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UGO FOSCOLO E CONTESTO STORICO, Appunti di Italiano

Questi sono alcuni appunti su ugo foscolo, tra vita pensiero e opere, ma anche con connesso contesto storico

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 13/05/2021

Pietrosalzillo
Pietrosalzillo 🇮🇹

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Scarica UGO FOSCOLO E CONTESTO STORICO e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 25/06/2018 Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V Istituto Tecnico Tecnologico Paritario “Francesco Baracca” Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 1 Sommario Il Neoclassicismo e il preromanticismo: Le premesse del Neoclassicismo................................................................................................................ 2 I vari aspetti del Neoclassicismo .............................................................................................................2-3 Problematicità del concetto di preromanticismo ....................................................................................3-4 Le radici comuni .....................................................................................................................................4-5 Johann Joachim Winckelmann ................................................................................................................. 5 Ugo Foscolo: La vita ........................................................................................................................................................5-6 Il pensiero e la poetica .................................................................................................................................. 6 Le opere .................................................................................................................................................7-11 Il Romanticismo: Genesi e caratteristiche principali .......................................................................................................... 11-17 Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 4 dissuase dal continuare; ed essendo il carme foscoliano diretto in forma di epistola in versi proprio a lui, riprese l’argomento come risposta ai versi dell’amico. Alla poesia cimiteriale si collegano, sia pur nei modi problematici che vedremo, i Sepolcri di Foscolo. Fama europea ebbero anche i Canti di Ossian: si tratta di poemetti in prosa lirica, pubblicati a partire dal 1761 dallo scozzese James Macpherson, come traduzioni dei poemi dell’antico bardo celtico Ossian, del III secolo d.C.; in realtà si trattava di un abile falso che rielaborava motivi di antichi canti popolari, inserendoli in una struttura epica opera di Macpherson stesso. Vi si mescolano l’esaltazione della virtù guerriera e cavalleresca, secondo il mito rousseauiano della bontà originaria dell’uomo primitivo, le storie degli amori appassionati e del destino infelice di alcune coppie di amanti, descrizioni di paesaggi cupi, desolati, di atmosfere tempestose, di visioni notturne e spettrali. L’opera incontrò un entusiastico successo e fu subito tradotta in Italia da Melchiorre Cesarotti nel 1763 (in edizione accresciuta nel 1771). Ossian fu equiparato ad Omero, un Omero nordico, cupo e tenebroso. PROBLEMATICITÀ DEL CONCETTO DI PREROMANTICISMO Per tutte queste manifestazioni culturali che abbiamo elencato si suole parlare di Preromanticismo, poiché i loro aspetti salienti si ritroveranno poi, nei primi decenni dell’Ottocento, nella letteratura romantica. Il concetto e il termine sono stati contestati, in quanto impoverirebbero la nozione di Romanticismo, che possiede ben altra ricchezza e complessità; di conseguenza tali manifestazioni sono state viste come fenomeni ancora del tutto interni alla cultura dell’Illuminismo. In realtà le tendenze esaminate non tollerano di essere ridotte entro quei confini: esse sono indubbiamente già i sintomi di una visione del mondo e di una sensibilità nuove; sono infatti, a fine Settecento, il riflesso delle inquietudini di un’età che avverte come sia ormai prossimo a crollare un ordine secolare, non solo nelle sue strutture politiche, sociali, economiche, ma anche in quelle culturali. Nella seconda metà del Settecento siamo sulla soglia di due grandi rivoluzioni, che sconvolgeranno dalle radici tutto l’assetto europeo: l’una politica, quella francese, l’altra economica, quella industriale, che dall’Inghilterra si diffonderà per tutta l’Europa nel corso dell’Ottocento. Il Romanticismo sarà appunto il frutto culturale maturo di questi sconvolgimenti rivoluzionari. La nozione di Preromanticismo ha dunque una sua validità storiografica, purché si dia rilievo caratterizzante al prefisso pre: le tendenze esaminate sono, cioè, indizi, sintomi, che preannunciano ciò che maturerà in seguito. LE RADICI COMUNI Neoclassicismo e Preromanticismo, nelle caratteristiche che li individuano, appaiono tendenze culturali tra loro antitetiche e a prima vista