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The hybrid media system (riassunto tradotto in italiano), Sintesi del corso di Sociologia Della Comunicazione

The diffusion and rapid evolution of new communication technologies has reshaped media and politics. But who are the new power players? Written by a leading scholar in the field, The Hybrid Media System is a sweeping and compelling new theory of how political communication now works.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica The hybrid media system (riassunto tradotto in italiano) e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! ANDREW CHADWICK – THE HYBRID MEDIA SYSTEM. Politics and Power. RIASSUNTO IN ITALIANO INTRODUZIONE Il Libro inizia con la narrazione di un episodio avvenuto di fronte a Westminster, Londra, due giorni dopo i risultati elettorali della general elections del 2010, che videro i Liberal Democratici discutere con i Conservatori per una coalizione a causa della mancanza di una netta maggioranza per formare il governo. Il leader di un gruppo attivista, David Babbs - 38degrees, che chiedeva un sistema elettorale più onesto viene intervistato da Sky News. Kay Burely, il giornalista di Sky, chiede insistentemente a Babbs di far tacere la massa alle sue spalle, e tra i due inizia subito una tensione che sfocia nella suggestione di Burely nei confronti di Babbs di “tornare a casa e guardare gli eventi su Sky news, poiché stare li a protestare non avrebbe fatto alcuna differenza”. 38degrees è un movimento politico di nuova generazione che sa combinare le logiche dei nuovi e vecchi media, riconoscendo la forza che questi ultimi continuano ad esercitare nell’ambiente mediale, è questo il motivo per cui sceglie di farsi intervistare. L’intervista nel frattempo fu vista da milioni di persone in tv, compreso uno youtuber, Lanerobertlane, che riprende il video direttamente col telefono e lo carica su youtube facendogli fare tantissime visualizzazioni in pochi giorni. Chadwick utilizza questo espisodio per sottolineare come l’ultima cosa che Babbs avrebbe voluto sentirsi dire era di andare a casa e guardarsi skynews seduto sul suo divano, ma è proprio grazie a qualcuno seduto sul suo divano, lanerobertlane, che il video è potuto circolare su youtube. Qui risiede il tema che il libro continuerà a sviluppare per tutti i suoi capitoli: l’ibridismo sistemico dei media. L’approccio ibrido allo studio dei media secondo l’autore permette di superare le dicotomie tra old e new media, e di passare da un mindset di tipo “either or” ad uno più “not only, but also”. Allo stesso modo per quanto riguarda l’informazione e la comunicazione politica necessitiamo secondo Chadwick di un approccio olistico, che consideri tutti gli attori e i media in gioco, e che cerchi di capire come le logiche e i rapporti di influenza tra newer e older media si mescolino in un ambiente appunto ibrido. CAPITOLO I – UN’ONTOLOGIA DELL’IBRIDISMO Prima di passare all’analisi dei media contemporanei e al case-study, Chadwick propone uno studio dell’ibridismo e un’analisi delle forme che esso può assumere nel contesto tecno-socio-economico. La parola ibrido ha origini greco-latine e ha attraversato molte discipline nel corso dei secoli, sempre conservando semanticamente una connotazione di eterogeneità, e indicando qualcosa in cui diverse entità si uniscono per creare qualcosa di nuovo, che però mantiene rapporti di continuità con il passato. In Politica – il concetto di ibridismo si dimostra utile e adatto a descrivere la situazione di quelle pseudo democrazie in cui convivono anche caratteri autoritari, in cui le logiche di vecchie e nuove istituzioni e norme convivono. Forme autoritarie possono concedere meno libertà a causa di pressioni di vario tipo, forme democratiche possono emergere da autoritarismi ma continuare ad essere stigmatizzate per un passato politico tipicamente centralizzato (come la Russia). Nelle Organizzazioni– parliamo di ibridismo inside organizations, che riguarda la struttura interna di una qualsiasi organizzazione (pensiamo ad una qualsiasi azienda che può organizzare il proprio lavoro in maniera centralizzata o decentralizzata, con livelli di controllo più o meno forti) e between organizations, che tratta i rapporti orizzontali tra più aziende Nella Produzione Culturale– l’ibridismo può riguardare la produzione, la trasmissione e la ricezione di contenuti. Un primo esempio può essere quello della resistenza da parte di