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Tragedie di Sofocle: Edipo re, Edipo a Colono, Aiace, Antigone, Appunti di Greco

In questo documento si ripercorrono le più importanti e conosciute tragedie di Sofocle, illustre tragediografo dell'età periclea, che sono Edipo re, Edipo a Colono, Aiace e Antigone.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 19/04/2020

silviacotta
silviacotta 🇮🇹

4.5

(28)

23 documenti

1 / 10

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Anteprima parziale del testo

Scarica Tragedie di Sofocle: Edipo re, Edipo a Colono, Aiace, Antigone e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! SOFOCLE 496-406 Lunga vita di cui si sa poco: ce ne parlano indirettamente  comico Frinico: arriva secondo alle gare dionisie  Aristofane: “sulla terra non esiste più nessun tragico”  Aristotele: nella Poietica afferma che aumenta il numero degli attori da 2 a 3 Proviene da alto rango e ha una formazione adeguata 480 guida il Peana, corte svolto a Atene per la vittoria di Salamina Dopo 50 anni scriverà tragedia e rivestirà cariche pubbliche perché è ricco e capace  443 Ellenotamo, amministra tesoro lega  441 stratega, guiderà spedizione di Samo  413 Probulo = dictator, commissario per la sopravvivenza di Atene dopo il disastro di Siracusa (413-415) → ama profondamente la sua città ATTIVITÀ TEATRALE  arriva spesso 2 agli agoni, mai terzo  scrive 130 opere, noi ne abbiamo solo 7 // saga labdacidi, troiana, eracle  conosce bene i miti da cui estrapola l’evento arricchito di riassunti, versi illustrativi TEMI TRATTATI  fragilità destino umano, solitudine dell’uomo: no divinità, contraddizioni insanabili CONCETTO DI COLPA  ubris sentita come eccesso in generale: superbia verso un Dio, mancanza di misura nelle decisioni, ubris = amartia, fallire il colpo che coincide con colpa tragica  coincidenza paradossale tra colpa e innocenza  intervento degli dei: è un teatro povero di divinità, distanti dall’uomo e ingannatrici. Essi sono comunque una presenza costante che richiede rispetto, ma non si manifestano antropologicamente ma attraverso vaticini e oracoli + sono ambigui  ritorno alle divinità ctonie, abbandonate da Eschilo con istituzione Aereopago nelle Eumenidi: personaggi vittima delle divinità Eroe non va alla ricerca del mondo ma alla ricerca di se stesso Attraverso il teatro la città riflette la sua relazione con il passato aristocratico e con il mondo degli dei, alla luce della prospettiva politica, dando nuovi spazi alla parole e riprendendo modelli epici PERSONAGGI  hanno una grande statura tragica perché l’autore fonda sulla scena la riflessione e il racconto tradizionale, inglobando queste due realtà  sembrano DISADATTATI, p. omerici capitati nell’Atene del V secolo: cozzano i valori  avvertono instabilità destino umano e la solitudine + impossibilità di valutare la sorte prima di morire: imperscrutabilità del destino umano GRANDEZZA/FRAGILITÀ 1) normalmente si realizza nelle esperienze personali o di fronte alla collettività 2) in Socrate si assiste a un superamento della condizione omerica a causa degli influssi della filosofia sofistica e della lirica 3) personaggi avvertono spesso senso di solitudine EDIPO RE Tragedia antecedente al 425 ► Tessuto poetico teso e criptico: Sofocle mette in atto il processo di conoscenza di sé che non riguarda solo Edipo, ma qualunque essere umana.  Dialogo tra Creonte, andato a Delfi a consultare l’oracolo e Edipo: “peste è sovrapponibile con qualcuno che è cresciuto a Tebe” - prolessi nome di Edipo Dall’uccisione di Laio scaturisce il miasma, quindi bisogna fare giustizia → definizione dove, come, con chi, chi è assassino: dei predoni, molti  Edipo: “troverò io la luce” vuole ricostruire i fatti I EPISODIO suddivisibile in 2 blocchi 1. di sapere informativo : altri dettagli sull’oracolo + come debellare la peste 2. lite tra Tiresia e Edipo , che arriverà ad incolparlo di essere l’assassino ma Tiresia ha già detto tutto ad Edipo, è lui che non ha compreso e rigetta la verità Edipo crede che in nome del denaro possa uscire il colpevole + mi trovo ad avere regno, letto, donna di Laio, quindi combatterò per lui come se fosse mio padre: è inconsapevole ma è lucido + scaglia anatema