Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Totalitarismi e Seconda Guerra Mondiale, Appunti di Storia

Appunti di storia di 5a liceo scientifico che trattano: - Ascesa del partito nazionalsocialista in Germania (Repubblica di Weimar, divisione dei partiti, crisi europea e intervento di Hitler) - Avvento del fascismo in Italia (nascita dei fasci di combattimento, programma di San Sepolcro, camicie nere, Giolitti, nascita del partito fascista, fascistizzazione dello Stato, fascismo coloniale) - Movimenti dell'antifascismo - Stalinismo (Trockij, Stalin. Lenin, cenni alla questione della Cina, piani quinquennali) - Eventi chiave della Seconda Guerra Mondiale - Il secondo dopoguerra - Cenni alla Guerra Fredda -

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 28/01/2024

ChiaraCasoni
ChiaraCasoni 🇮🇹

18 documenti

1 / 16

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Totalitarismi e Seconda Guerra Mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’ascesa del partito nazionalsocialista (NSDAP) Il 30 gennaio 1933 Hitler diventa capo del governo tedesco. Nel suo discorso Hitler critica l’eccessivo numero di partiti (“trenta partiti addirittura”). Il parlamento pensava al nazionalsocialismo come un movimento passeggero, ma Hitler dichiara che ciò che sta cercando di costruire non è un partito come gli altri, ma riguarda il popolo. Hitler sarebbe dovuto diventare un decoratore. Inizia però la sua carriera militare nel ruolo di caporale durante la prima guerra mondiale, viene poi congedato in seguito ad un infortunio e poi entra in politica. Faceva parte del piccolo partito nazional-socialista, di estrazione marxista, che ottiene nelle elezioni del 1928 il 2,5% dei voti. L’ideologia nazista di Hitler non è totalmente da attribuire a lui, era già presente nella mentalità scientifica, antropologica, sociale e psicologica dell’epoca. Per esempio Hitler, nel Mein Kampf, cita il testo di Joseph-Arthur Gobineau (1816-1882), studioso e antropologo che scrive un saggio a proposito della disuguaglianza delle razze umane (termine razza già in uso in un testo di carattere scientifico). L’altro punto di riferimento per Hitler è la figura di Chamberlain che, ne I fondamenti del XIV secolo, sostiene la diversità delle razze. In particolare sostiene che le razze germaniche siano le più dotate e che facciano parte del gruppo degli ariani “destinati a diventare signori del mondo”. Secondo questi testi esisterebbero delle razze più adatte a comandare e delle altre più adatte ad essere schiave (logica del capro espiatorio). Era quindi “normale” assumere questo punto di vista visto che era condiviso persino da degli scienziati. Ma come si arriva al 30 gennaio del 1933? Facciamo qualche passo indietro. Il nazionalsocialismo si afferma all’interno di un contesto democratico, quello della Repubblica di Weimar. In uno Stato fondato sul liberalismo si viene a imporre l’affermazione di un regime totalitario. Dopo la prima guerra mondiale la Germania è trafitta, sembra che l’obiettivo degli alleati sia quello di cancellarla dopo il trattato di Versailles. Questa potente contrattura, secondo gli storici, ha generato per reazione l’affermarsi del nuovo regime totalitario. Avvengono cambiamenti anche a livello governativo: il kaiser Guglielmo II scappa in Olanda, scoppiano tumulti interni al paese, da Berlino alla Baviera, viene rovesciato il governo e poi viene proclamata la Repubblica tedesca con a capo F. Ebert, un social-democratico (9 novembre 1918). La Repubblica si è costituita grazie ad un patto ufficioso tra i capi dello stato maggiore dell’esercito e le istituzioni repubblicane, soprattutto in funzione anti-socialista). I comandanti reduci dalla prima guerra mondiale capiscono che la Germania ha bisogno di riottenere una condizione di stabilità che era andata persa. Decidono di mettere per il momento da parte le loro rivendicazioni nazionaliste (ideologie della destra conservatrice) per raggiungere una condizione di unità nazionale. Appoggiano quindi il partito social-democratico. Le due forze, conservatori e social- democratici arrivano a coalizzarsi per uno scopo comune: liberarsi dalla minaccia comunista per raggiungere la stabilità. È su questo tipo di accordo che si va a costruire la Repubblica di Weimar. Si tratta di un momento molto fiorente della democrazia in Germania. Nel 1919 viene varata una costituzione che contiene per esempio il diritto al suffragio universale sia maschile che femminile, il diritto del parlamento di controllare il governo… Si trattava di un modello di democrazia parlamentare. La Repubblica