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TRACCE PROVA SCRITTA PRESELETTIVA TFA SOSTEGNO, Appunti di TFA Sostegno

TRACCE SVOLTE PROVA SCRITTA PRESELETTIVA TFA • IN CHE MODO L’INSEGNANTE PUO’ MIGLIORARE LA VITA DELL’ALUNNO • DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA E DIDATTICA PERSONALIZZATA • COME PROMUOVERE L’INCLUSIONE E LA DIDATTICA IN UNA CLASSE A SCUOLA • BULLISMO COME EVITARLO • CREATIVITA’ E GIOCO • LIFELONG LEARNING (apprendimento permanente) rif : BES, DSA,PEI , PDP , legge 107/2015 e legge 104, Direttiva Ministeriale 27/12/2012 ,PIAGET, MONTESSORI, VYGOTSKIJ, FROBEL, Guida Erickson ,pedagogia, inclusione, linee guida miur .

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 30/04/2023

lindadonofrio
lindadonofrio 🇮🇹

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Scarica TRACCE PROVA SCRITTA PRESELETTIVA TFA SOSTEGNO e più Appunti in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! TRACCE SVOLTE PROVA SCRITTA PRESELETTIVA TFA  IN CHE MODO L’INSEGNANTE PUO’ MIGLIORARE LA VITA DELL’ALUNNO  DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA E DIDATTICA PERSONALIZZATA  COME PROMUOVERE L’INCLUSIONE E LA DIDATTICA IN UNA CLASSE A SCUOLA  BULLISMO COME EVITARLO  CREATIVITA’ E GIOCO  LIFELONG LEARNING (o apprendimento permanente) *********************************************************************************************** IN CHE MODO L’INSEGNANTE PUO’ MIGLIORARE LA VITA DELL’ALUNNO Sia la normativa vigente(es. legge 107/2015) sia i nuovi modelli educativi pongono al centro del processo di apprendimento/insegnamento l’alunno. Il docente dopo aver effettualto un’analisi dei diversi stili cognitivi e di apprendimento adattare il proprio stile di insegnamento e instaurare una relazione empatica e incoraggiante con gli alunni, favorendo una buona relazione sia nel gruppo dei pari che tra il docente e gli alunni . Anche Nella prospettiva del life long learning, la capacità di apprendere rappresenta una competenza trasversale che influenza ogni aspetto della realtà umana, favorendo dinamiche trasformative che investono i sistemi di pensiero e gli stili di vita personali e sociali. *************************************************************************************** DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA E DIDATTICA PERSONALIZZATA Individualizzazione e personalizzazione normativa • l’individualizzazione è un processo atto a garantire a tutti il diritto all’apprendimento delle competenze fondamentali del curricolo, ovvero, a raggiungere traguardi formativi comuni attraverso il diritto alla diversità e ai prerequisiti di ciascuno. Compito del docente è analizzare i bisogni degli alunni, valutare il livello raggiunto, sia esso in ingresso o in itinere, e strutturare/adattare attività che consentano a tutti di raggiungere lo stesso obiettivo. • La personalizzazione è, invece, una strategia didattica volta a valorizzare i talenti dei singoli, fino alle eccellenze, senza prevedere obiettivi da raggiungere: ciascuno raggiunge il “proprio” obiettivo personale, in base alle proprie potenzialità. Compito del docente in questo caso è cercare le potenzialità di ciascuno, le aree di eccellenza, e strutturare attività personalizzate affinché ciascuno raggiunga il massimo obiettivo possibile dettato dalle proprie caratteristiche. • Nella Direttiva Ministeriale 27/12/2012 si legge: • è sempre più urgente adottare una didattica che sia “denominatore comune” per tutti gli alunni e che non lasci indietro nessuno: una didattica inclusiva più che una didattica speciale. • Da qui parte un nuovo modo di insegnare, che non deve essere uniforme ma unico, valido per tutti, e deve tener conto della complessità della classe, dei disturbi presenti e degli strumenti più indicati e utili. In questa didattica trovano spazio le particolari attenzioni per gli allievi con BES e DSA, Bisogni Educativi Speciali e Disturbi Specifici dell’Apprendimento, a cui abbiamo già dedicato spazio nel nostro portale. • Per ognuno di loro è importante creare, ideare e redigere un piano di lavoro con obiettivi raggiungibili, chiari e condivisi: il Piano Didattico Personalizzato. • Individualizzazione e Personalizzazione • Nelle Linee Guida associate al DM 5669/2011 vengono chiariti questi due concetti, centrali per la stesura di un piano didattico: • Più in generale – contestualizzandola nella situazione didattica dell’insegnamento in classe – l’azione formativa individualizzata pone obiettivi comuni per tutti i componenti del gruppoclasse, ma è concepita adattando le metodologie in funzione delle caratteristiche individuali dei discenti, con l’obiettivo di assicurare a tutti il conseguimento delle competenze fondamentali del curricolo, comportando quindi attenzione alle