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Totalitarismi e Seconda Guerra Mondiale, Appunti di Storia

Appunti di Storia riguardanti la nascita dei totalitarismi e la Seconda Guerra mondiale, tratti dal libro di testo Storia e Identità - Il Novecento e Oggi

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 17/12/2021

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filippa-bergamin 🇮🇹

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Scarica Totalitarismi e Seconda Guerra Mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! I FASCISMI IL FASCISMO ITALIANO Nel 1919 nascono i Fasci di Combattimento, che successivamente, con l'aumentare dei partecipanti, si trasformano nel Partito Fascista. Inizialmente il partito fascista non ha una precisa collocazione in fatto di ideologia, ma presto riuscirono a mostrarsi le tre principali componenti del partito: il partito fascista era Sindacalista-rivoluzionario, Tradizionalista e Borghese. Il partito trova molti consensi: . Nella classe contadina: il mondo agrario, tradizionalista e conservatore, era il cuore pulsante del fascismo. . Nella borghesia: la borghesia era contraria a una possibile rivoluzione “come quella russa", quindi era favorevole a un leader che avesse da tempo ripudiato ogni aggancio con il movimento operaio (era stato espulso dai Massimalisti). Non riuscì a sfondare tra socialisti e comunisti, nonostante la sua componente sindacalista-rivoluzionaria, perché questi gruppi avevano fiducia nella Cgl e nelle camere del lavoro, e speravano ancora in una possibile rivoluzione comunista. Dopo aver consolidato il proprio potere con la Marcia su Roma nell'Ottobre 1922, cominciano a diventare sempre più evidenti le idee del partito fascista: . Pessimismo irrazionale: non si crede a un progresso razionale, ma tutto si riduce alla legge brutale del trionfo del più forte, alla semplicità primitiva della lotta per la vita fra gli individui, fra i popoli e le razze. . Menefreghismo (“Me ne frego”): accettazione dei rischi e giustificazione del ricorso sistematico alla violenza, alla sopraffazione e al razzismo. . Antimaterialismo e Antindividualismo: non è lo stato a essere al servizio del cittadino, ma è il cittadino a essere al servizio dello stato. Viene rinforzata l'idea di nazione e di patria. Presto questo modello di stato verrà chiamato totalitario. . Bellicismo: malgrado la tragicità della Grande Guerra, i fascisti non credevano nelle virtù della pace e vedevano la guerra come “igiene del popolo”, quindi come qualcosa di necessario, buono e giusto. . Antiparlamentarismo: non credono nelle istituzioni parlamentari, perché credono in una “diseguaglianza irrimediabile” tra gli uomini, per cui dare il diritto di voto alle maggioranze, ai lavoratori e ai poveri non fa altro che portare corruzione e problemi. IL BIENNIO NERO Alle elezioni del 1922 i fascisti fanno parte del Blocco Nazionale (nazionalisti + liberali): è stato Giolitti a proporre ai fascisti di entrare a far parte di questo gruppo, con lo scopo di rafforzare il suo govemo e di ridurre le violenze commesse dal partito fascista. Cattolici e Socialisti mantennero le loro posizioni e i liberali non ottennero il successo desiderato. Dopo le dimissioni di Giolitti vi sono i govemi di Bonomi e Facta, i quali sono troppo deboli per contrastare le spedizioni punitive organizzate dai fascisti. Da un paio d'anni l'Italia si trovava in una condizione di guerra civile latente e forse l'entrata al governo del Fascismo sarebbe stata l'unica cosa in grado di fermare le loro ondate di violenza. 27-28 Ottobre 1922: Marcia su Roma — circa 50'000 uomini in camicia nera marciarono su Roma per occupare la città. Da un punto di vista militare, la marcia su Roma poteva essere fermata, ma si sarebbe dovuto impiegare l'esercito, e molti ufficiali vedevano invece con favore l'avvento di un governo fascista. Luigi Facta proclamò lo stato d'assedio per intervenire contro la marcia, ma Vittorio Emanuele si trovò costretto a cedere alle spinte fasciste. Chiamò Mussolini, che si trovava a Milano, proponendogli di dirigere il nuovo governo. Il governo fascista è un governo extralegale. Il primo governo Mussolini non fu molto diverso dai governi differenti: borghesi, liberali e persino gli oppositori tirarono un sospiro di sollievo, e si credeva che il governo fascista sarebbe stato solo una fase provvisoria. Con l'istituzione del Gran Consiglio del fascismo, un organo che univa il partito e le pubbliche istituzioni, e della Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale, formata dalle camicie nere, cominciava a venir fuori la vera natura illiberale del govemo Fascista, ma comunque questo riuscì a tenere la propria maschera ancora per un po'. Nel novembre del 1923 viene varata una nuova legge elettorale maggioritaria, per cui chi otteneva più del 25% dei voti alle elezioni otteneva 2/3 dei posti in parlamento. Alle elezioni del 1924 il partito fascista si presentò con un listone che comprendeva tutti coloro a cui il nuovo govemo ispirava fiducia. Il listone, che specialmente nelle zone del Centro-Sud aveva ottenuto molti consensi, riesce a ottenere questa maggioranza dando a Mussolini il controllo totale del parlamento. Nel 1924 un avvenimento sconvolse il parere dell'opinione pubblica rispetto al Fascismo. Il deputato socialista riformista Giacomo Matteotti denunciò in parlamento i brogli elettorali e le violenze fasciste, tali secondo lui d invalidare il voto. Matteotti venne perciò rapito e assassinato il 10 giugno dello stesso anno. Molti dell'opposizione (i cosiddetti “aventiniani") abbandonarono la Camera dei Deputati con lo scopo di costringere Mussolini alle dimissioni. Tuttavia, il re non intervenne per destituire Mussolini e questi non si dimise. Superato il suo momento più vacillante, il governo fascista prese il pieno potere con un discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925, in cui si assumeva la piena responsabilità del delitto Matteotti. Il suo govemo stava per diventare un regime. LA COSTRUZIONE DEL REGIME FASCISTA Nei quattro anni successivi al delitto Matteotti viene costituito il regime totalitario fascista. Tra il 1923 e il 1928 vengono promulgate le leggi fascistissime, che cancellarono l'idea liberale di equilibrio e di controllo reciproco fra i poteri dello stato. Mussolini assume il nome di Duce, e non è più presidente del consiglio, bensì capo del governo, innalzandosi al di sopra di chiunque altro. Nel governo italiano veniva tolto al parlamento il potere legislativo. La libertà di stampa, associazione e istruzione vengono soppresse nel 1926 e vengono disciolti tutti i parlamenti. per la conquista del paese africano. L'attacco italiano venne appoggiato solamente dalla Germania, che volle ottenere in cambio il via libera per conquistare l’Austria. Nell'Ottobre 1935 l'esercito italiano attaccò l'Etiopia senza nessuna dichiarazione di guerra. La guerra risultò molto più difficile del previsto per gli italiani. L'Etiopia non