subculture all’imperialismo culturale a livello musicale o di produzione televisiva: è il caso delle produzioni cinematografiche di Bollywood o quello delle soap opera argentine. Un secondo esempio è rappresentato dai sempre più labili confini presenti tra informazione e intrattenimento che ha generato nuove forme di “infotainment”: abbiamo nuovi format televisivi che uniscono l’umorismo alla discussione politica, o trame cinematografiche che intrattengono ma informano su fatti realmente accaduti. In questo tipo di processi fondamentale è stato il ruolo dei digital media che hanno permesso una produzione culturale enorme rispetto al passato e grazie alla disponibilità di canali hanno avuto la necessità e la possibilità di creare nuovi generi. L’ibridismo come il contrappunto – Per comprendere meglio il concetto potremmo dunque definire gli ibridi non come semplici versioni diluite dei loro predecessori, ma come elementi in cui le caratteristiche di questi ultimi selettivamente ricombinate in nuovi modi, riconoscibili grazie a vecchi lineamenti ma confondibili a causa dei nuovi. Questa idea dell’ibridismo è vicina a quella del contrappunto musicale: una tecnica che non sta nell’armonia unica ma nel sovrapporre diverse melodie, creando a volte delle armonie temporanee. I.II – L’IBRIDISMO OGGI: SOCIETA’ SISTEMICA DELLA RETE, RELAZIONE TRA POTERE, POLITICA, MEDIA E PUBBLICO Actor-Network Theory – (Bruno Latour) sostiene che la modernità sia basata sulla convinzione che esistano al mondo elementi “umani” e “non umani”. In questo contesto gli attori non umani hanno una forza di azione CAPITOLO II – TUTTI I MEDIA SONO SEMPRE STATI IBRIDI Il processo di passaggio da un medium all’altro non è mai lineare, e ogni volta che un nuovo medium entra a far parte della quotidianità si tende a dimenticare il suo valore sociale. I media restano però strutture (composte di tecnologie con specifici protocolli) di comunicazione socialmente realizzate: riconfigurano gli spazi sociali, economici, politici e temporali tra attori mediatici politici e pubblici, settano nuove regole di interazione tra questi gruppi. Concetto di Mediamorphosys – Quando analizziamo i media e la nascita di nuove forme mediatiche è bene quindi non classificarli in base alla loro sempre crescente abilità di immediatezza (intesa come la capacità di fornire una finestra diretta sul reale) ma piuttosto in base alla loro capacità di reinventarsi e di rivisitarsi automaticamente: non a caso la prima televisione veniva chiamata “radiovisione” e la prima radio “radiotelefono”. Ovviamente bisogna tenere conto del fatto che la persistenza di un determinato medium e la sua forza di sopravvivenza dipendono anche dalla sostenibilità della tecnologia di cui sono composti: quando arriva la TV negli USA il cinema perde diffusione ma la radio ha un picco grazie al transistor, allo stesso modo la stampa ritorna forte grazie al fatto che radio e TV diffondono un nuovo grado di cultura e alfabetizzazione. II.II – DAL VECCHIO AL NUOVO: STORIA DI SPAZI INTERSTIZIALI Diamo ora qualche dimostrazione di come l’ibridismo mediatico sia sempre esistito, ripercorrendo alcuni degli shift tra vecchi e nuovi media nel corso della storia. Dalla cultura orale a quella scritta – Dopo l’invenzione della stampa nel 1476 la cultura orale e quella scritta hanno convissuto per un lungo periodo. Londra per esempio era piena di circoli dedicati alla lettura dove però poi la gente finiva per discutere oralmente, e lo stesso avveniva nei teatri, e in generale il carattere della cultura orale fu capace di influenzare le produzioni stampate. In Francia la cultura orale e quella hand-write sopravvissero a volte in risposta alla forte censura della stampa religiosa e politica, che stava trovando grande diffusione. Già in questo contesto la forte presenza delle immagini aveva dato spazio a nuove forme di contenuti che affiancavano informazione e intrattenimento. Tale idea, che prese piede soprattutto in USA e UK, era motivata dal fatto che in un contesto in cui la gente si mostrava riluttante all’engagement politico, la giusta soluzione fosse una combinazione tra media e elites politiche. Ciò avrebbe permesso l’affermarsi di una democrazia di massa, processo che fu poi completato con l’introduzione dei servizi di broadcasting. L’influenza dell’orale sullo scritto si nota anche dalle prime pubblicazioni giornalistiche che si rifacevano a quelle conversazionali basate sullo storytelling, che