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ultime lettere di jacopo ortis, riassunto per libro, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

riassunto libro ultime lettere di jacopo ortis

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 27/10/2022

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Scarica ultime lettere di jacopo ortis, riassunto per libro e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ORTIS 11 ottobre  Jacopo, un personaggio moderno, si confronta con l’antichità più volte. Guarda il passato, ma c’è anche un’ambivalenza.  Jacopo esprime la sua delusione riguardo il trattato di Campoformio, dove Napoleone ha lasciato la Venezia a morire, essenzialmente.  Jacopo si vede come una vittima sacrificale, tradito dai francesi per il trattato di Campoformio e perseguito dagli austriaci per le sue tendenze liberali.  Il suicidio viene richiamato diverse volte: all’inizio dell’opera richiama al suicidio con il coltello, che è un’anticipazione di quello che accadrà. Il testo tragico, fin dall’antichità, ha elementi della premonizione della morte oppure fine funesta.  La morte della patria spinge Jacopo a desiderare la morte. 13 ottobre  Jacopo ha una premonizione di morte nella sua terra natale, c’è il tema del patriottismo e dell’esilio: Jacopo si sente sradicato dalla sua terra.  È considerato come un malavventurato che non è in grado di compiere un percorso lineare e costruttivo. 16 ottobre  Viene introdotta Lauretta, un personaggio ricorrente che viene visto attraverso le lenti di Jacopo. Lauretta perse il suo amato Eugenio e Jacopo dice che non l’amava ma l’avrebbe sposata perché gli faceva un po’ pena.  Ha un elemento intellettuale, il rapporto con i libri, perlopiù antichi (come il Plutarco), instaurando il suo rapporto con la modernità: lui ormai ci appartiene a questo periodo dove tutti i valori sono morti, vive ed è un uomo disincantato. 18 ottobre  Entra in scena Michele, un’ombra di Jacopo.  Diversi riferimenti a Plutarco nell’educazione.  Jacopo si scontra in pieno con l’ideologia della premodernità: disillusione davanti all’antichità. 23 ottobre  Jacopo torna in campagna, insieme a Odoardo, figura moderna che rappresenta la mediocrità e la pochezza, disprezzato immediatamente da Jacopo.  Jacopo è in pace ma si definisce comunque un fuggiasco, inizia a leggere il Plutarco ai cittadini analfabeti del villaggio. Riesce comunque a farsi carica di questo ruolo. Legge anche Timoleone ai cittadini, che è citato anche da Alfieri.  Appare il signor T, padre di Teresa e personaggio importante che sarà ricorrente. Jacopo ha una buona opinione sul signor T, dicendo che le sue virtù (il colto ingegno e la somma onestà) erano tenute in alta considerazione nell’antichità, però al giorno d’oggi non sono possedute impunemente. Di nuovo mette in contrasto con il passato. 24 ottobre  Si rivela il carattere impetuoso di Jacopo, che diventa irrequieto e afferra il collo di un contadino che stava rovinando il suo orto.  Il contadino rivela che rubava poiché le fave di suo padre furono rubate dall’ortolano, e Jacopo gli chiede se è questo che suo padre gli ha insegnato, il contadino risponde che così fanno tutti gli uomini: temi delicati del padre e dell’insegnamento. Il padre è importante poiché simbolo dell’insegnamento. Jacopo il giorno prima voleva instaurare valori millenari ma ora si trova coinvolto nella legge della società. 26 ottobre  Jacopo incontra Teresa e subito la idealizza tramite il lessico della donna angelica e pura (“divina fanciulla”). Il ritratto angelizzato sarà poi ribaltato in uno passionale, sensuale ed erotico.  