possedeva artiglieria pesante né aviazione e l'Italia invece usò la propria per bombardamenti massicci e anche gas tossici. La guerra d'Etiopia è stata la prima dove fu sperimentata la superiorità decisiva delle nuove armi offensive introdotte nella Grande Guerra. Mentre l'esercito italiano non subì grosse perdite, l'esercito italiano si macchiò di atrocità gravissime contro la popolazione civile. L'Etiopia, con l'Eritrea e la Somalia andò a formare l'Africa Orientale Italiana. La vittoria in Etiopia agevolò moltissimo la propaganda fascista e tra il 1935 e il 1936 il regime toccò così l'apice del consenso popolare. Il controllo dell'Etiopia da parte degli Italiani portò molti benefici nel paese africano, ma non in Italia. Si svilupparono infatti la cultura razzista, basata sulla superiorità dei bianchi e della paura degli “incroci” (matrimoni tra italiani e africani, Leggi sul Madamato). L'Italia, inoltre, si avvicinò sempre più alla Germania nazista, l'unica che la sostenne nel corso della guerra, sviluppando anche diverse avversioni nei confronti degli ebrei. Col tempo vennero promulgate diverse leggi a discapito dei diritti degli ebrei, che erano 40.000 su 40 milioni di italiani. Presto non poterono più ricevere istruzione, né avere diritto alla proprietà. Nacque persino la rivista “La Difesa della Razza”, nella quale venivano definiti i caratteri biologici e psicologici della razza italica, che doveva essere preservata. LA REPUBBLICA DI WEIMAR E IL NAZIONALSOCIALISMO TEDESCO La situazione più grave fu l'incapacità della Germania di risollevarsi dal disastro che fu la Grande Guerra. A differenza del fascismo italiano, che si costruì culturalmente e politicamente in gran parte dopo la presa del potere, il nazionalismo tedesco fu molto esplicito sin dall'inizio circa il suo contenuto ideologico. | ritardi tedeschi nel pagamento delle riparazioni di guerra imposte a Versailles indussero il govemo francese a occupare la regione industriale della Ruhr, fin dal 1921, e più massicciamente nel 1923. Diverse città tedesche si trovarono così sotto l'amministrazione militare francese. L'occupazione del maggior polo industriale e minerario della Germania fu la causa principale della crisi di fiducia dei mercati internazionali e del conseguente crollo totale del marco e dell'Inflazione. Nell'autunno venne trovato un accordo con i Francesi +, che annunciarono il proprio ritiro; tuttavia era stato inferto un duro colpo al sentimento nazionale tedesco. La miseria e le umiliazioni causate dalla sconfitta in guerra alimentarono il risentimento nei confronti delle istituzioni democratiche e l'estremismo politico. Le sofferenze terribili sopportate dai lavoratori causarono ondate di scioperi e il tentativo rivoluzionario socialista del 1919: i nazionalisti e gli altri comandi militari potevano dunque accusare i lavoratori di aver “pugnalato alle spalle” l'esercito impegnato al fronte, facendogli mancare il necessario supporto di rifornimenti e facendogli perdere la guerra, anche se in realtà non era così. In Germania l'Elite di militari, industriali e banchieri controllava ancora la società tedesca e sosteneva la teoria della “pugnalata alle spalle”. La Repubblica di Weimar, nata nel 1919, aveva molti punti deboli : era al contempo parlamentare e presidenziale, e il presidente, in casi eccezionali, poteva scavalcare il Parlamento emanando leggi per decreto, assumendo pieni poteri come in una dittatura. Gli ideali democratici venivano considerati come qualcosa di estraneo all'autentica tradizione tedesca e ciò contribuiva non poco a minare le basi morali e di consenso della Repubblica di Weimar. Inoltre acquistarono sempre più spazio idee razziste e antisemite: si cominciò a pensare che a “pugnalare alle spalle” i tedeschi non furono solo i comunisti, ma anche gli ebrei, visti come cosmopoliti senza patria e avidi capitalisti. Secondo le teorie razziali, la razza ariana di provenienza nord-europea era superiore alle altre, e i tedeschi, ariani puri, avevano il diritto di conquistare il loro spazio vitale espandendo il proprio territorio a danno dei loro vicini. A questi valori che si stavano sviluppando in Germania faceva riferimento il Partito dei lavoratori tedeschi, che prese il nome di Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (Nsdap), il quale sarebbe diventato ancora più tardi il Partito Nazista. Questo partito era capeggiato da Adolf Hitler, il quale presentò in una birreria di Monaco le proprie idee, basate sul razzismo, la subordinazione del cittadino allo stato e le limitazioni di stampa e artistica. Si trattava di una versione estrema del Fascismo, che perdeva la propria matrice di sinistra. Nel momento in cui Hitler presentava il suo partito nella birreria, la rivoluzione comunista in Germania era una possibilità molto concreta. Da una parte, il comunismo rappresentava una grande speranza a portata di mano, dall'altra rappresentava una grande paura, vista la violenza delle guerre civili causate dalla rivoluzione comunista in Russia. Anche i socialdemocratici cominciarono a condividere l'orrore per la rivoluzione comunista, quindi la possibilità di un governo antifascista per praticamente impensabile. Come in Italia, lo stato era diventato ostaggio della guerra civile latente che nessuno voleva (o poteva) fermare. Disordini politici erano all'ordine del giorno. Destra e Sinistra erano in costante conflitto e cercavano in ogni modo di annientare gli avversari. Per questo i nazisti misero in campo le SA (squadre d'assalto) e, successivamente, le SS (Squadre di Protezione), la guardia del corpo di Hitler. Il 1923 fu un anno ricco di tensioni in Germania. A gennaio i francesi avevano conquistato la Ruhr, in estate prese il via il vertiginoso crollo del Marco e i ottobre scoppiò l'ultimo tentativo di rivoluzione comunista ad Amburgo, subito represso. A novembre i Nazisti tentarono un colpo di stato a Monaco, che fu fallimentare e che portò all'arresto di Hitler con 5 anni di condanna, ma riuscì a uscire di prigione dopo solo pochi mesi. Nel 1925 venne eletto presidente della Repubblica Paul von Hindenburg, ex capo di stato maggiore durante la guerra, il quale usò abbondantemente le prerogative che la costituzione concedeva al presidente, emanando praticamente da solo le leggi scavalcando il parlamento. Il Nazismo vide crescere i propri poteri dal 1928 e riuscì a ottenere il potere in maniera totalmente legale. Il piccolo partito, incoraggiato dalla destra monarchica, si sviluppò esponenzialmente mentre progressivamente perdevano consensi quei partiti che si erano riconosciuti nella democrazia di Weimar. Alle elezioni politiche del 1930 il successo nazista fu determinato dal crollo del vecchio centrodestra, soprattutto del partito cattolico. Gli elettori del centrodestra erano piccoli borghesi disoccupati che credevano fortemente che il nazismo potesse aiutarli. Alle elezioni presidenziali del 1932 venne eletto nuovamente Hindenburg, grazie ai socialisti che tentarono in ogni