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Tra luce ed ombra, sogno e realtà, Tesine di Maturità di Lingue e letterature classiche

Tesina di maturità, Liceo Linguistico M. Grigoletti, anno 2014. Area di progetto: Trasposizione del romanzo in film. Argomento di tesina: Le notti bianche di Dostoevskij, trasposte nei film di Visconti e Bresson.

Tipologia: Tesine di Maturità

2016/2017

Caricato il 01/05/2017

nicole.a.dallas
nicole.a.dallas 🇮🇹

4.3

(3)

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Scarica Tra luce ed ombra, sogno e realtà e più Tesine di Maturità in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Le notti bianche Romanzo sentimentale Dalle memorie di un sognatore “Confini tra luce e ombra, sogno e realtà” A cura di Nicole Dallas. Riassunto della trama comune al romanzo e ai film: Protagonista della vicenda è un sognatore che vive nel suo mondo onirico in assenza di rapporti umani. La sua vita sarà sconvolta in quattro notti, nelle quali inizierà a frequentare una donna incontrata per caso. Durante la prima notte le offre la sua protezione da un gruppo di malintenzionati e scaturisce così un rapporto di intime confessioni. La donna gli rivela di essere stata da sola sul ponte in attesa dell'uomo di cui è innamorata, che l'ha lasciata un anno addietro con la promessa di sposarla appena tornato in città. La donna è sicura che il suo fidanzato sia tornato, ma da lui non ha ancora avuto notizie. Il sognatore si lega a lei e le offre il suo aiuto e sostegno, andando a creare una relazione ambigua che riempirà gli animi dei due di dubbi e fantasmi. Durante l'ultima notte la donna si rassegna finalmente al fatto di essere stata illusa e accetta l'amore che il sognatore le offre. Finalmente sembra che il mondo dei sogni e la realtà possano coesistere, senonché improvvisamente riappare l'amante e la donna corre senza esitazione tra le sue braccia, abbandonando il sognatore alla sua condizione di solitudine iniziale. Ambientazione in una San Pietroburgo incantata e deserta, astratta dall'inquietante e frenetica città tipica dei romanzi più maturi dell'autore durante le notti bianche, un periodo speciale dell'anno in cui il sole cala solamente dopo le 22, donando una luce “fosforica” (Ferrero1). Tali notti sono un momento di straordinaria alienazione dal giorno e dalla notte, dalla realtà quotidiana e frenetica e dalla solitudine della notte. Solo in un momento tale due personaggi, un sognatore perso nel suo mondo immaginario e una ragazza ingenua ed infelice, potevano trovare un punto d'incontro e di tregua dai loro conflitti personali. «Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani,caro lettore». L'incipit del romanzo mette subito in luce l'atmosfera da favola, la stessa che vive interiormente il protagonista, che si trova nella fase della giovinezza, ossia la fase del confronto tra i sogni dell'infanzia (l'irrazionalità, gli impulsi) e la realtà, che dovrebbe avviare alla maturazione (la razionalità, il senso pratico, la realizzazione di se stessi e dei propri obiettivi). La prima edizione de “Le Notti Bianche” appare sulla rivista "Otecestvennye zapiski" (Quaderni patriottici) insieme a “Un cuore debole”, “Polzunkov” e “L'eterno marito”. Costituisce uno dei cosiddetti “romanzi giovanili scritti prima della condanna ai lavori forzati in Siberia. Il genere è assimilabile a quello dei feulleitons per il contenuto di una fiabesca storia d'amore, ma un grande autore come Dostoevskij mostra il suo genio andando oltre i canoni di questo genere dai connotati abbastanza scontati. Il personaggio principale anticipa la figura dell'uomo del sottosuolo: anticonvenzionale, isolato dalla società, animato da uno spirito irrequieto. Seppure condivida con luiun simile destino, mostra un atteggiamento decisamente più positivo: abbandonato da Nasten'ka, che sceglie senza esitazione il suo amante atteso senza tregua, nonostante tutto l'affetto dimostrato