lasciavano spazio a visioni più pluralistiche e soggettive: soltanto all’inizio del 900 iniziarono a diffondersi negli USA degli stili giornalistici più istituzionalizzati e distaccati, basati sull’oggettività. La questione oral-print era stata inoltre la principale causa della riforma religiosa: la chiesa, inizialmente riluttante alla rappresentazione stampata delle storie religiose per la paura che ciò consentisse ai fedeli di sfidare l’autorità religiosa, adattò essa stessa molte iconografie per contrastare la riforma. Dalla cultura stampata a quella uditiva – l’ingresso del fonografo nel 1878 fornì un nuovo strumento di diffusione per la comunicazione pubblica e l’enunciazione sonora di testi stampati. Questi momenti erano occasioni fortemente interattive. Il carattere ibrido qui era concretamente rappresentato: fino a quando il meccanismo venne innovato dall’uso di cilindri, la gente poteva portare a casa come ricordo “stampato” delle proprie registrazioni sonore i pezzi di carta stagnola incisi dal funzionamento dell’apparecchio. Già dagli ultimi anni dell’800 vennero installati in luoghi pubblici diversi apparecchi con audio preregistrati al loro interno, che la gente poteva ascoltare a pagamento, nonostante la bassa qualità del suono costringeva all’ascolto in una specie di auricolare. Questo era spesso integrato con delle targhette stampate che riportavano visivamente il contenuto delle registrazioni. Dal 900 in poi la tecnologia passò da una dimensione pubblica ad una domestica: un processo tipico dell’evoluzione dei media che toccò anche la precedente diffusione dei libri. I media elettrici – Ci riferiamo con questo termine ad apparecchi come il telefono, la rete elettrica e le tecnologie wireless, sviluppatesi sotto il controllo di elites che le utilizzarono per dare continuità al potere acquisito dalla padronanza dei media più vecchi (parliamo di press owners, giornalisti, teatrali e politici). E’ importante sottolineare che parallelamente a quanto accade oggi con internet, riguardo a tali tecnologie emersero subito una serie di ansie legate al controllo sociale e alle visioni complottistiche-futuristiche sulla loro espansione. Tra queste vi era anche la paura riguardo il riassetto delle connessioni sociali tra classi agiate e poveri, che ora erano in grado di mettersi in contatto telefonicamente con elites professionali come i dottori, ma anche la questione della privacy che era minacciata dalla possibilità di ascoltare segretamente le conversazioni telefoniche. Il telefono, rappresentativo di questa categoria mediatica, fu essenziale per gettare le basi della programmazione broadcast: le prime opere ed eventi live venivano infatti trasmessi via telefono (si parlava allora di theatrephone, così come le comunicazioni politiche ai giornalisti o la pubblicazione dei risultati elettorali. Anche la luce elettrica in quanto tecnologia rese possibile la diffusione di una grande quantità di insegne e annunci luminosi che possiamo considerare come una grande forme di broadcast di massa di tipo visivo. New media digitali – dove risiede l’ibridismo nei new media digitali? Innanzi tutto internet attinge molto dai caratteri della stampa: basta pensare alla “pagina” web e alle metafore di oggetti realmente esistenti quali folder, desktop, ecc. E poi il “documento”, divenuto la nuova unità canonica che permette di liberarci di montagne di scartoffie compattate in un unico archivio digitale. Sono forti anche le analogie con la fotografia e cinema, per esempio per la proiezione di immagini su schermo, o per il fatto che internet si basa sullo stesso principio del cinema: registrare un certo tipo di informazioni per poi riutilizzarle e manipolarle, o ancora per il gergo tecnico come “zoom” “track”. Il principio dello schermo che fornisce aggiornamenti in tempo reale su una data situazione poi è un comportamento tipico del radar. Potremo quindi descrivere i media digitali come l’evoluzione di macchine mediatiche e macchine calcolatrici insieme, poiché non sarebbero “digitali” senza delle machine in grado di raccogliere e processare dati. Internet in particolare può essere descritto come ambiente Allopoietic: un sistema cioè aperto che ha continui rapporti di input output con altri ambienti esterni e spesso contraddittorio: internet è per antonomasia l’ambiente che promuove il senso di real-time ma nello stesso tempo si differenzia dal broadcast classico per la forte tendenza di archiviare materiale e contenuti. CONCLUSIONI dall’analisi della sovrapposizione tra vecchi e nuovi media derivano alcune considerazioni.  