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Traduzione ed analisi De Clementia 1-4, Temi di Latino

traduzione letterale, traduzione libera ed analisi di alcuni temi del brano

Tipologia: Temi

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Caricato il 10/06/2019

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Scarica Traduzione ed analisi De Clementia 1-4 e più Temi in PDF di Latino solo su Docsity! De clemen�a, 1, 1-4 Il “De Clemen�a” è un tra�ato filosofico- poli�co scri�o da Seneca tra il 55 e il 56 d.C e dedicato a Nerone, di cui Seneca era prece�ore. Nell’opera egli gius�fica la monarchia, allineandosi alla filosofia stoica ma ricordando anche come sia fondamentale governare con virtù e moderazione. Nell’incipit dell’opera Seneca spiega per quale mo�vo ha deciso di tra�are questo argomento ed esprime la sua concezione di sovrano: uomo dotato di grandi poteri ma che comunque agisce in modo clemente. 1. Scribere de clemen�a, Nero Caesar, ins�tui, ut quodam modo speculi vice fungerer et te �bi ostenderem perventurum ad voluptatem maximam omnium. Quamvis enim recte factorum verus fructus sit fecisse nec ullum virtutum pre�um dignum illis extra ipsas sit, iuvat inspicere et circumire bonam conscien�am, tum immi�ere oculos in hanc immensam mul�tudinem discordem, sedi�osam, impotentem, in perniciem alienam suamque pariter exsultaturam, si hoc iugum fregerit, et ita loqui secum: 2. 'Egone ex omnibus mortalibus placui electusque sum, qui in terris deorum vice fungerer? Ego vitae necisque gen�bus arbiter; qualem quisque sortem statumque habeat, in mea manu positum est; quid cuique mortalium Fortuna datum velit, meo ore pronun�at; ex nostro responso lae��ae causas populi urbesque concipiunt; nulla pars usquam nisi volente propi�oque me floret; haec tot milia gladiorum, quae pax mea comprimit, ad nutum meum stringentur; quas na�ones funditus excidi, quas transportari, quibus libertatem dari, quibus eripi, quos reges mancipia fieri quorumque capi� regium circumdari decus oporteat, quae ruant urbes, quae oriantur, mea iuris dic�o est. 3. In hac tanta facultate rerum non ira me ad iniqua supplicia compulit, non iuvenilis impetus, non temeritas hominum et contumacia, quae saepe tranquillissimis quoque pectoribus pa�en�am extorsit, non ipsa ostentandae per terrores poten�ae dira, sed frequens magnis imperiis gloria. Conditum, immo constrictum apud me ferrum est, summa parsimonia e�am vilissimi sanguinis; nemo non, cui alia desunt, hominis nomine apud me gra�osus est. 4. Severitatem abditam, at clemen�am in procinctu habeo; sic me custodio, tamquam legibus, quas ex situ ac tenebris in lucem evocavi, ra�onem redditurus sim. Alterius aetate prima motus sum, alterius ul�ma; alium dignita� donavi, alium humilita�; quo�ens nullam inveneram misericordiae causam, mihi peperci. Hodie dis immortalibus, si a me ra�onem repetant, adnumerare genus humanum paratus sum.' TRADUZIONE LETTERALE: 1.Ho deciso, imperatore Nerone, di scrivere sulla clemenza, così che in qualche modo potessi fungere da specchio e a te mostrare te stesso nel momento in cui stai per giungere al piacere più grande di tu�. Infa� per quanto il vero fru�o delle cose fa�e per il bene sia averle fa�e né ci sia alcuna ricompensa delle virtù degna di quelle oltre a quelle stesse; è u�le indagare ed inves�gare la bontà della coscienza, poi volgere gli occhi a questa immensa massa discorde, ribelle, ingovernabile, in procinto di lanciarsi nella propria e nella altrui rovina, se spezzerà questo gioco, e così parlare tra sé. 2. Forse io tra tu� i mortali sono piaciuto o sono stato scelto per fungere da voce degli dei? Io sono arbitro della vita e della morte di popoli; è nelle mie mani quale 1 [Digitare il titolo del documento] sorte e quale condizione abbia ognuno; cosa la Fortuna voglia sia data ai mortali, lo pronuncia a�raverso la mia bocca; dal mio responso le ci�à e i popoli ricavavano mo�vi di gioia; nessuna parte in nessun luogo fiorisce se non per mia volontà o per mio auspicio; tu�e queste migliaia di spade che la mia pace frena, si sguainano ad un mio cenno; quali nazioni distruggere, quali deportare, a quali dare la libertà, a quali toglierla, quali re rendere schiavi e di quali sia opportuno cingere il capo dell’onore regale, quali ci�à cadano, quali nascano è in mio potere. 