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Torquato Tasso: La Figura Emblematica del Cinquecento - Prof. Giulio, Sintesi del corso di Letteratura

Biografia e analisi letteraria di torquato tasso, rappresentante dello splendore e della crisi del rinascimento. Esperienze personali, contatti intellettuali, debutto letterario e opere principali. La figura di tasso si colloca nell'età del manierismo.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 24/08/2022

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Scarica Torquato Tasso: La Figura Emblematica del Cinquecento - Prof. Giulio e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! TORQUATO TASSO (1544 – 1595) La figura più emblematica del Cinquecento è Torquato Tasso, egli rappresenta infatti lo splendore e la crisi del Rinascimento sia per la sua esperienza biografica sia per quella letteraria. Precisamente la figura di Tasso si colloca nell’inquieta età del Manierismo, ossia nella fase di passaggio dal Rinascimento al Barocco. Torquato Tasso, figlio di Bernardo Tasso e della nobildonna Porzia de’ Rossi, nacque nel 1544 a Sorrento. Ben presto è costretto a sperimentare una vita non facile, da un lato a causa di alcuni traumi privati, specie per la perdita della madre (1556), dall’altro per la necessità di dover seguire già in giovanissima età il padre Bernardo nei suoi viaggi per le diverse corti italiane. Quest’ultimo infatti, nel 1554, viene coinvolto in una rivolta contro il vice re di Napoli, viene scoperto e dichiarato ribelle dalle autorità del Regno di Napoli, e quindi mandato in esilio e si ritrovò obbligato a cercare ospitalità nelle diverse corti e accademie italiane. Se queste prime esperienze lasciarono un segno profondo nella personalità di Tasso, bisogna però aggiungere che il passaggio per le corti italiane fu anche un’occasione per entrare in contatto con ambienti intellettuali di prim’ordine per raggiungere infine Padova e Bologna, dove, ormai diciottenne, perfezionò la sua formazione frequentando le locali università. E fu proprio nel periodo trascorso tra Padova e Bologna che Tasso fa il suo brillante debutto sulla scena letteraria, dapprima con la pubblicazione di alcune liriche in raccolta antologiche, e poi con un poema cavalleresco, intitolato Rinaldo. L’opera è incentrata sul racconto della gioventù dell’eroe Rinaldo, un personaggio caro alla tradizione cavalleresca e presente tra i protagonisti dei romanzi di Boiardo ed Ariosto. Se negli anni successivi all’uscita dell’Orlando furioso molti poeti avevano composto poemi per tracciare le vicende dei personaggi dopo la conclusione del poema di Ariosto, Tasso sceglie invece di dare vita a una sorta di prequel, cioè un racconto di 12 canti in ottave dove si narra del periodo giovanile di Rinaldo, tanto sul fronte militare quanto su quello sentimentale, ovvero del suo amore per la bella Clarice. Il Rinaldo è fatto di soli 12 canti come l’Eneide di Virgilio, con la differenza di un lieto fine che non è presente nell’Eneide. Il Rinaldo viene stampato a Venezia nel 1562 ed è quasi negli stessi anni che Tasso si dedica alla composizione dei Discorsi dell’arte poetica pubblicato una prima volta nel 1587 e in versione definitiva nel 1594 col titolo di Discorsi del poema eroico. In entrambi i testi si affrontano gli stessi temi - la materia, la favola, cioè la struttura, e l’elocuzione, ovvero l'arte di esporre con chiarezza ed efficacia a un pubblico di ascoltatori o di lettori. Nel 1561 vengono stampati 13 sonetti all’interno di una antologia intitolata Rime di diversi poeti toscani, seguiti poi, nel 1567, da una raccolta più ampia di 42 testi, inserita nelle Rime de gli Academici Eterei. Concluso il periodo della prima formazione, nel 1565 Tasso entra presso la familia di Luigi D’Este, facendo così parte del mondo della corte di Ferrara. La corte diviene un vero e proprio luogo ideale del suo mondo letterario ed è proprio qui che Tasso scrive la Gerusalemme liberata e la favola pastorale Aminta che è un’opera teatrale composta nel 1573, un dramma pastorale di cinque atti, incentrata sulla storia d’amore a lieto fine tra il pastore Aminta e la ninfa Silvia. Nella favola si narra infatti la storia della giovane ninfa Silvia, pronta a difendere la propria verginità, e il pastore Aminta, innamorato e disperato per l’atteggiamento ostile della giovane. Personaggi complementari ai due giovani sono Tirsi, più maturo e consigliere di Aminta e Dafne, che esperta di questione d’amore, diventa la saggia tutrice di Silvia. La trama della favola è piuttosto lineare, centrata esclusivamente sul racconto dell’amore contrastato tra Aminta e Silvia. Tasso pur seguendo le regole aristoteliche in parte se ne distacca per modificarle secondo i propri bisogni, cioè far sì che la favola pastorale non sia né comica né tragica: deve essere a metà tra i due generi, si può infatti parlare di tragicommedia. Il finale è lieto anche se comico: Aminta si getta da una rupe e Silvia dopo aver saputo che Aminta si è suicidato capisce di amarlo, per cui è pronta a togliersi anche lei la vita pur di non soffrire. Ma Aminta in realtà è stato trattenuto da un fascio di rami (elemento comico), così Silvia cede e si uniscono finalmente nel matrimonio. L’Aminta rappresenta il periodo più felice della