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TRADUZIONE E ANALISI GRAMMATICALE E LOGICA LIBRO I "AB URBE CONDITA LIBRI" DI TITO LIVIO, Traduzioni di Lingua Latina

Traduzione e analisi grammaticale e logica (comprensiva di paradigmi dei verbi) dell'intero I libro (dalla PRAEFATIO al capitolo 60) degli "Ab Urbe Condita libri" di Tito Livio.

Tipologia: Traduzioni

2019/2020

In vendita dal 05/10/2022

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Scarica TRADUZIONE E ANALISI GRAMMATICALE E LOGICA LIBRO I "AB URBE CONDITA LIBRI" DI TITO LIVIO e più Traduzioni in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! PRAEFATIO Non so bene né, se lo sapessi (protasi periodo ipotetico 2 tipo, congiuntivo presente), oserei (apodosi periodo ipotetico 2 tipo, congiuntivo presente con valore potenziale) dirlo se farò un’opera di pregio (interrogativa indiretta) scrivendo (se scriverò) (protasi periodo ipotetico 2 tipo, con congiuntivo perfetto per indicare l’aspetto compiuto) le vicende del popolo romano dall’origine della città, poiché vedo (relativa impropria con valore causale) che la cosa è tanto vecchia quanto diffusa, mentre i nuovi scrittori credono sempre o di aggiungere (infinitiva con perifrastica attiva, valore di posteriorità; adfero-fers-tuli-latum-ferre) qualcosa di più certo alle vicende o di superare (infinitiva con perifrastica attiva) la rude antichità con l’arte dello scrivere. Comunque sarà, gioverà (iuvo,as,iuvi,iutum,are) tuttavia che anche io abbia trattato (infinitiva con infinito perfetto di consulo,is,consului,consultum,ĕre) per quanto nei limiti umani, del ricordo delle memorabili gesta del più grande popolo della terra; e se in una così grande moltitudine di scrittori la mia fama venisse oscurata (protasi di II tipo con congiuntivo presente; periodo ipotetico misto), mi consolerò (consolor-aris-atus sum- ari, apodosi al futuro indicativo, quindi di I tipo, di periodo ipotetico misto) con la nobiltà e la grandezza di coloro che oscureranno il mio nome. L’impresa è d’altronde di immenso impegno (genitivo di qualità) perché (relativa impropria con valore causale) risale (congiuntivo presente passivo di repeto, is, repetii, itum, ĕre) oltre 700 anni fa e poiché, partita da inizi modesti, crebbe (cresco-is-crevi-cretum-ĕre) al punto che ormai collassa per la sua grandezza (consecutiva con congiuntivo presente perché indica conseguenza nel presente); e non dubito che (sostantiva con quin) le origini e gli eventi più vicini alle origini offriranno (perifrastica attiva di praebeo,es,praebui,praebitum,ere) meno piacere alla maggior parte dei lettori, i quali si affretteranno (participio presente con valore attributivo) a giungere ai nuovi tempi nei quali ormai le stesse forze del popolo un tempo prevalente si esauriscono: io al contrario chiederò anche ciò come premio del mio lavoro, che mi distolga (epesegetica; averto,is,averti,aversum,ĕre) dalla vista dei mali che il nostro tempo ha visto per tanti anni almeno finché ripercorro (3dum: limite cronologico ad quem, regge il presente indicativo) con la mente tutti quei fatti antichi, libero da ogni preoccupazione che possa, se non allontanare (concessiva oggettiva – flecto, is,flexi,flexum,ĕre) dal vero, tuttavia rendere inquieto l’animo dello scrittore. Le leggende che narrano il periodo prima della fondazione o sulla futura fondazione (condendam, gerundivo) della città più simili alle favole poetiche che ai ricordi incorrotti delle grandi gesta, quelle (correlativo) non ho intenzione né di confermarle né di respingerle. Sia data questa licenza all’antichità che, mescolando vicende umane e vicende divine, renda più grandi le origini delle città; e, se a un popolo è giusto concedere di consacrare le proprie origini e riportare i fondatori agli dèi, il popolo romano ha quella gloria di guerra che (consecutiva), innalzando il potentissimo Marte come padre suo e del suo fondatore, i popoli della terra accettano anche ciò tanto quanto sopportano il dominio. Ma comunque queste cose e altre simili ad esse saranno considerate (animadverto-is-verti-versum-ĕre) e giudicate, io certamente non le terrò in grande considerazione: ciascuno di per sé mi (dativus ethicus col significato di “per favore”) rivolga puntualmente l’attenzione (intendat congiuntivo esortativo, intendo, is, tendi, tentum, ere) a queste cose, che vita e quali costumi vi fossero, attraverso quali uomini e con quali capacità sia nato e si sia sviluppato (augeo, es, auxi, auctum, ēre) il potere (interrogative indirette), in pace e in guerra; ponga poi attenzione (sequatur animo, congiuntivo esortativo, sequor, eris, secutus sum, sequi) a come, rilassandosi a poco a poco la disciplina (labante disciplina, ablativo assoluto), i costumi dapprima si siano infiacchiti e poi come siano sempre più degenerati e quindi abbiano iniziato (coepio-is-ĕre) a cadere a precipizio (praecipio, praecipitas, avi, atum, are), finché si è giunti a questi tempi nei quali non possiamo sopportare né i nostri vizi né i loro rimedi. È soprattutto questo che vi è di salutare e utile nella conoscenza della storia, che tu osservi (te intueri: accusativo + infinito, intueor, intueris, intuitus sum, intueri) modelli di ogni genere riposti in un’opera illustre (inlustri ablativo concordato con monumento); da qui prendi ciò che imiti (“da imitare”, relativa impropria con valore consecutivo, forse con congiuntivo caratterizzante. Imitare=imitaris, seconda persona singolare presente congiuntivo; imitor, aris, imitatus sum, imitari) per te e per il tuo stato (dativi di vantaggio, dativus commodi), da qui ciò che, turpe all’inizio e turpe alla fine (inceptu e exitu = ablativi di limitazione), eviti (relativa impropria con valore consecutivo). Del resto, o m’inganna l’amore per l’opera (genitivo oggettivo) intrapresa (p. p. con funzione attributiva di suscipio,is,cepi,susceptum,ĕre) o non vi fu mai nessuno stato né più grande né più sacro né più ricco (ditior è forma sincopata per divitior, comparativo di dives) di buoni esempi, né, nel qual stato, avidità e lussuria penetrassero così tardi(ve) (serae è nominativo in quanto complemento predicativo del soggetto avaritia luxuriaque), né dove tanto e per così tanto tempo vi fosse l’onore per la povertà e per la parsimonia (dativo di termine). Perciò quanti meno erano i beni tanto meno era il desiderio: recentemente le ricchezze hanno portato con sé (invexere: è la forma arcaica e alternativa di invexerunt, terza persona plurale del perfetto di inveho, is, vexi, vectum, ere) l’avidità, i piaceri smodati e il desiderio di rovinarsi (pereundi = gerundio al genitivo di pereo-is,perii,perire) e di perdere (gerundio al genitivo) tutto con il lusso e con la dissolutezza (complemento di mezzo espresso con per + accusativo, sebbene di solito per la cosa si usa l’ablativo semplice, mentre per la persona per + accusativo). Ma le lamentele, che non saranno (futurae: p. futuro di sum in funzione attributiva, equivalente a relativa. Il p. futuro porta con sé il valore di predestinazione: “le lamentele che sono destinate a non essere gradite”) gradite nemmeno quando forse saranno necessarie, siano lontane (congiuntivo esortativo) per lo meno nel momento di iniziare un’opera tanto grande (lett. dall’inizio di un’opera tanto grande da iniziare: ordiendae gerundivo genitivo di ordior, ordiris, orsus sum, ordiri): piuttosto, se, come i poeti, anche noi (dativo di possesso) avessimo (protasi periodo ipotetico di terzo tipo, irrealtà; congiuntivo imperfetto perché indica irrealtà nel presente) questa usanza, inizieremmo (congiuntivo irreale: imperfetto perché indica irrealtà nel presente. Apodosi periodo ipotetico di terzo tipo) più volentieri con buoni presagi, con voti e preghiere agli dei e alle dee, perché dessero (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da un tempo storico, cioè l’imperfetto congiuntivo inciperemus) esiti felici (a noi) che abbiamo cominciato (orsis: è participio perfetto da ordior, iris, orsus sum, ordiri; participio attributivo) un’opera così grande (genitivo di stima). LIBER I 1 Innanzitutto è ormai abbastanza noto (consto-as,stiti,are) che, dopo aver preso Troia (ablativo assoluto), si infierì (saevio,is,saevii,saevitum,saevire; infinito perfetto passivo per formare infinitiva impersonale) contro tutti i Troiani e che gli Achei rinunciarono (infinito perfetto di abstineo,es,tinui,tentum,ere) a ogni diritto di guerra a vantaggio di due (dativo di vantaggio), Enea e Antenore (dativi di vantaggio), per un diritto di antica ospitalità (genitivo epesegetico) e perché erano sempre stati fautori della pace e della (necessità di) restituzione (gerundivo) di Elena; che dopo varie vicende Antenore, con un gran numero di Eneti, i quali, cacciati (participio congiunto, pello-is-pepuli-pulsum-ĕre) dalla Paflagonia in seguito a una rivoluzione e perduto il re Pilemene (ablativo assoluto) presso Troia (complemento di stato in luogo che esprime vicinanza), cercavano sia una sede che un capo, giunse (venuisse infinito perfetto) nella più interna insenatura (sinus, sinus) del mar Adriatico e che Eneti e Troiani, cacciati gli Euganei (ablativo assoluto), i quali vivevano fra il mare e le Alpi, occuparono (tenuisse infinito perfetto: gli infiniti perfetti di queste infinitive denotano anteriorità) quei territori. E infatti Troia viene chiamato il luogo in cui per primo sbarcarono (perfetto del deponente egredior,egrederis,egressus sum,egredi) e da lì ha il nome (dativo di possesso) Troiano il territorio: tutta le gente fu chiamata Veneti. (sempre discorso indiretto) (è noto che) Enea, profugo dalla patria per una simile sventura ma guidando(lo) il destino (ablativo assoluto) verso più grandi inizi, giunse dapprima in Macedonia, poi, sbalzato in Sicilia cercando (participio presente usato come participio congiunto con valore finale oppure p. presente in funzione attributiva) una sede, dalla Sicilia si diresse (ancora infinitiva con infinito perfetto tenuisse per indicare anteriorità) con la flotta nel territorio di Laurento. Anche questo luogo è chiamato Troia. Sbarcati qui, poiché/mentre i Troiani compivano razzie nei campi (cum + congiuntivo imperfetto: può avere valore di cum historicum perché ha un valore tra il causale e il temporale), non essendo loro avanzato (relativa impropria con valore causale esplicitato dall’ut) quasi nulla eccetto armi e navi a causa dell’infinito peregrinare (ablativo di causa), il re Latino e gli Aborigeni, che allora abitavano quei luoghi, accorsero (presente storico, concurro-is-curri-cursum-ĕre) armati dalla città e dai campi per respingere (ad + gerundivo con valore finale; arceo,es,arcui,ere) l’attacco degli stranieri. Di qui si ha una duplice tradizione. Ma, come io credo (ut con originaria funzione comparativa), l’origine di una così grande città e l’inizio dell’impero più potente, secondo (solo) al potere degli dei, era destinato dai fati. Stuprata (participio congiunto di comprimo-is-pressi-pressum-ĕre) con la violenza e avendo partorito (cum+congiuntivo con valore causale piuccheperfetto di edo,is,edidi,editum,edĕre) due gemelli, la vestale, o perché convinta (participio congiunto di reor,reris,ratus sum,reri) così o perché un dio come autore (complemento predicativo del soggetto) della colpa era più dignitoso, dichiarò (presente storico) Marte padre (complemento predicativo dell’oggetto) della sua progenie illegittima. Ma né gli dei né gli uomini liberarono (presente storico) lei e la sua prole dalla crudeltà del re: la sacerdotessa, incatenata (participio congiunto, vincio,is,vinxi,vinctum,vincire), fu messa in prigione e (il re) ordinò (iubeo,es,iussi,iussum,iubere) che i bambini fossero gettati (mitti è infinito presente passivo di mitto, forma infinitiva) nella corrente del fiume (lett. “nel fiume che scorre”, profluentem p. presente con funzione attributiva di profluo,is,profluxi,profluxum,profluĕre). Per un caso divino, il Tevere, straripato (participio congiunto di effundo,is,effudi,effusum,effundĕre) in piccoli stagni, non permetteva di avvicinarsi (infinito presente passivo) al corso del fiume normale, ma dava ai portatori (ferentibus: participio presente di fero sostantivato) la speranza che i bambini potessero essere sommersi (infinito presente passivo di mergo, mergis,mersi,mersum,mergĕre) dalle acque benché calme. Così come (se avessero) compiuto (defuncti: p. congiunto di defungor,eris,defunctus sum,defungi) l’ordine del re, abbandonarono (expono-is-posui-positum- ĕre) i bambini nella pozza più vicina dove ora c’è il fico Ruminale – (un tempo) chiamata Romulare, come raccontano. Allora in quei luoghi vi erano vasti deserti. Si mantiene la tradizione secondo cui, quando le acque basse lasciarono (congiuntivo piuccheperfetto di destituo,is,destitui,destitutum,destituĕre) in secco la cesta ondeggiante (p. presente con valore attributivo di fluito,as,avi,are) in cui erano stati abbandonati i bambini, una lupa assetata (p. presente attributivo di sitio.is,sitii,sitire), (proveniente) dai monti circostanti, diresse (flexisse infinito perfetto di flecto,is,flexi,flexum,ĕre) il suo percorso verso il pianto dei bambini; che essa porse (praebuisse infinito perfetto di praebeo,es,praebui,praebitum,ere) le sue mammelle abbassate tanto dolce(mente) che (consecutiva introdotta da adeo resa con il perfetto congiuntivo) il guardiano delle pecore del re – che dicono si chiamasse Faustolo – la trovò che leccava (p. presente con funzione attributiva oppure congiunto. Lambo-is-lambi-lambitum-ĕre) i bambini con la lingua; che da lui (furono portati) nelle stalle e affidati alla moglie Larenzia per essere allevati (gerundivo con valore finale). Alcuni pensano (congiuntivo caratterizzante) che Larenzia, per aver prostituito il suo corpo (ablativo assoluto), fosse chiamata lupa tra i pastori; da qui è venuto lo spunto della leggenda e il prodigio. Che, così nati e così educati, quando crebbero (adolesco-is-adolevi-adultum-adolescere: verbo incoativo ma al perfetto quindi il valore incoativo si perde), non inattivi (segnes) né nelle stalle né presso il gregge, erravano cacciando nei boschi. Quindi, acquisita la forza (ablativo assoluto, sumo-is-sumpsi-sumptum-sumĕre) nei corpi e nella mente, ormai affrontavano (subsisto,stis,stiti,ĕre, verbo incoativo) non solo le bestie, ma facevano assalti ai briganti carichi di bottino e dividevano il bottino fra i pastori e con loro, mentre la schiera dei giovani si accresceva (ablativo assoluto) di giorno in giorno, praticavano il lavoro e lo svago. 5 Dicono che già allora sul monte Palatino si celebrasse la festa dei Lupercali e che, da Pallanteo, città dell’Arcadia, il monte fu chiamato Pallanzio e poi Palatino; che qui Evandro, che (discendendo) da quella stirpe aveva retto quei luoghi da molto tempo, istituì (infinito perfetto di instituo,is,institui,institutum,ĕre) la cerimonia portata dall’Arcadia in cui (ut relativo) giovani correvano nudi per venerare (participio presente congiunto con valore finale), attraverso giochi e sfrenatezza, Pane Liceo, che i Romani poi chiamarono Inuo. (raccontano) Che mentre erano intenti (participio assoluto formato dal solo participio usato assolutamente, dedo,is,dedidi,deditum,ĕre) a questa celebrazione, poiché la ricorrenza era nota, i briganti, a causa dell’ira per il bottino perso (amissae è participio con funzione attributiva), tesero un’imboscata (insidior-aris-atus sum-ari) e, mentre (cum avversativo oppure cum interea) Romolo si difese con forza, catturarono Remo e consegnarono il prigioniero al re Amulio, per giunta accusandolo. Soprattutto lo accusavano di aver compiuto incursioni nei campi di Numitore (lett. che incursioni erano state compiute da loro); poi di averli derubati in modo ostile con una schiera raccolta (p.p. in funzione attributiva di colligo,is,legi,lectum,ĕre) di giovani. Così Remo fu consegnato (presente storico passivo) a Numitore per la pena (complemento di fine). Già dall’inizio Faustolo aveva avuto la speranza (dativo di possesso) che (i bambini) che erano stati educati in casa sua (fossero) di sangue reale; infatti sapeva sia che dei bambini erano stati abbandonati per ordine del re sia che il tempo coincideva con quello stesso in cui li aveva raccolti; ma non aveva voluto che la cosa fosse svelata (aperiri infinito presente passivo di aperio,is,aperui,apertum,aperire) anzitempo (immatura forse accusativo avverbiale) se non o per occasione o per necessità. La necessità giunse per prima: così, spinto (participio congiunto di subigo,is,subegi,subactum,subigĕre) dal timore (ablativo di causa efficiente), svelò a Romolo (dativo di termine) la verità. Per caso, anche a Numitore, mentre teneva Remo prigioniero e avendo saputo che i due fratelli erano gemelli, considerando (gerundio dativo) la loro età e la loro indole per niente servile, turbò (tango,is,tetigi,tactum,tangĕre/tago,is,tetigi,tactum,tangĕre: forma con infisso nasale e forma senza, anche se la differenza di significato al perfetto scompare quindi in questo caso non ha valore) il suo animo il ricordo dei nipoti; e indagando giunse a un punto tale che non mancava molto (consecutiva con antecedente eo) che riconoscesse Remo (sostantiva con quin perché l’espressione haud procul esset ha un significato affine a quello dei verba impediendi negati). Così da ogni parte furono tramati (nectitur: indicativo presente passivo con valore storico di necto,is,nexi,nexum,nectĕre) intrighi contro il re (dativo di svantaggio). Romolo, non con una schiera di giovani – e infatti non era sufficiente per uno scontro aperto – ma ordinato ai pastori (ablativo assoluto) di recarsi alla reggia per vie diverse e nel momento fissato, assaltò il re (presente storico); e Remo, preparata un’altra schiera (ablativo assoluto oppure complemento di mezzo), (venendo) dalla casa di Numitore, aiutò. Così uccisero (presente storico) il re. 6 Numitore all’inizio del tumulto, che ripeteva (dictitans participio presente con funzione attributiva del frequentativo di dico, dictito) che i nemici avevano invaso la città e che avevano aggredito (adortos esse: infinitiva. Adorior-iris-adortus sum-adoriri) la reggia, poiché aveva/avendo richiamato la gioventù albana per proteggerla (gerundivo di obtineo,es,obtinui,obtentum,obtinere) con le armi e con la guardia, dopo che (anteriorità) vide che i giovani si dirigevano (pergo,is,perrexi,perrectum,pergĕre) verso di lui esultanti (participio presente con funzione attributiva) per la strage compiuta (participio perfetto con funzione attributiva), convocato immediatamente il concilio (ablativo assoluto), rivelò il tradimento del fratello contro di lui, l’origine dei nipoti, come (ut con valore modale) erano stati generati, allevati e riconosciuti e poi l’uccisione del tiranno e che lui era l’autore di essa. Dopo che i giovani, avanzati (participio congiunto) con l’esercito nel mezzo dell’adunanza, ebbero salutato re lo zio, un grido concorde (consentio,is,consensi,consensum,ire) innalzatosi (secuta p.p. di secor,eris,secutus sum,seci) da tutta la folla confermò al re (dativo di termine) il titolo e il potere. Così, affidato lo stato Albano (ablativo assoluto) a Numitore, il desiderio di fondare (gerundivo genitivo) una città in quei luoghi in cui erano stati abbandonati ed allevati prese Romolo e Remo. Infatti la popolazione degli Albani e dei Latini sovrabbondava (indicativo imperfetto di supersum-superes,superfui-superesse); a ciò si erano aggiunti anche i pastori, sì che tutti certamente speravano (relativa consecutiva) che (sarebbe stata) piccola Alba e piccolo Lavinio in confronto a quella città che stava per essere fondata (fore per esprimere al congiuntivo l’idea del futuro, quindi per supplire alla forma del congiuntivo futuro; regge il congiuntivo imperfetto perché la sovraordinata è al passato). Tra queste considerazioni si insinuò poi quell’antico male, la brama del regno, e quindi, da un inizio abbastanza benevolo, si generò (est sottinteso, perfetto di coorior,cooriris,coortus sum, cooriri) una contesa ignobile. Poiché erano gemelli e non poteva fungere da risoluzione il rispetto dell’età, affinché gli dei, sotto la cui protezione erano quei luoghi, indicassero (sottinteso eum) chi dovesse dare (relativa con congiuntivo imperfetto perché esprime contemporaneità) il nome alla nuova città, chi dovesse reggere il potere dopo averla fondata (participio congiunto), per prendere gli auspici (finale espressa con ad + gerundio) Romolo scelse (presente storico) il Palatino e Remo l’Aventino come spazi (di osservazione). 7 Si dice che a Remo per primo apparvero (infinito perfetto) come segno augurale (complemento predicativo) sei avvoltoi; annunciato ormai l’augurio (ablativo assoluto), poiché a Romolo se ne erano mostrati il doppio, le schiere di ognuno avevano acclamato (indicativo piuccheperfetto) re entrambi: pretendevano il regno quelli per la priorità (participio con funzione attributiva) nel tempo, gli altri per il numero (ablativo di causa) di uccelli. Quindi, affrontatisi (participio congiunto di congredior,eris,congressus sum,congredi oppure perfetto con sunt sottinteso) con una discussione, dallo scontro furioso (lett. dei furori) giunsero alla strage; lì nel tumulto Remo cadde ferito (da icio,icis,ici,ictum,icĕre). È più diffusa la tradizione che Remo, per scherno (dativo di fine o ablativo di causa) del fratello (genitivo oggettivo?), scavalcò (infinito perfetto di transilio,is,transilui,transilitum,transilire) le nuove mura; che fu ucciso (esse sottinteso, infinito perfetto passivo) da Romolo infuriato, avendo aggiunto (cum + piuccheperfetto di adicio,is,ieci,iectum,ĕre) inveendo anche con le parole: “così da ora per chiunque (sottinteso ei a cui quicumque si riferisce) altro passerà (indicativo futuro) le mie mura”. Così Romolo da solo si impadronì del potere (sottinteso est dal passivo di potio,is,ivi,itum,ire. Verbo che prevede la costruzione sia con ablativo che con genitivo); la città fondata fu chiamata dal nome (ablativo di origine) del fondatore. Innanzitutto fortificò (munio,is,munii,munitum,ire) il Palatino, dove egli stesso era stato allevato. Fece (presente storico) sacrifici agli altri dei secondo il rito albano, ad Ercole secondo quello greco, come erano stati istituiti (comparativa oppure ut con valore dichiarativo-causale) da Evandro. Raccontano che Ercole, ucciso Gerione (ablativo assoluto da interimo,is,interemi,interemptum,interimĕre), portò via (infinito perfetto di abigo,is,abegi,abactum,ĕre) i suoi buoi dall’aspetto meraviglioso (ablativo di misura?) in quei luoghi e che vicino al fiume Tevere, attraverso cui (qua avverbio per esprimere il moto per luogo) era passato (indicativo piuccheperfetto di traicio,is,traieci,traiectum,ĕre) nuotando (gerundio ablativo) spingendo (participio presente) davanti a sé il bestiame, si sdraiò (infinito perfetto di procumbo,is,cubui,cubitum,ĕre: ricorda infisso nasale) in un luogo erboso per ristorare (ut + congiuntivo imperfetto con valore finale di reficio- is-feci-fectum-ĕre; imperfetto perché esprime contemporaneità, unico valore che può esprimere, rispetto a un tempo storico) col riposo e col pascolo (ablativi di mezzo) i buoi e lui stesso stanco per il cammino (ablativo di causa). Qui, mentre il sonno lo aveva colto appesantito (participio congiunto) dal cibo e dal vino, un pastore abitante nei dintorni di quel luogo, di nome (ablativo di limitazione) Caco, feroce per le sue forze, colpito (participio congiunto) dalla bellezza (ablativo di causa efficiente) dei buoi, volendo rubare (averto,is,verti,versum,ĕre) quella preda, poiché, se avesse fatto entrare (protasi di III tipo che resta invariata in periodo ipotetico dipendente, col congiuntivo piuccheperfetto di compello,is,compuli,compulsum,ĕre) il bestiame sulla spelonca spingendolo (agendo=ablativo del gerundio) (davanti a sé), le stesse impronte avrebbero guidato (apodosi periodo ipotetico dipendente con perifrastica attiva all’imperfetto per esprimere azione imminente nel passato, porta con sé i valori di intenzione, predestinazione, imminenza) lì il padrone che le cercasse (quaerentem participio presente con valore attributivo o di participio congiunto), trascinò per le code verso la spelonca i buoi rivolti all’indietro (auersos: p.p. con funzione attributiva), ciascuno bellissimo. Ercole sul far dell’alba, svegliatosi (p. congiunto di excieo,excies,excivi,excitum,exciĕre), avendo dato un’occhiata alla mandria ed avendo visto che una parte mancava al numero, si diresse alla più vicina spelonca, se per caso le impronte lo portassero là (suppositiva con congiuntivo imperfetto con valore potenziale). (Quae: nesso relativo) Quando vide che queste (quae) erano tutte rivolte all’infuori e che non portavano in nessun’altra direzione, confuso (p. p. di confundo) e perplesso cominciò a portare via la mandria da quel luogo insicuro. Poi avendo alcune mucche spinte avanti muggito per desiderio delle restanti, come accade, il verso delle mucche rinchiuse uscito (p.p. attributivo) dalla grotta attrasse Ercole. (quem nesso relativo) E poiché Caco aveva tentato (conor,aris,atus sum,ari) di impedire con la forza a quello di raggiungere (vadentem: participio presente congiunto con valore finale di vado,is,ĕre) la spelonca, colpito (p. congiunto di icio,is,ici,ictum,ĕre) dalla clava mentre invocava inutilmente l’aiuto dei pastori, morì (occumbo,is,occubui,occubitum,ĕre, nota infisso nasale). Evandro, profugo dal Peloponneso, reggeva (rego,is,rexi,rectum,ĕre) allora quei territori più con la stima che col potere, uomo venerabile per il miracolo per fornire (finale con imperfetto) a questa (cui forse nesso relativo al posto di ei, riferito forse a vis) il tempo e l’occasione adatta, dissimulando (p. presente attributivo) il dispiacere, organizzò (presente storico) con cura solenni ludi in onore di Nettuno equestre e li chiamò Consuali. Poi ordinò che lo spettacolo fosse annunciato (infinito passivo di indico,is,dixi,dictum,ĕre perché iubeo regge infinitiva) ai vicini; e la divulgarono con quanta sontuosità allora conoscevano o potevano (indicativi imperfetti), affinché la rendessero celebre e attesa (finale con imperfetto perché in dipendenza da un tempo storico). Molta gente accorse (convenere è forma abbreviata di indicativo perfetto convenerunt) anche per la curiosità di vedere la nuova città (gerundivo genitivo), soprattutto i più vicini: Ceninesi, Crustumini, Antemnati; venne senz’altro tutta la popolazione dei Sabini con i figli e con le mogli (complemento di compagnia). Ospitati (p. congiunto) amichevolmente nelle case, avendo visto (cum narrativum) sia la posizione sia le mura sia la città piena di tetti, si meravigliarono (presente storico) che la città di Roma fosse cresciuta (infinito perfetto dell’infinitiva) in tanto poco tempo (ablativo di aggettivo brevis sostantivato). Quando giunse il momento dello spettacolo e gli animi e gli occhi (ablativo associativo) erano concentrati su esso, allora, secondo quanto stabilito (ex composito, ablativo di origine?), nacque (orta est, orior,oriris,ortus sum,oriri) uno scontro e, dato il segnale (ablativo assoluto), i giovani romani corse qua e là per rapire le fanciulle (gerundivo accusativo con ad quindi con valore finale). Una gran parte di quelle (eorum sottinteso) che furono rapite si imbatté in qualcuno a caso (raptae sunt) (oppure una gran parte fu rapita a caso dal primo in cui si imbatté): uomini della plebe (ablativo di origine) a cui era stato dato l’ordine (relativa) portavano nelle loro case alcune che si distinguevano (p. presente in funzione attributiva) nell’aspetto (ablativo di limitazione), destinate ai più insigni fra i senatori (genitivo partitivo). Si dice (ferunt) che una, di gran lunga distinta più delle altre per bellezza (ablativo di limitazione; endiadi pulchritudine e specie), fosse stata rapita dalla schiera di un certo Talasso (genitivo possessivo) e, poiché molti chiedevano (ablativo assoluto, sciscito verbo frequentativo) a chi (pronome interrogativo) la portassero (interrogativa indiretta) fu gridato (clamito frequentativo di clamo) ripetutamente, affinché nessuno la toccasse (finale), che la si portava (ferri: infinito passivo di fero; soggetto dell’infinitiva è eam) a Talassio; e (ferunt) che di qui nacque questa parola nuziale. Turbata la festa per la paura, i genitori delle fanciulle, afflitti, scapparono, accusandoli (p. presente) che la legge dell’ospitalità era stata violata (sottinteso esse) e invocando (p. presente) il dio ai ludi del quale si erano recati ingannati dalla fiducia e dal rispetto sacro. Né le (fanciulle) rapite nutrivano (dativo di possesso) migliore speranza su se stesse (de se complemento di argomento) o minore indignazione. Ma Romolo stesso girava fra loro e diceva che ciò era accaduto (factum esse, infinitiva di fio,fis,factus sum,fieri) a causa della superbia dei loro padri, i quali avevano rifiutato (relativa impropria con congiuntivo piuccheperfetto; può avere valore causale) l’unione coi vicini; (docebat) che esse tuttavia sarebbero state sposate e partecipi (in societate) di tutti i beni, della cittadinanza e dei figli, quanto nulla di più caro sia agli uomini; che placassero (congiuntivo imperfetto di mollio,is,molli,mollitum,ire) la rabbia e dessero (darent congiuntivo imperfetto) a coloro (eis sottinteso) ai quali (quibus, relativa) la sorte aveva dato i loro corpi, anche i cuori; spesso da un’offesa (ablativo di origine) è nata (ortam est) in seguito la benevolenza; e per questo avrebbero avuto (usuras esse regge ablativo) mariti migliori poiché ciascuno per parte sua si sarebbe sforzato (quod quisque adnisurus sit: causale con perifrastica attiva con congiuntivo perché esprime il punto di vista), facendo il proprio dovere (cum functus sit: fungor,eris,functus sum,fungi), per colmare (ut expleat, soggetto quisque: finale con congiuntivo presente di expleo,es,explevi,expletum,ere) la nostalgia dei genitori e anche della patria. Si aggiungevano le moine degli uomini, che giustificavano (p. presente in funzione attributiva) il fatto con il desiderio e l’amore, (moine) che (relativa) sono le preghiere più efficaci sull’animo femminile. 