3. In queste così grandi cose di potere non mi spinge ad ingiuste punizioni né l’impeto giovanile né l’ira, né la caparbietà né la tracotanza degli uomini, che spesso toglie la pazienza agli uomini più tranquilli, né la stessa gloria funesta di mostrare la potenza a�raverso il terrore, frequente nei grandi imperi. La spada è rinchiusa, anzi è legata, presso di me, ho una grande parsimonia anche del sangue più misero; non c’è nessuno a cui manca altro che presso di me non sia gradito grazie al solo nome di uomo. 4. Ho la severità nascosta e pronta la clemenza, mi sorveglio, come se volessi rendere ragione alle leggi che ho riportato alla luce dalle tenebre e dall’oblio. Sono commosso dalla giovane età di uno e dall’anzianità di un altro; ho perdonato uno per il suo pres�gio, l’altro per l’umiltà. Ogni volta che non ho trovato un mo�vo di misericordia, per me ho perdonato. Se oggi mi chiedessero il conto, sono pronto a enumerare il genere umano agli dei immortali. TRADUZIONE LIBERA: 1.Ho deciso, imperatore Nerone, di scrivere sulla clemenza, in modo che io, fungendo da specchio, possa mostrar� la tua immagine nel momento in cui stai per o�enere il massimo potere. Infa�, nonostante il vero fru�o delle azioni giuste sia averle compiute e non ci sia niente di più gra�ficante di quelle, è u�le interrogare la propria coscienza per poi successivamente osservare questa immensa massa in confli�o, ribelle, ingovernabile, pronta di lanciarsi sia nella propria che nell’altrui rovina, nel caso in cui riuscisse a spezzare questo freno, e iniziare rifle�ere tra sé e sé. 2.Tra tu� i mortali forse proprio io sono piaciuto o sono stato scelto per fare da tramite alla voce degli dei? Io decido della vita e della morte di un popolo; nelle mie mani c’è la sorte di ogni individuo, quello che la Fortuna vuole dare ai mortali è espresso a�raverso la mia voce, grazie al mio responso ci�à e popoli hanno mo�vi di gioia; senza la mia volontà o il mio auspicio non prospera nessun luogo; la mia pace �ene a freno migliaia di spade, le quali si sguainano ad un mio cenno. Decido io quali nazioni distruggere, quali deportare, a quali concedere la libertà, a quali toglierla, quali re rendere schiavi e quali sia opportuno onorare, quali ci�à devono cadere, quali devono nascere. 3. In così tanto potere non sono spinto ad ado�are punizioni ingiuste né dall’impeto giovanile né dall’ira, né dalla caparbietà né della tracotanza degli uomini, la quale spesso toglie la pazienza anche agli uomini più tranquilli, e nemmeno dalla stessa gloria funesta di mostrare la potenza a�raverso il terrore, frequente nei grandi imperi. La mia spada è rinchiusa, anzi è legata, nel fodero, ho una grande parsimonia anche del sangue più umile; non c’è nessuno senza alcun �tolo che presso di me non sia gradito grazie al solo nome di uomo. 4. Tengo nascosta la severità e pronta la clemenza, mi controllo come se volessi seguire le leggi che ho riportato alla luce dalle tenebre e dall’oblio. Sono commosso dalla giovane età di uno ma anche dall’anzianità di un altro; ho perdonato uno per il suo pres�gio, l’altro per l’umiltà. Ogni volta che non ho trovato un mo�vo per essere
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