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Tutto il cinquecento da un punto di vista storico e letterario, Appunti di Italiano

Situazione politica, economica e sociale del 500. Versi e prosa caratteristiche. Figura dell’intellettuale.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 30/10/2022

anna-dilillo
anna-dilillo 🇮🇹

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Scarica Tutto il cinquecento da un punto di vista storico e letterario e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Quadro storico del 500 Qualunque cambiamento letterario è fortemente dipendente da una realtà storica, politica, sociale ed economica. Non si può scindere la novità letteraria dal quadro storico. Il nostro sguardo non può essere limitato all’Italia perché viene influenzata dai paesi europei ad esempio la Spagna. La Spagna del 500 è una potenza mondiale a livello economico, importante nei commerci a seguito della scoperta dell’America che le aveva fornito arricchimento nel corso degli anni. Dal punto di vista religioso la Spagna è il braccio destro della religione cattolica, il paese che più supporta il papato e le leggi della chiesa e si regge a difensore della cristianità e quindi in qualche modo protegge la tradizione, la parola di dio e le sacre scritture. Uniamo la supremazia economica di molti paesi come la Francia che stava avanzando dal punto di vista commerciale e ai paesi nordici. Con il tempo accadde che mentre la Spagna continuava ad essere un paese tradizionalista, legato al passato, gli altri palesi subiscono un certo progresso scientifico oltre che tecnologico. Basta pensare alla scoperta del cannocchiale, è Galileo che lo fa per poi metterlo nero su bianco. In realtà esisteva da prima in Olanda, lui osserva uno strumento usato prima in Olanda per poi metterlo a punto. Questo ci fa capire come paesi come la Francia e il nord europa fossero già predisposti alle scoperte scientifiche, alle trasformazioni, all’economia. Di conseguenza accade che la Spagna inizia a perdere colpi specialmente in campo economico perché viene sostituita dalla grandezza di altri paesi come l’inghilterra ad esempio. La marina inglese sicuramente era il top negli scambi commerciali rispetto alla Spagna ancora ancorata al passato, all’essenziale, non si è evoluta. Sempre in Inghilterra un re viene giustiziato è un altro destituito e questo ne scaturisce una monarchia costituzionale che prefigura forme di governo liberali. L’italia subisce l’influenza della Spagna che non esiste solo a livello ideologico e religioso, ma anche a livello economico. Assistiamo ad un momento precario per l’italia solo da un punto di vista sociale e culturale ma anche economico. Una carestia diffusa provoca una povertà che si risente e si evince dalle parole degli intellettuali che molte volte parlano delle condizione precarie del popolo. Si crea un divario, una divisione tra chi è molto ricco e chi è eccessivamente povero. Questo ci fa capire che non esiste una classe intermedia, quella che oggi chiamiamo borghesia, da definire come spina dorsale di una popolazione, quella che sostiene tutto un popolo perché lavora per mantenere lo stato pagando le tasse, offrendo lavoro, e sulle spese che fanno in base agli stipendi. Poiché la classe intermedia che è quella che lavora di più e spende di più non esiste più si hanno solo due poli opposti, i molto ricchi e i molti poveri. In un certo senso l’aristocrazia sembra tornare al passato, riprendendo quelli che erano i valori della società feudale, cioè la cavalleria, la nobiltà di sangue, svuotati della loro vitalità e stanchi a causa dell’eccessivo controllo ecclesiastico. A questo dobbiamo unire necessariamente il controllo della chiesa che interviene in qualunque realtà quotidiana dell’epoca. In una realtà così drammatica che ha conosciuto un tempo libertà di espressione, vivacità culturale in epoca precedente in cui però la chiesa assume un ruolo di controllo molto violenti tanto da avere necessità di istituire delle istituzioni con l’obbligo di controllare la popolazione ma soprattutto quella classe intellettuale. Dopo il concilio di Trento la chiesa si sforza ad assorbire entro una visione religiosa