Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Traduzione e analisi Ars amatoria I, Ovidio, Dispense di Letteratura latina

Traduzione e analisi dettagliata del primo libro dell'Ars amatoria di Ovidio.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 10/02/2024

Bacca.
Bacca. 🇮🇹

4.5

(35)

17 documenti

1 / 33

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Traduzione e analisi Ars amatoria I, Ovidio e più Dispense in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! OVIDIO, ARS AMATORIA, I vv. 1-18 (Proemio) Si quis in hoc artem populo non novit amandi, hoc legat et lecto carmine doctus amet. Arte citae veloque rates remoque moventur, arte leves currus: arte regendus Amor. Curribus Automedon lentisque erat aptus habenis, Tiphys in Haemonia puppe magister erat: me Venus artificem tenero praefecit Amori; Tiphys et Automedon dicar Amoris ego. Ille quidem ferus est et qui mihi saepe repugnet; sed puer est, aetas mollis et apta regi. Phillyrides puerum cithara perfecit Achillem atque animos placida contudit arte feros. Qui quotiens socios, totiens exterruit hostes, creditur annosum pertimuisse senem; quas Hector sensurus erat, poscente magistro verberibus iussas praebuit ille manus. Aeacidae Chiron, ego sum praeceptor Amoris; saevus uterque puer, natus uterque dea. novit: ind. perf. 3ps. nosco, noscis, novi, notum, noscĕre. amet: cong. esortativo 3ps. ămo, ămas, amavi, amatum, ămāre. regendus: perifrastica passiva (sott. est); rĕgo, rĕgis, rexi, rectum, rĕgĕre. qui…repugnet: rel. con il cong. caratterizzante. contudit: ind. perf. 3ps. contundo, contundis, contudi, contusum, contundĕre. exterruit: exterrĕo, exterres, exterrui, exterritum, exterrēre. pertimuisse: pertĭmesco, pertĭmescis, pertimui, pertĭmescĕre (incoativo). sensurus erat: perifrastica attiva; sentĭo, sentis, sensi, sensum, sentīre. praebuit: praebĕo, praebes, praebui, praebitum, praebēre. natus: nascor, nascĕris, natus sum, nasci. vv. 19-34 Sed tamen et tauri cervix oneratur aratro, frenaque magnanimi dente teruntur equi: et mihi cedet Amor, quamvis mea vulneret arcu pectora, iactatas excutiatque faces; quo me finxit Amor, quo me violentius ussit, hoc melior facti vulneris ultor ero. Non ego, Phoebe, datas a te mihi mentiar artes, nec nos aëriae voce monemur avis, nec mihi sunt visae Clio Cliusque sorores Se qualcuno, tra i miei concittadini, non conosce l’arte di amare, legga questo e una volta letto il mio poema, divenuto esperto, ami. Con l’arte le navi veloci corrono a vela o a remi, con l’arte (corrono) i carri leggeri: con l’arte va guidato Amore. Sul carro Automedonte era un campione (lett. capace) con le briglie flessibili, Tifi nella nave emonia era un maestro: Venere mi ha reso maestro del tenero Amore; io sarò detto Tifi e Automedonte di Amore. Quello certamente è selvaggio e spesso a me si ribella; ma è un fanciullo, la sua età è tenera e adatta a una guida (a essere guidata). Il figlio di Fìlira istruì Achille, fanciullo, nella cetra e domò il suo animo selvaggio con quell’arte pacifica. Chi atterrì tante volte i compagni, tante volte i nemici, si dice che temeva fortemente il vecchio carico d’anni; al maestro che lo richiedeva, quello offrì le mani, che Ettore avrebbe provato, ordinate alle frustate. Chirone fu maestro del nipote di Eaco, io di Amore; tutti e due fanciulli tremendi, tutti e due ali da una dea. Eppure anche il collo del toro si piega all’aratro e le briglie sono consumate dai denti del cavallo di razza: anche Amore si piega alla mia volontà, sebbene ferisca con l’arco il mio petto e scagli (contro di me) le fiaccole agitate. Quanto più amore mi ha trafitto, quanto più violentemente mi ha bruciato, tanto meglio sarò vendicatore della ferita fatta (vendicherò la ferita fattami). Io, Apollo, non affermerò falsamente che le mie arti mi sono state date da te, noi non siamo persuasi dal canto di un uccello dell’aria, né a me sono apparse Clio e le sorelle di Clio, mentre badavo al gregge tra le tue Valli, o Ascra. servanti pecudes vallibus, Ascra, tuis; usus opus movet hoc: vati parete perito; vera canam. Coeptis, mater Amoris, ades. Este procul, vittae tenues, insigne pudoris, quaeque tegis medios instita longa pedes: nos Venerem tutam concessaque furta canemus inque meo nullum carmine crimen erit. oneratur: ŏnĕro, ŏnĕras, oneravi, oneratum, ŏnĕrāre. teruntur: tĕro, tĕris, trivi, tritum, tĕrĕre. excutiat: excŭtĭo, excŭtis, excussi, excussum, excŭtĕre. quo me finxit… violentius… hoc melior: comparativa introdotta da quo; finxit = fingo, fingis, finxi, fictum, fingĕre. violentius = comparativo avv. vĭŏlentĕr. mentiar: ind. fut. 1ps. mentĭor, mentīris, mentitus sum, mentīri. pecudes: pĕcŭs, pecudis. parete: imperat. 2pp. pārĕo, pāres, parui, paritum, pārēre. canam: căno, cănis, cecini, cantum, cănĕre. ades: imperat. 2ps. adsum, ades, adfui, adesse. este: imperat. 2pp. tegis: tĕgo, tĕgis, texi, tectum, tĕgĕre. vittae tenues…instita longa: due elementi di abbigliamento riservati alle donne di nascita libera e interdetti alle altre categorie di donne (meretrices, libertae e libertinae, figlie di liberti). La instita era una balza che adornava il lembo inferiore della stola, veste matronale che scendeva fino alle caviglie. vv. 35-40 (Il piano dell’opera) Principio, quod amare velis, reperire labora, qui nova nunc primum miles in arma venis; proximus huic labor est placitam exorare puellam; tertius, ut longo tempore duret amor. Hic modus, haec nostro signabitur area curru, haec erit admissa meta premenda rota. labora: imperat. 2ps di lăbōro, lăbōras, laboravi, laboratum, lăbōrāre. exorare: inf. pres. di exōro, exōras, exoravi, exoratum, exōrāre. premenda: gerundivo con val. predicativo di prĕmo, prĕmis, pressi, pressum, prĕmĕre. vv. 41-66 (La ricerca e la scelta della donna da amare) Dum licet et loris passim potes ire solutis, elige cui dicas «Tu mihi sola places». Haec tibi non tenues veniet delapsa per auras: quaerenda est oculis apta puella tuis. L’esperienza muove quest’opera: obbedite al poeta, che è un esperto; canterò cose vere: tu, madre di Amore, proteggi la mia impresa. Stiate lontane bende sottili, simboli di castità, (stia lontana) la veste matronale che copre i piedi a metà(=le caviglie): noi canteremo amori senza rischio e scappatelle legittime e nel mio canto non ci sarà alcun capo d’accusa. In primo luogo, impegnati a cercare l’oggetto che vuoi amare (=del tuo amore), tu che ora per la prima volta vai da soldato a una guerra nuova (per te); il secondo impegno è conquistare (lett. piegare) la ragazza che ti piace; il terzo è fare in modo che l’amore duri per lungo tempo. Questo è il confine (del mio tema), questa sarà l’area (pista) tracciata dal mio carro, questa la meta da sfiorare con la ruota spronata (lett. lasciata andare, liberata). Finché è lecito e puoi andare dappertutto a biglie sciolte, scegli una a cui dire: “tu sola mi piaci”. Questa non verrà a te caduta dal cielo tenue: la ragazza adatta deve essere cercata con i tuoi occhi. nati: sostantivo da nascor, nascĕris, natus sum, nasci. nec tibi vitetur: imperativo negativo con cong. pres. di vito. sparsa: pt. perf. di spargo, spargis, sparsi, sparsum, spargĕre. ausae: sott. sunt, ind. perf. 3pp. di audĕo, audes, ausus sum, ausum, audēre. belides: nipoti di Belo = Danao > Danaidi. nec te praetereat: imperativo negativo con cong. pres. di praetĕrĕo, praetĕris, praeterii, praeteritum, praetĕrire. ploratus: pt. perf. di plōro, plōras, ploravi, ploratum, plōrāre. nec fuge: imperativo di fŭgĭo, fŭgis, fugi, fugitum, fŭgĕre. linigerae…iuvencae: = dea Iside, rappresentata come giovenca e dunque identificata con Io. fora: i fori sono i luoghi dell’impegno e dei negotia, luoghi teoricamente inadatti alle frivolezze dell’amore. Con il plur. O. fa riferimento ai tre fori (Romanum, Iulium, Augusti). possit: cong. potenziale. flamma: metafora della fiamma come passione amorosa. arguto: pt. perf. di argūto, freq. di argŭo, argŭis, argui, argutum, argŭĕre. subdita…: pt. perf. di subdo, subdis, subdidi, subditum, subdĕre. Il riferimento è al Forum Iulium, indicato mediante la descrizione della fontana a zampillo decorata dalle statue delle ninfe Appiadi, dietro a cui si innalzava il tempio di Venere Genitrice. appias: singolare per plurale. Le statue delle nife che ornavano la fontana dovevano essere più di una. capitur: il verbo ha il senso, frequente nel linguaggio amoroso, di “essere preso, catturato”; qui, però, in relazione alla figura del giureconsulto assume anche specifica valenza giuridica, legata all’idea della trappola e dell’inganno, propria del verbo