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TOTALITARISMI, 2 GUERRA MONDIALE E TRATTATI DI PACE, Dispense di Storia

Riassunto dettagliato: sull'età dei totalitarismi nel mondo, sul nazismo e il fascismo al potere, sulla 2 guerra mondiale, sulle conferenze avvenute alla fine della seconda guerra mondiale, con rispettivi trattati di pace.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 18/05/2022

francescarubbio10
francescarubbio10 🇮🇹

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Scarica TOTALITARISMI, 2 GUERRA MONDIALE E TRATTATI DI PACE e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! IL FASCISMO AL POTERE E L’INIZIO DELLA DITTATURA: Quando nel 1921 Mussolini trasformò il momento dei fasci in partito fascista e il 28 ottobre 1922 mobilitò i militanti e organizzò la marcia su Roma, il re rifiutò di difendere la capitale con l’esercito e affidò a Mussolini la carica di Primo Ministro. Mussolini formò il suo primo governo insieme ai liberali e ai cattolici e si presentò alle camere con un discorso da cui si intuiva la sua volontà di trasformare l’Italia in uno Stato autoritario. Le squadre fasciste, furono trasformate in milizia volontaria per la sicurezza nazionale: con questa misura iniziò l’occupazione delle istituzioni statali da parte del partito fascista. Nel 1924 Mussolini indisse le elezioni. Il deputato socialista Giacomo Matteotti, che aveva denunciato in parlamento violenze e brogli elettorali da parte dei fascisti, venne ucciso suscitando l’indignazione del paese, che però non si tradusse in una reale opposizione a Mussolini. Quest’ultimo ne approfittò per trasformare il suo potere in una vera e propria dittatura. UN REGIME TOTALITARIO: Tra il 1925 e il 1926 il governo di Mussolini varò una serie di leggi che toglievano al parlamento ogni potere di controllo, abolivano le libertà di stampa e di sciopero e mettevano fuori legge i partiti antifascisti. In questo modo il duce completò la trasformazione dello Stato in un regime totalitario. Come in ogni Stato totalitario, il governo fascista non soltanto opprimeva ogni opposizione, ma lavorava per ottenere il consenso della popolazione intervenendo in ogni ambito della vita sociale, un esempio ne è la propaganda. La firma dei patti lateranensi con la chiesa cattolica portò ulteriore consenso al regime. A partire dalla metà degli anni 30 il fascismo, autonomamente dal nazismo, iniziò ad elaborare un’ideologia razzista, che culminò nel 1938 con le leggi razziali che esclusero gli ebrei dalla scuola e dall’istituzioni pubbliche. LA POLITICA ECONOMICA ED ESTERA: La politica economica fascista, che nei primi anni fu di tipo liberista, tutto poi misure protezionistiche. Negli anni 30 anche la politica estera del regime cambiò: fino a metà del decennio Mussolini mantenne l’alleanza con Francia e Gran Bretagna; a partire dal 1936 il governo strinse un’alleanza militare con la Germania nazista instaurando l’asse Roma-Berlino. 1. LA GERMANIA DALLA SCONFITTA ALLA CRISI UNA PACE PUNITIVA: Alla fine della prima guerra mondiale, la Germania era in una situazione drammatica dal punto di vista politico, economico e sociale. La sconfitta era stata seguita da un trattato di pace estremamente punitivo. Lo Stato tedesco, considerato il principale responsabile del conflitto, era stato costretto a cedere importanti territori e avrebbe dovuto pagare un pesante risarcimento per i danni di guerra: 132 miliardi di marchi in oro, un’ingente somma che gravava sulla nazione e sul suo tentativo di ripresa. TENTATIVI DI RIVOLUZIONE E REPRESSIONE: La sconfitta aveva provocato anche grandi rivolgimenti politici. Guglielmo II rinunciò al trono e venne proclamata la Repubblica nel 1918. A guidare la nuova Repubblica tedesca erano stati inizialmente i consigli dei soldati e degli operai, organismi elettivi simili ai soviet della rivoluzione russa del 1917. La maggioranza del principale partito di sinistra tedesco, il partito socialdemocratico, non intendeva dare vita ad un percorso rivoluzionario ma, al contrario, puntava a istituire una Repubblica parlamentare. Si formò così un governo provvisorio capeggiato dai socialdemocratici. Le altre forze di sinistra, i socialisti indipendenti e la lega di Spartaco, avrebbero voluto un cambiamento più radicale dei rapporti sociali e di potere. I PROBLEMI DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR: Pochi giorni dopo venne eletta l’assemblea costituente incaricata di elaborare la nuova costituzione dello Stato tedesco, che assunse il nome di Repubblica di Weimar. I