risulta però fortemente instabile: - Frammentazione dei gruppi politici → i socialdemocratici si trovano in opposizione rispetto ai cattolici e ai liberali, per non parlare dell’emergente partito di estrema destra nazionalista, il NSDAP guidato da Hitler. - Iperinflazione e debito di guerra da risarcire (132 miliardi di marchi oro). - Terrorismo del partito di destra (NSDAP) a danno dei dirigenti della repubblica → Hitler viene condannato a scontare 5 anni di prigione, sarà però incarcerato solo per nove mesi. Probabilmente si è passati dal tentativo democratico della Repubblica di Weimar all’ascesa del totalitarismo perché non c’è stata una vera comprensione di cosa sia effettivamente la democrazia. Dal 1918 al 1920 in tutta l’Europa, ma soprattutto in Germania, abbiamo ciò che gli storici definiscono come biennio rosso, cioè una serie di movimentazioni generali in cui avanzano i partiti socialisti a grandi falcate. Questi partiti ottengono un grande consenso da parte della popolazione anche perché dopo la sconfitta della guerra il popolo, sempre più povero e disilluso, tende ad affidarsi a dei partiti che vogliono portare avanti le rivendicazioni sindacali dei lavoratori. In Germania molti tentativi di rivoluzione socialista vengono soppresse, anche nel sangue. Nella Repubblica di Weimar il primo partito era il partito social-democratico (SPD) tedesco che nasce nel 1890. Era nato dalle varie scissioni interne ai vari partiti socialisti (in tutt’Europa il partito socialista si divide tra la parte rivoluzionaria e la parte riformistica). Il partito social-democratico intende procedere secondo la via delle riforme, scendendo a patti con le istituzioni. All’interno dello stesso partito social-democratico, nel 1917, si formano però ulteriori scissioni: • Social-democratici → mantengono una linea di democraticizzatine delle istituzioni, vogliono scendere a compromessi coi governi e interloquire coi liberali, vogliono portare avanti piano piano le riforme. • Partito indipendente social-democratico (gli indipendenti, USPD) → Dal partito indipendente si staccano i più rivoluzionari, che andranno a fare parte della Lega di Spartaco (Spartachisti). Gli spartachisti volevano attuare la rivoluzione proletaria, seguendo appunto il modello marxista. Tra loro Rosa Luxemburg (1870-1919) che sancisce che il capitalismo non si fermerà facilmente attraverso la rivoluzione, non si tratta di un meccanismo che autonomamente degenera. Perché le grandi potenze capitaliste hanno le colonie (importanza per il capitalismo delle colonie). La politica imperialista non porta alla fine del capitalismo, ma aiuta a rigenerarlo. Rosa metteva quindi in dubbio l’analisi di Marx, mettendo in luce nuovi problemi di quel momento storico. Lei era anche molto critica nei confronti di Lenin che voleva che il partito comunista fosse formato da una élite di intellettuali. Per lei il comunismo doveva partire dal basso, dagli operai e dai lavoratori. I tentativi di innescare la rivoluzione da parte della Lega di Spartaco vennero sedati col sangue, Rosa Luxemburg e altri collaboratori vennero fucilati. I partiti e le ideologie risultano altamente frammentate, è difficile controllare il popolo tedesco in maniera unitaria. Le spinte dei socialisti sono sempre sinonimo di disordine sociale e di rivoluzione. In un paese come la Germania, che sta ancora cercando di riacquisire la stabilità, questi fenomeni diventano ancora più problematici da gestire. Nella regione di estrema destra, dei partiti nazionalisti c’era il partito nazional-socialista tedesco di Adolf Hitler. Nel 1920 questo piccolo partito scrive il suo programma, composto da 25 punti, nei quali è condensata la politica del partito: 1. Noi chiediamo l'unione di tutti i tedeschi, in base al diritto all'autodecisione dei popoli, per la formazione di una Grande Germania (principio di autodeterminazione dei popoli). 4. Cittadino dello Stato (Staatsbürger) può essere solo chi appartiene alla comunità popolare (Volksgenosse). Volksgenosse può essere solo chi è di sangue tedesco, senz'alcun riguardo alla confessione religiosa. Nessun ebreo quindi può essere Volksgenosse (l’ebraismo non è una religione, ma è una razza e quindi non possono essere consanguinei dei tedeschi). 