soprattuto alla diatesi passiva. cavit…cavet: ind. perf. e pres. di căvĕo, căves, cavi, cautum, căvēre (poliptoto). desunto…diserto: continua il gioco oppositivo tra la professione giuridica e l’esperienza esistenziale dell’amore; l’oratore, l’esperto della parola, resta senza parola (situazione topica dell’innamoramento). resque novae veniunt: espressione del linguaggio giuridico che vale “il caso è senza precedenti”. vv. 87-100 (Un luogo di caccia particolare: il teatro) Hunc Venus e templis, quae sunt confinia, ridet: qui modo patronus, nunc cupit esse cliens. Sed tu praecipue curvis venare theatris: haec loca sunt voto fertiliora tuo. Illic invenies quod ames, quod ludere possis, quodque semel tangas, quodque tenere velis. Ut redit itque frequens longum formica per agmen, granifero solitum cum vehit ore cibum, aut ut apes saltusque suos et olentia nactae pascua per flores et thyma summa volant, sic ruit ad celebres cultissima femina ludos: copia iudicium saepe morata meum est. Spectatum veniunt, veniunt spectentur ut ipsae: ille locus casti damna pudoris habet. Di lui Venere dal suo tempio, che è vicino, ride: (lui) che poco fa era avvocato, ora desidera essere cliente. Ma tu va’ a caccia soprattutto nei teatri curvi: questi luoghi sono i più fecondi per il tuo desiderio. Là troverai ciò che ami, quello con cui puoi divertiti, sia quello che tocchi una sola volta, sia quello che vuoi tenere. Come le formiche vanno e vengono gremite (frequens) in lunga fila, quando con il grano in bocca (lett. bocca che trasporta i grani) portano il loro consueto cibo, o come le api, quando raggiungono i loro pascoli e prati profumati, volano di fiore in fiore e sopra al timo, così elegantissime le donne corrono agli spettacoli affollati: l’abbondanza spezzo ha ritardato la mia scelta. Vanno (a teatro) per guardare, (ma) ci vanno (anche) per essere loro stesse guardate. Quel luogo ha (in sé) le perdite del casto pudore. ridet: rīdĕo, rīdes, risi, risum, rīdēre. venare: imperat. di vēnor, vēnāris, venatus sum, vēnāri. invenies: ind. fut. 2ps. di invĕnĭo, invĕnis, inveni, inventum, invĕnīre. quod…ames…quod…possis…tangas…velis: rel. al congiuntivo. Da notare l’impersonalità del pronome neutro, attraverso cui O. identifica due possibili forme di conquista amorosa, la relazione tendenzialmente stabile, e un’avventura episodica (differenti sono anche i verbi utilizzati, amare e ludere). granifero: composto epicizzante usato solo da Ovidio. vehit: vĕho, vĕhis, vexi, vectum, vĕhĕre. nactae: pt. perf. di nanciscor, nanciscĕris, nactus sum, nancisci. ruit: rŭo, rŭis, rui, rŭĕre. cultissima: pt. perf. attributivo superlativo di cŏlo, cŏlis, colui, cultum, cŏlĕre. spectatum…ipsae: sentenzia chiasmica; spectatum = supino con valore finale, dipendente da un verbo di movimento di specto (frequentativo di spĕcĭo, spĕcis, spexi, spectum, spĕcĕre). vv. 101-34 (Il ratto delle Sabine) Primus sollicitos fecisti, Romule, ludos, cum iuvit viduos rapta Sabina viros. Tunc neque marmoreo pendebant vela theatro, nec fuerant liquido pulpita rubra croco; illic quas tulerant nemorosa Palatia, frondes simpliciter positae, scena sine arte fuit; in gradibus sedit populus de caespite factis, qualibet hirsutas fronde tegente comas. Respiciunt, oculisque notant sibi quisque puellam quam velit, et tacito pectore multa movent. Dumque, rudem praebente modum tibicine Tusco, ludius aequatam ter pede pulsat humum, in medio plausu (plausus tunc arte carebant) rex populo praedae signa petita dedit. Protinus exiliunt, animum clamore fatentes, virginibus cupidas iniciuntque manus. ut fugiunt aquilas, timidissima turba, columbae, ut fugit invisos agna novella lupos sic illae timuere viros sine lege ruentes; constitit in nulla qui fuit ante color. Nam timor unus erat, facies non una timoris: pars laniat crines, pars sine mente sedet; altera maesta silet, frustra vocat altera matrem; haec queritur, stupet haec; haec manet, illa fugit. Ducuntur raptae, genialis praeda, puellae, et potuit multas ipse decere timor. Per primo tu, Romolo, rendesti gli spettacoli insicuri quando le Sabine rapite rallegrarono gli uomini privi di compagne. Allora non pendevano tende dal teatro marmoreo, né c’erano palcoscenici con il profumo di rosso zafferano; là le frasche che aveva offerto il boscoso Palatino, erano disposte semplicemente, la scena era senz’arte; il popolo sedeva su gradini fatti di zolle erbose, riparando le frasche alla meglio le chiome irsute. Si voltano a guardare e ciascuno nota con gli occhi la ragazza che vuole, e molti (pensieri) si agitano nel cuore silenzioso. E mentre, offrendo il flautista etrusco il rozzo ritmo, tre volte il ballerino batteva col piede il terreno spianato, in mezzo agli applausi (allora gli applausi erano privi di inganno) il re diede al suo popolo il segnale richiesto della preda. Balzano all’improvviso mostrando l’animo (=le intenzioni) con grida e tendono le mani bramose alle vergini. Come le colombe, schiera molto timorosa, fuggono le aquile e come la giovane agnello fugge i lupi apparsi (lett. visti), così quelle temettero gli uomini che irrompevano senza legge (ordine?); il colorito che c’era prima non si conservò in alcuna (=nessuna conservò il suo colorito). Infatti il timore era unico, non unico l’aspetto del timore: una (lett. parte) si strappa i capelli, una è immobile (lett. siede) smarrita (lett. senza mente); un’altra sta in silenzio triste, un’altra ancora invano invoca la madre; questa si lamenta, questa si stupisce; questa rimane, quella fugge. Sono portate via, le ragazze rapite, come preda nuziale, e la paura stessa poté rendere attraenti (lett. addirsi a) molte. Si qua repugnarat nimium comitemque negabat, sublatam cupido vir tulit ipse sinu, atque ita “quid teneros lacrimis corrumpis ocellos? Quod matri pater est, hoc tibi” dixit “ero”. Romule, militibus scisti dare commoda solus: haec mihi si dederis commoda, miles ero. Scilicet ex illo sollemnia more theatra nunc quoque formosis insidiosa manent. primus…: il ratto delle Sabine è il primo degli intermezzi narrativi che impreziosiscono l’impianto didascalico dell’opera. L’episodio assume una funzione eziologica: O. se ne serve per spiegare l’origine dei rischi a cui si espongono le donne frequentando i teatri. La poesia di tipo eziologica. volta a riscoprire riti e miti dell’antica Roma, era gradita all’ambiente augusteo; qui, tuttavia diventa motivo di ironia: Romolo, promotore del rapimento delle Sabine, viene presentato come l’iniziatore di quel costume libertino che fa delle manifestazioni teatrali occasioni pericolose per il pudore femminile. Primus = introduce il topos dell’εὑρετής, dell’inventor di un’arte o di una tecnica particolare. rapta Sabina: sing. per plurale. răpĭo, răpis, rapui, raptum, răpĕre. quam velit: rel. al congiuntivo. tacito…movent: espressione epica costruita con materiale virgiliano. praebente…Tusco: abl. ass. praebĕo, praebes, praebui, praebitum, praebēre. pulsat: verbo tecnico della danza. plausus tunc arte carebant: = non erano a comando. cărĕo, căres, carui, cărēre. exiliunt: ind. pres. 3pp. di exĭlĭo, exĭlis, exilui, exĭlīre. fatentes: fătĕor, fătēris, fassus sum, fătēri. timuere: = timuerunt, tĭmĕo, tĭmes, timui, tĭmēre. ruentes: rŭo, rŭis, rui, rŭĕre. silet: sĭlĕo, sĭles, silui, sĭlēre. queritur: quĕror, quĕrĕris, questus sum, quĕri. stupet: stŭpĕo, stŭpes, stupui, stŭpēre. decere: verbo relativamente impersonale, decet, decui, decere. si…repugnarat: per. ipo. I tipo; repugnarat = repugnaverat. qua: agg. indefinito aliqui, aliqua, aliquod (perde le ali dopo si, nisi, num, sive, seu). sublatam: pt. perf. di tollo, tollis, sustuli, sublatum, tollĕre. corrumpis: corrumpo, corrumpis, corrupi, corruptum, corrumpĕre. vv. 135-170 (Le corse dei cavalli al circo e tattiche adatte a tal luogo) Nec te nobilium fugiat certamen equorum: multa capax populi commoda Circus habet. Nil opus est digitis, per quos arcana loquaris, nec tibi per nutus accipienda nota est. Proximus a domina, nullo prohibente, sedeto, iunge tuum lateri qua potes usque latus. Et bene, quod cogit, si nolis, linea iungi, quod tibi tangenda est lege puella loci. Se una faceva troppa resistenza e rifiutava il suo compagno, l’uomo stesso la portava via stretta al petto bramoso e così (le) diceva: “Perché sciupi con le lacrime i tuoi teneri occhi (lett. occhietti)? Sarò per te ciò che tuo padre è per tua madre”. Tu solo, Romolo, sapesti dare vantaggi ai soldati: se mi darai questi vantaggi, sarò soldato. Proprio da allora, per antica (lett. solenne) usanza, i teatri rimangono anche ora insidiosi