socialdemocratici ottennero la maggioranza relativa dei voti, ma non quella assoluta e, durante gli anni successivi, condivideranno il potere con il partito democratico. Il nuovo Stato si diede una costituzione molto avanzata per l’epoca: • prevedeva il suffragio universale senza distinzione di sesso o condizione sociale, • un sistema elettorale proporzionale, che garantiva la rappresentanza anche alla formazione di piccole dimensioni. Quanto ai diritti civili e politici, la costituzione riconosceva ai cittadini anche alcuni diritti sociali fondamentali: • il diritto alla salute, • all’istruzione, • al sostegno economico in caso di malattia, vecchiaia e disoccupazione. Tuttavia la vita della Repubblica di Weimar fu da subito difficile. Non ebbe il sostegno dei comunisti e neppure quello di buona parte delle forze politiche di destra, che non credevano veramente alla democrazia. Anche la maggior parte degli industriali e l’aristocrazia, che controllava l’esercito, avevano inizialmente appoggiato la formazione della Repubblica solo per evitare una rivoluzione di tipo socialista ma avrebbero preferito un sistema politico autoritario. LA CRISI ECONOMICA: Alla difficile situazione politica si aggiunsero anche gravi problemi economici. All’inizio degli anni 20, a causa dei pagamenti degli ingenti debiti di guerra, il marco si svalutò pesantemente, provocando di conseguenza un’inflazione altissima. A peggiorare le cose intervenne, nel 1923, la decisione del governo francese di occupare militarmente la regione tedesca della Ruhr, una delle LA GERMANIA DIVENTA UNA DITTATURA: Nell’arco di pochi mesi dalla sua nomina a cancelliere, Hitler trasformò la Germania in una dittatura. Le prime iniziative repressive vennero realizzate già nelle prime settimane di governo: a seguito dell’incendio del parlamento si mise fuorilegge il partito comunista. sempre approfittando dell’incendio e grazie al successo elettorale conseguito la lezione di marzo, Hitler ottenne dal parlamento i pieni poteri, votati non solo dei nazisti e dei partiti di destra, ma anche dai partiti di centro. Due giorni prima era stato aperto a Dachau, nella periferia di monaco, il primo campo di concentramento in cui furono internati militanti dei partiti di sinistra. nel corso delle settimane successive vennero messi fuorilegge i sindacati e i partiti di sinistra e furono dichiarati illegali tutti i partiti, eccetto quello nazista. Venne inoltre istituita da subito, nel 1933, una polizia segreta la Gestapo, per individuare e reprimere ogni forma di opposizione politica. Nella notte del 30 giugno, che passò alla storia come “la notte dei lunghi coltelli”, Hitler ordinò alle “ss”, composte dai suoi fedelissimi, di uccidere i capi delle “Sa” e altri esponenti del partito che avevano posizioni troppo indipendenti. Infine, il 2 agosto, alla morte del presidente tedesco, Hitler assunse anche il titolo di presidente, che modificò in quello di Fuhrer, che sta a significare capo supremo della Germania non soggetto ad alcuna legge. Lo Stato tedesco cessò di essere una Repubblica diventò il terzo Reich. IL CARATTERE TOTALITARIO DELLA DITTATURA NAZISTA: La dittatura nazista ebbe un carattere totalitario. Come il fascismo, anche il movimento nazista puntò molto sui giovani: la gioventù Hitleriana divenne l’organizzazione della quale dovevano far parte obbligatoriamente tutti i giovani tedeschi. Come strumenti di propaganda, i nazisti fecero ampio uso dei mezzi di comunicazione di massa: il cinema e la radio. Una particolarità del nazismo furono i grandi raduni che accrebbero la popolarità del regime da parte della popolazione tedesca. L’intervento nel campo della cultura fu molto dura: dal punto di vista di nazisti, infatti, era inaccettabile l’idea della cultura come insieme di conoscenze e riflessioni che permettono alle persone di comprendere meglio se stessi e il modo di pensare in modo indipendente. Nel 1933, nelle le prime manifestazioni organizzate dal ministro della propaganda Goebbels vi furono infatti i roghi di libri scritti da autori non ariani o condannati dal regime. LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI: Nel 1933 tutti gli ebrei tedeschi vennero esclusi dagli impieghi pubblici e dall’insegnamento. Nel 1935 vennero approvate le leggi di Norimberga, che privavano gli ebrei della cittadinanza tedesca; le leggi inoltre proibivano il matrimonio e addirittura i rapporti sessuali fra ariani ed ebrei. La persecuzione nei confronti degli ebrei diventò ancora più dura nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1938. I