10 Ormai gli animi nelle rapite (rapio,is,rapui,raptum,ĕre) si erano del tutto calmati; ma i genitori delle rapite, con l’abito funebre, eccitavano al massimo i cittadini con lacrime e lamenti (ablativo strumentale, di mezzo). E non limitavano le manifestazioni di indignazione solo in patria (locativo), ma si riunivano da ogni parte intorno a Tito Tazio, re dei Sabini, e a lui giungevano ambascerie poiché in quelle regioni era massima la fama di Tazio. Vi erano i Ceninesi, i Crustumini e gli Antemnati, ai quali (ad quos retto dal verbo pertineo) riguardava/si estendeva parte dell’oltraggio. Sembrò loro (costruzione personale di videor: soggetto Tatius Sabinique, dativo his) che Tazio e i Sabini agissero (agere è conseguenza della costruzione personale di videor: il verbo della subordinata va all’infinito) lentamente: proprio quei tre popoli organizzarono (presente storico) in comune tra loro la guerra. Neppure Crustumini e Antemnati si mossero (presente storico) abbastanza rapidamente in confronto all’ardore e alla furia dei Ceninesi; così il popolo dei Ceninesi irruppe (presente storico) nel territorio romano da solo. Ma a costoro che saccheggiavano (p. presente in funzione attributiva sostantivato al dativo in quanto dativo di destinazione) confusamente, andò incontro (fit obvius: presente storico) Romolo con l’esercito e con una breve lotta (ablativo di mezzo) dimostrò che l’ira è vana (infinitiva) senza la forza. Sbaragliò (presente storico) l’esercito, lo mise in fuga (presente storico), e disperso (fusum, p.p. di fundo in funzione attributiva riferito a exercitum), lo inseguì (presente storico di persequor,eris,persecutus sum,persequĕre); uccise (pres, storico) il re in battaglia e lo spogliò (pres. Storico): ucciso il capo dei nemici (ablativo assoluto), conquistò (presente storico) la città al primo attacco. Ricondotto di là l’esercito vittorioso (ablativo assoluto), egli, uomo tanto grandioso nelle imprese (ablativo strumentale di limitazione) quanto non meno ostentatore delle imprese (genitivo di relazione), portando (gerens p. presente congiunto) le spoglie (ablativo assoluto) del capo dei nemici appese (compl. predicativo dell’oggetto) a un carro (ablativo di stato in luogo) costruito (p.p. in funzione attributiva) appositamente per quello (scopo) (ad + accusativo complemento di fine) salì sul Campidoglio; qui, dopo averle deposte (cum + cong. piuccheperfetto) sotto una quercia sacra ai pastori (dativo di interesse o ablativo di limitazione), (simul può significare “insieme” ed essere associato a cum seguente oppure indicare precedenza immediata/coincidenza ed essere associato al cum + congiuntivo) nello stesso tempo/con l’offerta segnò i limiti per il tempio (dativus finalis) di Giove (genitivo possessivo) e aggiunse al dio l’epiteto: “o Giove Feretrio (vocativo)”, disse, “io Romolo, re vittorioso, ti (dativo di termine o di vantaggio) offro queste armi regali e ti dedico un tempio in questi confini che ho delimitato (relativa con indicativo perfetto di metor,aris,atus sum,ari) ora con la mente, sede delle spoglie opime (forse ablativo di limitazione) che i posteri (relativa), seguendo (p. presente in funzione attributiva) me come modello, (ti) offriranno (ferent futuro semplice), dopo aver ucciso i re e i comandanti nemici” (ablativo assoluto). Questa è l’origine del tempio che, primo fra tutti (partitivo), fu consacrato a Roma (residuo locativo). Così poi piacque agli dei (visum est dis: “sembrò bene agli dei”, perfetto della costruzione impersonale di videor) che la parola del fondatore del tempio, con la quale promise (relativa) che i posteri avrebbero portato lì le spoglie (infinitiva con perifrastica attiva), non restò (esse infinitiva) vana e che l’onore di quel dono non fosse sminuito (infinitiva con infinito passivo di volgo) dal gran numero di coloro che ne avevano diritto (compotum genitivo plurale dell’aggettivo sostantivato compos “che ha diritto”). Due volte dopo, durante tanti anni e tante guerre (complemento di tempo continuato), furono ottenute (parta sunt da pario,is,peperi,partum,parĕre) le spoglie opime: a tal punto rara fu la fortuna di quell’onore. 11 Mentre qui i Romani si occupavano di queste cose (1 valore di dum, concomitanza generica: verbo durativo che si contrappone al verbo non durativo della sovraordinata. Il presente usato è un presente acronico, che marca solo la contemporaneità), l’esercito degli Antemnati fece incursione nei confini da nemico, per l’opportunità e la solitudine (“cogliendo l’opportunità della loro scarsezza”, complemento di mezzo). L’esercito romano fu rapidamente condotto (ductum est) anche contro di loro e li uccise mentre erano sparsi (p. perfetto congiunto di palor,palaris,palatus sum,palari) per i campi. Sbaragliati (p. congiunto di fundo,is,fudi,fusum,fundĕre) quindi i nemici al primo attacco e al primo grido di guerra (clamore), fu conquistata (captum est) la città; sua moglie Ersilia, assillata (p. congiunto) dalle preghiere delle rapite, pregò Romolo, che celebrava (ovantes p. presente in funzione attributiva) la duplice vittoria, che perdonasse (ut + congiuntivo presente det, volitiva o finale in dipendenza da oro) i genitori di quelle e li accogliesse (altra volitiva o finale) in città; così la concordia poteva (infinito storico?) consolidare lo stato. Ciò fu ottenuto facilmente. Poi iniziò (profectus est, soggetto is sottinteso, perfetto di proficiscor-eris,profectus sum- proficisci) la guerra contro i Crustumini, che l’avevano iniziata (inferens participio presente in funzione attributiva). Qui lo scontro fu anche minore (minus certaminis: certaminis genitivo partitivo) poiché gli animi si erano scoraggiati (causale con quod + indicativo piuccheperfetto di cado,is,cecidi,cadĕre) a causa delle sconfitte altrui (ablativo strumentale di causa). In entrambe furono mandate colonie: erano di più coloro che andavano (inventi, p. presente in funzione attributiva sostantivato) che si arruolavano (qui darent nomina, relativa impropria) per Crustumino, a causa della fertilità della terra (complemento di causa). E in gran numero si traferì da lì a Roma, soprattutto i genitori e i parenti delle rapite. L’ultima guerra prese origine dai Sabini e fu quella molto più dura (maximum superlativo di magnus); niente infatti fu fatto con ira o cupidigia (complemento di mezzo) né fecero sapere della guerra prima di iniziarla (temporale che esprime un rapporto di anteriorità, per cui abbiamo indicativo; priusquam esprime di norma posteriorità, ma, essendo negata la sovraordinata i rapporti si invertono). Alla prudenza si aggiunse anche l’inganno. Spurio Tarpeio era a capo della fortezza romana. Tazio corruppe (presente storico) la giovane figlia di costui con l’oro affinché facesse entrare (finale con congiuntivo presente in accordo col presente della sovraordinata, in quanto la finale esprime sempre contemporaneità alla volizione) i soldati nella rocca; per caso allora questa era uscita fuori dalle mura per procurarsi (petitum: supino di peto: il supino è usato con i verbi di movimento per esprimere la finale) acqua per i sacrifici (dativus finalis). Una volta entrati (p.p. congiunto) la uccisero (necavere forma contratta di necaverunt) seppellendola (p. p. in funzione attributiva?) sotto le armi o perché sembrasse (finale con congiuntivo di videor, costruzione personale, all’imperfetto perché la sovraordinata è al perfetto) che la rocca era stata presa (capta esse) con la forza o per dare un esempio (finale con gerundivo di prodo,prōdis,prodidi,proditum,prōdĕre) che un traditore non ha (negazione con ne quindi volitiva, forse perché siamo sempre nella sfera della volontà dei soldati) mai niente di sincero (proditori dativo, può essere un dativo di possesso). La leggenda aggiunge che, poiché i Sabini portavano (causale con congiuntivo perfetto, congiuntivo perché siamo nell’ambito di un discorso indiretto) abitualmente bracciali d’oro di grande peso (genitivo di stima o prezzo) sul braccio sinistro e anelli gemmati di grande splendore (ablativo di qualità oppure di misura), essa aveva pattuito (come compenso) (infinitiva retta dal verbum dicendi, pango,pangis,pepigi,pactum,pangĕre) ciò (id sottinteso) che portavano (relativa con congiuntivo perché siamo in discorso indiretto) nella mano sinistra; per questo gli scudi furono accumulati (congesta esse, congeror,congeris,congessi,congestum,congĕrĕre) su di lei (dativo di termine) al posto dei doni aurei. Vi sono alcuni che ritengono (congiuntivo caratterizzante) che costei con l’accordo di consegnarle (tradendi genitivo del gerundio) ciò che era (relativa al congiuntivo perché siamo in discorso indiretto) nella mano sinistra, reclamasse (infinitiva) direttamente le armi e che (poiché) sembrava agire (costruzione personale videor) con l’inganno, fu uccisa proprio (peremptam esse, pĕremo,pĕremis,peremi,peremptum,pĕremĕre) con il suo compenso. 12 Tuttavia, i Sabini occuparono (tenuere forma abbreviata di tenuerunt) la rocca; il giorno seguente, poi, quando (cum narrativum?) l’esercito romano schierato aveva occupato (complesset = complevisset, congiuntivo piuccheperfetto da complĕo,comples,complevi,completum,complēre) la pianura (campi forse locativo) che si estende tra i colli Palatino e Campidoglio, (i Sabini) non discesero alla piana prima che i Romani, avanzassero (subiere=subierunt, indicativo perfetto subeo,subis,subii,subitum,subire; temporale che esprime anteriorità, in quanto la sovraordinata è negata quindi priusquam, che di solito esprime posteriorità, in questo caso esprime anteriorità) dal lato opposto, per l’ira e il desiderio, che stimolava gli animi, di recuperare la rocca (gerundivo genitivo)/stimolando gli animi l’ira e il desiderio di recuperare la rocca (possiamo vedere stimulante sia come p. presente con funzione attributiva sia insieme a ira e cupiditate a formare ablativo assoluto). Da entrambe le parti i capi animavano (cieo,cies,civi,citum,ciere) il combattimento, dalla parte dei Sabini Mezzio Curzio, da quella dei Romani Ostio Ostilio. Questo, nelle prime file (stato in luogo), nonostante la posizione svantaggiosa, sosteneva (sustĭnĕo,sustĭnes,sustinui,sustentum,sustĭnēre) la parte romana con coraggio e audacia. Non appena Ostio partitivo) quanto sembrava (comparativa oggettiva) che sarebbe diventata (futurum sottinteso esse, perifrastica attiva), si affrettarono (presente storico) a dichiarare guerra. Fatta avanzare la gioventù armata (ablativo assoluto), fu devastato (tutto) il territorio (agri genitivo partitivo, sottinteso omnem) che c’è tra la città e Fidene; poi, rivolti (p. congiunto di vorto,is,vorti,vorsum,vortĕre) a sinistra, poiché a destra il Tevere lo impediva, saccheggiarono (presente storico) con grande agitazione dei contadini e il tumulto improvviso portato dai campi (moto da luogo) nella città fu come un annuncio. Romolo agitatosi (p. congiunto di excieo,excies,excivi,excitum,exciere) – e infatti una guerra così vicina non poteva (indicativo piuccheperfetto) ammettere nessun indugio – condusse fuori l’esercito e pose (presente storico) gli accampamenti a un miglio (“mille di passi”, mille ablativo di misura, passuum partitivo) da Fidene (ablativo di distanza). Qui, lasciato un piccolo presidio (ablativo assoluto), uscito (p. congiunto di egredior,egrederis,egressus sum,egredi, verbo telico egressivo) con tutte le truppe, ordinò che una parte delle milizie si appostasse (infinitiva epesegetica, subsideo,es,ere) per tendere un’imboscata (insidiis: dativo di fine) in una zona coltivata tutt’intorno con fitti cespugli: partito (p. congiunto di proficiscor, verbo incoativo) con la maggior parte e con tutta la cavalleria (ablativo sociativo di unione), attirò (perfetto di excieo,es,excivi,excitum,exciere) fuori il nemico, ciò che egli voleva, cavalcando (gerundio ablativo di adequito,as,adequitavi,atum,are) fino quasi alle porte (dativo di destinazione) in modo tumultuoso (genere tumultuoso) e con la minaccia di battaglia (minaci pugnae). La stessa (eadem) battaglia equestre fornì un motivo meno sorprendente anche per la fuga (dativus finalis) che si doveva simulare (relativa con perifrastica passiva). E mentre anche la fanteria indietreggiava (cum referret gradum potrebbe essere cum interea con congiuntivo imperfetto oppure cum historicum), (velut=come) essendo la cavalleria incerta (ablativo assoluto) fra la scelta della battaglia o della fuga, i nemici, riversatisi (p. congiunto) improvvisamente dalle porte affollate, sgominata la schiera romana (ablativo assoluto, impello,is,impuli,impulsum,impellĕre), furono trascinati nel luogo dell’agguato per la foga (studio, ablativo di causa) di incalzarli ed inseguirli (genitivi del gerundio). I Romani, balzati fuori (p. congiunto di exorior,exoriris,exortus sum,exoriri) all’istante, piombarono (presente storico di invado,is,invasi,invasum,invadĕre) di fianco all’esercito dei nemici; aggiunsero (presente storico di addo) terrore i drappelli, mossi (p. congiunto di moveo) dagli accampamenti (complemento di moto da luogo), di coloro (genitivo possessivo) che erano stati lasciati di presidio. Così i Fidenati, percossi (p. congiunto di percello,percellis,perculi,perculsum,percellĕre) da un molteplice terrore (ablativo di causa efficiente), fuggirono (vertunt terga, presente storico) quasi prima che Romolo e gli uomini che erano con lui facessero voltare (temporale che esprime posteriorità, in relazione a sovraordinata al passato, con l’imperfetto quindi sfumatura volitiva, mentre il perfetto indica semplice successione) con le briglie (frenis) i cavalli; e questi, che poco prima avevano seguito dei simulanti (potrebbe essere relativa causale con quippe, però non presenta congiuntivo, quindi non credo), riprendevano la città molto più disordinatamente (effusius comparativo di maggioranza dell’avverbio effuse), dal momento che (quippe) la fuga era vera (erat sottinteso forse). Tuttavia non si sottrassero (eripuere forma contratta di eripuerunt, eripio,is,eripui,ereptum,eripĕre) al nemico: i Romani, standogli attaccati (p. presente attributivo di haereo,haeres,haesi,haesum,haerere) alle spalle, prima che i battenti delle porte fossero sbarrati (temporale che esprime posteriorità con congiuntivo imperfetto, quindi esprime intenzionalità), fecero irruzione (presente storico di inrumpo, verbo che all’infectum presenta infisso nasale che conferisce tratto dinamico che si perde al perfetto) come in un unico esercito. 15 Irritati (o p. congiunto oppure si può intendere sunt sottinteso) gli animi dei Veienti dal cattivo esempio (ablativo di causa) della guerra di Fidene sia per la consanguineità – infatti anche i Fidenati erano Etruschi – sia perché la stessa vicinanza del luogo li tormentava se le armi romane fossero (interrogativa indiretta) ostili a tutti i (popoli) confinanti (dativo di svantaggio). Fecero incursioni nei confini romani come saccheggiatori (compl. predicativo del soggetto) piuttosto che secondo gli usi di una guerra giusta. Perciò, non appostati gli accampamenti, non atteso l’esercito (ablativi assoluti) dei nemici (genitivo possessivo), ritornarono (rediere forma abbreviata di redierunt, perfetto di redeo,is,redii,reditum,redire) a Veio portando (p. presente attributivo) la preda rubata (p. attributivo) dai campi (ablativo di origine, provenienza o di moto da luogo). I Romani, dopo che non trovarono (temporale che esprime anteriorità quindi regolare l’uso dell’indicativo perfetto) il nemico di fronte nei campi, schierati (p. congiunto di instruo,is,instruxi,instructum,instruĕre) e pronti (p. congiunto di intendo,is,tendi,tentum,intendĕre) all’ultima battaglia (dativo di termine), attraversarono (presente storico) il Tevere. (quem nesso relativo) Dopo che i Veienti seppero (temporale che esprime anteriorità, audivere forma abbreviata del perfetto indicativo audiverunt) che (i Romani, quem riferito a Romanus) avevano collocato gli accampamenti (infinitiva) e stavano per giungere (accessurum sottinteso esse, infinitiva resa con perifrastica attiva) alla città, si misero in marcia (perfetto di egredior,egrederis,egressus sum,egredi, sottinteso sunt) per combattere (finale con congiuntivo imperfetto in quanto il tempo della sovraordinata è storico) in campo piuttosto che lottare bloccati (p. congiunto) dalle case e dalle mura (complemento di causa). Qui, senza che le forze fossero accresciute da nessun inganno (ablativo assoluto + compl. di mezzo, lett. “le forze accresciute con nessun inganno”), il re romano vinse solo grazie alla forza (complemento did mezzo) di un esercito (genitivo possessivo) veterano (di veterani); inseguiti/inseguì (p. congiunto riferito a rex oppure, sottintendendo est, terza persona singolare del perfetto) i nemici sbaragliati (p.p. in funzione attributiva) fino alle mura, rinunciò alla città, resistente nelle mura (ablativo di limitazione oppure ablativo di causa “per le mura”) e protetta (p.p. attributivo di munio,is,munii,munitum,munire) dalla stessa posizione (ablativo di causa efficiente), e mentre ritornava (p. presente congiunto di redeo,is,redii,reditum,redire) devastò i campi per desiderio più di vendicarsi (gerundio genitivo di ulciscor,ulcisceris,ultus sum,ulcisci) che di preda; i Veienti, abbattuti (p. congiunto di subigo,is,subegi,subactum,subigĕre) da quel disastro (ablativo di causa) non meno che dalla battaglia sfavorevole (ablativo di causa), inviarono (presente storico) a Roma dei legati a chiedere (supino di peto con funzione di finale) la pace. Espropriati (ablativo assoluto usato assolutamente, cioè col solo participio) di una parte (ablativo di pena?) del territorio, fu concessa (datae sunt sottinteso) una tregua di cento anni. Questi all’incirca (furono) gli avvenimenti, in pace e in guerra (domi militiaeque), sotto il regno di Romolo (ablativo assoluto), dei quali nessuno fu discordante (absonum) rispetto alla credenza (dativo) dell’origine divina e alla divinizzazione accreditata (accreditae può essere concordato sia con il dativo fidei che con il genitivo divinitatis) dopo la sua morte, non il coraggio nel recuperare il regno (gerundivo ablativo) ereditato, non la decisione di fondare una città (gerundivo genitivo forse di relazione), non (la decisione) di rafforzarla (gerundivo genitivo sempre riferito a urbis) con la guerra e con la pace (ablativi di mezzo). Senza dubbio (avv. profecto) a causa del/con il vigore (ablativo di causa o di mezzo) conferito (p.p. in funzione attributiva) da lui (ablativo d’agente), infatti, fu tanto potente (tantum valuit) che da allora godette (consecutiva resa con ut + congiuntivo imperfetto per marcare la durata) di pace sicura per quaranta anni (complemento di tempo continuato). Tuttavia, fu più caro al popolo che ai patrizi, graditissimo molto più degli altri ai soldati (lett. “agli animi dei soldati”, animis dativo); a guardia (complemento di fine) del suo corpo (genitivo epesegetico o possessivo), non solo in guerra ma anche in pace, ebbe trecento armati che chiamò (relativa) Celeri. 16 Compiute queste azioni mortali (ablativo assoluto, edo,is,edidi,editum,edĕre), mentre teneva (cum+ congiuntivo imperfetto, forse cum interea) un’assemblea, nel campo presso la palude (stato in luogo che esprime vicinanza) della Capra, per recensire l’esercito (ad + accusativo del gerundivo con valore finale), una tempesta scoppiata (p.p. congiunto di coorior,cooriris,coortus sum,cooriri) all’improvviso con grande fragore e tuoni (complemento di modo) nascose (operio,operis,operui,opertum,operire) il re in una nube (complemento di mezzo) così densa che sottrasse (consecutiva con congiuntivo perfetto di aufero,aufers,abstuli,ablatum,auferre per marcare il risultato complessivo) la vista di questo all’assemblea (dativo di svantaggio); e da allora Romolo non fu più sulla terra. Finalmente dissipato il timore (ablativo assoluto), dopo che la luce ritornò (temporale che esprime anteriorità) limpida e serena dopo un periodo (complemento di tempo determinato) tanto turbolento, la gioventù romana, quando vide vuoto il seggio regio, benché credessero (concessiva oggettiva) ai senatori che erano (steterant: piuccheperfetto indicativo di sto, verbo durativo) (a lui) vicini durante il sublime rapimento (complemento di tempo continuato) da parte del turbine (ablativo di causa efficiente), tuttavia, come colpita (forse comparativa suppositiva implicita che corrisponde a protasi di II tipo) dal terrore dell’essere orfana (orbitatis), mantenne per lungo tempo un mesto silenzio. Poi, cominciato (initio facto=ablativo assoluto) da pochi (dativo d’agente), tutti scelsero (presente storico) di salutare Romolo come un dio nato da un dio (deo ablativo di origine), re e padre della città di Roma (genitivo di possesso); lo supplicarono (presente storico) con le preghiere che, benevolo e propizio (endiadi), proteggesse (forse volitiva oppure congiuntivo esortativo, sospito,as,sospitare, verbo frequentativo) sempre la loro stirpe. Io credo che anche allora vi fossero (fuisse infinitiva) alcuni che, taciti, pensassero (relativa con congiuntivo imperfetto caratterizzante/forse congiuntivo anche perché siamo in discorso indiretto retto da credo) che il re fosse stato ucciso (infinitiva discerptum esse: discerpo,is,discerpsi,discerptum,discerpĕre) per mano dei senatori; infatti si diffuse anche questa voce, ma molto oscura (“in modo molto velato”); l’ammirazione per l’uomo (Romolo) (genitivo oggettivo) e il timore presente (praesens p. presente in funzione attributiva di praesum,praees,praefui,praeesse) accreditarono l’altra. Si dice che maggiore fiducia fu aggiunta (addita est) alla cosa (dativo di termine) anche grazie all’accorgimento (ablativo di causa) di un certo uomo. Infatti, turbata la cittadinanza (ablativo assoluto) dal rimpianto (ablativo di causa) del re (genitivo oggettivo) e ostile ai senatori, Proculo Giulio, come si racconta, testimone (apposizione) di una cosa grave benché grande, si presentò in assemblea. “O Quiriti”, disse, “Romolo, padre di questa città, alla prima luce odierna (all’alba) (complemento di tempo determinato), disceso (p. congiunto di delabor,delaberis,delapsus sum,delabi) dal cielo mi (dativo di termine) è apparso (dedit se obvium). Poiché/quando io mi ero fermato (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto, esprime anteriorità. adsto forse è un verbo telico, in quanto c’è il preverbio ad che lo rende egressivo) pervaso di paura e pieno di venerazione pregandolo (petens cum precibus, p. presente in funzione attributiva o congiunta boh di peto) che (mi) fosse permesso (ut fas esset: volitiva -forse oggettiva- con congiuntivo imperfetto in dipendenza da petens) che lo guardassi (infinitiva, intueor,intueris,intuitus sum,intueri, verbo telico rispetto a tueor, ingressivo) di fronte (contra), disse ‘vai (imperativo presente 2 p.s. di abeo,abis,abii,abitum,abire, forse telico rispetto a eo), annuncia (imperativo presente 2 p.s.) ai Romani che gli dei vogliono così (infinitiva oggettiva), che la mia Roma sia (volitiva in funzione epesegetica, spiega quell’ita) la capitale del mondo; quindi coltivino (congiuntivo presente esortativo) l’arte militare e sappiano e tramandino (congiuntivi esortativi) ai posteri questo (ita), che nessun esercito umano potrà resistere (infinitiva epesegetica, spiega quell’ita) alle armi romane’. Dette (locutus, p. congiunto di loquor,loqueris,locutus sum,loqui “dopo che disse”) queste cose” aggiunse “se ne andò (abeo,abis,abii,abitum,abire, forse telico rispetto a eo) nel cielo”. È sorprendente (mirum est) quanta fiducia ebbe (fuerit congiuntivo perfetto), congiuntivo perché forse in dipendenza da mirum est) quell’uomo (dativo di possesso) che annunciava (nuntianti, p. presente in funzione attributiva di nuntio) queste cose (haec) e quanto il rimpianto di Romolo si sia mitigato (lenitum sit, lenio,is,lenii,lenitum,lenire; abbiamo il congiuntivo perché in dipendenza da mirum est) presso la plebe e l’esercito, creatasi la convinzione (ablativo assoluto) della sua immortalità. 