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Theophania. Lo spirito della religione greca antica - W.F.Otto, Appunti di Filosofia

Riassunto completo del libro (prof. Francesco Cattaneo)

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 12/01/2019

martinavisani
martinavisani 🇮🇹

4.4

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Anteprima parziale del testo

Scarica Theophania. Lo spirito della religione greca antica - W.F.Otto e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! THEOPHANIA “niente è più lontano da noi dell’idea di riprodurre una religione da lungo tramandata, culto e mito non possono essere per noi quello che furono millenni addietro.” Infatti la preoccupazione di otto era quella di ricondurre l’uomo contemporaneo a quella realtà originaria, condizione in cui si riconosce il divino. Otto fa ricerche nella religione greca perché avverte in essa una verità molto più grande rispetto alle altre religioni , per otto e per Heidegger le concezioni che interpretano il mito e la poesia come pura soggettività sono molto fragili gli dei sono realtà esperita, (esperire significa avere delle risposte dalla realtà) e alla base di ciascuna delle diverse civiltà umane ci sta una peculiare manifestazione del divino. è la peculiarità del divino che caratterizza e differenzia una civiltà rispetto ad un’altra . è per questo che è importante chiedersi come si è manifestato il divino . ci sono alcune difficoltà nel capire la religione greca: -religione greca studiata ma senza essere considerata con un valore per noi, e questo è colpa della religione cristiana, che ha spazzato via le precedenti pretendendo di essere quella con più ragione, - nell’eta dell’illuminismo e del classicismo tedesco, la bellezza delle figure degli dei greci furono oggetto di attenzione. Schiller chiama i greci “esseri belli in un mondo di fiaba” - Heyne disse che i miti non erano altro che il linguaggio originario degli spiriti incapaci di esprimere la loro commozione davanti alle possenti figure della realtà, se non tramite immagini e simboli . H. gli attribuisce quindi una verità simbolica a queste raffigurazioni mitiche. nel romanticismo si capisce che il poeta, è toccato dallo spirito del mito . gli spiriti geniali quindi si sforzano di far capire anche a noi questo. - Per l’uomo cristiano le religioni mitiche non capiscono l’essenza della religione , perché l’uomo cristiano crede che dio sia onnipotente, visto come unità, sapiente e con bontà infinita. mentre la religione greca è figurativa e antropomorfica per la religione mitica il dio non è mai una potenza singola. le potenze aventi un campo di potenza circoscritto si chiamano demoni o spiriti . Siamo abituati a concepire il mito come un racconto che può non essere vero ma che contiene un senso più profondo. -il mito è dinamico, possiede una potenza e penetra la vita, dandole forma. dove è presente il mito nasce la produttività, le figure eterne, la palingenesi (nascita) dell’uomo. -tuttavia il mito non è pensabile senza un culto, culto ovvero un comportamento e un agire improntato alla solennità e capaci di sollevare l’uomo in una sfera più alta. il culto non è una semplice rappresentazione dell’avvenimento mitico, ma è l’accadimento stesso. -mito e culto sono la stessa cosa , e questo lo si capisce liberandosi dal pregiudizio secondo cui la forza creatrice e plasmatrice del mito si rivelerebbe solo nella parola e non anche nel comportamento e nell’azione, -il fenomeno originario dell’atteggiamento religioso è il manifestarsi della divinità stessa . Nella sua autotestimonianza della divinità ci sono 3 gradi 1° grado: la posizione eretta (volta al cielo) è propria solo dell’uomo ed è la prima testimonianza del mito del cielo, del sole e delle stelle , che si rivela nella tensione verso l’alto. 2° il mito appare come “forma” nel movimento e nell’agire dell’uomo, il ritmo l’armonia delle danze è l’autotestimoniarsi di una verità mitica. stessa cosa vale per le opere create manualmente dall’uomo, le quali opere non sono monumenti, ma il mito stesso, ovvero la manifestazione sensibile della verità divina che vuole avere un riscontro concreto nel visibile. 