Questa è la prima volta che Jacopo dice che è tornato a casa “con il cuore in festa”, la bellezza basta per far addormentare le tristezze vissute nella vita, ma scrive anche che può essere fatale il suo amore (da ricontrollare). Dice che ha senso se è destinato ad avere l’anima sempre in tempesta. 28 ottobre  Diventa di nuovo irrequieto, consumato da una forza maligna sia per la patria che per il suo amore per Teresa, che sa sarà inconclusivo a causa di Odoardo. 1° novembre  Jacopo scrive che sta bene per ora (di nuovo, premonizione) e stabilisce un rapporto filiale con il signor T. Si fa ingannare dall’illusione della felicità di questa famiglia, della sua appartenenza ad essa.  Sente un che di amaro nel suo cuore, sente che ha fatto troppo. Dice che si è allontanato perché stanno ricominciando gli studi universitari ma in verità sente che ha fatto troppo con Teresa e non vuole rompere il patto di buona fede con il signor T. 11 dicembre, Padova  Jacopo viene invitato nel gabinetto di una donna, che non viene contrapposta a Teresa. Ovviamente cerca di sedurlo, ma poco prima si ricorda di Teresa, salvato dalla sua illusione. Si autodefinisce di nuovo malavventurato, con il cervello bizzarro.  Di nuovo si contraddice dicendo che non ha paura di seguire il proprio cuore rispetto a Teresa, ma si sente in colpa per il suo comportamento nei suoi confronti. Smarrita, Padova  Lettera con due carte smarrite. Venivano narrati dispiaceri per la natura e i modi assai schietti di Jacopo.  Il carattere impulsivo di Jacopo è marcato di nuovo: “[…] mi pareva che l’avrei sbranato”.  Parla della nobiltà e della vita in città, che è regnata dalla corruzione e dall’opportunismo.  La nobiltà segue la ragione: le cose sarebbero differenti se fosse il contrario.  I magnanimi descritti da Leopardi sono di nuovo qui: “Il mondo è una lega di birbanti contro i pochi magnanimi”. Ci sono in effetti forti similarità tra l’Ortis e Leopardi nelle critiche della società.  Jacopo sa che converrebbe professare il libertinaggio, e probabilmente già l’ha fatto nel passato: è stato addottrinato da una dama che lo ha confortato al tradimento. 23 dicembre, Padova  Jacopo deve fare i conti con l’ambiente universitario, che lui dice che restringe il genio. Questa è un’affermazione anche vera per Foscolo, che ha avuto problemi in quest’ambiente.  Il genio non vive se non nell’indipendenza e nella solitudine, quando i tempi, vietandogli d’operare, deve per forza scrivere.  Jacopo dice a Jacopo di dargli retta una buona volta e di vendere i sui libri che tanto non userà (contrasto con Odoardo, che tiene i suoi libri in una biblioteca inutilizzati, come per collezione). La biblioteca di Jacopo era ricca ed importante, dato che nell’Ottocento non c’era lo stesso volume di copie, ed avere anche poche copie voleva dire essere appassionato. Jacopo dice di preservare i pochi libri che hanno il suo postillo, che è una scelta che non va fino in fondo, tema ricorrente con il personaggio che ci continuerà a spiazzare.  Il baricentro dell’esistenza di Jacopo a questo punto è Teresa, quindi ritornerà ai Colli Euganei. Lorenzo protesta questa decisione e dice di starne lontano. 3 gennaio, Colli Euganei  Jacopo riafferma di nuovo che non si allontanerà da Teresa, dicendo che non vuole fare sempre guardia al suo cuore, perché questo lo lascerebbe eternamente in guerra con sé stesso.  Per Jacopo, vivere ascoltando solo la ragione è mera sopravvivenza, non vera vita. 19 gennaio  L’uomo ha un’esistenza breve, dubbia e infelice per Jacopo. Serve ciecamente ai fini della Natura, che ride del nostro orgoglio che ci fa pensare di aver un universo creato solamente per noi e di aver il diritto solo di dare leggi al suo creato. Anti-antropocentrismo.  