modo di bloccare l'ascesa di Hitler. Tuttavia, Hindenburg affidò personalmente il governo al capo nazista, preparandosi alla fine della democrazia, che sarebbe crollata in ogni caso di lì a poco. IL FASCISMO, MODELLO PER | PAESI IN DIFFICOLTÀ Il primo dopoguerra fu un periodo difficile per l'economia, che non si riprese mai del tutto, fino a precipitare nella crisi generale del 1929. La crisi economica si aggiunse ai traumi della guerra nel generare una diffusa instabilità sociale e politica. In questa difficile situazione, movimenti simili al fascismo sembravano offrire una soluzione, proponendo una “terza via" fra capitalismo e socialismo, capace di ricostruire una gerarchia sociale solida, non fondata sul denaro, ma radicata nella tradizione. L'Italia fascista e la Germania Nazista rappresentavano punti di riferimento importanti per alcune società povere. In molti casi si trattava di movimenti antiparlamentari che propriamente fascisti: essi miravano a instaurare un regime autoritario a partito unico, ma mancavano di una visione compiutamente totalitaria del rapporto tra cittadino e Stato. Si potrebbe parlare di “fascismo incompleto”. Furono soprattutto i paesi poveri, di recente formazione, a scivolare progressivamente verso modelli autoritari. e La Francia fu percorsa agli inizi degli anni 30 da un movimento filofascista, che contestava la democrazia liberale in nome del tradizionalismo cattolico. L'Action Frangaise era diventata un movimento importante. In Francia questa reazione dava voce alle borghesie in difficoltà e ai disoccupati, minacciate dalla modernizzazione economica e sociale. e In Austria i cristiano-sociali avevano saldamente il controllo del potere. Sotto la guida del cancelliere Dollfuss, il parlamento fu sciolto e i partiti furono aboliti per far posto a un “Fronte Patriottico" che si ispirava al modello italiano. Tuttavia, poiché Dolfuss non voleva che l’Austria venisse annessa alla Germania, fu assassinato. e Negli anni trenta quasi tutta l'europa centro-orientale si allineò su questo modello di fascismo incompleto. In Ungheria, dopo il fallimento della rivoluzione di Béla Kun, si instaurò il regime militare, ispirato al Nazismo, dell'ammiraglio Horthy. In Jugoslavia, Bulgaria e Romania fu il re a sospendere la costituzione e a imporre un regime a partito unico. In Grecia si impose la dittatura del generale Metaxas, che esaltava il passato ellenico avvicinandosi moltissimo al fascismo italiano. Anche in Lettonia, Estonia e Polonia si istituirono governi dittatoriali (in Polonia con Pilutsky). e Il Portogallo aveva conosciuto nel 1910 una rivoluzione democratica che aveva portato l'instaurazione di una repubblica laica. Col tempo cominciarono a susseguirsi colpi di stato causati dalle lotte tra i partiti e nel 1926 il potere venne preso dall'esercito. Due anni dopo entrò in governo Antonio Salazar, che instaurò la dittatura. Il governo canalizzava il suffragio presentando una lista unica di candidati. Ma come in Austria mancavano due ingredienti fondamentali del totalitarismo fascista: l'inquadramento delle masse nelle strutture del partito e una milizia di parte trasformata in polizia di Stato. e In Spagna, dopo un mobilitamento in una fallimentare campagna militare in marocco le destre tentarono di liquidare il regime parlamentare e si stabilì la dittatura di Miguel Primo de Rivera. La spagna vivera ora senza elezioni e come nell'Italia fascista lo stato si riservava la libertà di intervenire nell'economia. Tuttavia proprio il discredito della politica portò la dittatura in un vicolo cieco, perché diverse posizioni che emergevano dalla società non potevano esprimersi. Il regime fu così rovesciato e la produzione, sostenuta dai rapidi progressi tecnologici, non trovava un corrispettivo adeguato nelle capacità di assorbimento del mercato. Non disponeva neppure di banche centrali con poteri e risorse sufficienti a controllare e sostenere il sistema bancario dei rispettivi paesi. A partire dall'epicentro di Wall Street, la crisi si propagò all'intera economia americana. Nessuno sembrava essere in grado di arrestare il crollo e le conseguenze sociali furono drammatiche. L'importanza economica degli Stati Uniti era enormemente cresciuta negli anni della guerra ed era quindi inevitabile che la crisi che li aveva tanto stravolti travolgesse il resto del mondo. L’America fu costretta ad adottare misure protezionistiche a difesa del proprio mercato interno. Inoltre, gli Stati Uniti non ebbero più capitali da investire all'estero e in particolare in Germania, la cui produzione industriale dipendeva totalmente da quel flusso finanziario. L'’ondata di fallimenti si propagò immediatamente alle banche e alle aziende tedesche e da qui investì sia i paesi industrializzati che i paesi produttori di materie prime. L'apice della depressione fu raggiunto nell'estate del 1932: in quel momento la produzione industriale mondiale era diminuita del 38% rispetto a tre anni prima, un tracollo più grave di quello provocato dalle distruzioni belliche. Il più drammatico problema fu quello dei disoccupati. Chi perdeva il lavoro non aveva nessuna ragionevole speranza di trovarne un altro. La disoccupazione si abbatteva su un terzo, e a volte più, della forza lavoro dei paesi industrializzati. Ovviamente colpiva soprattutto i lavoratori più deboli, gli immigrati, le donne eineri. Le precedenti crisi del sistema capitalistico erano state superate cercando e trovando sempre nuovi mercati per l'esportazione. Ma negli ultimi anni Trenta, non esistevano più porzioni di mondo da colonizzare, di conseguenza la rete delle relazioni finanziarie ne uscì completamente disarticolata. ROOSEVELT E IL “NEW DEAL” Il pensiero economico liberale aveva sempre ritenuto che lo stato non dovesse intromettersi nel funzionamento del mercato. Ora, però, la realtà dimostrava che questa previsione fosse falsa. Ad aprire la strada verso un maggiore intervento pubblico nell'economia furono proprio gli Stati Uniti, il paese più colpito dalla crisi. Nel 1932, all'apice del tracollo economico, venne eletto alla presidenza il democratico Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt si decise ad agire con grande rapidità: in cento giorni, altrimenti avrebbe perso il consenso del popolo. Diede così inizio al New Deal, una rivoluzione tale da modificare in senso statalista l'economia. Il governo varò un grande programma di investimenti federali finanziati con la spesa pubblica e quindi definitiva con l'inflazione, poiché più denaro si immette in un sistema economico, e meno questo denaro avrà valore. Per dare slancio all'economia si decise di intervenire soprattutto sulla domanda di beni. A questo scopo era necessario creare nuova occupazione, quindi distribuire salari e mettere i cittadini in condizione di acquistare i beni su mercato, cioè di creare nuova domanda. Ciò avrebbe stimolato la produzione di beni e rimesso in funzione il sistema dei consumi. Per rilanciare gli investimenti il governo aveva davanti