17 Nel frattempo una lotta e il desiderio del potere (genitivo o di relazione o epesegetico o oggettivo) agitava gli animi dei senatori e non era ancora divenuta individuale (ad singulos, complemento di moto a luogo) poiché nessuno si distingueva (causale, emineo,es,eminui,eminere), nel nuovo popolo, per grande ingegno: si lottava con le fazioni (faziosamente) tra le tribù. I discendenti dei Sabini (complemento di origine), poiché dopo la morte di Tazio nessuno della loro parte aveva regnato (non erat regnatum), affinché non perdessero (finale negativa con imperfetto perché il tempo della sovraordinata è storico) il possesso del potere in compartecipazione equa, volevano che fosse fatto (infinitiva, creari infinito passivo di creo) re uno dei loro: i vecchi Romani respingevano (indicativo imperfetto di aspernor,aris,atus sum,ari) un re forestiero. Tuttavia tutti volevano, fra le varie volontà, che si regnasse (che vi fosse un re) (infinitiva con infinito passivo di regno), non essendo ancora stata provata (ablativo assoluto, experior,iris,expertus sum,experiri) la dolcezza della libertà. Si insinuò (incedo,is,incessi,incessum,incedĕre) poi nei senatori il timore che, infastiditi gli animi (ablativo assoluto) di molti popoli circostanti (genitivo possessivo), qualche potenza straniera assalisse 19 (qui nesso relativo) Salito (p. congiunto di potio,is,ivi,itum,ire, si costruisce con genitivo e con l’ablativo) così al potere, si accinse a fondare di nuovo legalmente, con leggi e costumi, la città fondata (p.p. attributivo) da poco (novam) con la forza e con le armi (ablativi di mezzo). Poiché/quando si rese conto (cum narrativum con congiuntivo imperfetto per indicare la circostanza concomitante) di non poter abituare il popolo ad essi (quibus, nesso relativo, riferito a leggi e costumi) fra le guerre – ché (quippe esplicita valore causale con cum + congiuntivo e con relativa impropria) gli animi erano inselvatichiti dalla vita militare -, convinto (p.congiunto di reor,reris,ratus sum,reri) che il popolo feroce dovesse essere mitigato (gerundivo, sottinteso esse, perifrastica passiva) attraverso la disassuefazione dalle armi, fece edificare, nella parte più bassa dell’Argileto, il tempio di Giano come indice di pace e di guerra, affinché significasse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) (se) aperto (p.p. attributivo con valore di “se aperto” o forse congiunto) che la città era in armi, (se) chiuso (p.p. attributivo con valore di “se chiuso”) che tutti i popoli intorno erano pacificati. Poi fu chiuso due volte dopo il regno di Numa: la prima volta sotto il consolato di Tito Manlio dopo la fine (interfectum) della prima guerra punica, la seconda, che gli dei hanno permesso alla nostra generazione che lo vedessimo (volitiva oggettiva), dopo la battaglia di Azio, ottenuta la pace (ablativo assoluto, pario,is,peperi,partum,parĕre) in mare e in terra da Cesare Augusto (ablativo d’agente). Chiuso quello (ablativo assoluto) dopo/poiché aveva congiunto (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto) gli animi di tutti i confinanti intorno (circa) con patti e alleanze (ablativi di mezzo), eliminate le preoccupazioni (ablativo assoluto con valore temporale/causale) dei pericoli esterni (genitivo di relazione), affinché gli animi, che il timore dei nemici (genitivo oggettivo) e la disciplina militare avevano trattenuto (relativa con indicativo piuccheperfetto di contineo,es,continui,contentum,continere), non si infiacchissero (finale negativa con congiuntivo imperfetto in quanto in dipendenza da tempo storico) con l’ozio (ablativo di mezzo), si convinse (perfetto di reor,reris,ratus sum,reri) prima di tutto che bisognasse incutere (perifrastica passiva, sottinteso esse, gerundivo accusativo) il timore degli dei (genitivo oggettivo), cosa efficacissima sul popolo ignorante e rozzo in quei tempi. (qui nesso relativo) E poiché questo non poteva (cum causale) penetrare negli animi senza alcun finzione miracolosa (genitivo epesegetico o di relazione), simulò (presente storico) che egli avesse (dativo di possesso) degli incontri notturni con la dea Egeria; e che per il consiglio di quella egli dovesse istituire (infinitiva se instituere, instituo,is,institui,institutum,instituĕre) cerimonie sacre che fossero graditissime (relativa impropria con valore finale o causale) agli dei e preporre (infinitiva se praeficere, praeficio,is,praefeci,praefectum,praeficĕre) specifici sacerdoti a ognuno (dativo di vantaggio) degli dei (genitivo partitivo). E prima di tutto divise (presente storico) l’anno in dodici mesi secondo il giro della luna; (che) (quem nesso relativo) poiché la luna non impiega (causale con indicativo presente di expleo,exples,explevi,expletum,explere) trenta giorni per ciascun mese e mancano undici giorni all’anno completo, il quale compie una rivoluzione solare (orbe solstitiali), inserendo (gerundio ablativo per formare ablativo assoluto, oppure gerundivo) dei mesi intercalari, egli (li) distribuì così, che al ventesimo anno i giorni coincidessero (consecutiva con congiuntivo imperfetto preceduta da ita, congruo,is,congrui,congruĕre), riempiti gli spazi di tutti gli anni (ablativo assoluto nominale oppure compl. di tempo), con il medesimo punto del sole da cui erano/avevano iniziati (orsi essent: congiuntivo piuccheperfetto di ordior,ordiris,orsus sum,ordiri). Inoltre, determinò i giorni fasti e nefasti poiché talvolta sarebbe stato (futurum erat: perifrastica attiva) utile che nulla fosse fatto (infinitiva con infinito presente passivo di ago) con il popolo (“che non trattasse nessun pubblico affare”). 20 Allora rivolse la mente all’istituzione dei sacerdoti, benché egli stesso compiva (concessiva oggettiva) molti sacrifici, soprattutto quelli che ora spettano al flàmine Diale. Ma poiché pensava che in una popolazione bellicosa ci sarebbero stati (fore=futurom esse, infinitiva con perifrastica attiva) più re simili a Romolo che a Numa e che essi in persona sarebbero andati (ituros esse: infinitiva con perifrastica attiva) in guerra, affinché i riti di pertinenza (vicis) regia non si trascurassero (finale negativa con imperfetto perché in dipendenza da tempo storico), istituì un sacerdote flàmine assiduo per Giove (dativus finalis o di vantaggio) e lo adornò con una veste insigne e con la regia sedia curule. A questo aggiunse due flàmini, uno per Marte (dativus finalis o di vantaggio) e l’altro per Quirino (dativus finalis o di vantaggio) e nominò le vergini di Vesta, sacerdozio originario di Alba (ablativo di origine) e non estraneo alla stirpe del fondatore. Ad esse assegnò uno stipendio di ambito pubblico/dallo stato (compl. di argomento o, nel secondo caso, di causa efficiente) affinché fossero (finale con imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) custodi (antistites) assidue del tempio; e con la verginità e altre pratiche le rese venerabili e sacre. Allo stesso modo nominò dodici Salii per Marte Gradivo, diede (loro) il distintivo di una tunica ricamata e sopra la tunica una corazza di bronzo (aeneum) per il petto (dativus finalis); ordinò che portassero (ferre, infinitiva) quelle armi celesti, che sono chiamati ancili, e che andassero (ire, infinitiva) per la città cantando (p. presente in funzione attributiva) inni con danze solenni e tripudi (saltatu solemni e tripudiis=endiadi). Scelse poi dai senatori (ex+ablativo in funzione partitiva) come pontefice Numa Marco figlio di Marco e a lui attribuì (attribuo,is,attribui,attributum,attribuĕre) tutti i riti sacri descritti e annotati (p.attributivi o congiunti), con quali vittime sacrificali, in quali giorni e in quali templi sacri si svolgessero (congiuntivo imperfetto di fio,fis,factus sum,fieri, forse congiuntivo perché è una relativa impropria con valore temporale oppure perché esprime quanto voluto da Numa quindi congiuntivo volitivo) e da dove si prendesse (congiuntivo imperfetto; congiuntivo forse esprime volontà di Numa) il denaro per quelle spese (complemento di fine). Sottopose anche tutti gli altri riti pubblici e privati ai decreti (dativo di termine) del pontefice (genitivo possessivo), affinché vi fosse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) (uno) a cui (unus sottinteso, quo dativo) il popolo ricorresse per (avere) consiglio e affinché niente del diritto divino fosse sconvolto (finale negativa con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico; se non finale volitiva. Adscisco,is,adscivi,adscitum,adscicĕre: verbo incoativo) trascurando (ablativo gerundio, neglego,is,neglexi,neglectum,neglegĕre) i riti patrii e accogliendo (gerundio ablativo) quelli stranieri; affinché/che lo stesso pontefice insegnasse (finale sempre con imperfetto o al massimo volitiva. Edoceo verbo causativo e telico, ingressivo) non solo le cerimonie sacre ma anche i riti funebri e come placare (placandos è gerundivo) i mani, e quali prodigi mandati con i fulmini o con qualche altra visione fossero accolti ed espiati (interrogative indirette con congiuntivi imperfetti passivi). Per provocare (ad+gerundivo con funzione finale, elicio,is,elicui,elicitum,elicĕre) queste cose (prodigi) dalle menti divine dedicò a Giove Elicio un’ara sull’Aventino e chiese al dio con gli auspici quali bisognava accogliere (interrogativa indiretta resa con gerundivo + essent, perifrastica passiva). 21 Indirizzato il popolo (ablativo assoluto) da ogni violenza e dalle armi (complemento di moto da luogo) a prendere cognizione e curare queste cose (gerundivi accusativi con ad con valore finale), gli animi erano occupati nel fare (gerundio ablativo) qualcosa e la cura assidua e costante (insidens: p. presente in funzione attributiva di insideo,insides,insedi,insessum,insidere) degli dei aveva riempito (imbuo,is,imbui,imbutum,imbuĕre) i petti di tutti con una tale religiosità che, poiché sembrava che una volontà celeste fosse presente nelle cose umane (cum causale oppure cum narrativum o coincidens con congiuntivo imperfetto), la fede e il giuramento reggevano (consecutiva con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico e con marcatura della capacità della sovraordinata di provocare tale conseguenza. Ea è l’elemento che introduce la consecutiva) lo stato al posto del timore delle leggi e delle pene (genitivi oggettivi). E come i cittadini si uniformavano (forse comparativa) ai costumi del re come unico esempio, così anche i popoli confinanti, che prima l’avevano ritenuta (relativa con indicativo piuccheperfetto) non una città ma un accampamento posto in mezzo per turbare (ad sollicitandam pacem=ad+gerundivo con valore finale) la pace di tutti, furono indotti a tanto rispetto che ritenevano (consecutiva con congiuntivo imperfetto per sottolineare la capacità della sovraordinata di produrre una tale conseguenza) sacrilego che una città tutta volta al culto degli dei fosse violata (infinitiva con infinito passivo di violo,as). Vi era un bosco nel mezzo che una fonte d’acqua perenne (ablativo di mezzo) (che sgorgava) da una grotta ombrosa irrigava. (quo nesso relativo) E poiché Numa si recava (causale con indicativo imperfetto) molto spesso senza testimoni per l’incontro (moto a luogo traslato in complemento di fine) della dea, consacrò quel bosco alle Camene (dativo di termine o di vantaggio), poiché qui vi erano (quod causale + congiuntivo perché esprime il punto di vista di Numa) loro riunioni con Egeria, sua sposa. Alla Fede (dativo di vantaggio) istituì (instituo,is,institui,institutum,instituĕre) una cerimonia solenne. Ordinò che a quel sacrario i flàmini andassero (vehi: infinitiva con infinito passivo di veho,is,vexi,vectum,vehĕre) con un carro (curru) a due cavalli (biga: carro a due cavalli) coperto e che con le mani coperte (p. attributivo di involvo,is,involvi,involutum,involvĕre) fino alle dita facessero (infinitiva) un sacrificio, per indicare (significantes p. presente congiunto con valore finale) che la fede va rispettata (fidem tutandam sottinteso esse: infinitiva con perifrastica passiva) e che anche nella destra vi è (infinitiva) la sua sede sacra. Dedicò molti altri riti e luoghi ai culti da celebrare (dativo di vantaggio o finale con gerundivo all’ablativo plurale) (luoghi) che i pontefici chiamano Argei. Tuttavia la più grande di tutte le sue opere fu, per tutto il tempo del regno (complemento di tempo continuato), la tutela della pace (genitivo oggettivo) non meno che del potere (genitivo oggettivo). Così due re uno dopo l’altro, ognuno con una diversa strada, il primo con la guerra (ablativo strumentale), il secondo con la pace (ablativo strumentali), potenziarono (augeo,es,auxi,auctum,augere) la città. Romolo regnò trentasette anni, Numa quarantatré. Tanto valida quanto organizzata era la città nelle arti della pace e della guerra (genitivi o di qualità o epesegetici). 22 Con la morte di Numa lo stato tornò all’interregno. Poi il popolo proclamò re Tullo Ostilio, nipote di quell’Ostilio che si era distinto nella battaglia contro i Sabini ai piedi della rocca; i senatori approvarono (facti sunt). Questo non solo fu diverso dal re precedente ma fu anche più feroce di Romolo. Tanto l’età e il vigore quanto anche la gloria degli avi stimolavano il suo animo. Si convinse (ratus est sottinteso, reor,reris,ratus sum,reri) dunque che la popolazione si infiacchiva (infinitiva con senesco,is,senui,senescĕre) nell’ozio e cercava da ogni parte un pretesto per fare guerra (genitivo gerundivo con valore finale). Per caso accadde che i contadini romani saccheggiassero (sostantiva di fatto in funzione soggettiva) il territorio di Alba e gli Albani saccheggiassero quelli romani a vicenda. Governava (imperito, verbo frequentativo di impero) allora ad Alba (locativo) Gaio Ciuilio. Da entrambe le parti, quasi contemporaneamente (sub idem tempus), furono inviati (missi sunt) dei legati a chiedere risarcimento (ad+gerundivo accusativo con valore finale). Tullio aveva ordinato (indicativo piuccheperfetto di praecipio,is,praecepi,praeceptum,ĕre) ai suoi di non fare (volitiva con congiuntivo imperfetto e valore oggettivo) nulla prima di aver portato a termine (agerent potrebbe riferirsi anche alla temporale con priusquam, quindi posteriorità, e il cong, imperfetto indica sfumatura volitiva) i loro compiti; sapeva bene che gli Albani (albanum: il popolo albano) avrebbero rifiutato (negaturum esse: infinitiva con perifrastica attiva); così la guerra poteva (infinito forse sempre in dipendenza da sciebat, quindi infinitiva, oppure infinito storico) essere proclamata (infinito passivo di indico,is,indixi,indictum,indicĕre) legittimamente. La questione fu trattata (acta est) dagli Albani (ablativo d’agente) molto lentamente; accolti (p. congiunto riferito a legati) con ospitalità lusinghevolmente e benevolmente da Tullo, parteciparono (presente storico) piacevolmente al banchetto del re. Intanto i Romani avevano chiesto il risarcimento (repetiverant res: repeto,repetis,repetii,repetitum,repetĕre) per primi e poiché gli Albani negarono (ablativo assoluto con p. presente neganti) annunciarono la guerra in trenta giorni. Riferirono (presente storico) queste cose a Tullo (dativo di termine). Allora Tullo diede agli ambasciatori il diritto di dire per chiedere cosa fossero venuti =perché fossero venuti (interrogativa indiretta: petentes p. presente congiunto con valore finale e venerint congiuntivo perfetto). Quelli, ignari di tutto, prima persero (presente storico di tero,teris,trivi,tritum,terĕre) tempo fornendo scuse (purgando: gerundio ablativo): che loro malvolentieri avrebbero detto (infinitiva con perifrastica attiva, dicturos sottinteso esse) qualcosa che non piacesse (relativa impropria con valore consecutivo, con congiuntivo presente per indicare posteriorità) del tutto a Tullo (dativo di termine), ma che erano costretti (subigi infinitiva con infinito passivo di subigo,is,subegi,subactum,subigĕre) dall’ordine (ablativo di causa efficiente); che erano venuti (infinitiva con infinito perfetto) per chiedere (supino con valore finale) il risarcimento; e che erano obbligati a dichiarare guerra (infinitiva che rappresenta apodosi periodo ipotetico dipendente di II tipo perché implica soggettività) se non venisse concesso (suppositiva: rappresenta protasi negativa di periodo ipotetico dipendente di II tipo, del popolo romano dei Quiriti, i miei strumenti e i miei compagni?”. Il re rispose: “sì (facio), (in quanto) ciò avvenga (forse congiuntivo concessivo) senza pericolo mio e del popolo romano dei Quiriti”. Il feziale era Marco Valerio; egli nominò padre patrato Spurio Fusio, toccandogli (p. presente congiunto, tango,is,tetigi,tactum,tangĕre) con la verbena il capo e i capelli. Il padre patrato era nominato (fit) per compiere il giuramento (gerundivo con valore finale) cioè per sancire (gerundivo con valore finale, sancio,is,sanxi,sanctum,sancire) il patto; lo enunciava con molte parole che, pronunciate con una lunga formula, non è necessario (operae est) riportare. Quindi, lette le condizioni (ablativo assoluto con valore temporale), disse: “Ascolta Giove, ascolta padre patrato del popolo albano; ascolta tu, popolo albano. Come quelle sono state recitate davanti a tutti (palam) dalla prima all’ultima (prima postrema) da quelle tavole e dalla cera senza cattivo inganno, e come qui oggi sono state capite (intellecta sunt) benissimo, (così) il popolo romano non verrà meno (deficiet=futuro semplice) per primo a quelle condizioni. Se per primo il popolo romano sarà venuto meno (suppositiva corrispondente a protasi di II tipo con congiuntivo perfetto per esprimere l’aspetto compiuto) per pubblica decisione con il cattivo inganno, allora quel giorno, o Giove, colpisci (imperativo futuro II persona singolare di ferio,feris,ferire) il popolo romano così come io qui oggi colpirò questo maiale; e colpisci(lo) (imperativo futuro II persona singolare di ferio,is,ferire) tanto più quanto più puoi e sei forte (polleo,polles,pollere)”. Quando (ubi, esprime temporale e ha il significato generico di quando) disse ciò, colpì (perfetto indicativo di percutio,percutis,percussi,percussum,percutĕre) il maiale con una selce (saxo silice). Nello stesso modo (item) gli Albani pronunciarono (perfetto indicativo di perago,is,peregi,peractum,peragĕre) le loro formule e il loro giuramento per mezzo del loro dittatore e dei loro sacerdoti (complementi di mezzo). 25 Dopo aver stipulato il trattato (ablativo assoluto, icio,is,ici,ictum,icĕre), i tre gemelli, come si era convenuto (comparativa semplice), presero (presente storico) le armi. Mentre/poiché i loro (compagni) incitavano (cum narrativum con congiuntivo imperfetto per esprimere contemporaneità) l’una e l’altra parte (dicendo che) gli dei patri, la patria e i genitori, chiunque dei cittadini della patria e chiunque fosse nell’esercito fissavano (infinitiva con intueri, infinito passivo di intuo,is,intuĕre) allora le loro armi e le loro mani, essi, fieri per la loro propria indole e riempiti dalle voci di coloro che li incoraggiavano (p. presente attributivo sostantivato al genitivo plurale), avanzarono (presente storico, procedo,is,processi,processum,procedĕre) nel mezzo fra i due eserciti. I due eserciti si erano schierati da entrambe le parti davanti agli accampamenti, liberi dal pericolo immediato più che dall’inquietudine (genitivi di relazione retti da aggettivo expertes); giacché era in gioco (agebatur imperfetto indicativo, causale) il potere, posto (p.p. attributivo) nella virtù e nella fortuna di così pochi. Perciò, dunque, in piedi (p.p. attributivo di erigo,is,erexi,erectum,erigĕre) e in ansia (p.p. attributivo di suspendo,is,suspendi,suspensum,suspendĕre), rivolsero (presente storico passivo di intendo,is,intendi,intentum,intendĕre) l’attenzione a quello spettacolo per niente gradito. Si diede (datur, presente storico passivo) il segnale e, con le armi pronte (infestus, agg.) i giovani, come una schiera a tre, si lanciarono all’attacco (presente storico di concurro,is,concurri,concursum,concurrĕre), portando con sé (p. presente attributivo, gero,is,gessi,gestum,gerĕre) il coraggio (animos) dei grandi eserciti. Né agli uni né agli altri si presentava alla mente (obversatur animo) il loro pericolo, ma il potere pubblico e la schiavitù e quella futura (p. futuro) fortuna della patria che loro stessi avrebbero fatto (congiuntivo piuccheperfetto o perché esprime soggettività, cioè il pensiero dei combattenti o perché è una relativa impropria con valore o suppositivo, o consecutivo). Quando (ut con valore temporale generico) subito al primo scontro risuonarono (perfetto indicativo di increpo,as,increpui,increpitum,increpare) le armi e le spade scintillanti (p. presente attributivo di mico,as,avi,atum,are) risplendettero (perfetto indicativo di fulgo,is,fulsi,fulgĕre), un grande tremito assalì (presente storico, perstringo,is,perstrinxi,perstrictum,perstringĕre) gli spettatori (p. presente attributivo sostantivato) e poiché la fortuna non si inclinava (ablativo assoluto) in nessuna delle due direzioni (neutro), mancava (torpeo,es,torpere) la voce e il respiro. Venuti alle mani (ablativo assoluto, consero,conseris,conserui,consertum,conserĕre), quando ormai non solo i movimenti dei corpi e l’incrociarsi delle spade e degli scudi ma anche le ferite e il sangue erano (congiuntivo imperfetto, cum narrativum) a vista (dativus finalis), due Romani, feriti i tre Albani (ablativo assoluto, volnero,as,avi,atum,are), caddero (perfetto indicativo di corruo,corruis,corrui,corruĕre) morenti (p. presente attributivo) uno sull’altro. Alla caduta di questi, mentre/benché l’esercito albano esultava (cum interea anche se con congiuntivo piuccheperfetto; al massimo concessivo) per la gioia, ogni speranza aveva abbandonato (indicativo piuccheperfetto di desero,deseris,deserui,desertum,deserĕre) ormai le legioni romane tuttavia non (le) aveva ancora abbandonate l’inquietudine, trepidanti (exanimes) per la sorte (vicem) dell’unico che i tre Curiazi avevano circondato (piuccheperfetto indicativo di circumsto,as,circumsteti,circumstare). Egli era fortunatamente illeso e come da solo (non era) (comparativa) in nessun modo pari ai tre messi insieme (universis), così (era) (comparativa) valoroso contro i singoli. Quindi affinché separasse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) il combattimento di costoro, intraprese (capesso,is,capessii,capessĕre) la fuga, convinto (p. congiunto, reor,reris,ratus sum,reri) che così (lo) avrebbero seguito (perifrastica attiva, sottinteso esse, sequor,sequeris,secutus sum,sequi) come il corpo, indebolito (p.p. attributivo) dalle ferite, lo permettesse (ut + congiuntivo imperfetto può essere comparativa suppositiva, sino,is,sivi,situm,sinĕre) a ciascuno. Era ormai fuggito (aufugio,aufugis,aufugi,aufugĕre) di parecchio spazio (“si era ormai allontanato parecchio”) da quel luogo in cui si era combattuto, quando, voltandosi (p. presente forse congiunto), vide (presente storico) che gli inseguitori erano (infinitiva) a molta distanza (magnis intervallis) e solo uno non lontano da lui. Contro di lui, con grande impeto, si volse (redeo,is,redii,reditum,redire) e mentre l’esercito albano gridava ai Curiazi di portare (volitiva con congiuntivo presente) aiuto al fratello, ormai Orazio vincitore, ucciso il nemico (ablativo assoluto: caedo,caedis,cecidi,caesum,caedĕre), si preparava alla seconda battaglia. Allora i Romani con un clamore qual è solito degli spettatori per (un qualcosa di) inaspettato (ablativo di causa o di origine), incitarono (presente storico) il loro soldato; e lui si affrettò (presente storico) a portare a termine (defungor,defungeris,defunctus sum,defungi) lo scontro. Così prima che l’altro – e non era molto lontano – potesse (temporale che esprime posteriorità) raggiungerlo (consequi, verbo telico egressivo rispetto a sequor), uccise (presente storico) il secondo Curiazio; e ormai, resa pari la lotta (ablativo assoluto, frase fatta), ne era rimasto (supererant equivale all’indicativo piuccheperfetto superaverant) uno per parte (singuli), ma pari né per speranza né per forze. Il corpo intatto dal ferro e la duplice vittoria rendevano (dabat) uno feroce dinanzi al terzo combattimento; l’altro trascinando (p. presente in funzione attributiva di traho,is,traxi,tractum,trahĕre) il corpo sfinito (aggettivo) dalle ferite e sfinito per la corsa e abbattuto (p.p. in funzione attributiva di vinco) dalla strage dei fratelli (avvenuta) davanti a lui, si abbandonò (presente storico passivo di obicio,is,obieci,obiectum,obicĕre) al nemico vincitore. E quel combattimento non vi fu. Il Romano, esultando (p. presente in funzione attributiva), esclamò: “due li ho offerti ai mani dei miei fratelli; il terzo lo offrirò alla causa di questa guerra, affinché il popolo Romano regni (finale con congiuntivo presente perché in dipendenza da tempo principale) sugli Albani (dativo di termine)”. (A quello, ei sottinteso), che sosteneva (p. presente attributivo, sustineo,es,sustinui,sustentum,sustinere) a fatica le armi, conficcò (presente storico di defigo,defigis,defixi,defixum,defigĕre) la spada dal di sopra nella gola, giacente (p. presente in funzione attributiva, iaceo,es,iacui,iacere) lo spogliò (presente storico). I Romani celebrando e congratulandosi (p. presenti attributivi) accolsero (presente storico) Orazio, con tanta maggiore gioia quanto prima la cosa era stata timore (disperata). Si rivolsero (indicativo presente passivo con valore di presente storico di verto,is,verti,versum,vertĕre) poi alla sepoltura dei loro con animi niente affatto simili, poiché cresciuti (p. forse attributivo di augeo,es,auxi,auctum.augere) in potenza gli uni e divenuti (p. forse attributivo e i due participi equivalgono a due relative causali con quippe) di dominio straniero gli altri. Restano (exsto,as,exstiti,exstare) i sepolcri nel luogo in cui ciascuno cadde, i due (sepolcri) romani in unico posto più vicino ad Alba, i tre (sepolcri) Albani verso Roma, ma distanti nello spazio come anche si combatté (comparativa semplice). 