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Ugo Foscolo: vita, opere, pensiero e contributo storico, Dispense di Lingue e letterature classiche

Troverai la biografia, la produzione letteraria e la descrizione del ruolo nella storia italiana ed europea di Ugo Foscolo. Valutazione di un personaggio che ha contribuito all'Unità d'Italia. Ogni riferimento alla sua attività è spiegato in modo schematico e facilitato per lo studio e la memorizzazione, come riportato nella legenda iniziale. Contenuto utile per ricerche nell'ambito di scuole medie inferiori e superiori e corsi universitari, oltre che per cultura personale.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 22/04/2022

brurim
brurim 🇮🇹

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Scarica Ugo Foscolo: vita, opere, pensiero e contributo storico e più Dispense in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! UGO FOSCOLO (Zante – o Zacinto -, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, 10 settembre 1827) @brurim UGO FOSCOLO (Zante – o Zacinto -, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, 10 settembre 1827) Nome completo: Niccolò FOSCOLO (dal nome del nonno paterno; lui preferisce chiamarsi Ugo * fin dalla giovinezza (1795); (* due possibili spiegazioni: a. dal nome del leggendario capostipite della sua famiglia, membro della gens Aurelia, trasferitosi da Roma nella Laguna Veneta al tempo delle invasioni barbariche, per fondare Rialto. b. un omaggio a Ugo di BASSEVILLE, diplomatico e rivoluzionario francese assassinato dalla folla a Roma nel 1793 per il suo ostentato anticlericalismo). Luogo di nascita: Zante (o Zacinto), isola ionica (isola sacra) ancora appartenente alla Repubblica di Venezia (considererà sempre la Serenissima come la sua Patria politica). Padre: Andrea FOSCOLO, nobile veneziano (1754-1788), medico (non guadagna molto, ma è portato verso una certa prodigalità). Madre: Diamantina SPATHIS, greca: nata nel 1747, figlia di un sarto di Zante (Narciso SPATHIS), vedova in prime nozze del nobiluomo Giovanni AQUILA SERRA, porta i figli a Venezia, qualche anno dopo la morte prematura del marito. Muore nel 1817. Collaterali: Primogenito di quattro fratelli: lo seguono la sorella Rubina (dal nome della nonna materna) (1779 - 1867), e i due fratelli morti suicidi Gian Dionisio (detto Giovanni Dionigi o Giovanni: 1781-1801, cui dedicherà il celebre sonetto In morte del fratello Giovanni) e Costantino Angelo (detto Giulio: 1787- 1838). Caratteristiche psicologiche: scontroso e aggressivo, si definisce egli stesso agitato trascuratamente; possiede un fascino singolare che attira - Viene ospitato come poeta, nell’Anno poetico , ossia Raccolta annuale di poesie inedite di autori viventi, almanacco pubblicato a Venezia (1793-1800) da Angelo DALMISTRO (Venezia, 1754- 1839), gozziano, appassionato di letteratura inglese. - E’ introdotto da MORELLI nei salotti delle nobildonne veneziane, della dotta Giustina RENIER MICHIEL e della sua rivale, la bella Isabella TEOTOCHI. Qui conosce fra gli altri Ippolito PINDEMONTE (Verona, 1753-1828), e i poeti Aurelio DE' GIORGI BERTOLA (Rimini, 1753-1798) e Melchiorre CESAROTTI (Padova, 1730-1808). Amicizie e prime produzioni teatrali 1795-1797: - Importanti i primi rapporti con personaggi della cultura, soprattutto: 1. Melchiorre CESAROTTI: traduttore dei Canti di Ossian, molto ammirato da FOSCOLO, che ne fa il proprio modello e padre spirituale e con cui scambia per anni fitte corrispondenze epistolari. E’ a lui, docente presso lo Studio padovano, che chiede il primo parere sulla tragedia Tieste, di carattere alfieriano e ricca di fervori giacobini e che sarà rappresentata con un certo successo al Teatro Sant’Angelo di Venezia il 4 gennaio 1797. 