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TRACCE SVOLTE TFA SOSTEGNO IX CICLO, Prove d'esame di TFA Sostegno

TRACCE SVOLTE CON COLLEGAMENTI, PER IL SUPERAMENTO DELLA PROVA SCRITTA DEL TFA.

Tipologia: Prove d'esame

2023/2024

In vendita dal 07/06/2024

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Scarica TRACCE SVOLTE TFA SOSTEGNO IX CICLO e più Prove d'esame in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! TRACCE SU BES-DSA-LEGISLAZIONE TRACCE SUI BES (BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI) CAA (COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA) CAA sta per Comunicazione Aumentativa Alternativa ed è un sistema di comunicazione non verbale per persone con difficoltà, temporanee o permanenti, che permette l’interazione in famiglia, a scuola, nel sociale. La CAA non si propone si sostituire il linguaggio verbale ma anzi prevede la simultanea presenza di strumenti alternativi e linguaggio verbale orale standard, che si accompagna al simbolo visivamente e oralmente. Quindi potenzia il linguaggio verbale, sviluppando le abilità di comunicazione. Si parla di CAA assistita invece in quanto le nuove tecnologie permettono la personalizzazione del mouse, della tastiera, del sintetizzatore vocale. Si parla di CAA non assistita per indicare l’uso del corpo e di nessun altro dispositivo esterno → ad esempio: il linguaggio dei segni per le persone con deficit uditivo (legge 138/2001). Si parla di CAA alternativa per le persone che non hanno o hanno perso del tutto l’uso della parola e della scrittura; si usano dei codici comunicativi come la mimica, la gestualità ecc.. L’uso precoce dei sistemi alternativi può migliorare molto la qualità della vita della persona. Esistono anche libri modificati che sono tradotti in simboli per essere accessibili a tutti → tutto ciò per assicurare inclusione. PECS → è il sistema di comunicazione attraverso lo scambio per immagini. STRATEGIE PER FAVORIRE L’APPRENDIMENTO DI ABILITA’ Esistono diverse strategie per favorire l’apprendimento di abilità, tra le quali troviamo il prompting, fading, modeling, chianing e shaping. La tecnica di aiuto e riduzione dell’aiuto (prompting e fading) rientrano in un’unica metodologia didattica e quindi si utilizzano sempre insieme. Il prompting sarebbe la tecnica dell’aiuto e quindi dare all’alunno uno o più stimoli sotto forma di aiuti (prompt) che possono essere suggerimenti verbali, gesti, guida fisica. Il fading, sarebbe la fase successiva al prompting, in cui bisogna attuare piano piano gli aiuti. Il modeling sarebbe la tecnica basata sull’imitazione (Bandura) che consiste nel promuovere l’apprendimento attraverso l’osservazione del comportamento di un soggetto che fa da modello. Il modeling ha dei principi: facilita i processi di attenzione, aiuta i processi di riproduzione motoria, aumenta la motivazione attraverso il rinforzo. Inoltre vi è il modellaggio (shaping) grazie al quale si possono ampliare le capacità dei soggetti, in modo tale che costruiscano nuove abilità; si basa sul rinforzo di comportamenti dell’alunno che si avvicinano piano piano al comportamento meta. Il chaining invece è una tecnica di insegnamento che consiste nello scomporre un comportamento difficile in piccole parti attraverso la scomposizione in unità più piccole. DISTURBI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO → legge 134/2015 Nell’ICD10, tale disturbo viene classificato con codice f84.0 ed è definito come disturbo evolutivo globale caratterizzato da una compromissione dello sviluppo che si nota già nei primi 3 anni di età; da un funzionamento anormale nelle aree di interazione sociale, comunicazione e comportamento (che è ripetitivo e limitato). Inoltre sono presenti altri problemi come fobie, disturbi del sonno o dell’alimentazione. Tali sintomi causano una grande compromissione del funzionamento in ambito sociale e lavorativo. Il primo a parlare di autismo fu lo psichiatra Bleuler, parlando di perdita del contatto con la realtà esterna e ripiegamento su se stesso; ma anche Kanner parlà di autismo infantile precoce. Il linguaggio è ridotto o atipico; vi è una carenza dei comportamenti di attaccamento, mentre tendono ad entrare più in relazione con l’ambiente. Oppongono resistenza anche ai piccoli cambiamenti e nel gioco sono ripetitivi e monotoni. Sono tutelati dalla legge 134/2015 la quale prevede l’inserimento nei livelli essenziali di assistenza (LEA) delle prestazioni, della diagnosi precoce, delle cure. Il trattamento più efficace nei casi di basso funzionamento è l’ABA (applied behavior analysis) mentre per i casi di alto funzionamento è adatto il programma educativo TEACCH. DISABILITA’ SENSORIALI – DEFICIT VISIVO Il deficit visivo è disciplinato dalla legge 138/2001, la quale ha stabilito che ci possano essere diversi gradi di gravità: ciechi totali, ciechi parziali, ipovedenti gravi, ipovedenti