L’uomo è creato come un anello passivo che non può veramente conoscere il sistema della Natura. 22 gennaio  Il potenziale suicidio e il desiderio del tenersi in vita malgrado le tante piaghe della vita è il tema principale di quest’opera, dove un’anziana di forse 80 anni teme la morte, anche con il marito morto di un’archibugiata e nipoti, figli morti uno dopo l’altro.  Jacopo commenta sul come la Natura spazza via i mezzi con i quali liberarci dagli affanni della vita (il suicidio). Per sopravvivere a quest’istinto, dice che dobbiamo comprare la vita con avvilimento, pianto e certe volte con il delitto. 17 marzo  Lettera aggiunta nell’edizione del 1817. Era impossibile pubblicare una lettera del genere senza avere ripercussioni politiche, inoltre Foscolo nel 1802 probabilmente non pensava a queste cose.  Jacopo afferma che la natura crea uomini generosi, spezzabili ma impiegabili, che dovranno chiudere nel secreto il loro desiderio d’unità d’Italia. Jacopo si autodefinisce come uno di questi uomini.  Jacopo dice che molti si fidano nel Giovine Eroe (Napoleone), ma lui non si fida di quest’anima bassa e crudele, che ha venduto Venezia con aperta e generosa ferocità. Parla di sovrani che compiono atti molto più crudeli (Nadir Shah e Selim I) ma che sono meno spregevoli. Dice che Napoleone è stato creato tiranno, e che tiranni non guardano alla patria, e non ne hanno una.  Jacopo spende il tempo leggendo i libri filosofici-politici del signor T sulla modernità, da cui trae alcuni insegnamenti: il non conoscere gli uomini è pericoloso, ma appena vengono svelati per cosa sono, è una cosa che porta solo al dolore se non la usi per ingannarli. Da una parte conoscerli è un’arma di auto-difesa, ma dall’altra porta dolore e in un certo modo la paranoia.  La storia viene descritta come groviglio inestricabile di contraddizioni che portano allo scetticismo, la messa in discussione delle certezze, il relativismo, nella perdita dei valori e l’insensitivamento. Per questo, le letterature antiche non danno più riferimenti validi dato che gli uomini ora sono moderni.  In questa lettera, Jacopo ammette di vivere solo per Teresa: appena il suo suave sogno termina, dice che calerà volontariamente il sipario.  Definisce la gloria, il sapere e la patria come fantasmi che non fanno più nulla per lui: sono eclissati dall’amore per Teresa.  È autoconsapevole che la sua vita si sta accorciando. 3 aprile  Il disinganno è vitale per non provare i dolori della vita. In quel momento, le facoltà dell’uomo diminuiscono ed è paragonabile alla beatitudine. È un momento di felicità temporanea. 17 aprile  Si racconta la storia di un altro personaggio, Olivo, che si impoverì e non poté più avere una giovinetta in sposa. Il marito di questa giovinetta ora è molto simile a Odoardo: uomo moderno. La sposa parla molto del travaglio dei suoi orecchini.  Si capisce che Olivio è morto, e la sua sarebbe-stata-sposa non era scioccata da questo, né gli importò molto.  I tribunali, per fare un uomo più ricco, spogliano l’altro: è successo questo a Olivio, tutti i suoi beni passarono al fratello. Il marito lo definisce stravagante perché non accettava il soccorso del fratello e continua ad inasprirlo.  Jacopo dice che è mille volte più triste colui che accetta il soccorso del ricco, che si fida della sua amicizia: non si deve presumere la virtù in colui che non l’ha mai avuta. L’uomo è un animale oppressore (da notare, l’opposto dell’uomo di Aristotele, che è una creatura sociale e politica). Solo agli afflitti per Jacopo è concesso l’aiutarsi a vicenda senza insultarsi. È meglio andare avanti con la vita di porta in porta che umiliarsi e dare al proprio benefattore la propria libertà, perché lui la esigerà in ricompenso.  