Ibridismo mediatico risiede in pratiche ma anche in infrastrutture. l’ibridismo mediatico fa si che i vecchi media risiedano in modo parassitario e vengano assimilati da quelli nuovi, ma anche in strutture e istituzioni create e pensate originariamente per i vecchi media: un primo esempio è il telegrafo. La struttura di comunicazione telegrafica si appoggiava alle linee ferroviarie di proprietà delle varie compagnie, le prime a investire pesantemente nella telegrafia. Le compagnie ferroviarie erano sotto il controllo del servizio postale secondo i sensi della legge Telegraph Act, che sottoponeva i telegrammi di 20 parole ad una tassa comune. In una maniera molto simile anche la televisione americana restò per molto tempo dipendente dalle infrastrutture telefoniche preesistenti. Prima della tv via cavo infatti le trasmittenti telefoniche erano l’unica struttura affidabile. Lo sviluppo del Computer seguì la stessa linea di subordinamento rispetto alle strutture televisive via cavo.  Anche il medium più superiore può essere ostacolato e restare un fenomeno elitario. Elite di vario tipo possono limitare la diffusione di un medium o della tecnologia a cui esso si appoggia per creare dei DOMINI PRIVATI. Un esempio è la storia della Radio negli USA: Armstrong inventa la Frequenza Modulata (fm), il presidente RCA e NBC Sarnoff lo assume per poi decidere di fermare gli sviluppi di tale tecnologia nonostante fosse più efficiente e meno costosa. Perché? Per non mandare all’aria il suo business milionario che aveva creato con l’am. Allo steso modo Sarnoff decise di boicottare la nascente industria televisiva per plasmarla sotto il modello di business della radio am, che comprendeva modelli di intrattenimento e pubblicità. Sarnoff convinse infatti che la tv fosse una tecnologia immatura che andava ritardata in quanto non funzionale sul mercato. Un processo che si ripetette quando l’industria delle frequenze tv boicottò l’espansione del cavo. Trend del consumo di notizie elettorali – nonostante molte news vengano consumate online bisogna prestare attenzione al fatto che, come rivela la PEW research, la maggior parte delle informazioni politiche online vengono rilasciate dai siti web di giornali o compagnie BC: in altre parole la TV e i giornali oggi sono online così come il loro pubblico, affiancati da altri attori semi-professionali come i blog (un esempio è l’Huffington Post). Notiamo quindi che per quanto riguarda i giornali ad essere in crisi non è tanto il medium in se quanto il supporto della carta stampata sul quale il medium faceva affidamento fino a qualche anno fa. La TV è quindi sempre presente se poi consideriamo anche il fatto che molti dei contenuti presenti in rete come gli online video vengono inizialmente creati e mediati in televisione (un po’ come il video dell’intervista di Burely a Babbs che abbiamo visto nell’introduzione del libro). Trend Blogging – i blog sono in netta espansione così come gli Users generated contents, ma anche qui dobbiamo fare attenzione all’interpretazione dei dati: non bisogna pensare ai blog come organi che rappresentano il popolo ma piuttosto come aventi una funzione intermediale di agenda setting. I blogger attingono cioè dai giornali e allo stesso tempo i giornali attingono dai blog ormai semi-professionalizzati e acquisiti dai settori elitari della comunicazione pubblica (come l’Huff Post che ormai si è evoluto in un organo internazionale dopo essere stato acquistato da AOL, e che oggi ha più visitatori del sito web del NYT). CONCLUSIONI  Trend dell’ibridismo – una volta che gli attori politici, i giornali e la TV adottano nuove pratiche derivate dalla rete, e i generi, le modalità e le interfacce della rete influenzano gli altri media, si generano nuove risorse mediatiche. La TV adotta sempre più tecniche e metodi grafici e di coinvolgimento della rete, e il gergo dei due ambienti mediali sta iniziando a confondersi: c’è sempre più interattività tra la Tv e i suoi spettatori e la TV in streaming fornisce letteralmente il controllo dei contenuti agli spettatori. Il continuo guardare la TV e discutere contemporaneamente sui social di cosa si sta guardando ci mette in condizione di essere passivi e attivi al contempo nella produzione di contenuti mediatici e gli show televisivi tentano di assumere dei format che stimolino sempre di più questa connessione, che a sua volta permette il circolare di nuove risorse (questa può essere talvolta una strategia, talvolta un processo ormai interiorizzato da parte di produttori).  