medio gravi, ipovedenti lievi. Gli interventi del docente di sostegno vanno a potenziare le aree più deboli degli studenti ipovedenti cioè quelle legate alla gestione degli spazi. Si possono utilizzare strategie e metodologie che possono aiutare gli alunni che hanno questa disabilità come mettere il banco dell’allievo vicino alla cattedra; diminuire al minimo gli spostamenti degli arredi scolastici; uso del sistema BRAILLE per l’alunno ma anche per tutta la classe; promuovere programmi di videoscrittura; limitazione del linguaggio scritto; promuovere il cooperative learning. Le misure dispensative che sono messe in atto per evitare all’alunno difficoltà che ostacolino il successo formativo sono ad esempio evitare di copiare testi lunghi alla lavagna (in caso di ipovisione) o fare compiti e verifiche in tempi rigidi. Gli sturmenti compensativi che vanno a colmare il deficit sono ad esempio l’uso di testi scolastici ingranditi per gli ipovedenti, fotocopie ingrandite, risorse audio. DEFICIT UDITIVO E’ disciplinato dall’O.M 80/1995. Gli alunni affetti da sordità hanno obbligo di PEI e i docenti devono avere una certa attenzione per questi ultimi in quanto seguono la programmazione della classe. Infatti l’ordinanza ministeriale afferma che per ciechi e sordi non si fa una valutazione differenziata però il docente può utilizzare particolari strumenti La legge 170/2010 è stata introdotta per ga)rantire il diritto all’istruzione a tutti gli studenti con disabilità, compresi i ragazzi con ADHD, che rientrano tra i disturbi evolutivi specifici → hanno diritto a misure dispensative e strumenti compensativi per favorire un apprendimento inclusivo. È previsto un PDP, a cui il genitore deve dare il consenso, che tiene conto delle caratteristiche dell’adolescente per ogni materia. La legge di riferimento per gli ADHD è il DM 27/12/12. Per attuare eventuali strategie didattiche innanzitutto si deve analizzare la situazione di partenza. Per contenere l’eccessiva attività: non bisogna cercare di ridurla ma incanalarla, dargli degli incarichi che permettono di controllare il movimento in classe; usare l’attività come premio. Per contenere l’impulsività: fargli fare la parte più semplice del compito nel frattempo che arriva l’insegnante. Per favorire l’attenzione si deve fare qualcosa che stimoli l’interesse del bambino, attirare l’attenzione con proposte accattivanti; per fargli fare i compiti si deve aumentare l’organizzazione del lavoro con l’uso di diari e appunti, dare compiti a casa scrivendoli alla lavagna ecc.. MULTICULTURALISMO – STRANIERI In Italia, con la CM 205/1990 viene introdotto per la prima volta il concetto di educazione interculturale, per prevenire e contrastare il razzismo e ogni intolleranza. Viene fatta la Legge sull’immigrazione (dlgs 286/1998) in cui viene detto che la scuola accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore, parlando di rispetto reciproco; le scuole inoltre si adoperano nel fare corsi di alfabetizzazione per adulti e corsi di italiano. Nel 2014 vengono emanate le Linee Guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, per creare un’educazione interculturale basata sul dialogo e sul reciproco riconoscimento e arricchimento. Esse insistono sul fatto di evitare concentrazioni di alunni stranieri in una classe (non devono superare il 30%, come stabilito dalla Gelmini). Le Indicazioni Nazionali del 2012 sostengono che debba essere data attenzione agli alunni stranieri che per una piena integrazione devono avere un giusto livello di lingua italiana. Inoltre, siccome chi ha uno svantaggio linguistico, rientra tra i BES, viene tutelato dalla DM 27-12-2012 che prevede percorsi individualizzati o personalizzati e misure dispensative e strumenti compensativi per chi ne ha bisogno. LINEE GUIDA PER L’ACCOGLIENZA E L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI – 2014 Queste linee guida, che vanno a sostituire quelle del 2006, regolamentano l’attività di accoglienza e integrazione. Disciplina varie situazioni come: alunni con cittadinanza non italiana; alunni con ambiente familiare non italofono, minori non accompagnati, alunni figli di coppie misti, alunni arrivati per adozione internazionale; alunni rom e sinti. Le linee guida 2014 hanno previsto di fornire delle risorse finanziarie per gli interventi di sostegno nelle scuole e finanziamenti per i tanti iscritti stranieri nelle scuole; inoltre ha previsto accordi di reti tra scuole ed enti locali, infatti gli USR possono definire quanti bambini stranieri possono iscriversi nelle scuole del proprio territorio. Nelle scuole possono essere fatti dei corsi di potenziamento della lingua italiana. Sono previsti dal 2010 dei limiti per il numero degli alunni stranieri per classe, che non può superare il 30% totale degli iscritti. LE PRINCIPALI TAPPE DELLA SCUOLA ITALIANA VERSO LA MULTICULTURALITA’ • 1989: si ha un