a sé due strade: finanziare opere pubbliche oppure promuovere gli investimenti privati con agevolazioni di credito. In entrambi i casi lo stato avrebbe speso molto denaro con l'obiettivo di creare nuova ricchezza. Il governo di Roosevelt operò su entrambi i fronti, sia della spesa pubblica, sia dell'intervento nel mercato del lavoro. L'Ente della Valle del Tennessee mise in cantiere una gigantesca risistemazione delle risorse idriche per gli stati del sud. Per quanto riguarda il mercato del lavoro l'amministrazione Roosevelt intervenne su salari e prezzi con la Legge per la ripresa nazionale dell'industria, che assicurava alle industrie il rispetto della libertà sindacale. Mentre incentivava la ripresa della produzione, il New Deal fu quindi l'occasione per ripristinare quelle forme di difesa dei poveri che il capitalismo aveva travolto nel secolo precedente. La totale libertà del mercato aveva prodotto meccanismi speculativi talmente violenti da paralizzare lo sviluppo stesso. Con il New Deal le istituzioni pubbliche tornavano a regolamentare il mercato, soprattutto quello del lavoro, a difendere gli operai e a limitare la concorrenza. Tale programma di intervento statale massiccio nella libera concorrenza costava caro dal punto di vista finanziario e il debito pubblico americano crebbe in pochi anni. Inoltre il programma rooseveltiano dovette affrontare una violenta opposizione, persino della corte suprema. Si riproduceva una situazione simile a quella di settant'anni prima, quando il governo federale aveva voluto proibire la schiavitù dei neri, anche allora ostacolato dalla corte suprema. Si trattava ancora una volta di difendere i ceti più deboli insieme alla ricchezza nazionale, limitando i diritti e le iniziative degli industriali. Alla fine la Corte suprema accettò l'ingerenza del governo federale nelle scelte dei singoli stati. L'equilibrio costituzionale americano risulta alterato con un sostanziale rafforzamento del potere del presidente. Il nuovo presidente seppe usare abilmente i nuovi mezzi di creazione del consenso, come la radio. Inoltre, il programma rooseveltiano poteva essere inteso come la ricerca di una “terza via" intermedia tra capitalismo e comunismo, mediante l'ingerenza statale nella vita economica. Non soffocava il mercato come faceva il comunismo sovietico, ma neppure lo lasciava libero, come volevano le regole liberiste del capitalismo. Nel momento di massimo sforzo del New Deal fu varata la legge che istituiva la Social Security, ossia un sistema di previdenza sociale. Ci si avviava così verso quello che sarebbe diventato il Welfare State: un insieme di regole capaci di proteggere il reddito e l'occupazione dei lavoratori, e quindi di sostenere la domanda in caso di crisi, a spese di un prelievo fiscale e di un indebitamento pubblico crescenti. LA SOCIETÀ AMERICANA FRA GANGSTERISMO E RAZZISMO I principi direttivi del liberismo classico manifestavano in quegli anni la loro grave inadeguatezza, anche perché non erano più in grado di regolamentare società sempre più complesse. La società americana era una società pluralista: quindi ogni gruppo di interesse o di opinione aveva avuto la possibilità di organizzarsi e di contare, controbilanciando l'autorità dello stato. Secondo la concezione del liberalismo, l'individuo isolato ha difficoltà a contrastare la forza invadente delle burocrazie statali; intervengono quindi le libere associazioni dei cittadini. Tuttavia, in un sistema sociale altamente complesso, è sempre difficile mantenere un ordine in queste libere associazioni. Durante l'Ottocento si erano sviluppate negli stati uniti associazioni che promuovevano la temperanza, ovvero l'astensione dalle bevande alcoliche. Queste associazioni erano formate da persone religiose e sostenute dalle donne. In una società pluralista i proibizionisti avevano il diritto di organizzarsi e dal confronto delle rispettive forze scaturiva la decisione politica a loro favore o sfavore. Nel 1919 la legge stabilì che bastava superare lo 0,5% di alcol perché un liquore fosse dichiarato nocivo,e cominciò così il periodo del proibizionismo. Si trattò di un grave errore, perché di colpo tutto il settore degli alcolici fu in mano alla criminalità. Divenne rigoglioso il gangsterismo e sopra a tutte c'era la criminalità italiana, guidata da AI Capone. Una delle prime mosse del New Deal fu, nel 1933, porre fine al proibizionismo. Ma ormai era troppo tardi: anche se gli alcolici tornarono legali, la criminalità aveva messo radici difficili da estirpare in una società abituata a organizzarsi per gruppi di pressione. Un altro esempio della degenerazione del pluralismo fu il Ku Klux Klan, un'associazione segreta nata per ostacolare l'integrazione razziale dopo la sconfitta degli Stati confederati nella guerra di secessione. Gli anni venti portarono un'alterazione dell'equilibrio, perché il Ku Klux Klan riprese vigore diventando un'organizzazione estremamente violenta e ben radicata. Alla fine degli anni venti il Ku Klux Klan arrivò a diffondersi in molti stati fino a contare 5 milioni di aderenti. In un certo senso la diffusione del Klan corrispondeva alla contemporanea crescita del fascismo in tanti altri paesi in difficoltà. Il New Deal portò anche in questo campo speranze di convivenza civile e permise di ottenere alcuni successi contro la criminalità razzista, anche se l'odio razziale si sarebbe rivelato duraturo e profondo. Rispettando la legalità e la pluralità delle componenti sociali, lo stato democratico non poteva disporre degli strumenti repressivi che i sistemi totalitari mettevano a punto nei paesi europei e in Giappone. Solo i regimi totalitari disponevano di apparati in grado di schiacciare la criminalità, ma, privi com'erano di controllo democratico, erano essi stessi l'espressione delle pulsioni criminose di cui le società complesse sono prolifiche. UNA PARTITA A TRE: DEMOCRAZIA, NAZIFASCISMO, COMUNISMO L'ASCESA AL POTERE DI HITLER E LA FINE DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR La Germania, reagendo alla crisi economica, diventò il paese che meglio rappresentava la soluzione autoritaria e razzista al disastro socio-economico. Il crollo della fragile democrazia coincise infatti con l'acutizzarsi della depressione, seguita alla crisi del 1929. Nello stesso 1929 morì Gustav Stresemann, l'uomo di governo. Alla sua morte, il partito Nazista era ancora piccolo, ma solo loro si dimostravano in grado di mettere d'accordo le nostalgie della vecchia élite monarchica. Disponevano inoltre della più forte organizzazione paramilitare, le SA, guidate da Adolf Hitler. LE LEGGI RAZZIALI Fin dall'inizio era ben noto non solo il generico razzismo dei nazionalsocialisti, ma anche la loro intenzione di affermare il dominio assoluto della razza ariana. Himmler, nelle file delle SS, voleva solo i migliori tedeschi dal punto di vista del sangue, che avrebbero dovuto unirsi soltanto con donne tedesche. Era prevista anche una poligamia che favorisse la selezione della