2. Vittorio ALFIERI (Asti, 1749-1803): punto di riferimento e poi grande amico (l’unico mortale che Jacopo Ortis desiderava conoscere). Gli invia il testo del Tieste, con dedica personale, alla sua residenza fiorentina, senza visitarlo per rispettarne l’estrema riservatezza. L’astigiano non gli risponde, ma ne apprezza lo stile parlandone con alcuni conoscenti e prevedendone un grande avvenire letterario (superiore, a detta sua, anche a lui!). Divisi inizialmente sull’idea di NAPOLEONE, alla fine FOSCOLO conviene con ALFIERI che il generale còrso sia un tiranno. - Nel 1796 viene pubblicata sul Mercurio d’Italia la sua primissima opera, l’ode La croce. - In questo periodo scrive anche un’altra tragedia, l’ Edippo, rimasta sconosciuta per un secolo e mezzo fino a che nel 1978 l’italianista Mario SCOTTI (Napoli, 1930-2008) non la ritrova fra le carte del fondo Pellico presso l'archivio della Civiltà Cattolica a Roma. L’opera è in cinque atti, impostata sull’impianto narrativo dell'Edipo a Colono di SOFOCLE. L’attribuzione tardiva della paternità dell’opera sta soprattutto nel fatto che l’Autore si cela dietro lo pseudonimo di Wigberto Rivalta. - Risale al 1796 un documento della prima formazione letteraria di FOSCOLO, dal titolo ambizioso Piano di Studj, comprendente morale, politica, metafisica, teologia, storia, poesia, romanzi, critica, arti in cui il giovane registrava le letture, i primi scritti, gli abbozzi delle opere da scrivere. Le sue referenze letterarie classiche sono plurime: CICERONE, MONTESQUIEU, ROUSSEAU, LOCKE, TUCIDIDE, SENOFONTE, SALLUSTIO, gli storici romani, OMERO, VIRGILIO, DANTE, TASSO E MILTON, oltre alla Bibbia. Si ispira anche ad autori contemporanei quali gli inglesi GRAY e YOUNG e gli italiani PARINI e ALFIERI. Nel Piano di Studj si trova l'accenno a un romanzo, Laura, lettere, dalla critica ritenuto il germe originale del romanzo epistolare, concretizzatosi col tempo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Nel Piano di Studj emerge l’intenzione dell’Autore di raccogliere in un solo libretto, col motto Vitam impenděre vero (“Sacrificare la vita per la verità”) dodici Odi da lui scritte, chiaro omaggio agli ideali rivoluzionari (le parole sono riprese dall’incipit di MARAT nel celebre giornale L'ami du peuple). L’opera non viene portata a termine per: a. La necessità per FOSCOLO di un lungo labor limae b. La severità della censura veneziana. Ci restano solo alcune odi: o Ispirate alle Sacre Scritture o Finalizzate a una denuncia etico-politica condizionata dagli eventi francesi o Influenzate dal modello pariniano L’insofferenza (1796-1797) - FOSCOLO inizia a manifestare una certa insofferenza verso la società veneziana e i suoi salotti, votati all'esteriorità e alle convenzioni, e lontani quindi dal suo spirito libero. - Decide allora di effettuare un soggiorno a Padova, stimolato dai fermenti culturali della città come dal desiderio di conoscere CESAROTTI e i suoi seguaci. E’ nel 1796 che lo incontra di persona per la prima volta. - Sempre nel 1796 scrive alcuni articoli per il giornale Mercurio d’Italia che suscitano sospetti nel governo della Serenissima. - Settembre 1796: parte per un soggiorno sui Colli Euganei, non tanto per una persecuzione politica nei suoi confronti (come dice la tradizione), quanto piuttosto per sfuggire a un’epidemia di vaiolo che aveva colpito Padova (oltre, semmai, a una probabile delusione amorosa). - Iniziano a sfaldarsi anche i rapporti con CESAROTTI; pur continuando a seguirne le lezioni all’ Università di Padova (dove poi ritorna nel marzo 1797), FOSCOLO non scrive più al maestro e padre spirituale (entrambi non si menzionano più per circa 6 anni). La ragione è essenzialmente politica: o FOSCOLO aderisce con fervore crescente agli entusiasmi repubblicani, mentre CESAROTTI assiste con disillusione agli sconvolgimenti politici. - Dopo Padova, va a Venezia e poi a Bologna, volontario fra i Cacciatori a cavallo della Repubblica Cispadana. Chiede di esserne presto dispensato per la salute precaria e una ferita. Di fatto, si sente soldato nell’anima e soldato rimane fino a quando riesce a indossare quella divisa, anche al comando di stranieri che magari disprezza in fondo