5. Chi non è cittadino dello Stato deve poter vivere in Germania solo in qualità di ospite e deve sottostare alla legislazione per gli stranieri. Nelle elezioni del 1928 il partito nazional-socialista ottiene uno scarso 2,5% dei voti mentre già nel 1930 riuscirà ad ottenere un 18,3%. Nel 1929 la crisi ricade anche su tutta l’Europa. Si tratta per la prima volta di una crisi economica, non causata da guerre o epidemie. È la crisi della produzione e del sistema capitalistico. Crolla la borsa di Wall Street a causa della sovrapproduzione industriale e per l’aumentare degli investimenti fatti durante un clima di apparente fiducia nel mercato. La Germania deve sopportare le pesanti sanzioni che le sono state inflitte dopo il primo conflitto mondiale, ma anche paesi come la Gran Bretagna soffrono. Inoltre bisogna considerare che il costituirsi dell’URSS ha fatto si che la Russia Dall’antipartito al partito milizia L’affermazione e l’ascesa del fascismo sono state favorite dalle condizioni politiche dell’epoca: 1. Il collasso dello stato liberale: Il governo Nitti (1918-1920) non è capace di attuare misure per arginare la violenza del “biennio rosso” (scioperi e proteste violente anche in Italia da parte degli operai che volevano ottenere un maggior potere decisionale) e inoltre la maggioranza alla Camera dell’esecutivo Nitti è instabile e precaria. In quegli anni avviene anche il cambiamento del sistema elettorale, per cercare di stabilizzare la situazione e per assicurarsi una maggioranza liberale: si passa da un sistema maggioritario (si vince con un unico candidato a maggioranza secca) ad un sistema proporzionale con scrutinio di lista (si elencano delle preferenze nelle liste di candidati). Il suffragio è universale per tutti i cittadini maschi, di età superiore ai 21 anni. Nitti, con queste misure, ceca senza successo di ampliare il consenso ai liberali. Ottiene l’effetto contrario: apre la possibilità dell’elettorato anche ai piccoli partiti. Per arginare le conseguenze dello “scioperismo” del 1919 il governo Nitti usufruì, raccomandandone l’uso ai prefetti e ai comandanti militai, delle milizie dei fasci, che erano pressoché illegali. Si trattava ancora di truppe d’assalto, senza una vera e propria connotazione politica. Servivano per sedare le rivolte dei socialisti (incendiavano le sedi del partito socialista, colpiscono i capisezione…). Nel 1920 si tenta il ritorno al governo delle larghe intese di Giovanni Giolitti (creazione di legami con altri partiti, tipo Partito popolare di don Luigi Sturzo, un partito anticonfessionale ma dai valori cattolici). Si spera soprattutto in una tregua con le forze “rosse”. Nell’estate del 1920 (pieno “biennio rosso”) la FIOM (federazione impiegati operai metallurgici) ordina l’occupazione degli stabilimenti da parte degli operai. Giolitti proibisce il ricorso alle armi, ignorando le richieste degli industriali, iniziando invece a trattare con i sindacati per attuare alcuni miglioramenti salariali e in materia di ferie e licenziamenti. Questo però non basta e si scatenano rivolte nelle campagne (Toscana, Emilia e Veneto). 2. Errori strategici di Giolitti Secondo Giolitti un atteggiamento di apertura e mediazione avrebbe favorito il dialogo con il PSI (partito socialista italiano) che, invece, non intendeva in alcun modo scendere a patti con le forze borghesi. La politica del non intervento (politica di estrema mediazione) alimenta tra proprietari, industriali e tra le forze armate una certa insoddisfazione e la certezza della necessità di contrapporre alla violenza armata “sovversiva” una violenza extralegale ma patriottica. Chi usava la forza per la difesa della patria (uso dello squadrismo) rassicurava gli animi, rispetto invece al governo liberale incapace di fermare l’avanzata del socialismo. 3. Efficienza dello squadrismo fascista (camice nere) Si tratta all’inizio di un movimento provinciale, localizzato. Infatti le elezioni del 1920 sono per i fascisti un totale fallimento. A Trieste, dove si afferma il fascismo in contrapposizione con le forme nazionaliste e le organizzazioni operaie slave (logica del nemico, si riattiva il nazionalismo italiano), viene incendiata la sede dell’organizzazione nazionalista slava: si tratta del battesimo di fuoco dello squadrismo. Queste forze risultavano altamente efficienti perché avevano la capacità di intervenire in modo violento ed efficace, col fine di annientare il nemico. Dopo Trieste i fasci ricevono sostegni economici da industriali e proprietari e sostegno logistico dalle forze dell’ordine che si assicurano di non intervenire durante le azioni squadriste. Il successo dello squadrismo si deve anche al fatto che il governo non avesse altre alternative da opporre alle sovversioni socialiste mentre invece queste forze extralegali erano già pienamente attive. I socialisti alle elezioni amministrative del 1920 si affermano in importanti municipalità per cui le forze liberali accettarono