razza pura. Diverse migliaia furono i bambini nati in questa sorta di laboratori di genetica razziale. Per i nazisti, la principale minaccia per l'egemonia e l'esistenza stessa della razza ariana era costituita dagli ebrei. Nei primi anni trenta gli ebrei in Germania non erano molti, circa cinquecentomila su 6 milioni di abitanti. Il loro numero si era accresciuto dopo la Prima guerra mondiale, per l'arrivo di profughi dalle grandi comunità chiuse e povere dell'Est Europa. Erano immigrati difficili da integrare, giungevano in Germania in un momento terribile di miseria e di tensioni sociali e andavano ad aggiungersi a una minoranza invece perfettamente integrata. Ebrei erano dunque gli immigrati poveri e disprezzati, ma allo stesso tempo anche molti dirigenti del movimento operaio, numerosi artisti e intellettuali, diversi banchieri. Il germe dell'antisemitismo, presente da secoli ma recentemente risvegliato, attecchiva con facilità nel dramma della crisi generale del sistema capitalista. | nazisti alimentavano l’insicurezza dei settori più vulnerabili della popolazione additando il ruolo pernicioso, dal punto di vista biologico, dei deboli: i loro discendenti avrebbero inquinato la razza. Proponevano di ripristinare artificialmente la selezione, arrogandosi il diritto di stabilire chi dovesse vivere e procreare. Sostenevano la promozione consapevole delle parti capaci e sane nei confronti di quelle invalide, il rifiuto del miscuglio razziale, l'esclusione di ogni influenza di razze straniere. | nazisti approfittarono della presenza di parecchi dirigenti ebrei all'interno dell'internazionale comunista per attaccarli ancora di più. Fin dal 1933, agli ebrei furono preclusi gli impieghi statali. Nel 1935 furono emanate le prime leggi antisemite. Le cosiddette Leggi di Norimberga privavano gli ebrei della cittadinanza politica; erano vietati i matrimoni misti e quelli già esistenti venivano sciolti. A partire dal 1935 molti ebrei abbandonarono la Germania, ma la vera svolta avvenne nel novembre 1938, quando l'assassinio a Parigi di un diplomatico tedesco da parte di un giovane ebreo fornì l'occasione per veri e propri pogrom. Decine furono gli ebrei assassinati o gravemente feriti, migliaia furono gli arrestati, centinaia le sinagoghe distrutte e innumerevoli i saccheggi di negozi appartenenti a ebrei. La notte tra il 9 e il 10 novembre fu chiamata Notte di Cristalli per il numero di vetrine rotte. Furono varate diverse misure per separare la comunità ebraica dal resto della società: si parlò di “dissimilazione”. Si pensò di escluderli dai locali pubblici, dagli ospedali, dai luoghi di villeggiatura, di prevedere nei treni una vettura loro riservata. Si cominciò anche a pensare alla deportazione degli ebrei in appositi campi di concentramento, dove avrebbero lavorato al servizio dei tedeschi. Uscendo di casa, gli ebrei avrebbero dovuto indossare una stella gialla identificatrice. La stessa sorte degli ebrei toccò agli zingari che, nomadi, poveri ed emarginati, erano ancora più indifesi. Già nel 1938, Himmler proclamò contro di loro una settimana di epurazione. Le minoranze etniche non furono le uniche vittime della difesa della razza. La razza ariana doveva essere difesa anche da possibili degenerazioni interne. Nel 1935 si affermò la necessità della lotta contro le tare ereditarie, ossia contro tutti coloro che non rispondevano ai requisiti di perfetta efficienza fisico-mentale. Questa lotta si doveva realizzare impedendo la procreazione dei disabili, che venivano sterilizzati forzatamente. A partire dal 1939 furono dati ai medici i poteri di sopprimere le persone portatrici di malattie inguaribili ed ereditarie. Allo stesso modo, anche gli omosessuali venivano considerati come degenerati capaci di inquinare la razza. La via dello sterminio era così imboccata, solo con la guerra si arriverà all'eliminazione fisica dei malati e dei diversi, di quelli considerati inferiori. L'URSS DA TROTZKIJ A STALIN: IL “SOCIALISMO IN UN SOLO PAESE” Anche in URSS stava prendendo forma un regime totalitario. Dopo la morte di Lenin, all'interno del gruppo dirigente del Partito comunista dell'Urss si ebbe un duro scontro fra Trotzkij e Stalin. Trotzkij era in capo dell'armata rossa e aveva salvato il paese dalla guerra civile. Era fautore della “rivoluzione permanente”, quindi voleva perseguire la rivoluzione mondiale fino alla conquista delle roccaforti della classe operaia occidentale, per evitare che la rivoluzione comunista, se confinata in Russia, venisse travolta. Stalin aveva saputo conquistare l'apparato organizzativo del partito, l'unica istituzione pubblica capace di govemare. Sosteneva la rivoluzione “per tappe”: era necessario consolidare i risultati raggiunti, rafforzare la dittatura del proletariato (che era alla fine la dittatura del partito). L'unione sovietica doveva industrializzarsi, essere riarmata e govemata dal Partito Comunista e dalla sua dittatura. Il comunismo vero e proprio rimaneva confinato all'orizzonte di un futuro mitico, per il momento si sarebbe costruito un “socialismo in un solo paese”. L'eliminazione dei comunisti cinesi da parte del Kuomintang dimostrò la fragilità del processo rivoluzionario permanente. Nel 1927 avvenne a Mosca la resa dei conti fra in gruppo trotzkista e quello stalinista. Trotzkij, in onore del decennale della rivoluzione d'ottobre, tentò di risollevare il paese contro la “degenerazione burocratica” di Stalin, ma venne sconfitto, allontanato dal partito e addirittura espulso dall'unione sovietica nel 1929. Morì assassinato nel 1940 e, rimasto solo al potere, Stalin poté rafforzare in misura crescente gli aspetti totalitari del regime. A partire dal 1928 Stalin lanciò un'economia interamente pianificata, abbandonando la Nep e formando un Piano Quinquennale. Lo stato assegnava alle unità produttive gli obiettivi da raggiungere, distribuiva le risorse e stabiliva i prezzi delle merci e i flussi commerciali. L'Urss imboccava una via del tutto opposta al capitalismo, che portò rapidamente a una serie impressionante di successi e al pieno impiego. Il piano non fu interamente rispettato, perché era troppo ambizioso, ma comunque la produzione industriale raddoppiò. Gli sforzi si concentrarono in particolare sull'industria pesante. Soprattutti fu ricostruita l'industria bellica. In quei pochi anni vennero poste le basi della potenza industriale sovietica e tale ritmo di crescita incredibile proseguì durante il secondo piano quinquennale. Il prezzo pagato dai lavoratori fu terribile, ma l'industrializzazione cambiò il paese portando la produzione industriale dell'Urss al secondo posto in tutto il mondo. L'immenso paese si era reso autosufficiente dal punto di vista industriale. Attingendo alle sue interminabili risorse, l'unione sovietica poteva ormai permettersi una posizione autonoma rispetto ai mercati mondiali. IL TERRORE STALINIANO: LA DEPORTAZIONE DEI KULAKI E LA REPRESSIONE DEL DISSENSO Una delle conseguenze più tragiche della pianificazione