al suo animo, pur di servire la causa della libertà e dell’indipendenza. - Durante il soggiorno bolognese, pubblica l’ode A Bonaparte liberatore chiedendogli di correre verso Venezia a spargere le prime lagrime libere: la Giunta di difesa bolognese ne invia molte copie alla Municipalità di Reggio Emilia il 16 maggio, città cui aveva dedicato la poesia, in quanto questa città era stata la prima a innalzare il tricolore. - dall’altro MONTI non è da meno: Questi è il rosso di pel, Foscolo detto, falso sì falso che falsò se stesso quando in Ugo cangiò ser Nicoletto. Appena arrivato in città, poverissimo ed esule, cerca di procurarsi un impiego che possa provvedere al proprio sostentamento. Scrive subito a Giovanni COSTÀBILI CONTAINI, amico di Vincenzo MONTI, e membro del Direttorio Cisalpino, ma non viene accolto, forse anche per le sue precedenti intemperanze pubbliche in reazione al trattato di Campoformio. Nel frattempo, il poeta entra nel Circolo costituzionale di Milano, ritrovo di patrioti e letterati (fra cui Giovanni PINDEMONTE e Giovanni FANTONI). A partire da fine gennaio collaborò con Melchiorre GIOIA (Piacenza, 1767-1829), economista e politico, per qualche mese al Monitore Italiano, di cui assume la direzione. Il giornale: - offre una visione patriottica e italiana della rivoluzione. - rivendica per la Repubblica Cisalpina l'indipendenza dal governo parigino - si mostra ostile nei confronti del patto di alleanza con la FRANCIA Bologna: politica, giornalismo e depressione (1798-1799) Senza lavoro e infelice per il travagliato amore per Teresa PIKLER, nel settembre 1798 FOSCOLO si trasferisce a Bologna dove collabora a Il Genio democratico, fondato insieme col fratello Giovanni e poi riassorbito dal Monitore bolognese. Da queste colonne riemerge il FOSCOLO vate: attraverso il richiamo all'esempio delle antiche democrazie di GRECIA e di ROMA, cerca di coinvolgere nell'esperienza patriottica i ceti popolari, sempre più esclusi dalla politica attiva. Egli esprime la necessità di una più equa distribuzione delle ricchezze, perché il diritto di proprietà in fatto non ha per origine che la provvidenza della natura, che autorizza ognuno a prevalersi de' suoi doni, e non ha per vero motivo che la sussistenza dell'uomo. Per questo non è accettabile che un picciol numero di possidenti nuoti nell'opulenza, tradendo il patto sociale che è condizione imprescindibile per la sopravvivenza della Repubblica e della democrazia. Inizia a stampare le Ultime lettere di Jacopo Ortis che deve però interrompere alla lettera XLV per l'occupazione di Bologna da parte degli austro-russi (aprile 1799). Forse la pubblicazione dell'opera è possibile grazie all'intervento del bolognese Angelo SASSOLI, che avrebbe agito per conto dell'editore Jacopo MARSIGLI (e all'insaputa dell'autore), completando di suo pugno il romanzo, edito con il titolo Vera storia di due amanti infelici. In realtà FOSCOLO si adira per questo e impone all’editore una rettifica, in cui si sostenga che alle lettere foscoliane siano stati aggiunti i vigliacchi interventi di un altro autore. Come il protagonista Jacopo Ortis (il nome deriva dalla fusione di Jean- Jacques ROUSSEAU e di Girolamo ORTIS, un giovane studente friulano suicidatosi a Padova nel 1796 con un colpo di pugnale, come farà Giovanni FOSCOLO ), anche Ugo tenta il suicidio, ingerendo dell'oppio, forse per l’infelice passione per la Pikler, secondo quanto narrato da lei stessa. Le ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo autobiografico scritto in forma epistolare e rivolto all’amico Lorenzo ALDERANI; l’ultima lettera è rivolta però a Teresa, la giovane donna amata dal poeta. In quest’opera – pur frammentaria ed eccessivamente enfatica - troviamo i germi della futura poesia foscoliana: - Idea della morte come ultimo, desiderato riposo (Sepolcri, alcuni sonetti): La sola morte promette pace - Lamento che tutte le sere vien di sotterra - Corrispondenza fra i vivi e i morti: Se troverai