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ultime lettere di Jacopo ortis, Schemi e mappe concettuali di Storia Delle Codificazione Moderne

spiegazione sintetica dell'opera di Foscolo, con brevi cenni alla sua vita e alla sua poetica

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 14/06/2023

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Rachele_001 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ultime lettere di Jacopo ortis e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Delle Codificazione Moderne solo su Docsity! Le ultime lettere di Jacopo Ortiz, romanzo epistolare, la cui composizione impegno allungo l’autore. I primi abbozzi sono del 1796 l'edizione definitiva è del 1817. La vicenda prende inizio in coincidenza del trattato di Campoformio, nel quale Napoleone cedette all'Austria Venezia, deluso da Napoleone, Jacopo decise così the ritirarsi sui colli euganei. Qui si innamora di Teresa, il padre di lei intende però darla in moglie all ricco Odoardo. Jacopo tenta di dominare la passione allontanandosi da Teresa e viaggiando attraverso l’Italia. Il racconto del viaggio occupa la seconda parte del romanzo, tra le soste più importanti vi sono quella Milano, dove incontra Parini, e quella Ventimiglia, dove si svolge una meditazione pessimistica sulla storia e sulla società umana. Tornato e con le euganei dopo aver appreso delle nozze di Teresa, la incontra per l'ultima volta strappandole un bacio, qui si pugnala al cuore. L'originalità del romanzo epistolare si fonda sul taglio autobiografico dell'opera, nel quale Foscolo proietto il proprio carattere impetuoso e passionale, e le proprie specifiche esperienze politiche e sentimentali. Nell'opera converge una strozzatura della cultura illuministica. È venuta meno ogni fiducia positiva nei valori civili e nella storia, che è vissuta come territorio dominato dal caso e dall’irrazionalità. Un'oscura turbamento il razionale minaccia il soggetto dall'interno fino a trasformare la sua fedeltà ai valori in rovina e autodistruzione, questa forse il razionale si esprime negli stati d'animo eccessivi. Il tema del sacrificio si affida ai soli di riferimenti scritturali: la morte di Jacopo viene pertanto ad assumere connotati Cristo logici del sacrificio di redenzione, la stessa data 25 marzo rimanda alla passione di Cristo. Si tratta però di un sacrificio di dubbia efficacia perché è ormai è venuta meno la possibilità di un riscatto. Alla poesia spetterebbe il compito di unificare i contrasti interiori del soggetto, di purificar nelle passioni, di trasmettere un senso di equilibrio di armonia e di durata capace di vincere le oscure forse che regolano la vita umana. D'altra parte il tentativo della poesia è per Jacopo un tentativo mancato, ed egli scrittore fallito, deve prendere atto dell'impossibilità di affidarsi al riscatto e alla consolazione dell’arte. Una possibilità di equilibrio è indicata nella figura di Lorenzo Alderani, altro AlterEgo del poeta, parte del poeta che è destinata a confluire, nella maturità foscoliane, nel mito di Dimino Chierico. Perché Foscolo possa proiettarsi in quest'ultimo è necessario che vengono bruciati e superati tutti i miti addensati attorno al romanzo, in particolare il mito della giovinezza. L'impossibilità di Jacopo a uscire dalla giovinezza corrisponde al rifiuto della realtà storica ed esistenziale. Il suicidio non libera Foscolo dai fantasmi, non vale da catarsi. Il mito della giovinezza lascia il posto a miti di rinuncia, distacco, di perdita, come quelli dell'esilio e della tomba. L’INCIPIT DEL ROMANZO: questa è la prima lettera del romanzo, Jacopo si rivolge all'amico Lorenzo mentre con il trattato di Campoformio Napoleone cedeva la Repubblica veneta all’austria. Il crollo dell'illusione politica porta con sé il crollo di tutte le altre, cosicché il romanzo si apre sotto una suggestione eroico-negativa di stampo alfieriano. Jacopo ha lasciato Venezia, per ritirarsi sui colli euganei, per sfuggire alle persecuzioni che contro di lui compieranno gli austriaci. Jacopo è uno studente universitario che ha sostenuto le armate napoleoniche, confidando negli ideali della rivoluzione francese e nella prossima liberazione del suo paese. Per questo il trattato di Campoformio risulta per lui non solo insostenibile tradimento morale, ma anche un evento storico destinato a cambiargli la vita. L'incipit del romanzo presenta subito una propensione lirica nella serie di un endecasillabo e due quinari: "Il sacrificio della patria nostra, è consumato, tutto è perduto”. Il tono è solenne e di una esibita drammaticità. In queste righe infatti sono già preannunciati i temi della morte e del suicidio, ma anche il desiderio che la propria vita sia prolungata nel ricordo dei buoni e dei giusti "il mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da pochi uomini buoni.” CONTRO NAPOLEONE: in questa lettera Jacopo dichiara la propria avversione nei confronti di Napoleone, il quale ha tradito gli ideali di libertà ai quali si appellava la rivoluzione ed è divenuto un tiranno non curante del destino dei popoli. Jacopo passa quindi ad analizzare la società italiana, denunciando l'immaturità e l'inadeguatezza di tutti i ceti sociali, e prefigurando una loro maturazione progressiva che prescinda da cambiamenti rivoluzionari. Questa lettera aggiunta all'edizione del 1816 rappresenta