per le belle (donne). Non ti sfugga la gara dei cavalli di razza: il Circo, capace di contenere una gran folla, offre molti vantaggi. Non c’è bisogno di dita, attraverso cui potresti dire segreti (=per mandare messaggi segreti), né devi ricevere segnali attraverso cenni del capo. Siederai vicino alla donna (prescelta), non impedendotelo nessuno, congiungi fino a che puoi il tuo fianco al suo fianco. E il vantaggio è che la linea divisoria, anche se non vuoi, impone di essere stretti (lett. uniti), che per una legge del luogo tu devi toccare la ragazza. quod amaret: rel. impropria con val. finale/consecutivo. torsit: torquĕo, torques, torsi, tortum, torquēre. gaudete: gaudĕo, gaudes, gavisus sum, gavisum, gaudēre (semideponente). tractat: tracto, tractas, tractavi, tractatum, tractāre. parcite: parco, parcis, peperci, parsum, parcĕre. contigit: contingo, contingis, contigi, contactum, contingĕre. surgit: surgo, surgis, surrexi, surrectum, surgĕre. quantus…fuisti: = quanti anni avevi; int. diretta. ulciscere: ulciscor, ulciscĕris, ultus sum, ulcisci (incoativo). tuere: tŭor, tŭĕris, tuitus sum, tŭĕre. induit: indŭo, indŭis, indui, indutum, indŭĕre. stabit: sto, stas, steti, statum, stāre. vv. 201-228 Vincuntur causa Parthi, vincantur et armis; Eoas Latio dux meus addat opes. Marsque pater Caesarque pater, date numen eunti: nam deus e vobis alter es, alter eris. Auguror, en, vinces; votivaque carmina reddam, et magno nobis ore sonandus eris. Consistes, aciemque meis hortabere verbis (o desint animis ne mea verba tuis), tergaque Parthorum Romanaque pectora dicam, telaque, ab averso quae iacit hostis equo. Qui fugis ut vincas, quid victo, Parthe, relinques? Parthe, malum iam nunc Mars tuus omen habet. Ergo erit illa dies, qua tu, pulcherrime rerum, quattuor in niveis aureus ibis equis. Ibunt ante duces onerati colla catenis, ne possint tuti, qua prius, esse fuga. Spectabunt laeti iuvenes mixtaeque puellae, diffundetque animos omnibus ista dies, atque aliqua ex illis cum regum nomina quaeret, quae loca, qui montes, quaeve ferantur aquae, omnia responde, nec tantum siqua rogabit; et quae nescieris, ut bene nota refer. Hic est Euphrates, praecinctus harundine frontem; cui coma dependet caerula, Tigris erit. Hos facito Armenios; haec est Danaeia Persis; urbs in Achaemeniis vallibus ista fuit. Ille vel ille, duces; et erunt quae nomina dicas, si poteris, vere, si minus, apta tamen. I Parti sono vinti a motivo, siano vinti anche con le armi; il mio condottiero possa aggiungere le ricchezze d’Oriente al Lazio. Voi, Marte padre e Cesare padre, date a colui che va il vostro favore divino: infatti di voi uno è (già) un dio, l’altro lo sarà. Ecco, lo prevedo, vincerai; ti offrirò un poema votivo (come voto), e ti dovremo celebrare a gran voce. Ti fermerai e con le mie parole esorterai l’esercito (che le mie parole non manchino al tuo coraggio!), e dirò delle spalle dei Parti e dei petti dei Romani, e delle frecce che il nemico getta dal cavallo voltato indietro (=in fuga). Tu che fuggi per vincere, o Parto, che cosa lasci al vinto? O Parto, la tua guerra ha già ora un cattivo presagio. Dunque, verrà quel giorno in cui tu, bellissimo tra tutti, avanzerai su quattro cavalli bianchi, ornato d’oro. Avanzeranno davanti (a te) i condottieri appesantiti da catene al collo, affinché non possano essere sicuri nella fuga, nel modo in cui (facevano) prima. Assisteranno allo spettacolo lieti giovani e ragazze insieme e quel giorno rasserenerà gli animi a tutti, e quando una tra quelle chiederà i nomi dei re, quali luoghi, quali monti e quali fiumi vengono portati (a corteo), rispondi a ogni cosa, e non solo se te lo chiederà; e ciò che non saprai, riportalo come se fosse ben conosciuto. Questo è l’Eufrate, circondato nella fronte di canne (=con la fronte circondata di canne); e quello da cui pende (=che ha) una chioma verdazzurra, sarà il Tigri. Questi spacciali per Armeni; questa è la Persia di Danae; questa fu una città nelle valli Achemenie. Quello e quell’altro, condottieri; e i nomi che dirai, saranno, se potrai, secondo verità (=veri), altrimenti, almeno adatti. vincantur…addat: cong. esortativo e desiderativo auguror: augŭror, augŭrāris, auguratus sum, augŭrāri. consistes: consisto, consistis, constiti, consistĕre. hortabere: =hortaberis, ind. fut. sempl. 2ps. di hortor, hortāris, hortatus sum, hortāri. desint: cong. desiderativo. colla: acc. di rel. (?) siqua: abl. sing. siquis. praecinctus: praecingo, praecingis, praecinxi, praecinctum, praecingĕre. frontem: acc. di rel. dependet: dēpendĕo, dēpendes, dēpendēre. si poteris: protasi per. ipo. I tipo con ind. fut. vv. 229-252 (I banchetti) Dant etiam positis aditum convivia mensis; est aliquid praeter vina, quod inde petas. Saepe illic positi teneris adducta lacertis purpureus Bacchi cornua pressit Amor, vinaque cum bibulas sparsere Cupidinis alas, permanet et capto stat gravis ille loco. Ille quidem pennas velociter excutit udas, sed tamen et spargi pectus amore nocet. Vina parant animos faciuntque caloribus aptos: cura fugit multo diluiturque mero. Tunc veniunt risus, tum pauper cornua sumit, tum dolor et curae rugaque frontis abit; tunc aperit mentes aevo rarissima nostro simplicitas, artes excutiente deo. Illic saepe animos iuvenum rapuere puellae, et Venus in vinis ignis in igne fuit. Hic tu fallaci nimium ne crede lucernae: iudicio formae noxque merumque nocent. Luce deas caeloque Paris spectavit aperto, cum dixit Veneri “vincis utramque, Venus”. Nocte latent mendae, vitioque ignoscitur omni, horaque formosam quamlibet illa facit. Consule de gemmis, de tincta murice lana, consule de facie corporibusque diem. quod inde petas: rel. impropria con cong. potenziale. vina: plur. per sing. spargere: = sparserunt, ind. perf. 3pp. di spargo, spargis, sparsi, sparsum, spargĕre. excutit: excŭtĭo, excŭtis, excussi, excussum, excŭtĕre. Anche i banchetti con le loro tavole imbandite offrono un’occasione; c’è dell’altro oltre al vino che puoi trovare lì. Spesso là Amore splendente stringe le corna, afferrate come le tenere mani, di Bacco disteso, e quando il vino ha impregnato le ali che si imbevono di Cupido, quello rimane e conquistato il luogo, appesantito, si ferma. Quello certamente scuote velocemente le ali bagnate, ma tuttavia, è pericoloso che il petto sia impregnato d’amore. Il vino dispone l’animo e lo rende pronto alla passione: l’inquietudine fugge e si dissolve con abbondante vino. Allora arrivano le risate, allora il povero acquista coraggio, allora dolore, affanni e rughe della fronte se ne vanno; allora la sincerità, rarissima nel nostro tempo, rende aperti i cuori, poiché il dio (=Bacco) bandisce gli artifici. Là spesso le ragazze hanno rapito il cuore dei giovani, e Venere col vino è fuoco aggiunto a (lett. nel/su) fuoco. A questo punto, però, non credete troppo all’ingannevole lucerna: la notte e il vino nuocciono al giudizio della bellezza. Con la luce e a cielo aperto Paride osservò le dee, quando disse a Venere: “vinci entrambe, Venere”. Di notte restano nascosti i difetti, e si perdona ogni vizio, e quell’ora rende bella qualunque donna. Per le gemme, per la lana tinta con la porpora chiedi consiglio al giorno, chiedi consiglio al giorno per (giudicare) il viso e il corpo. nocet: nŏcĕo, nŏces, nocui, nocitum, nŏcēre. diluitur: dīlŭo, dīlŭis, dilui, dilutum, dīlŭĕre. sumit: sūmo, sūmis, sumpsi, sumptum, sūmĕre. cornua: usato in senso poetico per indicare il coraggio. aperit: ăpĕrĭo, ăpĕris, aperui, apertum, ăpĕrīre. rapuere: =rapuerunt, ind. perf. 3pp. di răpĭo, răpis, rapui, raptum, răpĕre. ignis…igne: poliptoto. crede: imperativo 2ps. di crēdo, crēdis, credidi, creditum, crēdĕre. utramque: pron. indef. uterque, utraque, utrumque. ignoscitur: pass. impersonale di ignosco, ignoscis, ignovi, ignotum, ignoscĕre. quamlibet: acc. femme. sing. del pron. indef. quilibet, quaelibet, quidlibet. vv. 253-262 (Altri luoghi fuori Roma: Baia e il Tempio di Diana) Quid tibi femineos coetus venatibus aptos enumerem? Numero cedet harena meo. Quid referam Baias, praetextaque litora velis, et quae de calido sulpure fumat aqua? Hinc aliquis vulnus referens in pectore dixit “Non haec, ut fama est, unda salubris erat”. Ecce suburbanae templum nemorale Dianae partaque per gladios regna nocente manu. Illa, quod est virgo, quod tela Cupidinis odit, multa dedit populo vulnera, multa dabit. Quid…enumerem… referam: int. dirette con congiuntivi dubitativi. praetexta: pt. perf. di praetexo, praetexis, praetexui, praetextum, praetexĕre. salubris: salubris, e, agg. II classe a due uscite (=nemoralis). vv. 