La sposa e il marito pensano che chi ha bisogno di pane non si debba assottigliare sull’onore, che per Jacopo è una bestemmia. Per lui, questi due sono favoriti dalla fortuna e vorrebbero essere onesti solo loro due: vogliono reprimere la virtù nel petto degli infelici che non hanno altro conforto e illudere la propria coscienza di essere solo loro i virtuosi.  Coloro che non sono mai sventurati non sono degni della propria felicità. 14 maggio  Teresa, guardando il cielo, si chiede se Petrarca immaginava le stesse cose, e si chiede anche come fece a sopravvivere così tanto dolore per il suo amore per Laura (descritta come possedente di una bellezza immortale). Lo definisce vero amore e stringe la mano a Jacopo. Sotto il gelso, recita le odi di Saffo.  Alle ore 11, si baciano e Jacopo chiede di essere lasciato nell’estasi di questo momento. Jacopo sa che Teresa lo ama.  Di sera, ora che è più calmo, scrive di nuovo. Teresa gli ha detto ‘Vi amo’ e si sono baciati, ma a un certo punto Teresa si staccò dal suo seno, atterrita (di paura). Appena si stacca, Jacopo sente un senso di rimorso, sa di averla corrotta, ma Teresa gli dice che non può mai essere sua.  È ancora però estatico dopo che Teresa se ne va. Quando si gira, l’astro di Venere (rappresentante l’amore) è scomparso. 15 maggio  Jacopo dice che si è fatto divino dopo quel bacio, tutto intorno a lui è perfetto.  Jacopo riflette sull’amore, senza il quale tutto sarebbe caos e morte, la Terra invivibile, il Sole malefico. Si dimentica delle sventure, per ora. Parla delle arti, figlie dell’amore che ha guidato le sacre poesie, che riaccendono l’unica virtù utile ai mortali, la Pietà, per il quale sorride qualche volta il labbro dell’infelice.  Delirando deliziosamente, lui vede le Ninfe in un lago, sulle rive. Il filosofo griderebbe illusione, ma lui pensa che tutto è un’illusione ora: beati gli antichi che spargevano il divino sulle imperfezioni dell’uomo, che si pensavano degni dei baci delle dive. Insomma, si illudevano.  Senza le illusioni, Jacopo non sentirebbe la vita che nel dolore e rigida indolenza. Se il suo cuore non vorrà più sentire, lui se lo strapperebbe dal petto con le proprie mani (premonizione: si suicida alla fine, pugnalandosi il cuore), e lo caccerebbe come servo infedele. 25 maggio  Lauretta è morta, e Jacopo ringrazia Dio per aver sciolto le catene della vita dai perseguitati ed afflitti.  Jacopo non ha potuto confortarla nel fin di vita o dargli l’addio, ma dice che si rivedranno (premonizione della sua morte). Egli piange per lei in compassione.  Lui aveva presentimenti della sua morte quando pensava ad ella. Aveva nel passato inteso il suo desiderio di morire: in una scena dove portò un cranio di morto a casa e lo mise tra le rose. Mentre parlava a Jacopo di come voleva coronare il cranio ogni giorno di rose fresche, lui notava le sue dita tremanti e il volto demente. Era impazzita. Ci sono diversi paralleli tra lo Jacopo delle ultime pagine e questa Lauretta.  Jacopo si risolve di tornare a casa. Il suo cuore non vuole stargli più in petto, e stando sul monte nota un paesaggio burrascoso, riflettendo il suo animo. Quasi quasi sente Lauretta che lo chiama, e dice che forse tra non molto verrà. Si intende già il desiderio di suicidio in Jacopo.  Jacopo nota la differenza tra certi tipi di morte: davanti alle rupi la morte sembrava paurosa, lo spaventava, ma l’ombra del boschetto avrebbe volentieri chiuso gli occhi in sonno eterno.  