staliniana fu la collettivizzazione forzata dell'agricoltura. Almeno un milione di nuclei familiari era costituito da contadini ricchi, i Kulaki, la cui libertà di iniziativa fu del tutto revocata. Esisteva inoltre un ceto assai più numeroso di contadini medi, al quale allo stesso modo si impose di mettere in comune la poca terra e gli animali che possedevano. L'industria, che avrebbe dovuto fornire i trattori e le mietitrebbie, era tutta da organizzare. Si optò per una collettivizzazione brutale. Le campagne vennero organizzate in aziende agricole statali (Kolchoz o Sovchoz), nelle quali i contadini lavorano come operai agricoli. Questa trasformazione comportò la distruzione del ceto dei contadini proprietari. | più agiati vennero deportati, gli altri espulsi dai villaggi. Chi non procedeva drasticamente e non ubbidiva alle disposizioni finiva in un campo di concentramento. Si arrivò così alla deportazione di una parte rilevante della popolazione delle campagne. | contadini preferirono macellare gli animali, incendiare le proprietà, lasciare le terre incolte. Si trattò di una seconda guerra civile, con altri milioni di morti per fame, alla fine della quale l'agricoltura risultò interamente collettivizzata, senza tuttavia mostrare segni di vera ripresa e rimanendo anzi un grande problema irrisolto. L'unione sovietica stava imboccando una strada mostruosa, che passava attraverso l'eliminazione fisica di milioni di uomini e la distruzione dei diritti umani e civili. L'Urss staliniana decimava la propria popolazione contadina e reprimeva qualunque forma di opposizione effettiva o presunta. Aboliva ogni forma di diritti umani e si avviava verso un universo concentrazionario: sotto questo aspetto, l'Urss precorse la politica hitleriana. L'Urss ereditò dalla russia zarista la pratica dei campi di concentramento, che avevano lo scopo di rieducare. La rieducazione presupponeva che, dopo un lungo e doloroso percorso, l'imputato fosse pronto per rientrare nella comunità civile. La collettività, con la rieducazione, decide chi espellere dalla comunità impone precise regole in vista dell'eventuale riammissione, portando a un mostruoso meccanismo di distruzione della personalità. Il primo campo venne creato nel 1923 nelle isole Solovki, vi furono rinchiusi ufficiali dell'esercito bianco. Rapidamente questi campi, chiamati Lager, si moltiplicarono, e nacque l'amministrazione generale dei Lager, il Gulag, un enorme sistema di concentrazione che prevedeva prigioni, carceri e campi di lavoro forzato, tutto in segreto. La differenza principale con i Lager tedeschi era che quelli staliniani non avevano lo scopo di sterminare una parte di popolazione, ma di convertirla (repressione del dissenso). Gli anni dei grandi successi economici furono anche gli anni del più rigido controllo staliniano. Stalin si volse a rinnovare gli apparati governativi. La repressione si abbatté soprattutto sugli stessi appartenenti al partito. Gli anni tra il 1936 e il 1938 furono i più cupi del terrore staliniano, scatenato in grande scala fino al misterioso assassinio di Sergej Kirov, che offrì al dittatore il pretesto per intensificare la persecuzione dei suoi rivali. Fu il periodo delle “grandi purghe", che decapitarono il partito bolscevico. Un processo tenutosi a Mosca nel 1936 condannò alla fucilazione sedici dirigenti bolscevichi accusati di essere dei trotzkisti “nemici del popolo”. Dopo aver eliminato i suoi oppositori di sinistra, Stalin si rivolse contro la destra del partito. Attaccò Nikolaj Bucharin, che era perplesso dai piani quinquennali e sostenitore della Nep. Bucharin non aveva commesso i delitti di cui era accusato, ma gli venne estorta la confessione dalla polizia segreta e venne fucilato nel 1938. Le vittime delle grandi purghe furono molte centinaia di migliaia. L'intero partito bolscevico protagonista della rivoluzione d'ottobre venne interamente cancellato. Le conseguenze In Gran Bretagna la destra guardava con una certa simpatia il modello fascista, soprattutto quello italiano, mentre assisteva al declino inesorabile dei liberali. Gli unici distinti dalla prevalenza conservatrice e autoritaria britannica erano i Laburisti. Il loro leader era Ramsay MacDonald, che aveva ricoperto due volte la carica di primo ministro, nel 1924 e nel 1929. Già nella prima occasione il suo governo era stato travolto dalla difficile congiuntura economico sociale. La gravità della crisi e della disoccupazione in Gran Bretagna risultò poco inferiore a quella tedesca. L'elettorato si spostò a destra e in India e in Irlanda si moltiplicavano i segnali di crisi dell'Impero britannico. Neppure la Gran Bretagna dunque sfuggì a una certa radicalizzazione del panorama politico. Da una scissione dei laburisti nacque addirittura un piccolo ma aggressivo Partito Fascista. Dall'altra parte, negli ambienti artistici e intellettuali molti simpatizzava con l'esperienza comunista. All'interno dell'Università di Cambridge si formò persino una cellula che durante e dopo la Seconda Guerra mondiale avrebbe svolto compiti di spionaggio favore dell'unione sovietica. Nonostante tutto, in Gran Bretagna le tradizioni liberali si mantennero però più salde che altrove. Il partito comunista rimase minoritario all'interno del movimento operaio e sindacale, che rimase sotto il controllo del moderato partito laburista. LA SPAGNA DALLA DITTATURA ALLA VITTORIA DEL FRONTE POPOLARE In Spagna esisteva un duro scontro fra destra e sinistra. Il paese era già stato lacerato nell'Ottocento dalla guerra civile fra la destra clericale e il movimento liberale. Il centro moderato aveva un peso politico martinale: le classi dominanti avevano un carattere prevalentemente agrario e feudale ed erano tenacemente trincerate nella difesa dei loro privilegi. Alla fine dell'Ottocento la Spagna aveva conosciuto la diffusione del movimento anarchico. Il comunismo, invece, era debole come la classe operaia. | minatori, gli operai e i braccianti intrecciano il loro odio classista e anticlericale con i particolarismi che la monarchia spagnola non aveva mai potuto debellare. Alcune regioni della Spagna avevano infatti particolari tradizioni culturali e linguistiche e si erano sviluppati forti movimenti che, mal sopportando il centralismo castigliano, miravano a raggiungimento di una maggiore autonomia. Nel 19283 il re Alfonso XIII aveva favorito l'avvento della dittatura di Miguel Primo de Rivera. Si trattò di un regime autoritario di vecchio stampo: gli aveva governato in maniera paternalista sotto il controllo delle vecchie classi dirigenti, nella speranza di salvaguardare il tradizionalismo e l'ordine naturale delle gerarchie sociali. Aveva incamato una spinta modernizzatrice paragonabile a quella del regime mussoliniano e aveva cercato di risollevare la situazione economica e sociale della spagna con l'intervento statale. Tuttavia, la sua politica economica e sociale era stata travolta dalla grande crisi e nel 1930 fu costretto a rinunciare al proprio potere. Nel 1931 