primo documento sugli alunni stranieri: inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. • CM 205/1997: si parla per la prima volta di educazione interculturale, intesa come la più alta forma di prevenzione e di contrasto del razzismo e ogni forma di intolleranza. • CM 73/1994: colloca l’Italia nella dimensione europea dell’insegnamento nel quadro dell’educazione interculturale, con riferimento al trattato di Maastricht e ai documenti della Comunità Europea e del Consiglio d’Europa → è un intervento molto ricco che agisce anche sulle discipline e sui programmi rivisti alla luce della dimensione interculturale. Si fa un riferimento anche all’utilità di biblioteche e scaffali multiculturali nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche, all’editoria per ragazzi, all’importanza di strumenti didattici adeguati, come i libri bilingui e plurilingui • DPR 394/1994 → l’iscrizione scolastica può avvenire in qualunque momento dell’anno e che spetta al Collegio dei docenti formulare proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi, evitando la costituzione di sezioni in cui la loro presenza sia predominante (non più del 30% Riforma Gelmini) e definire programmi di insegnamento, in base al livello di conoscenza dell’italiano. Inoltre, per sostenere l’azione dei docenti, si affida al Ministero dell’istruzione il compito di dettare disposizioni per l’attuazione di progetti di aggiornamento e di formazione, nazionali e locali, sui temi dell’educazione interculturale. • Testo unico immigrazione dlgs 286/1998: la scuola accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore aggiunto e rispetto reciproco; le scuole possono fare dei corsi di alfabetizzazione e dei corsi di italiano per stranieri con permesso di soggiorno. • Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri del 2006 (sostituite da quelle del 2014 del Ministro Istruzione Carrozza) → Delinea un quadro riassuntivo di indicazioni per l’organizzazione di misure volte all’inserimento degli alunni stranieri. • Indicazioni nazionali 2012: va data attenzione agli alunni stranieri per una piena integrazione, dunque devono avere un adeguato livello della lingua italiana per comunicare. Inoltre nel 2012, col DM 27-12-12, rientrano tra i BES anche gli alunni con svantaggio linguistico (chi ha difficoltà con la lingua italiana). • 2014: Nuove Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri • L. 107/2015 → ha inserito fra gli obiettivi del potenziamento dell’offerta formativa il perfezionamento dell’italiano come lingua seconda attraverso corsi e laboratori. IL PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI STRANIERI E’ un documento deliberato dal Collegio docenti, che deve rispondere alle esigenze di integrazione degli studenti stranieri. Questo documento contiene indicazioni riguardo le iscrizioni e l’inserimento degli alunni. Si tratta di un documento aperto cioè in continuo adeguamento alle esigenze che ci possono essere. Viene inserito nel PTOF e coinvolge il dirigente scolastico, i docenti e il personale ATA. Le attività di iscrizione (dlgs 286/1998) sono competenze della segreteria, ma si può istituire una Commissione di accoglienza, composta da docenti referenti, personale di segreteria, mediatori culturali, dirigente scolastico) che deve controllare che venga attuato il Protocollo di accoglienza. La commissione ha funzioni come esaminare la documentazione presa all’atto dell’iscrizione, fare colloquio con la famiglia e dare informazioni ad essa sull’organizzazione della scuola; convoca la Commissione intercultura del plesso, stabilisce la classe di inserimento e da le informazioni raccolte ai docenti. Il dirigente scolastico è coinvolto nella fase di accoglienza e assegna l’alunno alla classe, in base alla proposta fatta dal Collegio docenti. Egli ha la funzione di garante del diritto all’apprendimento nei confronti delle famiglie straniere. DIDATTICA INCLUSIVA Per didattica inclusiva si intende un tipo di didattica riferita a tutti gli alunni, non solo a persone con disabilità; è un modus educandi che nasce per abbattere ogni tipo di differenza attraverso metodologie e strategie didattiche che mirano a creare un ambiente collaborativo, attivo, emotivo e creativo. L’obiettivo dell’insegnante, inteso come facilitatore, è quello di creare per tutti le condizioni ottimali che mettano ogni alunno nelle condizioni di valorizzare ed esprimere il proprio potenziale. Deve essere dunque una didattica basata su un apprendimento significativo (Ausubel e Rogers) che prenda in considerazione le diverse intelligenze (Gardner) e che si occupi di stimolare la prosocialità e la comunicazione emozionale (Goleman). Tra le varie metodologie di didattica inclusiva si può citare il cooperative learning, il peer tutoring, la didattica metacognitiva, l’apprendimento digitale, la flipped classroom e la didattica multisensoriale. LEGGE 