3° il mito come parola, l’evento massimo del mito è il divino manifesto nella parola. PARTE I Perché le opere d’arte in filosofia e in scienza da parte dei greci per noi stanno in cima alla sfera di valore, mentre i loro culti non vengono considerati? 1 Perchè gli dei olimpici non hanno ancora perduto la loro autorità? —> Rimango figure significanti malgrado la cristianità . gli dei greci non si volgono a noi parlando direttamente di se stessi. gli dei greci non hanno bisogno di parlare di loro . Schelling dice che proprio x questo dio è il grande beato, perché i suoi pensieri sono volti continuamente a ciò che sta fuori , alla sua creazione . lui non ha nient’altro da fare se non se stesso, perché è a priori sicuro di se stesso. -nessun dogma spiega che idea l’uomo debba avere di questi dei, o spiega i loro atteggiamenti nei confronti dell’uomo o il debito che l’uomo ha nei loro confronti . —> L’importante è che l’uomo non si sottragga al tributo d’onore voluto dalla tradizione. -gli dei greci non hanno quindi bisogno di una rivelazione come nelle altre religioni, perché gli dei greci si testimoniano in tutto ciò che accade. i greci vennero a conoscenza degli dei grazie ad un annuncio (rivelazione) che parla di ciò che è, così com’è. (sia gioia che dolore). questa illuminazione venne dalle/a muse/a. (non una ma molte). la musa è la dea che annuncia la verità nel senso più alto della parola. i cantori, i vati e i poeti sono toccati dalla grazia delle muse e sono quindi solo ascoltatori della verità (canto) che viene raccontata dalla muse. non sono i creatori delle loro opere. le muse sono dette figlie di zeus, nate da mnemosine (dea della memoria) . si narra che quando zeus ebbe finito di ordinare il mondo, chiese se mancasse qualcosa alla perfezione, e risposero che ciò che mancava era una voce divina che annunciasse e celebrare quella magnificenza. il canto delle muse fa risuonare la verità del tutto come realtà pregna del divino. la verità che cantano le muse rivela anche la tenebra del dolore. è così che i greci esprimono il Divino, come l’eterno che conforta per il fatto stesso che è . Ciò di cui parla il canto viene sollevato nel proprio regno sacro, ed appartiene all’Eterno, quindi gli uomini possono trovare confronto nel fatto che prima poi il loro destino risuonerà nel canto. il canto delle muse è la voce divina, essenziale nel mondo. L'essenziale e il grande esige di essere cantato così come l’essere del mondo, per rivelarsi compiutamente nella sua verità chiede di essere cantato dalle muse. nell’Iliade Elena disse che quello che era successo a lei e a Paride era perché così un giorno sarebbero diventati canto. il dolore quindi abita dove dimorano gli dei. -gli dei greci non consolano per quello che hanno o promettono, ma per il fatto stesso che sono. la loro vita inoltre è prima di affanni e fatiche. Per l’uomo greco la visione omerica del mondo era molto forte, infatti epicureo, nella sua visione materialistica del mondo non è presente spazio per l’azione divina, ma li pensò comunque viventi in una vita beata lontana dal travaglio. dove dimorano le muse non c’è spazio per il lamento terreno. (.. teti ritegno a recarsi nell’olimpo) -la lontananza beata degli dei non esclude la loro onnipotenza, infatti gli dei sono presenza immediata e avvertibile. è questo il paradosso. solo la lontananza irraggiungibile da della vicinanza quello che è. gli dei sono sempre presenti in tutti i momenti della vita dell’uomo greco: se accade qualcosa, qualsiasi cosa faccia, patisca o accada qualcosa di decisivo. -nell’iliade e dell’odissea niente accade riesce o fallisce senza l’intervento degli dei. -in ogni accadimento importante non solo la divinità è li presente, non solo ne da inizio ma la divinità è l’autrice nel vero senso della parola. -le muse non sono semplici ispiratrici, sono esse stesse quelle che cantano e poetano, -gli dei non sono semplicemente quelli che provocano la decisione ma sono gli attori stessi. Es: nella notta decisiva tra ettore/achille -gli dei non si rivelano solo nei fenomeni della natura e negli eventi, ma anche nei moti interni dell’animo dell’uomo, in ciò che ne determina il comportamento e l’azione. nel