subdoli tentativi di boicottaggio. Ma nonostante ciò, ecco che i newer media arrivano laddove si dà spesso per scontato che gli older media abbiano il totale controllo del potere: su Twitter, infatti, inizia a spopolare lo scetticismo di organi professionali e non e si diffonde l’hashtag ironico #nickcleggsfault (è colpa di Clegg) che accompagna una serie di affermazioni offensive e racconti di fatti spiacevoli. In pochissimo tempo, diventa l’# più popolare di Twitter. La sera stessa, così, l’ufficio finanziario di Clegg si vede obbligato ad intervenire, fornendo tutte le prove necessarie a discolparlo delle accuse ricevute. Lo scandalo di Clegg ebbe una serie di effetti sull’esito conclusivo delle elezioni, ma nonostante le intemperie e le difficoltà poste davanti, i Liberal Democratici videro comunque il loro successo, con Clegg Deputato Primo Ministro e David Cameron Primo Ministro, l’11 Maggio 2010.
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