Riflessione sulla convergenza – il concetto ideato da Jenkins può ritenersi ormai obsoleto e superato in quanto prevedeva la presenza di un’unica piattaforma centrale (in questo caso la rete) in grado di attirare tutti i media e di indurli al cambiamento. Oltre a questo la convergenza intesta come la intendeva Jenkins vedeva la rete come il luogo della controcultura e dell’attivismo. Oggi sappiamo che la rete non è solo un grande contenitore di media che perdono le loro caratteristiche per adattarsi al nuovo ambiente, ma piuttosto un ambiente in cui le logiche dei vari media si mischiano creandone di nuove, capace sia di modificare i media tradizionali sia di subirne l’impatto adattandosi alle loro logiche. Allo stesso modo sappiamo che la rete oggi non è più il luogo della controcultura ma è stata colonizzata dalle elites mediatiche, che hanno fatto dei blog e degli attivisti una risorsa nella produzione di niovi contenuti. Non possiamo più contrapporre oggi un dualismo lineare tra la cultura partecipativa e orizzontale dell’online a una centralizzata e verticale dei media. Gli older media continuano quindi a rimanere mainstream, ma è il concetto stesso di mainstream a cambiare: il modo in cui oggi le elites politiche, mediatiche e il pubblico producono e consumano le informazioni politiche sta cambiando. CAPITOLO IV – IL POLITICAL INFORMATION CYCLE: BULLYGATE & 1st LIVE TELEVISED PRIME MINISTERIAL DEBATE. Il capitolo tratta la diffusione delle informazioni politiche, all’interno di ciò che viene definito il Political Information Cycle, prendendo come riferimento due grandi eventi accaduti in UK prima delle elezioni generali del 2010. Il primo evento preso in considerazione per spiegare come vengono diffuse nel contesto ibrido le informazioni politiche è il Bullygate: uno scandalo che vede il primo ministro laburista Brown accusato di violenze sui propri dipendenti nel suo ufficio di Downing Street, che costituì un vero e proprio caso mediatico anche per il momento in cui venne alla luce. La vicenda si evolse con la partecipazione di e la mediazione di politici, giornalisti e cittadini comuni, che attraverso vari strumenti resero ciò che doveva inizialmente essere una rivelazione del giornale “Observer”, un vero e proprio dibatito pubblico intermediato. Il secondo evento (in realtà una serie) oggetto di analisi è il primo dibattito televisivo tra primi ministri andato in onda in UK prima delle elezioni. I dibattiti furono in realtà 3, ma il primo di essi rivestì importanza fondamentale in quanto dettò le line di sviluppo per i successivi. Questi dibattiti alterarono sicuramente il corso delle elezioni favorendo il leader outsider del partito liberal democratico Nick Clegg che riuscì a guadagnarsi le luci della ribalta grazie alla sua performance durante il primo dibattito. Notizie e commenti furono consumati online, sui giornali e in televisione in tempo reale durante l’evento e nei giorni successivi. Un ruolo importante nel ciclo di informazioni fu giocato da un gruppo FB pro-Clegg e un giornale di destra, che per contrastare l’onda positiva del candidato democratico pubblicò uno scoop che vedeva Clegg coinvolto in attività economiche illecite. IL POLITICAL INFORMATION CYCLE (PIC) Fino ad oggi – La costruzione del PIC è stata vista come un gioco strettamente controllato che comprende l’interazione e l’intervento di un numero ristretto di elites: politici, comunicatori, giornalisti e bloggers. Oggi però – le nuove tecnologie hanno ridotto i tempi di Newsmaking e i cicli di informazione giornalieri sono sempre più rari perché troppo lunghi rispetto ai tempi dettati dal web: questi cambiamenti richiedono un ripensamento del PIC, che potremo quindi definire più realisticamente come un assemblaggio complesso in cui le logiche dei presunti new media si intersecano con quelle dei media più vecchi, creando un ibridismo che rimodella le relazioni di potere tra gli attori e influenza il flusso e il significato delle news politiche. Per ASSEMBLAGGIO si intendono le confluenti espressioni, sempre in evoluzione, di specifiche forze meccaniche come tecnologie linguaggi e architetture. In altre parole: i fragili confini tra diverse unità modulari di uno sforzo comune, in cui la forza di ogni singola unità di quello sforzo può essere capita solo se  Strategia 1: Preparazione e Previsione – I tre dibattiti furono preparati mesi prima con cura maniacale per i dettagli. Format, ruolo del pubblico, timing, tutto doveva creare le condizioni per ottenere il massimo audience: lo show durava dalle 8 alle 10 di sera, il pubblico non poteva applaudire e le domande non potavano essere accordate come negli show classici. Questo doveva garantire alla BBC e a ITV di avere la copertura mediatica immediatamente dopo i dibattiti e di conseguenza fare da agenda per i giornali del giorno dopo.  