inconciliabili. Eppure esse si trovano compresenti negli stessi anni, entro la personalità di uno stesso scrittore, addirittura, a volte, all’interno della stessa opera. Lo si è già verificato, per la generazione di fine Settecento, in Alfieri; lo verificheremo ancora in Monti e soprattutto in Foscolo. Si pensi solo al fatto che Foscolo è autore di un romanzo “wertheriano”, l’Ortis, caratterizzato da un’esasperata veemenza passionale, dalla concentrazione sull’io, dalla presenza ossessiva della morte, ma è anche l’autore del capolavoro supremo del Neoclassicismo italiano, le Grazie. In realtà, Neoclassicismo e Preromanticismo sono fenomeni diversi che scaturiscono da una stessa radice, manifestazioni complementari di una stessa crisi di fondo. Una crisi che si presenta in due fasi storiche: in una prima fase, durante gli anni Settanta-Ottanta del Settecento, la crisi dell’ancien régime, nonché del riformismo illuministico che era stato l’estremo tentativo di salvarlo, introducendo il nuovo per conservare le strutture dello Stato e della società dell’assolutismo; poi, negli anni napoleonici, quella delle illusioni rivoluzionarie, delle speranze in una rigenerazione totale del mondo. In entrambi questi momenti si riscontrano sul piano culturale contraccolpi omologhi, per cui scrittori dell’età napoleonica seguono percorsi spirituali già seguiti decenni prima da scrittori che avevano attraversato la crisi dell’Illuminismo: delusione, distacco dall’attivo impegno civile, rifiuto Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 5 della storia, fuga in un altrove diverso dal presente e più autentico. E in entrambi questi momenti si affacciano insieme tendenze classicheggianti e tendenze preromantiche. Entrambe vanno allora viste come la ricerca di un’alternativa all’esistente che delude: per il Neoclassicismo (nelle sue tendenze più autentiche, non in quelle semplicemente retoriche, accademiche e decorative) l’alternativa è l’ideale della bellezza e dell’armonia, lontano dagli orrori e dagli scacchi della storia; per il Preromanticismo, sono le profondità dell’io, la natura sentita in termini di comunione con la vita del soggetto, il primitivo come sede di autenticità vitale. Non conta tanto, dunque, la diversa direzione della fuga, quanto il bisogno che ne sta alla base, comune alle due tendenze. JOHANN JOACHIM WINCKELMANN Nato a Stendal, in Prussia, nel 1717, morì a Trieste nel 1768. Di umili origini, seguì studi filosofici e letterari nelle Università di Halle e di Jena ed approfondì in seguito lo studio della letteratura e dell’arte classica. Nel 1755 pubblicò i Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura. Grazie alla protezione del nunzio apostolico a Dresda, nel 1755 poté recarsi a Roma per studiare direttamente quei capolavori dell’arte classica di cui era entusiasta e in cui vedeva realizzato il suo ideale di una bellezza assoluta ed eterna. A Roma strinse amicizia con il pittore boemo Anton Raphaël Mengs, che condivideva il suo amore per l’arte classica e che seguì le sue teorie nella pratica pittorica. Fu al servizio del cardinale Albani, mecenate e collezionista d’arte antica, e poté così studiare le grandi collezioni d’arte romane. Tra il 1757 e il 1758 visitò Ercolano e Pompei, di cui era iniziata da pochi anni la riscoperta archeologica, e si spinse fino a Paestum, dei cui monumenti sottolineò per primo l’importanza. Nel 1763 pubblicò la Storia dell’arte nell’antichità. Nel 1764 fu nominato sovrintendente alle antichità di Roma. Di ritorno da un viaggio in Germania e in Austria (dove era stato ricevuto con grandi onori dall’imperatrice Maria Teresa), fu assassinato in una locanda di Trieste, per oscuri motivi. Fu il massimo teorico del gusto neoclassico. Le sue teorie e le sue interpretazioni dell’arte classica ebbero vasta risonanza e grande influenza sulla cultura europea tra il Settecento e l’Ottocento. UGO FOSCOLO. LA VITA Foscolo nacque a Zante (Zacinto) nel 1778, un’isola nel mar Ionio appartenente alla repubblica veneta. In essa vide sempre l’immagine della bellezza e dell’armonia classiche. Il padre, Andrea, era un medico veneto, mentre la madre, Diamantina Spathis, era greca (e questo influì sull’amore di Foscolo per i classici). Presto la famiglia si trasferisce in Dalmazia, dove il padre muore. Prosegue perciò gli studi classici e si dedica alle prime opere letterarie e alle traduzioni. In seguito Foscolo viene introdotto nei salotti intellettuali, poiché dotato di una personalità carismatica. E’ qui che conosce il letterato Ippolito Pindemonte. La discesa in Italia di Napoleone gli dà grandi speranze, che saranno deluse, tant’è vero che il Foscolo conoscerà l’esilio. In quel periodo, comunque, si arruola nella Repubblica Cispadana e lavora per creare un nuovo stato. Ma quando, col trattato di Campoformio, Venezia viene ceduta all’Austria, il suo sogno di trovare in Napoleone un liberatore dell’Italia si infrange, al punto che, preso dalla disperazione, si narra in un aneddoto che Foscolo