qualche sollievo querelandoti su la mia sepoltura, vieni - Conforto della tomba lacrimata: Il mio spirito doloroso sarà confortato da’ i sospiri di quella celeste fanciulla - Dolore dell’esule di morire in terra straniera: Chi sa ov’io lascerò le mie ossa!. - Il tempo che spazza tutto e l’alterna onnipotenza delle umane sorti: Tutte le nazioni hanno la loro età. In questa atmosfera compone pure il sonetto A Zacinto (prefigurando LEOPARDI): Tu non altro che il canto avrai del figlio O materna mia terra, a noi prescrisse Il fato illacrimata sepoltura Gli elementi della tragedia individuale sono: a. Venezia tradita b. Affetti familiari perduti c. Uomo senza patria d. Uomo senza famiglia e. Uomo senza Dio f. Angoscia del vuoto (in una vita contraddittoria e inutile) Sono gli stessi della tragedia nazionale (che stimolerà fra gli altri Giuseppe MAZZINI). Militare e letterato in alternanza (1799-1801) FOSCOLO nel frattempo si arruola nella Repubblica Cisalpina e combatte con le truppe francesi (la futura Grande Armata) fino alla battaglia di Marengo (1800). Ferito nella battaglia di Cento a una gamba, è arrestato dagli Austriaci durante la fuga e liberato a Modena dalle truppe di MACDONALD. Partecipa poi alla battaglia della Trebbia, quindi – con le truppe del generale francese André MASSENA (Nizza, 1758-1817) - alla difesa di Genova durante l’assedio, e anche qui viene ferito nei pressi di Forte Diamante. Sul piano giornalistico, redige (luglio-agosto 1799, il Discorso su la Italia, esprimendo le speranze dei patrioti italiani che, alleati dei neogiacobini d'oltralpe, chiedono la dichiarazione della Patria in pericolo in FRANCIA, sognando la nascita di una Repubblica Italiana dopo la caduta del Direttorio e l’instaurazione dello stato di emergenza: questa verrà respinta il 14 settembre dal Consiglio dei Cinquecento. Fasi della speranza: 1. Pubblica in ottobre il Discorso, dedicandolo al generale neogiacobino Jean-Etienne CHAMPIONNET (Valence, 1762-1800), anche se le sue illusioni sembrano spegnersi per l’imminente colpo di stato bonapartista. tragediografo Giovanni Battista NICCOLINI (San Giuliano Terme, 1782- 1861), non comprende ancora il sonetto per la morte del fratello, pubblicato nel mese di agosto per i tipi dell'editore milanese Agnello NOBILE insieme con gli altri tredici testi. - Traduce in endecasillabi sciolti e pubblica la Chioma di Berenice di CATULLO (a sua volta traduzione latina da CALLIMACO) con l'aggiunta di un Inno alle Grazie, primo nucleo del poemetto futuro, che attribuisce al poeta alessandrino FANOCLE, accompagnata da quattordici Considerazioni e quattro Discorsi che racchiudono i lineamenti principali della sua poetica neoclassica, ispirata alle idee di WINCKELMANN. L'opera esce a novembre a Milano con l'editore Genio Tipografico, e viene dedicata a NICCOLINI. Foscolo francese (1804-1806) Il 25 novembre 1803 scrive a Francesco MELZI D'ERIL* (Milano, 1753- 1816), vice presidente della Repubblica Italiana: È tempo che un giovine di venticinque anni abbandoni l'ozio letterario, e chiede di rientrare nell'esercito napoleonico in qualità di “capo-battaglione”. In pratica vuole partecipare alla programmata invasione dell'INGHILTERRA, che NAPOLEONE non avrebbe poi messo in atto. La divisione italiana, pronta a partire per la Francia, è comandata dal generale Domenico PINO. Egli però non è ben voluto da Gioacchino MURAT, che si è visto preso di mira nell'Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione (1802); viene perciò arruolato solo nel giugno 1804 e solo come capitano di fanteria aggiunto. Dopo un breve passaggio per Parigi, giunge a Valenciennes. In FRANCIA (soprattutto al nord) vive fino al 1806, occupandosi degli approvvigionamenti, senza combattere; viene messo anche a guardia di un gruppo di profughi inglesi, guardati con sospetto da NAPOLEONE. A Valenciennes conosce una giovane inglese (da cui impara la lingua), Lady Fanny EMERYTT HAMILTON, da lui chiamata anche Sophia, dalla