le posizione di Foscolo dopo il distacco dagli ideali rivoluzionari: un riformismo appassionato ma astratto. L’AMORE PER TERESA: È la lettera del 12 maggio 1798. In questa zona del romanzo Jacopo ha scoperto il suo amore per Teresa. Il taglio letterario di questo testo è sottolineato da alcuni riferimenti alla tradizione poetica in particolare a quella di Petrarca "l'ho adorata pieni di spavento come se l'avessi veduta discendere dal paradiso" rimanda alla canzone "chiare, fresche e dolci acque di Petrarca. Più in generale la natura lirica e descrittiva del brano e testimoniata dal taglio esclusivamente soggettivo, del tutto filtrata dalla sensibilità e dalla emotività del narratore; Teresa è assente dal contesto narrativo: la donna proprio come nella lirica stilnovista si definisce come il pura ipotesi dell’innamorato. La passione di Jacopo è in parte innalzata verso una dimensione sacra cioè sublimata; per un altro definita secondo caratteri di morbosa sensualità.n un riferimento esplicito alla sublimazione si trova all'apertura della lettera "non ho osato no, non ho usato”, le forme del corpo di Teresa sono definite "angeliche" e la mano con la quale ha toccato il capelli e il seno è divenuta sacra. Tutta la confessione si conclude con un'intensa preghiera rivolta a Dio, al quale spetterebbe la volontà di unire Jacopo e Teresa. Più insistenti sono i tratti di torbida sensualità, riscontrabili nella prima metà della lettera. La descrizione del corpo dormiente di Teresa ne definisce la posizione in termini di languido abbandono: "giace il suo bel corpo abbandonato sopra un sofà, un braccio le sosteneva la testa e l'altro pendea molle.” Le vesti risultano aderenti al corpo, così da lasciarne trasparire le forme”. La mano di Jacopo accarezza la donna ignara sfiorandole i capelli e il seno, si avvicina alla sua bocca quasi per baciarla. La compresenza dei due motivi rivela la doppia natura del romanzo: appassionata e torbida da una parte; desiderosa di sublimazione di distacco dall’altra. LA LETTERA DA VENTIMIGLIA : È riportata in questa lettera una delle scene più celebri del romanzo. In essa Jacopo espone una rappresentazione sconsolata e pessimistica tanto delle vicende storiche quanto della condizione esistenziale dell'uomo, costretto a un dolore senza senso. La lettera si colloca nella seconda parte del romanzo, dedicata alle peregrinazioni di Jacopo: il protagonista si è allontanato da Teresa e, a seguito della delusione politica, si rifugiò in Francia, il suo viaggio si interrompe però a Ventimiglia. Qui guardando il paesaggio desolato Jacopo descrive all'amico Lorenzo e medita sulla crudeltà della storia, sulle sciagure della patria, sulla vanità delle virtù, sulle sventure umane. Alla fine capisce che fuggire è inutile, e decide di tornare in Italia dove almeno la sua morte sarà consolata dal pianto delle persone care. Il brano può essere diviso in quattro parti: la prima (1-11) Viene descritta la natura selvaggia della zona di Ventimiglia, un paesaggio montuoso e pieno di ghiacciai e burroni; nella seconda (12-22) Jacopo riflette sulla situazione politica dell'Italia, una nazione che non ha più il prestigio conquistato nell'epoca romana; nella terza (23-70) Sono espresse le amare considerazioni sulla vita umana: l'universo risulta regolato da un ciclo di nascita e morte, per cui la storia appare come una lotta senza senso che produce solo sofferenza; nella quarta (71-94) viene analizzato il destino di Jacopo, che comprende l'inutilità della sua fuga in quanto non esiste un luogo libero dal dolore e decide di tornare a morire in patria. L'ultimo pensiero è per Teresa, sentito ormai come un'illusione perduta. La lettera ospita una meditazione dolorosa e pessimistica della storia che sembra preannunciare la scelta del suicidio. L'ottimismo illuministico lascia il posto alla disperazione e al pessimismo, Foscolo smaschera i i valori del suo tempo e sembra anticipare alcuni temi del romanticismo: l'amore per la patria, la natura distruttiva e selvaggia, l'individualismo e l'infelicità del soggetto. In questa prospettiva il suicidio rappresenta un atto di autoaffermazione, l'unica risposta possibile alla disperazione e al crollo delle speranze politiche. ALL’AMICA RISANATA: Questa è la più matura delle due odi foscoliane. Essa fu composta fra la primavera del 1802-1803 per Antonietta Fagnani Arese, amante del poeta. Costei era stata a lungo malata durante l’inverno, e il componimento saluta, come dice nel titolo, il ristabilirsi della sua salute. Il testo rimanda più che alla tradizione arcaica, al modello pariniano, con riferimento alle ultime odi. L’ode presenta una struttura formale. Il testo si divide in due parti: la prima rappresenta la guarigione della donna e il suo ritorno in società; la seconda contiene esempi di donne la cui bellezza fu eternata e divinizzata dalla poesia. Il passaggio dalla prima alla seconda parte avviene nella strofa che va dal verso 49-54. Il rigore della struttura è rappresentato anche dalla corrispondenza tra l’apertura e la chiusura dell’ode: all’inizio la donna si alza dal letto come venere dal mare; alla fine, l’amata sarà deificata grazie al poeta nel regno anticamente governato da venere. La struttura classicistica dell’ode si rivela nella straordinaria raffinatezza formale. Il
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