263-282 (Passaggio alla seconda sezione del libro - Tutte le donne sono facile preda) Hactenus, unde legas quod ames, ubi retia ponas, praecipit imparibus vecta Thalea rotis. Nunc tibi, quae placuit, quas sit capienda per artes, dicere praecipuae molior artis opus. Quisquis ubique, viri, dociles advertite mentes, pollicitisque favens, vulgus, adeste meis. Prima tuae menti veniat fiducia, cunctas posse capi: capies, tu modo tende plagas. Vere prius volucres taceant, aestate cicadae, Maenalius lepori det sua terga canis, femina quam iuveni blande temptata repugnet: Perché dovrei elencarti le riunioni femminili, adatte alla caccia? La sabbia sarà inferiore rispetto al mio numero. Perché dovrei ricordare Baia, le spiagge con le navi che la orlano, e l’acqua che sgorga fumante dalle sorgerti sulfuree (lett. che fuma di zolfo caldo)? Qualcuno riportando da là una ferita al cuore disse: “Questa acqua non era salutare, come si dice”. Ecco il tempio boscoso di Diana vicina alle porte della città e il titolo di re (ottenuto) attraverso la spada con mano omicida. Quella, poiché è Vergine, poiché odia le frecce di Cupido, ha dato molte ferite al popolo, e molte (ancora) ne darà. Fin qui, dove potrai scegliere chi ami, dove potrai tendere le reti, Talia ti insegna, trasportata (sul carro) dalle ruote diseguali. Ora mi accingo a dirti, opera di straordinaria arte, attraverso quali arti debba essere catturata quella che ti è piaciuta.Voi, uomini tutti, dovunque (siate), volgete, pronti ad apprendere (lett. docili) l’attenzione (a me/ai miei precetti), e popolo, favorevole, assisti alla mie promesse. Per prima cosa venga alla tua mente la fiducia che ogni donna possa essere presa: la prenderai, tu tendi soltanto le reti. A primavera potrebbero tacere gli uccelli, d’estate le cicale, un cane d’Arcadia potrebbe dare il dorso a una lepre (=fuggirà da una lepre), prima che una donna tentata lusinghevolmente resista a un giovane. ituram: pt. fut. sostantivato. quam cuperes…: esclamativa con cong. desiderativo. sive…sive: lett. “o…o”/“sia…sia”, cong. disgiuntiva/copulativa. quaeratur: cong. esortativo. mavis: malo, mavis, malui, malle. fertur: significato passivo e riflessivo. nec dubito, quin: introdue una completiva. commenta: agg. dal pt. perf. di commĭnisco, commĭniscis, commentum, commĭniscĕre. paelicibus…caesis: abl. ass.; caedo, caedis, cecidi, caesum, caedĕre. vecta: vecto, vectas, vectavi, vectatum, vectāre. Hanc tamen implevit, vacca deceptus acerna, dux gregis, et partu proditus auctor erat. Cressa Thyesteo si se abstinuisset amore (et quantum est uno posse carere viro!), non medium rupisset iter, curruque retorto auroram versis Phoebus adisset equis. Filia purpureos Niso furata capillos pube premit rabidos inguinibusque canes. Qui Martem terra, Neptunum effugit in undis, coniugis Atrides victima dira fuit. Cui non defleta est Ephyraeae flamma Creusae, et nece natorum sanguinolenta parens? Flevit Amyntorides per inania lumina Phoenix; Hippolytum pavidi diripuistis equi. Quid fodis inmeritis, Phineu, sua lumina natis? Poena reversura est in caput ista tuum. Omnia feminea sunt ista libidine mota; acrior est nostra, plusque furoris habet. implevit: implĕo, imples, implevi, impletum, implēre. deceptus: dēcĭpĭo, dēcĭpis, decepi, deceptum, dēcĭpĕre. proditus erat: piucch. pass. di prōdo, prōdis, prodidi, proditum, prōdĕre. si se abstinuisset… non…rupisset…adisset: per. ipo. dell’irrealtà (III tipo); abstĭnĕo, abstĭnes, abstinui, abstentum, abstĭnēre; rumpo, rumpis, rupi, ruptum, rumpĕre; adisset = adivisset, piucch. sincopato. quantum: esclamativo. furata: fūro, fūras, furavi, furatum, fūrāre. defleta est: dēflĕo, dēfles, deflevi, defletum, dēflēre. diripuistis: dīrĭpĭo, dīrĭpis, diripui, direptum, dīrĭpĕre. fodis: fŏdĭo, fŏdis, fodi, fossum, fŏdĕre. reversura est: per. attiva con valore di predestinazione; rĕverto, rĕvertis, reverti, reversum, rĕvertĕre. acrior: comp. di acer, acris, acre, agg. di II classe a tre uscite. nostra: secondo termine di paragone in abl. Tuttavia, ingannato dalla vacca di acero, la rese gravida il capo del gregge, e con il parto fu rivelato il creatore (=il padre). Se la donna di Creta si fosse astenuta dall’amore di Tieste (che gran cosa potersi privare di un uomo!), Febo non avrebbe interrotto a metà il suo viaggio, e volto indietro il carro, non sarebbe andato verso l’Aurora con i cavalli voltati. La figlia, che rubò a Niso i capelli di porpora, stringe (=è stretta) al ventre e ai fianchi cani rabbiosi. L’Atride, che sfuggì a Marte sulla terra, a Nettuno sul mare, fu vittima funesta della sposa. Da chi non fu pianta la fiamma dell’efirèa Creusa, e la madre insanguinata dall’uccisione dei figli? Versò lacrime dagli occhi vuoti il figlio di Amintore Fenice; voi, cavalli furiosi, faceste a pezzi Ippolito. Fineo, perché strappi ai (tuoi) figli innocenti i loro occhi? Questa punizione è destinata a ricadere sul tuo capo. Tutti questi (episodi) furono provocati dalla passione femminile; è più acuta della nostra, e ha maggiore furore. vv. 343-350 (Intermezzo: esortazione all’uomo) Ergo age, ne dubita cunctas sperare puellas; vix erit e multis, quae neget, una, tibi. Quae dant quaeque negant, gaudent tamen esse rogatae; ut iam fallaris, tuta repulsa tua est. Sed cur fallaris, cum sit nova grata voluptas et capiant animos plus aliena suis? Fertilior seges est alienis semper in agris, vicinumque pecus grandius uber habet. ergo age: esortazione. quae neget: rel. impropria con cong. eventuale (?). quae dant quaeque negant: rel. impropria con val. concessivo. ut…fallaris: sub. concessiva introdotta da ut + cong. fallaris: cong. dubitativo di fallo, fallis, fefelli, falsum, fallĕre. vv. 351-374 (Un necessario alleato: l’ancella) Sed prius ancillam captandae nosse puellae cura sit: accessus molliet illa tuos. Proxima consiliis dominae sit ut illa, videto, neve parum tacitis conscia fida iocis. Hanc tu pollicitis, hanc tu corrumpe rogando: quod petis, ex facili, si volet illa, feres. Illa leget tempus (medici quoque tempora servant) quo facilis dominae mens sit et apta capi. Mens erit apta capi tum, cum laetissima rerum ut seges in pingui luxuriabit humo. Pectora dum gaudent nec sunt adstricta dolore, ipsa patent, blanda tum subit arte Venus. Tum, cum tristis erat, defensa est Ilios armis; militibus gravidum laeta recepit equum. Tum quoque temptanda est, cum paelice laesa dolebit: tum facies opera, ne sit inulta, tua. Hanc matutinos pectens ancilla capillos incitet, et velo remigis addat opem, et secum tenui suspirans murmure dicat “At, puto, non poteras ipsa referre vicem?” Tum de te narret, tum persuadentia verba addat, et insano iuret amore mori. Sed propera, ne vela cadant auraeque residant; ut fragilis glacies, interit ira mora. Coraggio dunque, non dubitare a sperare (per te) tutte le donne; ce ne sarà tra molte a mala pena una che ti potrebbe di no. Che si concedano e che dicano di no, tuttavia hanno piacere ad essere corteggiate (lett. richieste); anche se ti inganni (=ti sbagli), il tuo rifiuto è sicuro. Ma perché dovresti sbagliarti, dal momento che un nuovo piacere è gradito e le cose altrui conquistano gli animi (=cuori) più delle proprie? La messe è sempre più fertile nei compi altrui, e la pecora del vicino ha la mammella più grande? Ma prima preoccupati (lett. sia tua cura) di conoscere l’ancella della donna da conquistare: quella faciliterà i tuoi approcci. Bada che quella sia vicina ai pensieri (propositi) della padrona e non poco complice fedele dei suoi svaghi segreti. Tu (corrompila) con promesse, tu corrompila pregandola (=con preghiere): se quella vorrà, otterrai facilmente ciò che chiedi. Quella sceglierà il momento (anche i medici rispettano le ore/momenti adatti) in cui l’animo della padrona sia ben disposto e pronto a essere conquistato. L’animo (=cuore) sarà pronto a essere conquistato allora, quando, contentissima della vita, sarà esuberante, come la messe nella terra grassa. Il cuore, finché si rallegra e non è oppresso dal dolore, si apre da sé, allora Venere si insinua con arte di lusinga. Allora, quando era afflitta, Troia fu difesa dalle armi; lieta (=nella gioia) accolse il cavallo pieno di soldati. Anche allora (la donna) deve essere tentata, quando, infastidita per una rivale, si rattristerà: allora farai in modo che per opera tua non sia invendicata. L’ancella, pettinandole i capelli al mattino (lett. capelli mattutini), la inciterà e aggiungerà alla vela l’aiuto dei remi, e sospirando tra sé con un leggero mormorio le dirà: “Ma non potevi, dico, tu stessa restituirgli il