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Ulrich Beck e Covid-19, Appunti di Sociologia

Analisi dei collegamenti tra la teoria di Beck ed il Covid-19

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 01/01/2021

giovanni99989
giovanni99989 🇮🇹

5 documenti

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Scarica Ulrich Beck e Covid-19 e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Tesina individuale di Giovanni Battista Zoso Risk society Vivere in una società globalizzata e tecnologica come la nostra significa dover affrontare e convivere quotidianamente con rischi e minacce di diversa natura. Colui che più si è concentrato sulla tematica è stato il sociologo tedesco Ulrich Beck, che nell’opera ‘Risk society’ del 1986 ha introdotto una teoria focalizzata sul concetto di rischio, intendendolo come prodotto della modernità e dello sviluppo industriale. Con questa tesina si intende dunque far luce sui punti principali del pensiero dell’autore, interpretandone il significato in relazione alle più importanti teorie sociologiche analizzate durante il corso. Quali significati assumono quindi i concetti di rischio e di risk society in relazione alla teoria di Beck? Il rischio viene definito come la conseguenza diretta dell’esistere e dell’operare nell’epoca moderna: esso è il risultato del processo di industrializzazione ed in quanto tale non è possibile non considerarlo come una componente dello sviluppo tecnologico. Con risk society, invece, l’autore intende la società che si crea in relazione ad un ambiente dominato dalle minacce esterne, riferendosi ad essa come una seconda fase della modernità in cui, a differenza del periodo post-rivoluzione industriale, non si è più concentrati sulla distribuzione dei beni (intesi come profitto), quanto più su quella dei mali (intesi come rischi). È osservando una società del rischio da questo punto di vista che la si può ricondurre al pensiero di Marx, notando come nell’era moderna i diversi attori di mercato siano collocabili in classi diverse non più a seconda del possesso di capitale o dei mezzi di produzione, quanto più in relazione al fatto che siano in grado di sottrarsi o meno al rischio. Questo comporta che la distribuzione delle minacce esterne non sia omogenea e che la capacità di definire e di prevedere nuovi rischi possa essere sfruttata a proprio vantaggio. A sostegno di quanto appena affermato basti pensare alla crisi finanziaria del 2008 causata dal crollo dei mutui sub-prime che, pur avendo affossato alcuni grandi nomi di Wall Street, ha principalmente colpito piccoli e medi risparmiatori. Quanto è successo non ha però avuto gravi ripercussioni solamente sul sistema economico americano, bensì anche su quello di molti altri paesi. Questo si spiega procedendo nell’analisi di Beck, che partendo dal fenomeno della globalizzazione, introduce il concetto di global risk, ovvero una tipologia di rischio che: - non è localizzabile: cause e conseguenze non sono riconducibili ad un’area limitata - non è calcolabile: le conseguenze sono ipotetiche e solo in parte calcolabili - non è compensabile: una volte che una catastrofe di queste dimensioni avviene non è possibile tornare indietro ed il sistema è cambiato in modo irrevocabile A loro volta queste caratteristiche si sviluppano lungo tre direzioni: - spaziale, in quanto i rischi non rispettano il concetto di stato-nazione - temporale, in quanto non abbiamo la possibilità di usare il passato come chiave di lettura per il futuro - sociale, in quanto le cause e le conseguenze non sono più riconducibili ad un’unica classe Questo comporta che i rischi della modernità, ovvero quelli globali, non possano essere affrontati in modo individuale, bensì debbano essere anticipati e gestiti collettivamente. È ciò che intende l’autore quando parla di cosmopolitan moment, ovvero la condizione umana per cui i global risks, estendendosi al di sopra dei confini tra gli stati, portano alla formazione di coalizioni tra paesi che altrimenti non avrebbero mai collaborato, portando a scenari inediti. Beck ritiene quindi che al fine della sopravvivenza e del superamento del cosiddetto stato di emergenza sia necessario un forte senso di unità nei periodi di rapidi cambiamenti. Esempi come il protocollo di Kyoto e l’accordo di Parigi sono significativi, in quanto mostrano come dinanzi ad una minaccia della portata del cambiamento climatico sia necessario l’intervento coeso da parte di più stati, al fine di contenere i rischi che ne derivano e di evitare possibili catastrofi. Posto che il sistema costruito da Beck sia incentrato sul rischio e sulla sua prevenzione, rimane da valutarne l’aspetto dinamico e il modo in cui questo riesca ad evolversi. Mediante la teoria della modernità riflessiva, elaborata collaborando con i sociologi Anthony Giddens e Scott Lash, è possibile spiegare quali siano le modalità con cui la risk society si proietti nel futuro. Il meccanismo risulta simile al modello del cambiamento sociale L-I-G-A di Parsons, nel quale si assume che il cambiamento derivi da uno shock culturale per poi condizionare le altre tre dimensioni del sistema. Nella teoria della riflessività, infatti, gli autori affermano che la “nuova” modernità si genera in opposizione al modello latente e come conseguenza le istituzioni tradizionali che lo caratterizzavano perdono di significato; il risultato è che queste vengano sostituite da nuove forze transnazionali, come le corporazioni o le ONG. Similmente a quanto previsto dallo stesso Parsons, la conseguenza è la progressiva individualizzazione degli uomini, che conduce ad una seconda fase della modernità. Se è vero dunque che dalla nascita di minacce globali si possono sviluppare legami di
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