nazisti organizzarono in tutto il territorio tedesco una notte di furiose violenze antisemite, gestite dal partito nazista. In quella che fu chiamata “notte dei cristalli” in riferimento alle vetrine dei negozi distrutti. Il bilancio fu di circa 100 ebrei uccisi, altrettanti feriti, un numero imprecisato di stupri, migliaia di case e negozi di proprietà di ebrei distrutti e saccheggiati, 200 sinagoghe devastate e circa 35.000 ebrei arrestati e deportati nei campi di concentramento. IL PROGRAMMA DI HITLER PER IL “MIGLIORAMENTO DELLA RAZZA”: Non appena Hitler giunse al potere, mise in atto il suo progetto eugenetico. Una legge del 1933 affidò a ospedali specializzati la sterilizzazione forzata di chiunque fosse affetto da disabilità fisiche o psichiche. Circa 400.000 persone con disturbi mentali, ma anche affette da cecità, sordità o mutismo congeniti, furono sottoposti a tale trattamento. Secondo Hitler, ogni essere che pesava sullo Stato non faceva che sottrarre energie e risorse necessarie per la vittoria. Con una legge del 1939 fu decretata la soppressione di malati mentali e portatori di anomalie fisiche. Dal 1° settembre 1939 al 1° settembre 1941 furono uccisi 70.273 cittadini tedeschi ai quali psichiatri di regime avevano diagnosticato malattie incurabili. ALTRI TOTALITARISMI IN URSS STALIN CONQUISTA IL POTERE: Alla morte di Lenin, all’interno del partito si scatenò la lotta per la successione e vinse Stalin. Anche in Urss, come in Italia e in Germania, si assiste all’instaurazione di un regime totalitario, basato su un rigido controllo della società da parte dello Stato il capo supremo dunque era Stalin. Chi era sospettato di non condividere la linea politica del partito viene arrestato, processato e condannato a morte o alla deportazione nei Gulag ovvero le cosiddette purghe staliniane. I PIANI QUINQUENNALI: Nel 1928, Stalin vara il primo piano quinquennale: un tentativo di organizzare in modo razionale l’attività agricola industriale, in modo da modernizzare le strutture produttive del paese. I primi due piani quinquennali non raggiungono gli obiettivi prefissati, ma riescono a trasformare un paese arretrato come l’Urss in una delle prime potenze industriali mondiali. Inoltre, Stalin promuove la collettivizzazione delle terre, confiscandole ai piccoli proprietari chiamati Kulaki, arricchitisi durante la Nep. Di fronte alla resistenza dei Kulaki, Stalin ne decreta la deportazione in massa in Siberia. L’EUROPA, FASCISMI E FRONTI POPOLARI: Nel corso degli anni 30, in numerosi stati europei si affermano regimi dittatoriali di tipo fascista e antisemita. Movimenti fascisti e antidemocratici sorgono anche all’interno di Stati come la Francia. L’avanzata in tutta Europa di questi movimenti fa sì che l’Urss invita i partiti comunisti occidentali a collaborare con i governi borghesi. Si formano per questo, nei vari paesi europei dei fronti popolari a favore dell’antifascismo. LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA: In Spagna, il generale Francisco Franco tentò un colpo di Stato, dando così inizio alla guerra civile spagnola. Dopo tre anni di guerra, Franco, grazie anche all’aiuto ricevuto da Hitler e Mussolini, riuscì a conquistare la Spagna, sconfiggendo le truppe repubblicane, abbandonate dalle nazioni democratiche e forti del solo appoggio di volontari antifascisti chiamati brigate internazionali. IL MONDO FRA LE DUE GUERRE LA CRISI DEL SISTEMA COLONIALE: Nel periodo tra le due guerre mondiali, il sistema coloniale entra in crisi. Gran Bretagna e Francia, che alla fine della prima guerra mondiale si erano impadroniti dell’ex colonie tedesche e dei territori appartenuti all’impero ottomano, devono fronteggiare i movimenti per l’indipendenza, nati sia in Africa sia in Asia. IL MEDIO ORIENTE E LA QUESTIONE PALESTINESE: In medio oriente, l’Inghilterra sceglie una politica di compromesso e concede l’indipendenza all’Iraq, all’Egitto e alla Arabia, mantenendo però sempre il controllo economico dei nuovi Stati. La situazione è particolarmente carica di tensioni in Palestina, dove la creazione di insediamenti ebraici porta la popolazione araba allo scontro. L’emigrazione ebraica si intensifica a partire dagli anni 30, con il sorgere in Europa di regimi antisemiti. INDIA, CINA E GIAPPONE: In estremo oriente nascono movimenti anticoloniali, spesso di ispirazione marxista. Anche l’India, colonia britannica inizia sotto la guida di Gandhi un lento cammino verso l’indipendenza. Diversa è la situazione in Cina, dove la Repubblica