dal protagonista, quest'ultimo non serba rancore e prende gli eventi con “filosofia”: accetta di dover tornare alla sua vita di sempre, ma è grato della nuova consapevolezza che l'esperienza con Nasten'ka gli ha regalato. Il romanzo sin dall'inizio ci proietta dentro al mondo del sognatore, attraverso una Icherzählung indirizzata direttamente al lettore (vedi citazione iniziale). Grazie al famoso saggio di Bachtin2, sappiamo che il 1 “Bresson” di Adelio Ferrero, Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, gennaio 1976, pp. 88-95 2 “Dostoevskij. Poetica e stilistica” Michail Bachtin, Piccola Biblioteca Einaudi. L'Empire des Lumières, Renè Magritte, 1953-1954 carattere che piu contraddistingue la narrazione di Dostoevskij e la caratteristica polifonica. In questo romanzo, dopo la parte iniziale in cui il nostro personaggio presenta se stesso, il suo mondo e la sua relazione con la Pietroburgo incantata dalle notti bianche, il resto del romanzo si sviluppa tramite i dialoghi. I tempi sono scanditi dal passare delle notti, la narrazione riprende sempre dal momento della sera, ad esempio il capitolo terzo si apre nel momento prima dell'appuntamento, e vi è un'analessi in cui il protagonista racconta l'esito della sua giornata. La voce di Nasten'ka si sostituisce a quella del sognatore nel capitolo intitolato “Storia di Nasten'ka”, una storia nella storia in cui la ragazza racconta la sua situazione famigliare e il rapporto d'amore con l'inquilino (impossibile non pensare al romanzo d'esordio di Dostoevskij, “Povera gente”, strutturato in epistole, dove possiamo riscontrare una destino simile di Varvara. Ulteriore rimando è il fatto che la conclusione del romanzo si articola in una lettera di Nasten'ka al sognatore). La conclusione del romanzo segna un ritorno ciclico alle origini, ossia la narrazione torna ad essere esclusiva del protagonista maschile, nuovamente assorto nella sua solitudine. La sua coscienza è tuttavia cambiata, dunque la conclusione è un superamento della situazione iniziale. Titolo film: Le notti bianche. Regia: Luchino Visconti. Produzione: CI.AS-Vides, Roma/Intermondial, Paris, 1957. Genere: melodramma. Sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico (fu suo padre a suggerire l'idea della trasposizione) e Luchino Visconti. Attori: Maria Schell (Natalia), Marcello Mastroianni (Mario), Jean Marais (l'iquilino), Clara Calamai (la prostituta), Marcello Rovena (la pensionante), Dick Sanders (ballerino). Musica: Nino Rota. Durata: 107'. «Ho realizzato Le notti bianche perché sono convinto della necessità di battere una strada ben diversa da quella che il cinema italiano sta già percorrendo. Mi è sembrato cioè che il neorealismo italiano fosse diventato in questi ultimi tempi un formula trasformata in condanna. Con Le notti bianche ho voluto dimostrare che certi confini erano valicabili, senza per questo rinnegare nulla.» Luchino Visconti3. Visconti si ritrova incatenato al monumento del neorealismo e propone di uscire da quello che oramai era diventato uno standard a favore di un nuovo modo di fare cinema. La scelta del romanzo di Dostoevskij suggerita dal signor D'Amico si presta perfettamente al nuovo intento poetico del regista: un realismo poetico, che unisce l'atmosfera da sogno e surreale della notte (animata da luci irreali, diegeticamente giustificate dalla presenza del vento, che inseguono le vicende dei personaggi) e la realtà piccolo-borghese della quotidianità del giorno. Il film nasce come un progetto a basso costo, poi Visconti lo rende un kolossal: decide di chiamare in campo Mastroianni, Maria Schell e Jean Marais, allargando la produzione. Ricostruisce il quartiere Venezia di Livorno (caratterizzato da un labirinto di ponticelli, insegne al neon, piccoli locali, strutture diroccate) nel teatro 5 di Cinecittà (scenografia realizzata da Mario Chiari e Mario Garbuglia), nella quale le luci e le ombre si spostano diegeticamente