su se stesso, convinto di maledire l’assassino » ora sono viandanti, alcuni Massiccia presenza del deittico personale TU, modo per smarcare Edipo dagli altri personaggi I STASIMO Coro riflette sui fatti ed è convinto che Edipo riuscirà a risolvere questa situazione II EPISODIO  secondo alterco tra Edipo e Creonte, reduce dal consulto dell’oracolo  interviene Giocasta, disturbata dalla lite tra i due (madre Edipo e sorella Creonte) → lei ha bisogno di conoscere, mentre Edipo rifiuta e non vede la verità + Giocasta non ha fede negli oracoli: profezia di Laio è sbagliata ► Edipo ha primo momento di consapevolezza: luogo del fatto è la Focide quando è poco prima che lui arrivasse tratti somatici del padre Laio se viaggiava leggero ≈ Sofocle ricostruisce la scena del delitto attraverso Edipo, che si sta rendendo conto della situazione, ha capito ma cerca la conferma, quindi chiede di poter vedere il servo, l’unico sopravvissuto, mentre Giocasta continua a smentire l’oracolo II STASIMO: tema tracotanza, da cui si generano tutti i mali III EPISODIO Arriva nunzio ad annunziare che Polibio, padre e pastore di Edipo è morto » logica di Giocasta: non credere agli oracoli e vivere di giorno in giorno: essa offre una casistica molto ampia ad Edipo così da dissuaderlo dalla sua preoccupazione  “io non ho ucciso mio padre”, non ha ucciso Polibio ma Laio  Giocasta comprende dramma di Edipo ma anche il suo: “è meglio nemmeno ricordare IV EPISODIO Edipo vede arrivare i due servi di Laio: dialogo giocato sulla sticomitia, per enfatizzare la drammaticità del momento  “tutto è chiaro ormai, o luce del sole ti vedrò per l’ultima volta” anticipazione  sono nato da chi non dovevo nascere, mi sono congiunto con chi non dovevo congiungermi, ho ucciso chi non dovevo uccidere: colpa tragica coincide con αμαρτια III STASIMO coro riflette precarietà vita umana: detto del Sileno, vita costellata da sofferenza ESODO servo diventa tramite tra intra e extra scenam: racconta che Giocasta si toglie la vita, è narrato ma si è compiuto al di fuori ► colpa legata al genos: colpa ricade sui figli ma non li costringe a compiere il medesimo delitto – conseguenza morale di ordine sociale AIACE 445, cinque anni dopo Antigone PROLOGO Atena vuole indurre Ulisse a ridere del compagno e della sua pazzia = divinità sofoclea tratta l’uomo come un burattino e se ne prende gioco.  Aiace si vede rifiutato le armi. Reso folle da Atena decide di fare strage dei propri compagni anche se poi sgozzerà un gregge di pecore. Rinsavito si toglie la vita per la vergogna, non capendo che era colpa di Atena. Menelao vieta di seppellirlo (Teucro, figlio di Aiace), ma Odisseo dopo una lunga trattativa lo convincerà.  Eroe capitato in un contesto a lui ostile.  no simbiosi tra Atena e Odisseo: divinità è terrificante, rivendica ciò che ha fatto = rapporto tra l’uomo e dio si è interrotto. ► Eroi sofoclei sono dei disadattati: Aiace crede all’epos, i cui valori però non sussistono più  Menelao fa il suo discorso sulla paura (deos), necessaria affinché vengano rispettate le leggi “le leggi non avrebbero efficacia se non fossero protette da paura e rispetto” “corpo non deve essere sepolto perché portato come amico e alleato decise di uccidere tutti ↔ Sta parlando a Teucro, figlio di Aiace, facendo riferimento all’etica che promuove il timore e il rispetto degli dei = Antigone, contrapposizione leggi scritte e morali GUERRA PELOPONNESO Tucidide libro 2, capitolo 39, paragrafo 3 430: Pericle sta commemorando i caduti in guerra e parla dell’istituzione legislativa di Atene, esprimendosi come Sofocle (15 anni prima). Pericle è un duro legislatore che consente la circolazione di idee libere: democrazia sui generis in cui il deos turannos è la figura garante dell’implementazione delle leggi e del rispetto della giustizia. Sdoppiamento figura di Pericle ► Il problema centrale è la fine di ogni potenza (anche Erodoto aveva già visto il crollo di grandi imperi, ma qui è solo Atene): è presente una necessità inerente alla nozione stessa di dominio secondo cui una potenza egemone è costretta a sopraffare le altre. Nel suo sforzo di capire questa fine affiora sovente la percezione della «necessità»: necessità è stata la guerra, anzi «inevitabile», perché non vi è altro modo di dirimere i conflitti tra potenze tendenti entrambe all'egemonismo; necessaria è la conclusione distruttiva per una delle due parti. Quindi lo scontro è si necessario ma anche talmente distruttivo che riesce ad abbattere gli ideali di uguaglianza e fratellanza svelando l'arroganza insita alla natura umana. Ed è così che le violenze degli ateniesi diventano frutto di questa necessità. La posizione di Tucidide è ovviamente critica nei confronti dell’atteggiamento repressivo e imperialistico degli Ateniesi, ma la strage dei Meli in quest’ottica si rivela una dolorosa necessità, che rimarrà nell’inconscio degli ateniesi fino a riemergere nella notte di Egospotami narrata da Senofonte. Scaturisce qui anche la nozione di responsabilità delle proprie azioni che, se compiute ingiustamente, saranno punite nella vicenda della verità che secondo Tucidide è la politica. Atene ha bisogno di conquistare Melo, apparentemente insignificante nella lotta contro Sparta; l’idea di fondo è che Atene teme l’ostilità dei suoi soggetti e, per tenerli sotto controllo, deve dare una dimostrazione di forza = non può permettere a nessuno, soprattutto se isole, di sottrarsi alla sua autorità. La conquista diventa una misura di sicurezza = Si crea una sorta di circolo vizioso, in cui chi conquista è costretto a continuare a conquistare, secondo la concezione ciclica della storia tucididea. Segna l’irreversibile passaggio dalla civiltà omerica della vergogna, interpretato da Aiace, a quella della colpa e responsabilità, di cui si fa portavoce Odisseo. Cultura in cui il pensiero e l'agire dell'uomo sono totalmente proiettati verso l'esterno: la sanzione per un comportamento errato non risiede nel senso d'indegnità che un uomo prova dentro di sé, ma nel biasimo della comunità. In questo tipo di società, dunque, il bene supremo non sta nel godere di una coscienza tranquilla, ma nella conquista della pubblica stima, in quanto l’onore deriva dal pubblico riconoscimento. Aiace è tutto proiettato nel civiltà della vergogna, di cui interpreta virtù (aretè) e nobiltà (klèos); quando si riscuote dalla sua follia, si vergogna profondamente di sé, certo che la sua vergogna avrebbe coinvolto la sua sposa (Tecmessa), la famiglia e tutta la sua patria, Salamina. Finge di assecondare i consigli della sua sposa, che lo invita a più miti consigli, ma, solo, si dà la morte sulla riva del mare. Tutti gli eroi tragici sono soli, ma la solitudine di Aiace è radicale e non scende a compromessi, non ascolta Tecmessa né le parole del coro, ed è il simbolo della solitudine disperata di chi non si adatta alla rivoluzione epocale che attraversò la Grecia nel V^ secolo. Egli è un eroe omerico e difende strenuamente questo mondo, certo che solo la morte può restituirgli quell’onore (klèos) che l’ingiustizia della storia gli ha sottratto. I temi sono quelli che verranno trattati anche nel primo coro dell’Antigone: l’uomo ha progredito, ma nulla può contro la morte, e questo deve indurre ad un ripensamento circa la potenza dell’uomo e alla accettazione della verità che afferma che il dio è misura di tutte le cose, non l’uomo. La tragedia di Sofocle ha infatti il compito di riportare l’uomo dentro i suoi limiti. Fondamentale è la percezione del tempo che tutto consuma e la consapevolezza della fragilità umana: concetti ben introiettati dal moderno Odisseo. Tragedia che mette in scena i sentimenti umani, i moti dell’animo umano, fino alla spiegazione del dolore psicologico sotteso alle tragiche scelte. Il conflitto più marcato è quello tra l’ideale dell’eroe e l’impossibilità a portarlo a compimento, stante la fragilità dell’uomo, il cambiamento dei tempi, la Necessità divina (anànche)che schiaccia l’uomo e lo rigetta nella sua finitezza. La morte di Aiace è l’estrema ratio di chi non ci sta a sottostare alle leggi del reale: non accetta il mondo in cui vive, si sente l’erede di Achille e l’interprete dell’eroismo epico, ora fuori moda. EDIPO A COLONO • Messa in scena nel 401 – Sofocle muore estate-autunno 406 ≈ 405 Aristofane compone le Rane, ambientante per ¾ nell’Ade → Dioniso vede corteo degli iniziati, processione dei misteri eleusini rappresentata sul frontone Tempio Delfi = S. che nel I stasimo invoca Dioniso (Iacco) Core Demetra Coro degli iniziati è coro di morti + vivi: istituzione riti fallici istituiti d Dioniso stesso • Edipo è esule da Tebe, giunge ad Atene e viene accolto: salma di Edipo era un simbolo di prestigio per la città, in quanto egli ha scoperto il male del mondo, ha capito che il primo male è la sofferenza di dover conoscere se stessi, nel momento in cui si priva degli occhi Può diventare simbolo di onore, ha subito catarsi • Edipo giunge a Colono cieco accompagnato da Antigone ► Sono capitati in un locus amoenus, sacro alle Eumenidi, un bosco = luogo sacro e simbolico > rimando alla morte: attraversare bosco come attraversare bosco vita dell’aldilà. Inoltre il bosco è simile a un tempio (peristili, zona in cui mescolano libagioni di miele). + duplice interpretazione della morte: fine sofferenza,pace e dolore, rinuncia ➢ Edipo è ospite: xenia > atteggiamento di umiltà, è succube di coloro che sanno ➢ USIGNOLO: accezione positiva, canta dolcemente ≠ I stasimo - straniero non comprende motivo per cui salma Edipo conferisce prestigio 1. Contrasto fortissimo tra passato di dolore e sofferenza e quiete estrema e profonda che E. sperimenta in questo bosco (si conclude con inno cletico alle Eumenidi) – come un fantasma 2. Estatica visione della divinità a cui si rivolge e il ricordo definito delle piaghe del passato: felicità divinità ≠ impotenza, fragilità, caducità degli uomini PROLOGO ( + parodo + epodo sono anomali – più di 250 versi) • 1-3: colloquiano Antigone e Edipo, padre e figlia • 2: straniero colloquia ora con Edipo ora con Antigone → li mette in condizione di sapere, rispondendogli con profusione di dettagli, in maniera epica (oida) // ATENA E POSEIDONE - anche Edipo è epico, sposta attenzione sui regnanti “il potere appartiene al re” CORO → vecchi di Colono, compagni di infanzia di S. o lui stesso – deinos, lo ha riconosciuto dualità tra tessuto tragico e necessità cogente di confrontarsi con mito e autobiografia ANTIGONE → captatio benevolentiae agli ateniesi “stranieri pietosi”, facendo leva su criticità della situazione e chiedendo di considerarli come consanguinei I EPISODIO – molto lungo Edipo dimostra di non essere colpevole (amartia) e Corifeo si sta convincendo ad accoglierlo. Duplice funzione Antigone 1. trasmettere al padre ciò che si sta consumando nell’intra scenam 2. ruolo scenografico che ci consente di vedere l’extra scenam ► Arriva ISMENE, a cavallo con un cappello tessalico: scena epica “vedo tua figlia, mia sorella” Sticomitia tra Ismene e Edipo sottolinea emozione incontro > chiede dei figli maschi ≈ “simile ai costumi d’Egitto è la loro natura” (2 libro Storie) – gravi problemi Edipo chiude il discorso mostrandoci la sua sensazione nei confronti di Tebe + discorso di Edipo è chiaro e franco, quindi alla cecità che lo limita corrisponde una forte torsione intellettuale - sa che i suoi figli lo vogliono nella città così da potersi salvare - discorso si chiude con una invocazione agli Ateniesi, rifiutando invito dei suoi figli CORIFEO invita Edipo a compiere libagioni: le benigne hanno una cultualità ben definita ➔ Edipo ribadisce la sua innocenza + è giunto a Colono per chiedere ospitalità ➔ Uomo anziano che sta sperimentando la vecchiaia (fisica, psico, estetica) →cambiano anche le relazioni con le persone, c’è substrato comune ma margine di mutevolezza / tempo non ∞ ➔ Sofocle è diffidente con gli Dei: incapacità di farsi carico dei problemi umani » Edipo consegna se stesso e il suo corpo a Teseo Salma di Edipo arricchirà la città di Atene, ha sofferto, e cittadini ne ricorderanno le sventure » Teseo lo accoglie e la richiesta accettata si consuma su 3 nervature: 1. Edipo è convinto della santità del sepolcro ad Atene perché non ha colpa ogg. ma amartia 2. Esaltazione di Atene da parte di Teseo, presentato come eroe artefice del sinecismo 3. Edipo è sempre in tensione, deve sempre tendere verso una meta. In Edipo re la meta della conoscenza. In Edipo a Colono verso la pace eterna, la fine dell’esistenza Anteposto di Atene: borgo a Nord-Ovest di Atene Luogo dove Sofocle nasce → filone autobiografico e necessità tragica si alternano TEMI
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