104/1992 La legge 104 rappresenta un documento cruciale per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità in Italia. È una legge che realizza il principio delle pari opportunità previste dall’art.3 Cost italiana e assicura il raggiungimento della dignità umana, libertà e autonomia dell’alunno con disabilità in ogni ambito della società; inoltre assicura la prevenzione e la rimozione delle cause invalidanti e di ogni forma di emarginazione. Individua inoltre il percorso necessario per l’accertamento dell’handicap attraverso la PROGETTO INDIVIDUALE Secondo la legge 328/2000, il Progetto individuale include il PEI ed è redatto dall’Ente locale di competenza, d’intesa con l’ASL sulla base del Profilo di Funzionamento, su richiesta e con la collaborazione dei genitori. Contiene: • le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale • il PEI • i servizi alla persona a cui provvede il Comune • le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale • le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare. Novità: le prestazioni e i servizi e le misure previste sono definite anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche. PIANO PER L’INCLUSIONE – dlgs 66/2017 Ogni scuola predispone il Piano per l’Inclusione (PI, ex PAI). Questo va inserito nel PTOF. Definisce le modalità per l’utilizzo coordinato delle risorse, compreso l’utilizzo delle misure di sostegno, per superare le barriere architettonica e individuare dei facilitatori ma anche per progettare e programmare gli interventi di miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica. Questa è una conferma perché già con la CM 8/2013 tra le funzioni del GLO c’è anche il fare una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) riferito a tutti gli alunni con BES. Il Piano per l’inclusione deve essere redatto entro il mese di giugno. Viene approvato dal GLI e deliberato dal Collegio Docenti. DLGS 66/2017 Fa parte degli 8 decreti fatti con la Legge della Buona scuola (107/2015). Questo decreto contiene le norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e il loro diritto allo studio. È un decreto che riguarda gli alunni Bes con disabilità certificata dalla legge 104/1992. Le innovazioni del decreto sono state: • istituzione dell’Osservatorio permanente • istituzione dei gruppi di lavoro, che poi sono stati rivoluzionati dal dlgs 96/2019, tra cui il GLIR, GIT.. • introduzione del Piano di inclusione, cioè il documento che definisce le modalità per coordinare le risorse. È inserito nel PTOF. È il PI (ex PAI); questo documento ogni anno entro giugno va mandato all’Ufficio scolastico regionale. DLGS 96/2019 E’ il dlgs correttivo del 66/2017. Ci si riferisce alla disabilità certificata (dunque con legge 104). introduce e focalizza l’attenzione su 3 principi fondamentali ossia il principio dell’accomodamento ragionevole, il principio di autodeterminazione (cioè bisogna porre lo studente nelle condizioni ideali di potersi esprimere per raggiungere il suo progetto di vita → di autodeterminazione del sé parlava anche Maswlow nella sua piramide dei bisogni) e il principio della corresponsabilità educativa (riguarda scuola, famiglia, eventuali tutor..). E’ un decreto importante perché ridimensiona tutti i gruppi di lavoro per l’inclusione. GRUPPI DI LAVORO Sono gruppi a più livelli. Sono stati introdotti dal dlgs 66/2017 e poi modificati con dlgs 96/2019. • Al vertice vi è il GLIR è il gruppo di lavoro inclusivo regionale e dunque ne è presente uno ogni USR. È presieduto dal Dirigente USR ed è composto da membri individuati dal MIUR. È un gruppo di consulenza e proposta all’USR riguardo le azioni necessarie sul territorio per lavorare in modo sinergico con le varie scuole. È di supporto alle reti di scuole per la progettazione e la formazione professionale del corpo docente ed è di supporto al GIT. • A livello territoriale → GIT cioè gruppo per l’inclusione territoriale. Si ha un GIT per ogni ufficio scolastico territoriale. È presieduto da Dirigenti tecnici o Dirigenti scolastici, nominati dall’USR. È composto da docenti esperti in ambito inclusione e da docenti esperti in ambito delle metodologie didattiche inclusive. Fa da ponte tra GLIR e GLI. Il GIT si occupa delle richieste del fabbisogno di sostegno, aiuta le scuole per la modulistica del PEI, corresponsabilità educativa ecc… • GLI è il gruppo di lavoro per l’inclusione → è in ogni istituzione scolastica. È composto da: docenti curricolari, docenti di sostegno, eventualmente personale ATA, esperti e specialisti dell’ASL. Il Dirigente scolastico lo presiede e nomina i membri. Il GLI supporta il Collegio docenti nel fare il Piano per l’inclusione (66/2017) e aiuta i docenti curricolari e i Consigli di classe nel fare il PEI. Collabora con il GIT per il PI e PEI. • GLO cioè gruppo di lavoro operativo → è costituito a livello di istituto scolastico e ne abbiamo uno