abbia addirittura tentato di uccidersi. In seguito si reca a Milano, dove collabora con vari periodici. Conosce il Monti, e presto pubblica le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”. Sempre in questo periodo prende parte ad alcune imprese militari. Dopo Marengo, si reca in Toscana e si innamora di Isabella Roncioni. A Milano si innamora invece di Antonietta Fagnani Arese. Diversi anni più tardi lo colpisce una grave tragedia: suo fratello muore suicida. Poco tempo dopo, dunque, si trasferisce in Francia, dove si innamora stavolta di Fanny Hamilton, dalla quale ha una figlia, Mary, spesso chiamata nelle sue poesie “Floriana”. In questo periodo Foscolo si dedica alla traduzione di Sterne. Torna in Italia e dedica i “Sepolcri” al suo amico Pindemonte. Lavora all’università di Pavia, e lì subirà diverse polemiche letterarie e censure poiché le sue opere sono antinapoleoniche. Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 6 Negli anni seguenti vive a Firenze, dove lavora alle “Grazie”. Quando, in seguito alla sconfitta di Napoleone, Venezia rimane agli Austriaci, Foscolo decide di fuggire in esilio, peregrinando per l’Europa. In Inghilterra vive tra le miserie e l’amarezza, aggravate da una salute malferma. Qui emergono la sua DEDIZIONE AL LAVORO e la DIGNITA’ DELLA VITA, secondo i suoi ideali. Le sue condizioni economiche vanno frattanto peggiorando, eppure il suo studio degli autori si fa più intenso. Muore nel 1827. Il suo corpo verrà portato a Firenze, in Santa Croce. IL PENSIERO E LA POETICA DI UGO FOSCOLO Foscolo si formò sulla base delle dottrine illuministiche, diffuse dalla rivoluzione proprio negli anni della sua adolescenza, aderì quindi ai principi del materialismo scientifico, che individuava la verità nella ragione, base indispensabile per la scienza. Tuttavia tali rigidi principi non potevano soddisfare completamente Foscolo, nel quale esistevano sentimenti, passioni molto intense. Egli perciò si abbandonò, come egli stesso dice, per sopravvivere alle illusioni, delle quali si creò una vera e propria religione (pur rendendosi conto di quanto valga l'illusione). Si sente diverso dagli altri intellettuali suoi contemporanei e mostra una particolare passione per i classici (per lui luogo di armonia) che lo aiutano a trovare quell'equilibrio di cui ha tanto bisogno. Successivamente attraversa un periodo caratterizzato da un profondo pessimismo verso la realtà circostante: gli ideali in cui crede diventano mano a mano illusioni perché non si realizzano. L'unica soluzione, per il Foscolo, non rimane altro che il suicidio, ovvero il rifiuto del presente e della vita attuale. Il Foscolo è infatti combattuto: da una parte c'è la ragione che gli dice che i suoi ideali non si realizzeranno, dall'altra il cuore che lo esorta a continuare a credere in quello in cui ha sempre creduto. Pensiero di Foscolo: 1) Vita come passione: per Foscolo l'importanza dell'uomo consiste nell'energia e vigore delle passioni, queste, infatti, esaltano l'individuo e giovano a quelli che le contemplano. 2) Sensismo e materialismo: perduta la fede cristiana Foscolo aderisce alle dottrine sensistiche e materialistiche; ritiene valide e sicure solo le conoscenze che gli derivano dai sensi e dalla ragione sperimentale; crede solamente che sia reale ciò che viene percepito dai sensi (materia): l'universo quindi è un ciclo perenne di nascita, di morte, di trasformazione da parte di forze meccanicistiche. Perciò, Dio, l'anima, ogni piano provvidenziale, sono esclusi da questa concezione: dopo il travaglio della vita, subentra "il nulla eterno". 3) La “religione” delle illusioni (attraverso il volontarismo): tuttavia Foscolo sente una sete di ideali grandiosi, di verità, giustizia, bellezza, libertà, amore, patria: essi solo gli appaiono capaci di dare un significato all'esistenza. La ragione gli dice però che sono illusioni, ma il cuore non si rassegna a considerarli come tali, e nasce così la nuova fede, la religione delle illusioni, il culto dei valori spirituali continuamente contraddetti dalla realtà e tuttavia continuamente risorgenti nell'animo (essi soltanto danno vera dignità all'uomo). 4) Poesia come espressione di questi valori di umanità e civiltà: la poesia diviene celebrazione dell’importanza delle illusioni e lo strumento della loro permanenza nel tempo. Essa, infatti, le sottrae alla rovina del tempo, rendendo eterni nei secoli gli spiriti grandiosi di eroi e poeti, che le hanno affermate. LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” è un romanzo epistolare, cioè composto dalle lettere che Foscolo immagina siano state scritte da un giovane suicida negli ultimi tempi della sua vita ad un suo amico, Lorenzo Alderani. Questi le pubblica aggiungendo qua e là alcune descrizioni o fatti che Jacopo, Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 9 STRUTTURA E CONTENUTO: Questo carme è innovativo per l’INTENTO DIMOSTRATIVO tramite esempi, e per il suo costante rapporto tra passato e presente. Scritto in endecasillabi sciolti, è divisibile in 4 parti: 1) UTILITA’ DELLE TOMBE: per i materialisti esse sono inutili e non possono ripagare i morti per la perdita della vita. Tuttavia esse servono anche a mantenere vivo il ricordo del defunto nei vivi, il che è quasi un modo per poter vivere ancora. La morte non ci rende però tutti uguali: i cattivi, ad esempio, non saranno ricordati, perciò rendere anonime le iscrizioni sulle tombe è ingiusto e non tiene conto del merito (E’ una vergogna per esempio che un uomo come il Parini non abbia avuto una sepoltura adeguata e giaccia in una fossa comune, mescolato magari alle ossa di un ladro o di un assassino). 