differenze individuali in rapporto a una pluralità di dimensioni. L’azione formativa personalizzata ha, in più, l’obiettivo di dare a ciascun alunno l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e, quindi, può porsi obiettivi diversi per ciascun discente, essendo strettamente legata a quella specifica e unica persona dello studente a cui ci rivolgiamo. • Nella stessa Direttiva, si assegna al Consiglio di Classe e al team dei docenti il compito di: • elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni e studenti con Bisogni Educativi Speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, individuale o anche riferito a tutti i bambini della classe con BES, ma articolato, che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti e abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate. • Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) ha lo scopo quindi di definire, monitorare e documentare le strategie adottate dagli insegnanti e la sua compilazione diventa prescrittiva nel caso di DSA. Come si può leggere: • La scuola garantisce ed esplicita, nei confronti di alunni e studenti con DSA, interventi didattici individualizzati e personalizzati, anche attraverso la redazione di un Piano didattico personalizzato, con l’indicazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative adottate. Come si redige un Piano Individualizzato e Personalizzato Il documento viene redatto dal Consiglio di Classe, in accordo con le famiglie, con apposizione finale della firma di entrambi gli attori e sottoscrizione del Dirigente Scolastico: infine si provvederà all’inclusione negli atti della scuola. Questa collaborazione indica la corresponsabilità educativa, e il DS diventa: il garante delle opportunità formative offerte e dei servizi erogati, colui che attiva ogni possibile iniziativa affinché il diritto allo studio di tutti e di ciascuno si realizzi. Secondo le indicazioni delle Linee Guida, nel caso di DSA, il documento deve contenere:  dati anagrafici dell’alunno;  tipologia di disturbo; Per : accrescere l’alfabetizzazione emotiva Attivita’ curriculari Condivisione delle regole Anche la riorganizzazione degli ambienti e l’uso di tecniche di apprendimento cooperative possono aiutare ad evitare il fenomeno del bullismo, aumentando la coesione tra pari e tra docente e studenti, creando maggior empatia, aumentando l’autostima , creando un clima di fiducia all’interno del quale gli studenti si sentono sicuri. Bisogna supportare a aiutare non solo le vittime ma anche i bulli . CREATIVITA’ E GIOCO L’attività ludica è considerata, in maniera ormai unanime, fondamentale per lo sviluppo emotivo, cognitivo, motorio, relazionale del bambino. Con il gioco, il bambino: - impara e rafforza le proprie capacità comunicative; - prende coscienza delle regole – molti giochi, soprattutto da svolgere in gruppo, presuppongono il rispetto di alcune regole – impara a usarle, a comprenderne il significato e la necessità del ricorso ad esse; - instaura uno scambio particolarmente fecondo con la realtà esterna e con gli altri individui; si crea, in modo spontaneo e gioioso, una trasmissione di conoscenze, competenze, tecniche e abilità; - sviluppa la capacità di gestire e dominare le proprie emozioni; - impara a programmare e a fare progetti; a conoscere la realtà esterna e a relazionarsi con essa, a dotare di senso e significati il mondo che lo circonda; - impara a relazionarsi con gli altri e a instaurare rapporti attivi, costruttivi, significativi; - sviluppa la propria creatività. Molti studiosi, tra i quali antropologi, pedagogisti, filosofi e psicologi (PIAGET, MONTESSORI, VYGOTSKIJ, FROBEL) si sono occupati di comprendere in che modo l’attività ludica sia da mettersi in relazione con lo sviluppo del fanciullo. Diverse teorie sono state formulate in merito al ruolo del gioco nella crescita del fanciullo. Lev Vygotskij è tra i pedagogisti che maggiormente insistono sul ruolo determinante del giogo nello sviluppo del fanciullo non solo dal punto di vista cognitivo, ma anche emotivo e sociale. Il gioco è di primaria importanza anche perché è alla base della zona di sviluppo prossimale, teoria fondamentale nel pensiero di Vygotskij e con cui si intende quello sviluppo che può avvenire grazie all’intervento di altri e che colma la distanza tra lo sviluppo proprio del bambino e il suo sviluppo potenziale. Il bambino può apprendere da chi ha più competenze Il bambino, inoltre, per mezzo del gioco, può apprendere da chi ha più competenze e ampliare così il proprio bagaglio di conoscenze e abilità. Tramite il gioco, il bambino può rispondere ai propri bisogni e attribuire nuovi significati a ciò che lo circonda. Friedrich Fröbel considerava il gioco un fattore determinante nello sviluppo del bambino. Nella