contraccambio? Allora parlerà di te, allora raggiugnerà parole persuasive, e giurerà di morire per un amore folle. Ma che non cadano le vele veloci e non si plachino i venti; come fragile ghiaccio, la collega svanisce con l’indugio. nosse: = noscere, inf. sincopato di nosco, noscis, novi, notum, noscĕre. molliet: mollĭo, mollis, mollii, mollitum, mollīre. si volet illa, feres: per. ipo. I tipo con ind. fut. sempl. quo…capi: rel. impropria con val. temporale. dum gaudent…: II valore di dum (parallelismo cronologico). sunt adstricta: adstringo, adstringis, adstrinxi, adstrictum, adstringĕre. poteras: cong. imperf. mori: mŏrĭor, mŏrĕris, mortuus sum, mŏri. cadant…residant: cong. esortativi; cădo, cădis, cecidi, cădĕre; rĕsīdo, rĕsīdis, resedi, rĕsīdĕre. interit: intĕrĕo, intĕris, interii, interitum, intĕrire. vv. 375-398 (Se “stare” o no con l’ancella) Quaeris, an hanc ipsam prosit violare ministram? Talibus admissis alea grandis inest. Haec a concubitu fit sedula, tardior illa, haec dominae munus te parat, illa sibi. Casus in eventu est: licet hic indulgeat ausis, consilium tamen est abstinuisse meum. Non ego per praeceps et acuta cacumina vadam, nec iuvenum quisquam me duce captus erit. Si tamen illa tibi, dum dat recipitque tabellas, corpore, non tantum sedulitate placet, fac domina potiare prius, comes illa sequatur: non tibi ab ancilla est incipienda Venus. Hoc unum moneo, si quid modo creditur arti, nec mea dicta rapax per mare ventus agit: aut non rem temptasses aut perfice; tollitur index, cum semel in partem criminis ipsa venit. Non avis utiliter viscatis effugit alis; non bene de laxis cassibus exit aper. Saucius arrepto piscis teneatur ab hamo: perprime temptatam, nec nisi victor abi. [Tunc neque te prodet communi noxia culpa, factaque erunt dominae dictaque nota tibi.] Sed bene celetur: bene si celabitur index, notitiae suberit semper amica tuae. licet: introduce una concessiva. vadam: vādo, vādis, vādĕre. dum: I valore di dum (concomitanza generica). potiare: =potiaris, cong. pres. 2ps. di pŏtĭor, pŏtīris, potitus sum, pŏtīri, “impadronirsi, conquistare, avere” + abl. temptasses: = temptavisset, cong. piucch. 2ps. Mi chiedi se è utile sedurre questa stessa ancella? In tali misfatti (atti) c’è un grande azzardo. Dal letto questa diventa sollecita, quella più pigra, questa ti prepara come dono alla padrona, quella per sé. La questione (caso/ successo) sta nell’esito: anche se questo favorisce gli atti audaci, tuttavia il mio consiglio è di tenersi lontani. Io non avanzerò attraverso precipizi e rocce aguzze e nessuno dei giovani con me come guida subirà danno. Se tuttavia quella Se tuttavia quella, mentre ti dà e riceve le missive, ti piace per il fisico, e non soltanto per il suo zelo, fa’ in modo di aver prima la padrona, quella segua come compagna: tu non devi cominciare Venere (=l’amore) dall’ancella. Ti raccomando solo questo, se si dà credito almeno un po’ alla mia arte, e un vento rapinoso non disperde nel mare i miei precetti: o non avresti dovuto tentare l’impresa o va fino in fondo; è tolta di mezzo la spia, quando lei stessa partecipa al misfatto. Non fugge con vantaggio l’uccello con le ali impaniate; non è bene che il cinghiale scappi dalle reti allentate. Ferito, sia trattenuto il pesce dall’amo afferrato: una volta tentata, stalle addosso, e non andartene se non da vincitore. [Allora non ti tradirà per una colpa comune e le azioni e le parole della padrona ti saranno noti]. Ma sia nascosta bene: se la tua spia si nasconderà bene, l’amica (amante) sottostarà sempre alla tua conoscenza. At quod non dederis, semper videare daturus: sic dominum sterilis saepe fefellit ager. Sic, ne perdiderit, non cessat perdere lusor, et revocat cupidas alea saepe manus. Hoc opus, hic labor est, primo sine munere iungi: ne dederit gratis quae dedit, usque dabit. Ergo eat et blandis peraretur littera verbis, exploretque animos, primaque temptet iter. Littera Cydippen pomo perlata fefellit, insciaque est verbis capta puella suis. rasis: pt. perf. attributivo di rādo, rādis, rasi, rasum, rādĕre. infusa: pt. perf di infundo, infundis, infudi, infusum, infundĕre. eat: cong. esortativo di eo. si dederis aliquid, poteris ratione relinqui: per. ipo. I tipo; dederis = ind. fut. ant. - poteris = ind. fut. semplice. praeteritum: pt. sost. di praetĕrĕo, praetĕris, praeterii, praeteritum, praetĕrire. videare: =videaris, cong. pres. di videor con valore potenziale. primo sine munere iungi: infinitiva soggettiva. eat…peraretur…explore…temptet: cong. esortativi; peraretur = pĕrăro, pĕrăras, peraravi, peraratum, pĕrărāre. perlata: da perfero. vv. 459-486 (Le lettere d’amore: come scriverle; gli effetti sul destinatario) Disce bonas artes, moneo, Romana iuventus, non tantum trepidos ut tueare reos; quam populus iudexque gravis lectusque senatus, tam dabit eloquio victa puella manus. Sed lateant vires, nec sis in fronte disertus; effugiant voces verba molesta tuae. Quis, nisi mentis inops, tenerae declamat amicae? Saepe valens odii littera causa fuit. Sit tibi credibilis sermo consuetaque verba, blanda tamen, praesens ut videare loqui. Si non accipiet scriptum, inlectumque remittet, lecturam spera, propositumque tene. Tempore difficiles veniunt ad aratra iuvenci, tempore lenta pati frena docentur equi. Ferreus adsiduo consumitur anulus usu, interit adsidua vomer aduncus humo. Ma ciò che non avrai dato, potrebbe sembrare che tu abbia sempre intenzione darlo: così un campo improduttivo ha spesso ingannato il padrone. Così il giocatore, per non aver perso, non smette di perdere, e il dado chiama a sé le avide mani. Questo è l’impegno, questa la fatica, che si leghi senza un primo regalo: per non aver dato a gratis ciò che ha dato, darà sempre (continuamente). Dunque vada e sia scritta una lettera con dolci parole, esplori l’animo (di lei) e sondi per prima la strada. Una lettera, portata da una mela, ingannò Cidippe, e la ragazza, inconsapevole, fu presa dalle sue parole. Mi raccomando, impara, gioventù romana, le arti liberali, non soltanto per difendere trepidi imputati; come il popolo e il giudice austero e l’eletto senato, così la ragazza vinta dal tuo eloquio ti darà la mano (=si arrenderà). Ma restino nascoste le tue forze e sii facondo non all’apparenza (=senza ostentazione); i tuoi discorsi fuggano parole ricercate. Chi, se non un pazzo (lett. privo di mente), fa una declamazione alla dolce amante? Spesso una lettera è stata una valida causa di avversione. Abbi (=usa; lett. siano a te) un linguaggio verosimile e parole usuali, tuttavia dolci, affinché sembri che parli di persona. Se non accetterà il tuo scritto, e la restituirà non letta, spera che la leggerà, e mantieni il tuo proposito. Con il tempo (anche) i tori riottosi si piegano all’aratro, con il tempo i cavalli imparano (lett. sono istruiti) a sopportare le flessibili briglie. Un anello di ferro si consuma con l’uso assiduo, e il vomere ricurvo si rovina con l’assidua terra. Quid magis est saxo durum, quid mollius unda? Dura tamen molli saxa cavantur aqua. Penelopen ipsam, persta modo, tempore vinces; capta vides sero Pergama, capta tamen. Legerit, et nolit rescribere? Cogere noli: tu modo blanditias fac legat usque tuas. Quae voluit legisse, volet rescribere lectis: per numeros veniunt ista gradusque suos. Forsitan et primo veniet tibi littera tristis, quaeque roget, ne se sollicitare velis. Quod rogat illa, timet; quod non rogat, optat, ut instes; insequere, et voti postmodo compos eris. tueare: =tuearis, cong. pres. 2ps. lateant… sis… effugiant: cong. esortativi. sit tibi: cong. esortativo + dativo di possesso. videare: =videaris, cong. pres. 2ps. lecturam: sott. esse, inf. futuro. consumitur: consūmo, consūmis, consumpsi, consumptum, consūmĕre. interit: intĕrĕo, intĕris, interii, interitum, intĕrire. Penelopen: desinenza alla greca. persta: persto, perstas, perstiti, perstāre. legerit: cong. perf. suppositivo. cogere: cōgo, cōgis, coegi, coactum, cōgĕre. noli: nolo, non vis, nolui, nolle. volet: cong. pres. ma con valore di futuro (?) quaeque: (?) instes: insto, instas, institi, instāre. compos: agg. II classe, compos, compotis. voti: compl. di limitazione. vv. 487-504 (Gli incontri casuali) Interea, sive illa toro resupina feretur, lecticam dominae dissimulanter adi, neve aliquis verbis odiosas offerat auris, qua potes ambiguis callidus abde notis. Seu pedibus vacuis illi spatiosa teretur porticus, hic socias tu quoque iunge moras, et modo praecedas facito, modo terga sequaris, et modo festines, et modo lentus eas. Nec tibi de mediis aliquot transire columnas sit pudor, aut