2) I VARI CULTI DEI MORTI E IL SENSO DELLA CIVILTA’: la civiltà è connessa alla cura dei morti. Molti aspetti ha questa cura: c’è quella della tradizione cattolico-medievale, che presenta la morte in modo angoscioso e terrificante, o quella classica, rasserenatrice. Anche in Inghilterra il mondo dei morti è rappresentato serenamente, con cimiteri simili a giardini, con l’illusione quasi di poter ancora parlare con loro, come accadde per esempio quando alcune fanciulle si riunirono in preghiera per Nelson. La decadenza italiana, invece, fa invece sì che molti siano già sepolti dall’opportunismo. 3) LE TOMBE ESEMPLARI DEI GRANDI: SANTA CROCE ED IL RISCATTO FUTURO DELL’ITALIA. E’ per questo che lo stesso Alfieri visi recava, ed ora anche lui giace a Santa croce. Lo stesso amor patrio spinse i Greci a Maratona a sacrificare le loro vite per difendere la propria patria. E la memoria di quel sacrificio è ancora viva. 4) IL VALORE MORALE DELLA MORTE: secondo la leggenda il mare avrebbe portato le armi di Achille, che Ulisse aveva ottenuto con l’inganno, sulla tomba di Aiace, che proprio a motivo di quelle armi si era suicidato. La morte è quindi una ricompensa dalle ingiustizie della vita. Anche la poesia ha un ruolo fondamentale in questo, perché celebra gli uomini e rende immortali le loro imprese. La città di Troia, per esempio, ormai distrutta dai Greci, sopravvive nel ricordo grazie ad Omero. Egli, sebbene greco, ha saputo rendere giustizia ai Troiani, come Ettore, modello di virtù e lealtà. Dei sepolcri, testo e parafrasi (vv. 1-61) All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro? Ove piú il Sole per me alla terra non fecondi questa bella d’erbe famiglia e d’animali, e quando vaghe di lusinghe innanzi a me non danzeran l’ore future, né da te, dolce amico, udrò piú il verso e la mesta armonia che lo governa, né piú nel cor mi parlerà lo spirto delle vergini Muse e dell’amore, la tomba può offrire conforto al sepolto? La morte (sonno della morte) è forse meno doloroso (men duro) all’ombra dei cipressi e dentro le tombe (urne) consolate dal pianto [dei vivi]? Quando (ove) il sole avrà smesso per me di fecondare il creato (questa bella d'erbe famiglia e d'animali - iperbato), quando l’avvenire attraente per le vagheggiate promesse avrà perso ogni seduzione (vaghe…future), né udirò più te, Pindemonte (dolce amico), [recitare] i tuoi versi (il verso) e l’armonia malinconica che li ispira (lo governa), né più nel cuore sentirò l’ispirazione (spirto) delle Muse e dell’amore, unica consolazione della mia vita errabonda (mia vita raminga – perché esule), quale consolazione sarà per la vita finita (qual…perduti) una lapide (sasso – pietra sepolcrale) che distingua i miei resti dagli infiniti altri Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 10 unico spirto a mia vita raminga, qual fia ristoro a’ dí perduti un sasso che distingua le mie dalle infinite ossa che in terra e in mar semina morte? Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme, ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve tutte cose l’obblío nella sua notte; e una forza operosa le affatica di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe e l’estreme sembianze e le reliquie della terra e del ciel traveste il tempo. Ma perché pria del tempo a sé il mortale invidierà l’illusïon che spento pur lo sofferma al limitar di Dite? Non vive ei forse anche sotterra, quando gli sarà muta l’armonia del giorno, se può destarla con soavi cure nella mente de’ suoi? Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote è negli umani; e spesso per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi, se pia la terra che lo raccolse infante e lo nutriva, nel suo grembo materno ultimo asilo porgendo, sacre le reliquie renda dall’insultar de’ nembi e dal profano piede del vulgo, e serbi un sasso il nome, e di fiori odorata arbore amica le ceneri di molli ombre consoli. Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna; e se pur mira dopo l’esequie, errar vede il suo spirto fra ’l compianto de’ templi acherontei, o ricovrarsi sotto le grandi ale del perdono d’lddio: ma la sua polve lascia alle ortiche di deserta gleba ove né donna innamorata preghi, né passeggier solingo oda il sospiro che dal tumulo a noi manda Natura. Pur nuova legge impone oggi i sepolcri fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti contende. E senza tomba giace il tuo sacerdote, o Talia, che a te cantando nel suo povero tetto educò un lauro con lungo amore, e t’appendea corone; e tu gli ornavi del tuo riso i canti che il lombardo pungean Sardanapalo, cui solo è dolce il muggito de’ buoi che dagli antri abdüani e dal Ticino lo fan d’ozi beato e di vivande. (le mie dalle infinite ossa) che la morte sparge (semina) in terra e in mare? È proprio vero Pindemonte ! anche la speranza, ultima dea (così era definita dai latini, l’ultima ad abbandonare l’uomo), fugge le tombe (si dilegua cioè l’ultima illusione di immortalità affidata appunto al sepolcro): la dimenticanza circonda (involve) tutte le cose nella sua tenebra (notte); e una forza attiva le trasforma (le affatica) incessantemente di movimento in movimento; e il tempo tramuta (traveste) sia l’uomo sia le sue tombe sia le ultime tracce (sembianze) sia ciò che resta (reliquie) della terra e del cielo. Ma perché l’uomo dovrebbe privarsi (invidierà – da invidere latinismo) prima del tempo dell’illusione che [una volta] morto (spento) lo trattiene [gli fa credere di fermarsi] ancora sulle soglie dell’oltretomba (limitar di Dite) ? Egli [l’uomo da morto] non vive forse anche sotto terra, quando gli sarà [divenuta] impercettibile (muta) l’attrattiva della vita (l’armonia del giorno, cioè la vita perduta), se può risvegliarla (destarla) nella mente dei suoi [cari] attraverso il culto della memoria (soavi cure: la cura delle tombe) ? Questa corrispondenza di sentimenti (sensi – lat.) amorosi è divina (celeste), è una dote divina negli uomini; e grazie a lei (per lei) si vive con l’amico morto e il morto [vive] con noi, se la sacra terra (se pia la terra) che lo ha accolto neonato e lo ha nutrito, porgendo l’ultimo asilo nel suo grembo materno, renda inviolabili (sacre) le sue spoglie dalle intemperie (dagli insulti delle nuvole - insultar de’ nembi) e dal piede profanatore degli uomini, e un sasso [la pietra sepolcrale] conservi il nome, e un albero (arbore – latinamente al femminile) amico profumato di fiori consoli le ceneri con la sua dolce ombra. Solamente chi non lascia eredità di affetti [chi muore senza legami affettivi] ha poca gioia nella tomba; e se solo guarda (mira) oltre la [propria] sepoltura (in un mondo ultraterreno), vede la propria anima (spirto) vagabondare (errar) in mezzo al dolore (compianto) dei luoghi infernali (templi acherontei - si riferisce agli Acherousia Templa di Lucrezio), o rifugiarsi sotto le grandi ali del perdono di Dio: ma lascia le sue ceneri (sua polve) alle ortiche di una terra (gleba) deserta dove non prega [nessuna] donna innamorata, né [alcun] passante solitario ode il sospiro che la natura manda a noi dalla tomba. Tuttavia (pur) una nuova legge [l’editto di Saint-Cloud] oggi impone che le tombe siano fuori dagli sguardi pietosi [fuori dai centri abitati], e toglie (contende) la fama (il nome) ai morti. E giace senza tomba il tuo sacerdote (si riferisce a Parini che non ebbe una tomba), o Talia (musa della poesia satirica), che poetando per te coltivò (educò – lat.) con lungo amore un lauro (l’alloro pianta sacra alle Muse) nella sua povera casa (povero tetto – allude alle modeste condizioni di Parini), e ti consacrò molte opere (t'appendea corone - metafora); e tu (Musa) abbellivi del tuo sorriso le sue poesie che criticavano (pungean) i viziosi aristocratici lombardi (Sardanapalo leggendario Re d’Assiria ricco e dissoluto è assunto per antonomasia a rappresentare la grassa nobiltà lombarda – lombardo Sardanapalo indica il “giovin Signore” protagonista del Giorno pariniano - vv.57/58 iperbato), a cui è gradito solo il muggito dei buoi che dalle rive dirupate dell’Adda (antri abdüani) e del Ticino gli consentono (lo fan) un’esistenza pingue e oziosa. Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 11 Il Romanticismo Genesi del romanticismo La comprensione del romanticismo fu un problema anche per i contemporanei. E’ un fenomeno complesso, che si presenta non omogeneo in tutti i paesi europei; esistono non una, ma molte poetiche ed estetiche romantiche, con molti punti di contatto ma anche non poche divergenze. ( Il termine romantico non compare per la I volta nell’800; già da due sec. romantic era utilizzato in Inghilterra per designare , in accezione negativa, gli aspetti strani, assurdi, lontani dal modo comune di rappresentare la realtà, dei romanzi pastorali o della letteratura cavalleresca. Sempre in accezione negativa nel 700 la parola designava temi, atmosfere, forme narrative contrarie ai dettami della ragione, irrazionali e irragionevoli, spesso troppo sentimentali. Quando però vennero rivalutati la tradizione letteraria medievale, il sentimento, la fantasia, l’irrazionalità il termine cominciò ad essere usato in accezione positiva e ad essere espressione della nuova sensibilità.) Il romanticismo ebbe la sua genesi nell’Europa settentrionale. Tale genesi ha precise ragioni storico-culturali: infatti il classicismo era stato in quei paesi un fenomeno sostanzialmente