prende il posto dell’impero. Lo Stato cinese è debole, diviso dal movimento nazionalista e dal movimento comunista. Inoltre, la Cina subisce l’espansione del Giappone, l’unico paese industrializzato dell’aria, che nel 1937 la invade. L’invasione giapponese spinge i due partiti ad allearsi contro il nemico comune. GLI USA IN AMERICA LATINA: Negli anni 30, gli Stati Uniti continuarono la penetrazione economica in America latina. In molti paesi si instaurano regimi dittatoriali. fortificazioni che correva lungo il confine tedesco, la linea Maginot, a cui la Germania aveva opposto la linea Sigfried. LA FRANCIA AGGREDITA E OCCUPATA: Il 10 maggio Hitler mosse l’attacco decisivo alla Francia. L’esercito tedesco non tentò di sfondare la linea Maginot, ma attaccò i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo, paesi che si erano dichiarati neutrali, attirando così le truppe franco-britanniche in Belgio. Da qui i tedeschi sfondarono le difese francesi vicino alla città di Sedan, e si diressero verso il canale della Manica, aggirando le spalle ai franco-britannici. La Francia era ormai quasi senza difesa e le forze armate tedesche puntarono verso Parigi dove, il 14 giugno, le truppe del Reich sfilavano sotto l’arco di trionfo, ridicolizzando in un certo senso quindi i francesi. Nella Francia centro meridionale si insediò un governo collaborazionista, disposto a collaborare con gli invasori, presieduto dal maresciallo Philippe Petain, con capitale Vichy mentre il resto della Francia venne annesso al Reich. Il generale Charles De Gaulle da Londra, rivolse un appello radiofonico ai francesi in cui invitava la resistenza contro l’occupazione nazista. LA BATTAGLIA D’INGHILTERRA: Dopo aver sconfitto la Francia, Hitler tentò di distruggere la Gran Bretagna. La battaglia d’Inghilterra inizio nel luglio del 1940 e si svolse nei cieli. Per invadere la Gran Bretagna, infatti, la Germania doveva prima distruggere l’aviazione britannica e conquistare il dominio dell’aria. Con ripetuti e frequenti incursioni aeree, i tedeschi colpirono gli aeroporti dell’isola, ma bombardarono anche diverse città inglesi, in particolare Londra, con l’obiettivo di terrorizzare le popolazioni civili e indurre il governo britannico ad accettare la resa. La determinazione del Primo Ministro Winston Churchill e della popolazione britannica consentì però alla Gran Bretagna di resistere. Grazie all’uso del radar, uno strumento capace di individuare gli aerei nemici, al coraggio dei piloti e ai nuovi ottimi aerei da caccia, gli spitfire, l’aviazione britannica inflisse gravi perdite a quella tedesca. Così Hitler fu costretto a ritirarsi. LA GUERRA DEL GIAPPONE IN ASIA: Il 27 settembre 1940 a Berlino, Germania, Italia e Giappone sottoscrissero il patto tripartito, un’alleanza militare che prevedeva la nascita di un nuovo ordine mondiale fondato sulla spartizione delle nuove colonie ottenute: a Germania e Italia l’Europa, al Giappone l’Asia. Nello stesso mese il Giappone aprì un nuovo fronte di guerra, iniziando la conquista delle isole del Pacifico. Il nuovo fronte di guerra minacciava direttamente gli Stati Uniti che, come il Giappone, consideravano l’oceano Pacifico un’area di interesse strategico ed economico e infatti avevano conquistato le Filippine, l’isola di Somoa e le Hawaii. Proprio alle Hawaii aveva sede l’importante base aereonavale statunitense di Pearl Harbor. LA GUERRA PARALLELA DELL’ITALIA: In base agli accordi stabiliti con Hitler, Mussolini avrebbe dovuto condurre una guerra parallela in Africa, muovendosi dalle sue basi in Libia, con l’obiettivo di sottrarre l’Egitto agli inglesi. Il duce decise però di procedere in modo autonomo e attaccò invece la Grecia, partendo dalle sue basi in Albania. Mussolini pensava che si sarebbe trattato di un successo facile, che avrebbe aumentato il prestigio dell’Italia fascista. Invece l’operazione militare fascista, iniziata nell’ottobre del 1940, non ebbe successo e la resistenza dei greci mise in evidenza l’impreparazione dell’esercito italiano, che subì gravissime perdite. Hitler dovette intervenire con un attacco fulmineo, i tedeschi invasero la Jugoslavia per ricongiungersi alle truppe italiane in Grecia, che fu sconfitta. Nello stesso anno la Germania dovette inviare un corpo di spedizione anche in Africa per evitare la disfatta dell’esercito italiano. LA GUERRA SI ESTENDE IN TUTTO IL MONDO OPERAZIONE BARBAROSSA, L’AGGRESSIONE NAZISTA ALL’URSS: Il 22 giugno 1941 il conflitto in Europa conobbe una svolta decisiva. Senza una formale dichiarazione di