quale avrà una figlia nel 1805, Mary, che egli chiamerà sempre Floriana, e di cui sarà ignaro per molto tempo; la rivedrà dopo molto tempo in INGHILTERRA e sarà il conforto dei suoi ultimi anni. Nel soggiorno francese, va anche a Calais, Lilla e Boulogne-sur-Mer, per vari incarichi militari.. Il 20 marzo 1805 diventa capo di battaglione delle truppe italiane. Nonostante incarichi militari e spostamenti, prosegue l’attività letteraria: - alcuni saggi di traduzione dall'Iliade, - l'epistola in versi sciolti al Monti, Se fra' pochi mortali a cui negli anni - l’inizio della la traduzione del Sentimental Journey di STERNE che lo porterà alla stesura, nel 1812, dei sedici capitoletti scritti in una prosa ironico-allusiva della Notizia intorno a Didimo Chierico. Si tratta di un personaggio immaginario sotto cui FOSCOLO nasconde la propria identità, come STERNE aveva fatto con il personaggio shakespeariano. Il nome Didimo è probabilmente quello del grammatico alessandrino del I secolo. 1806: - 15 gennaio: da Boulogne-sur-Mer ottiene dal Generale di Divisione Pietro TEULIÉ, un “permesso con intero trattamento per quattro mesi”, per poter rivedere dopo un decennio la famiglia e per «interessi personali». Lascia allora la FRANCIA all'inizio della primavera, dopo un nuovo passaggio a Parigi, in cui incontra Alessandro MANZONI, che allora abitava nella capitale francese insieme con la madre Giulia BECCARIA e che lo accoglie con freddezza. Il poeta milanese, di sette anni più giovane, ha già iniziato la carriera letteraria, ispirandosi ad ALFIERI, PARINI, MONTI e allo stesso FOSCOLO, e ha appena composto il carme In morte di Carlo Imbonati. - Compone (1806) e pubblica (1807) il carme Dei sepolcri (pubblicati a Brescia, stampatore BETTONI). - Il carme ha un motivo occasionale di composizione nell’editto napoleonico di Saint-Cloud (12 giugno 1804) in cui si stabiliva che: o i morti non fossero più seppelliti nelle chiese, ma nei cimiteri, fuori delle città o le lapidi funebri fossero tutte di eguale misura o le loro iscrizioni venissero sottoposte a un severo controllo - Queste disposizioni: o nascevano da motivi igienici o rispecchiavano le tendenze egalitarie della Rivoluzione Francese 1. Alla sua ideazione concorrono: a. alcuni precedenti inglesi e francesi di poesia sepolcrale b. vari scritti di eruditi italiani sul rapporto fra sepolcri e comunità dei viventi c. il poemetto I cimiteri di Ippolito PINDEMONTE (rimasto incompiuto), di cui FOSCOLO discute con l’autore, che vuole difendere il sentimento religioso cristiano che gli sembrava calpestato dall’editto napoleonico. 2. FOSCOLO parte, nell’immaginare il carme, che dedica proprio a PINDEMONTE, da un concetto materialistico e da un sentimento pessimistico: * il tempo, secondo lui, travestendo e modificando tutte le forme e le apparenze dell’universo, travolge e inghiotte le vite, i nomi e le memorie degli uomini * dopo le esequie non esiste più nulla (morte = nulla eterno) * ai defunti in fondo non giova giacere dentro una tomba, sotto una lapide che ne ricorda il nome, piuttosto che in una sepoltura comune, mescolate a quelle di ignoti * i superstiti si illudono che qualcosa resti dei loro cari quando adornano i sepolcri di fiori o vi parlano mormorando frasi gentili * questa illusione, però, perpetua l’esistenza umana troncata dalla morte, facendo sopravvivere negli spiriti rimasti vivi lo spirito del trapassato. * In questo senso è indispensabile il culto dei morti e delle tombe, perché stimola gli animi dei sopravvissuti a perpetuarne le gesta. del ministro VACCARI), a motivo delle chiare allusioni antifrancesi. 