veniva proclamata la repubblica democratica dei lavoratori, prevalentemente orientata a sinistra. L'imminenza della rivoluzione trovò conferma nell'ottobre del 1934, con un tentativo insurrezionale che vide protagonisti minatori e operai del nord. La guida della rivoluzione venne assunta dalla sinistra del partito socialista e dagli anarchici. Il movimento rivoluzionario del 1934 si poneva essenzialmente tre scopi: la nazionalizzazione delle terre dei latifondisti, la riorganizzazione completa dell'esercito e una generale democratizzazione dello stato. Nei contenuti il programma dei rivoluzionari non era molto estremista, ma poteva ledere gravemente i privilegi delle caste dirigenti spagnole. | socialisti di sinistra e gli anarchici parlavano infatti di potere operaio. La dittatura di Primo de Rivera era stata da poco sconfitta e le forze sociali che l'avevano sostenuta mantenevano intatta la loro forza: dopo la sconfitta della rivolta d'ottobre del 1934 il governo passò alla destra, ma le classi dirigenti Spagnole, nonostante avessero bloccato la rivoluzione socialista, non bloccarono quella democratica. Nel febbraio 1936 si tennero le elezioni politiche e ci fu una netta vittoria del Fronte popolare in Spagna: la spagna fu la prima a portare, al di fuori dell'Urss, i comunisti al potere, anche se non con incarichi di govemo. LA GUERRA CIVILE E LA DITTATURA DI FRANCISCO FRANCO La radicalizzazione delle posizioni culminò il 13 luglio con l'assassinio di un uomo politico di destra, Calvo Sotelo, che era sempre stato in prima fila nella denuncia del pericolo rivoluzionario e nella richiesta di rovesciare la repubblica con le armi, per questo diventato oggetto principale dell'odio della sinistra. La morte di Sotelo diede il segnale per l'insurrezione dei falangisti e dei quadri militari, appoggiati dalle oligarchie e dalla Chiesa. Il 18 luglio 1936 la guarnigione spagnola in Marocco si ribellò al govermo repubblicano, rispondendo all'appello del generale Francisco Franco e rapidamente si diffuse in tutta la Spagna. La guerra civile non coinvolgeva solo le forze armate, ma spaccava in due l'intero Paese. Tutto il nord.ovest appoggiò il pronunciamiento o fu presto occupato dai fascisti, mentre la sinistra occupò la parte orientale del paese, ai confini con la Francia. Le organizzazioni del movimento operaio chiesero di distribuire le armi ai lavoratori, in difesa della repubblica, ma il governo esitava a prendere posizioni. In realtà il potere nei due campi si spezzettò e di fatto venne assunto dai comandanti delle unità combattenti, che ricorsero ampiamente all'armamento di milizie volontarie. Le ondate di violenza furono inarrestabili sia da parte della destra che dalla sinistra. L'altro governo di Fronte popolare, quello francese di Leon Blum, decise di non appoggiare i repubblicani spagnoli, temendo che ciò potesse radicalizzare il conflitto politico in Francia. Ai primi di agosto Blum prese l'iniziativa di proporre alle potenze europee il “non intervento". La repubblica poteva contare sull'aiuto sovietico, ma in realtà l'Urss non voleva né poteva impegnarsi a fondo in una causa che considerava persa. | volontari antifascisti formarono le brigate internazionali, che giunsero a contare 40.000 uomini e donne in gran parte d'Europa. Non va dimenticato che dietro la mobilitazione antifascista unitaria vi erano gravi ragioni di scontro, in particolare tra anarchici e comunisti. Gli anarchici erano i rivoluzionari più estremi, fautori delle grandi violenze, mentre i comunisti detestavano questo linguaggio, che minacciava la loro egemonia sul fronte popolare e a loro parere condannava alla sconfitta il campo repubblicano. Secondo i comunisti la guerra civile, condotta dagli anarchici e i trotzkisti, sarebbe andata persa. A Barcellona, nel 1937 ci fu uno scontro tra anarchici-trotzkisti e comunisti, il quale venne vinto dai comunisti. Nelle stesse settimane, nella primavera del 1937 scesero in campo, a fianco dei fascisti Spagnoli, l'aviazione tedesca e le truppe italiane. L'aviazione tedesca rase al suolo la città di Guernica, nel primo bombardamento a tappeto della storia. Con l'intervento tedesco e italiano, il nord venne interamente perduto dall'esercito repubblicano. Nel marzo 1930. i nazionalisti entrarono a Madrid e il generale Franco dichiarò conclusa la guerra. Iniziava allora una dittatura che sarebbe durata fino al 1975. LA SECONDA GUERRA MONDIALE MORIRE PER DANZICA? La Società delle nazioni era impotente di fronte all'occupazione giapponese della Manciuria e a quella italiana dell'Etiopia. La politica estera delle grandi potenze era inadeguata a disinnescare le tensioni internazionali e si ripeteva il fallimento del dialogo tra le diplomazie che aveva preceduto anche la Grande guerra. Francia e Gran Bretagna non avevano ancora deciso quale dei due totalitarismi era da considerarsi la minaccia più grave: le due potenze democratiche erano state sconfitte due volte per mancanza di una visione politica chiara. La società delle nazioni era ormai solo un vano fantasma: la Germania, l'Italia e il Giappone ne erano uscite, gli Stati Uniti non vi erano mai entrati. Appariva infatti sempre più probabile il conflitto, perché la Germania nazista spingeva in quella direzione preparandosi con grande impegno. Il regime Nazista aveva consolidato con l'Italia “l'asse Roma-Berlino”, un patto che si estese presto anche al Giappone e aveva un fine anti-Comintem. L'unione Sovietica era invece isolata: le democrazie occidentali pensavano di riuscire a convivere con Hitler ed evitare la guerra, quindi l'Urss pensava di dover affrontare da sola l'aggressione tedesca. L'Austria era il paese più esposto alle mire tedesche: dopo di lei c'erano la Cecoslovacchia, in cui abitava il popolo tedesco dei Sudeti, e la Polonia, che aveva come unico sbocco sul mare la città di Danzica, una città di lingua tedesca. La Germania proclamò nel 1938 l'annessione dell'Austria, assai ben accolta dalla popolazione austriaca e ratificata con un plebiscito di fatto unanime. A Praga Hitler fece sapere al govemo che pretendeva la cessione dei Sudeti per porre fine alle ostilità fra tedeschi e cechi. Con il patto di Monaco del 1938 veniva riconosciuto a Hitler il diritto di aggredire la Cecoslovacchia. Tuttavia, i nazisti si spinsero oltre la regione dei Sudeti, occupando anche Praga e il resto della Cecoslovacchia, violando gli accordi sottoscritti dal trattato di Monaco. Nel 1939 Mussolini e Hitler firmarono il “patto d'acciaio”, un accordo militare che prevedeva, nel caso di entrata in guerra di uno dei due stati (anche come aggressore) l'immediato intervento a suo fianco dell'altro. Nel frattempo, Stalin tentò di uscire dal proprio isolamento nominando un nuovo ministro degli esteri, Molotov, il quale strinse con il ministro tedesco Ribbentrop un patto di non aggressione, il patto Molotov-Ribbentrop, tra le cui clausole vi era, in segreto, la spartizione della Polonia. Entrambe le potenze avrebbero giovato dalla