per ogni alunno con disabilità. È formato da: docenti del Consiglio di classe, Dirigente scolastico, figure professionali specifiche interne o esterne alla scuola (neuropsichiatra), famiglia; ed è supportato da Unità di valutazione multidisciplinare e da un rappresentante degli enti locali. Inoltre anche il ragazzo, alle superiori se ne è in grado, può presenziare al suo GLO → la sua composizione è stata modificata dal decreto 182/2020, che dice che ne fanno parte solo i docenti e il Dirigente, mentre gli altri presenziano solo. Compiti: elabora il PEI, al fine di realizzare un ambiente di apprendimento che promuova lo sviluppo delle facoltà degli alunni con disabilità e il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati. VALUTAZIONE E ESAME DI STATO ALUNNI CON DISABILITA’ Della valutazione se ne occupa il dlgs 62/2017. Nella secondaria di II grado si distingue tra valutazione semplificata e valutazione differenziata. Per gli studenti con disabilità certificata sono possibili quindi 2 percorsi, uno curricolare (o per obiettivi minimi, che porta al conseguimento di un titolo di studio regolare, il diploma) e uno differenziato (cioè permette la frequenza della scuola con il rilascio di un attestato ma non del diploma). La programmazione differenziata si applica solo in caso di disabilità di tipo cognitivo → la famiglia va subito informata di questa scelta, perché potrebbe opporsi. Chi segue una programmazione differenziata viene ammesso alla classe successiva ma non è promosso. Sarà valutato in base al proprio PEI. VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI CON DSA Per i DSA certificati, la valutazione degli apprendimenti, inclusa l’ammissione e la partecipazione all’esame finale del secondo ciclo di istruzione, sono coerenti con il PDP. Nel fare le prove scritte, i candidati con DSA possono utilizzare strumenti compensativi (Decreto 5669/2011 e L.170/2010) → ad esempio possono usare tempi più lunghi di quelli normali per fare le prove scritte, previsti dal PDP, che siano funzionali per lo svolgimento dell’esame. Nel diploma finale non viene scritto che sono stati usati gli strumenti compensativi. Per i candidati con certificazione DSA che hanno seguito un percorso didattico ordinario, con la sola dispensa dalle prove scritte in lingua straniera (misure dispensative), la commissione nel caso in cui la seconda lingua straniera sia oggetto di 2 prova scritta, sottopone i candidati ad una prova orale, che sostituisce quella scritta → anche questo non verrà scritto nel diploma finale. Nei casi più gravi (es. comorbilità) possono essere dispensati dall’insegnamento delle lingue straniere e seguono un percorso diverso → in sede di esame sosterranno delle prove differenziate, non equilpollenti a quelle ordinarie, che però sono coerenti con il percorso svolto → si rilascia solo l’attestato. Gli alunni con DSA partecipano alle prove standardizzate (INVALSI). allievo dovrebbe SAPERE e SAPER FARE. Le competenze elencate nel PECUP sono le competenze di base ed esprimono gli obiettivi da conseguire nei 4 assi che sono: • asse dei linguaggi • asse matematico • asse scientifico tecnologico • asse storico sociale Ma anche le competenze trasversali che sono le abilità a sfondo sociale e motivazionali (ad esempio capacità di problem solving, comunicazione efficace, lavoro di gruppo ecc..) e le competenze chiave di cittadinanza (cioè le capacità di sentirsi cittadini attivi, che esercitano diritti inviolabili e rispettano doveri della propria società). PCTO L’alternanza scuola lavoro è una modalità didattica che attraverso l’esperienza pratica (imparare facendo di Dewey) aiuta gli studenti delle scuole superiori a consolidare le conoscenze di base acquisite a scuola e testare sul campo le proprie attitudini. Questo percorso formativo è stato istituito grazie alla Riforma Moratti (53/2003), la quale disponeva che questi corsi fossero attuati e valutati sotto responsabilità dell’istituzione scolastica e formativa; inoltre la L.107/2015 ne sancisce l'obbligatorietà e prevede la possibilità di effettuarli anche durante la sospensione delle attività scolastiche e in modalità “impresa simulata”. Con la L. 145/2018 (Legge di Bilancio 2019) essi cambiano denominazione diventando PCTO ossia percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento e la durata è di non meno di 210 ore negli istituti professionali, non meno di 150 ore negli istituti tecnici e non meno di 90 ore nei licei. Il PCTO mira a sviluppare competenze trasversali (Raccomandazione UE 2018) che sono cruciali in quasi ogni ambito lavorativo. Queste includono il problem solving, il lavoro di squadra, la capacità di presentazione e comunicazione efficace, oltre alla responsabilità personale e alla gestione del tempo. Gli studenti hanno l’opportunità di acquisire una migliore comprensione delle proprie inclinazioni e delle possibili carriere