1812: - 12 agosto: abbandona Milano e – dopo un breve soggiorno nel castello di Belgioioso a Pavia - si trasferisce a Firenze, dopo aver fatto tappa a Piacenza, Parma e Bologna, città in cui incontra l'amica Cornelia Rossi MARTINETTI. Questo sarà uno dei momenti più tranquilli della sua esistenza. - 17 agosto: alloggia un paio di mesi all' albergo delle Quattro Nazioni, dove inizia la stesura dell'inno Alle Grazie, che si concretizza:  nella cosiddetta Prima redazione dell'Inno  con ampliamenti e rielaborazioni, nella Seconda redazione 1813: - Aprile: il carme tripartito Alle Grazie si realizza in modo definitivo  Dedicato allo scultore Antonio CANOVA (che lavorava al gruppo scultoreo delle Grazie) è un complesso di tre inni, intitolati a: 1. Venere (simbolo di natura generatrice e bellezza) 2. Vesta (simbolo dell’ingegno) 3. Pallade (simbolo della virtù)  Non sono un momento della vita del poeta , ma un suo lungo contemplare per la vita (Francesco Flora)  Intende celebrare i motivi più nobili della civiltà umana, appunto impersonati nelle Grazie. Esse nacquero quando Giove concesse ai mortali “beltà ingegno virtù” e al nascere delle Grazie nacquero musica, ballo, gratitudine, amor di patria, pietà dei mali altrui.  Le Grazie non sono opera di poesia, ma lezione con accessori poetici (Francesco De Sanctis)  Aspetto politico: non può santamente celebrare le Grazie – dice FOSCOLO – chi non ama la patria. Affiorano qua e là l’atteggiamento antifrancese del poeta e il suo spirito nazionalistico. - Si trasferisce per un breve periodo a Casa Prezziner, in Borgo Ognissanti, a Firenze, e si trasferisce poi alla villa di Bellosguardo, dove trascorre un periodo di:  intensi affetti (prima Eleonora NENCINI, poi la senese Quirina MOCENNI MAGIOTTI)  soddisfazioni mondane (frequenta il salotto della contessa d’ALBANY (di cui è ospite fra gli altri il pittore François-Xavier FABRE, 1766-1837).)  lavoro creativo: 1. Si impegna in ambito mitologico 2. Scrive la tragedia Ricciarda, rappresentata nel 1813 3. Riprende la traduzione del Viaggio sentimentale di Yonek di Ludovico STERNE, pubblicato lo stesso anno e corredato – come detto - della Notizia intorno a Didimo Chierico 4. Traduce altri canti dell'Iliade. L’addio all’Italia (1813-1827) Ugo FOSCOLO ritorna in patria per: a. Imminenza della caduta di NAPOLEONE b. Crollo del Regno Italico Lui vorrebbe uno stato libero da ogni denominazione straniera, ma capisce che ciò non è possibile, a motivo di: a. Egoismi e passività dei cittadini b. Odi bestiali (fra cui quelli che portano all’assassinio del ministro dell’economia Giuseppe PRINA, 20 aprile 1814) - Inizia così il suo esilio volontario (Brescia-Venezia.-Padova- Bologna-Firenze), periodo 1813-1814.  Il politico lascia il posto al poeta e allo scrittore. Compone: 1. Ricciarda (tragedia che riscuote maggiore successo) 2. Le Grazie (poema incompiuto, sulla scia dei Sepolcri), dedicato a tre donne gentili, evidenziate nel secondo dei tre inni da cui è composto): a. Eleonora NENCINI (che rappresenta la musica), b. Cornelia MARTINETTI (che rappresenta la poesia) c. Maddalena BIGNAMI (che rappresenta la danza). Dopo la sconfitta di Napoleone BONAPARTE a Lipsia (ottobre 1813) e l'abdicazione del 1814, FOSCOLO ritorna ancora a Milano:  riprendendo il proprio grado nell'esercito  compiendo un disperato tentativo di raccogliere uomini disposti a sacrificarsi per la città. L’ arrivo in città degli Austriaci abbatte la sua fiducia in una futura Italia indipendente. - Nonostante la sua fedeltà al viceré Eugenio di BEAUHARNAIS (ultima speranza del cosiddetto "partito francese"), alla fine decide di non opporsi con le armi ai vincitori. - Ha un momento di esitazione, quando il governatore austriaco feldmaresciallo BELLEGARDE gli offre di collaborare con il nuovo governo, dirigendo una rivista letteraria, la futura Biblioteca italiana. 1. Foscolo accetta e stende il programma della rivista 2. Interviene però l'obbligo di giuramento al nuovo regime 2. una selezione di capitoli della traduzione del Viaggio sentimentale sterniano.  Mantiene contatti epistolari con alcuni amici (suo fedele corrispondente è Silvio PELLICO, cui aveva affidato a MILANO alcuni documenti).  I suoi risentimenti sempre più aspri contro il mondo intellettuale e politico italiano complicano anche i suoi rapporti con i molti italiani in esilio a Londra, fra cui Federico CONFALONIERI, Giovanni BERCHET, Giovita SCALVINI e Camillo UGONI.  