Si conforta nella speranza di essere compianto da Lorenzo e Teresa: quelli cari a noi che sopravvivono sono parte di noi.  Jacopo si autodefinisce come pazzo, delirante, questa sua passione gli si è riflessa contro in un modo autodistruttivo. 27 Maggio  Jacopo sospetta d’essersi innamorato della creatura della sua fantasia, una specie di angelo, che si chiede se esistono veramente in questo “basso mondo”.  Jacopo chiede se lui è divenuto seduttore, in una forma negativa, colui che contamina la vergine, e inizia a diventare più irrequieto.  Medita delitti di sangue, trapassando in furore quando pensa alle parole “Io non sarò mai vostra”. Delitti di sangue contro Odoardo ed anche contro il signor T. Non è chiaro se vuole trascinare anche Teresa con lui, la loro vita l’ha già rovinata in fondo.  L’unica consolazione rimanente per lui è che la ragione gli dice che non è immortale. La morte viene quindi offerta come soluzione: ride dell’onnipotenza di Dio dato che può essere in controllo della sua vita fino al punto di potersi uccidere (frase molto forte).  Ormai la sua vita è descritta come inferno. 28 Maggio  Per stringere di nuovo Teresa, Jacopo invocherebbe anche la distruzione del creato. Interessante come quest’argomento era già stato menzionato prima: gli uomini che pur di essere più sicuri nella loro esistenza invocherebbero la distruzione dell’universo. 29 Maggio  Jacopo ha deliri notturni in cui sente il sospiro di Teresa. Sogna di cercarla tra le montagne e, quando si sveglia, vuole riaddormentarsi per illudersi di nuovo.  Ha ancora la forza di vedere Teresa, che saluta ma lei non risponde. Teresa, dopo aver pianto, lo guarda e dice che lui la ha ridotta così. 2 Giugno  I paesaggi non sono più belli per Jacopo, tutto sembra morire.  Jacopo medita perfino di rapire e strascinare Teresa per i deserti, ma si riprende ad un certo punto e si chiama sciagurato. Lettera di Lorenzo  La morte di Lauretta esacerba la malinconia di Jacopo, che era ancora più intensa per il ritorno di Odoardo. Non visitava più la casa del signor T e non parlava con nessuno. Era dimagrito, aveva gli occhi incavati ma spalancati e pensosi (citazione dei sonetti) e i passi tardi (cit. Petrarca). Dormiva spesso durante il giorno sotto qualche albero per ricordare le sue illusioni.  L’amore di Teresa e Jacopo ha anche un effetto su Teresa stessa: diviene solitaria, non parlava quasi mai e trascurava il disegno, l’arpa e i vestiti.  Quando Odoardo giustificò il trattato di Campoformio, Jacopo si mette a urlare e disputare.  Dai contadini viene visto cavalcare a briglia sciolta (pazzia, degrado).  Jacopo, nel bosco, viene visto dal pittore mentre recita una scena del Saule.  Inizia anche ad avere tendenze suicidali: sulla montagna, guarda in giù con le braccia aperte e poi si arretra, esclamando a madre sua.  Teresa confessa tutto al padre, ed Odoardo sente. Quando dice a Jacopo che il signor T ora sa tutto, lui se ne va e non si fa vedere ad anima viva.  Nella lettera che scrive “All’alba”, dice a Lorenzo “il suo delitto per cui Dio l’ha abbandonato”: ha anteposto Teresa a Dio, che non ha mai adorato quanto lei. Questo è perché lui si chiede come mai Dio non aiuta mai le anime sciagurate. Ormai vede tutto come caos.  Dopo due giorni, si ammala e il signor T cerca di persuaderlo ad allontanarsi dai Colli. Dice che Jacopo ha le virtù degli antichi, e in circostanze diverse le cose potrebbero essere andate diversamente, ma Odoardo è ricco e di una famiglia sotto cui il signor T poteva fuggire alle perseguite dei suoi nemici, che lo accusavano di voler un’Italia libera, delitto capitale nel paese a quel tempo. Se Teresa avesse sposato Jacopo, avrebbe accelerato la rovina sua e della sua famiglia. Era anche una questione di soldi.  