26 Prima che si separassero (temporale che esprime posteriorità con congiuntivo imperfetto che esprime volizione o eventualità, digredior,digrederis,digressus sum,digredi), Tullo ordinò (presente storico) a Mezzio (dativo di termine), che chiedeva (p. presente attributivo), in base al patto, cosa egli gli ordinasse (interrogativa indiretta), di tenere (volitiva oggettiva con congiuntivo presente) i giovani in armi: che lui si sarebbe servito (infinitiva con usurum esse, perifrastica attiva, utor,uteris,usus sum,uti) della loro opera (ablativo di mezzo) se vi fosse stata (foret equivale a esset, quindi congiuntivo imperfetto; forse suppositiva di II tipo, con congiuntivo imperfetto perché in discorso indiretto segue regole della consecutio) una guerra con i Veienti. Così gli eserciti furono condotti (abducti sunt) da lì in patria (moto a luogo). Come primo marciava Orazio, portando (p. presente attributivo, gero,is,gessi,gestum,gerĕre) su di sé le spoglie dei tre gemelli; a lui si era fatta incontro (fuerat obvia), davanti alla porta Capena, la giovane sorella, che era stata fidanzata (despondeo,es,despondi,desponsum,despondere) a uno dei Curiazi, e, riconosciuto il mantello (ablativo assoluto, cognosco,is,cognovi,cognitum,cognoscĕre) del fidanzato, che lei stessa aveva fatto, sulle spalle del fratello, si sciolse i capelli e lamentosamente chiamò (presente storico, forse lo usa per dare l’idea della durata e quindi dell’iterazione, “chiamava”) per nome il fidanzato morto. Il lamento della sorella in tanta pubblica gioia per la sua vittoria destò (presente storico) l’animo del fiero giovane. Perciò sguainata la spada (ablativo assoluto, stringo,is,strinxi,strictum,stringĕre) trafisse (presente storico di transfigo,is,transfixi,transfixum,transfigĕre) la ragazza biasimandola (p. presente forse attributivo) allo stesso tempo (coincidenza) con queste parole: “Vattene (imperativo presente seconda persona singolare di abeo) di qui al tuo sposo con il tuo amore immaturo”, disse, “dimentica (p.p. attributivo di obliviscor,eris,oblitus sum,oblivisci) dei fratelli morti e di quello vivo, dimentica della patria (genitivi di relazione). Così finisca (congiuntivo esortativo presente di eo) qualunque (donna) romana piangerà (futuro semplice di lugeo,es,luxi,luctum,lugere) il nemico”. Quest’atto parve atroce ai senatori e alla plebe, ma il recente merito si opponeva al fatto. Tuttavia fu trascinato (raptum est, rapio,is,rapui,raptum,rapĕre) in giudizio davanti al re. Il re, per non essere artefice (ne auctor esset: finale negativa con imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) egli stesso di un giudizio (genitivo di relazione) tanto triste e ingrato al popolo e dopo il giudizio della condanna a morte (supplicii, genitivo di relazione), convocato il concilio (ablativo assoluto) del popolo disse: “io nomino, i duumviri coloro che giudichino (relativa impropria con valore finale, congiuntivo presente), secondo questa legge, il tradimento dell’Orazio (Horatio dativo perché con iudico la colpa va in genitivo o accusativo e la persona in dativo)”. La legge era di terribile tenore: “i duumviri giudichino (congiuntivo presente esortativo) il tradimento; se si appellerà (protasi periodo ipotetico di I tipo con indicativo futuro anteriore) ai duumviri, si discuterà in appello (al popolo) (apodosi con imperativo futuro terza persona singolare, periodo ipotetico di I tipo); se vinceranno, si coprirà il capo (sempre periodo ipotetico I tipo con protasi al futuro semplice, apodosi all’imperativo futuro terza persona singolare); si sospenderà (imperativo futuro 3 persona singolare) con una fune (reste) a un malaugurato albero; si flagellerà (imperativo futuro 3 p.s.) dentro e fuori del pomerio”. I duumviri, eletti (p. congiunto forse) con questa legge, che non ritenevano di poter assolvere con quella legge neppure un innocente, dopo che/poiché lo ebbero condannato (cum narrativum), uno di loro disse: “Publio Orazio, ti giudico colpevole di tradimento. Va’ (imperativo presente di eo, seconda persona singolare), littore, legagli (imperativo presente seconda persona singolare) le mani”. Il littore si era avvicinato (indicativo piuccheperfetto di accedo) e stava mettendo il laccio (indicativo imperfetto di inicio,inicis,inieci,iniectum,inicĕre). Allora l’Orazio, per consiglio di Tullo (lett. “artefice Tullo”, come una sorta di ablativo assoluto nominale), clemente interprete della legge, disse: “Mi appello”. Perciò si discusse in appello davanti al popolo. Gli uomini furono commossi in quel giudizio, soprattutto quando/perché il padre Publio Orazio proclamò (ablativo assoluto con valore causale/temporale; p. presente proclamante è un p. congiunto) che lui riteneva (infinitiva) giustamente uccisa la figlia; che se non fosse stato così (suppositiva, corrisponde a protasi di periodo ipotetico di III tipo dipendente, congiuntivo imperfetto), avrebbe punito (infinitiva con perifrastica attiva con infinito irreale, corrisponde ad apodosi di periodo ipotetico di III tipo in dipendenza infinitiva) il figlio in virtù della la patria potestà (ablativo di mezzo). Pregava poi che non lo rendessero (volitiva negativa) privo dei figli (orbum liberis), (lui) che poco prima avevano visto (relativa impropria con congiuntivo piuccheperfetto con valore temporale o avversativo, “mentre poco prima”) con una fiorente famiglia. Fra queste cose (“intanto”) il vecchio abbracciò (perfetto di amplector,amplecteris,amplexus sum,amplectĕre) il giovane e indicando (p. presente funzione attributiva) le 28 Allora l’esercito albano, spettatore della battaglia, fu condotto (deductus est: deduco telico egressivo rispetto a duco) in campo. Mezzio si congratulò (presente storico di congratulor) con Tullo (dativo di vantaggio o termine) di aver sconfitto (esse sottinteso, infinitiva; devinco telico egressivo rispetto a vinco) i nemici; di fronte a Mezzio Tullo parlava (presente storico di adloquor, telico rispetto a loquor, ingressivo) benevolmente. Ordinò che gli Albani unissero gli accampamenti agli accampamenti romani, che andasse bene (quod dichiarativo con verbo di accadimento, determina l’avverbio bene, che esprime un giudizio, atto linguistico espressivo. Verto,is,verti,versum,vertĕre); predispose (presente storico) un sacrificio espiatorio per il giorno successivo. Quando spuntò la luce (inluceo telico rispetto a luceo, ingressivo. Inluceo,es,inluxi,inlucere), preparato tutto (ablativo assoluto) com’era solito (comparativa), ordinò (presente storico, iubeo,es,iussi,iussum,iubere) che entrambi gli eserciti venissero chiamati (infinitiva con infinito passivo) in assemblea. Gli araldi, cominciando (p.p. attributivo, ordior,ordiris,orsus sum,ordiri) dal punto più lontano, chiamarono (exciuere forma abbreviata del perfetto exciuerunt di excieo,excies,excivi,excitum,exciere) per primi gli Albani. Questi, mossi (p.p. attributivo, moveo,es,movi,motum,movere) anche dalla novità della cosa, si disposero (constitere perfetto abbreviato di constiterunt, consto,as,constiti,constare) vicinissimi perché udissero (finale con imperfetto congiuntivo in quanto in dipendenza da tempo storico) il re romano che parlava pubblicamente (p. presente attributivo, contionor,contionaris,contionatus sum,contionari). La legione romana li circondò (presente storico passivo di circumdo,ad,circumdedi,circumdatum,circumdare), secondo l’accordo (ablativo di origine); ai centurioni era stato dato l’incarico che eseguissero (finale con congiuntivo imperfetto in quanto in dipendenza da tempo storico) gli ordini senza indugio. Allora Tullo iniziò a dire (infit, difettivo, telico ingressivo) così: “o Romani, se mai prima è accaduto un’altra volta in alcuna battaglia che ringraziaste (quod dichiarativo soggettivo in dipendenza da fuit, anche se non c’è avverbio di modo, quindi atto linguistico assertivo di regola; congiuntivo imperfetto) gli dei immortali prima e poi al valore di voi stessi, ciò è accaduto nella battaglia di ieri. Si è infatti combattuto coi nemici non più che con il tradimento e la perfidia degli alleati, che è la battaglia maggiore e più pericolosa. Infatti, affinché una falsa idea non vi occupi (=”affinché non abbiate una idea sbagliata”) (finale negative con congiuntivo presente in quanto in dipendenza da tempo principale), gli Albani sono saliti sul monte (perfetto abbreviato di subierunt, subeo,is,subii,subitum,subire) senza il mio comando, che quello non è stato un mio comando ma uno stratagemma e una simulazione di comando, affinché in voi, che ignoravate (p.presente attributivo) di essere stati abbandonati (infinitiva con infinito passivo di desero,is,deserui,desertum,deserĕre), l’animo non fosse distolto (finale con imperfetto congiuntivo perché in dipendenza da tempo storico, averto,is,averti,aversum,avertĕre) dalla battaglia (“affinché non distoglieste l’animo dalla battaglia”) e nei nemici, convinti (p.p. attributivo, reor,reris,ratus sum,reri) di essere attaccati (infinitiva con infinito passivo) alle spalle, fossero suscitati (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) terrore e fuga. Quella colpa che asserisco (arguo,is,argui,argutum,arguĕre) non è di tutti gli Albani: essi hanno seguito (perfetto indicativo di sequor,sequeris,secutus sum,sequi) il loro capo, come anche voi avreste fatto (comparativa che equivale a apodosi periodo ipotetico di III tipo, con congiuntivo piuccheperfetto) se io avessi voluto (suppositiva, equivale a protasi periodo ipotetico di III tipo, congiuntivo piuccheperfetto,volo,vis,volui,velle) ritirare l’esercito di là. Mezzio è colui che li ha guidati (ductor) per questa via, Mezzio stesso l’artefice di questa guerra, Mezzio il violatore del patto tra Romani e Albani (lett. “patto romano e albano”) (i genitivi sono tutti di relazione). Un altro poi potrebbe osare tali cose (apodosi con congiuntivo presente potenziale, periodo ipotetico misto; audeo,es,ausus sum,ausum,audere) se io non avrò già dato (protasi con futuro anteriore di periodo ipotetico misto) a costui una lezione memorabile per gli uomini (dativo di termine)”. I centurioni armati circondarono (presente storico di circumsisto,is,circumsteti,circumsistĕre, telico ingressivo rispetto a circumsto) Mezzio; il re concluse (presente storico di perago) come aveva cominciato (perfetto indicativo di ordior,iris,orsus sum,ordiri): “che ciò sia (congiuntivo volitivo desiderativo o esortativo) di buon auspicio, fausto e felice per il popolo romano, per voi e per me (dativi di vantaggio), ho intenzione di trasferire (infinitiva oggettiva o epesegetica rispetto a quod) a Roma tutto il popolo albano, di dare cittadinanza (infinitiva oggettiva o epesegetica rispetto a quod) alla plebe, di nominare (infinitiva oggettiva o epesegetica rispetto a quod) senatori i maggiorenti, di fare (infinitiva oggettiva o epesegetica rispetto a quod) un'unica città, un unico stato; come una volta lo stato albano è stato diviso (comparativa semplice) da uno (ablativo di origine) in due popoli, così ora ritorni (congiuntivo concessivo o esortativo o potenziale) unico”. A queste parole la gioventù albana, inerme circondata (p.p. attributivo, saepio,saepis,saepsi,saeptum,saepire) da armati, tra varie volontà, tuttavia costringendola il comune terrore (ablativo assoluto, cogo,is,coegi,coactum,cogĕre), rimase (presente storico) in silenzio. Allora Tullo disse: “Mezzio Fufezio, se tu stesso potessi (protasi periodo ipotetico di III tipo, congiuntivo imperfetto) imparare a osservare la parola data e i patti, da me ti sarebbe dato (apodosi periodo ipotetico III tipo, congiuntivo imperfetto, adhibeo,es,adhibui,adhibitum,adhibere) tale insegnamento (“ti darei io questo insegnamento”) lasciandoti vivo (vivo, ablativo di modo o di mezzo), ma poiché la tua natura è incorreggibile (causale), insegna (imperativo presente 2 p.s.) tu col tuo supplizio al genere umano a considerare sacre (infinitiva, lett. “che il genere umano consideri sacre”) quelle cose che sono state da te violate (relativa). Come poco prima hai mostrato (indicativo perfetto di gero,gers,gessi,gestum,gerĕre, comparativa semplice) un animo incerto fra la cosa romana e quella fidenate, così ora lascerai (futuro semplice di do) che il tuo corpo sia fatto a pezzi (lett. “sia separato da tutte le parti”) (distrahendum sottinteso esse, è un’infinitiva con gerundivo, distraho,is,distraxi,distractum,distrahĕre)”. Successivamente, avvicinatesi due quadrighe (ablativo assoluto), legò (presente storico, telico rispetto a ligo) Mezzio disteso (p.p. attributivo, distendo,is,distendi,distentum,distendĕre) sui carri di queste; poi furono spinti (concitati sunt) i cavalli in diversa direzione, trasportando (p. presente con funzione attributiva) il corpo lacero su entrambi i carri dove le membra erano state attaccate (piuccheperfetto indicativo di inhaereo,inhaeres,inhaesi,inhaesum,inhaerere) con i lacci. Tutti distolsero (avertere perfetto abbreviato di averto,is,averti,aversum,avertĕre) gli occhi da tanta bruttezza dello spettacolo (“da uno spettacolo così brutto”). Quello fu il primo e l’ultimo supplizio presso Roma di una circostanza poco memore delle leggi umane: è lecito vantarsi che in altri casi (in aliis) a nessun (nulli, dativo di termine) popolo (genitivo partitivo, lett. “dei popoli”) piacquero (placuisse, infinitiva, placeo,es,placui,placitum,placere) pene più miti. 29 Intanto erano già stati mandati ad Alba dei cavalieri che trasferissero la popolazione a Roma (relativa impropria con valore finale, congiuntivo imperfetto). Furono poi condotte (ductae sottinteso sunt) le truppe per distruggere la città (ad + gerundivo con valore finale, diruo,is,dirui,dirutum,diruĕre). (Quae nesso relativo) Quando queste varcarono (intravere=intraverunt, perfetto indicativo di intro,as,avi,atum,are) le porte, certamente non vi fu quel tumulto e quel terrore quale è solito essere delle città conquistate, quando, sfondate le porte (ablativo assoluto, effringo,is,effregi,effractum,effringĕre), abbattute le mura (ablativo assoluto, sterno,is,stravi,stratum,sternĕre) con l’ariete o presa la rocca (ablativo assoluto) con la forza, il clamore ostile e il percorso delle armi nella città mettono (indicativo presente misceo,es,miscui,mixtum,miscere) tutto a ferro e fuoco, ma un lugubre silenzio e una tacita mestizia paralizzarono (defixit: defigo,is,defixi,defictum,defigĕre) gli animi di tutti a tal punto che, dimenticando (obliti, p.p. attributivo, obliviscor,oblivisceris,oblitus sum,oblivisci) per la paura cosa lasciare (interrogativa indiretta con congiuntivo imperfetto) e cosa prendere (interrogativa indiretta con congiuntivo imperfetto) con sé, venendo meno la decisione (ablativo assoluto con p. presente di deficio,is,defeci,defectum,deficĕre) e interrogandosi (p. presente in funzione attributiva) l’un l’altro, ora stavano fermi (consecutiva con congiuntivo imperfetto) sulle soglie, ora si aggiravano (consecutiva con congiuntivo imperfetto passivo di pervago) errabondi nelle loro case per vederle (p. futuro con valore finale) un’ultima volta. Quando ormai incalzava (ut con valore temporale generico, imperfetto di insto,as,institi,instare) il clamore dei cavalieri che ordinavano (p. presente attributivo di iubeo,es,iussi,iussum,iubere) di uscire e già si udiva (audiebatur, imperfetto indicativo passivo) il fragore delle case che venivano distrutte (relativa con indicativo imperfetto passivo di diruo,is,dirui,dirutum,diruĕre) nelle zone estreme della città e la polvere (pulvis) innalzatasi (p.p. attributivo, orior,oriris,ortus sum,oriri) da zone distanti (ablativo di origine) aveva ricoperto (indicativo piuccheperfetto di impleo,es,implevi,impletum,implere) tutte le cose come una nube (ablativo del secondo termine di paragone oppure ablativo di mezzo) posta sopra (p.p. attributivo dii induco,is,induxi,inductum,inducĕre), portate fuori velocemente le cose (ablativo assoluto, ecfero,ecfers,extuli,elatum,ecferre, telico egressivo rispetto a fero) che (quas sottinteso) ciascuno aveva potuto, mentre uscivano (cum interea con congiuntivo imperfetto, exeo telico rispetto a eo) lasciando (relinquentes p. presente attributivo) i lari e i penati e le case in cui ciascuno era nato e cresciuto (congiuntivo imperfetto forse per marcare soggettività o perché dipende da cum + congiuntivo), già una schiera ininterrotta (continens p. presente in funzione attributiva di contineo,contines,continui,contentum,continere) di emigranti (genitivo pl. del participio presente attributivo sostantivato di migro,as) aveva riempito (indicativo piuccheperfetto di impleo,es,evi,etum,implere) le vie e la vista degli altri rinnovava le lacrime per la vicendevole compassione (ablativo di causa) e si udivano anche strazianti grida di donne, soprattutto quando/poiché passavano (cum + congiuntivo imperfetto praeterirent con valore di cum narrativum) davanti ai grandi templi occupati (p.p. con valore attributivo di obsideo,es,obsedi,obsessum,obsidere) da gente in armi (ab armatis, dativo d’agente) e lasciavano (congiuntivo imperfetto in dipendenza da cum narrativum) come prigionieri gli dei. Usciti gli Albani (ablativo assoluto) dalla città, (l’esercito) romano rase (presente storico di adaequo,as,avi,atum,are) al suolo da ogni parte tutti gli edifici pubblici e privati e in un’ora ridusse in macerie e rovine le opere dei quattrocento anni in cui Alba aveva resistito. Ci si astenne (temperor,temperaris,temperari) tuttavia dai templi degli dei – così infatti era stato stabilito (edico,is,edici,edictum,edicĕre, telico egressivo) dal re. 30 Nel frattempo Roma crebbe (presente storico di cresco,is,crevi,cretum,crescĕre) con le rovine di Alba. Il numero dei cittadini duplicò (presente storico passivo); fu aggiunto (presente storico) alla città il monte Celio e affinché fosse più popolato (finale con quo + imperfetto congiuntivo, quo perché c’è un comparativo di maggioranza. Quo è l’ablativo avverbiale del relativo), Tullo scelse (presente storico) quello come sede della reggia e lì quindi andò ad abitare. Affinché anche questa parte dello stato crescesse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico), nominò senatori i maggiorenti degli Albani, (cioè) i Giuli, i Servilii, i Quinzi, i Geganii, i Curiazi e i Clelii; e come tempio dell’ordine da lui aumentato (p.p. attributivo, augeo,es,auxi,auctum,augere) fece (costruire) una curia che fino all’età dei nostri padri è stata chiamata Ostilia. E affinché aggiungesse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico, adicio,is,adieci,adiectum,adicĕre) qualcosa dal nuovo popolo (ablativo di origine o di moto da luogo) alle forze (dativo di termine) di tutti gli ordini, nominò dieci torme di cavalieri dagli Albani, completò (expleo,es,explevi,expletum,explere) con quello stesso supplemento (ablativo di mezzo) le vecchie legioni e ne arruolò (scribo,is,scripsi,scriptum,ĕre) di nuove. Con questa fiducia nelle forze (genitivo oggettivo) Tullo dichiarò guerra (presente storico di indico,is,indixi,indictum,indicĕre, telico ingressivo rispetto a dico) ai Sabini, popolo a quel tempo più potente, dopo gli Etruschi, per uomini e armi (ablativi di causa). Da entrambe le parti erano state fatte offese e chieste invano (nequiquam) riparazioni. Tullo si lamentava (indicativo imperfetto di queror,quereris,questus sum,queri) del fatto che presso il santuario di Feronia, durante il mercato affollato, dei commercianti romani erano stati rapiti (infinitiva con comprehensos esse, comprehendo,comprehendis,comprehendi,comprehensum,comprehendĕre); i Sabini (si lamentavano del fatto che) (alcuni dei) loro precedentemente si erano rifugiati (infinitiva con infinito perfetto, confugio,is,confugi,confugĕre) in un bosco ed erano stati trattenuti (infinitiva con infinito perfetto di retineo,retines,retinui,retentum,retinere) a Roma (locativo). Questi erano forniti come motivi della guerra. I Sabini, memori non poco sia (del fatto) che una parte delle loro forze era stata trasferita (infinitiva, locatam esse) a Roma da Tazio e sia (del fatto) che lo stato romano si era recentemente rafforzato (auctam esse: infinitiva, augeo,auges,auxi,auctum,augere) anche con l’annessione (ablativo di causa o di mezzo) del popolo albano (genitivo oggettivo), cercavano (infinito descrittivo, icio,is,ici,ictum,icĕre) un patto, avevano ripreso (indicativo piuccheperfetto di subfero,subfers,sustuli,subferre) animo e, compiuta un’incursione (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto per esprimere circostanza anteriore) nel territorio romano, risposero (reddunt responsum, presente storico) superbamente ai Romani che chiedevano riparazioni (repetentes res, p. presente attributivo), convinti che l’ozioso re romano avrebbe regnato (acturum esse regnum: infinitiva con perifrastica attiva) fra santuari e altari. Il carattere di Anco era equilibrato, che ricordava (memor) sia (quello) di Numa che (quello) di Romolo; oltre al fatto che credeva che la pace fosse stata (infinitiva con infinito perfetto) più necessaria al regno dell’avo in un popolo tanto giovane quanto fiero (“poiché il popolo era giovane e fiero”), credeva anche che non avrebbe avuto (infinitiva habiturum esse) facilmente una pace senza offese, che (id quod) a quello era toccato in sorte (relativa con piuccheperfetto congiuntivo contigisset: contingo,is,contigi,contactum,contingĕre; può avere valore di avversativa: “mentre a quello era toccato in sorte”); (credebat) che si metteva alla prova (infinitiva con infinito passivo temptari) e si disprezzava (infinitiva con infinito passivo di contemno,is,contempsi,contemptum,contemnĕre) la sua pazienza attaccata (p.p. attributivo) e che i tempi erano (esse, infinitiva) più adatti a un re come Tullo che a Numa (dativi finalis). Tuttavia, poiché Numa aveva istituito (quoniam + congiuntivo piuccheperfetto: o perché esprime punto di vista di Anco Marzio o per analogia col quod) riti religiosi in pace, affinché le cerimonie belliche fossero promosse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico, prodo,is,prodidi,proditum,prodĕre) da lui e affinché le guerre non solo si facessero (finale con congiuntivo imperfetto di gero,geris,gessi,gestum,gerĕre) ma fossero anche dichiarate (finale con congiuntivo imperfetto di indico, telico ingressivo rispetto al durativo dico) con un qualche rito, fissò (scripsit) la procedura (ius), (tratta) dall’antico popolo degli Equicoli (ablativo d’origine), che (quod riferito a ius) ora seguono i feziali, con cui (quo ablativo di mezzo riferito a ius, introduce la relativa) si reclamavano (presente indicativo passivo di repeto,is,repetii,repetitum,repetĕre) le cose (riparazioni) (res). Quando un legato giungeva (indicativo presente) nei confini di coloro dai quali (unde) erano chieste (repeto,is,repeti,repetitum,repetĕre) riparazioni, coperto il capo (ablativo assoluto) con una stoffa – era un tessuto di lana (genitivo epesegetico) – diceva: “Ascolta Giove, ascoltate territori” – di qualunque popolo erano, lo nominava -; “ascolti (congiuntivo presente esortativo) il fato. Io sono il pubblico messaggero del popolo romano; vengo come ambasciatore legittimamente e devotamente; sia (data) (congiuntivo presente esortativo) fede alle mie parole”. Avanzava (presente con valore iterativo) poi le richieste. Poi chiamava come testimone Giove: “se io chiedo (exposco verbo incoativo telico ingressivo forse, “inizio a chiedere”, exposco,exposcis,expoposci,exposcĕre; protasi periodo ipotetico di I tipo) illecitamente ed empiamente che quegli uomini e quelle cose mi vengano date, allora non permettere (siris: congiuntivo perfetto seconda persona singolare di sino,is,sivi,situm,sinĕre; congiuntivo esortativo perfetto perché seconda persona singolare in frase negativa; apodosi periodo ipotetico di I) che io abbia (esse, infinitiva) mai diritto (compotem) alla patria (dativus finalis o genitivo oggettivo)”. Queste cose enunciava (presente con valore iterativo) quando varcava (presente con valore iterativo, superscando,is,superscandĕre) i confini, (anafora haec) a qualunque uomo che per primo venisse (fuerit, congiuntivo perfetto potenziale; in relazione al presente, infatti, il latino usa il congiuntivo potenziale al presente o perfetto) incontro, quando entrava (ingrediens, p.p. attributivo di ingredior,ingrederis,ingressus sum,ingredi) in città (supera le porte della città), quando giungeva (p.p. attributivo di ingredior) nel foro, cambiando poche parole (ablativo assoluto) alla formula (dativo di termine) del giuramento da fare e ricordare (gerundivi genitivi, concipio,is,concepi,conceptum,concipĕre). Se ciò che chiedeva (exposco,is,expoposci,exposcĕre) non era dato in trentatré giorni – tanti infatti erano usuali – proclamava la guerra così con queste parole (peractis: p.p. sostantivato di perago,is,peregi,peractum,peragĕre): “ascolta Giove e tu Giano Quirino e ascoltate voi tutti dei celesti, voi terrestri e voi infernali; io vi chiamo a testimoniare (testor,aris,testatus sum,testari) che questo popolo” – qualunque era, lo nominava – “è (esse, infinitiva) ingiusto e non paga (infinitiva, persolvo,is,persolvi,persolutum,persolvĕre) quanto deve (ius); ma su queste cose (ablativo di argomento) chiederemo (consulemus, futuro semplice di consulo,is,consului,consultum,consulĕre) in patria agli anziani (maiores natu, natu ablativo di limitazione “maggiori nella nascita”), con quale accordo otterremo (quo pacto adipiscamur interrogativa indiretta con congiuntivo presente di adipiscor,adipisceris,adeptus sum,adipiscĕre) il nostro diritto”. Allora questo messaggero tornava a Roma per consultarsi (ad+gerundio accusativo con valore finale, consulo,is,consului,consultum,consulĕre). Subito il re consultava i senatori con all’incirca (ferme) queste parole (ablativo di mezzo): “Di queste cose, liti e controversie di cui il padre patrato del popolo romano dei Quiriti ha trattato con il padre patrato (dativo di termine) dei Prischi Latini e con (alcuni) uomini Prischi Latini, queste cose che né restituirono, né risarcirono, né risolsero (solvo,is,solvi,solutum,solvĕre), che era necessario (oportuit) che fossero restituite, fatte e risolte (infinitive con infinito passivo), dì”, chiedeva a colui che per primo chiedeva un’opinione, “cosa ne pensi (censeo,es,censui,censum,censere)?”. E allora quello: “penso che devono essere ottenute (eas quaerendas esse: infinitiva oggettiva con perifrastica passiva, gerundivo di quero,is,quaesii,quaesitum,quaerĕre) con una guerra onesta e pia, e così delibero (consentio,is,consensi,consensum,consentire) e decido (conscisco,is,conscii,conscitum,consciscĕre, verbo incoativo)”. Quindi erano interrogati gli altri in successione; ogni qualvolta (quandoque, quando temporale è di registro basso a differenza di quando causale) la maggior parte di coloro che erano presenti esprimeva la stessa opinione, la guerra era decisa (consentio,is,consensi,consensum,consentire). Era (infinito descrittivo) abitudine che il feziale portasse (sostantiva di fatto con congiuntivo imperfetto) un’asta ferrata o bruciacchiata e sanguinea ai loro (dei nemici) confini e, presenti non meno di tre giovani (ablativo assoluto, p. presente di praesum,praees,praefui,praeesse), dicesse (sostantiva di fatto con congiuntivo imperfetto): “poiché il popolo dei Prischi Latini e i singoli (homines) Prischi Latini hanno agito e mancato (perfetti indicativi di facio e delinquo,is,deliqui,delictum,delinquĕre) contro il popolo romano dei Quiriti e poiché il popolo romano dei Quiriti ha ordinato che vi sia (esse) una guerra contro i Prischi Latini e il senato del popolo romano dei Quiriti ha decretato (censeo,es,censui,censum,censere), deliberato (consentio,is,consensi,consensum,consentire) e deciso (conscisco,is,conscivi,conscitum,consciscĕre) che si facesse (ut fieret volitiva oggettiva con congiuntivo imperfetto di fio,fis,factus sum,fieri) una guerra con i Prischi Latini, per questa ragione io e il popolo romano dichiaro e muovo guerra al popolo dei Prischi Latini e ai singoli (hominibus) Prischi Latini”. Appena era detto (ubi + congiuntivo piuccheperfetto: esprime precedenza immediata, il congiuntivo è eventuale forse) ciò, scagliava (indicativo imperfetto, emitto,is,emisi,emissum,emittĕre) l’asta nei loro confini. In tal modo (ablativo di modo) allora furono chieste (repetitae sottinteso sunt) riparazioni (d)ai Latini e fu dichiarata (indictum est) guerra e i posteri accolsero questo uso. 33 Anco, affidata la cura (ablativo assoluto) delle cose sacre ai flamini e agli altri sacerdoti, arruolato un nuovo esercito (ablativo assoluto), mosse (profectus est, perfetto di proficiscor,eris,profectus sum,proficisci) verso Politorio, città dei Latini, e la conquistò con la forza; seguì (secutus est sottinteso, sequor,eris,secutus sum,sequi) l’uso dei re precedenti, che avevano accresciuto (augeo,es,auxi,auctum,augere) lo stato romano accogliendo (gerundivo ablativo) i nemici nella città, tutta la popolazione si trasferì a Roma. E poiché intorno al Palatino, sede degli antichi Romani, i Sabini avevano occupato (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto per indicare circostanza anteriore, impleo,es,implevi,impletum,implere) il Campidoglio e la rocca e gli Albani il monte Celio, alla nuova popolazione (dativo di termine o vantaggio) fu dato (datum est) l’Aventino. Non così tanto (tempo) dopo nello stesso (posto) (eodem) furono aggiunti (additi sunt) nuovi cittadini, prese Tellena e Ficana (ablativo assoluto). Quindi si attaccò (repetitum est, repeto,is,repeti,repetitum,repetĕre) di nuovo (rursus) con la guerra Politorio che, disabitata (vacuum), avevano occupato (relativa) i Prischi Latini e questo fu per i romani motivo per distruggere quella città (gerundivo genitivo, diruo,is,dirui,dirutum,diruĕre), affinché non fosse (finale negativa con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) sempre un rifugio dei nemici. Infine (postremo), ridotta tutta la guerra latina (ablativo assoluto, compello,is,compuli,compulsum,compellĕre) a Medullia, qui si combatté per qualche tempo (aliquamdiu) con incerta fortuna (marte incerto) e alterna vittoria (ablativi di modo); infatti la città era protetta (tuta erat, tueor,tueris,tuitus sum,tuĕri) dalle fortificazioni (ablativo di causa efficiente o di mezzo) e vigilata con un valido presidio e, posti gli accampamenti (ablativo assoluto, pono,is,posui,positum,ponĕre) in zona non protetta (in aperto), l’esercito latino qualche volta si era scontrato (contulerat signa, confero,fers,contuli,collatum,conferre) corpo a corpo (comminus) con i Romani. Alla fine, impiegando (p.p. di regola attributivo, conitor,coniteris,conisus sum,coniti) tutte le sue forze (ablativo di mezzo), Anco vinse (presente storico) per la prima volta (primum) in una battaglia campale; quindi, in possesso (potens, p. presente attributivo di possum) di un’ingente preda (ablativo di limitazione forse), tornò (redeo,is,redii,reditum,redire) a Roma e, accolti allora anche migliaia (acceptis milibus: ablativo assoluto) di Latini (genitivo partitivo), ai quali, affinché l’Aventino fosse congiunto (finale con congiuntivo passivo imperfetto perché in dipendenza da tempi storici, iungo,is,iunxi,iunctum,iungĕre) con il Palatino (ablativo sociativo), fu data come sede la zona vicina al tempio di Murcia. Fu aggiunto (adiectum est) anche il Gianicolo, non per mancanza di spazio ma affinché non diventasse (finale negativa con imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) un giorno (quando) una rocca dei nemici. Fu deciso (placuit) che venisse unito (infinitiva, id coniungi, coniungo,is,coniunxi,coniunctum,coniungĕre) alla città (dativo di termine) non solo con un muro ma anche, per comodità di passaggio (genitivo di relazione), con un ponte sublicio, il primo allora costruito sul Tevere. Anche la fossa dei Quiriti, non piccola difesa dall’ingresso (aditu, ablativo di limitazione) dal piano (planioribus locis), fu opera del re Anco. Accresciute le cose (ablativo assoluto, augeo,es,auxi,auctum,augere) con un grande incremento (ablativo di mezzo) (ingrandito lo stato), poiché in una così grande quantità di uomini, confusa la differenza (ablativo assoluto, confundo,is,confudi,confusum,confundĕre) tra un’azione (facti, genitivo di relazione) buona e una malvagia, si compivano (cum + congiuntivo imperfetto, cum causale o narrativum) delitti segreti, fu costruito (presente storico passivo) un carcere in mezzo alla città sopra (imminens, p. presente attributivo di immineo,es,imminere) al foro per scoraggiare (ad terrorem complemento di fine) la crescente (p. presente attributivo di incresco,is,increvi,increscĕre: verbo incoativo, resultativo perché telico, dinamico e durativo) audacia (genitivo soggettivo). Non solo la città crebbe con questo re (ablativo d’agente), ma anche la campagna e i confini. Sottratta la selva Mesia (ablativo assoluto, adimo,is,ademi,ademptum,adimĕre) ai Veienti (dativo di svantaggio), il potere si estese (prolatum est, perfetto di profero) fino al mare e sulla foce del Tevere fu fondata (condita est) la città di Ostia e intorno furono create (factae sunt) le saline; e con le splendide (egregie) imprese (ablativo di mezzo) di guerra (bello ablativo di limitazione) fu ampliato il tempietto di Giove Feretrio. 