mondo popolato da dei l’uomo greco per trovare l’origine dei propri impulsi e delle proprie responsabilità non guardava all’interno di se stesso ma guarda all’essere nella sua vastità . e là 2 nella figura del dio infatti l’essere del mondo è presente integralmente : in essa conoscenza e verità, soggetto ed oggetto sono presenti in equilibrio e unità . Ciò è evidente sotto diversi profili , -la lingua greca ha un termine che sta ad indicare una dea ed evoca tutto un mondo popolato di dei. “Aidos” parola che viene tradotta con “pudore” , che indica il sacro rispetto di fronte all’inviolabile, la gentilezza del cuore e dello spirito , il riguardo, la venerazione e nella vita sessuale sta per il virgineo candore. Aidos è nei re a cui si deve onore, degno rispetto sacro, di venerazione è anche lo straniero che chiede protezione e ospitalità, tale è la nobile donna in genere. aidos, non si manifesta solo nell’uomo , ma anche nella natura , nel silenzio sacro dei luoghi inviolati . le ninfe , fanciulle della solitudine dei campi, dei boschi, dei monti, esse anche possono essere chiamate aidos . -aidos è dunque un intero mondo penetrato dal Divino che è entrato nell’uomo e nella natura. -è il sacro e insieme anche il religioso rispetto del sacro —-> l’essere nella sua vivacità. Anche le Cariti , come le muse, appaiono sia come pluralità (triadica) di figure oppure come figura singola. L’immagine delle tre giovani dee che danzano allacciate ci è familiare attraverso le raffigurazioni di età posteriore, sotto il nome latino di Grazie. la linea materna le riallaccia alla sfera delle divinità primigenie . Pindaro dice “ più a lungo delle gesta vive la parola , che per grazia delle Cariti, la lingua attinge dal profondo del cuore” . sono le Cariti che conferiscono alle opere dell’uomo l’incanto luminoso della bellezza. -le muse sono le sorelle delle Cariti , generate anche loro da Zeus , sempre intente al canto , alla danza e al gioco. Alla benedizione delle Cariti sono assegnate le ore di felicità e le creazioni d’arte. sono le Cariti che prodigano (distribuire) l’amore sopratutto quello tra uomo e donna . Accade molto spesso che il nome delle Cariti sia vicino a quello di afrodite . -la Carite manifesta se stessa nella natura , nell’incanto della primavera. il mondo delle Cariti manifesta pienamente la sua essenza nel momento in cui dono e gratitudine , amorevole dare e ricevere sono uniti, nello splendore di una vita superiore. Figure come Aidos e Carite, vengono solitamente considerate “personificazioni” , poiché il loro nome indica un concetto astratto. eppure in alcuni casi risulta che l’elemento originario è il nome della divinità , e che proprio da tal nome si è sviluppato il concetto astratto. la figura mitica è un fenomeno originario. i concetti come vittoria pace libertà giustizia amore sono in quanto originariamente figure mitiche, figure divine possono sempre ricomparire nella poesia e nell’arte come essere superumani . La molteplicità di dei che sono nel mondo non hanno nulla a che fare con il panteismo, —> sono le figure divine a rivelare tutto quello che è essenziale e vero . per queste divinità soggettivo e oggettivo risultano dissolti e risolti in una superiore unità, queste figure divine allargano il proprio dominio man mano che iniziamo a vedere meglio , a quel punto il loro mondo condivide la sua estensione al mondo e all’esistenza. -al di sopra di queste divinità si levano alcune figure di Dei sublimi che comunque non tolgono alle prime il loro significato autonomo, solo che loro lo assumono nell’ambito più ampio del proprio essere. anche tali dei rappresentano ciascuno un determinato ambito del mondo e dell’esistenza , e la complessità di quel che essi rivelano fa si che ognuna di queste figure , per se sola , pare essere il divino nella sua interezza. essi sono presenti con la loro grandezza divina in tutte le sfere del reale, (da quella della natura elementare a quella delle piante e degli animali) , e questi dei le fanno da specchio del loro proprio essere per rivelare alla fine se stesse nella figura umana . -il vivente si fa qui trasparenza del divino nella sua infinita , così che l’uomo è indotto a venerarlo religiosamente. -il culto di queste divinità maggiori è più antico della vera e propria civiltà greca , ciò vale anche x Zeus , il quale risale alla preistoria indoeuropea e fu importato dai greci quando immigrarono dal nord nella terra dove si stanziarono mescolandosi alla popolazione originaria. 