l’eredità umanistica deturpandola dei suoi caratteri di laicità e di esaltazione dei valori terreni. Le istituzioni che hanno origini spagnole, come la santa inquisizione che viene fondata per controllare che l’attività della popolazione seguisse le sacre scritture. Un esempio è la santa inquisizione che processava eretici, streghe, omosessuali e intellettuali dissenzienti. Ancora l’indice dei libri proibiti considerati pericolosi per la fede e per la morale cristiana. Questa è la condizione abbastanza precaria del nostro paese. La Toscana rimane per gran parte in mano ai de medici, che a parte un brevissimo periodo in cui regna savonarola, rimangono al potere fino ai primi decenni del 600. Quindi per il momento la toscana si mantiene un po’ indipendente. Galileo tenta fino all’ultimo di conciliare il cattolicesimo e la nuova scienza ma viene processato e costretto al silenzio, e Cartesio preferisce non far uscire il suo trattato. L’idea di un universo chiuso e geocentrico, teorizzata da Aristotele, emerge un’immagine ordinata e gerarchizzata del cosmo, in cui ogni essere, dio compreso, aveva una ben precisa collocazione e all’uomo spetta una posizione privilegiata al centro del creato. Metterla in discussione significa discutere del senso dell’uomo nell’universo e dei suoi rapporti con dio, perciò non si potevano diffondere le teorie copernicane. Non abbiamo una religione che permette la libertà di intuizione di creare su basi matematiche scientifiche, bisogno creare ringraziando Dio. Se si crea qualcosa è perché dio lo vuole, tutto dipende da dio. (Un contrasto enorme con la filosofia di Marsilio Ficino, Il bello è stato creato da dio, quindi se riporto il bello riporto dio. La Venere o la primavera di Botticelli sono due opere splendide. Risale la 500 questa nudità delle forme, questa velatura, che indica proprio la bellezza nel senso più puro del termine. Questa fusione dell’essere umano con il bello, con i fiori non si può più ritrovare nel 600 perché la nudità è un peccato. La bellezza però viene da dio, lui ha creato il corpo). La chiesa è funerea riguardo tutto ciò. L’intellettuale non è più libero di esprimere le sue idee, i suoi concetti, le sue opere originali. Sicuramente dovevano scrivere qualcosa di religioso altrimenti le case editrici non stampavano perché altrimenti c’era la censura della chiesa. Oppure erano opere senza un senso, un perché. L’intellettuale con i suoi scritti vuole sempre dimostrare qualcosa. L’intellettuale può rendere conto al lettore di un messaggio sotteso. La sua è una forma di protesta. Il vuoto della letteratura corrisponde all’impossibilità dell’intellettuale di poter scrivere la propria ideologia. Questo modo di scrivere rappresenta una bandiera per opporsi. Mentre tasso fa opere meravigliose ci sono questi autori freddi che finalmente capiscono che la letteratura se gestita nel migliore dei modi può essere una forma di protesta. La figura retorica più utilizzata era infatti la metafora perché ha un significato nascosto. Quando il lettore la comprende si meraviglia. Il fine ultimo è infatti la meraviglia per Marino. All’interno di queste letterature si usano termini quasi sconosciuti, antiquati, raffinatissimi, anche tanti neologismi. Alcuni autori cessano proprio di scrivere. Giordano Bruno Per sfuggire all’accusa di eresia si diede ad una serie di peregrinazioni che lo condussero in giro per l'Europa. A si trasferì poi a Venezia dove fu catturato dalla santa inquisizione e dopo non aver voluto ritirare le sue idee fu imprigionato per 7 anni e poi arso vivo. Bruno concepisce il cosmo come un organismo vivente animato da un unico soffio spirituale. Della teoria di Copernico gli interessano le conseguenze filosofiche di demolizione del pensiero di un ordine gerarchizzato del cosmo. Espone poi la sua visione di universo infinito e senza un centro, popolato da mondi infiniti e senza un centro. Uno scrittore di risalto dell’epoca è Gian Battista Marino: Egli è uno dei principali poeti che mette in risalto, con i suoi scritti, la protesta contro le imposizione cristiane sui temi, che non permettevano a lui ed ai suoi contemporanei di mostrare con la scrittura i loro veri pensieri. La letteratura