lateri continuasse latus; nec sine te curvo sedeat speciosa theatro: quod spectes, umeris adferet illa suis. Che cosa è più duro della pietra e più molle dell’acqua? Tuttavia la dura pietra è scavata dall’acqua molle. Penelope stessa, persisti ancora, col tempo vincerai; vedi Pergamo conquistata tardi, tuttavia è stata conquistata. Supponiamo che abbia letto, e non vuole rispondere? Non la costringere: fa’ in modo soltanto che continuamente legga le tue lusinghe. Ha voluto leggerle, vorrà rispondere a ciò che ha letto: queste cose vengono per gradi e hanno i loro tempi. Forse ti arriverà dapprima una lettera stizzita, in cui ti chiede di non volere tormentarla. Quella teme ciò che chiede; desidera ciò che non chiede, e cioè che tu insista; persisti, e poi sarai esaudito nei tuo desiderio. Intanto, se quella avanzerà riversa sul cuscino, fatti vicino con dissimulazione alla lettiga della tua padrona (amante), e affinché qualcuno non offra le odiose orecchie alle tue parole, dissimulale quanto puoi, accorto, con segnali segreti. Se invece lo spazioso portico è attraversato da piedi liberi (da occupazioni), qui anche tu unisci a quella comuni indugi (?), fa’ in modo ora di precederla, ora di seguirla alle spalle, ora di affrettarsi, ora di andare lento. Non avere paura di attraversare qualche fila di colonne (partendo) da (quelle) centrali, o ad avvicinare il tuo fianco al tuo fianco; e nel curvo teatro non sieda splendida senza te: ciò che guardi, quella lo sosterrà sulle sue spalle. Illam respicias, illam mirere licebit, multa supercilio, multa loquare notis. Et plaudas, aliquam mimo saltante puellam et faveas illi, quisquis agatur amans. Cum surgit, surges; donec sedet illa, sedebis: arbitrio dominae tempora perde tuae. feretur: significato passivo. neve: finale negativa. odiosas: ipallage. auris: = aures. abde: imperativo di ābdo, ābdis, ābdidi, ābditum, ābdĕre. illi: avv. di luogo (?) teretur: tĕro, tĕris, trivi, tritum, tĕrĕre. hic: avv. di luogo/tempo (“allora”, “in questa circostanza”). continuasse: =continuavisse, inf. perf. sincopato. quod spectes: rel. con cong. caratterizzante (?) mirere: = mireris, cong. pres. 2ps. di mīror, mīrāris, miratus sum, mīrāri. loquare: = loquaris, cong. pres. 2ps. di lŏquor, lŏquĕris, locutus sum, lŏqui. plaudas… faveas: cong. esortativi. mimo saltante: abl. ass., lett. “quando il mimo saltella (interpretando) la parte di una ragazza”; salto usato transitivamente. agatur: usato del senso tecnico di “recitare una parte”. vv. 505-524 (Quale abbigliamento per l’uomo) Sed tibi nec ferro placeat torquere capillos, nec tua mordaci pumice crura teras. Ista iube faciant, quorum Cybeleia mater concinitur Phrygiis exululata modis. Forma viros neglecta decet: Minoida Theseus abstulit, a nulla tempora comptus acu; Hippolytum Phaedra, nec erat bene cultus, amavit; cura deae silvis aptus Adonis erat. Munditiae placeant: fuscentur corpora Campo, sit bene conveniens et sine labe toga. Lingula ne rigeat, careant rubigine dentes, nec vagus in laxa pes tibi pelle natet; nec male deformet rigidos tonsura capillos, sit coma, sit trita barba resecta manu; et nihil emineant, et sint sine sordibus ungues, inque cava nullus stet tibi nare pilus; nec male odorati sit tristis anhelitus oris, nec laedat naris virque paterque gregis. Cetera lascivae faciant, concede, puellae, et si quis male vir quaerit habere virum. Ti sarà possibile voltarti indietro a guardala, ti sarà possibile ammirarla, e dirle molte cose con le sopracciglia e con segni d’intesa. Applaudi quando il mimo rappresenta una ragazza e approva chiunque reciti la parte dell’innamorato. Quando lei si alza, ti alzerai; finché quella sta seduta, starai seduto: perdi il tempo ad arbitrio della tua padrona. Ma non ti piaccia arricciare i capelli con il ferro, e non sfregarti le tue gambe con la corrosiva pomice. Queste cose ordina che le facciano coloro la cui madre Cibele viene celebrata invocata con ritmi frigi. Agli uomini si addice una bellezza trascurata: Teseo portò via la foglia di Minosse, non ornato da alcuna forcina sulla testa (lett. tempie). Fedra amò Ippolito, e (lui) non era certo raffinato; Adone, oggetto d’amore di una dea, era adatto alle selve. Vi piaccia (=scegliete) una sobria eleganza: i corpi si abbronzino al Campo Marzio, la toga sia bene adatta e senza macchia. La linguetta (dei calzari) non sia rigida, e i ganci siano privi di ruggine, e il piede non ti nuoti sperduto in una scarpa sformata; un cattivo taglio non sfiguri (rendendoli) ispidi i capelli, capigliatura e barba siano tagliati da una mano esperta (lett. consumata); le unghie non sporgano per nulla fuori (=non siano troppo lunghe) e siano senza sporcizia, e non ti spunti alcun pelo dalla narice cava (=cavità della narice); un alito sgradevole non sia proprio di una bocca maleodorante, e non offendere, come il maschio del gregge, le narici. Lascia che le ragazze allegre facciano il resto, e se uno, maschio a metà, cerca di avere un maschio. sterilis: =steriles, acc. plur. di sterilis, e agg. II classe a due uscite. horruit: horrĕo, horres, horrui, horrēre. tremit: trĕmo, trĕmis, tremui, trĕmĕre. cui: nesso relativo. spectabere: =spectaberis. sidus: pred. del soggetto. desilit: dēsĭlĭo, dēsĭlis, desilui, dēsĭlīre. cessit: cēdo, cēdis, cessi, cessum, cēdĕre. implicitam: implĭco, implĭcas, implicavi, implicatum, implĭcāre. coeunt: cŏĕo, cŏis, coii, coitum, cŏire. vv. 565-602 (Consigli per quando si è insieme a tavola: il bere) Ergo ubi contigerint positi tibi munera Bacchi, atque erit in socii femina parte tori, Nycteliumque patrem nocturnaque sacra precare, ne iubeant capiti vina nocere tuo. Hic tibi multa licet sermone latentia tecto dicere, quae dici sentiat illa sibi, blanditiasque leves tenui perscribere vino, ut dominam in mensa se legat illa tuam, atque oculos oculis spectare fatentibus ignem: saepe tacens vocem verbaque vultus habet. Fac primus rapias illius tacta labellis pocula, quaque bibet parte puella, bibas, et quemcumque cibum digitis libaverit illa, tu pete, dumque petis, sit tibi tacta manus. Sint etiam tua vota, viro placuisse puellae: utilior vobis factus amicus erit. Huic, si sorte bibes, sortem concede priorem, huic detur capiti missa corona tuo. Sive erit inferior, seu par, prior omnia sumat, nec dubites illi verba secunda loqui. Tuta frequensque via est, per amici fallere nomen; tuta frequensque licet sit via, crimen habet. Inde procurator nimium quoque multa procurat, et sibi mandatis plura videnda putat. contigerint: contingo, contingis, contigi, contactum, contingĕre. positi…Bacchi: il pt. indica il dio sdraiato sul triclinio. precare: imperativo di prĕcor, prĕcāris, precatus sum, prĕcāri. quae…sibi: rel. impropria con sfumatura consecutiva. legat: regge un’infinitiva che ha come verbo esse sottinteso e come soggetto se. oculos: acc. di relazione. fatentibus: fătĕor, fătēris, fassus sum, fătēri. bibet…bibas: poliptoto (ind. fut. sempl. - cong. pres. esortativo); bĭbo, bĭbis, bibi, bibitum, bĭbĕre. quemcumque: pron. indef. rel. Quando, dunque, i doni di Bacco sdraiato ti toccheranno e ci sarà una donna a metà del letto nuziale, prega il padre Nyctelio e i riti sacri della notte di fare sì che il vino non nuoccia alla tua testa. Allora ti è lecito dirle con un discorso velato molte cose, che quella intenda che sono rivolte a sé, scriverle leggere lusinghe con poco vino, cosicché sulla tavola quella legga di essere la tua padrona, e guardarla negli occhi che rivelano il fuoco (=il tuo amore): spesso uno sguardo muto ha voce e parole. Fa’ in modo di afferrare per primo la coppa toccata dalle sue labbra, e bevi dalla parte da cui berrà la ragazza, e qualunque cibo quella abbia assaggiato con le dita, tu prendilo, e mentre lo prendi, toccale la mano (lett. sia date toccata). Sia un tuo desiderio piacere al marito ella ragazza: vi sarà più utile, fattosi amico. Se per caso berrai, concedi a lui la prima sorte (=di bere per primo), sia data a lui la corona destinata alla tua testa. Se sarà inferiore o pari a te, si serva di ogni cosa per primo, e non esistere a parlargli con parole favorevoli. Metodo sicuro e frequente è ingannare attraverso il nome di amico; sebbene sia un metodo sicuro e frequente, (tuttavia) ha in sé della colpa. Così l’amministratore sovrintende anche troppo a molte cose, e pensa di dover badare a più faccende di quelle affidategli. labaverit: cong. perf./fut. ant. di libo, as, avi, atum, are. priorem: agg. comparativo prior, prius. licet: cong. concessiva. mandatis: pt. perf. sost. di mando, mandas, mandavi, mandatum, mandāre. Certa