d’importazione, non sempre del tutto compatibile con le tradizioni e la sensibilità di quei popoli, assai difforme dal patrimonio locale di miti, saghe, leggende. Il romanticismo nasce perciò nei paesi nordici (Germania, Inghilterra), anche come riscoperta e rivalutazione delle antiche tradizioni e di quei dati culturali che hanno accompagnato la formazione delle diverse nazionalità nel Medioevo. Ciò significa un intreccio di motivi della mitologia nordica precristiana con quelli della tradizione cristiana medievale, una predilezione per l’introspezione psicologica, per le dinamiche sentimentali, per caratteri irruenti e passionali, eroici o tormentati, per un’espressione immediata e apparentemente meno curata. Di qui il vivace rifiuto del patrimonio mitologico classico greco-latino e degli ideali di compostezza, equilibrio, cura formale tipici del classicismo. Il romanticismo in Italia fu un fenomeno di importazione più moderato, per motivi analoghi ma opposti Il legame con la tradizione classica e con l’insieme di valori che essa esprimeva doveva necessariamente essere sentito come più forte e diretto, in qualche modo irrinunciabile. Inoltre la nuova mitologia romantica (nordica), pur affascinante , appariva sostanzialmente estranea alla nostra cultura: D’altra parte, il romanticismo non era solo questo, bensì una più generale istanza di rinnovamento culturale, estetico, di sensibilità, che anche i letterati italiani potevano accogliere senza rinunciare alla propria identità e che si prestava ad essere integrata con alcuni elementi della cultura illuministica: per questo il nostro romanticismo assume caratteri più moderati, quasi di compromesso. Le poetiche del romanticismo Romanticismo come (parziale) reazione all’illuminismo. La svolta romantica si fonda su una concezione del mondo profondamente mutata, in ambito culturale, filosofico, religioso: l’aspetto più vistoso di tale mutamento è una parziale reazione antilluministica, reazione almeno agli esiti estremi dell’illuminismo (ragione come unico principio capace di interpretare e governare il reale, materialismo , ateismo o deismo). Tale reazione si configura come rifiuto della ragione, esplorazione dell’irrazionale D’altra parte la reazione è parziale, perchè l’illminismo non era stato solo un’indiscriminata esaltazione della ragione, e perchè di certe istanze illuministiche non pochi romantici terranno conto: Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 14 Sentimento e passione: guidano la scelta delle tematiche: si rappresentano di preferenza personaggi dai grandi drammi interiori, rappresentati in modo esasperato, si delinea un ideale di uomo sensibile, appassionato, che conduce un’esistenza sregolata ma intensa (genio e sregolatezza) Anche qui evidente l’obiettivo polemico: l’ideale classico di saggezza, di controllo delle passioni. La polemica classico – romantica in Italia Se in Germania si accentuano gli aspetti irrazionalistici, fantastici e antilluministici del Romanticismo, in Italia nel corso del dibattito e per effetto della concreta produzione degli scrittori si giunge ad un compromesso con gli ideali illuministici e classicisti, si mettono in secondo piano gli aspetti più irrazionalistici e fantastici, si sceglie l’adesione al vero, l’impegno storico e morale L’articolo di Madame de Stael Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni (“Biblioteca italiana”, gennaio 1816) mette in moto la polemica tra classicisti e romantici. In esso la scrittrice francese invitava gli italiani a tradurre opere delle moderne letterature d’oltralpe, per operare un rinnovamento letterario e culturale e ovviare alla decadenza delle lettere italiane. L’articolo suscitò grande scalpore. Le reazioni dei classicisti furono immediate e piuttosto violente: alcuni interventi si limitarono all’invettiva, ma altri, come quello di Pietro Giordani, replicarono in maniera più circostanziata: l’arte è imitazione della natura, la natura è immutabile, le regole e i principi dell’arte devono essere necessariamente immutabili; se ciò è vero, ne deriva che gli antichi, più vicini alla natura, hanno prodotto l’arte e la poesia più perfette e sono quindi degni di perenne imitazione; il patetico e il sentimentale romantico sono una palese violazione del bello. Si aggiungeva che la poesia romantica poteva andare bene per le popolazioni nordiche, non per l’Italia, che possiede un’altra tradizione; che le tematiche notturne e sepolcrali sono “astruserie” incompatibili con il “genio italiano”; che la poesia non è solo sentimento, furore, ma anche tecnica e Labor limae. Le posizioni romantiche si espressero in molteplici articoli e opuscoli, in difesa della De Stael e del “sistema romantico” (Di Breme, Borsier, Berchet). Complessivamente, e in maniera moderata, i romantici italiani si richiamano ai principi sopra enucleati:  principio della storicità dell’arte,  necessità di un ammodernamento culturale e letterario,  ripudio della mitologia (un ”dramma invariabile” che non commuove