italiana di questo periodo quindi vive un periodo di grande difficoltà: Molti letterati italiani, come Bruno o Marino, trovano sistemazione nelle corti estere, come la Francia, che diventano quindi centri più importanti rispetto l’Italia per quanto riguarda la letteratura, nonostante continuino a riprendere aspetti artistici e letterari del Rinascimento italiano. Il centro della cultura europea quindi si sposta dall’Italia verso altri paesi europei. Il principale centro culturale del tempo era quindi la Chiesa, che si poneva a difesa dell’ortodossia e del cattolicesimo, che intendeva rilanciare: Molti sono infatti gli artisti come Michelangelo o Borromini che vengono pagati dalla chiesa per realizzare opere che la esaltino e diffondendo il cattolicesimo, ma anche strutture come palazzi, piazze e fontane seguendo lo stile barocco. Un altro metodo con il quale la chiesa riesce a diffondere il cristianesimo è grazie all’istruzione dei giovani: Il potere ecclesiastico entrò in tutti i ranghi della società, grazie a personalità come i GESUITI che nei loro collegi formavano i giovani influenzando anche per quanto riguarda la fede. Così facendo la Chiesa si assicurava di avere uomini che la appoggiavano anche in politica, nello stato ed in tutte le fasce gerarchiche della società. In una società come questa anche i letterati, che prima riuscivano a ricoprire ruoli importanti nella società anche soltanto grazie alla loro bravura in ambito di scrittura, non potevano più farlo e questo favorì la loro migrazione verso altri paesi. Anche le corti italiane subiscono i limiti imposti dalla Chiesa e le conseguenze che porta la decadenza dell’Italia: esse passano da essere luoghi in cui i letterati si sentivano sicuri, protetti e liberi di scrivere ciò che volevano a centri politici e amministrativi. La figura del letterato in corte non era più vista con ammirazione e prestigio, bensì comincia a ricoprire ruoli più modesti come quelli di segretario o funzionario. Entrare a corte quindi comincia ad essere idolatrata dagli esterni ad essa, mentre chi vi è partecipe si sente dominato, frustrato e vuole evaderne. Un sintomo del disagio dei letterati che si allontanavano dalle corti fu lo sviluppo delle ACCADEMIE. Esse erano dei centri che proprio alle corti rinascimentali si avvicinavano: Lontani dal mondo e dai suoi problemi, i letterati si riunivano per discutere, per scrivere ciò che volevano e stamparlo per farlo pubblicare, nonostante ci fossero molte limitazioni. Un’opera infatti prima di poter essere pubblicata doveva essere approvata dal TRIBUNALE DEL SANT'UFFIZIO, ed anche per questo molti cartolai che prima accettavano di stampare qualsiasi tipo di scritto, ora si rifiutano di farlo. Oltre alle accademie di letteratura, si svilupparono anche le ACCADEMIE SCIENTIFICHE, ad una delle quali partecipò anche Galileo Galilei. Altre ancora erano le accademie che trattavano la lingua italiana, come l’ACCADEMIA La nipote e la governante di Don Chisciotte incarnano le donne devote all’uomo di casa, pulsionali e passionali e incapaci di razionalizzare ciò che gli capita. Ma ad esse fanno a contraltare Teresa Panza e Sancetta, due donne concrete, capaci di vedere la realtà ma senza lasciarsi vincere da essa. In particolare, Teresa Panza risalta tra le figure femminili, di cui Cervantes presenta un campionario assai vasto e variegato. Teresa è una donna affezionata al marito, ma è più in grado di lui di riconoscere la follia della sua impresa. Ma non lo ostacola più di tanto, perché sa che esistono dei confini all’azione individuale che non si possono limitare o contenere senza ricadere nella stessa follia all’incontrario. Salvatore Carrasco e i duchi, invece, incarnano quella porzione di umanità che è convinta d’esser superiore a chi deridono e, invece, ricadono ancor di più nella loro follia. I duchi mettono su una clamorosa e imponente messa in scena per Don Chisciotte, che richiede spese e organizzazione decisamente folle, se si tiene a mente lo scopo ultimo. Allo stesso modo, Salvatore Carrasco si impegna in duello con Don Chisciotte per ben due volte, con la scusa di volerlo costringere a tornare a casa, ciò rischiando direttamente la