giustificate dal vento, secondo i climax dei sentimenti dei personaggi. Visconti affermerà che «Tutto deve essere come se fosse finto; ma quando si ha la sensazione che è finto, deve diventare come se fosse vero» basti considerare la combinazione di elementi come l'accento finto di Shell e la fotografia veristica. Verso la fine del film saranno le stesse parole di Mario a denunciare lo stretto legame tra la percezione di Livorno e i suoi sentimenti: “Questa città, prima mi sembrava cupa, triste. È colpa mia, perché ecco che tutto d'un tratto diventa tutto bello! Basta che lo vogliamo, basta che qualcosa dentro di me lo voglia.” La città si trasforma: all'inizio del film è deserta, rispecchia la solitudine di Mario, appena tornato da una gita in campagna con il suo datore di lavoro, che passeggia, assorto nei suoi pensieri e fantasticherie che coinvolgono le case, che nel romanzo sono fedeli amiche. Dopodiché la storia si concentra nella zona attorno al ponte, circondata di rovine e miseria, secondo i canoni degli ambienti neorealisti. Man mano che i destini di Mario e Natalia si intrecciano, il loro affetto e la loro confusione sentimentale crescono, la zona si popola sempre più di figure che animano l'ambiente, rendendo la scena sempre più frenetica. Il numero di comparse aumenta proporzionalmente alla quantità di incertezze e dubbi che popolano le coscienze dei due personaggi principali. 3 Intervista a Luchino Visconti, articolo completo su Cinema Nuovo15 settembre 1957 In fedeltà al romanzo, il film di Bresson apre con la presentazione del protagonista nella sua complessità: vediamo Jacques sulla strada che fa autostop per arrivare in mezzo alla campagna, dove si intratterrà in capriole in mezzo al prato. Subito spicca per il suo carattere introverso ed eccentrico. Il sognatore di Bresson mostra tendenze oblomoviste6, ossia vive in una specie di torpore esistenziale. Fino all'incontro con Martha non si sentirà una suono uscire dalla sua bocca, e neppure nei dialoghi con lei si sprecherà in parole. Scopriamo che egli vive da solo e non ha rapporti con nessuno, anche se si considera un amico che va a visitarlo, ma con il quale mantiene un forte distacco e freddezza. Capiamo che non ama mostrarsi nemmeno a questa figura, dal fatto che dapprima cerca di evitare di aprirgli la porta, e prima di giungere a farlo, nasconde tutti i suoi dipinti. Il dialogo (o perlopiù monologo dell'ospite), tuttavia, costituisce un nucleo importante nel film per esporre la poetica di Bresson e il tema della dialettica tra concreto e astratto, il quale domina la vita del protagonista. Riporto il dialogo dal quale emerge il concetto dell'arte come astrazione assoluta e un parallelo con l'arte di Bresson, ricca di vuoti, concretizzati nei numerosi silenzi accompagnati dagli sguardi. Ospite: L'artigianato è finito. […] Io sono per un'arte evoluta, in linea con i tempi. Non mi interessano le esplosioni al contatto con la natura, ma più semplicemente l'incontro di un autore con un'idea, capisci? (Jacques rovista nella mensola, estrae una bottiglia e la presenta all'ospite con due bicchieri) Non per me, ti ringrazio. L'importante non è l'oggetto da dipingere, né il pittore, ma il gesto, il gesto che smaterializza l'oggetto, che restando sospeso in uno spazio lo delimita e quindi lo rappresenta. Capisci? Non l'oggetto e il pittore in senso reale, dunque, ma l'oggetto e il pittore in astratto, è la loro concreta astrattezza che crea l'opera. Un'opera così sensitivamente strutturata da creare un insieme assolutamente definito. Mi segui? Guarda queste macchie (gli mostra delle foto). Jacques: Sono tue? Ospiti: Sì, e più sono piccole, più grande è il mondo che suggeriscono. Quello che conta non sono le macchie, ma tutto ciò che non si vede, è ovvio. Beh, naturalmente questo obbliga i pittori a sovvertire completamente la problematica dell'arte alla base, attualizzando a dovere il processo della sua ristrutturazione