34 Durante il regno di Anco (ablativo assoluto con valore temporale), Lucumone, uomo attivo (impiger) e in possesso (potens, p.presente attributivo di possum) di ricchezze (genitivo di relazione), si trasferì a Roma soprattutto con il desiderio e la speranza di ottenere (gerundivo genitivo concordato con magni honoris di adipiscor,adipisceris,adeptus sum,adipiscĕre) grande onore di cui non vi era stata occasione (facultas) a Tarquinia – infatti anche qui era originario di un popolo straniero (ablativo di origine). Era figlio di Demarato di Corinto, il quale, fuggito (profectus p.p. congiunto di proficiscor,eris,profectus sum,proficisci) dalla patria (ablativo di moto da luogo) a causa di insurrezioni e stabilitosi (cum narrativum o causale con congiuntivo piuccheperfetto per circostanza anteriore, consido,is,consedi,consessum,considĕre, verbi verbo telico egressivo) per caso a Tarquinia, presa qui moglie (ablativo assoluto) generò (gigno,is,genui,genitum,gignĕre) due figli. Essi si chiamavano (dativo di possesso) Lucumone e Arrunte. Lucumone sopravvisse al padre, erede di tutti i beni (genitivo di relazione); Arrunte morì (presente storico, morior,eris,mortus sum,mori) prima del padre, lasciata la moglie incinta (ablativo assoluto). Né il padre rimase vivo a lungo dopo il figlio; e questo, ignorando (p. presente attributivo) che la nuora fosse incinta (infinitiva), poiché era morto (cum narrativum o causale con congiuntivo piuccheperfetto per circostanza anteriore, decedo,is,decessi,decessum,decedĕre) noncurante del nipote nel fare testamento (gerundio ablativo, testor,aris,atus sum,ari), al ragazzo nato, senza alcun destino dei beni (bonorum, genitivo di relazione) (“senza che gli toccasse nessun bene”), dopo la morte del nonno fu dato (inditum est) il nome di Egerio dalla (sua) povertà (ablativo di causa o di origine). Al contrario Lucumone, erede di tutti i beni, benché già le ricchezze lo rendessero superbo (cum + congiuntivo imperfetto può essere cum concessivo o narrativum, “le ricchezze influenzassero l’animo”), peggiorò (augeo,es,auxi,auctum,augere) dopo aver sposato Tanaquilla (p.p. congiunto, ducta Tanaquil, nominativo), allora i ludi solenni rimasero (mansere=manserunt, maneo,es,mansi,mansum,manere) annuali e furono chiamati (appellati sunt) in vario modo (varie), romani e grandi. Dallo stesso re furono divisi (divisa sunt) i luoghi da edificare (gerundivo) intorno al foro tra privati; furono costruiti (factae sunt) portici e botteghe. 36 Si accingeva anche a circondare la città con un grande muro di pietra quando interruppe (cum con valore di limite ad quem oppure di cum interea) l’opera intrapresa (coeptis, dativo retto da intervenio) la guerra sabina. E quella cosa fu improvvisa a tal punto che i nemici attraversarono (consecutiva con congiuntivo imperfetto per marcare la capacità della sovraordinata di produrre una tale conseguenza) l’Aniene prima che l’esercito romano potesse (temporale che esprime posteriorità con congiuntivo imperfetto perché in relazione al passato e per marcare sfumatura volitiva) andare incontro (ire obviam) e respingerli (prohibeo,es,prohibui,prohibitum,prohibere). Perciò a Roma (locativo) si temette (presente storico passivo, trepido,as); e dapprima si combatté con alterna vittoria e grande strage da entrambe le parti. Poi, ritirate le truppe (ablativo assoluto con valore temporale/causale) dei nemici (genitivo possessivo) nell’accampamento e dato spazio (ablativo assoluto) ai Romani per prepararsi di nuovo (de integro) alla guerra (ad comparandum bellum: ad + gerundivo accusativo con valore finale), Tarquinio, convinto (ratus, p.p. attributivo di reor,reris,ratus sum,reri) che alle sue forze mancasse (deesse, infinitiva) soprattutto la cavalleria, ai Ramnensi, Tiziensi e Luceri, centurie che Romolo aveva creato, decise (constituo,is,constitui,constitutum,constituĕre) di aggiungerne (infinitiva) altre e di contraddistinguerle (relinquere insignes, infintiiva da relinquo,is,reliqui,relictum,relinquĕre) col suo nome. Poiché Romolo aveva fatto ciò dopo aver preso gli auspici (inaugurato, ablativo assoluto usato assolutamente), Atto Navio, augure famoso (inclutus) a quel tempo, affermava che non (negare, infinito descrittivo) si poteva (infinitiva, posse che corrisponde a protasi di periodo ipotetico dipendente di I tipo) né mutare (infinito passivo) né innovare (infinito passivo, constituo,is,constitui,constitutum,constituĕre) se gli uccelli non lo avessero indicato (addixissent: congiuntivo piuccheperfetto; suppositiva che corrisponde a protasi di periodo ipotetico dipendente di I tipo; addico,is,addixi,addictum,addicĕre). Da ciò si scatenò (mota est) l’ira del re; e dileggiando (p. presente attributivo di eludo,is,elusi,elusum,eludĕre) l’arte (divinatoria), a quanto raccontano (ut ferunt), disse: “orsù (agedum) indovino (divine vocativo), prendi gli auspici (inaugura imperativo presente 2 p.s.) (e vedi) se possa (interrogativa indiretta) accadere (fieri, ne marca interrogativa indiretta) ciò che io ora sto pensando (concipio,is,concepi,conceptum,concipĕre)”. Quando quello, avendo conosciuto (expertus p. congiunto o attributivo di experior,iris,expertus sum,experiri) con l’augurio (ablativo di mezzo), aveva detto (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto perché indica circostanza anteriore) che la cosa (rem) certamente (profecto) sarebbe avvenuta (futuram esse), disse: “ebbene ho pensato (lett. ho immaginato con la mente) che tu avresti diviso (infinitiva con infinito futuro, perifrastica attiva: discissurum esse; discindo,is,discidi,discissum,discindĕre) la cote (cotem da cos, pietra per levigare i metalli) con un rasoio (spada). Prendi (imperativo presente 2 p.s.) queste cose e fa’ (imperativo presente 2 p.s.) ciò (id sottinteso) che i tuoi uccelli pronosticano (portendo,is,portendi,portentum,portendĕre) che può avvenire”. Raccontano (ferunt) che allora quello senza esitazione (haud cunctanter) spezzò (infinito perfetto di discindo,is,discidi,discissum,discindĕre) la cote. La statua di Atto col capo velato si trovava (fuit) nel luogo in cui (quo) la cosa avvenne (acta est perfetto che indica azione e non stato), nel comizio proprio sui (ipsis) gradini a sinistra della curia; ricordano (memorant) che anche la cote fu posta (infinitiva, sitam fuisse, sino,is,sivi,situm,sinĕre) in quello stesso luogo affinché fosse (finale con congiuntivo imperfetto perché dipende da tempo storico) un ricordo di quel prodigio (genitivo di relazione) per i posteri (compl di fine). Agli auguri e al sacerdozio (dativi di vantaggio) degli auguri derivò (accessit) tanto onore che niente dopo fu svolto (consecutiva con congiuntivo imperfetto di gero,geris,gessi,gestum,gerĕre per marcare la capacità della sovraordinata di produrre una tale conseguenza) in pace e in guerra se non fossero stati presi gli auspici (nisi auspicato: ablativo assoluto usato assolutamente che corrisponde a una ipotetica di I tipo) gli auspici, e le assemblee del popolo, le convocazioni (vocati forse è p.p. sostantivato di voco) dell’esercito, le cose più importanti (rerum genitivo partitivo) erano rinviate (dirimerentur: congiuntivo imperfetto passivo di dirimo,is,diremi,diremptum,dirimĕre; si collega a ut precedente, è sempre una consecutiva che marca la capacità della sovraordinata di produrre una tale conseguenza) quando gli uccelli non lo avessero concesso (ipotetica con congiuntivo piuccheperfetto, perché siamo in dipendenza da sovraordinata al congiuntivo; periodo ipotetico di II tipo o I; admitto,is,admisi,admissum,admittĕre). Né allora Tarquinio mutò qualcosa nelle centurie (ablativo di argomento) dei cavalieri; aumentò (adicio,is,adieci,adectum,adicĕre) solo il numero di questi affinché vi fossero (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico; congiuntivo volitivo) milleduecento cavalieri in tre centurie. Sotto gli stessi nomi (“mantennero gli stessi nomi”), solo coloro che venivano aggiunti furono chiamati posteriori; che ora, poiché sono raddoppiate, le chiamano sei centurie. 37 Aumentata questa parte (ablativo assoluto, augeo,es,auxi,auctum,augere) delle truppe (genitivo di relazione), si combatté (presente storico di confligo,is,conflixi,conflictum,confligĕre) di nuovo con i Sabini. Ma a parte che l’esercito romano crebbe (quod + indicativo piuccheperfetto, valore dichiarativo o relativo, in virtù del suo valore fattitivo “quanto al fatto che”) nelle forze, si aggiunse (presente storico) anche l’inganno (dolus), inviati (missis sottinteso quibus) di nascosto (ex occulto, di provenienza) coloro che (quibus sottinteso, qui) buttassero (qui conicerent: relativa impropria con valore finale con congiuntivo imperfetto di conicio,is,conieci,coniectum,conicĕre) nel fiume una gran quantità di legname ardente (p. presente in funzione attributiva di ardeo,ardes,arsi,ardere) ammucchiato (p. presente in funzione attributiva di iacio,es,iacui,iacere) sulla riva dell’Aniene; e con il favore del vento (ablativo assoluto con p. presente di iuvo,as) la legna si accese (o sottintendiamo sunt e quindi indicativo perfetto o lo consideriamo p.p. congiunto, accendo,is,accendi,accensum,accendĕre; ligna è plurale neutro per questo i verbi sono al plurale) e spinta in gran quantità (o perfetto con sottinteso sunt o p.p. congiunto, impingo,impingis,impegi,impactum,impingĕre) su delle zattere (ratibus da ratis, compl. di mezzo), poiché s’impigliò nelle palafitte (cum narrativum + congiuntivo imperfetto, haereo,haeres,haesi,haesum,haerere), incendiò (incendunt presente storico di incendo,is,incendi,incensum,incendĕre) il ponte. Anche questa cosa infuse (adfero,adfers,attuli,allatum,adferre) terrore nei Sabini durante la battaglia e, sbaragliati (ablativo assoluto usato assolutamente, effundo,is,effudi,effusum,effundĕre), impedì (impedio,is,impedit,impeditum,impedire) la stessa fuga; molti uomini, dopo che erano sfuggiti al nemico (cum narrativum + congiuntivo piuccheperfetto, effugio,is,effugi,effugĕre), morirono (periere=perierunt, pereo,is,perii,perire) proprio nel fiume e le armi di questi, scorrendo (p.presente attributivo di fluito,as,avi,are) nel fiume verso la città resero (fecere=fecerunt) nota (insignem) la vittoria prima che potesse (temporale che esprime posteriorità con congiuntivo imperfetto di possum che indica l’idea di eventualità e non semplice posteriorità) essere annunciata (infinito passivo). In quella battaglia la gloria maggiore fu dei cavalieri; posti (positos, p,p, congiunto di pono,is,posui,positum,ponĕre) alle due ali, quando ormai la schiera centrale (media acies) dei loro fanti veniva respinta (cum narrativum con congiuntivo imperfetto per indicare la circostanza concomitante, pello,is,pepuli,pulsum,pellĕre), raccontano (ferunt) che (i cavalieri) assalirono (infinitiva con infinito perfetto, incurro,is,incurri,incursum,incurrĕre) dai fianchi così che non solo arrestarono (consecutiva con congiuntivo imperfetto di sisto,sistis,stiti,statum,sistĕre, anticipata da ita nella sovraordinata, marca capacità della sovraordinata di produrre una tale conseguenza; sisto verbo telico ingressivo rispetto a sto, anche trasformativo quindi dinamico) le legioni sabine che incalzavano (p. presente attributivo, insto,as,institi,instare) ferocemente verso coloro (Romani) che si ritiravano (dativo di termine del p. presente attributivo sostantivato di cedo,is,cessi,cessum,cedĕre), ma improvvisamente le misero (seconda consecutiva, con congiuntivo imperfetto per marcare capacità sovraordinata di produrre tale conseguenza, verto,is,verti,versum,vertĕre) in fuga. I Sabini cercavano di raggiungere (petebant, valore conativo) i monti con una fuga sparpagliata (ablativo di mezzo, effuso p.p. attributivo di effundo,is,effudi,effusum,effundĕre), e pochi riuscirono (tenuere=tenuerunt, teneo,es,tenui,tentum,tenere): la maggior parte, come si è detto prima, furono trascinati (acti sunt, perfetto che marca azione) nel fiume dai cavalieri (ablativo d’agente). Tarquinio, convinto (ratus p.p. attributivo di reor,reris,ratus sum,reri) di doverli incalzare (gerundio accusativo di insto,as,institi,instare) mentre erano terrorizzati (p.p. attributivo, perterreo,es,perterrui,perterritum,perterrere), mandati a Roma bottino e prigionieri (ablativo assoluto) e bruciate le spoglie (ablativo assoluto, accendo,is,accendi,accensum,accendĕre) dei nemici in gran massa (ingenti cumulo, ablativo di modo o di stato in luogo) – ciò prevedeva il voto a Vulcano – continuò (presente storico di pergo,is,perrexi,perrectum,pergĕre) a condurre innanzi (porro) l’esercito nel territorio sabino; e benché le cose fossero andate (quamquam res gesta erat, concessiva oggettiva, perfetto che esprime azione, gero,is,gessi,gestum,gerĕre) male né potessero sperare che sarebbero andate (perifrastica attiva, gesturos esse) meglio, tuttavia, poiché la cosa non dava tempo di riflettere (gerundio genitivo di consulo,is,consului,consultum,consulĕre), i Sabini andarono (infinito storico o descrittivo) incontro con un esercito improvvisato; e qui, sbaragliati (fusi p.p. congiunto di fundo,is,fudi,fusum,fundĕre) di nuovo (iterum), quasi perse ormai le speranze (ablativo assoluto, perdo,is,perdidi,perditum,perdĕre), chiesero (petiere=petierunt, peto,is,petii,petitum,petĕre) la pace. 38 Collazia e tutto il territorio (quidquid agri, agri genitivo partitivo) intorno a Collazia veniva sottratto (perfetto che indica azione, adimo,is,ademi,ademptum,adimĕre) ai Sabini; Egerio – figlio del fratello del re (nipote del re) – fu lasciato (relictus est, relinquo,is,reliqui,relictum,relinquĕre) a Collazia in presidio (ablativo con valore di complemento di fine). Apprendo (accipio) che i Collatini si arresero (deditos esse, infinitiva con passivo di dedo,is,dedidi,deditum,dedĕre) così e che questa fu (esse, infinitiva) la formula della resa (deditionis); il re chiese: “siete voi i legati e gli oratori inviati (missi p.p. attributivo) dal popolo Collatino affinché voi e il popolo collatino vi arrendiate? (finale con congiuntivo imperfetto perché dipende da missi, p.p. quindi tempo storico, dedo,is,dedidi,deditum,dedĕre)” – “si” – “è il popolo collatino libero (libero=in potestate sua)?” – “si” – “Consegnate (presente indicativo di dedo,is,dedi,deditum,dedĕre) voi e il popolo collatino la città, i campi, l’acqua, i confini, i tempi, gli utensili e ogni cosa umana e divina in potere (dicionem) mio e del popolo romano?” – “si” – “E io accetto (recipio,is,recepi,receptum,recipĕre)”. Portata a termine la guerra sabina (ablativo assoluto, perficio,is,perfeci,perfectum,perficĕre), Tarquinio tornò (redeo,is,redii,reditum,redire) trionfante (p.presente attributivo) a Roma. Mosse poi guerre contro i Prischi Latini; poiché non si giunse (causale con ubi, congiunzione causale di origine temporale in cui il valore causale e quello temporale non sono nettamente distinti) da nessuna parte (nusquam) a uno scontro (dimicationem) decisivo (universae rei), sottomise (domo,as,domui,domitum,domare) tutto popolo dei Latino portando (gerundio ablativo, circumfero,fers,circumtuli,circumlatum,circumferre) la guerra alle singole città. Furono prese (capta sunt) Cornicolo, Ficulea vecchia, Cameria, Crustumerio, Ameriola, Medullia, Nomento, città queste dei Prischi Latini o di coloro (quibus sottinteso) che (qui) erano passati (deficio,deficis,defeci,defectum,deficĕre, egressivo rispetto a facio e anche trasformativo) ai Latini. Fu poi conclusa la pace. Le opere di pace, quindi, iniziarono (incohata sunt, incoho,incohas,incohavi,incohatum,incohare) con entusiasmo maggiore dell’impegno (mole ablativo di moles) con cui fu portata avanti (gesserat, indicativo piuccheperfetto di gero,is,gessi,gestum,gerĕre) la guerra, affinché il popolo non fosse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) più fiacco in pace di quanto era stato (comparativa con congiuntivo piuccheperfetto fuisset per attrazione modale, la sovraordinata è finale con congiuntivo quindi attrae la subordinata, esprime un punto di vista) in guerra. Infatti si apprestò (presente storico di paro,as) a circondare (cingo,is,cinxi,cintum,cingĕre) la città, dove non era ancora rinforzata (munio,is,munii,munitum,munire), con un muro di pietre il cui inizio dell’opera era stato interrotto (turbatum erat, turbo,as,avi,atum,are; indica azione e non stato) dalla guerra sabina, prosciugò (presente storico di sicco,as) i luoghi più bassi (infima) della città intorno al foro e le altre valli interposte (p.p. attributivo di interiacio,interiacis,interieci,interiectum,interiacĕre) fra i colli, poiché dalle zone pianeggianti non facilmente si facevano defluire (eveho,evehis,evexi,evectum,evehĕre, forse fattitivo) le acque, con delle cloache condotte (p.p. attributivo oppure da interpretare come ablativo assoluto) nel Tevere con la pendenza (fastigio ablativo di mezzo), e occupò (presente storico di occupo,as) con le fondamenta ordio,is,orditum,ordire) una storia secondo l’accordo (ex composito forse ablativo di origine). Mentre il re (attento, intentus p.p. attributivo di intendo,is,intendi,intentum,intendĕre) rivolgeva tutta l’attenzione (cum + congiuntivo imperfetto, cum historicum oppure interea, averto,is,averti,aversum,avertĕre) a quello, l’altro scagliò (deicio,is,deieci,deiectum,deicĕre) sulla testa la scure sollevata (p.p. attributivo di ecfero,ecfers,extuli,elatum,ecferre) e, lasciata l’arma (relicto telo, ablativo assoluto, relinquo,is,reliqui,relictum,relinquĕre) nella ferita, entrambi si precipitarono (se eiciunt: riflessivo; presente storico di eicio,eicis,eieci,eiectum,eicĕre) fuori. 41 Mentre coloro che erano intorno soccorrevano (cum + congiuntivo imperfetto, forse cum interea, excipio,is,excepi,exceptum,excipĕre) il moribondo Tarquinio, i littori catturavano (presente storico di comprehendo,is,comprehendi,comprehensum,comprehendĕre) i fuggitivi (fugientes, p. presente attributivo sostantivato di fugio,is,fugi,fugitum,fugĕre). Di qui il clamore e l’affluenza in massa del popolo curioso di sapere (mirantium, genitivo plurale del p. presente di miro,as,avi,atum,are) cosa (quid rei, rei partitivo) succedesse (interrogativa indiretta). Tanaquilla nel tumulto ordinò (iubet, presente storico, iubere) che la reggia fosse chiusa (infinitiva con infinito passivo, claudo,is,clausi,clausum,claudĕre) e fece allontanare (perfetto indicativo di eicio,is,eieci,eiectum,eicĕre) i curiosi. Mentre preparava (comparat, presente per trasmettere idea di azione durativa; simul esprime coincidenza) sollecitamente (sedulo) le cose che erano necessarie nel curare (gerundio ablativo) una ferita (dativo di termine o vantaggio), come se vi fosse (comparativa suppositiva corrispondente a protasi di periodo ipotetico di III tipo, subsum,subes,suffui,subesse) una speranza, allo stesso tempo preparava (simul molitur, coincidenza; molior,iris,molitus sum,moliri) altre misure se la speranza risultasse vana (suppositiva corrispondente a protasi di II tipo, congiuntivo presente, destituo,is,destitui,destitutum,destituĕre). Fatto venire in fretta Servio (ablativo assoluto, accieo,accies,accivi,accitum,acciere), dopo che gli aveva mostrato (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto per indicare la circostanza anteriore, ostendo,is,ostendi,ostentum,ostendĕre) il marito quasi esangue, tenendo (p.presente attributivo di teneo,es,tenui,tentum,tenere) la (mano) destra, lo pregava (orat, presente storico) che non lasciasse (ne sinat, sostantiva volitiva negativa con congiuntivo presente sino,is,sivi,situm,sinĕre) invendicata la morte del suocero e (che non lasciasse) che la suocera (socrum) fosse (infinitiva) alla mercè (dativus finalis) dei nemici (dativo di termine). Disse: “Se sei un uomo, Servio, il regno è tuo e non di coloro che, per mano altrui, hanno commesso (fecere=fecerunt) questo infame delitto. Fatti coraggio (imperativo presente 2 p.s., erigo,is,erexi,erectum,erigĕre) e segui (sequere: imperativo 2 p.s. di sequor,eris,secutus sum,sequi) gli dei come guida (duces), i quali un giorno (quondam) presagirono (portendo,is,portendi,portentum,portendĕre), sparso il fuoco divino intorno (ablativo assoluto, circumfundo,circumfundis,circumfudi,circumfuso,circumfundĕre) al capo, che questo sarebbe stato glorioso (fore, perifrastica attiva). Ora quella fiamma celeste ti svegli (excitet, congiuntivo presente esortativo, excito,as,avi,atum,are); ora fatti coraggio (expergiscere, imperativo seconda persona singolare, expergiscor,expergisceris,experrectus sum,expergisci) davvero. Anche noi abbiamo regnato da stranieri; considera (imperativo di reputo,as) chi sei e non da chi sei nato (interrogative indirette). Se, successo qualcosa all’improvviso/per una cosa improvvisa (re subita: ablativo assoluto, subeo,is,subii,subitum,subire; oppure ablativo di causa con p. attributivo), sarai indeciso (lett. “le tue decisioni sono ferme”, indicativo presente di torpeo,es,torpere, suppositiva periodo ipotetico di I tipo), segui (imperativo presente 2 p.s. di sequor) i miei consigli”. Poiché a stento (vix) il clamore e l’impeto del popolo potevano (cum posset: cum narrativum con congiuntivo imperfetto per circostanza concomitante) essere contenuti (infinito passivo di sustineo,es,sustinui,sustentum,sustinere), dalla parte più alta del palazzo attraverso le finestre rivolte (p. perfetto attributivo di verto,is,verti,versum,vertĕre) sulla via Nuova – infatti il re abitava presso il (tempio) di Giove Statore – Tanaquilla parlò (presente storico di adloquor,eris,adlocutus sum,adloquĕre) al popolo. Gli ordinò (presente storico di iubere) di essere (infinitiva) di buon animo; che il re era stato stordito (infinitiva oggettiva o epesegetica come tutte le altre, sopio,is,sopii,sopitum,sopire) dal colpo improvviso (subito, p.p. attributivo di subeo,is,subii,subitum,subire); che il ferro non era penetrato (infinitiva con infinito perfetto di descendo,is,descendi,descensum,descendĕre) profondamente (alte) nel corpo; che era già tornato (infinitiva con infinito perfetto di redeo,is,redii,reditum,redire) in sé; che, deterso il sangue (ablativo assoluto, abstergeo,es,abstersi,abstersum,abstergere), si era esaminata (infinitiva, inspectum esse; inspicio,is,inspexi,inspectum,inspicĕre) la ferita; che l’organismo era (infinitiva) sano; che era convinta (infinitiva, confideo,is,confisus sum,confidĕre) che ben presto lo avrebbero visto (infinitiva dipendente da infinitiva con participio futuro); che con una dichiarazione (dicto, ablativo di mezzo) ordinava (infinitiva, iubere) che nel frattempo il popolo obbedisse (infinitiva con p. presente, audio,is,audii,auditum,audire) a Servio Tullio; che lui avrebbe amministrato (redditurum esse, infinitiva con perifrastica passiva, reddo,is,reddidi,redditum,reddĕre) la giustizia e che avrebbe assunto (infinitiva con perifrastica attiva, obeo,obis,obii,obitum,obire) tutte le altre funzioni del re. Servio avanzava (presente storico, prodeo,es,prodii,proditum,prodire) con la trabea (mantello) e i littori e, sedendo (p. presente attributivo di sedeo,es,sedi,sessum,sedere, stativo) sul trono regio, stabilì/stabiliva (presente storico, decerno,is,decrevi,decretum,decernĕre) alcune cose, di altre finse/fingeva (presente storico di simulo,as) che si sarebbe consultato (infinitiva con perifrastica attiva, consulo,is,consului,consultum,consulĕre) col re. Perciò, quando già Tarquinio era spirato (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto di expiro,as,avi,atum,are), nascosta la morte (ablativo assoluto) per alcuni giorni, consolidò (firmo,as,avi,atum,are) la sua autorità con la finzione (per speciem, compl. di mezzo) di fare le veci di un altro (gerundivo genitivo, fungor,fungeris,functus sum,fungi); sollevatosi un compianto (comploratione orta: ablativo assoluto oppure complemento di mezzo con p. attributivo, orior,oriris,ortus sum,oriri) nella reggia, allora solamente (demum) il fatto fu pubblico (palam); Servio, protetto (p.p. attributivo di munio,is,munii,munitum,munire) da una fedele guardia (ablativo d’agente), per primo regnò senza l’elezione (ablativo di privazione o di mezzo) del popolo (genitivo soggettivo o di relazione) e con il consenso (ablativo di mezzo) dei senatori (genitivo soggettivo o di relazione). I figli di Anco, già allora, arrestati i sicari (ablativo assoluto, comprendo,is,comprendi,comprensum,comprendĕre) del delitto (sceleris, genitivo di relazione), quando/come/per il fatto che (può essere ut temporale o ut dichiarativo-causale) fu (loro) annunciato che il re viveva (infinitiva, vivo,is,vixi,victum,vivĕre) e che l’autorità di Servio era (infinitiva) così grande, andarono (perfetto indicativo di eo,is,ii,itum,ire) in esilio a Suessa Pomezia. 