Seguono poi difficoltà economiche e morali in cui trascorrerà gli ultimi undici anni di vita. Gli ultimi anni li vive in assoluta povertà (speculazioni sbagliate, vita prodiga) Con Firenze ha solo contatti da lontano, attraverso Gino CAPPONI, che lo conosce e apprezza nel viaggio a Londra, 1819-1820:  con lui studia il progetto di una nuova testata di proiezione europea, da realizzarsi a Firenze: l’ Antologia. 1817: - 28 aprile: a Venezia muore la madre; come attività, si occupa solo della situazione delle Isole Ionie, scrivendo tre articoli. E’ il periodo dell’attività editoriale e giornalistica oltre che dello studio della letteratura italiana (soprattutto DANTE- PETRARCA-BOCCACCIO). Ben presto però si profila per lui il dissesto economico dovuto a: 1. Vita troppo signorile 2. Carattere difficile (che lo isola) 3. Alcune speculazioni avventate in affari. Con Firenze ha solo contatti da lontano, attraverso Gino CAPPONI, che lo conosce e apprezza nel viaggio a Londra, 1819-1820: - con lui studia il progetto di una nuova testata di proiezione europea, da realizzarsi a Firenze: l’ Antologia. 1824: - 1824-1825: compone una Lettera apologetica, destinata a:  difendere il suo comportamento negli ultimi anni del regime napoleonico  Giustificare la scelta dell’esilio. - Viene incarcerato per debiti. Uscito dal carcere, è costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome (Lord EMERYTT, dal nome della figlia) per sfuggire ai creditori. Floriana, di cui era stato nominato tutore legale dalla nonna Lady WALKER, lo assiste con devozione nei suoi ultimi anni. A Londra, FOSCOLO fa anche una proposta di matrimonio alla diciannovenne CAROLINE RUSSELL, figlia di un importante magistrato, ma lei la rifiuta. Per la vita dispendiosa, consuma anche l'eredità di 3000 sterline lasciate dalla WALKER alla nipote, cosicché entrambi devono trasferirsi in quartieri poveri e malsani, dove il poeta contrae una malattia respiratoria, probabilmente la tubercolosi. 1825: - diventa insegnante di italiano in un istituto femminile 1826: - fa domanda per ottenere la cattedra di italiano all'Università di Londra, da poco istituita. Morte e posterità Povero e debole, gli viene diagnosticata una malattia al fegato, esito probabile di tubercolosi miliare, che fa peggiorare ulteriormente le sue condizioni di vita; si trasferisce allora nel piccolo sobborgo londinese di Turnham Green, dove si ammala di idropisia polmonare, stadio finale della malattia, per la quale è inutilmente operato due volte dal medico italiano che lo assiste. Muore il 10 settembre 1827 a 49 anni; la figlia morirà circa due anni dopo a soli 24 anni. Viene sepolto nel cimitero di Chiswick, a spese del banchiere quacchero GURNEY, suo amico. Nella tomba gli vengono messe due monete di rame sugli occhi, secondo un rituale greco antico. 1. Da pochi mesi, Giuseppe MAZZINI ha inviato un saggio sull’ Amor patrio di Dante, firmandosi Un italiano (non viene pubblicato per accento e toni focosi). a. Per inciso la stessa firma, come epigrafe, verrà nel 1994 collocata sulla lapide della tomba di Giovanni SPADOLINI al Cimitero delle Porte Sante a San Miniato al Monte a Firenze. 2. Venti anni dopo, MAZZINI - stavolta lui in esilio a Londra – tradurrà e raccoglierà gli scritti di FOSCOLO (su incarico retribuito dell’editore LE MONNIER). Estate 1871: a Firenze, che sta per lasciare lo scettro di capitale a Roma, vengono traslate le spoglie mortali di FOSCOLO nella basilica di Santa Croce, tempio delle itale glorie cantato nei Sepolcri. Sul monumento funebre, collocato accanto a quello dell’amico Vittorio ALFIERI, vengono incisi versi del suo celebre carme: Ma più beata ché in un tempio accolte / Serbi l'itale glorie, uniche forse / Da che le mal vietate Alpi e l'alterna / Onnipotenza delle umane sorti / Armi e sostanze t'invadeano ed are / E patria e, tranne la memoria, tutto I suoi resti tornano così alla sua patria, come egli aveva desiderato, con una grande celebrazione voluta dal nuovo Regno d'Italia. 