tibi a nobis dabitur mensura bibendi: officium praestent mensque pedesque suum. Iurgia praecipue vino stimulata caveto, et nimium faciles ad fera bella manus. Occidit Eurytion stulte data vina bibendo: aptior est dulci mensa merumque ioco. Si vox est, canta; si mollia brachia, salta et quacumque potes dote placere, place. Ebrietas ut vera nocet, sic ficta iuvabit: fac titubet blaeso subdola lingua sono, ut, quicquid facias dicasve protervius aequo, credatur nimium causa fuisse merum. Et bene dic dominae, bene, cum quo dormiat illa; sed, male sit, tacita mente precare, viro. bibendi: gerundio di bibo. caveto: imperativo futuro di căvĕo, căves, cavi, cautum, căvēre. occidit: occĭdo, occĭdis, occidi, occasum, occĭdĕre. si vox est: sott. tibi, dat. di possesso. titubet: tĭtŭbo, tĭtŭbas, titubavi, titubatum, tĭtŭbāre. protervius: comparativo dell’avv. proterviter; aequo = secondo termine di paragone. bene: “alla salute” + dat. quo dormiat: rel impropria con cong. caratterizzante (?). vv. 603-630 (Come comportarsi dopo i banchetti; elogio del complimento, anche falso) At cum discedet mensa conviva remota, ipsa tibi accessus turba locumque dabit. Insere te turbae, leviterque admotus eunti velle latus digitis, et pede tange pedem. Conloquii iam tempus adest; fuge rustice longe hinc pudor: audentem Forsque Venusque iuvat. Non tua sub nostras veniat facundia leges; fac tantum cupias, sponte disertus eris. Est tibi agendus amans, imitandaque vulnera verbis; haec tibi quaeratur qualibet arte fides. Nec credi labor est: sibi quaeque videtur amanda; pessima sit, nulli non sua forma placet. Saepe tamen vere coepit simulator amare, saepe, quod incipiens finxerat esse, fuit. Ti sarà data da noi una precisa misura del bere: che la mente e i piedi (=le gambe) svolgano bene il lroo ufficio. Evita soprattuto le liti provocate dal vino e la mano troppo pronta alla rissa selvaggia. Cadde Euritone bevendo stoltamente il vino datogli: convito e vino sono più adatti al dolce passatempo. Se hai voce, canta; se hai braccia sciolte, danza e per qualunque pregio tu puoi piacere, piaci. L’ebbrezza, come, se vera, nuoce, così, se simulata, gioverà. Fa’ che la lingua scaltra si inceppi con voce balbettante, cosicché che qualsiasi cosa tu faccia o dica parimenti più sfrontatamente del giusto, si creda che sia stato causato dal troppo vino. E dì “salute alla signora”, “salute a chi dorma con lei”; ma in cuor tuo prega che al marito vada male (=venga un accidente). Ma quando, finito il banchetto, i convitati si allontaneranno, la folla stessa ti darà l’occasione dell’approccio. Unisciti alla folla, e avvicinandoti a lei che cammina sfiorale lievemente il fianco con le dita e toccale il piede con il piede. Ormai è tempo di parlarle; fuggi, lontano da qui, rozzo Pudore: Fortuna e Veneri aiutano l’audace. La tua eloquenza non sarà sottoposta (lett. verrà sotto) alle mie leggi; fa’ in modo solamente di desiderarla, spontaneamente sarai eloquente. Devi fare l’innamorato e simulare a parole le ferite (d’amore); questa convinzione sia da te cercata con ogni mezzo. Essere creduti non è una fatica: a ognuna sembra di dover essere amata; sia anche la più brutta, a nessuna non piace il proprio aspetto. Spesso tuttavia chi simula inizia ad amare veramente, spesso è diventato ciò che all’inizio aveva finto di essere. Quo magis, o, faciles imitantibus este, puellae: fiet amor verus, qui modo falsus erat. Blanditiis animum furtim deprendere nunc sit, ut pendens liquida ripa subestur aqua. Nec faciem, nec te pigeat laudare capillos et teretes digitos exiguumque pedem. Delectant etiam castas praeconia formae; virginibus curae grataque forma sua est. Nam cur in Phrygiis Iunonem et Pallada silvis nunc quoque iudicium non tenuisse pudet? Laudatas ostendit avis Iunonia pinnas; si tacitus spectes, illa recondit opes. Quadrupedes inter rapidi certamina cursus depexaeque iubae plausaque colla iuvant. conviva: collettivo. insere: imperativo di insĕro, insĕris, inserui, insertum, insĕrĕre. velle: imperativo di vello, vellis, velli, vulsum, vellĕre (anche “pizzicare”). audentem: pt. pres. sost. di audĕo, audes, ausus sum, ausum, audēre (semideponente). nostras: plurale maiestatis. veniat: cong. (?) tibi.. sibi: dat. d’agente. pessima: superlativo di malus. sit: cong. suppositivo. este: imperativo pres. di sum. subestur: da sub + ĕdo, ĕdis, ĕdi, esum, ĕdēre; forma rara, attestata solo in Plauto, frutto di una congettura accettata dagli editori più recenti (la migliore tradizione manoscritta trasmette subetur). pigeat: piget, piguit, pigere; verbo assolutamente impersonale, si costruisce con l’acc. della persona che prova il sentimento (te) e il genitivo/nom.-acc. (se è un pronome neutro) della cosa verso cui si prova il sentimento (in questo caso è un infinito). pudet: pudet, puduit, pudere, verbo assolutamente impersonale (=piget). avis Iunonia: =pavone. recondit: rĕcondo, rĕcondis, recondidi, reconditum, rĕcondĕre. depexae: pt. perf. attributivo di dēpecto, dēpectis, depexi, depexum, dēpectĕre. vv. 631-658 (Promesse e giuramenti) Nec timide promitte: trahunt promissa puellas; pollicito testes quoslibet adde deos. Iuppiter ex alto periuria ridet amantum, et iubet Aeolios inrita ferre Notos. Per Styga Iunoni falsum iurare solebat Iuppiter: exemplo nunc favet ipse suo. Expedit esse deos, et, ut expedit, esse putemus; dentur in antiquos tura merumque focos. Nec secura quies illos similisque sopori detinet: innocue vivite, numen adest. Tanto più compiacenti siate, ragazze, con chi finge: diventerà un amore vero quello che prima era falso. Ora sia tempo di prendere di nascosto il suo cuore con le lusinghe, come una riva scoscesa è corrosa dall’acqua che scorre. E non ti dispiaccia lodarle il volto e i capelli, le dita affusolate e il piede minuto. Gli elogi alla bellezza fanno piacere anche alle donne oneste; infatti perché Pallade e Giunone si vergognano anche ora di non aver ottenuto il giudizio nei boschi di Frigia? L’uccello di Giunone mostra le penne quando vengono lodate; se lo guardi in silenzio, quello nasconde le sue ricchezze. Ai cavalli, nelle gare di corsa veloce piacciono le criniere pettinate e i colpetti sul collo (lett. colli battuti). Prometti senza paura: le promesse attirano le ragazze; alla promessa aggiungi, come testimoni, gli dei che vuoi. Giove dall’alto ride degli spergiuri degli amanti, e comanda ai venti di Elio di annullarli. Giove era solito giurare il falso a Giunone invocando lo Stige: ora egli stesso giova con il suo esempio. E’ utile che esistano gli dei e, siccome è utile, riteniamo che esistano; siano offerti incensi e vino sugli antichi bracieri. E non li occupa una quiete senza preoccupazioni e simile al sonno: vivete senza colpa, la divinità vi è vicina. Viribus illa quidem victa est (ita credere oportet), sed voluit vinci viribus illa tamen. Saepe 'mane!' dixit, cum iam properaret Achilles: fortia nam posita sumpserat arma colo. Vis ubi nunc illa est? Quid blanda voce moraris auctorem stupri, Deidamia, tui? scyrias Haemonio iuncta puella viro: riferimento all’unione di Achille e Deidamia, principessa di Serio; secondo esempio di violenza amorosa subita e piacevolmente accettata. nurus: nurus, us (IV decl.). iurabant omnes in laesi verba: iurare in verba = “giurare secondo una formula”, richiama l’uso romano di ripetere la formula di giuramento pronunciata d aut sacerdote/magistrato. nisi…tribuisse: protasi dell’irrealtà con cong. piucch. di trĭbŭo, trĭbŭis, tribui, tributum, trĭbŭĕre. veste virum longa dissimulatus erat: lett. “fu nascosto uomo da una lunga veste”. clipeo…ferendo: gerundivo retto da apta. reice: rēĭcĭo, rēĭcis, reieci, reiectum, rēĭcĕre. succinctos: pt. perf. attributivo di succingo, succingis, succinxi, succinctum, succingĕre. quassanda est: per. passiva con dat. d’agente (manu); quasso, quassas, quassavi, quassatum, quassāre. comperit: compĕrĭo, compĕris, comperi, compertum, compĕrīre. oportet: oportet, opportuit, oportere (impersonale). properaret: cong. imperf. di prŏpĕro, prŏpĕras, properavi, properatum, prŏpĕrāre. colo: colus, us (IV decl.), “rocca per filare”. Scilicet ut pudor est quaedam coepisse priorem, sic alio gratum est incipiente pati. A! nimia est iuveni propriae fiducia formae, expectat si quis, dum prior illa roget. Vir prior accedat, vir verba precantia dicat; excipiat blandas comiter illa preces. Ut potiare, roga: tantum cupit illa rogari; da causam voti principiumque tui. Iuppiter ad veteres supplex heroidas ibat; corrupit magnum nulla puella Iovem. Si tamen a precibus tumidos abscedere fastus senseris, incepto