guerra e senza annullare il patto di non aggressione Molotov- Ribbentrop, Hitler lanciò l’operazione Barbarossa, un massiccio attacco a sorpresa contro l’unione sovietica. Ben 160 divisioni dell’esercito tedesco e dei suoi alleati invasero l’Urss avanzando per circa 1000 km in territorio sovietico. A novembre le avanguardie tedesche arrivarono a poche decine di chilometri dal centro di Mosca. La città di Leningrado, e di Stalingrado, furono circondate e assediate. Anche l’operazione Barbarossa era programmata come una guerra lampo che avrebbe dovuto liquidare l’Urss in pochi mesi. Ma le truppe tedesche incontrarono un’imprevista resistenza, non solo da parte dell’armata Rossa ma di tutta la popolazione. Il sopraggiungere della stagione invernale arrestò l’avanzata tedesca su un lunghissimo fronte, che si sviluppa prima da Leningrado a Stalingrado e si chiudeva sui monti del Caucaso. LA CARTA ATLANTICA: Alla fine del 1941, mentre l’Europa, dalla Francia alla Russia, era controllata dai nazifascisti, si erano aperti molti altri fronti di guerra: la Cina e l’Indocina erano invasi dal Giappone; nel Pacifico si fronteggiavano Giappone e Stati Uniti; in Africa l’Italia non riusciva a sfondare il fronte egiziano. Erano tutte guerre diverse, ma con un elemento in comune: i paesi aggressori erano quelli che avevano sottoscritto il patto tripartito. Il 14 agosto 1941 il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt e il Primo Ministro britannico Winston Churchill si incontrarono a bordo di una nave da guerra della marina britannica ancorata presso l’isola di Terranova, in Canada, e sottoscrissero la carta atlantica. In questa dichiarazione si affermarono di non aspirare a conquiste territoriali ma di volere la parità dei diritti fra tutte le nazioni. PEARL HARBOR E L’INGRESSO IN GUERRA DEGLI STATI UNITI: Il presidente Roosevelt si era così schierato al fianco delle democrazie europee, senza però impegnare direttamente gli Stati Uniti nel conflitto, poiché l’opinione pubblica americana era contraria ad una partecipazione diretta del paese alla guerra. L’episodio che costrinse gli Stati Uniti a entrare in guerra fu un attacco a sorpresa da parte dei giapponesi, che il 7 dicembre 1941 colpirono la flotta americana ancorata nella baia di Pearl Harbor; nelle isole Hawaii, infliggendole gravissimi danni. L’attacco durò due ore e fu devastante poiché furono uccise 2.403 persone tra soldati e civili americani. I feriti furono 1.178. Tra i mezzi distrutti e quelli danneggiati l’attacco riuscì a mettere fuori combattimento più di 300 aerei e 19 navi. Per questo l’8 dicembre gli Stati Uniti dichiarano guerra al Giappone; tre giorni dopo furono Germania e Italia che dichiararono guerra agli USA. LA CRISI DELL’ASSE E LA RISCOSSA DEGLI ALLEATI: A metà del 1942 la Germania aveva posto sotto il suo controllo l’intera Europa continentale e gran parte dell’Africa settentrionale. Nel frattempo, in estremo oriente e nel Pacifico le truppe giapponesi avanzavano in arrestabili e occupavano la Malesia, Hong Kong, le Filippine, Singapore, le Indie olandesi e la Birmania, giungendo a minacciare l’India britannica. Nel sud del Pacifico il Giappone attaccò l’Australia. Le forze inglesi furono di fatto annientate e gli Stati Uniti si trovavano in gravi difficoltà. Anche se non avevano un piano organizzato per lo sterminio razziale come quello nazista, nei territori occupati, soprattutto in Cina, i giapponesi furono responsabili di episodi di violenza e di tentativi di pulizia etnica. Il caso più noto è il cosiddetto stupro di Nanchino: dopo la conquista della città, nel dicembre 1937, i giapponesi si abbandonarono a violenze di ogni sorta ai danni della popolazione civile. Il numero di vittime totali attendibili va tra i 150.000 e 300.000 morti. A metà del 1942 il conflitto sembrava volgere a favore delle truppe dell’asse. Nella seconda metà di quell’anno, però, gli alleati presero l’iniziativa. Tre battaglie segnarono la svolta nell’andamento del conflitto: quella del Midway nel Pacifico, quella di El Alamein in Africa e quella di Stalingrado in Russia. Nel Pacifico, le forze americane sconfissero la flotta giapponese in una battaglia aereonavale presso le isole Midway. Questo diede inizio al vittorioso contrattacco statunitense. Contemporaneamente, in Cina i comunisti e i nazionalisti coglievano i primi successi militari contro i giapponesi. In Russia, nel luglio del 1942, i tedeschi avevano posto sotto assedio Stalingrado. Tra novembre e gennaio del 1943, l’esercito russo scatenò una