vita. I duchi e Salvatore sono, dunque, vittime di una follia ancora più sottile perché giocata sul contraltare di una più evidente, quella di Don Chisciotte. Sanson Carrasco È amico del protagonista principale del romanzo, ma si scontra con lui per costringerlo a tornare a casa. La prima volta che il baccelliere incontra Don Chisciotte si presenta con il nome di «Cavaliere degli Specchi». In questa occasione viene sconfitto e il suo stimolo a vincere Don Chisciotte diventa anche quello della vendetta. Il secondo scontro tra i due ha luogo su una spiaggia di Barcellona, dove Sansone Carrasco si fa chiamare «Cavaliere della Bianca Luna». Questa volta consegue la vittoria e costringe Don Chisciotte a cessare le sue azioni ispirate alla cavalleria medievale e a far ritorno al proprio paese. Il suo desiderio di migliorare la salute mentale di Chisciotte si mescola al desiderio di vendetta. Sansón è la cosa più vicina a un antagonista del romanzo ma anche lui non è mai del tutto cattivo. È appropriato per un romanzo in cui tutti mettono in mostra sia le qualità cattive che quelle buone che il cattivo, com'è, alla fine si rivela una specie di brivido. Il trattato In questo periodo organizzato dalla controriforma ci fu un grande amore per la conoscenza scientifica. Nella realtà dell’epoca, l’attenzione allo studio per particolare scientifico, del particolare anatomico, colloca le sue radici nel Rinascimento. L’umanesimo e il Rinascimento avevano dato un avvio così violento che non si poteva contrastare, la controriforma non poteva cancellare tutto quello che era stato. Quando ci fu un freno, una parte si poté fermare, ossia l’espressione, ma la forza dell’essere umano no. La capacità di poter osservare la realtà fece sì che scaturisse un grande amore per la scienza, la fisica, la tecnologia, la matematica. Sapevano ormai di avere la capacità di creare, di risolvere e osservare la verità, che mai si trovava nelle sacre scritture ma che deriva dall’osservazione della realtà. Nelle sacre scritture si diceva che la terra era immobile e attorno ruotano i pianeti. Galileo Galilei osservò, la marea, il movimento della luna con il cannocchiale che non era così. Era la terra che si muoveva. Questa cosa fu un capovolgimento delle certezze elencate da secoli nella chiesa, da quando nel 333 ci fu l’accettazione ufficiale del cristianesimo come religione ufficiale della chiesa di Roma ad opera di Costantino. Significa uno scossone che la chiesa tentò di arginare. La scienza però grazie a strumenti scientifici che si verificano la conoscenza davano la conclusione. Era impossibile dire di no di fronte all’evidenza dei fatti per la chiesa che cercava di governare socialmente, politicamente e culturalmente la storia. In letteratura Il fine di Galileo era quello di offrire la conoscenza a tutti infatti le sue parole sono di una semplicità tale da rassicurare il lettore che non conosce le nozioni scientifiche. Lo rassicura dicendo che stesse dicendo cose collegate al credo religioso perché lui stesso loda dio che è il motore che ha creato questa perfezione celeste dell’universo. Questo lo ha un pò salvato dalla pena di morte. Questa idea lo fece un gruppo di giovani scienziati, i suoi discepoli, non solo italiani. Utilizza forme semplici, il dialogo tra personaggi fittizi che possono essere anche gruppi sociali realmente esistenti. Lui infatti utilizza il confronto, nel dialogo c’è un tema di base e degli interlocutori. Coloro che accettano queste informazioni e coloro che le accettano. Utilizzando il metodo critico fa parlare i personaggi e alla fine, attraverso le loro parole, arriva a verificare la tesi iniziale. Il trattato stesso diventa un racconto finalizzato alla conoscenza dei più. Da un punto di vista utilitaristico, l’attenzione ai componenti che compongono la materia, grazie al microscopio e del telescopio, portò al progresso scientifico alla separazione della scienza dalla magia. Il saggiatore scritto in polemica con lo scienziato gesuita Orazio Grassi a proposito della natura delle comete. Il testo è una brillante confutazione della filosofia aristotelica e del principio d’autorità in nome del metodo scientifico moderno, fondato sull’osservazione