5 -quel che noi chiamiamo civiltà greca, intendendo con ciò un peculiare atteggiarsi dello spirito e un peculiare modo di improntare la vita , altro non è che l’autorivelazione degli dei Zeus, Atena, Apollo. la molteplicità degli dei della religione greca è la forma più viva e aperta di monoteismo. le diversificate figure del divino , che sono tutti singolarmente infinite ed eterne, , solo insieme costituiscono la totalità del divino, e tutte sottostanno alla grandezza onnicomprensiva di Zeus. Il quale è di tutti gli dei il padre che viene detto re . è da Zeus che tutte le divinità , (quali figure del cosmo) hanno il proprio essere e non è possibile agire in contrasto con la sua volontà. -i singoli dei non sono semplici strumenti del volere di zeus, essi sono e restano dei nel vero senso della parola, : nella loro eternità si riflette l’universo multiforme ed uno . -gli dei sono la rivelazione di quella dimensione ultimi delle sfere dell’esistenza e della realtà, per cui ciascuna di queste è infinita ed è sempre la totalità dell’essere del divino . -gli dei sono esperienza del tutto come un’unica vita divina , come realtà filtrata da un significato (da una verità ) unitario. zeus, lo spirito dell’attimo compiuto, salda in un’unita il mondo e dischiude il conoscere. i modi del comportamento morale non sono comandati dal suo volere ai quali l’uomo deve sottomettersi , ma i comportamenti morali si mostrano come realtà che recano in se stesse la propria verità e il proprio valore e che x se stesse suscitano rispetto e amore . -mentre il modo di pensare moderno è soggettivo, quello greco è realistico. -plotino nel suo scritto sul bello dice “come non si può parlare del bello delle cose sensibili con un cieco dalla nascita , così non si può parlare dello splendore della virtù con chi non abbia visto quando bella sia il volto della giustizia e della temperanza.” —> perciò non volontà ed ebrezza ma amore. -infatti le grandi divinità non sono legislatori, ma luminosi ideali . - le divinità rivelano con il loro semplice essere la ricchezza infinita dell’essere, ciascuna divinità secondo la propria particolare natura. ciascun dio , nell’atto che rivela un momento del mondo, rivela in realtà sempre il mondo nella sua totalità. la teogonia di Esiodo e la tragedia testimoniamo di un mondo anteriore di dei, ovvero i titani (figli di urano e gaia) , rimasto sconfitto nella lotta contro zeus e gli olimpi. Zeus sottomette queste dignità primigenie e riordina il mondo e assegna agli dei ora regnanti gli onori aspettati. Afrodite era giunta in grecia dall’oriente . Uno dei suoi appellativi è Cipride, termine che rimanda all’isola di cipro. Afrodite è stata originariamente la grande dea della fecondità e dell’amore di babilonesi e fenici, e anche di altre popolazioni asiatiche. ai greci invece afrodite si è rivelata in una figura nuova, la figura olimpica. generazione di afrodite: quando crono mutilò urano che si era steso ardente d’amore su gaia, e il suo membro cadde in mare. una densa schiuma si addensò intorno e da questa nacque la dea. anche quando afrodite diviene figlia di zeus e dione, rimane il ricordo della sua origine marina, Dione è infatti una della figlie di oceano. Le gioie d’amore sono opera sua e suo dono, ma è tuttavia lei è per sua essenza solo oggetto d’amore. non è soggetto, non è colei che brama possedere, ma quella che trascina all’estasi. afrodite è da tempo venerata come dea del mare, ma la rivelazione della sua divinità si estende a tutti i domini del vivente, infatti l’area del suo dominio è il mondo . Afrodite è la dea della natura nel momento del suo fiorire , e perciò intimamente legata alla Cariti la pianta di afrodite è il mirto , ed è da questa dea proviene il desiderio che vince ogni forza, spezza i legami, lacera la più sacra delle fedeltà. il preferito di afrodite è Paride , ella dona fortuna agli uomini ed è venerata anche come dea della felicità. Mentre alle donne porta sfortuna , poiché le strappa dalla sicurezza di una vita tranquilla ed onesta e le getta in un amore travolgente per un estraneo . come Medea che per amore si macchia di un delitto orrendo. 