controffensiva che provocò l’accerchiamento dei tedeschi e li costrinse alla resa. La battaglia di Stalingrado determinò l’inizio del crollo militare tedesco in Russia. Anche l’Italia, che aveva inviato in Russia un corpo d’armata a sostegno della Germania subì gravissime • l’Europa occidentale sarebbe stata area di influenza inglese e americana, • l’Europa orientale area di influenza sovietica. La Germania sarebbe stata occupata, disarmata e divisa tra i paesi vincitori, tra i quali Churchill volle che fosse compresa anche la Francia. Fu inoltre decisa per il 25 aprile la convocazione di una conferenza in una città degli Stati Uniti per dare vita all’organizzazione delle Nazioni Unite. LA FINE DEL NAZISMO E DELLA GUERRA IN EUROPA: Sul fronte occidentale, gli alleati erano giunti sul fiume Elba l’11 aprile e lì si arrestarono. La conquista di Berlino spettò all’armata Rossa. Nel corso dell’offensiva il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche scoprirono e liberarono il lager di Auschwitz. A metà aprile l’armata Rossa circondò Berlino e il 25 aprile scattò l’attacco finale. L’ordine di Hitler fu di resistere ad oltranza e nell’ultima battaglia morirono 125.000 berlinesi e 300.000 soldati sovietici. Hitler, rinchiuso nel suo bunker, si suicidò il 30 aprile. Il 2 maggio del 1945 Berlino si arrise. Il 7 maggio 1945 la Germania firmava la resa incondizionata, cioè senza porre alcuna condizione. LA CONFERENZA DI POTSDAM: Nel luglio del 1945 i capi di Stato delle potenze vincitrici si riunirono a Postdam, presso Berlino, per decidere le sorti della Germania e come costringere il Giappone alla resa. Per la Germania fu decisa la divisione provvisoria in quattro zone di occupazione assegnate all’Unione sovietica, USA, Gran Bretagna e Francia. Al Giappone fu dato un ultimatum per la resa senza condizioni, che il Giappone rifiutò. In quella sede, il presidente Harry Truman, succeduto a Roosevelt, comunicò agli alleati che gli Stati Uniti possedevano una nuova micidiale arma: la bomba atomica. L’USO DELL’ATOMICA E LA RESA DEL GIAPPONE: Gli Stati Uniti sperimentarono gli effetti della bomba atomica il 6 agosto 1945 su Hiroshima il 9 agosto su Nagasaki: i morti furono, rispettivamente 92.000 e 24.000. Quando la notizia si diffuse in Occidente, non tutti compresero che si era aperta una nuova era fondata sul terrore della distruzione totale; la notizia che prevalse fu quella che annunciava la fine della guerra. Il 2 settembre, infatti, anche i giapponesi si arresero al generale americano Mac Arthur che si trova sulla nave Missouri, ancorata nel porto di Tokyo. I TRATTATI DI PACE E IL NUOVO ASSETTO IN EUROPA: I trattati di pace furono firmati a Parigi nel febbraio 1947. Per la Germania fu mantenuta la divisione provvisoria decisa a Potsdam, perché i vincitori non riuscirono a trovare un accordo sulla sua riunificazione. L’Italia perse tutte le colonie e tutti i possedimenti nel Mediterraneo e dovette cedere l’Istria alla Jugoslavia. Trieste fu dichiarata territorio libero e tornò all’Italia solo nel 1954. L’unione sovietica si ingrandì a ovest riacquistando tutti territori appartenuti all’impero degli zar di Russia. La nazione polacca fu ricostituita. L’EUROPA DOMINATA DA HITLER E LA SHOAH IL DOMINIO NAZIFASCISTA NELL’EUROPA DEL 1942: Nel 1942 l’Europa era saldamente nelle mani di Hitler e dei suoi alleati, tranne pochi paesi neutrali, come la Spagna, la Svizzera, e la Gran Bretagna che aveva resistito all’invasione tedesca. Associati nel dominio nazifascista, ma in posizione subalterna, erano gli Stati satelliti: Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Finlandia, che erano alleati nella guerra e governati da regimi simili a quello nazista. Il resto dell’Europa era organizzato in territori di importanza strategica, amministrati dei comandi militari tedeschi come la Francia del nord o da commissari del Reich come la Polonia, e stati amici, fortemente autonomi, guidati da governi fedeli al Reich, detti anche collaborazionisti come la Francia del sud. Nel nuovo ordine dell’Europa pensato da Hitler, tutte le popolazioni non germaniche dovevano essere espulse dai confini della Germania: ebrei, zingari e omosessuali dovevano essere eliminati. IL SISTEMA DEI LAGER: Il regime nazista aveva progettato di eliminare dalla società tedesca tutti gli elementi indesiderati fino al momento in cui Hitler aveva conquistato il potere. Tra il 1933 e il 1939 furono costruiti i primi campi di concentramento: Dachau, Buchenwald, Mauthausen. I primi ebrei furono inviati nei lager dopo