la violenza squadrista in funzione antisocialista (non c’erano alternative da contrapporre, si temeva la crescita dell’ondata rossa). Il 21 novembre 1920, a Palazzo d’Accursio a Bologna, sede del Comune, avvenne uno scontro tra i socialisti insediati nel palazzo e i fascisti che volevano assaltare il palazzo originando una sparatoria nella quale rimasero uccise 10 persone. Era la prima volta che si assisteva ad uno scontro diretto tra fascisti e socialisti. Il partito comunista d’Italia – sezione della terza internazionale Il partito socialista italiano si trovava già scisso internamente (chi auspicava la rivoluzione e chi invece voleva scendere a patti con le istituzioni). Il 21 gennaio 1921 a Livorno (doveva tenersi a Firenze che però era piena di fascisti) si tenne il diciassettesimo congresso nazionale del partito socialista. In questa data dal partito socialista si staccarono alcuni membri che costituirono il partito comunista d’Italia - sezione della terza internazionale (bisognava mantenere il legame con la terza internazionale russa, cioè con i bolscevichi). Tra questi: Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Amedeo Bordiga. Il partito comunista rappresenta la parte più rivoluzionaria. I socialisti non ritenevano invece seguire i dettami della terza internazionale. La divisione avvenuta all’interno della sinistra italiana venne accolta con soddisfazione dalla maggior parte della stampa di centro-destra, convinti che con l’uscita dei comunisti il partito socialista avrebbe collaborato con le istituzioni nazionali per normalizzare la situazione interna. Però i massimalisti (guidati da Giacinto Menotti Serrati) che continuavano a dirigere il partito (e il gruppo parlamentare) mantennero una linea d’intransigenza nei confronti del “potere borghese”. Giolitti si convinse dell’impossibilità di creare una maggioranza attraverso il sistema delle larghe intese per cui chiese ed ottenne lo scioglimento anticipato della legislatura (si effettuano di nuovo le elezioni). Le dimissioni di Gioliti Giolitti tentò d'integrare e “istituzionalizzare” i fascisti di Mussolini al fine di arginare socialisti e comunisti. Tentò per l’ultima volta di ottenere una maggioranza di destra (liberale). Per questo propose di creare il blocco nazionale (o anche blocchi nazionali): un’alleanza politica di stampo liberale (centro destra) che raccogliesse liberaldemocratici, nazionalisti, fascisti e liberali (uomini di Giolitti). Le elezioni non diedero il risultato sperato. Le forze liberali non ottennero il controllo della maggioranza e i fascisti dimostrarono fin da subito la loro intenzione di non farsi assorbire dalle forze liberal-costituzionali (esplicita dichiarazione di antiliberalismo da parte dei fascisti). Giolitti si dimise il 27 giugno 1921. Mussolini parlamentare e la nascita del PNF “Non mi dispiace onorevoli colleghi di iniziare il mio discorso da quei banchi dell’estrema destra dove nei tempi in cui lo spaccio della Bestia trionfante aveva le sue porte spalancate ed un commercio avviatissimo nessuno osava più sedere. Vi dichiaro subito con quel sovrano disprezzo che ho di tutti i nominalismi che sosterrò nel mio discorso tesi reazionarie. Sarà quindi il mio discorso non so quanto parlamentare nella forma ma nettamente antidemocratico e antisocialista nella sostanza (approvazioni all’estrema destra) e quando dico antisocialista intendo dire anche anti- giolittiano (ilarità) perché non mai come in questi giorni fu assidua la corrispondenza d’amorosi sensi tra l’onorevole Giolitti e il gruppo parlamentare socialista. Oso dire che fra di essi esiste il broncio effimero degli innamorati non già l’irriconciliabilità irreparabile dei nemici. Ciò nonostante ho la immodestia di affermare che il mio discorso può essere ascoltato con qualche utilità da tutti i settori della Camera. In primo luogo dal Governo il quale si renderà conto del nostro atteggiamento verso di lui; in secondo luogo dai socialisti i quali dopo sette anni di fortunose vicende vedono innanzi a sé nell’atteggiamento orgoglioso dell’eretico l’uomo che essi espulsero dalla loro chiesa ortodossa. D’altra parte essi mi ascolteranno perché avendo io tenuto nel pugno le vicende del loro movimento per due anni forse nel loro cuore ci sono anche delle segrete nostalgie. (Commenti). Potrò essere ascoltato con interesse anche dai popolari e da tutti gli altri gruppi e partiti. Infine poiché io mi riprometto di precisare alcune posizioni politiche e oserei dire storiche di quel movimento così complesso e così forte che si chiama fascismo può darsi che il mio discorso provochi conseguenze politiche degne di qualche rilievo. Vi prego di non interrompermi perché io non interromperò mai nessuno e aggiungo fin da questo momento che farò un uso assai parco in questo ambiente della mia libertà di parola” - 21 Giugno 1921. Il partito nazionale fascista (PNF) diventa partito perché è diventata necessaria l’istituzionalizzazione del movimento per: 1. Evitare l’isolamento politico. 