6 Afrodite si fa forza cosmica, identificandosi con la potenza d’amore eterna che insieme congiunge quanto è diverso, anche nei grandi cicli cosmici sempre di nuovo ricostruisce l’armonia e la concordia. -Artemide rivela il mondo nel segno di una femminilità diversa: quella della freschezza virginea, della purità , della dolcezza e insieme selvatichezza. questa dea è sorella di apollo , e sono figli di Leto e zeus, e i caratteri che contraddistinguono entrambi sono purezza e sacralità. tutti e due vivono in una lontananza misteriosa . -se in apollo lontananza vuol dire libertà e distacco dello spirito, -in artemide quella di cui parla lei è una libertà di un genere femminile. : la libertà della natura con il suo splendore e la sua selvatichezza , con la sua purità innocente il suo mistero . Il regno di Artemide sono i luoghi remoti e selvaggi. ella ha un genuino senso materno , e signora delle fiere . leone e orso sono i suoi animali prediletti. e nell’arte figurativa appare sempre accompagnata da un cervo. anche il selvaggio le è connaturato e costitutivo , ella infatti esigeva sacrifici umani ed è anche dea delle battaglie ed è una guerriera. il destino delle partorienti e dei loro figli è affidato alla sua grazia. -il corrispondente maschile di afrodite è apollo, anche lui di origine orientale, sempre conosciuto come dio del sole. egli è il dio del primo mattino, dell’inizio del mese e del numero 7 che regola le lunazioni. la sua figura irradia chiarità , intelligenza , volontà di conoscenza. apollo salutava il visitatore del tempio di Delfi con il motto: “conosci te stesso, rifletti sui limiti dell’uomo come tale e sui tuoi limiti a te particolari” nell’ultimo canto dell’Iliade , apollo rimprovera ad achille crudeltà e brutalità, per la disumanità con cui egli strazia il cadavere di ettore, il dio apollo esige moderazione e il rispetto dei limiti. -APOLLO—> come dio della lontananza la quale non è semplicemente spaziale ma bensì superiore distacco, rifiuto di tutto ciò che è immediatamente immediato, apollo è quello in cui più si rivela lo spirito nella sua libertà. Fanno parte di questo spirito la musica apollinea , la coscienza del giusto e la preveggenza del futuro. la fondazione di ordinamenti superiori, ma anche la pulita e l’istituzione dei suoi riti. apollo è un dio senatore ed egli propone un ideale di comportamento di purezza interiore ed esterna . -è il dio che fonda le istituzioni e che conferisce ordine e giustizia all’umano convivere. conoscere il giusto e il vero implica anche poter penetrare nel segreto del futuro , apollo infatti è il grande profeta. -la musica è in apollo lo spirito che sta alla radice di tutte queste virtù e che le salda in vivente unità. tutto l’essere d’apollo è musicale. infatti al banchetto degli dei egli suona la lira accompagnando il canto delle muse. L’arco e la cetra sono i massimi attributi di apollo, entrambi agli occhi di Eraclito simboleggiano l’unità di ciò che tende a separarsi. -ambedue hanno corde tratte da visceri di animali e l’arco è il simbolo della lontananza. -il canto più vigile tra gli dei non sale trasognato da estasi dell’anima, ma vola dritto alla meta della verità. -la musica di apollo implica e irradia un conoscere di ordine divino , in tutto essa vede e coglie la forma. -il caos deve farsi cosmo, il tumulto ritmo, il contrasto armonia. L’apollineo comporta chiarezza e forma, perciò distanza. : l atteggiamento di chi mira a conoscere. -Apollo si contrappone non solo all’esuberanza e alla dismisura dionisiaca, ma anche ad ogni tendenza di accentuare l’importanza dell’uomo nella sua singolarità. le su rivelazioni richiamano l’uomo , non alla propria individualità e interiorità , bensì a ciò che tradisce la persona , a ciò che non muta , alle forme eterne . -tra l’eterno e il terrestre , di cui uomo come individuo fa parte, si apre un abisso . 7
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