future, facilitando così un più informato orientamento professionale. STATUTO DEGLI STUDENTI E DELLE STUDENTESSE Con il dpr 249/1998 è stato introdotto lo Statuto delle studentesse e degli studenti, che regola i diritti e i doveri degli alunni, prevedendo in particolare: certezza di regole, riconoscimento dei diritti, rispetto dei doveri e assunzioni di responsabilità. Rappresenta un punto di riferimento di ogni istituto per la stesura del Regolamento e del Progetto educativo e definisce le relazioni tra gli studenti e gli altri organi della scuola. Il dpr 249/1998 è stato poi riformato dal dpr 235/2007, il quale oltre a consentire alle scuole di sanzionare con più rigore e severità i casi più gravi di violenza e bullismo, ha introdotto la sottoscrizione del Patto educativo di corresponsabilità, finalizzato a definire in modo dettagliato i diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica, studenti e famiglie e il cui obiettivo primario è quello di impegnare le famiglie a condividere con la scuola i nuclei fondamenti dell’educazione educativa. Esso viene firmato dai genitori al momento dell’iscrizione. Questo decreto introduce anche il Patto formativo tra genitori, docenti e discenti, dove la scuola dichiara l’offerta formativa e le famiglie e gli allievi collaborano alla realizzazione del curricolo di istituto. CONTINUITA’ VERTICALE E ORIZZONTALE La continuità didattica punta alla conoscenza approfondita dell’alunno, in modo tale che i docenti possano programmare le attività didattiche, scegliere i metodi e i tempi più adeguati per le esigenze degli alunni (Bloom, mastery learning). Vi sono due tipi di continuità: continuità verticale e continuità orizzontale. La continuità orizzontale si realizza attraverso la costruzione di rapporti tra scuola, famiglia, enti e istituzioni territoriali; serve anche la collaborazione con la famiglia per costruire un’alleanza educativa con i genitori, in cui ci si supporti a vicenda. Dunque per uno sviluppo armonico del ragazzo, si devono stabilire dei rapporti buoni tra gli adulti che si occupano di lui. La continuità verticale è finalizzata al raccordo tra i diversi ordini di scuola e tra classi dello stesso istituto; l'obiettivo è quello di costruire un percorso unitario che eviti frammentazioni e favorire la formazione armonica della persona attraverso l'alfabetizzazione culturale. Continuità significa creare le condizioni operative ed educative per un positivo sviluppo della persona nella conoscenza e nella formazione. Si intende una successione non traumatica di esperienze diverse. La scuola che precede non prepara alla successiva; al contrario, è quest'ultima che si deve raccordare e proseguire nella formazione per raggiungere obiettivi superiori con itinerari di apprendimento progettati e progressivi. ORIENTAMENTO L’orientamento è l’insieme delle attività che fanno si che un individuo sia in grado di gestire il proprio apprendimento e le proprie esperienze di lavoro, in modo coerente ai propri obiettivi di vita per raggiungere una propria soddisfazione personale. L’orientamento deve essere un'attività che accompagna ogni persona nell’arco della vita (lifelong learning). Ci sono vari tipi di orientamento: orientamento educativo, formativo, informativo e personale. Orientare è un’attività formativa indispensabile per aiutare i nostri studenti a raggiungere la propria autorealizzazione, a essere cioè ciò che possono essere, soddisfacendo, in tal modo, il più alto tra quelli che Maslow identifica come “bisogni primari” della persona e ritiene la base della motivazione, cioè dell’energia che ci sostiene nello sforzo utile al raggiungimento dei nostri obiettivi. Ha come obiettivo aiutare il ragazzo a fare la scelta formativa maggiormente vicina alla sua persona, in tutte le sue dimensioni, con ricadute positive sulla qualità del percorso che compirà. Tale qualità contribuirà a favorire la sua partecipazione e la sua motivazione, allontanando uno dei rischi maggiori con cui fare i conti nel percorso della secondaria di secondo grado, ovvero quello della dispersione scolastica. VALUTAZIONE: INDIRE E INVALSI Il sistema nazionale di valutazione in Italia è nato con il dpr 286/2004 (in attuazione della Riforma Moratti) e prevede vari tipi di valutazione, sia interna che esterna. Il dpr 80/2013 individua gli elementi costitutivi del SNV cioè Invalsi, Indire e Contingente ispettivo. Per quanto riguarda gli Invalsi cioè Istituto Nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, è soggetto alla vigilanza del Ministero dell’istruzione; si occupa di fare delle verifiche periodiche sulle conoscenze e abilità degli studenti, di fare formazione al personale docente e dirigente scolastico, di studiare le cause della dispersione scolastica e molte altre attività di monitoraggio. Le prove invalsi sono state istituite con L. 176/2007 e sono volte a capire l’andamento