2. Consolidare la leadership di Mussolini (non era scontata perché c’erano molti altri uomini forti) tra i ras (corpo miliziano) provinciali. Alcune importanti figure del PNF: • Dino Grandi (Emilia Romagna). • Giuseppe Bottai (Roma, segretario del partito). • Roberto Farinacci (Cremona, capo delle milizie). • Italo Balbo (Ferrara). Mussolini si pone a mezza via tra le istituzioni liberali e lo squadrismo localizzato. Attua infatti il “patto di pacificazione” nei confronti dei socialisti, attirando lo scontento dei ras provinciali (in particolare di Dino Grandi che sfidò apertamente Mussolini) tanto che Mussolini nell’agosto del 1921 annuncia le sue dimissioni. In poche settimane i ras provinciali tornarono a reclamare la figura di Mussolini, riconoscendogli ufficialmente l’autorità di guida del movimento. Serve quindi una guida, una figura carismatica capace di tenere unite le persone, Mussolini è la personificazione del partito. Il 9 novembre 1921 si tiene il congresso nazionale dei fasci di combattimento (al teatro Augusteo di Roma). Qui avvenne la trasformazione dei fasci in un partito gerarchicamente organizzato. Le parole d’ordine del partito erano: ordine, disciplina e gerarchia. Il territorio venne organizzato secondo il tipico uso dei movimenti di massa (Mussolini era stato un socialista), quindi in sezioni, federazioni provinciali e regionali, direzione generale, gruppo parlamentare… Soprattutto il fascismo si pose come un movimento pratico con riorganizzazione della milizia armata, rende politiche le forze militari delle milizie. Si tratta del primo partito con una propria milizia armata. 27 ottobre 1922 → marcia su Roma, volta al colpo di Stato per favorire l’ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo italiano. Vittorio Emanuele III dopo la marcia su Roma non firmò lo stato d'assedio, ma diede l'incarico a Mussolini di costituire un nuovo governo. Il re non si fidava particolarmente dell'esercito, ma soprattutto non avrebbe per nessun motivo voluto la responsabilità di una guerra civile. Il re inoltre crede che Mussolini sia l’uomo capace di riportare l’ordine in Italia, dopo il fallimentare governo Facta. Quindi Mussolini, fino al 1923, è stato un dittatore “legale” in Italia perché disponeva del consenso del re. Primo discorso di Mussolini come capo del governo: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.” Lo stalinismo Nel 1924, alla morte di Lenin, Stalin guida l’URSS. Stalin ha una visione diversa rispetto a quella di Lenin: vede la Russia come paese determinate e contrapposto ai paesi occidentali in quanto paese comunista. La strategia di Stalin è in primo luogo quella del controllo dei quadri del partito comunista; non ha ancora del tutto il controllo delle istituzioni ma cerca di tessere una rete di relazioni per gestire le figure più importanti del partito, in modo tale da rendere meno brusca la rottura tra il vecchio governo di Lenin e il suo. Stalin impone anche una religione laica di Stato, basata sulla mistica del marxismo-leninista (culto della personalità e del capo carismatico). Avviene dunque uno scollamento tra la complessità ideologica della sinistra rivoluzionaria (punto di partenza del marxismo) e l’invece rigidità e semplicità della dottrina dello stalinismo. Stalin si contrappone anche a Trockij: a Stalin basta solo che la Russia sia un paese socialista mentre invece Trockij auspicava una rivoluzione permanete e la diffusione del comunismo oltre i confini dello Stato. Inoltre Trockij stava favorendo il progredire dei kulaki e delle industrie (mantenimento della NEP -nuova economia politica- promossa da Lenin). Stalin invece era contrario. A sostenere la visione di Trockij è la Cina. Nel 1912, dopo 2000 anni, il grande impero cinese crolla. Le antiche strutture istituzionali non reggono il progresso. L’impero cinese si trova anche dominato dal gruppo etnico dei manciù. Si verificano rivoluzioni popolari che l’impero non riesce a reprimere e si creano differenti associazioni con funzione anti-imperiale che puntano al rinnovamento della Cina. Nel 1908 Sun Yat Sen fa convergere le varie associazioni nel Fronte Unito. Tra il 1908 e il 1911 le rivolte proseguono (secessione del Tibet dalla Cina). Nel 1911 scoppia la rivoluzione di Xinhai, nella zona di Wuhan. Le rivolte a causa della costruzione di alcune ferrovie che avevano delle concessioni straniere (salari bassi, molte ore di lavoro…). Nascono gruppi per la difesa delle ferrovie cinesi sostenuti dalla popolazione. L’esercito cinese viene sconfitto dal Fronte Unito che si era alleato agli operai. Il Fronte Unito cavalca l’onda di questa rivolta per innescare una rivolta globale. L’impero cerca un accordo con i rivoluzionari. Gli occidentali mediarono l’accordo per garantire la stabilità della Cina e, quindi, i loro interessi economici. Il 12 febbraio 1912 si decide per la proclamazione della Repubblica. Dal 1912 al 1927 la Cina è nelle mani dei signori della guerra, il territorio viene frammentato. Il partito Kuomintang (nato per opera di Sun Yat Sen) intende riunificare la Cina. Tra il 1927 e il 1928 abbiamo il “biennio rosso” cinese: cresce il movimento comunista (fa parte del Fronte Unito) e si crea una certa sinergia tra i comunisti ei nazionalisti. Nel 1925 Sun Yat Sen aveva lasciato la guida del Kuomintang a Chiang Kai-shek, anticomunista e alleato delle potenze europee. Nel 1927 reprime nel sangue la rivolta degli operai portuali di Shangai coordinati dai movimenti comunisti locali. Il comunismo cinese sembra sconfitto, quando un comunista, Mao Zedong, sopravvissuto alla strage di Shangai, riorganizza il partito nelle zone rurali organizzando la lunga marcia (conflitto con il fronte nazionalista dal 1930 al 1934, dove l’esercito repubblicano risulterà sconfitto). Sembra aver avuto ragione Stalin, il comunismo in Cina ha fallito e in Russia si afferma maggiormente lo Stalinismo. I piani quinquennali (1927-1932, 1933-1937) I piani quinquennali sono misure per incentivare uno sviluppo industriale rapido e efficace, in modo tale che la Russia possa effettivamente risultare una minaccia per l’occidente. • 1927-1932: industrializzazione (Stalin fa sua l’idea di Trockij) - Utilizzo delle risorse provenienti dall’agricoltura (surplus di produzione agricola). - 1927-1928: crisi degli ammassi di grano o dei rifornimenti perché lo Stato chiedeva molto di più rispetto alla produzione dei contadini. • 1930: la collettivizzazione e la dekulakizzazione (l kulaki diventano un capro espiatorio, nascono teorie del complotto che li vedono come coloro che nascondono le scorte in quanto nemici dello Stato). Viene attuata una collettivizzazione forzata: - Grandi fattorie collettive. - Aziende agricole di proprietà dello Stato. • L’Ucraina, il “granaio” russo, si ribella alla collettivizzazione. A Holodomor tra il 1932 e il 1933 migliaia di ucraini vengono uccisi a causa della carestia provocata dal governo russo. Stalin adotta anche la soluzione dei gulag, universi concentrazionari volti ad ottenere forza lavoro gratuita (sia manuale che intellettuale) per avere l’incremento produttivo che rientra nei piani quinquennali. La realtà dei gulag emergerà solo anni dopo (anni 60/70). Sembra inoltre che la Russia non venga scossa dalla crisi del 1929 che invece fa crollare il mondo capitalista dell’occidente. Per Stalin questa è la conferma del funzionamento della sua politica. Tra il 1934 e il 1938 Stalin imprime il Grande Terrore che di fatto terminerà nel 1953, al termine del governo di Stalin. Questo periodo è caratterizzato da grandi purghe per epurare il partito da coloro i quali sollevano polemiche e mettono in luce le contraddizioni della politica di Stalin (dal contrasto col social-fascismo all’appoggio dei fronti democratici e progressisti). Quella di Stalin non è una politica che si adatta a determinati ideali, è una politica volta ad affermare la Russia come potenza mondiale. Il partito diventa costituito ormai da solamente uomini di Stalin. Nel 1940 le grandi purghe si estendono oltre il confine russo: Trockij viene ucciso da un sicario di Stalin a Città del Messico. La seconda guerra mondiale Cause remote • Rivendicazioni tedesche rispetto al trattato di Versailles: - Problema di Danzica (città libera). - Austria, Ungheria, Cecoslovacchia: paesi indipendenti creati dopo il trattato di Versailles, ma prevalentemente abitati da tedeschi, bisognava ritornare all’assetto precedente al trattato di Versailles. • Dal 1934 al 1938 abbiamo il processo di annessione progressiva degli ex territori tedeschi (Anschluss). - 1938: annessione dell’Austria e del territorio Cecoslovacco dei Sudeti (in rosso). In questi territori si erano creati dei disordini e l’intervento dell’esercito tedesco non viene bloccato da nessun altro paese perché è funzionale al ripristino dell’ordine. Le potenze europee intervengono come mediatori e durante la Conferenza di Monaco del 1938 si decidono le sorti del territorio dei Sudeti. - L’Italia si mette in mezzo, è terrorizzata dall’idea della guerra e non ci sono fondi per ammodernare l’esercito italiano. Mussolini viene chiamato per tentare di pacificare Hitler. All’inizio il primo ministro inglese Chamberlain e quello francese sono comprensivi con Hitler (come lo erano stati gli americani col piano Dawes per la ripresa economica della Germania). I paesi europei sono si terrorizzati dalla guerra, ma anche dalla minaccia rossa. Alla Germania viene infatti affidato il ruolo di “anti-bolscevica” per tamponare la minaccia rivoluzionaria. 1936 → Patto tra Germania e Giappone contro l’Internazionale comunista. Asse Roma-Berlino Guerra civile spagnola (Fronte popolare contro la sollevazione militare di Francisco Franco). 1937 → Italia aderisce al patto anti-internazionale comunista (l’Italia abbandona la Società delle nazioni). 1937 → Occupazione della Cina da parte del Giappone per la conquista della Manciuria: guerra totale. Occupazione di Pechino, Shangai, Canton e Nanchino (lo “stupro di Nanchino”). Abbiamo Germania e Giappone contrapposti alla Russia e alla Cina. 30 settembre 1938 → Conferenza di Monaco: Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier. Francia e Inghilterra temono la guerra e per questo motivo sono in buona fede. La pace a qualsiasi costo: il costo è la Cecoslovacchia, la parte che si deve concedere alla Germania. La Cecoslovacchia si sfascia: perde porzioni importanti di territorio, industrie e la Slovacchia vuole separarsi. A questo punto, Hitler interviene e invade la Cecoslovacchia. 1939 → Hitler chiede ai polacchi di annettere la città libera di Danzica. La Polonia rifiuta. Francia e Inghilterra cominciano un negoziato con l’URSS per verificare la possibilità di un accordo difensivo. Stalin apre un negoziato con la Germania. Si tratta dapprima di un accordo commerciale. 23 agosto 1939 → Patto Molotov-Ribbentrop di non aggressione tra Germania e Russia che si spartiscono i territori conquistati. 1 settembre 1939 → Hitler invade la Polonia. 3 settembre 1939 → Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania mentre Mussolini annuncia la non belligeranza italiana. USA e stati latino americani dichiarano la propria neutralità. 10 maggio 1940 → Hitler decide di attaccare la Francia si susseguono molti errori dei francesi che si concentrano sulla linea Maginot. L’esercito tedesco invade la Francia aggirando la linea Maginot, invadendo il Belgio che si era dichiarato neutrale. 14 giugno 1940 → i tedeschi entrano a Parigi, Philippe Petain firma l’armistizio con la Germania. La parte nord della Francia è direttamente controllata dai tedeschi mentre al sud si crea la Repubblica di Vichy, anche questa sotto il dominio del nemico. Operazione Leone marino → bombardamenti all’Inghilterra. Molti soldati inglesi e francesi erano rimasti bloccati in Francia, ma grazie all’aiuto dei civili sono riusciti a tornare in paria (Dunkirk). Il generale francese De Gaulle manda messaggi da Londra (dove si è rifugiato) e inneggia alla resistenza contro l’invasore tedesco. (Importanza della propaganda, Radio Londra, volantini, la Rosa Bianca…). 10 giugno 1940 → l’Italia entra in guerra (discorso di Mussolini da piazza Venezia). Disastroso esito delle seguenti campagne militari italiane: Francia, Egitto, Grecia e Albania. 18 dicembre 1940 → Hitler, non avendo più rivali in Europa avvia l’Operazione “Barbarossa” ai danni dell’URSS rompendo il patto Molotov- Ribbentrop. La Russia si ritrova attaccata su tre fronti: dalle repubbliche baltiche (Estonia, Lituania, Lettonia) perché la Russia si era appropriata di parte di loro territori, dalla Bielorussia i tedeschi puntano verso Kiev per conquistare il granaio d’Europa e per poi raggiungere Stalingrado e dalla Finlandia. I russi per difendersi ricorrono alla tecnica della terra bruciata. Anche l’Italia manda soldati in Russia. La grande estate partigiana: Maggio 1944 → gli Alleati sfondano la linea Gustav con l’attacco a Cassino. Giugno 1944 → Roma liberata. Agosto 1944 → Firenze liberata. Creazione di diverse zone libere (repubbliche): Repubblica partigiana del Ceno (parmense), la Repubblica di Montefiorino (in Emilia), Repubblica d’Ossola (Piemonte). La nuova linea del fronte è la linea gotica. Dopo la liberazione di Firenze iniziano le stragi nazifasciste dell’area di Monte Sole (Bologna) compresa tra i comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana. L’arrivo dell’inverno e il proclama Alexander bloccano le operazioni partigiane. 