funzionale. L'attività preferita del sognatore consiste proprio nel dilatare il potere della sua immaginazione e metterla a prova confrontandola con la realtà: insegue gli sguardi delle donne che incontra casualmente per strada o nei negozi, ma evita che avvenga un vero e proprio contatto con esse, che possano crollare le storie costruite 6 Definizione tratta da “Che cos'è l'oblomovismo?” di N.A. Dobroljubov, 1859, anno del romanzo edito da I.A. Gončarov, “Oblomov”, che rappresenta la giovenù russa dell'epoca. nella sua testa davanti alla banalità di un'esperienza che potrebbe o non potrebbe avvenire. Quando giunge nell'intimità del suo appartamento, Jacques registra le sue esperienze illusorie sul magnetofono. Se non fosse per la presenza di questo oggetto e la scena in cui il protagonista registra e riascolta ripetutamente la sua voce che pronuncia il nome di Martha, non avremmo altri indizi dei sentimenti dell'uno nei confronti dell'altra. I personaggi di Bresson non devono ricorrere ad una smanierata mimica o sovrabbondanza di parole, ma si avvalgono di sottili e raffinati strumenti di comunicazione. Non per nulla il potere dello sguardo è la mediazione preferita dal regista francese, come da egli ribadito nei “Notes sur le cinématographe”: <<Montare un film, significa legare le persone le une alle altre e agli oggetti attraverso gli sguardi>>7. La sobrietà dell'interpretazione viene giustificata con le seguenti parole: <<Ciò che é importante non é quello che l'attore rivela, ma quello che nasconde […] ma soprattutto ciò che essi (gli attori) non sospettano esistere in loro.>> L'appartamento di Marthe, un labirinto di piccole stanze, cucce private in cui si nascondono Marthe e l' inquilino, diventa teatro della tensione passionale che si crea tra Marthe e l'inquilino, alimentata da sguardi sfuggevoli e il nascondersi dietro alle porte chiuse. L'unico contatto che Marthe ha con il suo coinquilino sono gli oggetti che egli lascia nel salotto e nella sua stanza, esplorata in segreto durante una sua assenza. Durante l'analessi (o più comunemente chiamato flashback) in cui Martha ripercorre la sua storia personale, cogliamo alcuni elementi che la distinguono fortemente da una Nasten'ka candida e ingenua ed una Natalia infantile e capricciosa. L'attrazione che le figure femminili provano per l'inquilino è fomentata da un desiderio di ricostituire un'unità famigliare che è stata perduta durante l'infanzia. La madre di Nasten'ka (come quella di Natalia) l'ha abbandonata alla nonna per fuggire con un uomo che non era il padre. La nonna esercita sulla nipote un amore egoistico e opprimente, dalla quale Nasten'ka/Natalia è ansiosa di fuggire. Marthe, diversamente, vive sola con la madre e il loro rapporto non sembra denunciare problematiche Il rapporto con l'inquilino, dunque, si configura esclusivamente come una fase di maturazione sessuale, un passaggio dall'adolescenza alla vita adulta, di ribellione ai genitori, esplicitata nella scena dell'incontro intimo tra Marthe e l'inquilino, che nella versione italiana è stata rimossa. Il personaggio principale del sognatore è immerso nel blu della sua solitudine e condizione esistenziale di confronto ineluttabile e irresoluto tra realtà e sogno. Bibliografia, opere di consultazione: ➢ “Le notti bianche”, F. M. Dostoevskij, Edizione integrale a cura e traduzione di Luisa De Nardis, Newton Compton Editori; ➢ “Luchino Visconti” di Alessandro Bencivenni, La Nuova Italia, marzo-aprile, 1982, pp. 6,7, 34-37; ➢ “Bresson” di Adelio Ferrero, Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, gennaio 1976, pp. 88-95; ➢ “Manuale del film. Linguaggio, racconto, analisi”, Gianni Rondolino, Dario Tomasi, UTET Università; ➢ “Dostoevskij. Poetica e stilistica” Michail Bachtin, Piccola Biblioteca Einaudi. 7 Note sul cinematografo, Bresson Robert, 2008, p.125, tradotto da Bompiani G., Marsilio
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