diretta della realtà e del calcolo matematico. Quest’opera ebbe talmente tanto successo anche in ambienti ecclesiastici che Galileo, che sette anni prima aveva ricevuto dal tribunale del Sant'uffizio la proibizione di professare la dottrina copernicana, decisa di affrontare nuovamente l’argomento nella speranza di convincere la Chiesa a rivedere le sue posizioni. L’opera suscitò entusiastici consensi e accanite opposizioni, specialmente da parte dei gesuiti, ma contrariamente alle speranze dell’autore, il papa Urbano VIII che diede il via al processo che portò alla condanna definitiva di Galileo. La prima opera si chiama il sidereus nuncius, la notizia degli astri, tratta scientificamente della luna, che aveva una superficie frastagliata e montuosa, infatti i primi monti lunari gli ha scoperti Galileo, che c’erano dei satelliti dei pianeti stessi. Osservazioni di carattere astronomico, un fatto completamente nuovo rispetto agli anni precedenti in cui ci si affida alle conoscenze della chiesa. La chiesa nelle sacre scrittura sapeva com’era la geografia, com’era il cielo, com’erano i pianeti, com’era la terra. Tutto quello che sapeva dalla bibbia la chiesa lo dava per scontato. Galileo che aveva una base di studi scientifica, qualsiasi affermazione tendeva a dimostrarla. Quando uscì il suo libro, effettivamente la chiesa cominciò ad interessarsene. Galileo non ha mai criticato o messo in discussione le regole della chiesa, non ha mai detto che ciò che lui ha scoperto fosse migliori o più giusto rispetto a quello che la religione diceva nelle sacre scritture. Questo gli concesse di continuare i suoi studi, di entrare in relazione con grandi nomi della chiesa. Una delle sue fortune fu anche che diventò amico di un papa, Maffeo Barberini, che diventò suo sostenitore, era un papa abbastanza progressista. Comincia ad interessarsi di quello che noi indichiamo come sistema copernicano che si contrappone al sistema tolemaico. Tolomeo affermava che la terra si posizionava al centro dell’universo. Copernico capì, grazie all’utilizzo del cannocchiale che era esattamente il contrario. Galileo accoglie questa tesi e cerca di dimostrarla matematicamente e scientificamente. La chiesa contro questa affermazione si oppone, non vuole che l’elemento fondamentale di questo sapere venga messo in discussione. Quando Galileo cominciò a studiare il sistema copernicano iniziò ad avere seri problemi. Iniziò a scrivere delle lettere, le cosiddette lettere copernicane, rivolte agli studenti o personaggi importanti dell’epoca, nelle quali spiega attentamente che non occupa una posizione contraria a quella della chiesa. Se la verità della chiesa è una verità di fede, le verità che dimostra lui sono scientifiche che magari possono anche confutare quello che la chiesa dice ma non per questo le verità di fede vanno eliminate. La fede è la scienza hanno due campi d’azione differenti. Questa affermazione gli dà un po’ più di tempo e respiro. Il dialogo che lo ha reso famoso è il dialogo sopra i due massimi sistemi. Usa tre personaggi, Salviati, Sagredo e Simplicio. Simplicio crede nel sistema tolemaico, l’arbitro Salviati, potrebbe essere un alter ego di Galileo, mentre l’altro Sagredo, difende a spada tratta il modello copernicano. Non era giusto difendere assiduamente un sistema, la posizione migliore era quella di mediare. La chiesa dopo l’uscita finisce di sostenerlo. A Roma viene accusato di eresia, di non aver mantenuto fede alle richieste delle chiesa e gli chiedono di rinunciare a tutto pena la morte. Lui era un personaggio famosissimo, ovunque, non era conosciuto solo in Italia, ma anche all’estero, noto e molto amato. La chiesa non lo prese subito proprio per questa ragione. Quando poi gli fu dato l’ergastolo, all’inizio rimase in carcere per parecchio tempo, poi gli diedero quelli che oggi chiamiamo arresti domiciliari, in una villa fino alla morte, accudito dalla figlia. Non fu eliminato subito. Aveva tanti amici, come Hobbes che andrà anche a visitarlo. Ci sarà anche Milton, che viene dall’inghilterra per trovare Galileo. La chiesa avrebbe quindi potuto eliminarlo, da subito, ma non lo fece perché troppo famoso all’estero e questo avrebbe fatto