vita di Tasso. La scrittura della Gerusalemme liberata impegna Tasso per un periodo davvero molto lungo: le prime notizie di un lavoro al poema risalgono addirittura agli anni 1559-1560, quando il giovane poeta compone un primo abbozzo di 116 ottave, cui attribuisce il titolo di Gerusalemme. Non moltissime sono invece le notizie che possediamo sull’avanzamento dei lavori negli anni successivi, se non che attorno al biennio 1566-1567 Tasso dichiara in una lettera a Ercole Rondinelli di essere giunto al canto sesto, ma solo verso il 1575 sappiamo che il poema era sostanzialmente compiuto. La Gerusalemme liberata è un poema epico suddiviso in 20 canti in ottave di endecasillabi ed è un poema di argomento cavalleresco e ha una grande importanza l’aspetto religioso. La vicenda è ambientata a Gerusalemme, concentrata in un periodo di 37 giorni, dal 19 giugno al 15 luglio 1099. La trama del poema ruota intorno alle imprese di Goffredo di Buglione durante la prima crociata per liberare Gerusalemme dai Musulmani. La narrazione può essere divisa in tre parti: PARTE 1: L’ARRIVO DEI CROCIATI A GERUSALEMME (CANTI I-II) Dopo il proemio il poeta presenta i cavalieri cristiani che, sotto la guida di Goffredo di Buglione, stanno per arrivare a Gerusalemme, dove il sultano Aladino organizza le difese. PARTE 2: L’OPPOSIZIONE DELL’INFERNO (CANTI III-XIII) A Gerusalemme giungono i cavalieri cristiani, tra i quali Tancredi e Rinaldo, che danno battaglia ai pagani, fra cui di distinguono Argante e Clorinda, amata da Tancredi. Nella lotta intervengono anche le forze demoniache, a causa delle quali nel campo cristiano scoppiano gravi conflitti, e le arti magiche di maghi e maghe, tra cui la maga Armida, incaricata di sedurre i cavalieri cristiani per convincerli a non combattere. PARTE 3: LA CONQUISTA DI GERUSALEMME (CANTI XIV-XX) Dopo alterne vicende e incantesimi, di cui finisce vittima anche Rinaldo, Goffredo, alla testa dell’esercito crociato, conquista Gerusalemme. Nella Gerusalemme liberata si possono individuare tre temi fondamentali: Tema centrale è il conflitto militare e ideologico, tra cristiani e pagani, in cui la parte cristiana rappresenta il bene e quella pagana, non a caso aiutata dalle forze infernali, il male. Altro tema portante è l’amore, infatti le storie guerresche sono intrecciate nel poema alle storie d’amore, tra queste c’è quella dell’attrazione del cavaliere Cristiano Rinaldo per la maga Armida, poi, soprattutto c’è la tragica storia di Tancredi, cavaliere cristiano e di Clorinda, una nobile guerriera della parte avversa. I due si amano ma durante un duello Tancredi uccide Clorinda (non la riconosce perché lei indossa la corazza di combattimento). Il tutto avviene in una delle scene più intense del poema che è un poema pieno di avvenimenti, apparizioni, i diavoli che aiutano i musulmani, l’Arcangelo Gabriele che appare a Goffredo, magie, sortilegi. Tasso aggancia, dunque, il meraviglioso con la religione cristiana: abbiamo così il meraviglioso cristiana. Goffredo è il capo dell’esercito crociato, è presentato come il prescelto da Dio per condurre al termine la conquista del Santo Sepolcro, infatti l’Arcangelo Gabriele si presenta a Goffredo perché è l’unico che non si fa tormentare dall’amore, visto come un peccato. (Esempio Armida); Rinaldo è il giovane guerriero, audace, valoroso e desideroso di gloria; Tancredi rappresenta in un certo senso, l’opposto di Rinaldo. Tancredi è malinconico e tormentato a causa del suo amore impossibile per la bella guerriera pagana Clorinda che ucciderà: due cavalieri irrompono nell’esercito nemico, Clorinda insegue un cavaliere e lo uccide, ma non si rende conto di trovarsi nell’accampamento dei cristiani, per cui finge di essere una di loro: ma Tancredi capisce che è un cavaliere pagano e la sfida a duello. Lei è vestita in abiti maschili, Tancredi quindi non si accorge che è la sua amata Clorinda e la uccide. Ciò lo comprende dopo averla uccisa. Quando sta per morire gli chiede di essere battezzata per ricongiungersi a Dio, il quale la vuole come sua ancella. Mentre stava morendo sorrise, lui le diede la mano e lei trapassò all’altro mondo. Tancredi appare sbiancato, immobile e si abbandona al dolore. Tra le file dei pagani, invece, spicca Argante, guerriero violento e impulsivo; Solimano, capo delle truppe degli Arabi che accorrono in aiuto di Aladino. Cade per mano di Rinaldo; Aladino è il capo di Gerusalemme, nella realtà storica aveva il nome di Ducat; Armida, che rappresenta la minaccia, in grado di distogliere i crociati dalla loro missione; Clorinda è la donna guerriera audace e coraggiosa; Erminia, che ama non ricambiata Tancredi, è l’immagine della donna fragile e innamorata. In vita Tasso non hai mai dato in stampa la Gerusalemme liberata poiché decise di farlo prima revisionare ai revisori romani guidati da Scipione Gorzaga per rendere il poema più corretto possibile, evitando così le censure a cui poteva andare incontro e per di più Tasso decide di mandare la sua opera al tribunale dell’inquisizione. I D’Este non erano contenti di questa cosa e per questo i rapporti tra i D’Este e Tasso iniziano ad inclinarsi. Nel 1577 Tasso ferì con un coltello un servo dal quale si credeva spiato, infatti egli
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