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TRASCRIZIONE VIDEOLEZIONI ECONOMIA POLITICA PROF.BOLLINO COMPLETE, Dispense di Economia Politica

TRASCRIZIONE VIDEOLEZIONI ECONOMIA POLITICA PROF.BOLLINO COMPLETE

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 13/11/2019

giacomo.crielesi
giacomo.crielesi 🇮🇹

4.5

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Scarica TRASCRIZIONE VIDEOLEZIONI ECONOMIA POLITICA PROF.BOLLINO COMPLETE e più Dispense in PDF di Economia Politica solo su Docsity! Economia Politica Introduzione - MICROECONOMIA Definizioni Generali. L'economia politica giudica il comportamento economico degli individui, ossia guardare alle scelte di acquisto, produzione, vendita e modo di far funzionare il sistema economico. Il sistema economico è formato da un complesso di soggetti ed agenti che interagiscono secondo le logiche dell'economia. Il sistema economico ha un'organizzazione ben precisa. Come già detto, è fondamentale il concetto di comportamento degli individui, lo stesso si riferisce alle motivazioni ed alle scelte degli individui (sul campo economico). La presa di una scelta prevede la presa in considerazioni di alcune grandezze che gli economisti definiscono valori (quantificazione); per la presa di una scelta è importante che i consumatori abbiano delle informazioni fondamentali. Il funzionamento del sistema economico si fonda sull'interazione fra i diversi individui, lo stesso dipende anche dal contesto istituzionale (la presenza delle istituzioni influenza le interazioni). I quesiti fondamentali di un'organizzazione economica sono tre: cosa produrre; come produrre; per chi produrre. Oggetto di studio dell'economia politica. L'economia politica studia: l'utilizzo efficiente di risorse scarse per produrre beni e servizi che generano utilità (le risorse sono gli ingredienti che entrano nel processo produttivo, sono scarse perché non sono mai abbastanza rispetto ai desideri; per l'efficienza si intende il fatto che lo sforzo di produzione deve essere ottimale; i beni sono le cose fisiche, i servizi sono immateriali); la distribuzione di beni e servizi all'interno della società. E' importante riprendere il concetto di efficienza, per la stessa si intende: mancanza di sprechi; non aumentare la produzione di un bene senza essere costretti a ridurre la produzione di un altro bene. E' fondamentale anche il concetto di scarsità, per la stessa si intende: rispetto a tutti i possibili desideri espressi della società, la disponibilità non è sufficiente a garantire una soddisfazione completa per tutti (la scarsità non ha niente a che vedere con l'utilità). Il ragionamento economico. Deve essere sempre basato su dei pilastri: analizzare la situazione attuale; analizzare lo spostamento della situazione attuale; tenere conto delle interazioni (in quanto influenzano lo spostamento della situazione attuale); analisi marginale. Per capire l'analisi marginale bisogna partire dall'analisi della situazione attuale, bisogna analizzare tutte le alternative (per un eventuale spostamento – per prendere una scelta), bisogna avere tutte le informazioni necessarie (per la presa della scelta), valutare lo spostamento della situazione attuale (se lo spostamento ci porta ad effettuare una valutazione fra costi e benefici, questa comparazione ci permette di arrivare ad una scelta razionale). La scelta implica lo spostamento o meno dalla situazione attuale. E' importante, quindi, l'analisi dei costi, essi possono essere: diretti o indiretti (i secondi si aggiungono ai primi, come conseguenza di un'azione); opportunità o costi irrecuperabili (il costo opportunità è il costo dell'alternativa a cui si rinuncia intraprendendo una determinata azione; i costi irrecuperabili sono quelli che non possono essere recuperati). Nello spostamento dalla situazione attuale è importante considerare la razionalità, essa può essere: versione restrittiva (egoismo individuale – prendere una scelta quando comporta un beneficio personale); versione ampia (quando si guarda a finalità sociali e non solo alla soddisfazione personale). Considerando l'interazione fra individui, bisogna precisare che: un'azione economica da parte di un individuo comporta sempre un'interazione con altri soggetti ed individui. Ritornando all'analisi marginale, fondamentalmente essa si fonda sul rapporto costi/benefici. L'analisi deve considerare: costo marginale (MC), ossia costo dell'ultima quantità considerata (costo dell'ultimo paio di scarpe per es.); beneficio marginale (MB), ossia il beneficio dell'ultima quantità considerata (beneficio dell'ultimo morso nel mangiare un panino). Il beneficio marginale tende a diminuire con il consumo di dosi successive (se sono affamato il primo boccone di un panino da più soddisfazione rispetto all'ultimo). Il costo marginale è variabile, dipende dallo sforzo aggiuntivo da fare. Se MC > MB abbiamo un eccesso di azione economica (ho comprato troppo pane – l'ultimo grammo costa di più del beneficio che porta essendo già sazi – es.). Se MC < MB siamo in una situazione in cui c'è poca azione economica (ho comprato troppo poco pane – sono ancora affamato, il beneficio dato dall'ultimo boccone non basta, ciò implica una nuova azione). Mercato (domanda/offerta). Il mercato è un istituzione basata su regole ben precise; esso rappresenta il punto di incontro delle fra acquirenti (domanda) e venditori (offerta), le regole fondamentali del mercato sono prezzi e quantità (essi sono il focus dell'economia politica). La domanda rappresenta l'insieme delle combinazioni di prezzo (P) e quantità (Q) che soddisfano il compratore (combinazione espressa dal consumatore stesso); la relazione che si crea fra prezzo e quantità è inversa (se il prezzo è basso il consumatore tende ad acquistare maggior numero di quantità; se il prezzo è alto il consumatore tende ad acquistare un minor numero di quantità). All'interno della Curva di domanda sono possibili degli spostamenti da un punto A ad un punto B: spostamento coeteris paribus (a parità di tutte le altre condizioni),il consumatore desidera acquistare Q minori se aumenta P (per motivi suoi, a condizioni invariate). La curva può anche cambiare del tutto se cambia anche il comportamento del consumatore, la curva quindi si sposta: questo avviene se a parità di P una modifica di una condizione del consumatore induce a desiderare una diversa Q. In merito all'offerta, rappresenta l'insieme delle combinazioni di P e Q che soddisfano il venditore. In questo caso la relazione fra prezzo e quantità è diretta, se l'offerta del venditore è alta, più alta è la remunerazione (l'offerta cresce in funzione di P); dal punto di vista del venditore riesce a vendere più quantità, e quindi ad offrire di più, se riesce a spuntare un prezzo più alto. Anche in questo caso possiamo avere uno spostamento all'interno della curva, tale spostamento La retta del vincolo di bilancio è caratterizzata dal fatto di avere una certa pendenza, così calcolabile: Pendenza = - (P1/P2). L'area racchiusa fra la retta del vincolo di bilancio e gli assi cartesiani rappresenta l'insieme opportunità del consumatore. E' importante sapere anche il significato di intercetta, essa rappresenta la massima quantità che il consumatore può acquistare con il suo reddito; è calcolabile attraverso rapporto del reddito totale con il prezzo del bene che si vuole acquistare (Y/Px). Riassumendo: la pendenza = - (Pi/Pj), rappresenta il prezzo relativo, ossia quanto costa il bene Xi rispetto al bene Xj; l'intercetta del bene i-esimo = Y/Pi (oppure Y/Pj), rappresenta l'ammontare del bene i-esimo che potrei acquistare utilizzando tutto il reddito Y (per comprare solo quel bene). La statica comparata studia tre condizioni fondamentali: cosa succede quando aumenta il prezzo di un bene; cosa succede quando si riduce il prezzo di un bene; cosa succede quando aumenta o si riduce il reddito del consumatore. Utilità e curve di indifferenza. Bisogna definire l'ordinamento delle preferenze cioè uno schema di classificazione che permette al consumatore di valutare l'intensità della soddisfazione o la desiderabilità di un paniere. Affinché le preferenze del consumatore siano razionali, dobbiamo considerare delle proprietà rilevanti: completezza, ossia bisogna accertarsi che ogni paniere possa essere classificato in maniera completa da un consumatore; transitività, rappresenta la relazione di coerenza fra due classificazioni successive; non sazietà, coeteris paribus non esiste un limite alla intensità di desiderabilità di un determinato bene. Definiamo curva di indifferenza l'insieme di panieri che sono indifferenti fra di loro (panieri indifferenti al consumatore). Si definisce mappa di indifferenza l'insieme di tutte le possibili curve di indifferenza. Definiamo funzione di utilità U (X1, X2), una funzione che misura l'utilità generata dal paniere (X1,X2) considerato (grado di intensità di soddisfazione del consumatore). L'utilità marginale del bene i-esimo UMi è l'incremento di utilità generato coeteris paribus dal consumo di un'ulteriore unità del bene i-esimo in questione (bene dato in più rispetto al paniere offerto). Nel caso di due beni (X1, X2): UM1 è l'utilità marginale di X1; UM2 è l'utilità marginale di X2; NB: l'utilità marginale di un bene è sempre decrescente a parità di quantità dell'altro bene. Proprietà importante: Lungo la curva di indifferenza la riduzione di utilità dovuta alla cessione di una piccola quantità del bene X2 deve compensare l'aumento di utilità dovuta all'acquisizione di una piccola quantità di X1. UM1 * ∆X1 (incremento quantità di X1) = UM2 *∆X2 (cessione di quantità di X2) Saggio marginale di riduzione. Rappresenta il rapporto fra la quantità di X2 che desidero cedere e la quantità di X1 che desidero acquisire per mantenere costante il livello di soddisfazione. SMS = ∆X2/∆X1 Il SMS è decrescente in quanto la curva di indifferenza ha la proprietà di essere concava verso l'origine. L'equilibrio del consumatore. Il consumatore vuole ottenere la massima soddisfazione rimanendo all'interno delle possibilità offerta dal vincolo di bilancio. Formalmente: SMS = ∆X2/∆X1 = |P2/P1| L'equilibrio del consumatore “E”, rappresenta il punto di tangenza fra la retta del vincolo di bilancio e la curva di indifferenza. La domanda individuale. Il comportamento del consumatore. Parlando delle scelte e delle preferenze abbiamo introdotto il concetto di coeteris paribus ossia capire cosa succede quando determinate condizioni restano uguali e cambia solo un parametro. Bisogna capire nello specifico: cosa succede quando cambia il prezzo Pi e rimangono costanti il prezzo Pj e Y (vincolo di bilancio ossia reddito); cosa succede quando cambia Y (reddito) e restano costanti tutti gli altri prezzi dei beni. Per comprendere il comportamento del consumatore si studia come coeteris paribus (a parità di condizioni) variano le sue condizioni al variare dei prezzi e del reddito. Si analizzano le modifiche del paniere ottimale traendo delle conclusioni sulla relazione fra Y (reddito) ed i prezzi. Effetto prezzo. Se si varia un prezzo, definiamo la curva prezzo-consumo l'insieme dei panieri ottimi scelti dal consumatore in conseguenza della variazione del prezzo di un bene. Ipotizziamo la riduzione di P1: P1(0) < P1 (1) < P2 (2); registriamo la reazione del consumatore in termini di X1 (quantità) ed individuiamo i relativi equilibri del consumatore (E(0) E(1) E(2)) Rappresentando nello spazio reddito Y e quantità X2 la curva reddito-consumo, otteniamo la Curva di Engel (EE) del bene X2; EE è inclinata negativamente, quindi X2 è un bene inferiore. In sostanza: quando aumenta il reddito ed aumenta il consumo il bene è normale; quando aumenta il reddito e diminuisce il consumo il bene è inferiore. Scomposizione dell'effetto prezzo. L'aumento di un prezzo