Strategia 2: Orchestrare le real time reactions – Vennero programmate discussioni sui social, instant polls, classifiche, e sentiment trackers sui siti dei maggiori BC e Giornali. TT raggiunse 47420 dibattiti attivi, che sommando i followers dei principali attori potevano vantare 2 milioni e mezzo di spettatori da tutto il mondo, che andavano a sommarsi ai 9 milioni della TV. In questo processo di Liveness appare di nuovo l’interazione reciproca tra new e old media: i new media digitali e i tool messi a disposizione dai siti di BC e J cercarono da una parte di fornire uno strumento per l’espressione di opinioni diversificate, ma al contempo la necessità di editori e BC di avere dei dati pronti da utilizzare negli show delle 10 fece si che i risultati dei polls online non fossero del tutto trasparenti: l’obiettivo era avere materiale pronto per gli show post dibattito.  Strategia 3: Mobilizing – comprese un vasto commentario e interviste da parte di giornalisti, uniti a una serie di sondaggi, questa volta monitorati da aziende serie e non da algoritmi, per fornire un quadro della situazione a dibattito terminato. Tutti gli strumenti messi a disposizione diedero in vantaggio Nick Clegg.  Strategia 4: Analisi e commento approfondito post-dibattito – a partire dalla sera stessa e nei giorni successivi inizia il PIC riguardo il dibattito. Le analisi nei diversi ambienti mediali comprendono la presenza di esperti di comunicazione e linguaggio del corpo, e in generale il coverage mediatico si concentra sulla buona performance di Clegg. Gli show televisivi del giorno dopo furono integrati da discussioni online e da una montagna di video youtube, e la sera successiva Ch4 creò addirittura una miniserie televisiva intitolata Britain’s Next Boss. Questa strategia era pensata per tirare gli strascichi del primo dibattito fino al giovedì successivo, in cui sarebbe andato in onda il secondo. Reazioni agli esiti: La controffensiva degli avversari – Clegg e i Liberal Democratici erano sotto i riflettori. Una posizione rafforzata dalla tv, dai sondaggi e dal web, in cui era nato un gruppo FB a loro favore grazie a un attivista che nel giro di pochi giorni ottenne un successo enorme. A questo punto i giornali conservatori dovevano decidere se schierarsi dalla parte del flusso delle notizie o con il partito che rappresentavano: una volta capito che il fenomeno Clegg non era una semplice onda da cavalcare in fretta iniziarono la loro offensiva pubblicando una serie di notizie false su Clegg, ma nessuno riuscì nell’intento. Il mercoledì seguente il Telegraph annuncia che il giorno dopo sarebbe uscito con rivelazioni su Clegg accusato di aver ricevuto fondi illeciti, Clegg smentisce e spiega la verità in un’intervista la sera stessa. Il giorno dopo quando uscì il pezzo era chiaro che si trattava solo di subdoli tentativi di boicottaggio, così su Twitter inizia a spopolare lo scetticismo di organi professionali e non: si diffonde l’hashtag ironico #NickClegg’sFault (colpa di Clegg) preceduto da una serie di frasi di fatti spiacevoli (Es. ho le dita pelose, #colpadiclegg), a metà giornata diventa l’# più popolare di tutto TT. La sera stessa l’ufficio finanziario di Clegg fornisce le prove che lo discolpano del tutto. Ancora una volta old e new media logic si uniscono: Clegg, prima ancora delle dichiarazioni stampa del suo ufficio, era stato prosciolto idealmente dal movimento di supporto del web. CONCLUSIONI L’episodio del primo dibattito ministeriale ci da la riprova del dualismo conflitto-interdipendenza tra old e new media: real time coverage e partecipazione di attori non elitari sono ormai norme sistemiche. Bullygate fa la stessa cosa: per un intero Weekend le logiche del web (blog e social) hanno incontrato quelle dei media tradizionali. I contenuti rivelatori di un libro dovevano essere rilasciati da un giornale, ma prima che il giornale uscisse erano già stati prodotti milioni