della scuola in Italia e individuano i punti di forza e di debolezza, in modo poi da poter migliorare strategicamente. Mentre l’INDIRE (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca) è un ente che ha competenza in materia di formazione del personale docente, non docente e dei Dirigenti; in materia di nuove tecnologie da usare nella didattica; monitoraggio dei fenomeni del sistema scolastico e aggiornamento continuo alle scuole e ai dirigenti. L’Indire interviene soprattutto come supporto ai Piani di Miglioramento. PROVE INVALSI ALUNNI CON BES → dlgs 62/2017. Si prevedono eccezioni solo per chi ha certificazioni mediche riconosciute da legge 104/92 e legge 170/2010. queste eccezioni riguardano il poter usare strumenti compensativi (ad esempio dare tempi più lunghi) e misure dispensative (ad esempio esonero da una o più prove); questi strumenti sono previsti dal PDP e dal PEI. Per chi ha una disabilità certificata (104) → possono essere dispensati da una o più prove, possono fare delle prove diverse, partecipare alle prove in modo standard ma usando degli strumenti compensativi (quindi tempo in più, calcolatrice, vocabolario, sintetizzatore vocale). Per chi ha una certificazione DSA (170/2010) fanno le prove INVALSI usando gli strumenti compensativi previsti dal PDP; se il PDP prevede l’esonero dalla prova scritta oppure l’esonero per la lingua straniera lo studente è dispensato dallo svolgere parte o la totalità della prova nazionale. Per alunni con svantaggio linguistico, culturale, sociale (DM 27-12-12) non è previsto nessuno strumento compensativo. Per chi ha disabilità intellettiva → la partecipazione alle prove è decisa dalla scuola e avviene quando si può assicurare il corretto svolgimento della prova agli altri studenti (quindi ad esempio non è prevista la lettura ad alta voce e la presenza del docente di sostegno). GOVERNANCE ISTITUZIONI SCOLASTICHE A capo di tutte le istituzioni vi è il MIM (Ministero dell’istruzione e del merito) → venne istituito da Carlo Alberto nel 1847 → la denominazione è spesso cambiata → con il riordino dei Ministeri del 1999 si parlava di MIUR (Ministero dell’istruzione, università e della ricerca); poi venne sdoppiato in MI e MUR (nel 2006 e poi nel 2020). Con il DL 173/2022 diventa MIM. Il ministero è diviso in dipartimenti. Altri organismi legati all’amministrazione centrale sono: • CSPI (Consiglio superiore della pubblica istruzione) → Istituito nel 2015; è un organo collegiale che fa da supporto scientifico, composto da 36 membri. Il suo compito è fare proposte al Ministro in merito di istruzione universitaria, programmi scolastici. Da pareri obbligatori (ma non vincolanti) • Osservatorio per l’edilizia scolastica • INVALSI • INDIRE A livello periferico, vi sono gli USR (Uffici scolastici regionali), che vanno a sostituire i provveditorati → ce n’è uno in ogni capoluogo di regione (sono 18 in realtà) → è una specie di ministero regionale con poteri autonomi. Inoltre fa vigilanza su scuole statali paritarie e non, ma anche sulle scuole straniere in Italia. A livello periferico ci sono anche gli Uffici scolastici territoriali articolati per ambiti territoriali → hanno funzione di consulenza e supporto. Il governo di ogni istituto poi è affidato agli organi collegiali e al Dirigente scolastico. ORGANI COLLEGIALI ALLE SUPERIORI Sono stati introdotti dai decreti delegati 416-420 del dpr 297/1994. Garantiscono il raccordo tra scuola, territorio e famiglia. Si riuniscono in orari al di fuori di quello delle lezioni. Alla secondaria sono: il Consiglio di Classe, che è formato da tutti i docenti di classe + insegnante di sostegno. È presieduto dal DS o da un docente delegato. Ha compiti di coordinamento didattico, valutazione periodica e finale degli alunni; danno un giudizio sul profitto, possono prevedere delle sanzioni disciplinari. Dura in carica 1 anno. Il Collegio docenti (art. 7 dpr 297/1994) è un organo collegiale, composto da tutti gli insegnanti di servizio di ruolo e non + docenti di sostegno. Presieduto dal DS, si insedia all’inizio di ogni anno scolastico; delibera su tutto ciò che riguarda la didattica; elabora il PTOF ed elegge i docenti del Comitato di valutazione. Il Consiglio di istituto (art. 10 TU istruzione) è l’organo a cui è affidato il governo economico finanziario della scuola. È composto da docenti di ruolo, rappresentanti dei genitori, rappresentanti degli studenti e personale non docente. Presieduto dal DS. Ha importanti funzioni come: approva il PTOF; individua gli obiettivi che la scuola vuole raggiungere; ha funzioni deliberative sull’organizzazione e la programmazione della vita scolastica → in carica 3 anni. I Consigli di istituto eleggono al proprio interno una Giunta esecutiva, di cui fa parte il DS, DSGA, 1 docente, 1 non docente, 2 genitori → in carica 3 anni. PTOF (PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA) Prima