42 Servio rafforzava (munire, infinito descrittivo di munio,is,munii,munitum,munire) la sua autorità con provvedimenti pubblici non più che con quelli privati e, affinché i sentimenti (animus) dei figli di Tarquinio non fossero (finale negativa con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) contro di lui tali quali quelli dei figli di Anco contro Tarquinio, maritò (presente storico di iungo,is,iunxi,iunctum,iungĕre) due sue figlie ai figli del re, Lucio e Arrunte Tarquini, tuttavia non annullò (rumpo,is,rupi,ruptum,rumpĕre) l’inevitabilità del fato con decisioni umane, (impedendo, sottinteso verbum impediendi negato seguito da quin) che l’invidia del regno rendesse (sostantiva con quin, con congiuntivo imperfetto, in seguito a un verbum impediendi negato) tutto infido e malsicuro anche tra i familiari. Proprio a proposito, a (mantenere) lo stato di quiete (ad+ accusativo complemento di fine) del presente intervenne (sumptum est, sumo,is,sumpsi,sumptum,sumĕre) la guerra con i Veienti – infatti la tregua era già finita (indicativo piuccheperfetto di exeo,exis,exii,exitum,exire) – e contro altri Etruschi. In quella guerra spiccarono (eniteo,enites,enitui,enitere/enitesco,is,enitui,enitescĕre) la virtù e la fortuna di Tullo; sbaragliato l’ingente esercito (ablativo assoluto, fundo,is,fudi,fusum,fundĕre) dei nemici, tornò (redeo,is,redii,reditum,redire) a Roma senza dubbio da re, sia che mettesse alla prova (suppositiva con congiuntivo imperfetto di periclitor,aris,atus sum,ari. Seu…seu introducono due supposizioni qualunque delle quali si verifichi la conseguenza non cambia) i sentimenti dei senatori, sia del popolo. Si accostò (adgreditur, presente storico passivo di adgredio,is,adgredĕre) quindi a una grandiosa opera di pace affinché, allo stesso modo in cui Numa fu (comparativa semplice con congiuntivo piuccheperfetto) il creatore del diritto divino, così i posteri celebrassero (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) con la fama in Servio il fondatore di ogni distinzione di classe nella città, con cui (quibus) una cosa si distingueva (interluceo,es,interluxi,interlucere) fra i gradi di dignità e fortuna. Infatti istituì il censo, cosa utilissima a un potere (dativo di vantaggio) che sarebbe stato (futuro) tanto grande, in base a cui (ablativo di causa o di origine) le cariche fossero distribuite (fierent, congiuntivo imperfetto forse con valore finale o potenziale) non per ciascuno, come prima, ma a seconda dello stato (pro habitu, causa oppure modo) delle ricchezze; allora divise (discribo,is,discripsi,discriptum,discribĕre) le classi e le centurie in base al censo (ablativo di causa) e questo ordinamento (fu) (fuit/erat) adatto sia alla pace che alla guerra (dativi finalis). 43 Da coloro che avessero (relativa impropria con valore di ipotetica quindi congiuntivo eventuale, potenziale o causale o temporale) un censo di centomila assi (aeris, genitivo partitivo di aes) o maggiore formò (conficio,is,confeci,confectum,conficĕre) ottanta centurie, quaranta di più anziani e quaranta di più giovani; tutti furono chiamati prima classe; i più grandi affinché fossero (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) pronti (avv. praesto) per la difesa (complemento di fine) della città, i giovani perché combattessero (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico, gero,is,gessi,gestum,gerĕre) le guerre fuori; a costoro (dativo di termine) furono prescritti (imperata sunt, impero,as) come armatura l’elmo, il clipeo, le gambiere, la corazza, tutte di bronzo (ablativo di materia); queste servivano (sempre finale) come protezione del corpo; armi contro il nemico l’asta e il gladio. A questa classe furono aggiunte due centurie di fabbri, che prestassero (relativa impropria con valore finale, con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) servizio (stipendia) senza armi; fu dato (datum est) (loro) il compito (manus) di trasportare (o volitiva epesegetica rispetto a manus o finale, congiuntivo imperfetto di fero) le macchine in guerra. La seconda classe era formata (instituta est) da coloro (ex iis) (che avevano) un censo tra centomila e settantacinquemila (assi) e da costoro, giovani e più grandi, furono formate (conscriptae sunt) venti centurie; furono prescritte (imperata sunt) come armi lo scudo al posto del clipeo e, eccetto la corazza, le stesse altre. Nella terza classe volle che ci fosse (infinitiva, esse) un censo di cinquantamila (assi); furono create altrettante (totidem) centurie queste (furono divise) con lo stesso criterio delle età; riguardo alle armi, non mutò alcuna cosa, furono tolte (ademptae sunt, adimo,is,ademi,ademptum,adimĕre) solo le gambiere. Nella quarta classe, il censo (era) di venticinquemila (assi), furono create (factae sunt) altrettante centurie, le armi furono cambiate (mutata sunt): non fu dato (datum est) nulla eccetto l’asta e il giavellotto. La quinta classe fu ingrandita (aucta est: augeo,es,auxi,auctum,augere); furono create trenta centurie; essi portavano (gero,is,gessi,gestum,gerĕre) con sé fionde e pietre da getto (lapides missiles); a questi furono aggiunti (accensi sunt, accendo,is,accendi,accensum,accendĕre) i cornicini e i suonatori di tuba, distribuiti (distributi, p.p. attributivo, distribuo,is,distribui,distributum,distribuĕre) in tre (nella traduzione dice due) centurie; questa classe aveva un censo (censeor,censeris,census sum,censeri) di undicimila (assi). Un censo minore di questo comprese la restante popolazione; di qui si creò una sola centuria esente dalla milizia. Così ornata e distribuita la fanteria (ablativo assoluto), formò dodici centurie di cavalieri dai maggiorenti (ablativo di origine) della città; creò (fecit) inoltre (item) altre sei centurie, in luogo delle tre istituite da Romolo, sotto i nomi con i quali erano state consacrate con gli auspici (inauguratae). Per comprare i cavalli (ad + gerundivo con valore finale, emo,is,emi,emptum,emĕre) furono pagati (data sunt) dieci mila assi (genitivo partitivo di aes) dall’erario pubblico (ablativo di moto da luogo o di origine) e furono imposti (attributae sunt concordato con bina milia aeris, attribuo,is,attribui,attributumattribuĕre) duemila assi che (quae) le vedove pagassero (relativa impropria con valore finale, penderent congiuntivo imperfetto di pendo,is,pependi,pensum,pendĕre) con cui (quibus) nutrire (alerent, relativa impropria con congiuntivo imperfetto con valore finale, alo,is,alui,altum,alĕre) i cavalli. Tutti questi oneri ricaddero (inclinata sunt, inclino,as) dai poveri sui ricchi. Poi fu aggiunto l’onore. Il suffragio, infatti, non fu concesso per testa (viritim) indistintamente (promisce) a tutti con la stessa forza e lo stesso valore, come altri re avevano mantenuto quanto trasmesso da Romolo; ma furono creati (facti sunt) dei gradi affinché nessuno sembrasse (finale negativa con congiuntivo imperfetto di videor, perché in dipendenza da tempo storico) escluso (excludo,is,exclusi,exclusum,excludĕre) dal suffragio, adloquor) così al sabino: “che cosa mai ti appresti a fare (parat), straniero?” disse “vuoi fare un sacrificio a Diana empiamente? Perché prima non (quin “perché non”) ti bagni (perfunderis indicativo presente passivo di perfundo,is,perfudi,perfusum,perfundĕre) nel fiume corrente (flumine vivo)? Nel fondo della valle scorre (praefluo,is,praefluĕre) il Tevere”. Preso (tactus p.p. attributivo o congiunto di tago,is,tetigi,tactum,tagĕre) dal timore degli dei (religione, ablativo di causa efficiente), lo straniero, che desiderava (congiuntivo imperfetto perché indica soggettività, cupio,is,cupii,cupitum,cupĕre) che tutto fosse fatto secondo i riti (rite), affinché l’evento corrispondesse (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico, respondeo,es,respondi,responsum,respondere) al prodigio, scese (descendo,is,descendi,descensum,descendĕre) subito al Tevere; nel frattempo il Romano immolò (presente storico di immolo,as) la mucca a Diana. Ciò fu mirabilmente gradito al popolo e alla cittadinanza. 46 Sebbene Servio (Tullio) possedesse [quamquam possederat: concessiva oggettiva, possideo,es,possedi,possessum,possidere) già senza dubbio un regno per il fatto di usarlo (usu, ablativo strumentale proprio del linguaggio giuridico, perché indica un potere che lui possiede per usu capione: non è mai stato rivestito ufficialmente della carica di rex, ma, dal momento che si comporta come un re, allora è di fatto il re), tuttavia, poiché sentiva (subordinata causale oggettiva; imperfetto indica valore aspettuale imperfettivo sul piano del passato, indica un’azione ripetuta; imperfetto d’abitudine) a volte (interdum) spargere voci (iactari: infinito passivo di iacto,as frequentativo che indica un’azione reiterata) da parte del giovane Tarquinio (che andava dicendo) che Servio regnava senza l’approvazione del popolo (se iniussu populi regnare: infinitiva epesegetica rispetto a voces), avendo per prima cosa conciliata la simpatia (ablativo assoluto con valore temporale) della plebe distribuendo il territorio (ablativo assoluto con valore causale rispetto al primo ablativo assoluto, divido,is,divisi,divisum,dividĕre) conquistato (p.p. attributivo) dai nemici in base alle singole persone (viritim) osò (audeo,es,ausus sum,audere) chiedere (ferre) al popolo se volesse e ordinasse (interrogative indirette con congiuntivo imperfetto a cui sarebbe sottinteso un an. Iubeo,es,iussi,iussum,iubere. Il secondo verbo esprime la conseguenza del primo: “se vogliono allora ordinano”. Iuberentne era la formula ufficiale usata per la rogatio, cioè quando veniva chiesto il consenso del popolo romano) che egli regnasse (sostantiva infinitiva oggettiva); venne acclamato re con un così ampio consenso quanto nessun altro mai prima di lui. E questa circostanza non diminuì (minuo,is,minui,minutum,minuĕre) in Tarquinio la speranza di ottenere il regno (gerundivo genitivo di adfecto,as, frequentativo con valore conativo di adficio); anzi (immo correttivo), con ancor maggiore energia (impensius comparativo dell’avverbio impense unito all’ablativo eo con valore intensivo), poiché aveva capito (causale oggettiva con indicativo piuccheperfetto di sento,is,sensi,sensum,sentire) che in riferimento al territorio (ablativo di argomento) della plebe si era agito (agi, infinito medio-passivo di ago) con il parere avverso (ablativo di modo o mezzo) dei senatori, ritenne (ratus est) che gli fosse offerta (datam esse, infinitiva con valore oggettivo) un’occasione per accusare Servio (gerundivo genitivo con valore finale) davanti ai senatori e per rafforzarsi (gerundivo genitivo con valore finale) davanti alla curia, sia (perché) egli (era) un giovane di animo ambizioso (apposizione rispetto al soggetto; esprime la prima causa dei due et…et) sia perché a casa (locativo) la moglie Tullia spronava (ablativo assoluto con p. presente; esprime la seconda concausa introdotta dal secondo et) l’animo inquieto. Infatti anche la reggia romana offrì (fero,fers,tuli,latum,ferre) un esempio di tragico delitto (genitivo di relazione), di modo che/affinché la libertà giungesse (ut libertas veniret: congiuntivo imperfetto; può essere sia una consecutiva che una finale, è a metà strada; differenza: consecutiva esprime conseguenza che prescinde dalla volontà, finale esprime volontà. Alla base c’è idea di provvidenzialità di Livio) più prematuramente (maturior) per il fastidio (taedio ablativo di causa oppure è il secondo termine di paragone espresso in ablativo, quindi “rispetto al fastidio”) dei re (genitivo oggettivo) e l’ultimo regno fosse quello che (id sottinteso, quod) era stato partorito (partum foret: relativa impropria con valore consecutivo con congiuntivo caratterizzante: significa che l’ultimo regno è stato un regno tale che la sua caratteristica è stata quella di essere nato da un delitto; è un caso di attrazione modale. Si tratta di piuccheperfetto passivo di pario,is,peperi,partum,parĕre; foret equivale a esset, è una forma meno diffusa che serve a connotare stilisticamente) da una tragedia (ablativo di origine). Questo Lucio Tarquinio – è poco chiaro (parum liquet, liqueo,es,liqui,liquere) se fosse stato il figlio oppure il nipote (interrogativa indiretta disgiuntiva con -ne che unisce i due termini non introdotti da alcun elemento; fuerit è congiuntivo perfetto; segue CT perché esprime anteriorità rispetto al presente liquet) del re Tarquinio Prisco; tuttavia lo direi (congiuntivo perfetto di edo,is,edidi,editum,edĕre con valore potenziale, per attenuare un’affermazione presentandola come incerta) figlio (anche se non poteva essere, perché altrimenti non sarebbe stato giovane), sulla scorta della maggioranza delle fonti (pluribus auctoribus ablativo di causa) – aveva come fratello (complemento predicativo dell’oggetto) Arrunte Tarquinio, giovane di animo mite (genitivo di qualità usato correttamente perché qualità psichica). Le due Tullie figlie del re, come detto in precedenza, si erano sposate (nubo,is,nupsi,nuptum,nubĕre) con questi due, anche esse (et ipsae) molto distanti per caratteri (ablativo di limitazione). Per caso era capitato (ìncido,ìncidis,incidi,incidĕre) così, che i due caratteri violenti non si unissero (ne + congiuntivo imperfetto passivo con valore finale quindi volitivo anche se in base al verbo inciderat ci saremmo aspettati una sostantiva di fatto con ut non; Livio fa una forzatura perché vuol fare emergere l’idea che tutto sia successo non per caso ma per la fortuna populi romani, cioè il buon destino di Roma; questo è suggerito dall’uso di forte/fortuna; iungo,is,iunxi,iunctum,iungĕre) in matrimonio, per la fortuna, io credo, del popolo romano, di modo che il regno di Servio potesse durare (quo+congiuntivo imperfetto: finale espressa con quo perché c’è comparativo diuturnius) più a lungo (diuturnius avv. comparativo) e i costumi della città potessero (altra finale con congiuntivo imperfetto) consolidarsi. La feroce Tullia si affliggeva (angor,angis,anxi,angĕre) che in suo marito non ci fosse (infinitiva con valore oggettivo) nessuno stimolo (materiae, partitivo) né verso l’ambizione né verso l’audacia (complemento di fine o scopo); tutta rivolta (p. congiunto, averto,is,averti,aversum,avertĕre) all’altro (Tarquinio), lo ammirava (infinito storico o descrittivo, miror,aris,atus sum,ari), diceva (infinito storico) che lui era un vero uomo (esse sottinteso, infinitiva oggettiva) e nato (orior,oriris,ortus sum,oriri) da sangue regale (ablativo di origine): criticava (infinito storico, sperno,is,sprevi,spretum,spernĕre) la sorella, poiché, pur avendo ricevuto in sorte (p. congiunto con valore concessivo; nanciscor,nancisceris,natus sum,nancisci, verbo deponente e incoativo) un vero uomo (virum inteso come vero uomo), mancava (causale soggettiva, esprime punto di vista di Tullia, con congiuntivo imperfetto) di audacia femminile (audacia muliebri, ablativo di privazione o di limitazione). Rapidamente la somiglianza li unì (contraho,is,contraxi,contractum,contrahĕre) come a volte capita: il malvagio è perfettamente adatto (aptissimum est) al male; ma l’inizio dello sconvolgimento (turbandi, gerundio genitivo) di tutte le cose è nato (ortum est, orior,oriris,ortus sum,oriri) dalla donna (ablativo di origine). Quella, abituata (p. congiunto di adsuefacio,is,feci,factum,ĕre) a colloqui segreti col marito altrui (genitivo di relazione), non si tratteneva (infinito storico, parco,is,peperci,parsum,parcĕre) da nessuna offesa verbale (verborum genitivo di relazione) riguardo al marito (complemento di argomento) al fratello e riguardo alla sorella (complemento di argomento) al marito; e continuava a ribadire (infinito storico di contendo,is,contendi,contentum,ĕre) che lei sarebbe stata (infinitiva con futurum fuisse: infinito perfetto perifrastica attiva, corrisponde a un infinito irreale: c’è sovrapposizione tra valore modale dato dall’aspetto e tempo: il tempo agisce sulla modalità) meglio (comparativo dell’avverbio recte) vedova e lui celibe piuttosto che essere uniti (comparativa infinitiva con infinito passivo di iungo) con una persona non alla loro altezza (impar) al punto che dovesse soffrire (consecutiva con perifrastica passiva che esprime l’idea del dovere, elanguesco,is,elangui,elanguĕre, verbo incoativo) per l’inettitudine altrui (ablativo di causa); (continuava a ripetere) che se gli dei le avessero dato (suppositiva che corrisponde a protasi di periodo ipotetico dipendente di III tipo nel passato con congiuntivo piuccheperfetto) un uomo di cui era degna (quo digna esset: relativa con congiuntivo imperfetto perché c’è un valore irreale a monte, cioè dipende dalla protasi di un periodo ipotetico dell’irrealtà; è un caso di attrazione modale), nella sua casa (domi locativo) avrebbe visto (apodosi periodo ipotetico dipendente di III tipo con infinito irreale, cioè infinito perfetto della perifrastica attiva) velocemente il regno che vedeva (relativa con congiuntivo presente dovuto sia alla soggettività espressa dal discorso indiretto sia all’irrealtà= congiuntivo obliquo ma anche irreale) nelle mani del padre. Rapidamente riempì (presente storico di impleo,es,implevi,impletum,implere) il giovane della sua temerarietà; quando Lucio Tarquinio e Tullia minore avevano reso (cum narrativum con congiuntivo piuccheperfetto per indicare circostanza anteriore) la casa libera per un nuovo matrimonio (dativo di vantaggio) attraverso lutti quasi continui (ablativo di mezzo), si unirono (presente storico di iungo,is,iunxi,iunctum,iungĕre) in matrimonio più senza il rifiuto di Servio che con il suo consenso (doppio ablativo assoluto formato da due participi presenti; i due ablativi assoluti sono inseriti in una struttura comparativa; i due participi sono quasi omoteleutici ed esosillabici e non prohibente è una lìtote; prohibeo,es,prohibui,prohibitum,prohibere). 47 Allora in verità la vecchiaia di Tullio cominciò (esse sottinteso) più a rischio, il regno cominciò ad essere più a rischio (infestior e infectius sono due comparativi assoluti perché manca il secondo termine di paragone) giorno dopo giorno (in dies complemento di tempo continuato). Infatti, la donna continuava a rivolgersi (spectare infinito storico; specto è anche il frequentativo di specio, quindi dà già di per sé l’idea dell’azione ripetuta anche se specio ha poche attestazioni) da un delitto all’altro. E non sopportava (pati, infinito storico di patio,is,patĕre) che il marito riposasse (infinitiva oggettiva, conquiesco,is,conquievi,conquietum,conquiescĕre, forse incoativo) né di notte né durante il giorno, perché i precedenti omicidi non fossero inutili (finale negativa con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico): (verbum dicendi sottinteso, “continuava a ripetere che”) a lei non era mancato (infinitiva con infinito passato di desum) qualcuno (eum sottinteso) a cui dirsi (relativa impropria con valore consecutivo, congiuntivo imperfetto caratterizzante, “tale da dirsi”) sposata (complemento predicativo del soggetto, nubo,is,nupsi,nuptum,nubĕre) né qualcuno (eum sottinteso) con cui avesse potuto vivere come una serva (relativa consecutiva con congiuntivo imperfetto caratterizzante, servio,is,servii,servitum,servire) silenziosamente (tacita, complemento predicativo del soggetto, p.p. attributivo di taceo,es,tacui,tacitum,tacere); a lei era invece mancato (eum sottinteso) chi ritenesse (relativa consecutiva con congiuntivo imperfetto caratterizzante) di essere (esse sottinteso, infinitiva) degno del regno, (eum qui) chi si ricordasse (relativa consecutiva con congiuntivo caratterizzante al piuccheperfetto anziché imperfetto perché memini è una forma residuale di perfetto logico per cui ha solo il tema del perfectum) di essere il figlio (infinitiva oggettiva) di Tarquinio Prisco, (eum qui) chi preferisse (relativa consecutiva con congiuntivo caratterizzante imperfetto di malo,mavis,malui,malle, verbo modale che si comporta come verbo servile) avere il regno piuttosto che solo sperarlo. Se tu sei (protasi periodo ipotetico di I tipo) quello (eum sottinteso) di cui mi ritengo (relativa con indicativo) essere sposa (infinitiva oggettiva), ti chiamo marito e re (apodosi periodo ipotetico I tipo); se no (sin minus), è mutata in peggio ora la situazione, poiché così (“in questa situazione”, istic), assieme all’inazione si è unito il delitto (causale oggettiva). Perché non ti dai da fare? (interrogativa diretta con indicativo presente passivo di accingo,is,accinxi,accinctum,accingĕre) Per te (dativus finalis) non è necessario (necesse est, tra le frasi modali che indicano necessità, indica la necessità naturale, la più forte, da cui non si può sfuggire) costruire (molior,iris,molitus sum,moliri) un regno straniero (venendo) da Corinto né da Tarquinia come per tuo padre: gli dei penati e patri, l’immagine di tuo padre e la reggia e dentro alla casa il trono del re e il nome di Tarquinio ti creano e ti chiamano re. O se tu sei d’animo modesto (lett. “piccolo di animo”) (genitivo di relazione), perché illudi il popolo? Perché permetti (sino,is,sivi,situm,sinĕre) che tu sia guardato (infinitiva con infinito passivo di conspicio,is,conspexi,conspectum,conspicĕre) come un giovane di stirpe regale? Vattene da qui (facesse imperativo presente di facesso,is,facessi,facessitum,facessĕre è un desiderativo di facio ed è usato nella formula facesse hinc “allontanati da qui”) a Tarquinia o a Corinto; ritorna alle tue origini (lett. “lasciati cadere all’indietro”; deuoluere è un imperativo presente medio passivo di devolvo,is,devolvi,devolvĕre: Livio sta trattando deuoluo come un deponente, quindi c’è un’implicazione di questo valore tra il medio e il passivo, cioè è un “voltati”, ma è anche un’azione subita, per questo molti lo traducono con “lasciati andare”) più simile a (tuo) fratello che a (tuo) padre. Incalzandolo (increpando gerundio ablativo) con queste e con altre (parole), sprona il giovane e nemmeno lei stessa riesce (potest, apodosi) a star tranquilla (conquiesco,conquiescis,conquievi,conquietum,conquiescĕre) (“pensando” sottinteso) se proprio lei, nata (p. attributivo orior,oriris,ortus sum,oriri) da stirpe regale, non produca alcun effetto (protasi periodo ipotetico iaceo,es,iacui,iacere) trucidato (p.p. attributivo) alla sua padrona (dominae, dativo di termine), mentre (questa) faceva svoltare (flectenti, p. presente congiunto con valore temporale al caso dativo concordato con dominae, flecto,is,flexi,flexum,flectĕre) la carrozza a destra verso il clivio Urbi, per farsi trasportare (ut everhetur, finale con congiuntivo imperfetto passivo perché in dipendenza da tempo storico, eveho,evehis,evexi,evectum,evehĕre) sul colle Esquilino. Poi si racconta (traditur) un delitto abominevole e disumano e il luogo serve a ricordare (monumento: dativus finalis; deriva dal verbo memini e anche da moneo, verbo fattitivo “per far ricordare”) – la chiamano via Scellerata (inciso con funzione dichiarativa, spiega)– dove (quo) Tullia, folle (predicativo soggetto), mentre la sconvolgevano le furie (ablativo assoluto con p.p. di agito,as con valore temporale) della sorella e del marito, si racconta (fertur, forse insieme a quo) che avesse fatto passare la carrozza (carpentum egisse: infinitiva oggettiva con infinito perfetto di ago) sopra al cadavere (per corpus, moto per luogo) del padre e per mezzo del suo carro sporco di sangue (carro cruento, ablativo di mezzo, strumentale), ed essendo lei stessa macchiata e contaminata (p. congiunti con valore causale, respergo,is,respersi,respersum,respergĕre), (si dice) che abbia portato (infinitiva con infinito passato, tulisse) ai penati suoi e di suo marito brandelli di sangue e della strage paterna e, a causa della loro ira (quibus forma ablativo assoluto insieme ad iratis con valore causale, ma introduce anche una subordinata relativa impropria con valore consecutivo), a un inizio di regno nefasto presto (propediem) seguì un epilogo (exitus sequerentur, consecutiva con congiuntivo imperfetto per sottolineare la capacità della sovraordinata di produrre una tale conseguenza) simile. Servio Tullio regnò per 44 anni così che la sua emulazione sarebbe stata (consecutiva con congiuntivo imperfetto per marcare la durata, in quanto l’emulazione è un processo con una sua durata) difficile anche per un successore (succedenti regi: participio congiunto in dativo che corrisponde a una protasi di periodo ipotetico irreale, cioè “anche se ci fosse stato un successore onesto e moderato”, cosa che poi non c’è stata) onesto e moderato; del resto, alla sua gloria si aggiunse (accedo,is,accessi,accessum,accedĕre) anche questo, il fatto che assieme a lui finirono allo stesso tempo i regni giusti e legittimi (quod dichiarativo con funzione epesegetica rispetto a id, con indicativo perfetto di occido,is,occidi,occasum,occidĕre). Alcuni sostengono (quidam auctores sunt) che costui (eum) avesse intenzione (in animo habuisse, infinitiva con infinito perfetto che corrisponde anche ad apodosi di periodo ipotetico di III tipo sebbene non abbiamo l’infinito irreale habiturum fuisse o perché questa infinitiva corrisponde a un predicativo e in presenza di esso il latino evita l’infinito irreale per non appesantire; o perché vuole evidenziare che l’intenzione di Servio fosse seria) di deporre (depònere, depono,is,deposui,depositum,deponĕre) proprio quel potere pur così mite e così assennato (predicativi che hanno una sfumatura concessiva che emerge dalla presenza di quel tamen successivo) per il fatto di essere di uno solo (causale con congiuntivo indiretto o obliquo: dipende da infinitiva che a sua volta dipende da un verbum dicendi, cioè da quidam auctores sunt, che esprime soggettività che per attrazione modale finisce per esprimere anche la causale), se non fosse capitato (ni intervenisset: protasi periodo ipotetico di III tipo) un delitto interno a lui che stava considerando (agitanti, p. presente attributivo sostantivato) la possibilità (consilia) di concedere la libertà alla patria (liberandae patriae: gerundivo genitivo). 