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traduzione e commento elegia I di tibullo, Appunti di Latino

traduzione con commento della prima elegia di Tibullo

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 17/08/2020

lullamazz
lullamazz 🇮🇹

4.7

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Scarica traduzione e commento elegia I di tibullo e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! Traduzione 1 elegia: Un altro accumuli per se ricchezze di biondo oro(ablativo di materia) e molti iugeri(2.500 m quadri crica che poteva essere coltivata in un giorno) di terra coltivata, (un altro) che(relativa impropria consecutiva) la fatica continua possa atterrire per il vicino nemico e a cui le trombe di guerre colpite/suonate con tutto il fiato mettano in fuga il sonno. (Ricorre il motivo dell’alius, lascio fare a loro queste cose, non io. Più terra avranno e più dovranno occuparsi di difendere il territorio. Questa struttura retorica si chiama Priamel, elencazione di una serie di contesti a cui si oppone la migliore scelta di vita da parte di chi sta parlando) . La mia modesta agiatezza(povertà) (traduciamo modesta agiatezza e non povertà perché i romani per dire povertà utilizzavano il termine egestas) mi conduca ad una vita inerte purché(concessiva) il mio focolare brilli di un fuoco continuo, io stesso pianterò tenere viti nella stagione opportuna e da contadino(pianterò) grandi alberi da frutto con mano esperta. (chiusa della priamel). E la speranza non mi deluda, ma offra sempre mucchi di biade(foraggio) e mosto denso nel tino ricolmo e io (li) onoro sia che un tronco abbandonato nei campi o una vecchia pietra nel trivio( cos’era il trivio? Un muretto a secco, ma allude al culto dei Lari che proteggevano i recinti dei possedimenti, diversi da quelli che proteggevano il focale interno) rechino ghirlande di fiori. (Vivrò di agricoltura e sarò sempre felice se le uniche decorazioni della mia casa saranno ghirlande di fiori o un tronco abbandonato: la venerazione dei tronchi e delle pietre afferisce al culto del Dio Termine per propiziare i raccolti, ovvero Dio dei terreni agricoli). E qualunque frutto il nuovo anno porti a maturazione per me viene deposto come primizia davanti al Dio della campagna, o bionda Cerere, per te c’è una corona di spighe dalla mia campagna in modo che penda davanti alle porte del tempio. (Tibullo si riferisce a un rito in cui si donavano le primizie agli dei, ma prima dovevano essere assaggiate, per questo nel testo abbiamo -libatum-). MANCA UN VERSO. Anche voi in un tempo felice e ora custodi di un povero campo( Si riferisce alla sua condizione economica), o Lari, portate i vostri doni, allora il sacrificio di una vitella purificava innumerevoli giovenchi, ora una grande agnella è vittima per un piccolo campo. Un’agnella cadrà per voi intorno alla quale la gioventù dei contadini gridi/griderà: “evviva date messi e buon vino”, quanto a me: potessi vivere contento di poco e non essere sempre dedito ai lunghi viaggi/lunga via (alludeva anche al distrarsi dall’amore), (ma potessi) evitare il sorgere estivo della canicola(costellazione del cane?) sotto l’ombra di un albero presso i ruscelli nell’acqua che scorre.(descrizione di un locus amenous topos letterario). E tuttavia non avrei vergogna ad impugnare di tanto in tanto la zappa o ad incitare con il pungolo i lenti buoi, e non troverei fastidio a riportare a casa o un’agnella al seno(fra le braccia) o un capretto (o un piccolo di capretta) abbondonato dalla madre dimentica. E voi ladri e lupi risparmiate il piccolo gregge; la preda deve essere presa da un grande gregge per questa ragione io sono solito purificare il Dio dei pastori ogni anno e cospargere la placida Pale di latte. (Chi è Pale? Tibullo si riferisce a delle feste che si celebravano il 21 aprile, che coincideva con il giorno di fondazione di Roma, in onore di questa divinità agreste). Oh dei, assistetemi e non disprezzate i doni (provenienti) da una povera mensa o da semplici vasi di terracotta. L’antico contadino fece per se la prima volta coppe d’argilla e le foggiò dalla morbida creta. Io non ricerco le ricchezze e i guadagni dei padri che la messe riposta( nel granaio) portò ai miei antenati un piccolo raccolto sufficiente e sufficiente riposare nel letto, se è lecito, e ristorare le membra sul giaciglio consueto. Quanto mi piace ascoltare mentre sono a letto i venti che infuriano e trattenere tra le mie braccia morbide la mia padrona o anche inseguire serenamente sonno al picchiettio suadente della pioggia quando lo scirocco invernale avrà versato le sue gelide acque. (Immagine più alta di questa poesia). Ma a Tibullo piace stare con l’amata dentro casa mentre fuori piove o mentre c’è il fuoco acceso? Alcuni sostengono la prima ipotesi anche perché la pioggia è propiziatrice del sonno e ciò lo troviamo anche in un frammento sofocleo, chi invece sostiene la 2 ipotesi(quindi igne piuttosto che imbre, anche perché in semionciale b e g venivano scambiate). A me tocchi questo, diventi giustamente ricco colui che può sopportare il furore del male e le tristi piogge, quanto c’è di oro e quanto smeraldo perisca piuttosto che una fanciulla pianga a causa del mio viaggio. (Preferire perdere tutto il patrimonio, ma non vedere piangere Delia perché io l’abbandoni). Oh Messalla si addice a te guerreggiare per terra o per mare, affinché la tua casa disponga in bella mostra le spoglie nemiche, le catene di una fanciulla bellissima tengono me avvinto(in catene) e io sto seduto come un portinaio davanti a porte dure. (Forma di relativismo rivolta a Messalla che poi ritroveremo in Properzio). Io non mi curo di essere lodato, oh mia Delia, pur di restare con te, mi chiamino pure ozioso e indolente , su di di te si posi il mio sguardo quando sarà sopraggiunta per me l’ora estrema. Tenga io te, moribondo con la mano che cade giù. (Tibullo prefigura a Delia il suo ultimo istante di vita). Tu Delia piangerai me posto su un letto destinato a bruciare, tu darai baci frammisti a tristi lacrime, tu piangerai, il tuo cuore nel suo intimo non è avvinto da duro fero (cuore di pietra), ne sta a te nel tuo cuore tenero la selce. Nessun ragazzo, nessuna vergine(ragazza) potrà riportare a casa gli occhi asciutti da quel funerale. Tu non offendere i miei Mani, ma risparmia i capelli sciolti Delia, e risparmia le tenere guance. (Qui Tibullo sta immaginando un pianto generale per il suo funerale, e per l’amore che lui provava per Delia, un amore non corrisposto: è una captatio benevolentia. Inoltre dice risparmia i capelli e le guance, non imbruttirti per il male della mia morte: si rif. ai riti delle prefiche). Fra tanto finchè il destino lo permette
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