più nessuno) e della rigida suddivisione in generi  interesse per la realtà del proprio tempo, per argomenti vivi e attuali; destinazione: un pubblico borghese  forme letterarie nuove, come il romanzo e nuovi linguaggi  ideale di letteratura nazionale fondata però sulla circolazione europea delle idee  appello alla fantasia e alla libertà d’invenzione, senza però ripudiare la tecnica e l’arte  rifiuto delle tematiche irrazionali e tenebrose e dell’eccessiva libertà formale Il moderatismo del romanticismo italiano favorì il rapido smorzarsi delle polemiche e la possibilità di una conciliazione: la gran parte degli intellettuali converge sul rispeto della specificità dela tradizione italiana, delle esigenze della ragione e dell’arte, di una fantasia moderata dal richiamo al vero storico e morale, principi di fatto accettabili anche dai classicisti più aperti. Così fin dai primi anni della formulazione della dottrina romantica in Italia (1816-19) i teorici del rinnovamento si orientano verso una soluzione moderata e conciliante, limite e specificità del romanticismo italiano. Su questa strada si pone l’azione del “Conciliatore”, il più importante periodico romantico in Italia (Milano, 1818-19). Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 15 La lirica Nella lirica del secondo 700, come si è visto, si sovrappongono tendenze diverse, arcadiche, neoclassiche e preromantiche. Tale situazione si prolunga in età napoleonica e nei primi anni della restaurazione, anche se il fenomeno predominante è ancora di gran lunga il neoclassicismo, pur nelle sue forme “romantiche”, come si è visto nella poesia di Foscolo: la grecità rappresenta l’armonia e la patria perdute, in contrasto con un presente personale e storico di esilio, disarmonia, ingiustizia, guerra e morte.. Anche nelle letterature europeee, inglese e tedesca, accade qualcosa di simile: poeti come Schiller, Goethe. Holderlin, Kets inclinano verso una sensibilità decisamente romantica, ma sono profondamente affascinati dalla classicità. Contemporaneamente, però, nascevano i primi movimenti schiettamente romantici: in Germania lo Sturm und Drang, in Inghilterra il manifesto di Woldsworth e Coleridge e la poesia di Shelley aprono la stagione della poesia romantica. Tutte questa esperienze delineano un orizzonte poetico vario, ma sostanzialmente omogeneo: ricerca di un linguaggio concentrato e intenso, analogico ed evocativo, capace di esprimare ciò che la ragione non sa comprendere e, sul piano tematico, la tensione all’assoluto, l’investigazione su ciò che va oltre il sensibile, la dialettica realtà-sogno. La poesia romantica in Italia presenta una fisionomia diversa rispetto ai grandi modelli europei e, tranne Foscolo e Leopardi, un profilo decisamente minore. Nelle opere dei poeti romantici italiani troveremo in misura assai minore i grandi temi lirici e la ricerca stilistica in direzione del linguaggio analogico. La ricerca si sviluppa invece in due direzioni: quella della poesia realistica, per lo più storico- patriottica, che sceglie modi, metri, ritmi della poesia popolare, e quella della poesia patetica e sentimentale. Giovanni Berchet, oltre ad essere uno dei massimi teorici del romanticismo italiano, è figura emblematica della prima tendenza: le sue Romanze possono essere apprezzabili per la schiettezza, la popolarità e l’apertura a un pubblico più vasto, ma peccano di incompiutezza, approssimazione, sostanziale convenzionalità di linguaggio. In parte animata da spiriti politico-risorgimentali è la poesia di Giuseppe Giusti, dove però l’aspetto principale è la satira, di carattere fortemente letterario, che inserisce la poesia del toscano nel tradizionale filone di poesia giocosa e satirica che aveva radici profondissime nella cultura regionale (dall’Angiolieri al Berni). Gli esiti più significativi della poesia romantica vanno in direzione di una più concreta presa sul reale, di una capacità di rappresentare zone della realtà giudicate dalla tradizione impoetiche: come Manzoni in campo narrativo, così Carlo Porta e Gioacchino Belli danno voce, con realismo assolutamente inediti “a una folla di uomini rimasti sempre senza volto, ai margini tanto della vita quanto dei poeti laureati” (Isella). La scelta del dialetto (milanese per il Porta, romanesco per il Belli) condanna le loro opere non ad una collocazione periferica nel sistema letterario nazionale, ma certo a una ridotta circolazione. La narrativa Nell’800 assistiamo a un progressivo sviluppo dell’industria editoriale che interessa soprattutto il romanzo, in quanto genere più popolare. Esso ha uno sviluppo e un’articolazione neppure immaginabili qualche decennio prima: ad esso vengono affidati i principali messaggi che la cultura 800esca elabora, divenendo così il principale specchio del proprio tempo. Abbiamo già visto sul finire del 700 il successo del romanzo di introspezione e confessione (Werther, Iacopo Ortis). Altri generi nuovi nella narrativa 800esca sono: Il racconto fantastico, nero o gotico, che si