49 Allora cominciò (occipio,is,occepi,occeptum,occipĕre) a regnare Lucio Tarquinio, a cui le azioni causarono (indo,indis,indidi,inditum,indĕre) il soprannome di Superbo (=“le cui azioni gli meritarono il soprannome Superbo”), poiché lui, pur essendo suo genero (gener, complemento predicativo del soggetto con valore concessivo), proibì (prohibeo,es,prohibui,prohibitum,prohibere) la sepoltura del suocero, ripetendo (dictitans, p. presente congiunto o attributivo del frequentativo di dico, dictito,as) che persino Romolo era morto senza sepoltura (infinitiva oggettiva con infinito perfetto di pereo,is,perii,perire) e fece uccidere (interficio,is,interfeci,interfectum,interficĕre) i più nobili fra i senatori (genitivo partitivo), che credeva avessero sostenuto (infinitiva oggettiva con infinito perfetto di faveo,es,favi,fautum,favere) il potere (rebus dativo retto da favisse) di Servio; poi, conscio (predicativo del soggetto che funziona come un participio congiunto) che potesse essere preso (posse capi: infinitiva con posse verbo servile che regge capi, infinito passivo di capio) proprio da lui contro di lui l’esempio di una illegale conquista del potere (male quaerendi regni, gerundivo genitivo, quaero,is,quaesii,quaesitum,quaerĕre), si circondò (circumsaepio,is,circumsaepsi,circumsaeptum,circumsaepire) di un corpo di (uomini) armati; infatti, per la legittimazione (ad ius, complemento di fine) del suo regno non aveva nulla (quicquam) eccetto (praeter) la forza, poiché regnava/come uno che regnasse (ut qui regnaret: può essere una relativa impropria con congiuntivo imperfetto con valore causale esplicitato dall’ut oppure può essere una forma di comparativa seguita da consecutiva con congiuntivo caratterizzante) senza l’approvazione del popolo e senza l’appoggio dei senatori. A ciò (eo, dativo di termine) si aggiungeva (accedo,is,accessi,accessum,accedĕre) che il regno doveva essere protetto (sostantiva di fatto con perifrastica passiva; di solito con verbi che significano “aggiungere” o “togliere” si trova il quod dichiarativo; più raramente troviamo la sostantiva di fatto o l’infinitiva) con il terrore (ablativo di mezzo) da lui che non riponeva (reponenti, dativo d’agente rappresentato da p. presente sostantivato, repono,is,reposui,repositum,reponĕre) alcuna speranza (genitivo di relazione) nell’affetto dei cittadini. (quem nesso relativo) Per incuterlo (ut incuteret finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico; incutio,is,incussi,incussum,incutĕre) ai più, amministrava da solo senza consiglieri (sine consiliis, metonimia, astratto per concreto) le istruttorie per le pene capitali (cognitiones capitalium rerum) e in questo modo (per eam causam, compl. di mezzo) aveva potuto (poterat) uccidere (occido,is,occidi,occisum,occidĕre), mandare in esilio, confiscare i beni (lett. limitatamente ai beni, ablativo di limitazione) non solo alle persone sospette o invise, ma anche (a quelli, eos a quibus) da cui non poteva (congiuntivo caratterizzante che individua una determinata categoria di persone caratterizzate dalla ricchezza) sperare null’altro che un bottino. Soprattutto così, essendosi ridotto il numero (ablativo assoluto con valore causale, imminuo,imminuis,imminui,imminutum,imminuĕre) dei senatori, stabilì (statuo,is,statui,statutum,statuĕre) che nessuno potesse essere eletto (infinitiva) [per entrare] tra i senatori, affinché, proprio per la scarsezza (ipsa paucitate, ablativo di causa), l’ordine senatorio risultasse (quo ordo esset: finale con quo perché c’è comparativo assoluto contemptior e con imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) più screditato (contemptior, comparativo assoluto) e [i senatori] si indignassero (quo indignarentur: finale con congiuntivo imperfetto di indignor,aris,atus sum,ari; il soggetto è plurale perché è come se scomponesse il senato in membri) meno (del fatto) che nulla fosse compiuto (infinitiva con infinito passivo di ago) per mezzo loro (per se, complemento di mezzo con accusativo perché si riferisce a esseri animati). Infatti costui abolì (soluit, solvo,is,solvi,solutum,solvĕre), primo (predicativo del soggetto) fra i re (genitivo partitivo), l’abitudine, ereditata (p.p. attributivo, trado,is,tradidi,traditum,tradĕre) dai predecessori, di consultare (gerundio genitivo, consulo,is,consului,consultum,consulĕre) il senato su qualsiasi argomento (de omnibus, complemento di argomento); amministrò lo stato per mezzo di consigli familiari (ablativo di mezzo); la guerra, la pace, i patti e le alleanze li fece e li disfece (dirimo,is,diremi,diremptum,dirimĕre) da solo (per se ipse, compl. di mezzo) con chi volle, senza l’approvazione (iniussu: in privativo + iussu, sostantivo derivato da iubeo) del popolo e del senato. Cercava di accattivarsi (conciliabat: imperfetto conativo) soprattutto la gente dei Latini per essere (finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) più protetto (tutior, comparativo assoluto) tra i concittadini anche con l’aiuto straniero (opibus peregrinis, complemento di mezzo), e con i più potenti tra loro (eorum genitivo partitivo) stringeva (iungo,is,iunxi,iunctum,iungĕre) non solo vincoli di ospitalità ma anche di parentela (adfinitates). E a Ottavio Mamilio Tuscolano (dativo di termine) – costui era di gran lunga del popolo latino (genitivo partitivo che sfuma nel genitivo di qualità), essendo discendente (oriundus: predicativo del soggetto che ha il valore di un participio congiunto nominale con valore causale) di Ulisse e della dea Circe (ablativi di origine), se prestiamo fede alla fama -, a quel Mamilio (dativo di termine) dà la figlia in sposa (nuptum supino attivo che esprime il fine di dat di nubo,is,nupsi,nuptum,nubĕre) e grazie a queste nozze (per eas nuptias, complemento di mezzo) si (sibi, dativo di vantaggio) accattiva (presente storico) molti suoi parenti ed amici. 50 Era ormai grande l’autorità di Tarquinio fra i capi (proceres) dei Latini (genitivo possessivo o partitivo), quando stabilisce (presente storico, indico,is,indixi,indictum,indicĕre; è un cum inversum: ha la forma di una subordinata ma in realtà è la sovraordinata e serve a focalizzare l’attenzione sull’azione di riunire l’assemblea; riconosciamo il cum inversum anche dal fatto che nella sovraordinata abbiamo l’imperfetto, per evidenziare che quanto espresso dalla proposizione introdotta dal cum è improvviso) che si riuniscano (volitiva con congiuntivo presente) in un dato giorno nel bosco (sacro) di Ferentina: (verbum dicendi sottinteso) che c’erano (ea esse, infinitiva in dipendenza dal verbum dicendi sottinteso; ea è sottinteso sia perché abbiamo la prolessi del relativo, cioè quae della relativa sottintende ea) alcune cose d’interesse comune (complemento di argomento) che voleva (quae vellet: relativa con congiuntivo imperfetto perché dipende da un’infinitiva che a sua volta dipende da un verbum dicendi sottinteso; si tratta di un congiuntivo obliquo) trattare. Si radunano (presente storico) in molti (frequentes, predicativo del soggetto) alle prime luci dell’alba (complemento di tempo determinato): proprio Tarquinio invece (quidem) rispettò la data stabilita ma si presentò (avversativa) poco prima che il sole tramontasse (temporale che esprime posteriorità con congiuntivo imperfetto di natura eventuale, occido,is,occidi,occasum,oiccidĕre). Lì nell’assemblea per tutta la giornata (complemento di tempo continuato) molte cose erano state discusse (iactata erant: iacto,as,avi,atum,are) con vari interventi. Turno Erdonio (originario) di Aricia (complemento di origine) si era scagliato (erat invectus, inveho,invehis,invexi,invectum,invehĕre) con forza (ferociter) contro l’assente (absentem, p. presente attributivo di absum,abes,abfui,abesse) Tarquinio: (sottinteso verbum dicendi che esprime il punto di vista di Turno: “dice”, parte discorso indiretto) che non c’era da meravigliarsi (infinitiva haud mirum esse) che a Roma (locativo) fosse stato assegnato (cognomen inditum infinitiva forse soggettiva, indo,is,indidi,inditum,indĕre) a lui (ei sottinteso) il soprannome di Superbo (dativo perché concordato con dativo di termine ei sottinteso) – infatti ormai, pur sottovoce e di nascosto (clam avverbio e mussitantes predicativo del soggetto: hanno valore concessivo suggerito dal tamen della frase successiva), tuttavia tutti (volgo avverbio col significato di apertamente, ma qui ha il significato di “tutti”, cioè evidenzia la diffusione) lo chiamavano così – c’era forse (interrogativa diretta introdotta da an, che assume lo stesso valore di num, quindi domanda retorica che attende risposta negativa) qualcosa di più superbo (interrogativa indiretta comparativa espressa con infinitiva e non con congiuntivo perché retorica) che prendere (ludificor,aris,atus sum,ari) in giro in questo modo (sic) tutta la gente latina? (sempre discorso indiretto sottinteso verbum dicendi) (che) dopo aver chiamato i capi (ablativo assoluto excieo,excies,excivi,excitum,exciere) così lontano dalla loro patria, mancava (non adesse, infinitiva) proprio lui (ipsum, soggetto infinitiva) che aveva convocato (relativa con congiuntivo perfetto perché siamo all’interno di un discorso indiretto, per cui prende il congiuntivo del punto di vista di chi sta parlando) l’assemblea. (che) certamente stava mettendo alla prova (infinito storico sempre in dipendenza da discorso indiretto) la (loro) pazienza per schiacciarli (finale con congiuntivo presente perché in dipendenza da tempo principale, premo,is,pressi,pressum,premĕre), assoggettati (obnoxios), se avessero accettato (suppositiva che corrisponde a protasi di I tipo con congiuntivo perfetto perché siamo in discorso indiretto oppure di secondo tipo, accipio,is,accepi,acceptum,accipĕre) il giogo. A chi, infatti, non risultava chiaro (interrogativa indiretta con infinito perché retorica, appareo,es,apparui,apparere) che lui stava cercando di conquistare (infinitiva con valore soggettivo, adfecto è frequentativo di adficio, ha valore iterativo e conativo) il potere fra i Latini? (quod nesso relativo che connette la protasi del periodo ipotetico con il periodo che precede, è concordato con imperium) E se i suoi cittadini glielo (quod, il potere) avevano affidato (si sui cives crediderint: protasi periodo ipotetico di I tipo che essendo trasposto al discorso indiretto prende il congiuntivo perfetto nella protasi) volentieri e se questo gli è stato affidato (si creditum sit, coordinata alla protasi) e non è stato strappato (altra coordinata alla protasi, rapio,is,rapui,raptum,rapĕre) con un omicidio (ablativo di mezzo) anche i Latini glielo dovrebbero affidare (credere et Latinos: apodosi periodo ipotetico di I tipo all’infinito perché in discorso indiretto; al discorso diretto avrebbe avuto indicativo per questo passa a infinito nel discorso indiretto), sebbene nemmeno così dovrebbero (concessiva oggettiva, espressa con debere perché siamo in discorso indiretto; al discorso diretto avrebbe avuto l’indicativo quindi al discorso indiretto passa all’infinito) (essendo) uno straniero (lett. “a lui straniero” alienigenae ha funzione predicativa rispetto a un sottinteso dativo ei): se invece (sin, avversativa rispetto a periodo ipotetico) i suoi si lamentano di lui (protasi periodo ipotetico di I tipo con congiuntivo presente perché discorso indiretto; paeniteat è un verbo impersonale che si costruisce con l’accusativo di chi prova il sentimento e il genitivo di chi causa, cioè eius indica di chi ci si lamenta) perché reso con p. presente sostantivato di absum,abes,abfui,abesse) poiché, ritardando, (morando, gerundio ablativo strumentale di moror,aris) aveva perso (Turno) (quod destituerit, causale con congiuntivo perfetto obliquo, per attrazione modale; destituo,is,destitui,destitutum,destituĕre) la speranza. (sempre sottinteso dici, “diceva”) Che se gli erano state riferite cose vere (si vera deferantur: protasi periodo ipotetico di I tipo dipendente, per questo al congiuntivo presente passivo; defero,fers,detuli,delatum,deferre) non dubitava (apodosi periodo ipotetico di I tipo ma all’infinito perché dipendente da verbum dicendi) che, sul far del mattino, quando si fosse riunita l’assemblea (ubi ventum sit: temporale impersonale al congiuntivo per attrazione modale con valore temporale generico “quando”), (Turno) si sarebbe presentato (quin venturus sit: sostantiva introdotta da quin perché in dipendenza da un verbum dubitandi negato, quindi atto illocutivo assertivo, con perifrastica attiva per esprimere non solo posteriorità ma anche intenzione) fornito (p.p. di instruo,is,instruxi,instructum,instruĕre con valore di predicativo del soggetto della sostantiva) di una schiera (manu) di congiurati (genitivo epesegetico o di relazione) e armato (p.p. di armo,as con valore di predicativo del soggetto). [Tarquinio dice] Che si va dicendo (dici infinito passivo impersonale ripetuto, in dipendenza da ait mooolto precedente) che un ingente numero di spade (genitivo di relazione) era stato portato (ingentem numerum convectum esse: infinitiva in dipendenza da dici, conveho,is,convexi,convectum,convehĕre) da lui. (che) Se ciò era falso oppure no (interrogativa indiretta di tipo disgiuntivo espressa con particella -ne enclitica) poteva (posse, infinitiva dipendente da dici) essere capito (sciri, infinito passivo di scio,is,scii,scitum,scire) subito. (che) Pertanto (inde) li pregava (rogare infinitiva dipendente da dici) di andare (ut veniant, sostantiva volitiva con congiuntivo presente retta da rogo) con lui da Turno. (discorso indiretto terminato) Rese la cosa sospetta l’indole fiera di Turno e il suo discorso del giorno precedente e il ritardo (mora) di Tarquinio dato che sembrava (causale oggettiva con costruzione impersonale di videor) che, grazie ad esso (ob eam, complemento di causa riferito a mora), l’eccidio aveva potuto (caedes potuisse infinitiva retta da videor) essere rimandato (infinito passivo di differo,differs,distuli,dilatum,differre). Vanno (eunt, presente storico) dunque sì (quidem) con gli animi disposti (inclinatis animis: ablativo di qualità che si comporta come un predicativo del soggetto sottinteso) a credere (ad credendum finale con accusativo del gerundio), tuttavia pronti a considerare (existimaturi: p. futuro con valore di predicativo del soggetto sottinteso e al di fuori della perifrastica attiva, cioè con uso assoluto) vane (predicativo dell’oggetto cetera) tutte le altre (accuse) se non si fossero trovate le spade (suppositiva negativa espressa con l’ablativo assoluto, deprehendo,is,deprehendi,deprehensum,deprehendĕre). Non appena si giunse (ubi ventum est esprime precedenza immediata) lì (eo), le guardie circondano (circumsisto,circumsistis,circumsteti,circumsistĕre, presente storico) Turno svegliato (p.p. attributivo che funziona da predicativo dell’oggetto, excito,as) dal sonno; dopo aver immobilizzato i servi (ablativo assoluto con valore temporale, comprehendo,is,comprehendi,comprehensum,comprehendĕre) che per dedizione (caritate, ablativo di causa) nei confronti del loro padrone (domini, genitivo oggettivo) si preparavano alla violenza (vim), poiché da tutti gli angoli dell’appartamento venivano tirate fuori spade (cum + congiuntivo imperfetto con valore causale, imperfetto perché rispetta la consecutio della contemporaneità in quanto i verbi della sovraordinata sono due perfetti; protraho,protrahis,protraxi,protractum,protrahĕre) che erano state nascoste (abditi p.p. attributivo di abdo,is,abdidi,abditum,abdĕre), davvero la cosa sembrò (visa est, costruzione personale di videor) ormai palese (manifesta) e vennero gettate le catene (iniectae sunt catenae, inicio,is,inieci,iniectum,inicĕre) su Turno (dativo di svantaggio o di termine); e subito (confestim) viene convocata (advocatur presente storico passivo) l’assemblea dei Latini con gran tumulto. Lì, una volta gettate le spade nel mezzo (ablativo assoluto con valore temporale, pono,is,posui,positum,ponĕre), scoppiò (orta est, orior,oriris,ortus sum,oriri) uno sdegno così violento che, senza processo (ablativo di privazione, in ha valore privativo rispetto a dicta), con un supplizio inaudito (lett. con un nuovo tipo di morte, leti genitivo di relazione o epesegetico), (fu) gettato (deiectus: può essere interpretato come p.p. attributivo oppure, sottinteso sit, coordinata a mergeretur con valore di consecutiva, deicio,is,deieci,deiectum,deicĕre) nella sorgente (caput) del fiume Ferentina con una cesta piena di pietre legata al collo (ablativi strumentali; lett. “con una cesta gettata sopra – iniecta crate superne - e con sassi ammucchiati” – congestis saxis; congero,congeris,congessi,congestum,congerĕre) (e) venne lasciato affogare (ut mergeretur: consecutiva con congiuntivo imperfetto perché rende l’idea della durata della morte per affogamento; mergo,is,mersi,mersum,mergĕre). 52 Tarquinio poi, dopo aver riconvocato i Latini in assemblea e dopo averli colmati di lodi (ablativi assoluti con valore temporale) perché avevano punito (qui adfecissent: relativa impropria con congiuntivo piuccheperfetto con valore causale, adficio,is,adfeci,adfectum,adficĕre) Turno, che voleva sovvertire (novantem: p. presente attributivo che funzione come predicativo dell’oggetto, novo,as,avi,atum,are) lo stato (res), con la giusta pena (ablativo strumentale) rispetto al suo palese tradimento (pro manifesto parricidio, termine di paragone), disse così: (che) certamente egli poteva (se posse, infinitiva dipendente dal verbum dicendi che introduce discorso indiretto) appellarsi al diritto antico (agere vetusto iure), poiché, essendo tutti i latini originari di Alba (cum+congiuntivo presente con valore causale), erano vincolati (causale con congiuntivo presente teneantur per attrazione modale, perché siamo in discorso indiretto quindi congiuntivo obliquo, teneo,es,tenui,tentum,tenere) da quel trattato (ablativo di causa efficiente) con cui (quo, ablativo di mezzo) sotto Tullio tutto lo stato albano con i suoi coloni era passato (relativa con congiuntivo perfetto di cedo,is,cessi,cessum,cedĕre dettato sia dall’attrazione modale, in quanto dipende da causale che dipende a sua volta da infinitiva che dipende da verbum dicendi, sia con valore di congiuntivo caratterizzante proprio delle relative consecutive) sotto il dominio romano; (continua discorso indiretto) che del resto (ceterum) egli riteneva (se censere, infinitiva in dipendenza dal verbum dicendi, censeo,es,censui,censum,censere) più utile (utilitatis genitivo partitivo) per tutti (causa omnium, complemento di fine) che quel trattato fosse rinnovato (ut renovetur volitiva con congiuntivo presente passivo di renovo,as) e che i Latini, come alleati (ut participes), godessero (ut fruantur, altra volitiva dipendente da censere con congiuntivo presente di fruor,frueris,fructus sum,frui) della grande/futura (secunda) fortuna del popolo romano piuttosto che temere o subire (potius quam expectent aut patiantur, comparative con stesso tempo e modo della sovraordinata, ovvero la volitiva; expecto,as/patior,pateris,passus sum,pati) sempre le distruzioni delle città e le devastazioni dei campi che, prima sotto il regno di Anco e poi di suo padre (ablativi assoluti con p. presente con valore temporale), avevano sofferto (relativa con congiuntivo perfetto di perpetior,perpeteris,perpessus sum,perpeti; congiuntivo per attrazione modale, siamo sempre in discorso indiretto quindi congiuntivo obliquo). (fine discorso indiretto) Non difficilmente si convinsero (persuasum est, uso impersonale di persuadeo,es,persuasi,persuasum,persuadere) i Latini (dativo di termine), benché in quel patto lo stato romano fosse superiore (concessiva oggettiva); del resto (essi, i latini) vedevano che anche i capi del popolo latino stavano (infinitiva oggettiva) con il re ed erano del suo stesso avviso (infinitiva oggettiva, sentio,is,sensi,sensum,sentire) e Turno era per ciascuno (cuique, dativus finalis) un recente monito del proprio pericolo (sui periculi, genitivo di relazione), se si fosse opposto (si adversatus esset: soggetto sottinteso quisque “ciascuno”; protasi periodo ipotetico di III tipo con congiuntivo piuccheperfetto per indicare anteriorità; adversor,aris,atus sum,ari). Così il patto fu rinnovato (renovatum est) e fu ordinato (indictum est, indico,is,indixi,indictum,indicĕre) ai più giovani dei Latini che in un giorno determinato, in base al patto, si recassero (ut adessent, volitiva retta da indictum est con congiuntivo imperfetto, rispettando la consecutio, di adsum) numerosi (frequentes, predicativo del soggetto), armati (p.p. attributivo che funziona da predicativo del soggetto), al bosco sacro di Ferentina. Quando essi giunsero (ubi qui convenere: qui nesso relativo riferito a iuniores, convenere = convenerunt, temporale con valore generico “quando” oppure precedenza immediata anche se non c’è primum) da tutte le zone, secondo l’ordine (ad edictum è come se fosse un complemento di fine “per eseguire l’ordine”) del re romano, affinché non avessero (finale negativa con congiuntivo imperfetto in accordo con consecutio) un proprio capo né un distinto comando né proprie insegne, mescolò (misceo,es,miscui,mixtum,miscere) i manipoli tra Latini e Romani così che ne fece (consecutiva con congiuntivo imperfetto per sottolineare la durata) da due (ex binis ablativo di origine) uno e da uno (ex singulis) due; così, dopo aver raddoppiato i manipoli (geminatis manipulis, ablativo assoluto con valore temporale), li affidò (impono,is,imposui,impositum,imponĕre) ai centurioni. 53 Come fu un ingiusto re in pace (ut fuit comparativa oppure con valore dichiarativo “per il fatto che fu”), così non fu un cattivo comandante in guerra; anzi (quin), avrebbe eguagliato (apodosi periodo ipotetico di III tipo con congiuntivo piuccheperfetto perché riferito al passato, aequo,as,avi,atum,are) in questa arte i re precedenti se la degenerazione (degeneratum) nelle altre cose non avesse offuscato (ni degeneratum offecisset, protasi negativa periodo ipotetico di III tipo con congiuntivo piuccheperfetto perché riferito al passato; officio,is,offeci,offectum,officĕre) anche questo merito (dativo di svantaggio retto da officio). Lui per primo mosse (movit) guerra ai Volsci (dativo di termine o di svantaggio o di fine), (che sarebbe durata, futurum est sottinteso forse) oltre (amplius) duecento anni (in ducentos annos, complemento di tempo continuato) dopo la sua morte, e da questi (ex iis, complemento di moto da luogo) prese con la forza Suessa Pomezia. Avendo ricavato (cum refecisset, cum narrativum + congiuntivo piuccheperfetto che indica anteriorità, con valore temporale/causale, reficio,is,refeci,refectum,reficĕre, oppure perché c’è ubi ha valore temporale) quaranta talenti d’argento (genitivo di materia) dalla vendita del bottino (dividenda praeda, ablativo strumentale reso con gerundivo di divido,is,divisi,divisum,dividĕre), concepì (concepit animo) un tempio di Giove di un’ampiezza (lett. un’ampiezza tale di un tempio di Giove) tale (eam) che fosse (quae esset, relativa consecutiva) degna del re (rege ablativo retto da digna) degli dei e degli uomini, (degna) dell’impero romano (ablativo retto da digna), (degna) anche della maestà (ablativo retto da digna) proprio di quel luogo (tutte relative consecutive coordinate per anafora di quae); mise da parte (sepono,is,seposui,sepositum,seponĕre) il bottino (captivam pecuniam) per la costruzione (complemento di fine) di quel tempio. Sopravvenne (excido,is,excidi,excidĕre) poi, più lunga (lentius, comparativo di agg. lentus) della sua (eum, forse accusativo perché si comporta come i verbi di sentimento per cui la persona che lo prova va in accusativo) speranza (spe, secondo termine di paragone reso con ablativo semplice perché il primo termine è un nominativo), la guerra con cui assalì (quo adortus, relativa, adorior,adoriris,adortus sum,adoriri) invano (nequiquam) con la forza (vi) Gabii, città vicina, e avendo perso anche la speranza (cum narrativum + congiuntivo piuccheperfetto per indicare circostanza anteriore, adimo,adimis,ademi,ademptum,adimĕre; lett. “essendo stata persa la speranza”) di assediare (obsidendi genitivo del gerundio, obsido,is,obsedi,obsessum,obsidĕre) la città, poiché era stato respinto (pulso, ablativo assoluto usato assolutamente, pello,is,pepuli,pulsum,pellĕre) dalle mura, infine (postremo) la attaccò (adgressus est, adgredior,eris,adgressus sum,adgredi) con un’arte (ablativo strumentale) per niente romana, (cioè) con l’insidia e l’inganno (ablativi di mezzo). infatti, mentre fingeva (cum simularet, cum + congiuntivo imperfetto con valore temporale) di essere intento (se esse intentum, infinitiva) a gettare le fondamenta (gerundivo, iaciendis fundamentis, iacio,is,ieci,iactum,iacĕre) del tempio e ad altre opere urbane, come se avesse rinunciato alla guerra (velut posito bello: ablativo assoluto che rende una comparativa suppositiva equivalente a protasi di III tipo; pono,is,posui,positum,ponĕre), suo figlio Sesto, che era il più piccolo fra i tre (partitivo), fuggì (transfugio,is,transfugi,transfugitum,transfugĕre) a Gabii in base all’accordo (ex composito), lamentando (p.presente che funziona da predicativo del soggetto, conqueror,eris,conquestus sum,conqueri) l’intollerabile durezza del padre nei suoi confronti (in se): (verbum dicendi sottinteso) (diceva che) ormai (Tarquinio) aveva rivolto (infinitiva oggettiva con infinito perfetto di verto,is,verti,versum,vertĕre) la superbia dagli estranei verso i suoi familiari (suos), che era infastidito (taedere, verbo impersonale con accusativo della persona, eum, e genitivo della cosa, frequentiae) anche dalla numerosità dei figli tanto che avrebbe creato (ut faciat, consecutiva con congiuntivo presente per esprimere posteriorità) anche in casa il vuoto (solitudinem) che aveva creato (relativa con congiuntivo perfetto per attrazione modale, siamo in discorso indiretto, quindi congiuntivo indiretto, in quanto la sovraordinata dipende da consecutiva che dipende a sua volta da infinito che dipende da verbum dicendi) nella curia, affinché non lasciasse (ne relinquat: finale negativa con congiuntivo presente perché in dipendenza da un tempo principale) alcuna discendenza e alcun erede del regno. (diceva che) scampato (p. congiunto con valore temporale o concessivo, decutio,is,decussi,decussum,decutĕre) con una bacchetta (baculo, ablativo strumentale) le cime più alte dei papaveri. Stanco (fessus, aggettivo che funziona come p. congiunto con valore causale) di interrogare e aspettare (gerundi ablativi con valore causale), il messo tornò (redeo,is,redii,reditum,redire) a Gabii, come da una missione incompiuta; riferì le cose che lui aveva detto e quelle che aveva visto (interrogative indirette con congiuntivo perfetto); (refert) che o per ira o per odio o per superbia impressa (p.p. insero,inseris,insevi,insetum,inserĕre) nell’animo egli (eum, il re Tarquinio) non aveva proferito parola (eum nullam vocem emisisse: infinitiva dipendente da refert; emitto,is,emisi,emissum,emittĕre). Quando fu chiaro (ubi patuit: pateo,es,patui,patere) a Sesto (dativus finalis) cosa il padre volesse e cosa gli ordinasse (interrogative indirette con congiuntivi imperfetti, praecipio,is,praecepi,praeceptum,praecipĕre) con quei cenni misteriosi (ablativo strumentale), fece uccidere (interimo,is,interemi,interemptum,interimĕre) i maggiorenti della città, accusando (criminando, gerundio ablativo strumentale) alcuni presso il popolo, altri esposti (opportunos) al loro (sua nel senso di odio che altri avevano verso di loro) odio (dativo). Molti furono uccisi (interfecti sunt, interficio,is,interfeci,interfectum,nterficĕre) palesemente (palam), alcuni, per i quali l’accusa sarebbe stata (futura erat: perifrastica attiva con imperfetto perché nel passato) meno evidente, furono uccisi di nascosto (clam). Ad alcuni che lo volevano (quibusdam volentibus, dativus finalis, p. presente attributivo di volo) la fuga era concessa (pateo,es,patui,patere) oppure furono mandati (acti sunt) in esilio e i beni dei fuoriusciti e altrettanto (quelli) degli esiliati furono (fuere=fuerunt) spartiti (divisui, parte nominale predicato nominale). Di qui largizioni e ruberie; per l’attrattiva (dulcedine, ablativo strumentale) del privato interesse (genitivo di relazione) il senso dei mali pubblici veniva rimosso (adimi, infinito storico passivo di adimo,is,ademi,ademptum,adimĕre) finché lo stato gabino, privo (orba, predicativo del soggetto) di consigli e aiuti (ablativi di privazione), fu consegnato (presente storico passivo di trado,is,tradidi,traditum,tradĕre) in mano al re romano (dativus finalis) senza alcuna lotta (ablativo di privazione). 