si chiamava POF (introdotto con dpr 275/1999), con la Legge 107/2015 diventa triennale e cambia denominazione in Piano Triennale dell’offerta formativa. È il documento programmatico e informativo dell’istituzione scolastica. All’interno è riportata la strategia con cui l’istituto punta a perseguire i fini educativi, formativi, basandosi sulle proprie risorse. È diviso in 5 sezioni (nota MIUR 2018). E’ triennale, ma la L.107/2015 prevede che in caso di necessità il PTOF possa essere rivisto anche in maniera straordinaria. Deve essere elaborato entro il 30 ottobre dell’a.s precedente il triennio di riferimento. È elaborato dal Collegio docenti e approvato dal Consiglio di istituto. Ricomprende tanti documenti, tra cui il PNSD, in quanto la digitalizzazione è all’ordine del giorno, anche all’interno della didattica. Fa attività come: predisposizione del curricolo verticale, progettazione di attività didattiche curricolari ed extracurricolari; pianifica attività che vanno a sviluppare le 8 competenze chiave di cittadinanza. Le iniziative da fare devono essere fatte anche in base ai risultati del RAV (dpr 80/2013) e del Piano di miglioramento (allegato al PTOF). Alcuni obiettivi sono: sviluppo delle competenze digitali (Raccomandazione UE 2018), sviluppo di competenze in materia di cittadinanza attiva; prevenzione dispersione scolastica; incremento dell’alternanza scuola lavoro. RETI DI SCUOLE – L.107/2015 Per reti di scuole, si intende il fatto che queste ultime possano collegarsi ad altre scuola e promuovere accordi di rete per raggiungere i propri fini che riguardano il potenziamento delle attività didattiche, di ricerca, sperimentazione, di formazione e aggiornamento. Il Consiglio di Istituto è l’organo che delibera questi accordi che se prevedono attività didattiche o di ricerca devono essere approvati anche dal Collegio docenti. Tra le finalità troviamo la collaborazione tra docenti di diverse discipline e di diverse scuole per condividere esperienze e conoscenze per creare percorsi formativi più personalizzati per gli studenti; la diffusione di buone pratiche didattiche e la condivisione di risorse, per migliorare la qualità complessiva dell’offerta formativa. È anche importante sottolineare che le reti di scuola sono un’importante opportunità per la diffusione dell’innovazione e l’implementazione delle tecnologie digitali e per l'aggiornamento del personale attraverso corsi di formazione continua. RETI DI AMBITO E RETI DI SCOPO Le reti di ambito e le reti di scopo sono 2 modelli organizzativi che coinvolgono le istituzioni scolastiche in accordi di rete, ma che hanno funzioni e caratteristiche diverse. Le reti di ambito sono strutture che riuniscono diverse scuole di un territorio geografico determinato con l’obiettivo di creare sinergie e collaborazioni tra istituzioni scolastiche che vi operano e per migliorare la qualità dell’offerta formativa e la gestione delle risorse finanziarie, materiali e umane (come quando ci si scambiano alcuni insegnanti per finalizzare dei progetti o per coprire esigenze specifiche). In pratica le scuole che fanno parte di una rete di ambito si incontrano regolarmente per discutere di tematiche comuni, condividere esperienze e progetti, promuovere attività culturali e didattiche congiunte e gestire in modo condiviso le risorse come attrezzature multimediali, uso dei laboratori..). Le reti di scopo invece sono costituite da scuole che hanno un obiettivo specifico da raggiungere in un determinato settore o ambito, come ad esempio la promozione dell’inclusione scolastica, l’innovazione didattica, l’educazione ambientale o altri temi di interesse comune → le scuole che partecipano ad una rete di scopo quindi lavorano insieme per sviluppare competenze e conoscenze specifiche, condividere risorse; promuovere progetti e attività che hanno come fine raggiungere l’obiettivo collettivo. Quindi reti di ambito e reti di scopo si differenziano per le finalità: • Reti di scopo: hanno un obiettivo più generale cioè migliorare l’offerta formativa e la gestione delle risorse nel territorio di riferimento • Reti di ambito: sono finalizzate a raggiungere un obiettivo specifico e condiviso dalle scuole che ne fanno parte. PRINCIPALI FORME DI COLLABORAZIONE INTERISTITUZIONALE • Partenariati educativi → cioè si intende la realizzazione di un confronto tra più soggetti diversi coinvolti nello stesso settore che cercano una soluzione comune per raggiungere obiettivi condivisi. Si prevede la partecipazione di alcune componenti come enti locali, associazioni culturali, musei, biblioteche, istituti di ricerca. • Reti di scopo e di ambito → art. 7 dpr 275/1999 → le scuole esercitano la loro autonomia tenendo conto delle esigenze del contesto culturale ed economico per rispondere ai bisogni educativi emergenti → modello di scuola flessibile.
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