un’azione brutale. È bene ricordare anche che la chiesa era un’entità politica oltre che religiosa. Queste scoperte sono utili, perché poi è dall’estero che arrivano le scoperte scientifiche. Teatro Barocco Anche il teatro, specialmente in Spagna, Francia e in Inghilterra nel barocco si diffonde sulla scia di una visione del mondo come un teatro, dove tutti siamo attori, come diceva William Shakespeare. Come in Inghilterra con Shakespeare, anche in Spagna il teatro è visto come una forma di condivisione della cultura. Vengono rifiutate forme troppo auliche, seguendo invece una tradizione più leggera e semplice, nella quale si mischiano i mondi popolare e colto, nonostante si mantengano le gerarchie imposte dai due. In Spagna prevalgono le forme miste, l’intreccio e, a causa della controriforma, i drammaturghi si adattano a temi simbolici, come l’inaffidabilità delle apparenze del mondo, rispetto ad analisi approfondite dell’individuo. In Francia si sviluppa invece il genere della tragedia. Le rappresentazioni teatrali erano si accessibili a pagamento al pubblico, ma principalmente erano indirizzate agli aristocratici nella cerchia del monarca, Luigi XIV. Il tema più rappresentato era quello della passione amorosa, che interferiva con i modelli morali, il confine tra il bene e il male era nettamente tracciato e la durata delle vicende narrate era la stessa del tempo di rappresentazione della tragedia. Si preferiva un linguaggio scelto, elevato e la scena si svolgeva in un solo luogo, con la partecipazione di pochi personaggi. Anche la commedia di costume, con Moliere, ottiene successo: Egli diviene il commediografo del Re Sole, avendolo ammaliato con una sua farsa proposta dalla sua compagnia. Egli riusciva a divertire e intrattenere il popolo di corte, tramite spezzoni musicali, danze e canti e rappresentando ironicamente i vizi che erano tipici della società del suo tempo, come quando ha rappresentato il bigotto ipocrita o i medici imbroglioni. In Italia il teatro non ha grande diffusione, nonostante si diffondano nuovi generi come il melodramma, la commedia dell’arte o il dramma pastorale. Il dramma pastorale ricalcava quelle che erano le tradizioni delle descrizioni delle vite agresti della letteratura classica, nelle quali si narravano storie d’amore tra pastori in luoghi idealizzati fuori dal tempo, concedendo quindi al pubblico di evadere momentaneamente da quelle che erano le fatiche e preoccupazioni della vita quotidiana. La struttura somiglia a quella delle tragedie normali, quindi un prologo seguito da 5 atti, con intermezzi musicali e danzati e l’ausilio del coro. Nasce in Italia anche il melodramma, nel quale gli autori inseriscono parti cantate, nelle quali gli attori recitano e espongono un copione ben comprensibile al pubblico, a differenza del passato a causa della polifonia. Verso la fine del secolo, a causa degli aristotelici e della controriforma, queste forme d’arte cominciano a perdere di diffusione a favore di opere romanzesche con temi edificanti e sentimentali. Nasce però la commedia dell’arte, una forma di teatro che antepone la figura dell’attore a quella dell’autore. Agli attori stessi viene lasciata molta libertà dal punto di vista delle battute, e non viene più scritto interamente ciò che metteranno in scena, bensì prenderanno spunto dai canovacci per poi personalizzare e portare sul palco le loro abilità. Si diffonde anche la tradizione di utilizzare maschere che faranno identificare i vari personaggi al pubblico anche in diverse commedie, tramite tratti fisici, psicologici o battute che diverranno tipiche del personaggio stesso. Nonostante la Chiesa considerasse pericolosa questa forma d’arte, essa si diffuse molto nelle piazze sia italiane che straniere. La tragedia sarà la forma d’arte che più rimarrà fedele alle tradizione e continuerà ad essere portata in scena, infatti in essa si trattano quasi sempre temi riguardanti la passione amorosa, che entra in contrasto con gli obblighi politici e sociali dello stato. I sentimenti dell’amante sono sempre positivi, e la sua sconfitta finale è vista come un sacrificio che esalta le verità morali
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