comporta: che un determinato bene diventa più costoso relativamente all'altro bene; perdita del potere di acquisto del consumatore. Un maggior prezzo riduce non solo la desiderabilità del bene in questione ma comporta la perdita del potere di acquisto del consumatore che può avere effetti incerti sulla scelta del consumatore. Dividiamo, quindi, il comportamento del consumatore in due parti diverse: immaginiamo come potrebbe essere la modifica del paniere solo per effetto della variazione del prezzo relativo; vediamo la modifica del paniere per effetto della variazione del potere d'acquisto. Analiticamente: individuiamo E0; ipotizziamo la variazione del prezzo di X1 ossia ∆P1; individuiamo il punto di equilibrio conseguente alla nuova situazione; registriamo la conseguente variazione di X1 ossia ∆X1; scomponiamo la variazione ∆X1 in effetto reddito ed effetto sostituzione. La scomposizione si applica nella seguente maniera: individuato il punto di equilibrio E,1 ipotizziamo un nuovo reddito Y1 capace di compensare la perdita di potere d'acquisto e che è parallelo al vincolo di bilancio Y0 (consumatore subisce perdita potere d'acquisto e ipoteticamente questo viene compensato restituendo al consumatore una nuova capacità di spesa); individuiamo l'ipotetico equilibrio E2 e questo ci consente di definire il passaggio da E0 ad E2, chiamato effetto sostituzione, ed il passaggio da E1 ad E2, chiamato effetto reddito. In conclusione, l'effetto totale dovuto alla variazione di P1 (∆P1) si divide in: effetto sostituzione, determinato solamente dalla variazione dei prezzi relativi; effetto reddito, è determinato dalla perdita del potere d'acquisto. Graficamente: l'effetto sostituzione è dato da uno spostamento della scelta di equilibrio lungo la stessa curva di indifferenza; l'effetto reddito genera uno spostamento lungo la curva reddito-consumo. L'effetto sostituzione è sempre negativo perché SMS è decrescente; l'effetto reddito è negativo se il bene è normale, positivo se il bene è inferiore. L'effetto totale è generalmente negativo con una eccezione: è il caso del Bene di Giffen, in cui l'effetto di reddito ha il segno opposto dell'effetto di sostituzione e dimensione maggiore in valore assoluto. La domanda di mercato. Aggregazione fra i consumatori.Con l'analisi della domanda di mercato si prende in visione l'insieme di tutti i consumatori vale a dire l'aggregazione fra i consumatori. Ipotizziamo di avere un bene q il cui prezzo è p, ipotizziamo di avere due consumatori A e B i quali massimizzano la propria funzione di utilità Ui (qi) (con i = A e B) in relazione al bene q. Date le preferenze dei consumatori e dato il prezzo (p), gli stessi desiderano acquistare rispettivamente qa e qb. La domanda espressa dall'insieme dei consumatori è definibile come Q = qa + qb (somma della quantità espressa dal consumatore A con la quantità espressa dal consumatore B). Tale somma prende il nome di somma orizzontale delle curve di domanda individuale e genera la domanda di mercato Q. In generale, se abbiamo N consumatori, dato il prezzo, sotto l'ipotesi che ogni consumatore massimizza la propria utilità, possiamo esprimere Q = ∑i qi come la domanda di mercato. Bisogna notare che Q dipende da p. La domanda di mercato, quindi, esprime la relazione fra il prezzo p e la quantità Q, desiderata nel mercato; per quanto riguarda il grafico Q sta nelle ascisse e p sulle ordinate (nonostante il fatto che la quantità dipende dal prezzo). Elasticità della curva di domanda. La misura precisa della dipendenza fra Q e p viene chiamata elasticità della domanda. Si definisce, quindi, elasticità della domanda ( ε ) la variazione % (percentuale) di quantità (Q) rispetto alla variazione % del prezzo (P). ε = (∆Q/Q) / (∆P/P) L'elasticità è un numero puro, non ha unità di misura, ε = [1/(∆P/∆Q) * P/Q)] dove ∆P/∆Q è la pendenza della curva di domanda nel grafico con q sulle ascisse e con p sulle ordinate. Bisogna sottolineare che maggiore è la pendenza e minore è l'elasticità. Bisogna definire le proprietà della domanda in base al valore dell'elasticità: se |ε| < 1 (a grandi variazione di prezzo corrisponde una piccola variazione di quantità) la domanda è rigida (varia di poco); se |ε| > 1 la domanda è elastica (se la variazione percentuale della quantità è superiore alla piccola variazione di prezzo – domanda flessibile); la domanda presenta una elasticità unitaria se |ε| = 1. Le proprietà fondamentali dell'elasticità sono le seguenti: una domanda lineare non ha elasticità costante; la domanda è iperbolica se l'elasticità è costante; l'elasticità è sempre negativa (considerata come rapporto); l'elasticità è inversa rispetto alla pendenza della curva; l'elasticità è indipendente dall'unità di misura. Se ci mettiamo nei panni di un imprenditore è importante sapere c'è una relazione fra la variazione di prezzo ∆P e la spesa totale dei consumatori, tale relazione si esprime attaverso il ricavo (R = P * Q), ossia il prodotto fra prezzo e quantità. Se l'imprenditore aumenta il prezzo del prodotto il suo ricavo aumenta se la domanda relativa al prodotto è inelastica, il ricavo diminuisce se la domanda relativa al prodotto è elastica. Elasticità incrociata. Bisogna ricordare che la domanda dipende, non solo dal prezzo della quantità presa in considerazione, bensì anche dal prezzo degli altri beni Q = Q (pj, pi ...). Consideriamo la due beni Q1 e Q2, definiamo elasticità incrociata (ε1,2) la variazione percentuale di Q1 rispetto alla variazione percentuale di P2. ε1,2 = (∆Q1/Q1) / (∆P2/P2) Si definiscono le tipologie di beni secondo il valore dell'elasticità ε1,2, in particolare: se ε1,2 > 0 abbiamo i beni sostituti; se ε1,2 < 0 abbiamo i beni complementari. In tal senso, è importante sapere che un aumento del prezzo P2 conduce ad una riduzione d'acquisto del bene Q2 da parte del consumatore ma, allo stesso tempo, ad un aumento dell'acquisto del bene Q1, è il caso dei beni sostituti (precedentemente citati). Nel caso dei beni complementari, un aumento del prezzo P2 causa una riduzione della quantità del bene Q2, allo stesso tempo abbiamo una riduzione dell'acquisto del bene Q1. Surplus del consumatore (SC). Rappresenta la misura monetaria del beneficio derivante dalla partecipazione alla transazione di mercato, nello specifico la curva di domanda del consumatore può Quindi, la funzione di produzione Q(L,K) è una funzione che misura la produzione realizzata dalla combinazione dei fattori lavoro (L) e capitale (K). Il livello di produzione è dato dalla quota data combinazione di L e K (combinazione isoquanti). Fattori di produzione (INPUT). Possiamo distinguere input fissi ed input variabili, nel primo caso l'imprenditore non può variare o modificare la quantità di fattori produttivi, nel secondo caso si. Le modifiche apportate dell'imprenditore sono effettuate sulla base delle possibilità dell'impresa. Nell'immediato quasi nulla è modificabile. In un tempo più ragionevole l'impresa può assumere o licenziare lavoratori, sulla base di cambiamento di esigenza di produzione. In una visione ampia (lungo termine) l'impresa può modificare gli impianti. I fattori variabili possono essere variati nel breve e nel lungo periodo, i fattori fissi non possono essere variati nel breve periodo ma possono essere variati nel lungo periodo. Produttività e la sua misurazione. Coeteris paribus, l'incremento di prodotto ottenibile con l'incremento di un fattore è decrescente, abbiamo quindi una produttività marginale decrescente. Coeteris paribus le innovazioni tecnologiche determinano un incremento di output. Definiamo prodotto medio (PME) e marginale (PMA): il primo rappresenta la quantità di output divisa (coeteris paribus) per le unità utilizzate di un fattore PME = Q/L (quantità prodotta fratto lavoro); il secondo rappresenta la quantità di output aggiuntiva che si ottiene (coeteris paribus) utilizzando un'unità aggiuntiva di un fattore PMAL = ∆Q/∆L (variazione di quantità fratto variazione lavoro). Esiste una relazione fra PME, PMAL e PT (prodotto totale). La curva a “S” della PT significa rendimenti prima crescenti e poi decrescenti. Il punto PMEL=PMAL significa che un ulteriore L incrementa Q come la media Q/L. Produzione nel breve periodo. Si definisce produzione nel breve periodo la quantità di output che si ottiene dal processo produttivo utilizzando solo i fattori variabili. Produzione nel lungo periodo. Nel lungo periodo tutti i fattori di produzione sono variabili. Il prodotto dipende dalla combinazione dei fattori in proporzione variabili. E' possibile ottenere la stessa quantità di prodotto con diverse combinazioni di K ed L. Definiamo il SMST ossia il saggio marginale di sostituzione tecnica, cioè il rapporto fra il capitale K che devo cedere ed il lavoro L che devo acquistare per mantenere la quantità Q costante. Lungo l'isoquanto, per definizione, PMAK (prodotto marginale del capitale) * ∆ K (variazione capitale) = PMAL (prodotto marginale del lavoro) * ∆ L (variazione lavoro). Quindi: PMAK/PMAL = ∆ K / ∆ L Ciò significa che il SMST è dato dal rapporto fra i prodotti marginali del fattore. La dimensione dell'attività di produzione può essere variabile specialmente nel lungo periodo. Bisogna analizzare le conseguenze in termini di sforzo per ottenere una determinata quantità di produzione: se voglio raddoppiare il prodotto lo sforzo è maggiore, se voglio dimezzare il prodotto lo sforzo è minore. In sostanza si parla rendimenti crescenti quando l'aumento dello sforzo (input) è inferiore all'aumento del prodotto; si parla di rendimenti costanti quando il raddoppio degli input porta al costante raddoppio degli output; si parla di rendimenti decrescenti quando ad un incremento degli input corrisponde un risultato meno che proporzionale. Soffermandoci sul CMA (costo marginale) e sul suo andamento ad U, bisogna notare che: il CMA è inferiore al CTME fintanto che CTME è decrescente; il CMA è superiore al CTME nel tratto in cui il CTME è crescente. Relazioni funzionali fra processi produttivi. Immaginiamo di avere due processi di produzione A e B: Q = Fa (K , L) e Q = Fb (K, L); l'obiettivo è produrre una quantità totale Qtot = Qa + Qb. Quanto produrre con il processo A e quanto produrre con il processo B? L'analisi marginale serve proprio a dare risposta a questa domanda, ossia permette di valutare combinazioni diverse di Qa e Qb: se CMAa > CMAb allora produco troppo Qa rispetto a Qb data la struttura dei costi. Quindi riducendo Qa dello stabilimento produttivo A ed aumentando Qb dello stabilimento produttivo B il CT (costo totale) diminuisce. Il miglior risultato si ha quando CMAa = CMAb. Notiamo alcune cose nel breve periodo: il lavoro (L) è il solo fattore variabile; CMA = ∆ CV/∆Q, quindi CMA = (w * L)/∆Q che si può esprimere come CMA = w * (1/PMAL (prodotto marginale del lavoro)) – relazione inversa fra costo marginale e prodotto marginale del lavoro. Inoltre, CVME = CV/Q, scrivibile come CVME = (w * L) / Q ed infine come CVME = w * (1/PMEL (prodotto medio del lavoro)). Quindi costo marginale e costo variabile sono in rapporto inverso ai prodotti rispettivamente marginali e medi del fattore variabile. I costi di lungo periodo. Nel lungo periodo tutti i fattori sono variabili. Il costo totale esprime un vincolo di utilizzo delle risorse monetarie dell'impresa CT = CF + CV = r * K + w * L Il vincolo si definisce isocosto (insieme dei punti del piano che fanno spendere la medesima quantità). Le combinazioni ottimali dei fattori dell'impresa sono i seguenti: combinazione che permette di minimizzare i costi di produzione ossia scegliere quella combinazione dei fattori produttivi per la quale l'output addizionale ottenuto spendendo l'ultimo euro in lavoro (L) deve essere uguale a quello che altrimenti sarebbe ottenibile spendendo l'ultimo euro in capitale (K). PMAl / w = PMAk / r (prodotto marginale del lavoro diviso il suo costo uguale a prodotto marginale del capitale diviso il suo costo) la formula si può riscrivere nella seguente maniera PMAl / PMAk = w/r cioè il SMST = w/r. Il saggio marginale di sostituzione tecnica è uguale al rapporto fra i prezzi dei fattori (in valore assoluto). L'impresa cercherà di massimizzare l'output fino a rendere il SMST uguale ai prezzi dei fattori. L'impresa può altresì minimizzare i costi per raggiungere un determinato obiettivo. Supponiamo che w/r rimanga costante e chiediamoci quale relazione esiste fra prodotti e costi: si definisce sentiero di espansione l'insieme delle combinazione degli input di produzione che permettono di produrre diversi livelli di output tutti al minimo costo (ci fa vedere come si comporta l'impresa dal punto di vista dei costi per combinare i diversi fattori produttivi). Se il sentiero di espansione è lineare, per un dato aumento della quantità di output possiamo definire tre casi di aumento dei costi: più che proporzionale (RSD) rendimenti di scala decrescenti; proporzionale (RSCo) rendimenti di scala costanti; meno che proporzionale (RSC) rendimenti di scala crescenti. Definiamo quindi il CTL ossia costo totale di lungo periodo. Di seguito i grafici inerenti i rapporti fra CTL e rendimenti di scala. Relazioni tra costi di breve e lungo periodo. Nel breve periodo il capitale K è costante perchè non facilmente modificabile dall'impresa mentre nel lungo periodo invece il capitale K può essere dosato liberamente dall'impresa, questo ha una ripercussione nei costi. Se l'impresa potesse scegliere il livello di capitale sceglierebbe quello che diminuirebbe il CME (costo medio) o meglio sosterrebbe dei CF (costi fissi) proporzionali ai possibili livelli di quantità Q per ridurre CFME (costo fisso medio) e CME (relazione fra costi e prodotto). E' importante sapere le relazioni fra i diversi tipi di costo considerando sia breve che lungo periodo, e quindi: costo totale, costo medio. Per quanto riguarda il costo totale di lungo periodo è dato per ogni livello di Q (prodotto) dal corrispondente minor costo totale di breve periodo. Per quanto riguarda il costo medio di lungo periodo è dato per ogni livello di Q dal corrispondente minor costo medio di breve periodo (inviluppo delle curve di costo medio di breve periodo). I costi di lungo di lungo periodo sono minori di quelli di breve periodo: risparmio per l'impresa. Costi e strutture industriali. Definiamo industria l'insieme delle imprese che producono un dato prodotto. L'andamento della curva di costo dell'impresa può dare indicazioni delle struttura dell'industria. Immaginiamo di avere costi sempre crescenti: in questo caso è possibile l'esistenza di piccole imprese ciascuna produrrà una piccola parte del prodotto sul mercato; oltre una certa E' importante esaminare la situazione di equilibrio d'impresa in concorrenza perfetta, in tal senso bisogna sapere che: secondo il punto di vista dell'impresa il prezzo P è dato (l'impresa è price- taker); l'uguaglianza CMA = P determina l'equilibrio d'impresa ossia ci permette di identificare la quantità Q prodotta dalla singola impresa. Come si evince dai grafici vi sono situazioni in cui l'impresa ha profitto positivo ed altre in cui l'impresa ha profitto negativo, in dipendenza dal prezzo dato dal mercato. Quindi, se il prezzo scende è possibile che alcune imprese riducano oppure interrompano la produzione; se il prezzo aumenta è possibile che alcune imprese aumentino oppure riprendano la produzione. Ottimalità ed equilibrio nel lungo periodo. Nel lungo periodo l'impresa può aumentare il profitto variando il fattore fisso capitale K ed aumentano la quantità prodotta Q; bisogna analizzare la fase di passaggio da breve a lungo periodo: innanzi tutto consideriamo la prima fase in cui abbiamo l'equilibrio di breve periodo con K = K0 e P = CMA (K0), in tale situazione non c'è alcun incentivo per l'impresa ad aumentare la quantità perché avremmo la situazione P < CMA (K0) (situazione non ottimale). Se l'impresa, invece, cambia il fattore fisso da K0 a K1, la curva di costo marginale rilevante diventa CMA (K1), abbiamo quindi P = CMA (K1) che implica una espansione di quantità e profitto. Nel lungo periodo l'impresa, quindi, ha la possibilità di espandersi ed aumentare il profitto variando il suo capitale ed aumentando quindi la produzione. Dinamiche di mercato. Se le imprese esistenti nel mercato realizzano profitto positivo, è plausibile pensare che altri imprenditori entreranno nel mercato (spinta emulativa): si determina uno spostamento della curva di offerta di mercato verso destra da S0 ad S1; aumentando l'offerta il prezzo di equilibrio diminuisce da P* a P** Se nel breve periodo P si riduce, nel complesso la quantità prodotto Q aumenta, ma dal punto di vista delle singole imprese esistenti, esse riducono Q1* (quantità prodotta da esse all'interno del mercato) mantenendo il profitto positivo; dopo un certo periodo le imprese esistenti modificheranno il loro fattore fisso riducendolo (più nuove imprese entrano nel mercato più le altre imprese si stringono per fare spazio). In sintesi aumenta la quantità Q del mercato e diminuisce la quantità Q delle singole imprese per effetto dell'ingresso di nuove imprese concorrenti. Nel lungo periodo l'ingresso delle nuove imprese riducono il profitto di tutte le imprese, quindi essendo il profitto tendente a zero si arresta anche l'ingresso di nuove imprese nel mercato; abbiamo perciò CMA = CME e quindi P = CME (min). Suppondendo una espansione della domanda, abbiamo l'aumento del prezzo P che genera profitto positivo e quindi l'ingresso di nuove imprese che riporta P al livello precedente; abbiamo che la curva di offerta del settore è orizzontale ed uguale al livello minimo del CME. L'equilibrio nel lungo periodo è dato quindi da quella situazione in cui P = CME e profitto uguale a zero (nel lungo periodo il prezzo è sempre uguale al costo medio dell'impresa). Monopolio. Definizioni e cause. Nella forma di mercato di monopolio esiste un unico venditore di un prodotto che non ha sostituti. L'assenza di un prodotto sostituto crea un problema di percezione ed elasticità. Le caratteristiche rilevanti del monopolio sono: la domanda di mercato coincide con la domanda che si rivolge all'impresa (mercato = impresa); il monopolista ha informazioni sulla elasticità della domanda complessiva (conosce in fondo tutti i consumatori); la domanda rivolta al monopolista è inclinata negativamente. I motivi per cui si può verificare una situazione di monopolio sono i seguenti: controllo esclusivo su input fondamentali; economie di scala; brevetti (nuova tecnologia sfruttata da chi la brevettata); licenze governative, concessioni ed appalti. Massimizzazione del profitto. Si ha il massimo profitto quando è massima la differenza fra ricavi e costi ovvero quando RMA = CMA; bisogna notare che la curva di domanda è inclinata negativamente e quindi RMA non è costante e RT (ricavo totale) non è lineare; se il monopolista sceglie un prezzo molto elevato lungo la curva di domanda può vendere una quantità Q limitata; se il monopolista sceglie un prezzo molto basso vende quantità Q elevate ma il ricavo è limitato. Il punto cruciale è che il prezzo di vendita dipende dalla quantità (il monopolista fa il prezzo perché i consumatori si rivolgono tutti a lui). Per rappresentare tale situazione graficamente bisogna ricordare che la curva di domanda è P = a – b Q; il ricavo è RT = P * Q e quindi RT = P * Q = (a – b Q) * Q quindi la formula può essere riscritta coma RT = a * Q – b * Q2 Il profitto del monopolista è a “campana”, egli deve massimizzare il profitto considerando il ricavo marginale. Ricavo marginale. Si definisce ricavo marginale RMA la variazione del ricavo conseguente a una variazione della quantità venduta; la variazione della quantità venduta comporta simultaneamente al monopolista una situazione in cui vi è una variazione del prezzo di vendita: RMA = ∆RT / ∆Q. Una piccola variazione della quantità Q comporta una piccola variazione del prezzo P. Per calcolare al meglio il RMA bisogna confrontare una situazione iniziale con una situazione finale. Situazione iniziale RT0 = P0 * Q0; situazione finale RT1 = (P0 - ∆P) * (Q0 + ∆Q). Sviluppando ∆RT = RT1 – RT0 (sostituendo le precedenti espressioni) si arriva alla seguente formula ∆RT / ∆Q = [ P0 - (∆P / ∆Q) * Q0 – ∆P]. Se ∆P è molto piccolo ma è paragonabile a ∆Q possiamo trascurare ∆P e concentrare l'attenzione su ∆P/∆Q arrivando infine alla seguente formula ∆RT / ∆Q = P0 - (∆P / ∆Q) * Q0 da cui si arriva a RMA = p0 * [1- (∆P / ∆Q) * (Q0/P0)]. Osservando quest'ultima formula si nota che rappresenta il reciproco della formula dell'elasticità della domanda ossia RMA = P0 * [1 – 1 / |ε|]. Il ricavo marginale dipende anche dalla elasticità della domanda. Se la domanda è lineare RMA = a – 2b*Q (il ricavo marginale ha uguale intercetta e pendenza doppia rispetto alla curva di domanda). Condizione di ottimo. E' data quanto RMA = CMA, questa è la situazione di massimo profitto nel breve periodo per il monopolista. Osserviamo la relazione che c'è tra RMA ed elasticità della domanda in caso di domanda lineare. Definiamo una strategia dominante quella che è sempre la migliore indipendentemente dalle scelte dell'avversario. Si chiama equilibrio di Nash la scelta ottima per un giocatore dato il comportamento dell'altro, tale scelta è simmetrica: quindi è la scelta ottima per entrambi in conseguenza all'azione dell'altro. Dilemma del prigioniero. Analizza il problema del conflitto di interessi tipico in economia. Il risultato dipende dalla scelta dell'altro. Nel caso del gioco del prigioniero “confessare” rappresenta una strategia dominante, in quanto per paura di ricevere un'aspra pena derivante dal non confessare, entrambi i prigionieri confessano. La confessione in economia rappresenta la “concorrenza” in economia, ossia quella situazione in cui un imprenditore cerca il massimo profitto in dipendenza dalla scelta dell'altro (Equilibrio di Nash). Nel caso del gioco del prigioniero la scelta di confessare non è la migliore per entrambi, la migliore sarebbe quella in cui uno confessa e l'altro no (in modo tale che il confessatore possa avere la libertà). The game of chicken. “Il gioco del pauroso” è un gioco di scelta multipla. I giochi appena visti hanno la caratteristica di essere simultanei. Giochi ripetuti e sequenziali. Viene ampliata la sfera temporale dei giocatori, considerando il gioco ripetuto nel tempo. E' possibile avere: numero di ripetizioni finite o infinite; tale caratteristica ci permette di analizzare il comportamento strategico dei diversi giocatori. Se il gioco ha numero di ripetizioni finito, il risultato non cambia perché alla i-esima volta i giocatori scelgono il comportamento egoistico poiché ottimale. I giocatori adotteranno lo stesso comportamento, sempre. Quando esiste incertezza sulla durata del gioco e quindi numero di ripetizioni infinite, i giocatori tenderanno alla cooperazione. Si definisce quindi strategia ottimale cooperativa una strategia colpo sul colpo (tit for tat). La cooperazione dura fino a che c'è fiducia reciproca. Si definisce gioco sequenziale un gioco in cui sia esplicitamente caratterizzata la sequenza delle azioni dei giocatori: chi muove per primo può avere un vantaggio. Oligopolio. Definizioni e cause . Si definisce oligopolio un mercato in cui operano poche imprese di grandi dimensioni. La teoria dell'oligopolio analizza la conseguente interazione strategica che si stabilisce fra gli oligopolisti. Il modello di Cournot. Nasce nel 1800, Cournot analizza due imprese uguali che producono acqua minerale; ciascuna impresa considera costante la quantità prodotta dal concorrente. La variabile dell'interazione strategica in questo modello è la quantità Q prodotta. Analizzando l'ipotesi di essere in una situazione di domanda lineare, il costo marginale CMA è nullo CMA = 0, l'obiettivo dell'impresa è quella di massimizzare il profitto. Quindi la quantità Q prodotta nel mercato sarà la sommatoria della quantità prodotta da ciascuna impresa; le imprese massimizzano il profitto quando RMA = CMA (ricavo marginale uguale al costo marginale). Di seguito la rappresentazione della formula di curva di domanda, bisogna però tenere a mente che: la domanda si esprime con P = a – b * Q. Ma Q è dato dalla somma delle quantità di ciascuna impresa presente nel mercato (nel modello di Cournot sono due) quindi Q1+Q2. Notiamo come la formula della domanda cambia se viene espressa in base alla impresa 1 oppure in base alla impresa 2, nello specifico ciascuna di esse considera costante la quantità Q prodotta dall'altra (concorrente). (Grafico curva di domanda) Abbiamo quindi il concetto di domanda residuale per l'impresa i, essa rappresenta la domanda che si rivolge a tale impresa una volta che l'altra impresa ha già servito il mercato (l'impresa oligopolista si trova da sola sul mercato, una volta che l'altra impresa ha già soddisfatto il mercato). La domanda residuale considera costante la quantità prodotta dall'impresa concorrente. L'impresa (impresa 1) che si trova da sola sul mercato ha il problema di ottimizzare la sua produzione. Bisogna che essa avrà RMA1 = CMA1 = 0. La quantità che dovrà produrre l'impresa sarà quindi data dalla seguente formula: Q1 = (a-b*Q2)/2b. Si nota come Q1 dipende da Q2 (quantità prodotta dall'impresa concorrente). Lo stesso ragionamento vale al contrario (per l'altra impresa). Abbiamo visto il problema dell'interazione strategica, la relazione che si crea fra la Q1 e Q2 prodotta da entrambe le imprese si chiama funzione di reazione. Abbiamo quindi che la quantità della prima impresa dipende dalla reazione dell'altra impresa (in termini di quantità prodotta) e viceversa: Q1 = R (Q2) ; Q2 = R (Q1). Modello di Bertrand. Il modello di Bertrand prende come riferimento sempre 2 produttori di acqua con la ipotesi semplice che CMA = 0 ed assume il prezzo (p) come variabile strategica: ciascuna impresa considera il prezzo dell'altra costante. Se si considera che ciascuna impresa considera come dato il prezzo dell'avversario, vi sono due strategie alternative: fissare lo stesso prezzo; fissare un prezzo lievemente inferiore per ampliare la propria quota di mercato. Se si sceglie la guerra dei prezzi a ribasso, l'equilibrio si otterrà quando entrambe le imprese raggiungeranno il minor prezzo possibile, tale prezzo è dato dal CMA e rappresenta la situazione di concorrenza perfetta. Specchietto riassuntivo. Fondamenti di economia del benessere. Obiettivi. L'economia del benessere ha lo scopo di valutare compiutamente il benessere del sistema economico (benessere collettivo); considerare simultaneamente le decisioni di scelta di tutti gli agenti economici, con particolare attenzione verso i consumatori. Per analizzare i consumatori bisogna: considerare le risorse disponibili come date; considerare che ogni consumatore dispone di una dotazione iniziale di risorse; analizzare le situazioni di scambio con gli altri consumatori. L'obiettivo di studio è quello di caratterizzare le modalità di scambio delle risorse ed individuare i vantaggi possibili che derivano dallo scambio nel mercato. L'oggetto dell'analisi in sostanza è l'economia di scambio. Economia di scambio. Consideriamo la situazione in cui due consumatori A e B che scambiano due beni X1 ed X2; le quantità iniziali di X1 ed X2 costituiscono la dotazione iniziale dei consumatori. L'importanza della dotazione iniziale è fondamentale in quanto rappresenta la ricchezza con il quale il consumatore accede al mercato per lo scambio. L'incentivo allo scambio dipende dal SMS (saggio marginale di sostituzione) o meglio dai tassi marginali di sostituzione; lo scambio si realizza mediante i prezzi relativi di mercato; al fine di definire il benessere collettivo è importante il criterio della Pareto-Ottimalità. Per i beni considerati, i soggetti A e B possiedono una mappa di indifferenza completa. E' importante capire come considerare simultaneamente le scelte dei due individui, in tal senso è utile la Scatola di Edgeworth. Con tale metodo si considera l'ammontare disponibile dei due beni nel mercato, ossia: il bene X1 è disponibile in X1 unità; il bene X2 è disponibile in X2 unità. Queste informazioni si rappresentano su un diagramma rettangolare in cui X1 rappresenta la base ed X2 l'altezza: il vertice in basso a sinistra rappresenta l'origine delle curve di indifferenza di A; il vertice in alto a destra rappresenta l'origine delle curve di indifferenza di B; l'utilità (soddisfazione) di A cresce verso nord est, mentre l'utilità (soddisfazione) di B cresce verso sud ovest; la dotazione iniziale dei consumatori è identificato come un punto all'interno del piano (rettangolo); attraverso il punto di dotazione iniziale passano le curve di indifferenza dei consumatori A e B; bisogna chiedersi se i consumatori, scambiando le quantità di beni, possano aumentare la propria utilità; i valori del SMS dei due consumatori sono diversi. E' dimostrato che esistono dei vantaggi nello scambio: se A cede a B una certa quantità di X2 in cambio di X1, lungo la curva di indifferenza di B, A può migliorare la sua utilità senza peggiorare l'utilità di B (situazione migliore della collettività nel senso di Pareto – in sostanza cambiando il punto di dotazione iniziale cambiano le curve di indifferenza). Definizione di allocazione ottimale di Pareto: nel momento in cui gli individui continuano a scambiarsi i beni, migliorando l'utilità e senza mai peggiorare l'utilità dell'altro, alla fine sarà necessario su una curva di indifferenza che sarà tangente a quella dell'altro. La condizione di ottimalità di Pareto è data non solo dalla tangenza delle curve di indifferenza ma dal fatto che se proviamo a spostarci da un punto Pareto Ottimale differente da esso, qualsiasi miglioramento dell'utilità di A comporta un peggioramento dell'utilità di B e viceversa. Il miglioramento Paretiano consiste nel fatto che un individuo A migliori la sua utilità senza danneggiare l'individuo B (possono migliorare entrambi, arrivando quindi ad una situazione ottimale). La condizione in cui l'incentivo allo scambio termina, perché ha soddisfatto entrambi gli individui rappresenta l'allocazione Pareto- Ottimale. Possiamo chiamare curva dei contratti il luogo di tutte le possibili tangenze fra le curve di indifferenza dei consumatori (unendo i punti di tangenza delle curve di indifferenza). Quindi, ricapitolando, la Pareto-Ottimalità (efficienza paretiana) è la situazione in cui non si può migliorare la situazione di uno senza peggiorare l'utilità dell'altro. Le implicazioni della precedente analisi sono: se nel punto di dotazione iniziale il SMS è differente fra i due consumatori, esiste almeno un'altra allocazione che è Pareto-Superiore alla dotazione iniziale, questo determina l'incentivo allo scambio; se un'allocazione è Pareto-Ottimale nessun'altra riallocazione sarà preferita dai due consumatori; la curva dei contratti descrive tutte le allocazioni efficienti per i due consumatori. Il ruolo dei prezzi. Immaginiamo di avere parecchi individui che intrattengono rapporti di scambio e cerchiamo di capire il ruolo dei prezzi di mercato: essi devono poter equilibrare gli scambi fra tutti gli individui in modo tale che non vi sia un eccesso di domanda o di offerta nel mercato . L'eccesso di offerta consiste nel fatto che la quantità domandata dai consumatori è inferiore all'offerta dei produttori; l'eccesso di domanda consiste nel fatto che i consumatori chiedono una quantità superiore a quanto i produttori sono disponibili ad offrire. In sostanza se il prezzo è troppo basso c'è un eccesso di domanda, se il prezzo è troppo alto c'è un eccesso di offerta. Il punto di equilibrio è dato dall'incrocio fra domanda ed offerta. E' importante capire queste situazioni come si sviluppano all'interno della Scatola di Edgeworth. Il vincolo di bilancio è determinato è determinato dai prezzi di mercato. La scelta ottima dei consumatori avviene quando SMS = prezzi relativi. Nella figura precedente la scelta ottima determina: eccesso di domanda di X1, nel senso che la domanda di A e B per questo bene eccede la disponibilità; l'eccesso di offerta di X2 nel senso che la domanda di A e B per questo bene è inferiore alla disponibilità Tale situazione deve essere corretta in qualche modo. I prezzi relativi non sono di equilibrio, il prezzo di X1 è troppo basso di X2 che è più alto. A tale situazione si può rimediare con l'inserimento di una figura astratta nel mercato ossia il banditore, questo soggetto: ferma la contrattazione; propone nuovi prezzi più alto per X1 e più basso per X2; questa situazione determina un impulso ad eliminare gli squilibri fra offerta e domanda per i due beni. Questa è la similitudine fra banditore e prezzi. Frontiera delle possibilità produttive (Equilibrio Generale II). Saggio marginale di trasformazione. Il focus è incentrato sugli output produttivi e non sugli input. Possiamo quindi rappresentare sullo spazio cartesiano i beni X1 ed X2, dopo aver preso visione dei grafici precedenti rappresentanti gli input produttivi K ed L, in cui venivano individuati due punti ottimali A e B. Riportando i due punti A e B sul grafico dei beni X1 ed X2 individuiamo la FPP ossia la frontiera delle possibilità produttive, ossia qual'è la migliore capacità produttiva all'interno del sistema economico a partire dalla dotazione iniziale capitale K e lavoro L. La frontiera ci permette di capire a quante unità di bene X1 dobbiamo rinunciare per produrre un'unità in più di bene X2, dato il livello complessivo di K ed L. Guardando il grafico notiamo come nel punto T il sistema produce poco X1 e molto X2 e viceversa nel punto W. La pendenza della frontiera rappresenta il saggio marginale di trasformazione (SMT). La pendenza è una linea concava e non retta; se c'è una variazione di produzione per esempio diminuzione del bene T, abbiamo un aumento più che proporzionale della produzione del bene W (e viceversa). Efficienza allocativa nell'equilibrio economico generale. Bisogna focalizzarsi sull'equilibrio complessivo fra consumatori e produttori. Partendo dalla situazione dei produttori è importante osservare il fatto che l'equilibrio concorrenziale implica il fatto che SMT = CM1/CM2 (rapporto fra i costi marginali); lungo la frontiera la riduzione di produzione di X2 libera risorse capitale e lavoro il cui costo è CM2, queste risorse verranno utilizzate per la produzione del bene X1 al costo CM1; bisogna ricordare che CM1 = p1 e CM2 = p2 quindi SMT = p1/p2. Dal lato del consumatore il rapporto fra i prezzi di mercato deve essere uguale al SMS (saggio marginale di sostituzione), quindi p1/p2 = SMS. Inserendo nella scatola di Edgeworth i comportamenti di scambio fra i consumatori, possiamo notare come la stessa scatola sia inserita all'interno della frontiera delle possibilità produttive questo perché i consumatori possono scambiarsi una dotazione di beni prodotta dal sistema economico ossia dalle imprese. Il grafico descritto ci da una panoramica completa dell'equilibrio economico generale (funzionamento sistema microeconomico). Quindi i consumatori possono scambiare (dei beni, in base ai prezzi relativi) al massimo quanto è prodotto dal sistema economico ovvero quanto è prodotto dalle imprese. I prezzi relativi p1/p2 determinano la combinazione efficiente di produzione di X1 e X2 sulla frontiera. L'equilibrio generale si verifica quanto SMS = SMT = p1/p2, in questo caso abbiamo l'efficienza allocativa nel consumo, nella produzione, nella combinazione dei prodotti e nell'utilizzo delle risorse. Quadro generale di MACROECONOMIA. Grandezze economiche aggregate. Nello studio della macroeconomia è importante l'utilizzo del diagramma del flusso circolare reddito di produzione, reddito domanda con mercati finanziari e marcati interazionali. Lo studio della macroeconomia parte dal nucleo familiare, il nucleo familiare può agire nel mercato comprando beni e servizi provenienti dalle imprese; all'interno del sistema macroeconomico abbiamo il mercato dei fattori esso collega imprese e famiglie, poiché le imprese comprano lavoro dalle famiglie; abbiamo anche, all'interno del sistema macroeconomico, la presenza dei mercati finanziari che incassano i beni dalle famiglie e finanziano le imprese; abbiamo anche lo stato (settore pubblico) che agisce prelevando tasse (per es. dalle imprese e dalle famiglie), fornendo servizi ai nuclei familiari (istruzione, sanità), acquistando beni e servizi direttamente sul mercato (per garantire i suoi servizi), talvolta lo stato può anche indebitarsi ed interagire con i sistemi finanziari; bisogna considerare la presenza del resto del mondo (commercio ed attività finanziare internazionali). Come si può vedere la macroeconomia studia l'insieme delle grandezze economiche aggregate partendo dal nucleo familiare fino ad arrivare ai rapporti internazionali. I mercati più importanti del sistema macroeconomico sono essenzialmente tre: il mercato dei beni; il mercato dei fattori ed il mercato finanziario. I soggetti fondamentali del sistema macroeconomico sono: nucleo familiare, imprese, stato e resto del mondo. Concetti fondamentali. Fra i diversi concetti fondamentali abbiamo il PIL (prodotto interno lordo) che rappresenta lo strumento di misura della produzione aggregata all'interno del sistema macroeconomico (insieme della produzione di tutte le imprese del nostro sistema macroeconomico). Abbiamo tre modi equivalenti per definire il PIL: valore dei beni e dei servizi finali prodotti in una economia in un dato periodo di tempo; somma del valore aggiunto (con quale bene il soggetto economico riesce ad apportare un valore aggiunto all'interno del mercato) in una economia in un dato periodo di tempo; somma dei redditi dell'economia in un dato periodo di tempo. Altri concetti importanti per capire meglio il PIL sono: imposte indirette, redditi da lavoro, reddito da capitale o profitto. Dobbiamo effettuare una distinzione importante fra PIL nominale e PIL reale. Il PIL nominale rappresenta il valore ai prezzi correnti di mercato della produzione finale totale realizzata all'interno di un Paese in un dato anno; la crescita del PIL nominale dipende da due fattori: crescita di produzione nel tempo; aumento dei prezzi dei beni nel tempo. Il PIL reale rappresenta il valore ai prezzi costanti della produzione finale totale realizzata all'interno di un paese in un dato anno; il PIL reale si ottiene dividendo il PIL nominale per il deflatore del PIL, il deflatore è uno strumento di misura dell'andamento dei prezzi. Un'altro concetto fondamentale è quello di PIL potenziale, esso rappresenta il livello massimo sostenibile di prodotto (output) nel lungo periodo da parte del sistema economico ossia la quantità massima di output ottenibile in corrispondenza del pieno impiego del lavoro e del capitale disponibili all'interno del sistema economica (il PIL potenziale ha un grafico che assomiglia ad una retta ma con un po' di curve). E' importante il concetto di variazione delle scorte che rappresentano delle risorse non vendute che si accumulano diventando investimenti per il futuro. Criteri di misura del Prodotto Nazionale. E' importante analizzare i fattori che incidono sul PIL. I consumi rappresentano la percentuale più significativa per il calcolo del PIL. E' importante l'analisi del bilancio fra risorse-impieghi. Le famiglie sono associate ai consumi (C); le imprese sono collegati agli investimenti (I); l'operatore pubblico è collegato alla spesa pubblica (G); il resto del mondo è collegato alle esportazioni nette (NX = X – M ossia differenza fra export ed import). Differenza fra PIL (prodotto interno lordo) e PNL (prodotto nazionale lordo). Sono due concetti simili. Il concetto di PIL è un concetto di tipo geografico (fa riferimento al territorio), il concetto di PNL è un concetto di tipo istituzionale (fa riferimento al “passaporto” dei soggetti considerati). Il PIL è l'ammontare di beni e servizi prodotti da chiunque all'interno dei confini del territorio del Paese considerato (anche se l'impresa è straniera non importa, il PIL appartiene allo stato dove si svolge l'attività). Il PNL fa riferimento a quelle attività di una nazione svolte all'estero, ma comunque di appartenenza della nazione considerata. Un'ultima classificazione è la distinzione fra PIL e Reddito Nazionale Disponibile: se al PIL togliamo ammortamenti e imposte indirette ricaviamo il reddito nazionale; se dal reddito nazionale togliamo le imposte dirette ed aggiungendo i pagamenti di trasferimenti arriviamo al reddito disponibile (ciò che rimane al netto di tutti ai cittadini). Domanda ed offerta aggregata. Domanda aggregata (DA). Rappresenta quella quantità totale di prodotto che viene acquistata ad un dato livello di prezzi ed a parità di altri fattori. La domanda aggregata si compone di: consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette. DA = C + I + G + NX. La domanda reagisce in maniera inversa rispetto all'andamento dell'inflazione. Vi sono dei fattori che spostano letteralmente l'intera curva della domanda aggregata poiché a parità di prezzi la variazione degli altri fattori comporta un aumento della vendita di prodotto e quindi più elevata la domanda. La curva di domanda aggregata rappresenta quella combinazione di livello dei prezzi e di produzione in corrispondenza delle quali i mercati dei beni ed i mercati monetari sono contemporaneamente in equilibrio. La curva di domanda aggregata dipende quindi anche dalle politiche economiche e dall'offerta reale di moneta. Offerta aggregata. Rappresenta la sommatoria dei comportamenti di tutte le imprese che sono presenti all'interno di un dato territorio. Maggiori sono i prezzi e più le imprese vogliono vendere. La curva offerta aggregata è influenzata da: capitale, lavoro, tecnologia, fattori istituzionali, risorse naturali; il cambiamento di tali fattori determinano uno spostamento della curva di offerta aggregata. Quindi la curva di offerta aggregata rappresenta la quantità di prodotto che e imprese sono disposte ad offrire per ciascun livello di prezzo. L'incrocio fra la curva di domanda aggregata ed offerta aggregata individua il punto di equilibrio macroeconomico. Fattori che influenzano DA e OA. E' importante esaminare i fattori che influenzano la DA e la OA. In merito ai fattori che influenzano la domanda aggregata, spostando la relativa curva verso destra, sono per esempio le variabili di politica economica, ossia: politica monetaria (se vi è più moneta determina a parità di prezzo un maggiore desiderio di consumo); politica di bilancio (per esempio situazione in cui la spesa pubblica è aumentata). Vi sono, poi, ulteriori fattori che influenzano la DA ossia le variabili esogene: prodotto estero (se c'è una grande attività economica di una nazione all'estero essa può domandare una grande quantità di beni e servizi alla nazione stessa); valori delle attività patrimoniali (maggiore ricchezza); progresso tecnologico. L'offerta aggregata dipende (e' influenzata) dal prodotto potenziale (massima quantità producibile utilizzando tutti i fattori disponibili) e dai costi di produzione. In merito alle variabili del prodotto potenziale, esse sono: fattori di produzione; tecnologia ed efficienza. In merito alle variabili dei costi di produzione, esse sono: salari, prezzi di importazione, costi di altri fattori di produzione. L'offerta aggregata può spostarsi sia verso destra che verso sinistra. Politiche economiche dal lato della domanda. E' importante effettuare l'analisi del sistema economico sia nel breve che nel lungo periodo. Nel breve periodo se c'è la possibilità, da parte degli imprenditori, di offrire di più a parità di prezzo possiamo affermare che la curva di offerta aggregata è orizzontale; quindi la curva di OA è orizzontale o keynesiana quando in corrispondenza del livello dei prezzi correnti le imprese sono disposte ad offrire qualunque quantità di beni venga domandata. Quindi la curva OA resterà invariata. L'idea di fondo del sistema keynesiano è la presenza di fenomeni quali la disoccupazione, inoltre il PIL non influisce sul livello dei prezzi. L'incrocio fra la curva di OA e la curva di DA nella situazione keynesiana ci permette di trovare un punto di equilibrio (diversi se la DA si sposta). Qualunque spostamento della domanda non comporterà la modifica di OA. Abbiamo la massimizzazione del profitto ∏ = p F(L) – WL. La condizione ottimale è data dall'uguaglianza fra produzione marginale e costo marginale, tale uguaglianza che può essere scritta come pPML = W determina, ossia, l'uguaglianza fra salario nominale (costo per acquistare l'ultimo lavoratore) con il prodotto marginale; in sostanza PML = W/p ossia il prodotto marginale del lavoro deve essere uguale al salario reale. L'offerta aggregata di lavoro è una curva crescente. L'offerta di lavoro rappresenta la somma delle offerte degli individui (identici) esistenti, offerta del lavoro è determinata in funzione del salario reale. Ogni individui organizza in modo autonomo il proprio tempo tra le varie attività: il tempo libero entra in rapporto con il tempo dedicato al lavoro. La pendenza del vincolo di bilancio è - W; il punto di equilibrio è dato dalla situazione in cui SMS (saggio marginale di sostituzione) = - W (ossia SMS uguale alla pendenza della retta di vincolo di bilancio). Alla variazione del reddito W, si può scatenare un effetto reddito oppure un effetto sostituzione. L'offerta di lavoro aggregata (OL) è data dal residuo della scelta del tempo libero (Tempo Totale – Tempo Libero), quindi W (Ttot – Tlib) = pC. L'effetto sostituzione rappresenta quella situazione in cui all'aumentare del costo opportunità del tempo libero (e quindi aumento del salario W) la quantità ottimale diminuisce (diminuzione del tempo libero) e aumenta l'offerta di lavoro. L'effetto reddito si ha quando all'aumentare di W aumenta il reddito disponibile ed il desiderio di tempo libero, con la conseguenza che l'offerta di lavoro diminuisce. Se l'effetto sostituzione è prevalente il tempo disponibile diminuisce e ne consegue che l'offerta di lavoro è funzione crescente del salario reale. Bisogna attenzionare il fatto che in realtà l'effetto reddito è un effetto reddito combinato perché abbiamo: un effetto reddito di dotazione per il quale una diminuzione del salario W determina una contrazione del valore della dotazione di tempo libero del consumatore rendendolo più povero; se il tempo libero è un bene normale ne verrà consumato di meno; l'effetto reddito ordinario rappresenta quella situazione in cui la riduzione di W si traduce, dato un certo reddito monetario, in un maggior consumo di tempo libero. L'equilibrio nel mercato del lavoro è dato da quella situazione in cui la domanda di lavoro è uguale all'offerta di lavoro (graficamente entrambe si incrociano). Concetto di disoccupazione. La disoccupazione comporta una perdita di produzione e spreco di risorse. I disoccupati sono: coloro che non hanno un lavoro; coloro che hanno cercato un lavoro in maniera attiva; coloro che aspettano di riprendere il servizio dopo una sospensione temporanea data da un esubero (cassa integrazione). La funzione di produzione esprime il rapporto fra prodotto ed occupazione, minore è l'occupazione e minore è la produzione. Chiamiamo tasso di disoccupazione (u) quella percentuale di individui disponibili a lavorare e che non trovano lavoro u = (L* - L) / L*. Legge di Okun. Relazione empirica fra la variazione del tasso di disoccupazione e variazione di prodotto interno loro (PIL) reale. Nello specifico la legge di Okun rappresenta: relazione empirica tra disoccupazione e livello di produzione. Per ogni punto di aumento del tasso di disoccupazione il PIL diminuisce del 2% (relazione 1 a 2). Per ottenere una riduzione del tasso di disoccupazione la crescita economica deve essere superiore al tasso di crescita del prodotto potenziale. Per evitare l'aumento del tasso di disoccupazione bisogna ridurre la distanza fra il PIL attuale e quello potenziale (il PIL attuale deve crescere per avvicinarsi a quello potenziale). Analisi della disoccupazione. La disoccupazione può essere considerata come un bacino in cui vi sono dei flussi in entrata e flussi in uscita; vi sono quindi lavoratori che “escono” dal mercato e nuovi lavoratori che entrano nel mercato del lavoro. L'offerta di lavoro rappresenta il flusso d'entrata; la domanda di lavoro rappresenta il flusso in uscita. Le caratteristiche della disoccupazione sono: il tasso di disoccupazione varia in base alla tipologia dei gruppi di lavoratori; la disoccupazione dipende dal turnover dei lavoratori; il turnover è legato alle fasi cicliche (se l'economia è stagnante nessuno fa turnover); la maggior parte di chi perde il lavoro rimane di disoccupato per un breve periodo; la disoccupazione di lungo periodo porta a problemi etici e sociali. In merito ai costi della disoccupazione notiamo: perdita di produzione; effetto di redistribuzione del reddito. Possiamo identificare il concetto di tasso naturale di disoccupazione esso corrisponde al PIL potenziale; il tasso naturale dovrebbe essere pari a zero perché tutte le risorse sono impiegate. Esiste, quindi, una disoccupazione frizionale dovuta all'ingresso ed all'uscita di lavoratori dal mercato del lavoro in tempo “normali”. Il tasso naturale di disoccupazione u* è uguale al tasso di disoccupazione frizionale. I fattori che influenzano il tasso di disoccupazione frizionale sono: durata delle condizioni di disoccupazione (in media 3 mesi); frequenza della condizione di disoccupazione. La durata della disoccupazione dipende da: organizzazione del mercato del lavoro; composizione demografica dei lavoratori; esistenza di sussidi per i disoccupati. La frequenza della disoccupazione dipende da: variabilità della domanda di lavoro; tasso di crescita della forza lavoro. Il tasso naturale Il comportamento dei lavoratori è sensibile alla differenza fra i tassi di crescita dei salari ed il tasso di inflazione attesa; la formula della curva di philips si modifica quindi nella seguente maniera: ∏ - ∏* (tasso di inflazione – tasso di inflazione atteso) = - h (u – u*). Questo implica che quando l'inflazione è uguale all'inflazione attesa, il tasso di disoccupazione è uguale al tasso naturale. Consumo. Il sistema economico cresce con un andamento ciclico: il PIL reale oscilla intorno a quello potenziale, quando il PIL reale è maggiore di quello potenziale abbiamo l'espansione, quando il PIL reale è minore di quello potenziale abbiamo la recessione. I modelli di analisi del consumo sono tutti di matrice keynesiana; la teoria si fonda nell'interazione fra prodotto e spesa. La spesa aggregata determina la produzione ed il reddito, questi di conseguenza influenzano la spesa; l'analisi del consumo si fonda quindi sempre nel rapporto fra consumo e reddito disponibile. La funzione di consumo è quella rappresentata dal seguente grafico: Il reddito disponibile, quindi, influenza le decisioni di consumo; bisogna tenere conto del reddito complessivo al netto delle imposte maggiorato dei trasferimenti C = C (YD). La funzione di consumo comunque si esprime attraverso la seguente relazione C = C0 + C YD; dove c0 rappresenta il consumo minimo, a reddito zero; c (coefficiente angolare) rappresenta la propensione marginale al consumo, cioè quella quota di incremento aggiuntivo al reddito disponibile YD destinata al consumo. La propensione marginale al consumo nella visione keynesiana è compresa fra zero ed uno, quindi 0 < c < 1; abbiamo quindi due restrizioni al comportamento del consumo: la prima è che c <0 ossia un incremento di reddito disponibile si traduce in un incremento di consumo; la seconda è che c < 1 ossia un aumento del reddito disponibile YD comporta un aumento meno che proporzionale del consumo. Il risparmio è residuale S = YD – C; consumo e risparmio variano all'aumentare di YD. Ulteriori quote di reddito aggiuntive sono destinate quindi anche al risparmio e non tutte al consumo. La propensione marginale al consumo per livelli superiori di reddito è più alta che non a livello inferiori di reddito: le famiglie più ricche risparmiano di più, le famiglie più povere risparmiano di meno. Teoria del Ciclo Vitale. Fu elaborato dall'economista italiano Modigliani, premio nobel. Modigliani guarda al consumo ed al reddito nel corso degli anni della vita di un lavoratore. L'ipotesi su cui si fonda la teoria di Modigliani è la seguente: l'individuo tenta di mantenere stabile il proprio consumo nell'arco della vita. La propensione marginale del consumo è diversa nei seguenti aspetti: Y permanente; fluttuazioni transitorie di Y; ricchezza posseduta. Il consumatore di Modigliani ha una visione di lungo periodo poiché razionale, egli sa che esiste un periodo lavorativo ed un periodo di pensionamento, in entrambi casi però dovrà finanziare il proprio consumo. Per il lavoratore di Modigliani, al fine di provvedere ai finanziamenti sia durante lavorativa che in quella di pensionamento, deve valere la seguente uguaglianza CNL = YML, quanto consuma ogni anno moltiplicato per tutti gli anni che gli restano da vivere deve essere uguale a ciò che guadagnerà fino alla fine del suo periodo lavorativo moltiplicato il reddito annuo che ottiene in un determinato periodo; C in ogni periodo è C = (WL / NL) Y. Quindi il risparmio accumulato durante il lavoro è sufficiente per finanziare il periodo di pensionamento. Teoria del reddito permanente di Friedman. Il consumo dipende da una stima dell'individuo sulla possibilità di mantenere il reddito stabile nel tempo (non ha una visione di lungo periodo); la teoria di Friedman si fonda sul fatto che le variazioni transitorie e le variazioni permanenti del reddito hanno conseguenze diverse sul consumatore. Il consumo, quindi, dipende dal reddito permanente (YP):C = c YP. La teoria di Friedman ci da la seguente visione: una variazione di reddito temporanea non modifica la stima del reddito permanente; la variazione del reddito permanente da una stabilità maggiore a livello economico (innalzamento tenore). YP rappresenta un coefficiente di plausibilità dela variazione reddito: esso è basso per le variazioni transitorie ed alto per quelle permanenti. La teoria di Friedman consiste nell'aggiornare la situazione del reddito permanente: per fare ciò bisogna considerare il reddito del periodo precedente Yt – 1 aumentato di una frazione λ della variazione di reddito realizzata nell'ultimo periodo; il coefficiente λ riassume la prudenza dell'individuo nella stima del reddito permanente, che si esprime attraverso la seguente formula: YP = Yt – 1 + λ * Δ Yt ovvero YP = λ * Δ Yt + (1 - λ) * Yt – 1 (media ponderata con peso lambda fra il reddito di oggi e di ieri). Il reddito permanente consiste, quindi, nel calcolo della media ponderata del reddito passato con quello corrente. Stabilito il livello di reddito permanente, il consumo viene determinato come una frazione costante del reddito permanente; possiamo concludere che: variazioni temporanee del reddito variano poco o niente il consumo; variazioni permanenti del reddito variano significativamente il livello del consumo. Barro-Ricardo. Teorema di equivalenza di Barro-Ricardo: il finanziamento in deficit (di oggi) equivale ad una tassazione corrente; il deficit corrente deve essere riparato in futuro con una tassazione equivalente, quindi in vista del futuro aumenterà il risparmio dei consumatori (per la futura tassazione). Questo implica che i titoli di Stato non sono ricchezza e chi ne possiede sarà tassato in futuro; se gli individui non saranno lungimiranti (in vista della tassazione futura) e non lasceranno una eredità ai figli per saldare la tassazione, l'equivalenza di Barro-Ricardo non funziona. Investimenti. Curva di domanda di investimenti. La curva di domanda degli investimenti rappresenta la relazione fra investimenti lordi e tasso di interesse a parità di tutti gli altri fattori che influiscono sulla spesa per gli investimenti. Immaginando di avere una maggiore produzione, il grafico si trasforma nella seguente maniera (spostamento verso destra): Quando saranno maggiori le imposte, il grafico della curva si trasformerà nella seguente maniera (spostamento verso sinistra): livello di reddito compatibile per l'equilibrio. Definiamo moltiplicatore α1 = [1 / (1-c)] esso moltiplica la spesa autonoma per ottenere il livello di reddito di equilibrio. Osserviamo: c < 1 quindi il moltiplicatore è > 1, ne consegue che il reddito di equilibrio è maggiore della spesa autonoma. Maggiore è la propensione marginale al consumo e maggiore è il moltiplicatore. E' importante rappresentare graficamente l'analisi L'equilibrio Y = AD rappresenta l'incrocio fra la retta a 45° e la retta AD; Y per definizione è superiore di A1; il moltiplicatore è > 1. Modello semplice di economia chiusa. Introducendo il settore pubblico alla nostra analisi notiamo che Y è diverso da YD (PIL diverso dal reddito disponibile delle famiglie); l'introduzione del settore pubblico all'analisi ci porta a considerare: spesa pubblica (G), trasferimenti (TR), imposte e tasse (TA), saldo estero NX = 0; ne consegue che YD = (Y – TA + TR). Ipotesi: il consumo dipende dal reddito disponibile C = c0 +c YD ; G, TA, TR ed I sono autonomi rispetto al reddito. La domanda aggregata in questo caso è AD = C + I + G. Sostituendo la funzione di consumo alla relazione di equilibrio abbiamo (1-c) Y = c0 + c (-TA + TR) + I + G. Definiamo somma delle componenti autonome A2 = c0 + c (-TA + TR) + I + G da cui Y = [ 1 / (1-c)] A2. Definiamo moltiplicatore α2 = 1/(1-c), il reddito sarà quindi dato da Y = α2 A2. Dato Y = α2 A2 l'effetto della variazione di A2 sulla variazione di Y sarà dato da ΔY = α2 ΔA2. L'equilibrio sarà dato, come nel caso precedente, dall'incrocio fra la retta di 45° e la retta di domanda aggregata; la retta di domanda aggregata e l'equilibrio si spostano verso l'alto, inoltre, dato che 0 < c < 1 l'aumento di Y è maggiore dell'aumento di A2. Modello semplice di economia aperta. Introducendo l'esistenza del settore estero, le esportazioni X dipendono dal reddito degli altri Paesi e sono da considerarsi autonome; le importazioni dipendono invece dal reddito (nostro) e quindi maggiore è il reddito e maggiori saranno le importazioni. Definiamo quindi la relazione NX = X – m Y, dove m rappresenta la propensione marginale all'importazione (ogni aumento di reddito comporta aumento di importazioni). Ipotizziamo che tutte le altre componenti siano autonome dal reddito (ossia TA, TR, I, G ed X); la relazione di equilibrio sarà (1-c +m) Y = c0 + c (-TA+TR) + I + G + X. Chiamiamo A3 la nuova componente autonoma A3 = c0 + c (-TA+TR) + I + G + X ed α3 il nuovo moltiplicatore α3 = 1 / (1-c + m). L'effetto delle importazioni nel sistema riduce il valore del moltiplicatore ma non ne cambia l'essenza; la propensione all'importazione, infatti, ha il segno contrario rispetto al segno della propensione al consumo. La formula finale dell'equilibrio macroeconomico è Y = α * A (PIL = moltiplicatore per componente autonoma). Il moltiplicatore. Il moltiplicatore. E' una formula matematica che moltiplicando la spesa autonoma ci da un livello di reddito coerente con l'equilibrio macroeconomico; l'analisi grafica ci mostra che l'effetto del moltiplicatore è maggiore di uno; una variazione della componente autonoma genera un effetto su Y (reddito da produzione) più che proporzionale. Ricordiamo che la relazione di equilibrio economico ci dice che Y = C + I + G + NX. Supponiamo l'aumento della componente autonoma G (spesa pubblica); se ΔG > 0 dovrebbe generare ΔY di uguale entità invece abbiamo visto che ΔY > ΔG (se ΔG >0), il motivo è che: l'aumento della spesa autonoma esplica i suoi effetti nel sistema macroeconomico attraverso successive fasi di spese indotte; la caratteristica cruciale che è rilevante dal punto di vista macroeconomico è che ogni attività produttiva remunera i propri lavoratori con del reddito che questi impiegano, fra l'altro, per le attività di consumo, e quindi esprimono domanda verso altri settori. Possiamo, quindi, definire il moltiplicatore come la variazione del PIL di equilibrio generata da un'unità aggiuntiva di spesa autonoma (A); possiamo quindi riscrivere il moltiplicatore nella seguente maniera α = ΔY / ΔA. Ricapitolando: un aumento di A fa crescere il livello di equilibrio del reddito; l'incremento del reddito è un multiplo dell'incremento di A, maggiore è C (consumo) e maggiore sarà il moltiplicatore e viceversa. Il settore pubblico con politica fiscale. Il settore pubblico agisce sul reddito di equilibrio con due meccanismi principali: attraverso la spesa pubblica (G) che è una componente della domanda aggregata; attraverso le imposte ed i trasferimenti che incidono sulla relazione tra prodotto e reddito (Y) ed il reddito disponibile (YD). Ipotizziamo che le tasse siano generate da un'aliquota costante t applicata al reddito: TA = tY. Le conseguenze di questa ipotesi sono: il reddito disponibile sarà YD = Y – tY +TR svolgendo i calcoli diventa YD = (1-t) Y + TR; l'equazione del consumo sarà C = c0 + c [(1-t) Y + TR] ovvero C = c0 + c TR + c [(1-t) Y]. La relazione di equilibrio diventa: Y = DA ossia Y = c0 + c TR + c [(1-t) Y] + I + G e quindi Y – c [(1-t) Y] = [c0 + c TR + I + G]. Poniamo il secondo membro dell'equazione uguale ad Af ossia componente autonoma del modello fiscale. La relazione di equilibrio diventa allora [1-c (1-t)] Y = Af e dividendo tutto per la parentesi quadra otteniamo Y = (1 / [1- (1-c) t]) * Af. Ponendo (1 / [1- (1-c) t]) = αf otteniamo il moltiplicatore e la relazione di equilibrio diventa in definitiva Y = αf *Af. Anche in questo caso il moltiplicatore è maggiore di uno. Confrontando il moltiplicatore con quelli dei modelli precedenti notiamo che l'esistenza di una politica fiscale fa ridurre il valore del moltiplicatore. Domanda di moneta. Cos'è la moneta. La moneta è il mezzo di scambio universalmente accettato per effettuare i pagamenti. In assenza di questa gli scambi avverrebbero attraverso il baratto, sistema inefficiente. Nelle moderne economie di scambio si considera moneta lo stock attività liquide, cioè facilmente utilizzabili per la finalità dello scambio. E' importante sapere che non tutte le componenti sono accettate come mezzo di pagamento allo stesso modo (poco agevole andare in un supermercato con un titolo di stato). Le principali componenti dello stock di moneta sono classificate in base al grado di liquidità decrescente; le definizioni della Banca Centrale Europea classificano la moneta in tre componenti M1, M2 ed M3: il complesso del circolante (monete e banconote) ed i conti correnti compongono M1; se ad M1 aggiungiamo tutte le altre forme di deposito con maturità fino a due anni ed i depositi redimibili con preavviso massimo di tre mesi possiamo (forme meno liquide) individuare M2; se ad M2 aggiungiamo titoli di debito (obbligazioni) con scadenza massima di due anni, i pronti contro termine e le quote di fondi comuni d'investimento che investono in titoli a breve termine (Money Markets Funds) otteniamo M3. L'innovazione finanziaria rende difficile una classificazione omogenea nel tempo. Le funzioni della moneta. Le funzioni della moneta nell'economia di scambio sono fondamentalmente quattro: mezzo di scambio (per effettuare transazioni, invece del baratto); riserva di valore (proprietà di conservare nel tempo le capacità di scambio); unità di conto (per indicare i prezzi degli scambi, l'unità di conto in Europa è l'euro); mezzo di pagamento differito (per specificare l'ammontare di transazioni a lungo termine – ad esempio: si può pagare in futuro un contratto stipulato oggi). In conclusione: la moneta è fiducia, nel senso che per essere accettata deve poter circolare, cioè deve essere accettati da altri. La teoria della domanda di moneta. La domanda di moneta è la preferenza degli individui a detenere attività liquide per effettuare gli scambi. E' importante sapere che gli individui, nella macroeconomia, esprimono una domanda di moneta in termini reali (ossia potere d'acquisto della moneta - M/P – ammontare di moneta diviso livello dei prezzi) ovvero gli individui non sono affetti importanti al fine di definire il concetto di moltiplicatore dell'offerta di moneta (mm): possiamo esprimere, infatti, la moneta come M = (1+cu) D e la base monetaria H = (cu + re). La moneta e la base monetaria possono essere espresse, quindi, tramite il rapporto caratteristico ed i depositi; il moltiplicatore monetario può essere quindi riscritto come mm = M/H = (1+ cu)/(cu + re), il moltiplicatore è un numero maggiore dell'unità mm > 1; il moltiplicatore ci dice quanta moneta sarà creata dal sistema bancario. E' importante sapere che: il moltiplicatore è funzione inversa di re (più è alto re, ossia coefficiente di riserva obbligatoria, più è alto il moltiplicatore e viceversa); il moltiplicatore è funzione inversa di cu (maggiore è il rapporto fra circolante e depositi e minore e il moltiplicatore e viceversa). In sostanza l'offerta di moneta: si riduce se aumenta il rapporto R/D desiderato dalle banche e se aumenta il rapporto CU/D desiderato dai clienti. Sono tre gli strumenti di controllo monetario della BC: operazioni di mercato aperto, ossia la BC regola l'offerta di moneta acquistando (cede moneta) e vendendo (prende moneta) titoli al pubblico, dal punto di vista istituzionale questa transazione non differisce da quella intercorrente fra soggetti privati, dal punto di vista economico è fondamentale osservare il grafico seguente: tasso di sconto, ulteriore strumento di controllo monetario, rappresenta la situazione in cui la BC ha il ruolo di prestatore di ultima istanza (lender of last resort), la banca quindi fissa un tasso al quale concede prestiti alle banche che hanno scarsità di riserve, la BC, inoltre, esercita un'azione di persuasione morale per scoraggiare le banche a ricorrere con facilità o leggerezza all'operazione di finanziamento quando alza il tasso di sconto; il tasso di sconto è utilizzato come segnale simbolico che anticipa l'atteggiamento della BC (facilita o rende più difficile i finanziamenti), come segnale a posteriori di conferma del proprio atteggiamenti; il terzo ed ultimo strumento di controllo monetario è rappresentato dal coefficiente di riserva obbligatoria, tale coefficiente, che può essere modificato solo dalla BC, è importante perché il suo aumento frena l'espansione dell'offerta di moneta ed ha un effetto restrittivo. Gli obiettivi della Banca Centrale. La politica monetaria non è un fine in se, ma serve e concorre al migliore funzionamento del sistema economico; i due obiettivi fondamentali della BC, per garantire il migliore funzionamento del sistema, sono: stabilità dei prezzi; raggiungimento del PIL potenziale. Questi obiettivi sono contrapposti nel dilemma rappresentato dalla curva di Philips. L'operatività della BC è caratterizzata da una catena strumenti (sotto diretto controllo)-obiettivi (intermedi e finali). Attualmente la Banca Centrale Europea persegue solo l'obiettivo della stabilità dei prezzi. Modello IS – LM. L'interazione fra i mercati. Il modello IS -LM è fondamentale per spiegare l'interazione fra i mercati e gli impatti delle politiche economiche. Il modello IS – LM costituisce il nucleo dell'analisi macroeconomica di breve periodo o comunque delle fasi economiche caratterizzate da una decisa stabilità dei prezzi (prezzo fisso e costante). L'equilibrio del sistema macroeconomico è caratterizzato dall'equilibrio simultaneo nei mercati dei beni e delle attività (grafico seguente) Fondamentalmente per quanto riguarda il mercato delle attività bisogna considerare l'elemento più importante ossia il mercato della moneta, per quanto riguarda il mercato dei beni sappiamo già che esso è costituito dalla domanda aggregata e produzione aggregata. L'anello di congiunzione fra i due mercati è il tasso di interesse (influenza entrambi i mercati, variabile cruciale). E' importante sapere che la politica monetaria influenza il mercato delle attività (principalmente il mercato della moneta) mentre la politica fiscale influenza il mercato dei beni. Nel mercato dei beni la condizione di equilibrio è data da DA = Y, DA dipende da i (tasso interesse) tramite I (investimenti); nel mercato delle attività moneta e titoli sono legati da i (tasso di interesse). Il modello IS – LM studia l'influenza del tasso d'interesse i sull'equilibrio macroeconomico, attraverso il meccanismo di propagazione degli effetti dal mercato della moneta al mercato dei beni. Il modello IS – LM permette anche di comprendere le determinanti del funzionamento del sistema economico in termini delle due variabili cruciali Y (reddito) e i (tasso di interesse); fra le determinanti abbiamo la politica monetaria e quella fiscale. La curva IS. Rappresenta la curva di investment-saving (consumo, investimento e risparmio). La curva quindi rappresenta la relazione fra gli investimenti delle imprese ed il consumo/risparmio delle famiglie. La curva IS rappresenta tutte le possibili combinazioni di i ed Y che mantengono in equilibrio il mercato reale o mercato dei beni. La IS non è una funzione di comportamento ma è il risultato della uguaglianza fra DA ed Y; è l'insieme di relazioni di equilibrio che sono espresse in termini della coppia i e Y. Sappiamo che I (investimenti) è una funzione inversa di i (tasso di interesse), assumiamo che questa relazione inversa sia lineare possiamo determinare quanto descritto dai grafici seguenti: Modificare l'equilibrio. E' importante esaminare i casi in cui le curve IS ed LM si spostano, modificando la condizione di equilibrio. Uno spostamento della spesa autonoma (A) (per esempio aumento), genera uno spostamento della curva IS e quindi genera lo spostamento del punto di equilibrio macroeconomico; nello specifico il punto di equilibrio si sposta verso l'alto determinando un aumento del tasso di interesse e del reddito; il tasso di interesse aumenta, perché un maggiore reddito implica una maggiore domanda di moneta a fronte di un'offerta di moneta data. Se abbiamo una variazione dell'offerta di moneta (Ms) (per esempio aumento), la curva LM si sposta modificando a sua volta anche il punto di equilibrio macroeconomico; il punto di equilibrio si sposta verso il basso determinando un reddito elevato ed un tasso di interesse più basso; questo perché una maggiore offerta di moneta implica una riduzione del tasso di equilibrio nel mercato monetario, poiché gli investimenti sono sensibili al tasso d'interesse allora l'equilibrio reale si verifica in un punto in cui il livello degli investimenti aumenta e quindi aumenta il reddito. La curva di domanda aggregata DA a partire dal modello IS – LM. E' importante esaminare il caso in cui i prezzi variano nel sistema IS-LM. Per esempio se il livello dei prezzi diminuisce nel sistema IS-LM abbiamo un aumento del reddito e la diminuzione del tasso di interesse, è però importante notare la relazione inversa fra prezzi e reddito di equilibrio, tale relazione (inversa come già detto) non è nient'altro che la domanda aggregata. La pendenza della domanda aggregata dipende dalle caratteristiche del sistema IS-LM: se IS fosse molto rigida lo stesso spostamento della della LM comporterebbe una piccola variazione di Y e quindi la DA sarebbe molto ripida, cioè poco elastica; se la IS sarebbe poco ripida (ossia piatta) lo stesso spostamento della LM comporterebbe una grande variazione di Y e quindi la DA sarebbe molto piatta, ossia molto elastica. Politica monetaria e fiscale. La stabilizzazione dell'economia. La politica monetaria influisce sull'economia attraverso il mercato della moneta, regolando la quantità di moneta in circolazione, cioè l'offerta di moneta reale (Ms/p); la politica fiscale influisce sull'economia attraverso il mercato reale, influendo sulla domanda aggregata (DA) con la spesa pubblica (G) e la tassazione. E' importante capire come stabilizzare l'economia. Per esempio immaginiamo di essere in una situazione in cui vi è molta disoccupazione ossia reddito inferiore al potenziale, in questo caso è possibile disegnare una politica economica espansiva che determina un aumento del reddito di equilibrio. Se siamo in una situazione di eccesso di domanda, ossia reddito superiore al potenziale, è possibile disegnare una politica economica restrittiva in maniera tale da determinare una riduzione del reddito di equilibrio eliminando l'eccesso di domanda (e quindi elimina l'inflazione). Politica monetaria. E' importante approfondire l'analisi della variazione dell'offerta di moneta da parte della Banca Centrale (BC); la Banca Centrale può effettuare l'acquisto di titoli di stato aumentando l'afflusso di moneta all'interno del sistema economico, ossia aumenta Ms/p generando: composizione squilibrata del portafoglio degli operatori economici; aumento della domanda di titoli; aumento del prezzo dei titoli e riduzione dei rendimenti; riduzione immediata dei tassi di interesse; a parità di reddito il mercato reale non è in equilibrio; la domanda aggregata sarà quindi maggiore del reddito; abbiamo un impulso positivo agli investimenti ed alla produzione; il sistema procede fino ad un nuovo punto di equilibrio in cui il tasso di interesse finale inferiore a quello iniziale ed un reddito di equilibrio superiore a quello iniziale. Prima di spiegare l'efficacia delle politiche monetaria è importante considerare il caso della “trappola della liquidità”, ossia quella situazione in cui vi sono tassi di interesse molto bassi ed il pubblico è disposto a detenere qualsiasi ammontare di moneta, in questo caso la sensibilità della curva di domanda di moneta “h” è molto alta ed avremo un'elasticità di L tendente all'infinito e quindi LM tende ad essere orizzontale; in tal caso la politica monetaria è inefficace poiché non ha effetto sul reddito. E' importante considerare il “caso classico” ossia quel caso in cui abbiamo l'assoluta insensibilità di L (domanda di moneta) ad i (tasso interesse), ossia siamo nel caso della teoria quantitativa della moneta dove M/P = k Y; in questo caso h (coefficiente di sensibilità della domanda) è nullo, l'elasticità di L è nulla e la curva LM è verticale; in tal caso la politica monetaria è efficace. Politica fiscale. La manovra principale della politica fiscale consiste nella variazione della spesa pubblica: consideriamo il caso di una politica espansiva con un incremento della spesa pubblica (G). Con l'incremento di spesa pubblica abbiamo un incremento del tasso di interesse, tanto più aumenta il tasso di interesse più la spesa pubblica si frena, nel trovare un nuovo punto di equilibrio possiamo constatare l'aumento del reddito e l'aumento del tasso di interesse. Il processo si riassume nella seguente maniera: la curva IS si sposta man mano verso destra; ogni piccolo aumento della spesa comporta un piccolo aumento dei tassi di interesse; il sistema economico si muove verso combinazioni di reddito e tassi di interesse simultaneamente più elevati. Quindi: l'esistenza della curva LM con pendenza positiva, riduce l'originario effetto del moltiplicatore (si scatena una forza nel sistema economico che bilancia la spesa economica con l'effetto frenante del tasso di interesse); parte della domanda aggregata viene ridotta dall'influenza del tasso di interesse. L'effetto precedentemente citato si chiama effetto spiazzamento: l'aumento della spesa pubblica comporta l'aumento del reddito di equilibrio (ed incremento del consumo) ma la riduzione degli investimenti (crouding out), abbiamo quindi più consumi e meno investimenti. Abbiamo la riduzione delle possibilità di crescita nel lungo periodo poiché gli investimenti sono molto importanti in tal senso. L'effetto spiazzamento da un segno dell'inefficacia della politica fiscale. Nel caso della trappola di liquidità non abbiamo effetto spiazzamento, abbiamo tasso di interesse costante ed aumento del reddito: la politica fiscale ha la sua massima efficacia in questa circostanza. Nel caso classico l'effetto spiazzamento è completo: abbiamo incremento del reddito ma un grande innalzamento del tasso di interesse che riporta il reddito alla situazione iniziale; la politica fiscale in questo caso è inefficace poiché lo spiazzamento è totale. Lo spiazzamento definisce l'effetto di ridondanza del tasso di interesse. La Policy Mix prevede un mix tra la politica economica e fiscale per ottenere un aumento del reddito. Settore estero. Scambi con l'estero. Esistono una serie di relazioni con l'estero: movimenti reali di beni e servizi (importazioni ed esportazioni); movimenti di capitale (flussi monetari in entrata ed uscita). La transazioni internazionali implicano, oltre che dei passaggi di frontiera, una conversione di valori in una valuta estera. Se un esportatore italiano invia una merce all'estero, riceve un pagamento in valuta estera che va convertita nella moneta nazionale per poterla utilizzare; se l'importatore italiano riceve merce dall'estero, effettua un pagamento in moneta nazionale, quando il pagamento esce dal paese “qualcuno” converte la moneta in valuta estera per potere utilizzare il denaro all'esterno. Un investitore estero che vuole acquistare un titolo di stato a sua volta estero, dovrà anch'egli effettuare la transazione precedentemente citata. Dal punto vista statistico la bilancia dei pagamenti è un conto che registra tutte le transazioni tra un paese ed il resto del mondo; per capire in fondo il procedimento transazionale è importante esaminare il grafico seguente La bilancia dei pagamenti (BP). E' uno schema contabile che registra tutte le transazioni economiche di un dato periodo di tempo fra i residenti ed i non residenti di un sistema economico. La bilancia dei pagamenti ha come soggetti: i residenti (persone fisiche o giuridiche residenti in un sistema economico); le transazioni economiche (passaggio di proprietà di risorse, beni o servizi). La bilancia dei pagamenti ha tre conti: il conto corrente (PC – o conto delle partite correnti), esso comprende tutte le transazioni di merci o servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti – le merci sono registrate secondo il metodo fob-fob cioè al valore della frontiera del paese esportatore (cioè senza costi di trasporto ecc.); il conto capitale (CF – o conto finanziario), esso comprende tutte le attività intangibili (es. brevetti) ed i trasferimenti unilaterali pubblici e privati in conto capitale come proprietà di beni capitali, fondi collegati alle transazioni di beni capitali o remissione dei debiti; il conto finanziario (chiamato anche riserva ufficiale RU), esso comprende gli investimenti diretti, di portafoglio ed altri, nonché variazioni delle riserve ufficiali della banca centrale. Il concetto tipico della bilancia dei pagamenti è quello della partita doppia, infatti ogni transazione da origine a due registrazioni di pari importo ma con segno contrario. E' importante sapere che la conversione della valuta è effettuata dalla Banca Centrale. Il conto della partita doppia può essere soggetto a discrepanze od errori, proprio per questo nella bilancia dei pagamenti abbiamo una voce chiamata “errori ed omissioni” che permettono di pareggiare i conti e risolvere tali discrepanze, la bilancia dei pagamenti è sempre in pareggio. Per questo motivo si definiscono concetti come avanzo e disavanzo della bilancia dei pagamenti: questo avviene perché PC + CF + RU = 0 per definizione (pareggio). Tutte le attività private che determinano le transazioni con l'estero (PC + CF) devono trovare compensazione nelle variazioni di segno opposto delle riserve ufficiali (RU) della banca centrale (che paga la differenza in valuta estera). La bilancia di pagamento è in avanzo ossia BP > 0 quando aumentano le riserve ufficiali della BC; se la bilancia dei pagamenti è in disavanzo (ossia deficit) abbiamo la situazione in cui BP < 0 che prevede una diminuzione delle riserve ufficiali della Banca Centrale (BC). Chiamiamo mercato valutario quel mercato in cui avvengono le transazioni in valuta di ogni paese con il resto del mondo (mercato delle diverse valute); nel mercato valutario individuiamo domanda delle diverse valute in cambio di offerte di altre valute, lo scambio della valuta avviene ad un certo prezzo (per esempio se voglio acquistare e quindi domandare una certa quantità di dollari, devo offrire in cambio una determinata La condizione di Mundell-Fleming è quindi che il tasso di interesse nazionale sia uguale a quello internazionale; le politiche monetarie e fiscali devono rispettare questa condizione e possono tentare solo di influire solo sul livello del reddito. Le politiche economiche in regime di cambi fissi. Consideriamo la politica monetaria in un regime di cambi fissi ed immaginiamo di volere avviare una politica monetaria espansiva: ciò comporterebbe la diminuzione del tasso di interesse e l'incremento del reddito, ma una riduzione del tasso di interesse porta ad un deflusso di capitale che comporta uno squilibrio fra tasso di capitale nazionale ed internazionale (spostamento della curva LM verso destra); essendo in un sistema con regime di cambi fissi, la BC ridurrà la liquidità della moneta riportando la curva LM alla situazione originaria. In regime di cambi fissi, l'efficacia di una politica monetaria è nulla. Se si applica una politica fiscale in un regime di cambi fissi notiamo (oltre al fatto che la politica monetaria accompagna quella fiscale) che questa è efficace. In conclusione: si può affermare che l'offerta di moneta è endogena, dato il regime di cambi fissi e accompagna la politica fiscale; il moltiplicatore ha il massimo effetto perché non vi è un aumento del tasso di interesse (spiazzamento); abbiamo quindi massima efficacia della politica fiscale (non generandosi lo spiazzamento). Le politiche economica in regime di cambi flessibili. In questo caso la BC non ha impegni e la parità del cambio fluttua liberamente; la conseguenza è che il tasso di cambio reale R si modifica e quindi modifica non solo le condizioni di competitività del sistema economico interno rispetto a quello internazionale ma modificando l'efficacia delle politiche monetarie e fiscale. Se consideriamo il caso della politica monetaria notiamo che questa in regime di cambi flessibili è efficace, l'effetto di efficacia viene esaltato dalla reazione di competitività del mercato reale, l'impulso della competitività determina uno spostamento del reddito di equilibrio senza le variazioni del tasso di interesse. Nel caso dell'applicazione di una politica fiscale in regime di cambi flessibili essa non è efficace perché abbiamo una variazione del tasso d'interesse (perdita di competitività). In conclusione: la politica fiscale non ha effetto sul reddito.
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