parce referque pedem. Quod refugit, multae cupiunt: odere quod instat: lenius instando taedia tolle tui. Nec semper Veneris spes est profitenda roganti: intret amicitiae nomine tectus amor. Hoc aditu vidi tetricae data verba puellae: qui fuerat cultor, factus amator erat. ut: comparativo. alio…incipiente: abl. ass. con valore ipotetico. Certo, quella fu vinta a forza (così bisogna credere), ma, tuttavia, volle lei stessa essere vinta a forza. Spesso gli disse: “Resta!”, quando già Achille si affrettava (a partire): infatti, deposta la conocchia, aveva già preso le armi. Dov’è allora quella violenza? Perché trattieni con parole dolci l’artefice della tua violenza, o Deidamia? Certo, come è vergogna iniziare per primo certe cose (=prendere certe iniziative), così è gradito subire se incomincia un altro. Ah, un giovane ha troppa fiducia della sua bellezza, se uno aspetta che quella chieda per prima. Si faccia avanti per primo l’uomo, l’uomo pronuncia parole di preghiera; quella benevolmente accolga le dolci preghiere. Per conquistarla, pregala: quella desidera soltanto essere pregata; da’ occasione e avvio al tuo desiderio. Giove andava come supplice dalle antiche eroine; nessuna ragazza sedusse il grande Giove. Se tuttavia ti sarai accorto che il suo orgoglio superbo si allontana dalle preghiere, astieniti dall’impresa e ritirati (lett. volgi indietro il piede). Molte desiderano ciò che fuggono, odiano ciò che gli sta davanti: insistendo con maggiore dolcezza annulla il fastidio (che prova verso) di te. Non sempre colui che chiede (=approccia) deve dichiarare la speranza di Venere (=il desiderio d’amore): l’amore si insinui nascosto sotto il nome di amicizia. Con questo approccio vidi ingannare una ragazza accigliata, colui che era stato l’adulatore, era diventato l’amante. iuveni: dat. di possesso. dum: successione immediata (III val. di dum). potiare: = potiaris, cong. pres. di pŏtĭor, pŏtīris, potitus sum, pŏtīri. si…senseris…parce referque: per. ipo I tipo. senseris = fut. ant. 2ps. di sentĭo, sentis, sensi, sensum, sentīre; parco, parcis, peperci, parsum, parcĕre. lenius: comp. dell’avv. leniter. est profitenda: per. pass. di prŏfĭtĕor, prŏfĭtēris, professus sum, prŏfĭtēri. roganti: dat. di agente; pt. sost. di rogo. intret: cong. pres. esortativo di intro, intras, intravi, intratum, intrāre. tetricae data verba puellae: lett. “parole date a una ragazza accigliata”alicui verba do = far bei discorsi a qualcuno (= ingannarlo). vv. 723-738 (Bando all’abbronzatura) Candidus in nauta turpis color, aequoris unda debet et a radiis sideris esse niger; turpis et agricolae, qui vomere semper adunco et gravibus rastris sub Iove versat humum; et tua, Palladiae petitur cui fama coronae, candida si fuerint corpora, turpis eris. Palleat omnis amans, hic est color aptus amanti, hoc decet, hoc nulli non valuisse putent. Pallidus in Side silvis errabat Orion, pallidus in lenta naide Daphnis erat. Arguat et macies animum, nec turpe putaris palliolum nitidis inposuisse comis. Attenuant iuvenum vigilatae corpora noctes curaque et in magno qui fit amore dolor. Ut voto potiare tuo, miserabilis esto, ut qui te videat, dicere possit 'amas.' rastris: raster, rastri. versat: verso, versas, versavi, versatum, versāre. Palladiae petitur cui fama coronae: lett. “da cui è cercata la gloria…”. pallet: cong. pres. esortativo di pallĕo, palles, pallui, pallēre. putent: cong. pres. potenziale. vigilatae: pt. perf. attributive di vigilo. potiare: =potiaris, regge l’abl. esto: imperativo futuro di sum. qui te videat: rel. con cong. eventuale (o attrazione modale?). vv. 739-754 (Ogni uomo è un potenziale rivale) Conquerar, an moneam mixtum fas omne nefasque? Nomen amicitia est, nomen inane fides. Ei mihi, non tutum est, quod ames, laudare sodali: cum tibi laudanti credidit, ipse subit. “At non Actorides lectum temeravit Achillis; Un colorito chiaro è brutto in una marinaio, deve essere annerito dall’onda del mare e dai raggi del sole; è brutto anche per un contadino, che sempre sotto Giove (=all’aperto) rivolta la terra col vomere adunco e i pesanti rastrelli; e tu, che cerchi la gloria della corona di Pallade, sarai brutto, se il tuo corpo sarà chiaro. (Ma) ogni innamorato sia pallido, questo è il colorito adatto all’innamorato, questo gli si addice, questo nessuno potrebbe ritenere che non abbia effetto. Pallido per Side vagava Orione nelle selve, pallido era Dafni per l’ostinata Naiade. Anche la magrezza riveli il suo (=dell’innamorato) animo, e non ritenere vergognoso mettere un cappuccio sulla lucida chioma. Le notti insonni, la preoccupazione e il dolore che si produce in un grande amore, smagriscono i corpi dei giovani. Per raggiungere il tuo desiderio, sii compassionevole, cosicché chi ti vede possa dire: “Sei innamorato”. Dovrei lamentarmi o avvertirti del fatto che lecito e illecito sono del tutto confusi? L’amicizia è un nome, la lealtà un nome vuoto. Ahimè, non è sicuro lodare con un amico chi ami: quando ha creduto a te che lodi (=alle tue lodi), lui stesso ti soppianta. “Ma il nipote di Attore non profanò il letto di Achille; quantum ad Pirithoum, Phaedra pudica fuit; Hermionam Pylades quo Pallada Phoebus, amabat, quodque tibi geminus, Tyndari, Castor, erat”. Si quis idem sperat, iacturas poma myricas speret et e medio flumine mella petat. Nil nisi turpe iuvat, curae sua cuique voluptas: haec quoque ab alterius grata dolore venit. Heu facinus, non est hostis metuendus amanti; quos credis fidos, effuge, tutus eris. Cognatum fratremque cave carumque sodalem: praebebit veros haec tibi turba metus. conquerar…nefasque?: int. diretta disgiuntiva; conquerar (conquĕror, conquĕrĕris, conquestus sum, conquĕri) e moneam = cong. dubitativi. omne: neutro avverbiale. Actorides: =Patroclo. temeravit: tĕmĕro, tĕmĕras, temeravi, temeratum, tĕmĕrāre. Tyndari: =Elena; vocativo (< Tyndareus). iacturas: sott. esse, inf. fut. di iacio. turpe: agg. sostantivato. curae sua cuique voluptas: aliquid alicui curae est = “una cosa sta a cuore a qualcuno”. praebebit: praebĕo, praebes, praebui, praebitum, praebēre. vv. 755-770 (Bisogna comunque adattare le tecniche di conquista alla preda prescelta) Finiturus eram, sed sunt diversa puellis pectora; mille animos excipe mille modis. Nec tellus eadem parit omnia; vitibus illa convenit, haec oleis, hic bene farra virent. Pectoribus mores tot sunt, quot in ore figurae; qui sapit, innumeris moribus aptus erit, utque leves Proteus modo se tenuabit in undas, nunc leo, nunc arbor, nunc erit hirtus aper. Hic iaculo pisces, illi capiuntur ab hamis, hos cava contento retia fune trahunt. Nec tibi conveniet cunctos modus unus ad annos: longius insidias cerva videbit anus. Si doctus videare rudi, petulansve pudenti, diffidet miserae protinus illa sibi. Inde fit, ut quae se timuit committere honesto, vilis ad amplexus inferioris eat. finiturus eram: perifrastica attiva con valore di imminenza; fīnĭo, fīnis, finii, finitum, fīnīre. hic: avv. di luogo, “qui, in questo luogo”. quanto a Piritoo, Fedra è stata onesta; Pilade amava Ermione nel modo in cui Febo (ama) Pallade, e per lui era ciò che il gemello Castore (era) per te, figlia di Tindaro”. Se uno spera lo stesso, speri che le tamerici daranno frutti e cerchi il miele in mezzo al fiume. Nulla piace, se non ciò che è disonesto, a ciascuno sta a cuore il proprio piacere. Questo è gradito anche se viene dal dolore di un altro. Ah disgrazia, l’innamorato non deve temere il nemico; fuggi chi credi fidati: sarai sicuro. Guardati dal parente, dal fratello e dall’amico caro; questa folla ti offrirà reali timori. Stavo per finire, ma le ragazze hanno cuori diversi; cattura mille animi (diversi) con mille metodi (diversi). La stessa terra non genera ogni frutto; quella è adatta alle viti, questa agli olivi, qui il frumento cresce bene. I cuori hanno tanti caratteri quante (sono) le sembianze nel volto; qui è intelligente sarà adatto (=si adatterà) a innumerevoli caratteri, e come Proteo ora si dissolverà in onde leggere, ora sarà un leone, ora un albero, ora un ispido cinghiale. I pesci si prendono qui con la reticella, là con l’amo, questi li trascinano le reti rigonfie con la corda tesa. Nè ti sarà adatto um solo metodo per tutte le età; la vecchia cerva vedrà più da lontano le trappole. Se ti mostri esperto alla (ragazza) ignara o sfacciato alla ritrosa, quella subito perderà fiducia in se stessa, povera. Quindi accade che quella che temette di rimettersi a un (giovane) onorato, cada tra le braccia di (uomo) volgare e inferiore.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved