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Totalitarismo in Germania e Fascismo in Italia, Appunti di Storia

L'avanzata del nazismo e degli altri regimi totalitari in Germania a seguito della crisi economica del 1929. Vengono analizzate le caratteristiche dei regimi totalitari, l'ascesa di Hitler al potere, la discriminazione degli ebrei e l'opposizione al regime. Viene inoltre descritto il regime fascista in Italia, con la sovrapposizione di due strutture e due gerarchie parallele: lo Stato e il partito, e il potere esercitato da Mussolini. La propaganda svolge un ruolo fondamentale in entrambi i regimi.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 03/10/2022

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Scarica Totalitarismo in Germania e Fascismo in Italia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Totalitarismo Germania A fronte della crisi economica del 1929 i sistemi democratici si rivelano essere incapaci di risollevare il paese, specialmente in Germania: in questo contesto, avanza il nazismo e gli altri regimi totalitari. I regimi totalitari sono caratterizzati da un accentramento del potere nelle mani di un capo da cui si dispiega una lunga piramide gerarchica che termina con le masse, controllate fin nel privato. A livello economico si pongono come una via di mezzo tra il capitalismo e il comunismo, rafforzando l’intervento statale in economia. I regimi totalitari coinvolgono specialmente gli strati intermedi della società, convertiti soprattutto grazie alla propaganda. Nei totalitarismi è frequente l’uso di forza (durante la WW1 si diventa assuefatti alla violenza) e la persecuzione delle minoranze per favorire la formazione di una nazione con una razza pura, perfezionando la specie umana sia geneticamente che attraverso epurazioni etniche. Nel 1923 Hitler è a Monaco dopo essere stato arrestato, durante questo periodo scrive “la mia battaglia”, manifesto nazista dove sostiene che nella lotta continua nella vita c’è solo una razza superiore destinata ad essere vincitrice su tutte le altre ed è quella ariana, e è capo del partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi. Pur avendo una base ridotta, si fondava su un’organizzazione armata le SA (reparti d’assalto). Per ottenere il favore degli industriali, mette da parte le sue rivendicazioni anticapitaliste e si annuncia come portatore della nuova Germania, senza un parlamento e senza ebrei andando contro il trattato di Versailles. Per portare a termine questo programma si pone l’obiettivo di ampliare lo spazio vitale tedesco proponendo un’estensione a est verso i popoli slavi, come minaccia al comunismo. Con l’avvento della crisi del '29 il popolo perde fiducia nella Repubblica che si rivela incapace di riparare i danni; Hitler si propone ristabilire l’ordine contro i traditori (SPD e popolari cattolici che avevano ordinato l’armistizio sebbene i generali fossero disponibili a continuare WW1) e i nemici interni (ebrei e altre razze inferiori). Difatti nel 1930 Hitler ottiene il 18% dei voti e le istituzioni parlamentari si indeboliscono ulteriormente. Nel 1932 la crisi raggiunge il suo apice causando aumento della disoccupazione e scontri tra comunisti e nazisti: si giunge ad un collasso politico che si cerca di superare sbarrando (per opera dei democratici la strada a Hitler per il governo rieleggendo Hinderburg. Tuttavia Hitler ottiene il 37% e a guidare il governo c’è una destra conservatrice. Alla fine Hinderburg si convince di non poter stare al governo senza un rappresentante del primo partito (quello nazista al 37%) e il 30/01/1933 Hitler è capo del governo. Con l’incendio alla sede del Reichstag, parlamento nazionale, la notte del 27/02/1933, Hitler ottiene una scusa per acuire le misure contro i comunisti ed eliminare di fatto la libertà di stampa e di riunione. Con le votazioni del 4 marzo i nazisti ottengono il 44% che consente loro un’ampia base parlamentare. Nello stesso anno Hitler fa votare in parlamento una legge che limita i poteri stessi del Reichstag e li accentra sul capo del governo, che può persino modificare la costituzione. Nel giugno 1933 la SPD è sciolta e di lì a poco anche tutti gli altri partiti subiscono una fine simile: partito nazionalsocialista diventa l’unico partito legale in Germania. I problemi di Hitler diventano quindi due: l’ala estremista del nazismo (SA) (troppo indipendenti) e dall’altra la vecchia destra di Hindenburg e i capi dell’esercito. Per risolvere il primo problema Hitler formò una milizia personale (SS) che mandò contro le SA per massacrarle, “la notte dei lunghi coltelli” (30 giugno 1934). Per la testa del capo dell’SA, Rohm, Hitler ottenne in cambio la candidatura da cancelliere dopo Hindenburg che morì nell’agosto del 1934. In virtù di una legge da lui stesso emanata divenne cancelliere e capo dello stato contemporaneamente e quindi tutti gli ufficiali furono costretti a prestare fedeltà a Hitler: nasce il terzo Reich (la vittoria di Hitler porta al rafforzamento delle tendenze dittatoriali e militaristiche e alla crescita di movimenti estremisti e antisemiti). Gli ebrei erano commercianti, liberi professionisti, artisti ma soprattutto avevano posizioni di prestigio nell’industria e nell’alta finanza. Nel settembre del 1935 furono sancite le “leggi di Norimberga” che tolsero agli ebrei la nazionalità tedesca (non hanno diritti civili e sono proibiti i matrimoni tra ebrei e non ebrei). Alla discriminazione legale si accompagnava quella sociale: tra il 9 e il 10 novembre 1938 vi fu “la notte dei cristalli”, un gigantesco pogrom durante il quale si distrussero tutti i negozi ebraici. L’ostilità nei confronti degli ebrei continuerà a crescere fino ad arrivare alla cosiddetta soluzione finale. L’opposizione al regime fu pressoché nulla: da una parte i comunisti erano stati annientati, d’altra parte i cattolici seguendo la chiesa di Roma, nel ’33 stipularono un concordato col governo nazista. Oltre alle SS Hitler aveva istituito la gestapo (corpo di polizia segreta) per controllare la vita pubblica e privata dei cittadini; gli oppositori finivano nei campi di concentramento, sottoposti ad una morte lenta e dolora. Tuttavia per spiegare il largo consenso che ottenne si deve guardare alla sua politica estera * e la ripresa economica, grazie alla quale nel ’39 era stata raggiunta la piena occupazione (dei lavori contrario di disoccupazione). La propaganda svolse un ruolo fondamentale, tanto che venne creato un ministero per la propaganda affidato a Joseph Goebbels, e gli intellettuali vennero inquadrati nella camera di cultura del Reich. Il fascismo in Italia In Italia lo stato fascista nella seconda metà degli anni venti era una realtà già consolidata nelle sue strutture giuridiche, fondate sulla negazione di ogni principio democratico di rappresentanza dal basso, e nelle sue manifestazioni esteriori che erano adunate di cittadini in uniformi. Caratteristica essenziale del regime era la sovrapposizione di due strutture e due gerarchie parallele: lo Stato e il partito. Al di sopra di tutti era il potere esercitato da Mussolini, capo del governo e duce del fascismo. L’apparato dello Stato però ebbe fin dall’inizio una netta prevalenza sulla macchina del partito per trasmettere la sua volontà dal centro alla periferia utilizzava i prefetti, funzionari pubblici che rappresentavano il governo in ogni sua provincia. A controllare l’ordine pubblico era la polizia di Stato mentre la milizia era decorativa. Dalla fine degli anni ’20 l’iscrizione al partito era una pratica di massa, faceva capo al partito anche una serie di organismi collaterali (l’opera nazionale del dopolavoro, si occupava del tempo libero dei lavoratori) e organizzazioni giovanili Fasci giovanili (18-21), gruppi universitari fascisti e opera nazionale balilla, 1926 (6-18). L’istruzione per bambini si concentrava anche sugli aspetti fisici. Dall’opera nazionale balilla dipendevano anche dei corpi femminili. Queste servivano per contribuire alla fascistizzazione del paese. Il fascismo, nel tentativo di permearsi, aveva come ostacolo la Chiesa (la popolazione era maggiormente cattolica); per questo Mussolini cercò un’intesa con il Vaticano: 11/02/1929 in un incontro tra Mussolini e il cardinale Gasparri firmarono i patti Lateranensi che era diviso in tre parti. La prima parte era il trattato internazionale dove la Santa Sede riconosceva lo Stato italiano e la sua sovranità sul territorio italiano e la Chiesa otteneva la sovranità sulla Città del Vaticano. La seconda parte riguardava la convenzione finanziaria dove lo Stato si impegnava a donare alla Santa Sede una forte somma come previsto nelle leggi guarentigie (dopo presa di Roma). Infine, il concordato che regolava i rapporti interni tra Chiesa e Regno d’Italia, riconoscendo l’Italia come Stato a religione cattolica. Il concordato stabiliva inoltre che i sacerdoti fossero esonerati dal servizio militare, i preti spretati fossero esclusi dagli uffici pubblici e che il matrimonio religioso avesse effetti civili. Infine veniva insegnata la dottrina cattolica nelle scuole e inoltre le organizzazioni dipendenti dall’Azione cattolica potevano continuare a svolgere le proprie attività purché sotto il controllo delle gerarchie ecclesiastiche e fuori dal partito politico. I patti influenzarono i consensi del resto della popolazione infatti le elezioni plebiscitarie a lista unica del marzo 1929 (poco dopo i patti) registrarono notevoli voti favorevoli. L’Azione cattolica nel 1931 fu vittima di azioni squadriste per aver diffuso la loro autonomia organizzativa nel settore giovanile. Questo fu l’unico serio contrasto dopo il concordato. Di questi spazi non si servì mai per fare opera di opposizione ma li usò per educare ai suoi valori la gioventù per formare una classe politica che fosse in grado di opporsi al fascismo. Un altro limite era la posizione del re come alta autorità dello Stato: a questo spettava il comando supremo delle forze armate, scelta dei senatori e il diritto di rinomina e revoca del capo del governo che erano poteri teorici ma in casi di crisi il re avrebbe avuto in mano le carte migliori. L’Italia era un paese largamente fascistizzato, grazie alla propaganda; tuttavia l’immagine che Mussolini dava non rispecchiava le condizioni interne del paese che era arretrato rispetto alle maggiori potenze europee. Il fascismo predicò la ruralizzazione e scoraggiò l’afflusso di lavori verso i centri urbani, con scarso successo inoltre enfatizzò l’importanza del matrimonio e della famiglia, base per lo sviluppo demografico e cercò di incoraggiare l’incremento della popolazione premiando chi rispecchiava l’immagine tradizionale della famiglia. Inoltre si oppose al processo di emancipazione femminile,
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