era diffuso in Inghilterra già nella II metà del 700 (Radcliff): è in sostanza un romanzo di avventure che, attraverso le tecniche narrative, l’ambientazione e le tematiche, mira ad avvincere il lettore incutendogli paura e orrore. Le vicende si Dispensa di Lingua e letteratura italiana per gli esami integrativi di accesso alla classe V | Prof. Russo 16 collocano per lo più su uno sfondo storico approssimativamente ricostruito (ambienti medievali o rinascimentali), perché ciò che interessa non è la storia ma un’atmosfera esotica, su cui si innestano storie palesemente irreali, fantastiche, popolate di spettri vampiri, demoni. Non mancano componenti erotiche, intrecci serrati e colpi di scena, ma anche intenti moralistici: infatti la rappresentazione del male si ripropone di purificare le passioni, e il lieto fine presenta la vittoria del bene sul male. Il genere, pur minore, ebbe una notevole influenza sulla successiva narrativa fantastica (Hoffmann, Mary Shelley, Poe), che in Italia si sviluppò nella II metà dell’800; anche Manzoni ne subì l’influsso, almeno per l’episodio della Monaca di Monza, quale compare nel Fermo e Lucia Il romanzo storico: due elementi tipicamente romantici (storicismo e patriottismo) sono alle radici di questa forma narrativa, che si impose a livello europeo nei primi decenni dell’800. Esso può assolvere a una duplice funzione: da un lato di evasione dal presente verso epoche per vari motivi “mitizzate”; dall’altra, di attualizzazione del passato, di momenti ed episodi particolarmente significativi della storia patria, in funzione nazionalistica e patriottica. In Italia assolve una funzione ulteriore: i motivi patriottici e le finalità pedagogiche legittimano danno dignità a un genere, il romanzo, considerato dalla società letteraria tradizionale “inferiore” L’autore che diede il massimo impulso alla diffusione del romanzo storico fu W. Scott, il cui capolavoro è Ivanhoe. Lo sfondo dei suoi romanzi è per lo più l’Inghilterra medievale, i tempi di Riccardo Cuor di Leone e della sua lotta con Giovanni senza Terra (Sassoni vs Normanni), più in generale eventi ed episodi esemplari della storia politica e sociale inglese, allo scopo di celebrare il processo che aveva portato alla formazione della società britannica e a un ordinamento politico ed economico di cui gli inglesi andavano giustamente fieri. Il romanzo storico di Scott fu un genere assai popolare, i cui tratti salienti sono il pittoresco medievale, gli sfondi storici e naturali di maniera (castelli, prigioni, foreste), un intreccio intricato e una continua suspence, un’acuta caratterizzazione psicologica e la frequente polarizzazione buoni-cattivi. Insomma tutto il repertorio che era già stato della tradizione epico-cavalleresca, attualizzato. In Italia: le prime traduzioni scottiane risalgono al 1821-22 e riaccendono le polemiche tra romanici e classicisti. Questi giudicano il genere facile, ibrido, volgare, non sottoposto a quel lavorio artistico che è essenziale per la “vera letteratura”. I romantici lo approvano entusiasticamente perchè, per la sua libertà strutturale, il linguaggio prosastico, la rispondenza ai gusti di un vasto pubblico, meglio di ogni altro può farsi veicolo di una nuova concezione del mondo e della letteratura, dell’impegno civile e risorgimentale. A partire dal 1827 prende l’avvio una produzione originale di romanzi storici: oltre all’edizione 27ana dei Promessi Sposi, escono in quell’anno e nei seguenti i romanzi di Guerrazzi, T. Grossi, C. Cantù, M. D’Azeglio: fu presto una moda, favorita anche dallo sviluppo in atto dell’industria editoriale. Sostanzialmente nel ‘27 si apre la via a due modalità per il romanzo storico: 1. quella manzoniana, che pur partendo dallo Scott va verso un romanzo “anti-romanzesco” (cioè privo di tutti gli espedienti eccessivi e inverosimili) e storico nel senso più profondo del termine 2. quella scottiana, seguita dagli altri romanzieri italiani, modello di maggior successo commerciale. Il romanzo realistico moderno: Se il Manzoni dei Promessi Sposi può essere considerato l’iniziatore del realismo nell’ambito del genere “romanzo storico” per la serietà della sua ricostruzione storica e per i moduli narrativi che adotta, è però in Francia con Stendhal che il realismo trova per la prima volta la sua più tipica espressione, perché si volge a rappresentare il mondo contemporaneo: con Il rosso e il nero(1830) e La certosa di Parma(1839) il mondo contemporaneo fa irruzione nel romanzo realista 800esco. Rispetto al romanzo borghese 700esco la novità sta nella serietà e profondità dell’indagine, nell’interdipendenza strettissima tra realtà storico-sociale e invenzione, nel fatto che i personaggi sono sì immaginati, ma in modo assolutamente realistico. Stendhal non è un isolato: la Francia sviluppa in quegli stessi anni una ampia produzione narrativa caratterizzata in questo senso, tra cui bisogna ricordare Balzac, con la Comedie humaine, un grandioso
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