sua attività pedagogica, egli considerava il gioco non come una forma di svago o divertimento, ma lo strumento attraverso il quale il bambino imparava a mettersi in relazione con gli altri individui e con la realtà esterna. Il gioco: la più autentica manifestazione creativa Il gioco è giudicato inoltre la più autentica manifestazione creativa e fonte di apprendimento: per mezzo del gioco e in modo spontaneo e naturale, il bambino impara a conoscere sia le forme e le loro proprietà, sia i numeri. Nelle scuole fondate da lui, I giardini d’infanzia, mise a disposizione dei suoi allievi alcuni giochi, dei solidi geometrici, impiegati come strumenti didattici. LIFELONG LEARNING (o apprendimento permanente) Il lifelong learning (o apprendimento permanente) consiste in un approccio “personale” che mira all'accrescimento del proprio bagaglio di competenze e conoscenze. Il processo ha lo scopo di modificare o ampliare le competenze e conoscenze possedute, in quanto non più adeguate rispetto ai nuovi bisogni sociali (autorealizzazione e inclusione) e professionali (occupazione). Con il termine "lifelong learning" (LLL), si intende quindi un processo di auto-orientamento ed (auto)educazione continua durante tutto l'arco della vita. Il lifelong learning si discosta dalla concezione di formazione degli anni '60-'70. La formazione per il LLL deve essere “personalizzata” sulle esigenze della persona per cercare di migliorare nel complesso la sua qualità di vita. Non si parla più di acquisizione di conoscenze valide per tutta la vita (tradizionale corso di studi o acquisizione di un mestiere) ma di un apprendimento continuo in linea con i mutamenti della società. Il LLL e l'Unione Europea Il lifelong learning è lo strumento preferenziale indicato dalla comunità europea per raggiungere l'obiettivo di sviluppare una società basata sulla conoscenza, sullo sviluppo economico sostenibile, su nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, garantendo allo stesso tempo la tutela dell'ambiente (Strategia di Lisbona). Il Consiglio Europeo tenutosi a Lisbona nel marzo 2000 allo scopo di “fornire agli Stati membri una base di lavoro a livello europeo”, ha sviluppato tre obiettivi strategici: • Migliorare la qualità e l'efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione; • Facilitare l'accesso di tutti ai sistemi di istruzione e di formazione; • Aprire i sistemi di istruzione e formazione al mondo esterno. Il LifeLong Learning e l'auto-orientamento A differenza dell'apprendimento tradizionale, con il LLL l'individuo è responsabile di tutto ciò che apprende, del modo in cui apprende e della situazione e il contesto in cui sceglie di realizzare il proprio apprendimento. Richiede, quindi, la capacità di gestire la propria conoscenza in modo critico. Questa pratica concerne ogni tipo di apprendimento, sia formale, sia informale. • L’apprendimento formale è il tipo di formazione che si svolge negli istituti d’istruzione e di formazione e porta all'ottenimento di diplomi e di qualifiche riconosciute (per es. il diploma e la laurea). Inoltre include una varietà di programmi e di istituti specializzati per la formazione tecnica e professionale; • L'apprendimento non formale si svolge al di fuori dei principali percorsi di istruzione e formazione e, di solito, non prevede certificati ufficiali. L’apprendimento non formale avviene sul luogo di lavoro o durante la partecipazione ad attività di organizzazioni o gruppi della società civile (associazioni, sindacati, partiti politici, ...). Può essere fornito anche da organizzazioni o servizi istituiti a complemento dei sistemi formali; • L'apprendimento informale è la formazione non pianificata. È un processo, non legato a tempi o luoghi specifici, per il quale ogni individuo acquisisce (anche in modo inconsapevole o non intenzionale) attitudini, valori, abilità e conoscenze dall'esperienza quotidiana. Tale processo ha origine in quella che oggi viene definita learning society (o società della conoscenza), una società in cui apprendere è la condizione fondamentale per vivere al suo interno e stare al passo con i cambiamenti (per es. le innovazioni tecnologiche). La capacità di auto-orientarsi può essere definita come: capacità di conoscere se stessi e di sviluppare le proprie potenzialità, di analizzare i propri interessi e motivazioni, le modalità relazionali, le abilità cognitive, la rappresentazione di sé in relazione al contesto nel quale si vive (Mancinelli, 2002). L’autorientamento non può prescindere dall’acquisizione sia di competenze trasferibili (per es. le skills cognitive e sociali utilizzabili in diversi contesti) sia tecniche, necessarie cioè a soddisfare le richieste del mondo lavorativo.
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