di contenuti nel PIC, sia in televisione che online. Abbiamo visto giornalisti interagire tra di loro e con organi non professionali, parlamentari che lanciano hashtag online, blogger che indagano sulla NBH e forniscono materiale per i giornalisti. Come abbiamo visto, in molti casi questi assemblaggi finiscono per rispondere alle esigenze dei media standard, come è accaduto con i polls manipolati per avere materiale fresco. In ogni caso, il PIC resta sotto il rigido potere del TEMPO E DELLA PUNTUALITA’: l’abilità e la possibilità di decidere quando anticipare, ritardare, e coordinare un contenuto, conferiscono potere nella gestione del ciclo. Chi ha le risorse per controllare il timing ha il potere nella vita politica. Il PIC è quindi qualcosa di ibrido che da spazio a cerchie non elitarie e che si svolge in spazi talvolta pubblici talvolta privati. Nonostante questo, però, non dobbiamo fare l’errore di pensare che esso sia una forma di crowdsourcing o crowdwisdoming: di solito i partecipanti attivi del ciclo sono attori con grande interesse per la vita politica e i veri interventi decisivi vengono comunque fatti da un numero ristretto di individui. CAPITOLO VI – CONSONANZA SINFONICA NELLA COMUNICAZIONE ELETTORALE: REINTERPRETING OBAMA FOR AMERICA Quando si parla della campagna Obama si fa spesso l’errore di pensare che essa sia stata così decisiva solo ed esclusivamente grazie a internet, senza mai considerare il ruolo chiave che ha avuto l’interdipendenza di una serie di media tecnologie ed attori, che ha reso questa campagna elettorale un vero e proprio assemblaggio di situazioni, strategie, ambienti, vecchie e nuove logiche mediali e soprattutto la campagna elettorale con la più alta partecipazione sociale mai vista. Siamo nel 2008, la grande depressione statunitense avanza e Obama, che ha vinto le primarie per il rotto della cuffia, fino a settembre resta testa a testa con McCain. CARATTERISTICHE GENERALI DELLA CAMPAGNA  Fu la campagna ibrida per antonomasia a livello mediatico, non considerare il ruolo della TV significa non capire la campagna. La TV ebbe un’importanza fondamentale: furono molteplici le apparizioni in TV dedicate al fundraising, i discorsi scriptati e le azioni teatrali controllate da advisers professionisti e manager della comunicazione.  Particolare attenzione ai dettagli sulla propria persona e su quella del proprio avversario: Obama cercò di coprire eventuali scomodità del proprio passato e indagò molto su McCain per avere materiale da usare contro di lui durante la campagna.  Enorme investimento sull’endorsement di figure pubbliche di alto profilo appartenenti ad ogni ambito sociale: il principale fu quello da parte di Oprah Winfrey che per tutta la campagna si schierò a favore i Obama, diventando una figura più importante dell’appoggio dato da figure politiche come Kerry e Sharpton. IL RUOLO DELLA PUBBLICITA’ TV ADVERTISING – La Campagna Obama stabilì il record di investimenti in staff e pubblicità su ogni tipo di media esistente, $750M furono spesi in totale, di cui $407M solo per la televisione: di questi solo $250M andarono in spot pubblicitari in generale, $62M in più di quanti ne spese Bush e nel corso degli ultimi due mesi di campagna $84M in più del rivale McCain. Di questi $250M solo $14M furono usati per pubblicità che associavano la figura di MC a quella di Bush. Ma da dove arrivavano questi soldi, e come mai le spese di Obama surclassarono in questa misura quelle di MC? Obama utilizzò la rete non tanto per la sua propaganda quanto più per finanziarla: dei $750M raccolti in totale dalla campagna $500M arrivavano dalle donazioni spontanee di utenti in rete. MC non fu in grado di raccogliere ne di spendere tanto perché la sua campagna fu finanziata secondo i metodi standard del finanziamento istituzionale e del partito, che ovviamente voleva assicurarsi una rappresentazione obiettivi comuni: venne infatti fatto chiudere un Fanprofile myspace di obama creato mesi prima da un supporter. Il ruolo di internet in questo – La WR disponeva di divisioni mediatiche dedicate agli old media e ai new media che interagivano continuamente tra di loro, e sicuramente internet rivestì un ruolo chiave nella creazione del movimento sociale sviluppatosi concretamente sul campo: venne sviluppato un sito di riferimento della campagna ma allo stesso tempo vi era la consapevolezza che esso fosse solo un grande nodo all’interno di una rete più vasta, motivo per cui dal suo interno vi