spartizione del paese, ritornando a dei confini simili a quelli del primo anteguerra. capacità di mobilitare la guerra. | tedeschi si resero conto di avere un alleato di nessun aiuto. Nella primavera del 1941 dovettero lanciare le loro divisioni corazzate nella penisola balcanica a sostegno dell'esercito italiano. Occuparono la Jugoslavia e sconfissero i Greci, ma a un prezzo elevato, perché la guerra nei Balcani aveva intralciato la preparazione di quella che Hitler riteneva sarebbe stata l'offensiva risolutiva del conflitto: l'attacco all'Unione Sovietica. L'ATTACCO TEDESCO ALL’UNIONE SOVIETICA Il 22 giugno del 1941 Hitler lanciò le sue divisioni corazzate contro l'Unione Sovietica, facendo scattare l'attacco che fu denominato “operazione Barbarossa”. Lo scopo principale del Terzo Reich era distruggere il comunismo e assoggettare i popoli slavi. La guerra fra Germania e Urss assunse caratteristiche grandiose per la quantità di forze impiegate da una parte e dall'altra e per l'accanimento dimostrato nelle battaglie. | sovietici dimostrarono nella lotta una capacità di resistere alla sofferenza strabiliante e mobilitarono una quantità di risorse e di energie che appariva inesauribile. Per tre anni rimasero praticamente soli a reggere il peso della guerra europea. L'avanzata tedesca in Urss nel 1941 fu l'ultimo successo della guerra lampo delle Panzerdivisionen. In poche settimane le forze armate tedesche sfondarono tutte le linee nemiche e annientarono o presero prigioniere decine di divisioni. Milioni di soldati sovietici vennero internati nei campi di prigionia e pochi ne uscivano vivi, ma per i nazisti la loro vita non contava nulla, in quanto considerati esseri inferiori. Nonostante gli avvertimenti giunti da più parti, Stalin si era rifiutato di credere all'imminenza dell'attacco tedesco e l'Armata rossa era stata colta impreparata. Nel dicembre 1941 le armate tedesche arrivarono alle porte di Leningrado e Mosca e anche la Russia pareva sull'orlo del crollo. La guerra lampo tedesca era però giunta al capolinea: le linee di rifornimento non si potevano allungare all'infinito e i consumi di carburante stavano diventando eccessivi. Lo stesso carro armato non risultava più così vulnerabile: armi individuali riuscivano ormai a perforarne la corazza, come il bazooka americano. I sovietici adottarono un sistema semplicissimo per fermare i carri armati: riuscivano ad avvicinarsi a un caro nemico da non poter più essere colpiti dalle sue mitragliatrici, bloccavano i cingoli con una spranga di ferro, salivano sul carro e vi lanciavano una Molotov. Inoltre, alle spalle delle linee tedesche, i sovietici organizzarono la guerra partigiana, vere e proprie armate che entrarono in azione per distruggere le linee dei rifornimenti tedeschi. | partigiani svolsero un ruolo fondamentale. L'invemo russo fece la sua parte per fermare i tedeschi: il freddo intenso rendeva la vita impossibile agli invasori, non sufficientemente equipaggiati. Durante l'inverno si svolse la battaglia di Mosca. | tedeschi furono fermati; era la prima sconfitta delle forze armate tedesche. Nel contempo anche Leningrado veniva messa sotto assedio dai tedeschi, che neppure qui riuscirono a entrare. L'Urss riuscì a resistere a lungo anche grazie alla riorganizzazione della produzione bellica. | sovietici trasferirono infatti tutti gli impianti al di là degli Urali, fuori dalla portata dei bombardamenti tedeschi. Nel 1942 l'Urss produsse 24'000 carri armati e nel frattempo Inglesi e Americani cominciavano a inviare ai russi armi e rifomimenti. | piani quinquennali di Stalin erano riusciti a dotare il paese in brevissimo tempo di un apparato industriale di grande solidità. Nel giugno 1942 i tedeschi scatenarono una nuova offensiva generale, che non puntò più sulle due metropoli, ma a sud.est, verso il caucaso. Anche l'italia venne coinvolta nella campagna di Russia con un corpo di spedizione. Ma l'Armir (armata italiana in russia), male armata ed equipaggiata, non si rivelò di grande utilità all'invasione tedesca. Alla fine dell'agosto 1942 la Sesta armata tedesca raggiunse il Volga all'altezza della grande città industriale di Stalingrado: i sovietici decisero di difendere la città a qualunque prezzo e questa fu la battaglia che decise le sorti della Seconda guerra mondiale. IL GIAPPONE, GLI STATI UNITI E LA GUERRA DEL PACIFICO Nella base di Pearl Harbor, alle isole Hawaii, si trovava un'importante flotta americana. L'aviazione giapponese la attaccò di sorpresa, senza che fosse stata dichiarata la guerra, il 7 dicembre del 1941. Gli Stati Uniti avevano di colpo perso una parte notevole della loro forza aeronavale. L'intenzione del Giappone era assicurarsi un vantaggio decisivo nel controllo dell'Oceano Pacifico. Con l'Urss i giapponesi pensavano di potersi accordare per una spartizione dell'Asia orientale. Si muovevano, in maniera coerente al patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop, e furono colti di sorpresa dall'attacco tedesco alla Russia nel giugno 1941. Il Giappone si dedicava a preparare la guerra del Pacifico: una guerra aeronavale che sapeva certo di non poter vincere alla lunga contro la più grande potenza industriale del mondo. Puntava sulla difficoltà delle democrazie a rendere ben accetti ai cittadini i sacrifici imposti dalla guerra. Distruggendo a sorpresa una buona parte della flotta americana, i giapponesi pensavano di scoraggiare l'opinione pubblica e il governo degli Stati Uniti a un punto tale da indurli a firmare un accordo di spartizione delle reciproche aree di influenza. | giapponesi avevano però fatto un calcolo sbagliato: gli Usa respinsero qualunque forma di accordo e dichiararono guerra al Giappone. Con l'ingresso degli Stati Uniti in guerra entrava in gioco il più grande apparato industriale del mondo, dotato di una capacità organizzativa superiore anche a quella tedesca. L'industria americana produsse un sacco di macchinari di guerra senza ledere i consumi civili. Non ci furono neanche problemi di disoccupazione. Inoltre gli Usa, essendo lontani dal resto dei paesi belligeranti, erano fuori dalla portata degli attacchi aerei, quindi non venne colpita la popolazione civile. Nei primi mesi del 1942 i giapponesi ottennero successi strepitosi, occuparono le Filippine, a Malesia e la Birmania, fino a minacciare l'India Britannica. Gli americani e gl inglesi impiegarono tre anni a riconquistare i territori perduti in poche settimane. Ma il primo successo statunitense si verificò già nel giugno 1942, quando gli Usa uscirono vincitori nella battaglia di Midway riuscendo a interrompere l'avanzata giapponese e ponendo le basi per la vittoria finale. Negli ultimi mesi di guerra l'isola di Okinawa fu conquistata dagli americani. Quando la capacità offensiva delle forze aereonavali giapponesi risultò compromessa, tra i giapponesi non mancarono volontari per missioni suicide, i kamikaze. La guerra nel pacifico fu più aerea che navale.
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