21 aprile 1945 → gli Alleati sfondano la linea gotica e nelle prime ore di quello stesso giorno Bologna viene liberata. 24 aprile 1945 → il CNL ligure delibera l’insurrezione di Genova. Gli uomini delle Sap (squadre d’azione patriottica) affrontano le forze nazifasciste di almeno quattro volte superiori. (Il generale tedesco Gunther Meinhold si arrende di fronte all’operaio Remo Scappini, comandante delle forze partigiane liguri). 25 aprile 1945 → il CLN proclama l’insurrezione di Milano. L’Italia si libera da sola prima dell’arrivo degli Alleati 28 aprile 1945 → Mussolini, tentando di fuggire in Svizzera, viene intercettato e catturato. Il 28 aprile Mussolini e Clara Petacci vengono giustiziati da un gruppo partigiano della brigata Garibaldi. I servizi segreti alleati inviarono un telegramma ordinando che i membri del governo della repubblica di Salò fossero consegnati alle forze delle Nazioni Unite, secondo l'armistizio firmato a Malta da Dwight D. Eisenhower e Pietro Badoglio il 29 settembre 1943. Ma non accadde così. Viene appeso a Piazzale Loreto. Il secondo dopoguerra Aprile-giugno 1945 → nasce l’ONU che va a sostituire la Società delle Nazioni (utopia democratica di Wilson) Processo di Norimberga contro i capi nazisti (1945-1946). Processo di Tokio (1946-1948) contro i dirigenti giapponesi. Luglio 1946 → a Parigi, conferenza di pace, vennero fissati i confini di Urss, Polonia e Germania: l’Unione Sovietica incamerava le ex repubbliche baltiche (Estonia, Lituania e Lettonia), parte della Polonia dell’Est e della Prussia orientale. La Polonia, a sua volta, si rifaceva a ovest a spese della Germania. Giugno 1947 → piano Marshall o European Recovery Plan (ERP) per la ripresa economica dell’Europa. Giugno 1948 → blocco di Berlino da parte dei sovietici. Aprile 1949 → Patto Atlantico: alleanza difensiva tra i paesi dell’Europa occidentale (NATO) 1955 → Patto di Varsavia: patto tra Urss e paesi satelliti. Le due grandi potenze vincitrici, Stati Uniti e Urss, rappresentano due modelli contrapposti a livello politico ed economico-militare. Con la fine della guerra, la loro indiscussa preminenza sul piano geopolitico fa si che si delinei velocemente un sistema internazionale bipolare e altamente competitivo. Già nelle conferenze svolte tra gli Alleati durante la guerra, si era ipotizzata una possibile spartizione del territorio europeo, in particolare di quello tedesco, diviso tra la Germania dell’Est e la Germania dell’Ovest. Churchill, in un celebre discorso, parlò di una cortina di ferro che attraversava l’Europa dal mar Baltico a Trieste. Per Churchill erano preoccupanti i movimenti sovietici nell’area dell’Europa occidentale Il presidente degli Stati Uniti Harry Truman scrive al suo segretario di Stato: “I russi sono stati una seccatura fin da Potsdam (conferenza). L’attuale presenza di truppe russe in Iran e il fatto che la Russia fomenti la ribellione laggiù [...] è un oltraggio” Stalin, in effetti, voleva stabilire una base militare sui Dardanelli. Inoltre, non voleva ritirare le truppe dall’Iran dopo aver sostenuto un colpo di stato nazionalista da parte di una minoranza di origine turca (azeri). Si aggiunge la presenza militare russa nell’ex provincia iraniana dell’Azerbaijan, proclamatasi indipendente. Gli interessi di Stalin (così come quelli statunitensi) riguardano il corridoio persiano e i diritti di trivellazione del petrolio di cui l’Iran è il maggior produttore mondiale. Questi elementi produrranno la reazione statunitense. La politica estera degli Stati Uniti si ispira alla teoria elaborata dal diplomatico G. F. Kennan, nota con il nome di containment: si tratta di contenere l’espansionismo russo dal punto di vista economico e politico. Nasce così la dottrina Truman che intende esprimere apertamente il sostegno del governo americano verso Turchia, Corea e Grecia, stati minacciati dall’Urss. In questa direzione gli Stati Uniti intendono incentivare e attivare la riorganizzazione dell’Europa occidentale sia in termini economici che politici (stabilizzazione dei governi). Tale operazione avrebbe condotto l’Urss a frenare le sue mire sull’Europa. L’Urss non intende cedere a nessun tipo di pressione e nel 1949 mette a punto la bomba atomica rompendo il monopolio nucleare statunitense. Il mondo, dunque, si polarizza. Inizia un lungo periodo di terrore: il giornalista americano Walter Lippmann ha usato l’espressione guerra fredda per indicare il carattere incruento di questo periodo di conflitto.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved