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Controllo e Cultura Sociale: Agenzie e Criminalità Minorile - Prof. Pietralunga, Appunti di Criminologia

Il concetto di agenzie di controllo sociale e la loro importanza nella conservazione e trasmissione della cultura sociale. anche del ruolo di queste entità nella gestione della criminalità minorile e della dinamica tra organizzazione e cultura sociale. Taylor e Sellin vengono citati come teorici chiave in questo contesto.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 03/10/2021

Nicolagr
Nicolagr 🇮🇹

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Scarica Controllo e Cultura Sociale: Agenzie e Criminalità Minorile - Prof. Pietralunga e più Appunti in PDF di Criminologia solo su Docsity! Criminologia minorile Susanna Pietralunga Introduzione al corso Il corso di criminologia minorile si occupa di una riflessione sul minore che non si esaurisce con la sola trattazione sull'autore di reato, bensì essa si estende su tutta la riflessione sul disagio giovanile, che è precursore della devianza che, a sua volta, lo è della criminalità. Gli interventi di prevenzione si articolano secondo differenti prospettive in funzione dei fallimenti di una serie di step antecedenti, nei quali il minore sviluppa il suo percorso esistenziale e, all’interno dei quali, il gruppo degli adulti è chiamato ad intervenire con strumenti educativi - rieducativi che costituiscono la premessa centrale. La riflessione, poi, si allargherà verso altri aspetti collaterali, quali il percorso di costruzione della struttura della personalità del minore, specificando le diverse aree di intervento per un educatore che si occupa di socializzazione. Il percorso educativo di sviluppo della struttura di personalità del minore passa attraverso una serie di tappe che trovano collocazione nel contesto familiare (chiamatasi quindi “ciclo vitale della famiglia”). Il ciclo vitale della famiglia e la sua evoluzione è il substrato, all’interno del quale si sviluppa il percorso di crescita del minore. In questo senso, la lettura scientifica converge sull'importanza di mantenere la relazione gruppo famiglia intervenendo, dove necessario, per rinforzarla, per incrementarla e per supportarla. Il minore, proprio per gli aspetti di fragilità che lo caratterizzano, può presentare delle aree di rischio dal punto di vista del coinvolgimento del consumo di sostanze stupefacenti. Ancora, un'altra area tematica è la comunicazione multimediale, nella quale il minore possono annodarsi situazione di rischio e di preoccupazione del tutto specifiche. inalità minorile Disagio, devianza e cri Nel nostro ordinamento giuridico, il codice penale differenzia in modo attento e dettagliato il tema dell’imputabilità. Il diritto penale italiano fa parte di una tradi; la tradizione del diritto romano ha dato luogo alla cosiddetta “famiglia romano-germanica” del diritto penale, la quale indica la straordinaria diffusione ha allargato le tradizioni giuridiche. L'imputabilità indica la capacità del soggetto di essere assoggettato alla sanzione penale; non indica la colpevolezza del soggetto, che trascende completamente dall'imputabilità del soggetto. L'imputabilità è regolamentato dal codice penale, secondo una tradizione classica molto consolidata, in funzione del principio “actio liberae in causa”. Actio liberae in causa indica che esistono poche e predeterminate cause dell'esclusione dell’imputabilità che sono, appunto, predefinite dal codice penale. In tutti gli altri casi, il soggetto risponde ad una presunzione di imputabilità che discende dall'esigenza di responsabilizzare il soggetto di fronte alle conseguenze delle azioni che egli compie. Dunque, Actio liberae in causa significa che il soggetto potrà chiedere di venire esentato dalla responsabilità penale solo in presenza di predeterminate cause di esclusione. one giuridica e culturale antichissima; infatti, Imputabilità coincide con la nozione di capacità di intendere e di volere: ® Capacità di intendere significa la capacità del soggetto di comprendere pienamente il significato e il valore dell'atto. Non è sufficiente che il soggetto abbia una consapevolezza del disvalore giuridico dell’azione, ma coincide con la comprensione del valore culturale. ® Capacità di volere viene individuata come la capacità di autodeterminarsi liberamente in vista del raggiungimento di uno scopo. Criminologia minorile Susanna Pietralunga La mancanza o dell’una o dell'altra è causa sufficiente dell'esclusione dell’imputabilità. Le cause di imputabilità coincidono con il vizio totale e il vizio parziale di mente, l'assunzione di sostanze alcoliche o stupefacenti (solo in precise e determinate circostanze) e il sordomutismo congenito (questa previsione rispecchia l'età del momento storico dell'emanazione del codice penale Rocco del 1930). Il limite della maggiore età Da parte del nostro gruppo sociale si è ritenuto che i 21 anni fossero una soglia di età che contrastava con la precocità e con l'accelerazione che era stata raggiunta in tema di formazione e di istruzione del minore. Fino ai primi anni del ‘900, l'istruzione era stata riservata alle fasce più abbienti. L'obbligo di scolarizzazione elementare e medio ha certamente segnato un passaggio culturale epocale che poi, nella seconda metà del 900, ha conosciuto un ulteriore e importante accelerazione anche grazie alla diffusione di una maggiore stabilità ed un maggiore benessere economico. In questo ambito, la percezione della cultura da parte del gruppo sociale ha iniziato a riflettere sul concetto di maturità, quindi sulla capacità di essere considerato un membro adulto, e ha conosciuto un cambiamento importante. In questo senso, si è ritenuto di poter individuare su una soglia di età più bassa la possibilità di realizzare degli obiettivi e dei traguardi di conoscenza per essere considerati degli interlocutori validi anche per l'ordinamento giuridico. Attraverso un referendum l’Italia ha espresso la propria convinzione circa il fatto che, effettivamente, grazie al cambiamento dell’organizzazione della trasmissione della cultura e dell'informazione, fosse possibile dare per acquisita, nella popolazione giovanile, il raggiungimento in tempi più precoci di una posizione di intendere e di volere pienamente consolidata. Quindi, la soglia di maggiore età è stata abbassata dal limite dei 21 anni al limite dei 18 anni di età. Le ultime acquisizione scientifiche sull’organizzazione e sulla struttura del sistema nervoso ci ha reso consapevoli che all’età dei 27 anni la struttura del sistema nervoso centrale non è ancora completamente definito. Quindi, in realtà, oggi, si sollevano alcune perplessità di carattere scientifico rispetto ad una scelta che è stata compiuta all’interno di concezioni culturali forse non molto ottimistiche e frettolose per tenere l'ordinamento giuridico al passo con l'evoluzione del gruppo sociale. Con questo, l'ordinamento giuridico indica le persone comprese nella fascia d’età tra i 18 e i 21 anni di età come “giovani adulti”, indicando la consapevolezza di una situazione particolare. L'imputabilità del minore - parte 1 Quando il codice penale parla di giovani adulti lo fa per prevedere delle eccezioni rispetto ai trattamenti ordinari. Per esempio: una misura alternativa di detenzione è la detenzione domiciliare che prevede, tra le quattro ipotesi di applicabilità, l'ipotesi di giovane adulto, pertanto “per ciò stesso”, cioè per il fatto stesso di essere ancora in un’area di sviluppo nella quale è possibile che ci siano dei fattori di vulnerabilità e di influenzabilità, può preludere, ad una valutazione positiva della magistratura della sorveglianza, la conciliabilità della detenzione domiciliare, quindi togliere da un contesto pericoloso desocializzante e problematico, quale è il carcere. Ogni norma è una convenzione, cioè ogni norma è un accordo culturale, vuole dire che in quel gruppo sociale, in quel momento storico è condivisa la convinzione che un determinato aspetto sia bene trattato secondo determinati parametri. Quindi, il diritto è una scienza normativa e un accordo culturale. Tuttavia, ne discendono conseguenze particolarmente importanti. 2 Criminologia minorile Susanna Pietralunga funzione dell'ingresso di nuove indicazioni culturali che provengono dal cambiamento fisico in base epistemologica; Ad esempio, i flussi migratori, quali importanti canali e veicoli di immissione, all’interno di un gruppo sociale, di altre norme differenti di carattere culturale. Dunque, la cultura sociale fa riferimento a due parametri che sono tempo e spazio. Di conseguenza, le agenzie di controllo sociale devono modificare il proprio funzionamento ai nuovi contenuti della cultura sociale. Inoltre, tengono attentamente conto anche dell’organizzazione economica del gruppo per la produzione dei beni e dei servizi primari costituiscono delle variabili di carattere socio-economico che rivestono un'importanza centrale nell’organizzazione della struttura del gruppo sociale. L'ordinamento giuridico è quella parte della cultura sociale, perfettamente speculare, che individua quelle norme che rivestono un'importanza di grande rilievo. Nozioni di cultura e sottocultura Parallelamente al concetto di cultura, si segnalano le due nozioni collaterali di sottocultura e controcultura. La sottocultura per alcuni versi coincide con la cultura sociale generale mentre si differenziano per altre aree. Dunque esistono norme che contrastano con le norme della cultura sociale e norme che condividono le stesse norme della cultura sociale di riferimento. La controcultura indica quell'insieme di norme che presentano una differenza radicale rispetto alle norme della cultura sociale generale, anzi le norme della controcultura contrastano completamente con le norme della cultura sociale generale. Con riferimento alle riflessioni di teorie strutturalfunzionaliste, a partire da Durkheim e a seguire con Merton, esse sviluppano la nozione di anomia. Una società anomica, per lo strutturalfunzionalismo e per lo studio condotto da Merton, è una società nella quale le norme sono tra di loro in contraddizione, inevitabilmente si sviluppa anche un sentimento di destabilizzazione e di squilibrio e che pervade la struttura psicologica dell'individuo comportando un'insorgenza di disagio e di devianza. L'innovatore mertoniano è un esempio perfetto di situazione sotto culturale. La sottocultura si differenzia dalla cultura sociale generale perché ne condivide alcune norme mentre si distacca rispetto al altre norme. Quindi, l’innovatore è un soggetto che compie dei reati per raggiungere le mete di miglioramento della situazione socio-economica, di miglioramento del proprio benessere individuale ma ne differenza per l'inosservanza degli strumenti di intervento per migliorare la propria situazione, come quelle di acquisire delle competenze professionale e di svolgere un lavoro legittimo, a seguito del quale viene corrisposto una rimunerazione che costituisce lo strumento per raggiungere le mete sociali. Nozione di controcultura / Fenomenologia della delinquenza minorile - parte 1 La nozione di controcultura presenta delle divario radicale di tutte le sue norme rispetto a quelle che sono della cultura sociale generale. La controcultura caratterizza in modo molto rispondente il modello della ribellione. Il ribelle è un soggetto che si contrappone alla cultura sociale generale e che combatte con ogni sua risorsa e in ognuno dei suoi aspetti. Il ribelle è un soggetto che sceglie di tenere delle condotte che contrastano con le prescrizioni contenute nella cultura, ma persegue mete culturali completamente contrapposte (ad esempio, la criminalità politica e il terrorismo). Dunque, il ribelle corrisponde completamente ad un soggetto che appartiene ad un sottogruppo, connotato da una controcultura. A differenza dell’innovatore, compie reati (ad esempio le brigate rosse degli anni '70) ma non lo fa come criminale convenzionale della sottocultura criminale per raggiungere le mete proposte dalla cultura sociale, bensì per raggiungere delle mete che si contrappongono radicalmente alle mete proposte dalla cultura sociale. 5 Criminologia minorile Susanna Pietralunga La criminalità minorile si tratta di un fenomeno con delle caratteristiche molto specifiche e differenti dalla criminalità dell'adulto. L'analisi e la descrizione di questo fenomeno deve partire da una presa di conoscenza dei suoi aspetti di carattere quantitativo. La criminalità minorile è enormemente inferiore rispetto la criminalità dell'adulto, sebbene il contributo è particolarmente importante e numeroso, poiché la popolazione giovanile, in scala, compone solamente una fetta della popolazione generale e globale. Fattori di fragilità dell'adolescenza Le statistiche della criminalità indicano una partecipazione quantitativamente elevata della popolazione minorile alla commissione dei reati. Gli aspetti costitutivi e distintivi sono gli stessi tratti che connotano la situazione adolescenziale, infatti la fetta di età designata dal legislatore, che va dai 14 e i 17 anni, comprende un'età di transizione, nella quale lo sviluppo del minore attraversa fasi di cambiamento particolarmente accentuate; all'interno delle quali si realizzano i complessi meccanismi che costituiranno successivamente la struttura di personalità, ancora in moto. A seconda del momento della sua adolescenza, il soggetto può aver sviluppato maggiori o minori competenze che lo rendono strutturato per determinati aspetti dell’organizzazione della sua struttura di personalità; oppure, viceversa, aspetti che evidenziano la sua ancora accentuata immaturità in rapporto dei tratti che sono essenziali per ritenere il soggetto avente e appartenente di una struttura di personalità stabile, che è tipica della maggiore età. In criminologia, ma anche in psicodinamica, sono state svolte una serie di riflessioni e di studi rivolte alle tecniche di trattamento per la codifica dei comportamenti e degli impulsi degli adolescenti, che sembrano contrastare con un assetto equilibrato della struttura di personalità. Uno degli aspetti centrali che contrassegnano il comportamento dell’adolescente, rispetto ad uno più adulto, riguarda la non percezione del rischio. La non percezione del rischio è una definizione che rimanda a riflessioni teoriche di grande spessore culturale, quali Jean Bergeret, uno psicoanalista psicodinamico francese, che ha rivolto una grande attenzione alle condotte adolescenziali di trasgressione di norme e l'approccio dell’adolescente al consumo di sostanze stupefacenti. Egli indica la tendenza dell’adolescente alla non percezione del rischio, quindi alla sua istintiva tendenza a sottovalutare il rischio, addirittura come “vissuto di onnipotenza”, la quale costituisce una potenzialità ambivalente: da un lato l’autonomizzazione, ossia la spinta alla realizzazione di scelta di condotta volute individualmente, spesso in contrapposizione da quelle date da parte della cultura sociale; dall'altro lato, la sottovalutazione del rischio e l'assunzione di comportamenti di assoluto pericolo e di assoluto rischio. Fenomenolo; della delinquenza minorile - parte 2 Il desiderio di trasgressione si lega profondamente alle ulteriori caratteristiche della struttura di personalità giovanile ed è, a sua volta, alla base dell'impulso che spinge l'adolescente all'esplorazione e alla sperimentazione del sé, anche a costo di conseguenze di realizzazioni di situazioni di pericolo. A sua volta, però, il desiderio si trasgressione è uno dei tasselli che compongono, in ambito di riflessione psicodinamica, il processo di separazione e di individuazione. Il minore, attraverso una scelta di condotta che si discosta dalle indicazioni che provengono dall'esterno, sperimenta la propria capacità di scelta individuale. Ancora, aspetti di rilevanza centrale di influenzamento nella condotta giovanile è l'influenzamento che proviene dal gruppo dei pari. La struttura di personalità ancora in transizione lo coinvolge in una necessità e 6 Criminologia minorile Susanna Pietralunga di un bisogno di costruire dei legami con soggetti esterni a lui che diventano, per lui, fonte di ispirazione per consolidare l’immagine di sé. L'auto percezione deriva dall'incrocio dell'immagine che abbiamo di noi, confrontata continuamente con l’immagine di noi che ci viene proiettata da fonti esterni. Dunque, è dall'incrocio dell’auto e dell'etero percezione che deriva la costruzione del ruolo. Certamente, soprattutto per l'adolescente, il quale non ha una struttura di personalità stabile, l’immagine del sé che proviene dall’esterno, così come il bisogno di confronto e di condivisione di punti di vista con il gruppo dei pari, riveste un'importanza trascendentale che non si realizzerà più nelle tappe successive della vita del soggetto. Un altro tassello per la costruzione delle caratteristiche della criminalità minorile derivano dal coinvolgimento dei minori da parte delle organizzazioni criminali. Soprattutto nel nostro paese, queste dinamiche sottoculturali presentano fattori di profonde interferenze tra associazioni di criminalità organizzata e minori che risiedono in quel territorio. Il minore, proprio per la sua influenzabilità e per la sua vulnerabilità, può diventare facilmente oggetto di attenzione. Allo stesso tempo, la criminalità organizzata è consapevole dell’impunibilità del minori di 14 anni, il quale può costituire un ulteriore fattore di strumentalizzazione per la realizzazione di azioni criminali che rientrano nelle progettazioni di queste strutture. La delinquenza per classi di età L'andamento della condotta criminali nelle diverse fasi della vita segue un andamento curvilineo, che registra un punto di accrescimento per poi affievolirsi progressivamente. Dunque, viene inquadrato lo step di età compreso trai i 18 e i 30 anni come quella fetta di popolazione che, indiscutibilmente, fornisce il contributo più elevato alla criminalità. Tra i motivi possono rientrare la fase di piena forma fisica, con struttura corporea e muscolare prestante, che costituisce un ottimo presupposto per una realizzazione di azioni criminali; inoltre il soggetto ha ancora una percezione del sé che spinge alla sperimentazione e all'assunzione di condotte del tutto autonome fondate sulla fiducia nelle proprie caratteristiche individuali e personali. In una parola, il soggetto si trova in una fase ascendente della costruzione della propria carriera criminale. Si parla ancora di criminalità convenzionale di stampo appropriativo, la “street crime” (la criminalità di strada). Differente discorso, la “family crime” (la criminalità di famiglia), la quale si fonda sulla presenza di una interrelazione personale tra autore e vittima. In questo caso, l'andamento riconosce delle modalità di distribuzione meno legate alle dinamiche della “street crime”. Raggiunto al compimento del 30esimo compleanno del soggetto, la curva si ferma e tra i 30 e i 40 diventa stabile. L'identità criminale diventa costante in quella che diventa la stabilizzazione di carriera criminale. A partire dal 40esimo anno di età fino ad arrivare ai 65, la curva comincia, in modo costante, a discendere. Naturalmente, il soggetto inizia un percorso di declino, da una parte, delle proprie caratteristiche fisiche, somatiche e biologiche con una riduzione della prestanza fisica e delle proprie capacità di performance; dall'altra, il soggetto ha conosciuto fasi di confronto molto doloroso con la realtà e le conseguenze che derivano dalle condotte criminali e ha già conosciuto periodi di carcerazione più o meno lunghi e più o meno importanti. Dal compimento del 65esimo anno di età si registra la criminalità dell'anziano che presenta caratteristiche del tutto specifiche e, in alcuni aspetti, completamente opposti alla criminalità minorile. La criminalità dell'anziano è connotata in modo del tutto specifico perché si lega con quello che è un fenomeno di progressivo scadimento della struttura di personalità del soggetto. Dunque, la senilità comportano una 7 Criminologia minorile Susanna Pietralunga particolare sulla interazione fra fattori di carattere ambientale e comportamento umano. Interazione che conduce a una riflessione attenta su quei condizionamenti che discendono al comportamento umano da scelte organizzative che all’interno del gruppo sociale intervengono a definire le modalità di funzionamento e di organizzazione del gruppo. Gruppo è un concetto costituito da una serie di aspetti caratterizzanti: (1) Il primo è la presenza di tante persone che condividono un obiettivo comune. (2) Un secondo aspetto è costituito dalla presenza di una organizzazione, prevede la ripartizione, all’interno dei membri del gruppo, di un insieme compiti secondo modalità predefinite e corrispondenti a un determinato scopo/obiettivo. (3) Un terzo requisito è costituito dalla presenza di una organizzazione gerarchica, ossia dalla differenziazione dei ruoli in funzione della loro utilità al raggiungimento dell'obiettivo comune, condiviso. Queste nozioni ci consentono di scoprire delle modalità di convivenza dei membri all’interno del gruppo, che hanno caratteristiche precise. Esempio di gruppo con un obiettivo comune: naufragi su un'isola deserta, tifosi di una squadra di calcio. Taylor nel 1859 ci fornisce una definizione di cultura sociale: cultura è quel complesso insieme che include conoscenza, fede, arte, morale, usanze e altre capacità acquisite dall'uomo come membro della società. Cultura sociale, insieme molto composito e molto dinamico perché la conoscenza all'interno del gruppo sociale cambia sempre, ogni gruppo sociale è caratterizzato da elementi di conoscenza che vengono continuamente rivisti, accresciuti e modificati per consentire il raggiungimento e la messa a punto il concetto di cultura sociale in tutta la sua completezza. All’interno del gruppo sociale, nel suo senso più esteso, riconosciamo una cultura sociale che il gruppo sociale crea. Allo stesso tempo all’interno del gruppo sociale si creano delle sotto culture. Il concetto di cultura generale si confronta con il concetto di sottocultura. * Sottocultura si differenzia dalla cultura generale, per il fatto di identificare alcuni elementi al proprio interno in comune con la cultura generale sociale, e invece se ne differenzia per altre aree. Ad esempio una sottocultura criminale si caratterizza per la condivisione alcuni aspetti di norme sociali condivisa dalla cultura sociale generale mentre se ne differenzia per altri aspetti. * Il concetto di controcultura che si caratterizza per la netta non condizione di tutte le norme della cultura sociale generale (esempio criminalità di tipo politico, terrorismo). Criminalità del minore e Teorie Sociologiche della criminalità, Teoria dei Conflitti Culturali Le teorie sociologiche della criminalità si contraddistinguono in una prospettiva incentrata sulla analisi dei fattori di interferenza tra struttura e organizzazione del gruppo sociale e comportamento dell'individuo. Nel corso del 1800 e nei primi anni del 1900 questa nuova direzione del pensiero che costruisce l'origine del pensiero sociologico, si è evoluta con una serie di studi, soprattutto negli Stati Uniti d'America, a partire dagli anni del 1900 si sono allargati nell'analizzare in modo più approfondito, per comprendere le modalità di influenzamento tra condotta del soggetto e ambiente. L'analisi avviene nei primi decenni del novecento da parte di Quetelette e Guerry, molto interiormente completata e perfezionata da quella che, ad opera di Shaw e Mc Kay, viene poi costruita e inquadrata come teoria ecologica o teoria delle aree criminali. Questi studiosi vengono incaricati dal gruppo politico del governo degli Stati Uniti di attuare una analisi che, a partire dalla maggiore conoscenza delle modalità di vita nei quartieri periferici, estremamente disagiati, delle grandi città, vuole approfondire la conoscenza delle dinamiche, incentrandola sui fattori di disfunzionamento dinamico all’interno di quei contesti del tutto specifici. Per questo si parla di teoria delle aree criminali, perché essi, che vengono finanziati dal governo per compiere questa ricerca, costruiscono questa importante riflessione che si caratterizza per la scelta di 10 Criminologia minorile Susanna Pietralunga appuntare la propria attenzione sulle modalità del tutto particolari e specifiche del contesto della vita all’interno di quei contesti sociali. In questo senso, essi si rendono conto di caratteristiche strutturali permanenti all'intento di quei luoghi della vita di alcuni membri del gruppo sociale. Si tratta di aree con caratteristiche particolari: aree disagiate, aree le quali condizioni sono caratterizzate da pauperismo, nelle quali le condizioni delle strutture edilizie sono connotate in termini di particolare gravità. Sono aree nelle quali esiste in modo strutturale una specifica carenza di modalità di fonti e di intervento di carattere istituzionale. Aree dove la popolazione è in sovraffollamento, condizioni di vita disagiate, mancano le condizioni di carattere igienico e sanitario per condurre una vita normale. Shaw e Mc Kay si rendono conto che, all'interno di queste zone, il tasso di criminalità non solo è ma rimane molto alto nel tempo nonostante in ricambio dei membri individuali che vivono all’interno di queste aree. Un altro importante contributo alla comprensione delle dinamiche, che si realizzano tra organizzazione e cultura del gruppo sociale e condotta degli individui, ci proviene dagli studi di Sellin, il quale costruisce nei primi decenni del 1900 negli Stati Uniti d'America, la così detta “Teoria dei conflitti culturali”. Questo studioso era incaricato di compiere ricerche, analisi e approfondimenti dal governo degli Stati Uniti; compie una riflessione scientifica di grande estensione e rilevanza incentrando la propria attenzione sull'analisi del fenomeno migratorio. In quel periodo infatti, la condizione di vita negli Stati Uniti, a livello storico, è stata caratterizzata dall’incidenza quantitativa di questi flussi migratori che hanno modificato, anche dal punto di vista qualitativo, l’organizzazione della vita dei cittadini residenti negli Stati Uniti d'America. Dunque, in termini di accrescimento culturale, di politica, scientifico giudiziario e difesa sociale, per poter organizzare meglio la qualità di vita dei cittadini, favorendo il consolidamento del gruppo sociale che si stava formando, il governo americano commissiona a Sellin questa ricerca importante, che comprendeva anche caratteristiche singoli dei soggetti appartenenti ai flussi migratori, in prospettiva di comprendere quale fosse il contributo dei migranti alla criminalità. Sellin fornisce un dato oggettivo, scientifico. Tutto ciò per sfatare il mito del gruppo sociale migrante che influisce maggiormente sulla condotta criminale. Attraverso le analisi delle statistiche della criminalità, Sellin definisce alcuni concetti portanti; il primo dei quali è che il flusso migrante non influisce sulla condotta criminale, né a livello qualitativo, né quantitativo, in più rispetto alla popolazione autoctona, cioè la popolazione che nasce e risiede nel paese ospitante. Ma perché? Perché la popolazione migrante è caratterizzata da una grande qualità degli individui che la costituiscono, di un buon livello di capacità progettuale, di buone capacità personali, buona capacità di elaborazione per costruire un progetto. La popolazione migrante è una popolazione che accetta di affrontare grandi cambiamenti, disposta a grandi sacrifici con sforzo, fatica e tensione. Queste stesse caratteristiche individuali fanno sì che la popolazione migrante sia una popolazione particolarmente adatta anche a reagire positivamente a quella percentuale di stress che deriva dalla realizzazione del progetto migratorio. In una parola, è una popolazione qualitativamente e particolarmente selezionata. Sellin definisce una nozione di grande rilevanza, che è quella di conflitto culturale. * Conflitto culturale: Difficoltà di interazione tra la cultura dei soggetti migranti e dei soggetti ospitanti. Incontro fra due culture differenti che può causare una fatica, una difficoltà che impone delle esigenze di cambiamento e adattamento. Il conflitto culturale viene più facilmente superato dai soggetti appartenenti alla prima generazione proprio per le loro buone e positive caratteristiche personali. In questo senso, Sellin riconosce e addita un maggior livello di pericolosità in termini di probabilità di condotta deviante da parte dei migranti di seconda generazione. Rispetto ai loro genitori, che sono arrivati in età adulta, interiorizzando le norme della cultura sociale in maniera positiva e costruttiva, i figli (quindi nati nel paese ospitante), essendo nati in un contesto la cui 11 Criminologia minorile Susanna Pietralunga cultura sociale si contrasta con quella del paese di origine, hanno sempre sperimentato una difficoltà di integrazione fra due culture, delle quali non condividono fino in fondo i precetti culturali di nessuna delle due, perché la cultura dei genitori l'hanno potuta acquisire solo in modo mediato, attraverso racconti e parole dei genitori, ma mai direttamente. Questo incide in modo significativo sulla possibilità di stabilizzare la loro adesione interiore con la cultura sociale, sia del paese d'origine dei genitori sia del paese ospitante, quindi con maggiori probabilità di venire destabilizzato da punto di vista comportamentale e di arrivare a compiere delle condotte o di tipo deviante o di tipo criminale. In questo senso, Sellin riconosce anche una differenza precisa tra conflitto culturale primario e conflitto culturale secondario. O Conflitto culturale primario è contraddistinto dall’ insorgenza di questo disagio che l'individuo vive nel proprio interno tra la sua cultura sociale e quella del paese ospitante. O Conflitto culturale secondario è quello che si realizza a seguito dell'attivazione del gruppo sociale di meccanismi di espulsione rispetto a quelli che appartengono a culture sociali differenti dalle proprie. Teorie Sociologiche della criminalità, Teoria Strutturalfunzionalista Lo struttural-funzionalismo definisce una ampia serie di riflessioni scientifiche che, a cavallo degli anni 20- 30 del 1900 negli Stati Uniti, si sofferma a riflettere in modo strutturato sulla relazione tra organizzazione dei gruppi sociali e insorgenza di condotta criminale. Lo struttura-funzionalismo costruisce questo pensiero a partire dalla definizione di una serie di nozioni tecniche: Conformità: condizione di adesione, di accettazione, di interiorizzazione delle norme e delle modalità secondo la cultura sociale del gruppo per realizzare uno schema di vita conforme, nel quale l'individuo si comporta secondo le aspettative e le richieste del gruppo di cui fa parte. Devianza: condotta che si differenzia rispetto alla cultura sociale generale, dal punto di vista della mancata adesione alle norme di carattere culturale, ma non rispetto all'ordinamento giuridico. o Esempio: la fuga di un ragazzino da casa. Criminalità: scelta del membro del gruppo sociale di violare alcune norme previste dall'ordinamento giuridico. Mentre devianza indica il deviare rispetto alla cultura sociale riguardo ad una norma di carattere culturale, criminalità è una devianza più grave che descrive la scelta di deviare rispetto alle norme previste dalla cultura sociale, che sono le leggi e l'ordinamento giuridico Le origini di questo pensiero si collocano, nel corso dell'800, da parte di Durkheim che definisce una nozione teorica di grande rilevanza in ambito struttura-funzionalista, che è la nozione di anomia. 12 Anomia: descrive il disagio dei gruppi sociali, nei quali la cultura sociale è caratterizzata da norme fra loro in contrasto. Una società anomica non è una società senza norme, come suggerisce la traduzione letterale, ma è una società caratterizzata da norme che sono tra di loro in dissonanza. La condizione di conformità, condizione ottimale nella quale il soggetto riesce a costruire una propria piena adesione interiore alle norme, viene messa in discussione dalle fasi di grande cambiamento. Quando la cultura sociale del gruppo è in una fase di transizione, si verificano, all’interno del gruppo, delle contraddizioni interne che possono essere fonte di destabilizzazione. O Esempio: una cultura sociale, all'interno della quale si trova indicato, per una figura femminile, l'indicazione “devi essere un buon genitore”, “devi essere in grado di far Criminologia minorile Susanna Pietralunga area riveste un'importanza tale da indurli a sottolineare che nessuno di questi fattori riveste la stessa importanza predittiva come il sistema delle caratteristiche familiari. Il ciclo vitale della famiglia, nozione La rilevanza centrale data dalle scelte del minore, attraverso la famiglia, rimanda ad un tema cruciale sul funzionamento familiare: il ciclo vitale della famiglia, che costituisce un aspetto di carattere conoscitivo di estrema rilevanza in tema di fisiologia della vita familiare. L'analisi è di dimensione dinamica, poiché in continua trasformazione, dotata di più soggetti interattivi tra loro, e per questo considerato un legame intrinseco. Si fa riferimento a una serie di riflessioni scientifiche, con l’obiettivo di approfondire la nascita, il consolidamento, lo sviluppo e la fine della famiglia. Queste riflessioni sono state sviluppate in Portogallo e negli Stati Uniti d'America. Il funzionamento del nucleo familiare del minore, fornisce indicazioni centrali, poiché la famiglia costituisce una delle cellule di funzionamento di gruppo sociale di importanza basilare: è la prima agenzia di controllo sociale dove il soggetto si trova, all'interno della quale vengono poste le prime direttive fondamentali di carattere sociale, culturale, normativo. È importante il clima familiare, assicurarsi che sia armonioso come lo sviluppo coerente del minore. Il nostro legislatore è consapevole della fragilità di questa fase educativa, infatti è l’unico soggetto al quale viene riconosciuto il diritto di essere immaturo. Quindi è importante costruire un ambiente adatto a supportare la costruzione di struttura di personalità del minore, per avere carattere conforme, stabile. Le tappe del ciclo vitale della famiglia sono: * Origine, quindi la genesi della famiglia, dove 2 partner decidono di fondare una nuova cellula sociale; * Scelta genitoriale, momento dove i partner decidono di allargare la cerchia dei membri della famiglia, includendo anche il figlio; * Raggiungimento della fase della adolescenza del primo figlio (momento simbolico di transizione); * Fuoriuscita della prole dalla struttura familiare, quindi il raggiungimento dell’età adulta e l'ingresso nel contesto sociale allargato; * Pensionamento da parte dei genitori, coincide con la relazione della famiglia dei partner (nonni); ® Finedella famiglia, si intende quella fisiologica (morte di 1, 0 entrambi i coniugi) e non di disgregazione (divorzio, separazione = concetto completamente opposto). Il ciclo vitale della famiglia, la genesi della famiglia - parte 1 Analizziamo la prima tappa, ovvero la genesi della famiglia, attraverso dati di conoscenza di matrice sociologica e psicologica, con carattere multidisciplinare scientifico, più nozioni di carattere giuridico (diritto civile e non penale, perché ciò che serve come parametro di consapevolezza, strumento di riflessione riguarda la riforma del diritto della famiglia del ‘75, oggetto di riflessione molto attenta, e tutt'ora è un dibattito che non cessa di esistere, poiché impegna aspetti culturali, e organizzativi della struttura sociale che occupiamo. Durante la genesi è importante mettere in evidenza aspetti di transizione che attengono alla nostra struttura sociale, che riguardano diversi fattori di influenzamento, che determinano successivamente scelte del comportamento del minore: 15 Criminologia minorile Susanna Pietralunga Consistente innalzamento della fascia di età dei coniugi che accede a questa decisione, considerato vistoso rispetto agli anni passati, ovvero la prima metà del 900, dove la fascia di età di accesso alla genesi della famiglia era intorno ai 18-22 anni. Dal punto di vista epidemologico, si registra un cambiamento di carattere epocale legato a una scelta di politica sociale che ha aumentato il livello di istruzione, ci sono state una serie di riforme che hanno voluto alzare il livello culturale di tutta la popolazione, infatti se prima l’accesso alla cultura era riservato a classi sociali privilegiate, successivamente si è ribellata questa situazione. C'è un importante spinta di carattere economico, che migliora la qualità della vita del gruppo sociale, a queste si affiancano politiche di Welfare, che accelerano processi di scolarizzazione. Nella seconda metà del secolo tutto ciò si è consolidato. Innalzamento della soglia d'età nella quale il soggetto raggiunge un'autonomia lavorativa ed economica, poiché portare avanti un periodo lungo di studi (Lauree, Master), di accrescimento culturale, favorisce questo fenomeno. Anche l’organizzazione del lavoro è cambiata, con un cambiamento qualitativo consequenziale. Le attività lavorative fanno sempre meno riferimento a percorsi di inserimento lavorativo, dove la professionalità è scarsa, al contrario aumenta l’attenzione rivolta. Il ciclo vitale della famiglia, la genesi della fa ja - parte 2 1 2 partner attendono al fatto di poter costituire una famiglia, poiché la capacità economica è rallentata, come precedentemente detto. Un altro fattore sociologico e psicologico importante riguarda la tendenza ad una progressiva elevata permanenza dei giovani adulti nella famiglia di origine. Una rilevanza centrale per la criminologia minorile è il passaggio, per ognuno dei 2 partner, da uno stato di membro della propria famiglia di origine, allo stato di partner, e quindi protagonista, della nuova famiglia nascente, comporta un cambiamento di condizione individuale molto accentuato, ciò attira un numeroso dispendio di energia, come per ogni cambiamento, anche se questo è il più felice e voluto (Se mamma ti svegliava e la colazione era pronta, ora devi organizzare tu la sveglia e cucinare). Questo spendere energie, è un investimento economico, e ciò è importante perché se queste prime tappe di nascita e costituzione del nucleo familiare affrontate in termini economici e costruttivi, nella dinamica di gruppo, relazione tra i 2 partner, tanto meglio sono poi le condizioni iniziali di genesi familiare. Questi presupposti incidono sulla probabilità che il minore cresca in una dinamica familiare positiva, supportante, che favorisce nel modo migliore il periodo di crescita del minore. Una nozione psicologica importante transazionale prende il nome di Quid Pro Quo coniugale, cioè alla base della nascita della famiglia esiste una metaforica contrattazione culturale in base alla quale i partner costituiscono un rapporto di carattere stabile e permanente, attraverso uno scambio metaforico psicodinamico, tra ciò che mi aspetto di donare, e ciò che mi aspetto di ricevere. Tra questi ci deve essere un equilibrio, una complicità raggiunta. Il ciclo vitale della famiglia, la genitorialità La famiglia è il contesto all'interno della quale avviene la crescita del minore, infatti se la famiglia adotta strumenti consoni per la superazione di tappe evolutive il percorso e la personalità del minore saranno armoniosi. 16 Criminologia minorile Susanna Pietralunga La scelta generazionale di mettere al mondo un figlio, costituisce il secondo step del ciclo vitale. A questo riguardo, la cultura sociale impone diversi influenzamenti, se prima la scelta si basava prettamente sulla volontà dei due partner di voler diventare madre/padre, dal punto di vista del diritto canonico e quindi ecclesiastico, l'impossibilità di generare causava (anche adesso, secondo la Chiesa) una ragione per finire un rapporto coniugale. Il diritto civile si è evoluto negli anni, lo stereotipo generale induceva a percepire connessi la scelta di dare luogo ad una famiglia, alla volontà di diventare genitori, questa simmetria di concezione è stata messa fortemente in discussione, modificandosi in modo importante. SI è passati ad una struttura familiare dove non vige più il sistema patriarcale secondo il quale i figli corrispondono a ricchezza e forza lavoro, ma ad un lusso che la famiglia moderna non sempre può permettersi. La sociologia americana riprende il concetto attraverso un acronimo DINK (=double income no kids, doppio stipendio niente figli) per indicare un nuovo orientamento culturale presente, ovvero la possibilità che2 partner possano condividere la loro esistenza, escludendo la possibilità di diventare genitori. Le loro risorse di carattere economico puntano all’arricchimento della solo loro esistenza, sia a carattere socio economico, che materiale. Esiste anche una variabile di base quindi, grazie allo sviluppo di questa cultura generale. Il fatto che sia possibile la scelta di essere genitori è molto rilevante, per la stabilità ed il benessere della famiglia. Nel caso esista una mancanza di piena sintonia (ripartizione dei ruoli, tempo dedicato al figlio), più o meno espressa, si potrebbero creare frizioni capaci di disgregare la famiglia. A livello di neurologia e psicologia prenatale ci sono riflessioni di carattere empirico che sottolineano le interferenze molto profonde tra il benessere del clima emotivo della famiglia, e la salute del neonato. Quindi l'intervento di prevenzione primaria, rispetto all'intervento posto su insorgenza di disagio minorile, riguarda i primi 8 mesi di vita del neonato, ed il periodo durante la gravidanza della madre e non la fascia di tempo dei 3 anni, come prima si credeva. Il ciclo vitale della famiglia, l'adolescenza del figlio Lo step dell’adolescenza (cambio biologico, fisico e somatico, riconoscenza del sé) del figlio, segna una fase dello sviluppo caratterizzata da grandi cambiamenti e imprime un ulteriore fenomeno di cambiamento nell’assetto psicologico e organizzativo della vita familiare. Dal punto di vista di accudimento materiale, il rapporto tra genitore e figlio cambia nettamente (tempo di una mamma su un neonato, diverso da quello su un figlio adolescente). Il ciclo vitale della famiglia, l'uscita del figlio dalla fami; ia, la convivenza transgenerazionale Il rapporto col genitore cambia poiché anche il tipo di attenzione è diverso. Anche il rapporto fisico si allenta, e diventa difficile da esercitare. Quindi il genitore deve essere in grado di esercitare un controllo a distanza, sapendo mediare, il che è molto più complesso rispetto al tempo dedicato ad un neonato. La relazione genitore figlio necessita di nuove modalità di relazione, su numerosi fronti, poiché importantissimi per il clima familiare. La percezione del sé del genitore è destabilizzata, si passa da un accudimento diretto, a una crescente assenza del figlio nel nucleo familiare. Il genitore si può sentire spaesato, andare incontro a vissuti di rimpianti di attività lavorative interrotte per l'infanzia del figlio, o comunque possono crearsi situazioni di disorientamento generale. Il quarto stadio del ciclo della famiglia comprende l'uscita del figlio dalla famiglia (può trasformarsi anche in disagi, per esempio la Sindrome del nido vuoto). Di solito coincide con la fine degli studi e l'ingresso al mondo del lavoro, giudicato capace e autonomo dalla famiglia, senza che questo comporti preoccupazione esagerata nei genitori, avviene una parificazione di ruoli con comprensione e fiducia. Questo ennesimo ed ultimo fattore di transizione crea delle lacerazioni di abitudini e stili di vita, e sentimenti affettivi consolidati 17 Criminologia minorile Susanna Pietralunga economiche del minore. In questa visione, l'oggetto di tutela giuridica oscillava sui due obiettivi di mantenere lo stile di vita del minore senza modifiche troppo incisive. La disgregazione della famiglia - la normativa in tema di separazione e divorzio - parte 2 La modalità di relazione tra genitori e figli è stata definita in una prospettiva differente, che ha preso nome, sotto un profilo normativo, di “affidamento congiunto”. L'affidamento congiunto, rispetto agli altri schemi, è derivato dall’opportunità di attribuire rilevanza a proposte di modalità di crescita del minore, le quali potevano provenire dalle due figure genitoriali congiuntamente. Dunque, con l'affidamento congiunto, il legislatore ha attribuito al magistrato la possibilità di consentire differenti stili organizzativi che potevano prevedere modificazioni della vita del minore (in primo luogo, riguardo al luogo nel quale vivere). Tuttavia, il secondo modello normativo doveva essere proposto a seguito di un accordo condiviso tra i due coniugi e doveva essere valutato dal magistrato. Quindi, rimaneva una funzione di vaglio molto forte attribuita al magistrato nei confronti di eventuali proposte. Tuttavia, anche questo secondo canone normativo è stato, successivamente, oggetto di rivalutazione. Con lo scorrere del tempo, alcuni orientamenti della cultura sociale hanno ritenuto opportuno sottolineare una terza filosofia di regolamentazione normativa della relazione tra i genitori e i figli a seguito della disgregazione. Nel 2005 è diventata a norma di legge la terza riforma, la quale ha introdotto una terza revisione delle modalità di crescita del minore, che prende il nome di “affidamento condiviso”. Affidamento condiviso è una nomenclatura che fa riferimento al concetto di piena gestione di genitorialità tra i due ex partner che si voleva che continuasse anche dopo la disgregazione. Si attribuisce alle scelte dei genitori un valore prevalente al quale si accompagna una perdita di ruolo del magistrato. La nuova visione normativa adotta una visione, nella quale il diritto del minore alla propria stabilità esistenziale e al mantenimento delle abitudini (che possono costituire, per il minore, dei parametri molto importanti) viene ad essere fragile, soprattutto in presenza di bambini ancora in età infantile o nella prima adolescente. In questo senso, come tecnici del trattamento, si trovano situazioni di difficoltà di percorso educativo del minore che discendono da una difficoltà a raffrontarsi con aree di cambiamento così importante, dal punto di vista abitativo e relazionale. Le statistiche giudiziarie documentano come, a seguito di questa rivoluzione normativa, si possa osservare un incremento delle separazioni con forte dosi di conflittualità sul piano giudiziale, poiché la presunzione del legislatore che i due ex partner, nonostante la conflittualità, debbano comunque necessariamente esser in grado di gestire tutte le scelte dell'educazione del minore e le sue esigenze della quotidianità si sta rilevando in tutta la sua astrattezza. Le bande giovanili, teoria di Cohen ione di carattere sociologico, si allargano, alla comprensione del fenomeno della devianza e della criminalità del minore, anche gli strumenti di valutazione e di analisi di carattere psicologico. Tra queste vengono messe in evidenza la teoria di Cohen. A partire da teorie di carattere sotto culturale, con una vî Cohen sviluppa la sua riflessione attorno alla metà del 1900 negli Stati Uniti ed è caratterizzata da una analisi di fenomeni di devianza e di criminalità delle bandi giovanili che, soprattutto in determinati contesti urbani, costituirono un fenomeno di crescente rilevanza e di crescente gravità. Dunque, egli si sofferma ad analizzare aspetti caratteristici: i protagonisti di questi fenomeni sono giovani appartenenti a ceti sociali meno favoriti; riconosce, pertanto, la presenza di un conflitto culturale molto importante, alla luce della teoria struttural-funzionalista, e difficoltà nel raggiungimento degli status symbol proposti dalla società rispetto ai coetanei che, invece, appartengono alle classi sociali più privilegiate. A partire da questo assunto, 20 Criminologia minorile Susanna Pietralunga i minori appartenenti a classi sociali sfavorite trovano nel riunirsi in bande giovanili un rimedio a questa sensazione di impotenza e frustrazione e, da quel momento in poi, attivano un meccanismo psicologico di tipo difensivo, che è la formazione reattiva. La formazione reattiva, ci insegna Freud, è quel meccanismo psicologico che porta l'io, nel momento in cui esiste un contrasto e un senso di frustrazione, ad attenuare l'angoscia, sostituendo il contenuto pulsionale riprovato con il suo opposto. Con questa prospettiva, i giovani attivano, secondo Cohen, il meccanismo di formazione reattiva e reinterpretano quella cultura sociale, etichettandola come ingiusta e negativa e contro la quale è legittimo ribellarsi. Quindi, la commissione di reato diventa una strategia non solo difensiva bensì legittima per riequilibrare le ingiustizie che derivano dall’organizzazione di una struttura sociale che li esclude. Le bande giovanili, teorie di Cloward ed Ohlin, teoria di Matza e teorie psicologiche della criminalità Le teorie di Cloward ed Ohlin approfondiscono l’analisi delle dinamiche che si instaurano all'interno della bande giovanili negli anni 60. Cloward e Ohlin sistematizzano le premesse concettuali, costruite da Cohen, e descrivono le caratteristiche dei fenomeno relazionali e dei meccanismi psicologici. A partire dalla teoria struttural-funzionalista, viene posto l'accento sull’antinomia tra mete culturali proposte in modo indifferenziato e mezzi culturali che sono distribuiti in modo diverso, a seconda della classe sociale di appartenenza. Nella classificazione, che questi studiosi costruiscono, viene individuata una tripartizione. Le bande giovanili vengono distinte in differenti tipologie, ognuna delle quali riconosce differenti spinte motivazionali e differenti modalità di reazione alla condizione di base. Dunque, la tripartizione si differenzia in bande conflittuali, bande astensionistiche, bande criminali. * Nelle bandecriminali, i giovani definiscono una sottocultura criminale che li accomuna e che li consolida in un atteggiamento di carattere oppositivo, all'interno della quale la società viene interpretata come un sistema profondamente ingiusto, all’interno del quale la reazione individuale di violazione della norma diviene una condotta a cui aderiscono tutti. * Nelle bandeconflittuali, la sofferenza dei minori si traduce con un atteggiamento oppositivo che diventa fine a se stesso. Quindi, si perde l’obiettivo del raggiungimento di un obiettivo di carattere economico e la motivazione di carattere appropriativo. In questi casi, i ragazzi che appartengono a questi gruppi compiono atti di tipo vandalico (ad esempio, danneggiare auto di lusso nei quartieri residenziali oppure distruggere vetrine nei negozi di lusso ecc.) senza una finalità appropriativa, quindi non per impadronirsi del contenuto, ma semplicemente in una prospettiva di tipo vandalica, che è un modo per estrinsecare la propria sofferenza. ® Nelle bandeastensionisti che, la sofferenza dei minori si estrinseca nell’agire degli avvicinamento del consumo di sostanze stupefacenti e alcoliche, quindi il consumo illegittimo di sostanze psicoattive, nelle quali si raggiunge una sensazione di stordimento e di attenuazione e di contatto con la realtà, attenua la sofferenza da questo senso di inappagamento e di insoddisfazione e di impossibilità di una realizzazione personale conforme alle indicazione della cultura sociale. Un altro contributo di grande rilevanza è dato dalle teorie di Matza, il quale adotta una prospettiva all’interno della quale viene assunta una considerazione differente del soggetto che infrange la cultura sociale. Matza prende distanza dalle teorie sottoculturali e della criminalità giovanile, affermando che è un soggetto giovane, proprio perché ha interiorizzato la cultura sociale, dalla quale tuttavia si sente respinto, 21 Criminologia minorile Susanna Pietralunga traduce il proprio disagio nella elaborazione di sistemi di neutralizzazione dell'ansia, attraverso le quali arriva a superare quella angoscia che gli deriva dalla prospettiva di commettere un reato. Le tecniche di neutralizzazione dell'ansia sono la minimizzazione dell'entità di reato, l’autore di reato presenta in termini riduttivi la gravità dell'atto commesso (ad esempio, si convince che non si tratta di un furto ma di una semplice presa in prestito), l’attenuazione della propria responsabilità (ad esempio, è stato coinvolto in una dinamica, nella quale ha avuto un ruolo secondario), la modificazione della visione della vittima (ad esempio, la vittima mi ha provocato) e del suo ruolo (ad esempio, è una persona che si meritava; è una persona spregevole), la condanna degli organi giudicanti (ad esempio, i giudici e la polizia sono corrotti), il richiamo di ideali più alti (ad esempio, il reato viene interpretato per aver maggior solidarietà di gruppo). Le teorie psicologiche, in particolare nella psicoanalisi di Freud, si occupano di una costruzione della evoluzione psichica del soggetto e delle fasi dello psichismo del soggetto. 1. Fase orale: a partire dalla nascita, il neonato si trova in una situazione di assoluta dipendenza, situazione nella quale il soddisfacimento dei bisogni dipende dalle cure di terzi. Allora Freud definisce come fase orale tutto il periodo che segue la nascita, dove il bisogno di essere nutrito provoca nell'infante uno stato di tensione che non è in grado di soddisfare e può venire allentato dall'intervento esterno della madre. Viene definita da Freud fase orale proprio perché indica il soddisfacimento del bisogno attraverso la bocca. 2. Fase anale: indica il raggiungimento della capacità di controllare gli sfinteri (urina, feci) e raggiungere una sensazione di benessere che deriva dalla propria capacità di regolare lo svolgimento di funzioni di carattere fisiologico. Questa fase viene ricompensata dalle figure di riferimento (madre, padre) attraverso lodi. 3. Fase fallica: riguarda la scoperta dell'apparato sessuale e del piacere sessuale. Questa fase viene rappresentata nel pensiero di Freud come una fase acerba dal punto di vista della sessualità, che raggiunge invece la sua consapevolezza nel quarto stadio. 4. Fase genitale: il soggetto ha raggiunto una piena consapevolezza della propria identità e della propria maturità sessuale e raggiunge il completamento della costruzione della sua struttura di personalità matura. Il passaggio dalla fase fallica alla fase genitale, in particolare, è contrassegnato dall'arrivo e dal superamento del conffitto di Edipo (*) (*): passaggio faticoso (dal punto di vista psichico, poiché richiede un investimento di energia erotica pulsionale molto intensa) psicologico attraverso il riconoscimento della propria identità sessuale e del superamento dell’identificazione con il genitore dello stesso sesso e dell’innamoramento del genitore del sesso opposto. Per quel che riguarda i processi di arresto di questa crescita psicologica, Freud descrive i due meccanismi di difesa dell'io della regressione e fissazione, individuati come ostacoli che possono interrompere la crescita psicologica del bambino: = Fissazione: i indica il fenomeno in cui l'individuo non riesce a fare il salto da una fase di sviluppo all’altra (da quella orale a quella anale oppure da quella anale a quella fallica o da quella fallica a quella genitale). = Regressione: ci indica il fenomeno inverso, è il processo in cui l'individuo crolla e regredisce nella fase precedente, più rassicurante per il soggetto. 22
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