erano continui rimandi a contenuti video e al social MyBO.com (che alla fine delle elezioni poteva vantare 2MLN di iscritti, ed era la piattaforma ufficiale per l’organizzazione dei gruppi di volontari) e anche motivo per cui la campagna era presente su 15 social network diversi compresi quelli di nicchia. OBAMA CAMP – Un esempio concreto di questa mobilizzazione sociale fu Obama Camp (OC), che univa gli obiettivi politici a quelli sociali e aveva come scopi fondamentali quelli di riunire votanti comuni e di nicchia, di ottenere i dati dei partecipanti mediante la registrazione, e quindi di targetizzare la propria propaganda. Gli OC erano gestiti da organizzatori stipendiati e offrivano varie attività: agli attivisti veniva data la possibilità di raccontarsi, venivano loro mostrati dei video motivanti e prima delle sessioni i partecipanti dovevano chiamare 15 conoscenti e invitarli a feste domestiche private con tema Obama, che a loro volta dovevano avere un’organizzazione standard. Con l’obiettivo di ottenere i dati dei partecipanti si affiancò anche qui un’attività online come il neighbour to neighbour: appena qualcuno si univa a qualche gruppo o social di Obama Online veniva subito contattato da un attivista che gli chiedeva il numero di telefono. COSA SI CELA DIETRO AL MOVIMENTO SOCIALE? – Tutto questo movimento era animato da un forte senso del CONTROLLO. L’organizzazione era totale: venivano calcolati i costi dei delegati statali e rapportati all’utilità di ciascuno stato, venivano presi in continuazione dati dai volontari e si insisteva continuamente sul far votare prima i volontari. Cosa comporta avere i dati? – Il partito democratico sotto la guida Obama ottenne il primo Voter File della storia: un database che grazie a strumenti e tecnologie di calcolo ed elaborazione dati schedava tutti i votanti sulla base di raccolta dati ad ogni livello geografico. Fu uno strumento epico per capire chi sta votando, e che tipo di votanti sono, in modo da permettere di concentrarsi su chi invece ancora non è dalla mia parte. Questo creò il tempo di organizzare eventi senza richiesta di donazioni, video messages personalizzati e email direttamente firmate dal presidente da inviare selettivamente alle categorie di votanti. Questo fu un modo di educare le masse ma allo stesso tempo anche i giornalisti nel raccontare le situazioni da un altro punto di vista, che li facesse smettere di presentare i dati a loro piacimento, un modo di educare le masse e le elite alla presenza di nuovi strumenti di rilevamento delle preferenze e delle tendenze elettorali. Il NYT ad esempio continuava a presentare i dati sul supporto dei delegati statali in base alle risorse classiche finché la WR gli propose invece di considerare il metodo di espansione email come plausibile notizia. TIRANDO LE SOMME  Inversione di tendenze – Obama vince con il 52.9%, la maggioranza più vasta dell’era moderna, rubando 9 stati alla gestione Bush, alcuni dei quali storicamente repubblicani dagli anni 60.  Conversione dei votanti – il 17% di chi si dichiarava repubblicano votò per Obama, degli afroamericani l’85% dei repubblicani passò a Obama.  I conti in tasca – Obama raccolse $750M, 414 per le primarie di cui la metà online. MC raggiunse $221M per le primarie e 85 per le presidenziali per un rapporto totale di 2.5/1 in favore di Obama.  Un impero di lavoratori – Obama aveva circa 6000 dipendenti di cui il 95% sotto i 30 anni. 770 uffici sul campo contro i 370 di MC.  Numeri social – arrivati all’election day Obama aveva 2,4MLN di follower su Facebook, MC 623K. Obama aveva 1822 video ufficiali su Youtube, MC 330. CONCLUSIONI Come abbiamo visto la campagna Obama fece leva non solo su internet ma su tutto il sistema mediale ibridizzato. Internet ebbe un ruolo chiave per mobilitare le masse coordinando incontri F2F e per il Fundraising, ma non rimpiazzò TV e giornali. La campagna Obama rivelò l’importanza dell’attezione a targetizzare in seguito all’acquisizione di dati, e sfruttando i digital tools come la TV via cavo con la sua frammentazione dell’audience, ma allo stesso tempo confermò aspetti più tradizionali delle campagne come la presenza fisica e i discorsi pubblici nelle piazze. La campagna fu dibattito in TV, pubblicità sui vari media, interviste ai giornali, video sul web, social network, endorsements pubblici. Un lavoro sinfonico di tutti gli attori preposti alla sua realizzazione.
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