55 Dopo aver conquistato Gabii (ablativo assoluto con valore temporale, recipio,is,recepi,receptum,recipĕre), Tarquinio stipulò la pace con il popolo degli Equi e rinnovò il patto con i Tusci. Quindi rivolse l’attenzione (convertit animum, converto,is,converti,conversum,convertĕre) agli affari urbani (complemento di fine); il primo dei quali era di lasciare (ut relinqueret: finale con congiuntivo imperfetto perché siamo sul piano del passato; oppure consecutiva con congiuntivo caratterizzante “il primo era tale che lasciasse” e l’imperfetto marca la durata. Il soggetto può essere sia Tarquinio che anche templum: “un tempio di Giove lasciasse il ricordo…”) sul monte Tarpeio un tempio di Giove in memoria (monumentum) del suo regno e del suo nome: che dei due re Tarquini il padre l’aveva promesso in voto (infinitiva dipendente da monumentum, “per far ricordare che”, infinito perfetto di voveo,es,vovi,votum,vovere) e il figlio lo aveva realizzato (altra infinitiva con infinito perfetto di perficio,is,perfeci,perfectum,perficĕre). E affinché l’area fosse (ut area esset, finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) libera dalle altre religioni e tutta (dedicata a) (lett. “tutta di”) quel tempio di Giove che si doveva costruire (quod inaedificaretur, relativa con congiuntivo imperfetto passivo di inaedifico,as; ha il congiuntivo per attrazione, in quanto dipende da una finale che come tale è volitiva quindi esprime un’intenzione, una soggettività), decise (statuo,is,statui,statutum,statuĕre) di sconsacrare (exaugurare) santuari e tempietti alcuni dei quali (quae aliquot) lì, offerti in voto (p. congiunto con valore temporale, voveo,es,vovi,votum,vovere) dal re Tazio in un primo tempo (primum) proprio nel momento decisivo (in ipso discrimine, tempo determinato) della guerra contro Romolo, erano poi stati inaugurati e consacrati. Si narra (traditur) che agli inizi (inter principia) della costruzione di questa opera (genitivo del gerundio) gli dei diedero (deos movisse, infinitiva, retta da traditur, al perfetto perché indica azione anteriore) un segno (numen) per indicare la grandezza (ad indicandam molem: ad + gerundivo con valore finale) di un così grande impero; (sempre sottinteso traditur, discorso indiretto) che infatti, mentre gli auspici (aues) permettevano (cum admitterent, cum + congiuntivo imperfetto con valore di cum interea, cioè temporale/avversativo) la sconsacrazione di tutti i templi, non erano propizi (non addixere: infinitiva con infinito perfetto retta da traditur) riguardo al santuario di Termine; così ciò fu inteso (acceptum est) come un presagio e un augurio, che la non mossa sede (non motam sedem) di Termine e quell’unico (dio) non escluso (eum unum non evocatum) fra gli dei (partitivo) dal luogo consacrato (sacratis finibus) a lui (sibi) prospettava (portendere, infinitiva retta da traditur, possiamo interpretarlo come infinito storico che rende idea di durata; portendo,is,portendi,portentum,portendĕre) ferma e stabile ogni cosa (cuncta). Accolto questo auspicio (ablativo assoluto con valore temporale, accipio,accipis,accepi,acceptum,accipĕre) come un auspicio (predicativo del soggetto dell’ablativo assoluto) d’eternità, seguì (secutum est) un altro prodigio che presagiva (portendens, p. presente attributivo, portendo,is,portendi,portentum,portendĕre) la grandezza dell’impero: si dice (dicitur) che un teschio umano (caput humanum) dal volto intatto (integra facie, ablativo di qualità) apparve (apparuisse, infinitiva dipendente da dicitur con infinito perfetto, appareo,es,apparui,apparere) a coloro che scavavano (aperientibus: p. presente attributivo sostantivato di aperio,is,aperui,apertum,aperire, dativo di termine) le fondamenta del tempio. Questa apparizione (quae visa species, quae nesso relativo) indicava (portendebat) senza ambiguità (haud per ambages) che quella sarebbe stata (eam fore) la rocca dell’impero e la capitale del mondo (caput rerum); e ciò così dicevano (cecinere=cecinerunt, perfetto di cano,is,cecini,cantum,canĕre) gli indovini sia quelli (quique, lett. “ciascuno”) che erano in città sia quelli (ii sottinteso) che (quosque, comp. oggetto di acciverant) avevano invitato (acciverant, accieo,accies,accivi,accitum,acciere) dall’Etruria per dibattere su questa cosa (ad eam rem consultandam: finale espressa con ad + accusativo del gerundivo). L’animo del re era incoraggiato (augebatur, augeo,es,auxi,auctum,augere) alle spese; perciò il bottino di Pomezia (manubiae pometinae), che era destinato a portare (perducendo, gerundio dativo con valore di dativus finalis, perduco,is,perduxi,perductum,perducĕre) al compimento (ad culmen) dell’opera, bastò (suppeditavere=suppeditaverunt: perfetto di suppedito,as,avi,atum,are) appena (vix) nelle fondamenta. Perciò eccetto che è più rilevante (“a parte la priorità”) (praeterquam quod antiquior est), crederei (crediderim: congiuntivo perfetto potenziale con valore attenuativo) di più a Fabio, che quelli erano (fuisse) solo quaranta talenti, piuttosto che a Pisone, che scrive (scribo,is,scripsi,scriptum,scribĕre) che per quell’opera furono stanziate (seposita esse, sepono,is,seposui,sepositum,seponĕre) quaranta mila libbre (pondo) d’argento (genitivo di materia), somma di denaro (summam pecuniae) insperabile (sperandam, gerundivo concordato con summam con valore attributivo, perché indica un sentimento) allora dalla depredazione (ex praeda) di una sola città e che avrebbe superato (exsuperaturam, participio futuro) la magnificenza di queste opere (horum operum, horum inteso come “di questo tempo”). [le due negazioni affermano] 56 Fatti venire fabbri (ablativo assoluto con valore temporale, accieo,accies,accivi,accitum,acciere) da ogni parte d’Etruria, risoluto (intentus, p. congiunto forse con valore causale di intendo,is,intendi,intentum,intendĕre) a completare il tempio (perficiendo templo: gerundivo con valore di dativus finalis), per questo (ad id, complemento di fine) utilizzò (utor,uteris,usus sum,uti) non solo il denaro pubblico (ablativo strumentale) ma anche operai (ablativo strumentale) della plebe (partitivo). E (qui nesso relativo) benché si aggiungesse (cum adderetur, cum + congiuntivo imperfetto con valore concessivo) non lieve (haud parvus) anche il servizio militare, tuttavia la plebe era meno appesantita (plebs gravabatur minus, comparativa semplice) dal costruire templi degli dei con le proprie mani che dopo che fu spostata (postquam traducebantur, temporale che indica anteriorità) ad altre opere, come in apparenza minori, così di fatica alquanto maggiore (genitivo di qualità), (come) la costruzione dei sedili nel circo (foros faciendos, gerundivo) e quella della cloaca massima, ricettacolo di tutti gli spurghi della città, da fare (agendam gerundivo concordato con cloaca maxima) sottoterra; due opere a cui questa nuova magnificenza ha potuto equiparare a stento (vix) qualcosa. Mentre la plebe era occupata (ablativo assoluto con valore temporale, exerceo,es,exercui,exercitum,exercere) in questi lavori, poiché era convinto (quia rebatur, causale oggettiva, imperfetto indicativo di reor,reris,ratus sum,reri) che la moltitudine, dove non si adoperasse (ubi usus non esset: relativa con congiuntivo piuccheperfetto perché esprime punto di vista di Tarquinio, quindi congiuntivo indiretto, utor,uteris,usus sum,uti), era (esse, infinitiva retta da rebatur) a carico (oneri, dativo) per la città (urbi dativus finalis), e poiché voleva che i confini dello stato fossero più estesi (fines latius occupari infinitiva dipendente da volebat) fondando delle colonie (colonis mittendis, ablativo strumentale con gerundivo, “con colonie da fondare”), inviò coloni a Signa e a Circei, perché diventassero (futura può essere sia relativa finale se consideriamo quae e essent sottintesi, quae praesidia futura essent, oppure p. futuro attributivo, “futuri presidi”) dei presidi della città sulla terra e sul mare. A lui (ei sottinteso), che stava portando avanti (agenti, p. presente congiunto a ei sottinteso; oppure si può considerare come p. presente sostantivato) tali cose, apparve (visum est) un prodigio terrificante: un serpente (anguis) saltato fuori (elapsus, p.p. attributivo di elabor,elaberis,elapsus sum,elabi) da una colonna di legno, mentre provocò (cum fecisset, cum+congiuntivo piuccheperfetto con valore avversativo evidenziato anche dal successivo ipsius che ha valore contrastivo) terrore e scompiglio nella reggia, non scosse (perculit, percello,is,perculi,perculsum,percellĕre) tanto il cuore del re con un improvviso timore, quanto piuttosto lo riempì (impleo,es,implevi,emopletum,implere) di preoccupazioni angoscianti (ablativo strumentale). E pertanto, sebbene per i prodigi pubblici (ad publica prodigia) si consultassero soltanto i sacerdoti etruschi (cum vates etrusci adhiberentur: cum + congiuntivo imperfetto passivo con valore concessivo, adhibeo,es,adhibui,adhibitum,adhibere), essendo spaventato (exterritus, p. congiunto con valore causale di exterreo,es,exterrui,exterritum,exterrere) da questa visione (hoc visu, ablativo strumentale) quasi privata (velut domestico), stabilì (statuo,statuis,statui,statutum,statuĕre) di ricorrere (mittere) a Delfi all’oracolo più famoso (maxime inclitum) sulla terra. E non osando (ausus, p. congiunto con valore causale di audeo,audes,ausus sum,audere) affidare (committere) il responso dell’oracolo (responsa sortium) a nessun altro, mandò in Grecia i suoi due figli attraverso terre a quel tempo (ea tempestate) sconosciute e mari ancor più sconosciuti. Tito e Arrunte partirono (profecti sunt, proficiscor,proficisceris,profectus sum,proficisci); a loro (iis) si unì (additus est) come compagno Lucio Giunio Bruto, figlio di Tarquinia (ablativo di origine), sorella del re, giovane di perspicacia ben diversa (ingenii longe alius, genitivo di qualità) rispetto a quella che simulava (= che dava a vedere, che induceva a credere) (induo,is,indui,indutum,induĕre). Costui (Bruto), quando venne a sapere (cum audisset, cum historicum con congiuntivo piuccheperfetto che esprime anteriorità ma anche casualità) che i maggiorenti della città, fra cui anche suo fratello (relativa con verbo esse sottinteso dipendente da infinitiva), erano stati uccisi (interfectum esse, infinitiva dipendente da audisset, interficio,is,interfeci,interfectum,interficĕre; è in -um perché concordato solo con fratrem, concordanza a senso resa possibile dal fatto che la relativa precede l’infinitiva) dallo zio (Tarquinio il Superbo), decise (statuit, statuo,is,statui,statutum,statuĕre) di eliminare (relinquĕre) dal suo animo qualunque cosa il re (dativo d’agente perché abbiamo infinitive con perifrastica passiva) potesse temere (relinquere quicquam timendum esse: infinitiva oggettiva, retta da statuit, con infinito del gerundivo, cioè della perifrastica passiva, timeo,es,timui,timere) e dai suoi beni (in fortuna) qualunque cosa il re potesse desiderare (relinquere quicquam concupiscendum esse: seconda infinitiva oggettiva, retta da statuit, con gerundivo, quindi perifrastica passiva, concupisco,is,concupii,concupitum,concupiscĕre) e di trovare riparo (tutum esse, terza infinitiva oggettiva retta da statuit) nel disprezzo (contemptu) laddove c’era (ubi esset: relativa con congiuntivo indiretto per attrazione modale, in quanto dipende da infinitiva che a sua volta dipende da statuit, che esprime punto di vista di Bruto) poca protezione (praesidii, genitivo partitivo) nella legge. Dunque, essendosi comportato (factus, p. congiunto con valore temporale “dopo che”) di proposito (ex industria) in maniera da imitare (ad imitationem, complemento di fine) la stupidità, mentre permetteva (cum sineret, cum narrativum con valore tra causale e temporale + congiuntivo imperfetto per indicare circostanza concomitante, sino,is,sivi,situm,sinĕre) al re (dativus finalis) di rendere se stesso e i suoi beni un bottino (se suaque praedae esse: infinitiva oggettiva), non rifiutò (abnuo,abnuis,abnui,abnuĕre) nemmeno il soprannome di Bruto, affinché, restando (latens, p. presente attributivo di lateo,es,latui,latere) sotto il riparo (sub obtentu) di quello (eius, del soprannome), quell’animo liberatore del popolo romano (“destinato a liberare il popolo romano”), attendesse (ut ille animus liberator opperiretur: finale con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico, di opperior,opperiris,oppertus sum,opperiri) il suo momento. Si racconta (dicitur) che allora costui, portato (ductus, p.p. attributivo di duco,is,duxi,ductum,ducĕre) a Delfi dai Tarquini come zimbello (ludibrium, predicativo del soggetto) più che (verius quam) come compagno, avesse portato (tulisse, infinitiva dipendente da dicitur con infinito perfetto di fero) in dono ad Apollo un bastone d’oro (baculum aureum) inserito (inclusum, p.p. attributivo di solo compagno. Qui, accolto (exceptus, p. congiunto oppure perfetto se sottintendiamo est, “fu accolto”, excipio,es,excepi,exceptum,excipĕre) cortesemente dai (familiari) ignari (ab ignaris) della sua intenzione (consilii, genitivo di relazione), essendo stato condotto (cum deductus esset: cum + congiuntivo piuccheperfetto con valore temporale, indica anteriorità rispetto a sovraordinata; deduco,is,deduxi,deductum,deducĕre), dopo cena, nella camera degli ospiti, infiammato (predicativo del soggetto, p. presente di ardeo,es,arsi,ardere) d’amore (ablativo strumentale), dopo che intorno tutto (omnes concordato con sopiti ma riferentesi anche a tuta) sembrava (costruzione personale di videor) abbastanza tranquillo (satis tuta) e tutti addormentati (p.p. attributivo di sopio,is,sopii,sopitum,sopire), impugnata la spada (ablativo assoluto con valore temporale di anteriorità, stringo,is,strinxi,strictum,stringĕre) andò dalla dormiente (p. presente attributivo di dormio,is,dormii,dormitum,dormire) Lucrezia e premendo il petto (ablativo assoluto, premo,is,pressi,pressum,premĕre) della donna con la mano sinistra (ablativo strumentale) disse: “Taci Lucrezia, sono Sesto Tarquinio; ho la spada in mano; morirai (moriere=morieris, futuro semplice di morior,eris,mortus sum,mori) se griderai” (emiseris, futuro anteriore: indica anteriorità rispetto a sovraordinata, ma anche causalità: “dopo ciò quindi a causa di ciò”; emitto,is,emisi,emissum,emittĕre). Mentre la donna, svegliatasi (ex somno) di soprassalto (pavida “spaventata”, predicativo del soggetto), non vedeva (cum mulier videret: cum + congiuntivo imperfetto con valore di cum interea, temporale e avversativo) nessuna possibilità vicina alla morte imminente, d’altra parte (tum) Tarquinio le confessava (fateor,eris,fassus sum,fateri, infinito storico valore iterativo) il suo amore, la pregava (orare infinito storico, valore durativo, azione iterata), mescolava (miscere infinito storico di misceo,es,miscui,mixtum,miscere) alle preghiere le minacce, cercava di guadagnarsi (versare: infinito storico con valore conativo) in ogni modo (in omnes partes) l’animo della donna. Quando vide (ubi videbat) che era irremovibile (obstinatam esse, infinitiva oggettiva) e che non tentennava (inclinari, infinitiva oggettiva con infinito passivo) nemmeno (ne quidem) per la paura (ablativo strumentale) della morte (genitivo di relazione), alla paura aggiunse (presente storico) il disonore: disse (ait) che con il suo cadavere (cum mortua, ablativo sociativo, mortuus p.p. sostantivato) sarebbe stato posto (positurum esse, infinitiva oggettiva con perifrastica attiva per indicare intenzione) uno schiavo nudo sgozzato (iugulatum, p.p. attributivo di iugulo,as), affinché si ritenesse (ut dicatur=ut dicaretur, finale con congiuntivo imperfetto passivo perché in dipendenza da tempo storico; altrimenti dicatur è presente indicativo passivo) uccisa (necata, compl. predicativo del soggetto sottinteso) in un infame adulterio. Dopo che, per quel terrore (quo terrore, ablativo strumentale), la libidine ebbe la meglio (cum libido vicisset: cum narrativum + congiuntivo piuccheperfetto per indicare circostanza anteriore, valore temporale) come vincitrice (predicativo del soggetto) sull’ostinata pudicizia e dopo che Tarquinio, fiero (ferox) per aver strappato l’onore della donna (ablativo assoluto con valore causale), fu andato via di lì (cum Tarquinius profectus esset: cum narrativum con valore temporale con congiuntivo piuccheperfetto per esprimere anteriorità, proficiscor,proficisceris,profectus sum,proficisci), Lucrezia, afflitta (maesta, predicativo soggetto) da una tale sventura (ablativo strumentale causale), inviò (mittit, presente storico) uno stesso messo a Roma dal padre e a Ardea dal marito, (dicendo, verbum dicendi sottinteso) che venissero (ut veniant, volitiva oggettiva al congiuntivo presente retta da un verbum dicendi sottinteso) (ciascuno) con un solo amico fidato; che era necessario (opus esse, infinitiva oggettiva retta dal verbum dicendi sottinteso) fare così e non perdere tempo; che era accaduta (altra infinitiva oggettiva retta da verbum dicendi sottinteso con infinito perfetto di incido,is,incidi,incidĕre) una cosa atroce. Spurio Lucrezio venne con Publio Valerio figlio di Voleso, Collatino con Lucio Giunio Bruto, con il quale (cum quo, ablativo associativo) era stato incontrato (erat conventus) per caso (forte), che tornava (p. presente attributivo di redeo,is,redii,reditum,redire) a Roma, dal messaggero della moglie. Trovarono (inveniunt, presente storico) Lucrezia che sedeva (predicativo oggetto, p. presente attributivo o congiunto con valore temporale “mentre sedeva” di sedeo,es,sedi,sessum,sedere) afflitta (maestam, predicativo oggetto) nella stanza. All’arrivo (adventu, ablativo di tempo determinato oppure ablativo strumentale) dei suoi, scoppiò in lacrime (lett. “le lacrime scesero”) (lacrimae obortae sunt, oborior,oboriris,obortus sum,oboriri) e al marito che le chiedeva (p. presente attributivo in ablativo concordato con viri, quaero,is,quaesi,quaesitum,quaerĕre) “Stai bene?” (satisne salve est: interrogativa diretta, il -ne marca domanda reale, anche se poi si diffonde in tutti i casi; forse qui domanda retorica con risposta negativa, num), disse “Per niente. Cosa infatti vi è/può essere di bene (salvi, genitivo partitivo dell’aggettivo salvus) per una donna (dativus finalis), perso l’onore? (amissa pudicita, ablativo assoluto con valore temporale, “dopo che ha perso…”) Nel tuo letto, Collatino, vi sono le tracce di un altro uomo; del resto solo il corpo è stato oltraggiato, l’animo è (est sottinteso) innocente; ne sarà (erit, futuro semplice) prova (testis) la morte. Ma stringetevi le destre e promettete (date fidem) che l’adultero (dativo) non resterà (fore, futurum esse) impunito (impune est alicui: “qualcuno resta impunito”). È Sesto Tarquinio colui che, nemico in sembianze d’ospite (pro hospite), la scorsa notte (priore nocte, ablativo di tempo determinato), armato (predicativo soggetto, p.p. attributivo) e con la forza (vi, ablativo strumentale), ha preso (abstulit) da qui (hinc) un piacere funesto a me e a lui (dativi di svantaggio o di fine), se voi siete uomini”. Tutti promettono (dant fidem) in ordine; consolano (consolor,aris,atus sum,ari) la tristezza (aegram aggettivo sostantivato oppure intesto come predicativo di oggetto eam sottinteso “la consolano, triste”) dell’animo (se consideriamo aegram come sostantivo animi è genitivo di relazione, altrimenti è locativo, “triste nell’animo”) riversando (gerundio ablativo strumentale, averto,is,averti,aversum,avertĕre) la colpa (da lei) (ea sottinteso) costretta (p.p. attributivo sostantivato di cogo,is,coegi,coactum,cogĕre), all’autore del misfatto; (dicendo, verbum dicendi sottinteso) che la mente pecca (infinitiva oggettiva retta da verbum dicendi sottinteso), non il corpo, e che, dove è mancata l’intenzione (ubi consilium fuerit: relativa con congiuntivo perfetto per attrazione modale, congiuntivo indiretto), è assente la colpa (culpam abesse altra infinitiva retta da verbum dicendi sottinteso). Disse: “voi vedrete (videritis: futuro anteriore per indicare azione che avverrà con certezza) cosa si debba (dare) (=quale pena) (interrogativa indiretta con congiuntivo presente passivo di debeo,es,debui,debitum,debere) a quello (dativo di svantaggio); io benché mi assolva (etsi absolvo, concessiva oggettiva, absolvo,is,absolvi,absolutum,absolvĕre) dal peccato, non mi libero dal castigo; da ora nessuna vivrà (vivet, futuro semplice) impudica (predicativo soggetto) con l’esempio (ablativo strumentale) di Lucrezia”. Conficcò nel cuore quel coltello che teneva nascosto (predicativo dell’oggetto, p.p. attributivo di abdo,is,abdidi,abditum,abdĕre) sotto la veste e cadde (cado,is,cecidi,cadĕre) moribonda e piegandosi (prolapsa) sulla ferita. Il marito e il padre prorompono in alte grida (conclamant, presente storico). 59 Mentre quelli si abbandonavano (ablativo assoluto con valore temporale) al dolore, Bruto, tenendo (predicativo soggetto, p. presente attributivo o congiunto di teneo,es,tenui,tentum,tenere) davanti a sé (prae se) il coltello estratto (predicativo oggetto, p.p. attributivo di extraho,extrahis,extraxi,extractum,extrahĕre) dalla ferita di Lucrezia con il sangue grondante (ablativo sociativo, manante p. presente attributivo di mano,as), disse: “Per questo sangue, purissimo prima dell’oltraggio regio, giuro, e chiamo voi testimoni (facio testes), o dei, che d’ora in poi (dehinc) perseguiterò (me exsecuturum esse: infinitiva oggettiva retta da iuro, con perifrastica attiva, exsequor,exsequeris,exsecutus sum,exsequĕre) Lucio Tarquinio Superbo con la sua scellerata moglie e tutta la discendenza dei figli (omni stirpe liberorum) col ferro, col fuoco e con qualsiasi mezzo (quacumque vi, ablativo strumentale come i precedenti) io possa (possim: congiuntivo presente con valore o obliquo o potenziale), e che non consentirò (me passurum esse: seconda infinitiva oggettiva retta da iuro con perifrastica attiva, patior,pateris,passus sum,pati) che né loro né alcun altro (quemquam alium) regni (regnare, infinitiva retta da infinitiva) a Roma (locativo)”. Poi passò (tradit) il coltello a Collatino, poi a Lucrezio e Valerio, che si stupivano (mirantibus, p. presente attributivo in dativo perché concordato, miror,aris,atus sum,ari) per il prodigio (ablativo strumentale) della cosa, (chiedendosi) da dove (venisse) il nuovo carattere nel petto di Bruto (relativa epesegetica). Giurano come era stato (loro) comandato (praeceptum est); e tutti, rivolgendosi (p. congiunto con valore temporale, verto,is,verti,versum,vertĕre) dal lutto all’ira, seguono Bruto come capo che già da allora li incita (vocantem, predicativo dell’oggetto, p. presente attributivo di voco,as) a rovesciare la monarchia (finale con ad + accusativo del gerundivo). Tratto (elatum, p. congiunto con valore temporale di ecfero,ecfers,extuli,elatum,ecferre) fuori dalla casa il cadavere di Lucrezia, lo portano (deferunt) al Foro e attraggono (concieo,concies,concitum,conciere) gli uomini, come avviene, con la meraviglia (ablativo strumentale) della novità e l’indegnità (della cosa). Ciascuno (quisque) per parte (pro se) sua condanna (quaeruntur: perfetto passivo di quaero,is,quaesi,quaesitum,quaerĕre al plurale perché concordato a senso con quisque) il misfatto e la violenza del principe (regium “regio” = del principe). Li colpisce (movet) tanto (cum) il dolore del padre quanto (tum) Bruto che rimproverava (castigator) le lacrime e gli inutili lamenti e incitava (auctor), come/per il fatto che si addice (quod deceret: forse quod dichiarativo, “per il fatto”; oppure id sottinteso e quod relativa con congiuntivo imperfetto perché esprime punto di vista di Bruto; imperfetto perché contemporaneità nel passato sebbene i tempi siano al presente ma di senso passato) agli uomini e ai Romani, a prendere (capiendi: genitivo del gerundivo retto da auctor) le armi contro coloro che hanno osato (ausos, predicativo oggetto, audeo,es,ausus sum,audere) come nemici. Tutti i giovani (quisque iuvenuum: “ciascuno dei giovani”, iuvenuum partitivo) più animosi accorrono (adsum,ades,adfui,adesse) volontari con le armi; anche la restante gioventù li segue. Quindi, lasciato un presidio (ablativo assoluto con valore temporale) a Collazia e disposte sentinelle (datis custodibus, ablativo assoluto con valore temporale) alle porte affinché nessuno annunciasse (ne quis nuntiaret: finale negativa con congiuntivo imperfetto perché in dipendenza da tempo storico) quella sollevazione ai regi, gli altri armati partirono (profecti sunt, proficiscor,eris,profectus sum,proficisci) per Roma con Bruto alla guida (ablativo strumentale/sociativo). Quando è giunta lì (eo), ovunque (quacumque, moto per luogo in accordo con incedo) passa quella folla armata genera terrore e scompiglio; ma quando vedono i maggiorenti della città procedere in testa (anteire), pensano (reor,reris,ratus sum,reri) che qualunque cosa sia/possa essere (relativa con congiuntivo potenziale oppure per attrazione modale in quanto dipendente da infinitiva che dipende da reor) non è (esse) di poco conto (temere, avverbio). E a Roma una cosa così atroce non provoca meno commozione (minus motum animorum) di quella (quam eam sottinteso) che aveva provocato a Collazia; perciò si accorre (curro,is,cucurri,cursum,currĕre) al foro da ogni parte della città. Non appena giunto lì (quo ventum est, quo nesso relativo riferito a forum, ventum riferito a populum), il banditore chiamò (praeco advocavit) il popolo al tribuno dei celeri, nella quale magistratura vi era allora per caso Bruto. Qui tenne un discorso (habita est oratio), per niente (nequaquam) (in accordo) coi sentimenti e col carattere (pectoris ingeniique, genitivi di qualità, lett. “discorso per niente del carattere e dei sentimenti”) che era stato simulato fino a quel giorno, sulla violenza e la libidine di Sesto Tarquinio, sullo stupro indicibile di Lucrezia e sulla sua deplorevole uccisione, sulla perdita di Tricipitino, a cui la causa della morte (mortis) della figlia risultava (esset, relativa con congiuntivo imperfetto perché indica punto di vista di Tricipitino e poi perché è come se stessa parlando Bruto, quindi congiuntivo obliquo) più indegna e dolorosa della morte (stessa) (morte). Furono aggiunti (addita est, concordato con superbia ma riferentesi anche alle cose successiva) la superbia propria del re, le miserie e le pene della plebe, sepolta (demersae, p.p. attributivo di demergo,demergis,demersi,demersum,demergĕre) a scavare fosse e cloache (gerundivo exhauriendas fossas cloacasque; exhaurio,is,exhausi,exhaustum,exhaurire); gli uomini romani, vincitori di tutte le popolazioni vicine, ridotti (factos) a operai e tagliapietre al posto di guerrieri! (accusativo esclamativo) Fu ricordata (memorata est) l’indegna uccisione del re Servio Tullio e la figlia passata (invecta predicativo soggetto, p.p. attributivo di inveho,invehis,invexi,invectum,invehĕre) con il suo nefando carro sul corpo (dativo di svantaggio) del padre e furono invocati gli dei (invocati sunt di) vendicatori dei parenti/genitori. Il ricordo di questi e altri fatti più atroci (his et atrocioribus aliis memoratis ablativo assoluto con valore causale rispetto a principale perpulit, “ricordati questi e altri fatti più atroci”), credo, che lo sdegno delle cose presente/del momento (praesens, p. presente attributivo riferito a indignitas; praesum,praees,praefui,praeesse) suggerì (subicio,is,subieci,subiesctum,subicĕre) ma per niente facili ad essere riportati (relatu, supino passivo che ha valore di ablativo di limitazione; refero,refers,retuli,relatum,referre) dagli scrittori, spinse (perpulit, perpello,is,perpuli,perpulsum,perpellĕre) la folla infiammata a togliere (ut abrogaret, volitiva oggettiva o epesegetica con congiuntivo imperfetto. non è sicuro) il potere al re e ordinare (ut iuberet, altra volitiva oggettiva con congiuntivo imperfetto. non è sicuro) che Lucio Tarquinio con la moglie e i figli fossero esiliati (esse exsules, infinitiva oggettiva “fossero esuli”). Egli, scelti e armati dei giovani che davano i nomi (“si arruolavano”) volontariamente (ultro), partì (profectus est, proficiscor,proficisceris,profectus sum,proficisci) per gli accampamenti ad Ardea per muovere di là l’esercito (finale con ad + gerundivo: ad concitandum exercitum) contro il re: lasciò (relinquit, presente
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