3. Quirina MOCENNI MAGIOTTI: a. Donna gentile, fiorentina, che lo aiuta nella transizione dalla politica alla letteratura (lui sarà l’unico uomo della sua vita). 4. Isabella TEOTOCHI, divenuta contessa ALBRIZZI (2° fase): a. Con lei FOSCOLO intrattiene nuovamente una fitta corrispondenza negli ultimi anni della sua vita (lei morirà nel 1836). Il pessimismo foscoliano Il pessimismo di FOSCOLO nasce dalla sua concezione della vita del mondo e della storia. Vita del mondo Secondo i princìpi del materialismo e del meccanicismo, FOSCOLO vede nella vita del mondo: a. Un’incessante trasformazione della materia (per lui è materia anche l’animo umano) b. Un meccanismo di forza e di moto privo di finalità. Storia Nelle stesse vicende storiche: - vede dominare in modo fatalistico la forza e la necessità, non il progresso - vede calpestati e negati gli ideali di libertà e di giustizia Entrambe le concezioni sono per il poeta fonte di desolazione e di sconforto. Quello di FOSCOLO è però un pessimismo attivo, nel senso che: a. non si rifiuta alla vita b. lo slancio del sentimento supera lo sconforto del pessimismo, che diventa una sorta visione attiva ed eroica : l’uomo, col suo pensiero e la sua arte tende a dominare e a infrangere le leggi inesorabili della materia e del tempo (Sapegno). La politica e la letteratura di FOSCOLO e MONTI Se Vincenzo Monti fu lo specchio dell’Italia fra i due secoli, Ugo Foscolo ne fu la coscienza (Momigliano) L’amore per la patria: - in MONTI è motivo occasionale di poesia (la passata grandezza dell’ITALIA è un accorato ricordo) - in FOSCOLO è uno dei motivi che animano le opere principali (Ortis, Sepolcri), e il ricordo diviene tradizione sacra e culto propulsore. Il classicismo: - In MONTI è imitazione, decorazione, fonte, in una parola superficie - In FOSCOLO è purificazione della sua anima romantica, elevazione delle sue malinconie e dei suoi turbamenti verso un mondo ideale, in una parola purezza poetica Il romanticismo: - In MONTI è motivo di molle commozione e uno dei tanti stimoli esterni alla sua poesia - In FOSCOLO è pathos profondo, espressione della sua anima scossa da passioni e inquietudini di una moderna forma di sentire. - Gli elementi romantici tipici di FOSCOLO sono irrequietudine, tormento, ricchezza di esperienze sentimentali e culturali. Elementi, questi, ben individuabili nel suo grande Epistolario. In pratica, MONTI è specchio, FOSCOLO coscienza. Il primo avverte il sentimento di patria con sincerità, il secondo esprime con profondità l’amor di patria e il culto delle tradizioni storiche. Frasi significative 1. Io non odio persona alcuna, ma vi son uomini ch'io ho bisogno di vedere soltanto da lontano. (Ugo Foscolo) 2. La beatitudine di sentirsi amato addolcisce ogni dolore. (Ugo Foscolo) 3. Una parte di uomini opera senza pensare, una parte pensa senza operare, pochi operano dopo aver pensato. (Ugo Foscolo) 4. Il coraggio non deve dar diritti per soverchiare il debole. (Ugo Foscolo) 5. È meno male non avere leggi, che violarle ogni giorno (Ugo Foscolo) 6. Sol chi non lascia eredità d'affetti poca gioia ha dell'urna (Ugo Foscolo) 7. Noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl'italiani (Ugo Foscolo) 8. Non esistono errori, ma opportunità per conoscere le cose. (Ugo Foscolo) Citazioni significative 1. E’ gran tempo ch’io ti considero come l’unico vero, sommo italiano, e quindi persona sacra e serbata dal destino a mostrare che Alfieri fu pianta naturale di questa terra e non sterile prodotto del caso. (Silvio Pellico) 2. Foscolo è prosatore mediocre; gonfio e sforzato nelle frasi, ambiguo e incerto nelle parole, di concetti o esagerati, o vieti o non maturi, e dominato perpetuamente da una paura puerile del senso comune nel pensare e nell’esprimersi. (Ruggero Borghi)
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