la notte dei cristalli. Nei campi di concentramento vennero inoltre rinchiusi oppositori politici, dissidenti e individui cosiddetti asociali. Il sistema di lager si estese enormemente e i campi assunsero un ruolo centrale nella conduzione della guerra. A mano a mano che procedeva la conquista ad est, aumentava infatti il numero degli internati, che erano per il nazismo una fondamentale risorsa economica: i prigionieri, ridotti in schiavitù, potevano infatti lavorare ed essere sfruttati fino alla morte. Gli uomini considerati improduttivi venivano eliminati immediatamente. UN COLORE PER OGNI PRIGIONERO NEI LAGER: Nei lager esisteva una precisa gerarchia dei prigionieri, i quali venivano distinti in base a dei contrassegni che erano obbligati ad indossare: • al fondo della scala gerarchica stavano gli ebrei, segnalati da una stella o da un triangolo giallo; • vi erano poi gli omosessuali: triangolo rosa; • gli asociali e gli zingari triangolo nero; • i detenuti politici: triangolo rosso; • i testimoni di Geova: triangolo viola; • gli immigrati e i rifugiati: triangolo blu; • I criminali comuni: triangolo verde. Vi erano poi i kapo, ossia prigionieri che svolgevano compiti di sorveglianza sui loro compagni di prigionia: i nazisti li sceglievano tra i criminali comuni, selezionando i più violenti e brutali, per essere sicuri che la disciplina venisse applicata con indulgenza. GLI EBREI, DALLA DISCRIMINAZIONE ALLO STERMINIO: Prima della guerra il progetto nazista per purificare il territorio della Germania dalla presenza ebraica prevedeva l’espulsione di massa degli ebrei e la segregazione nei ghetti o l’internamento nei lager. Il progetto prevedeva anche l’introduzione di norme finalizzate a individuare e discriminare gli ebrei ed espropriare i loro beni: il nazismo raggiunge questi obiettivi con le leggi di Norimberga del 1935 e le decisioni adottate dopo la notte dei cristalli del 1938. La decisione di passare ad un vero e proprio progetto di sterminio fu presa dopo l’avanzata dei tedeschi in Polonia e nelle repubbliche sovietiche, regioni abitate da diversi milioni di ebrei. L’ORGANIZZAZIONE DELLO STERMINIO: Nel 1941 il compito di attuare il progetto di sterminio venne affidato a reparti speciali delle S.S., composti da volontari e rinforzati da elementi provenienti dalle popolazioni slave, tradizionalmente animate da odio verso gli ebrei. Queste guardie seguivano l’avanzata delle truppe tedesche e rastrellavano gli ebrei e li fucilavano. Presto, però, questo sistema fu giudicato dei comandi nazisti poco efficiente, non perché il numero degli ebrei morti fosse basso ma perché i reparti speciali non riuscivano a smaltire il lavoro di morte in tempo utile per seguire l’avanzata dell’esercito. Inoltre il fatto di dover uccidere a distanza ravvicinata, per mezzo di armi da fuoco, un gran numero di civili inermi, tra cui donne, bambini, vecchi, causava spesso gli stessi assassini crisi nervose e disturbi mentali, tanto che molte delle guardie riuscivano ad eseguire gli ordini solo sotto l’effetto dell’alcol. LA “SOLUZIONE FINALE” DEL PROBLEMA EBRAICO: Il 20 gennaio 1942, nella località di Wannsee, si decise di applicare la soluzione finale. Questa si concretizzò nella morte di milioni di persone, la Shoah. L’operazione prevedeva il lavoro forzato dei prigionieri ebrei più abili, da sfruttare fino alla morte, e l’eliminazione nelle camere a gas, per le persone che fossero eventualmente sopravvissute. A Wannsee fu quindi decisa la costruzione di lager dedicati esclusivamente allo sterminio. In questi lager tutti i deportati, salvo una piccola minoranza, dovevano essere eliminati immediatamente all’arrivo. I campi di sterminio furono tutti situati in Polonia, nelle località di: Belzec, Chelmno, Treblinka… ed in questi campi morirono oltre 2,5 milioni di ebrei. l’inverno lungo la linea Gustav. L’Italia risultò così divisa tra il regno del sud e la Repubblica sociale del Nord. IL MOMENTO DI SCEGLIERE DA CHE PARTE SCHIERARSI: L’8 settembre 1943, la fuga del re e gli ordini di Badoglio disorientarono l’italiani. Interi reparti dell’esercito, lasciato senza direttive, si consegnarono ai tedeschi, i soldati furono disarmati e deportati in Germania. Altri soldati fuggirono e si nascosero fino alla fine della guerra. Altri ancora non si arresero e si scontrarono contro i nazisti: ciò avvenne, per esempio, sull’isola greca di Cefalonia, dove la divisione rifiutò di cedere le armi. Alcuni civili e soldati italiani aderirono al nuovo stato proclamato da Mussolini, e collaborarono con i tedeschi nella guerra. Altri, invece, scelsero di diventare partigiani e combattere per la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Come stava avvenendo per esempio in Francia, anche in Italia si formarono gruppi armati di resistenza. LE ORGANIZZAZIONI DELLA RESISTENZA: I partigiani erano uomini e donne che avevano scelto la lotta armata contro l’occupazione nazista e contro la Repubblica sociale, e moltissimi di loro pagarono con la vita. Agivano sulle montagne, organizzati in formazioni militari, oppure nelle città e nelle fabbriche, organizzati in piccole formazioni: i GAP (gruppi di azione patriottica) e le SAP (squadre di azione patriottica). Entrambi erano strutturati in brigate che si distinguevano per l’appartenenza politica. • I gruppi più numerosi erano le brigate Garibaldi, che facevano capo al partito comunista; • Vi erano poi le brigate Matteotti: i socialisti; • giustizia libertà: una formazione politica che univa gli ideali liberali democratici e quelli di ispirazione marxista; • le fiamme Verdi: cattolici; • le formazioni badogliane: monarchiche e fedeli al re. Questi gruppi, se pur con idee politiche e obiettivi diversi si batterono per sconfiggere il fascismo e per restituire all’Italia un ordinamento basato sulla democrazia e sulla libertà. LE AZIONI DELLE BRIGATE PARTIGIANE: Le formazioni partigiane che operavano in montagna erano composte da un enorme vastità di persone: c’erano uomini comuni e operai che non volevano essere inviati come lavoratori nei lager in Germania, antifascisti, soldati che si erano rifiutati di consegnarsi nelle caserme delle forze armate tedesche. Molte donne aderirono alla resistenza; dal momento che esse destavano meno sospetto, furono spesso impiegate per distribuire ordini a diversi reparti e portare rifornimenti ai gruppi in montagna. I partigiani combattevano adottando azioni di sabotaggio, cioè di danneggiamento e di guerriglia, colpendo di sorpresa per poi ritirarsi immediatamente anche grazie al sostegno della popolazione. Le formazioni partigiane riuscirono ad affermare il loro controllo e diedero vita alle repubbliche partigiane. LA RIPRESA DELLA VITA DEMOCRATICA AL SUD: Nel regno del sud, i partiti politici si erano uniti per cercare di liberare l’Italia. La democrazia cristiana, fondata nel 1942, guidata da Alcide De Gasperi. Il partito socialista guidato da Pietro Nenni. Il partito comunista guidato da Togliatti. Il partito d’azione si era costituito nel 1942 dall’unione di giustizia libertà ed era guidato da Parri. Infine il partito liberale con Benedetto croce. Tutte queste formazioni si unirono nel comitato di liberazione nazionale, un organismo che coordinava l’attività politica e la lotta di liberazione. IL PARTITO COMUNISTA E LA “SVOLTA DI SALERNO”: Un leader particolarmente deciso a costruire una politica unitaria era Togliatti, che propose agli altri partiti del comitato di liberazione nazionale di fare un compromesso con Badoglio e la monarchia. La proposta di Togliatti, venne ricordata come svolta di Salerno perché il governo, da Brindisi, si era trasferito in questa città, e fu accettata dagli altri partiti. Il compromesso prevedeva che, in cambio della collaborazione con la monarchia il governo a fine guerra sarebbe stato composto anche da ministri dei partiti antifascisti. Fu inoltre concordato che, al termine della guerra, sarebbe stata indetta un’elezione per un’assemblea costituente, che avrebbe avuto il compito di scrivere una nuova costituzione e stabilire la forma istituzionale dell’Italia: quindi si decise se conservare la monarchia o adottare la forma repubblicana. LA LIBERAZIONE: Nel maggio 1944 la linea Gustav venne sfondata nei pressi di Cassino e Roma fu liberata il 4 giugno. Nell’autunno la lenta marcia degli anglo- americani si fermò ancora sulla linea gotica che correva a nord di Firenze. Quando, nella primavera del 1945, le operazioni militari ripresero, il comitato di liberazione nazionale proclamò uno sciopero generale per il 18 aprile: era l’inizio dell’insurrezione finale. Il 25 aprile 1945 i partigiani liberarono Milano, Genova, Torino e le principali città dell’Italia settentrionale, anticipando l’arrivo dell’esercito alleato. Benito Mussolini, mentre cercava di fuggire in Svizzera, venne fermato e arrestato a Dongo, sul Lago di Como. Il 28 aprile venne fucilato e il corpo, portato a Milano, fu esposto in piazzale Loreto, nel luogo in cui, nell’agosto del 1944 erano stati fucilati 15 partigiani milanesi.
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