Dopo di ciò, Jacopo dice che non vorrebbe mai Teresa in sposa a lui, un esulo, povero, oscuro a tutti i mortali (la sorte del magnanimo), dice che si vorrebbe sotterrar vivo piuttosto che domandare Teresa in sposa. Esclama che lei sarà sempre infelice.  In risposta a questo, il signor T dice che è infelice (misera) per colpa di Jacopo. Il signor T è consapevole che Teresa era rassegnata al suo stato per amor suo (sta facendo qualcosa di necessario) e dice che lei lo ama, e quindi lui la ama, per cui le rapirebbe uno sposo e manterrebbe la sua casa discorde dove egli era, è e sarà sempre accolto come figlio. Il signor T parla anche di come lui ha provato le passioni ed ha provato la sventura. Parla di Milano, 27 ottobre  Per via di alcune incongruenze nelle date di arrivo delle lettere, Jacopo inizia a insospettirsi del fatto che le loro lettere sono intercettate, lamentandosi di come i governi per proteggere i cittadini invadono il segreto, la possessione più segreta.  Lorenzo chiede a Jacopo notizie di Parini, che è ormai invecchiato e ha paura di perdere la cattedra per via della vecchiaia, ed essere costretto ad elemosinare. Milano, 11 novembre  Jacopo chiede la vita di Benevento Cellini ad un libraio, il quale risponde che non ce l’hanno. Chiedendo di un altro scrittore, il libraio dice che non ha libri italiani. Jacopo inizia quindi a parlare di come la gente parla il francese e si sgomenta a sentire lo schietto toscano. Le leggi sono scritte in una lingua bastarda e la Cisalpina vuole esiliare la lingua greca e la lingua latina dal paese. Vogliono perfino esiliare un matematico e un fisico, creando leggi apposite: però lui commenta che queste leggi aumentano solo la notorietà degli individui. Milano, 4 dicembre  Jacopo di nuovo ignora i consigli di Lorenzo. Dice che ha sempre visto 3 tipi di uomini dovunque vada: i pochi che comandano, l’universalità dei servi e i molti che brigano. Dice che è meglio vivere come un cane senza padrone: non riceve né tozzi di pane né percussioni. Lamenta che ormai gli uomini valgono come le entrate, e di nuovo mostra che avrebbe potuto fare il letterato di corte e scappare alla sua sorte, ma il suo carattere glielo impedisce. Avrebbe dovuto dissimulare la virtù e la scienza per far da seguace ai nobili. Prenderebbe un incarico solo se quelli in potere avrebbero vissuto la stessa vita di quelli che governano. Non farà mai la parte del piccolo briccone. È consapevole di essere la vittima, ma almeno così non dà ai tiranni la soddisfazione della sua prostrazione.  Jacopo trova nella gloria e nella libertà d’Italia una possibile soddisfazione, un metodo per scappare alle sue sorti: con il suo ardire e la sua fortuna, pensava di poter meritare di liberare la propria patria.  Jacopo, di nuovo, dice che lui e Lorenzo sono eternamente disgiunti, e parla di come le sue carte devono essere conservate, perché serviranno a Lorenzo per vivere con lui. È una conferma del suo eventuale suicidio, che Jacopo conferma di pianificare. Conferma anche la sua amicizia con Lorenzo, dicendo che quando il Cielo gli manda quei momenti di calma, scrive a lui le sue lettere, e spesso lo invoca quando si sveglia durante la notte.  Passa di nuovo alle sue conversazioni con Parini: la sera scorsa passeggiava con lui sotto un boschetto. Parini è presentato come intermediario tra la modernità e la tradizione, dignitoso ed eloquente. Parini parla a lungo della sua patria, freme per le antiche tirannidi e la nuova licenza (la Francia). Parla anche della degenerazione della passione in una vilissima corruzione: la sacra ospitalità e l’amore filiale non esistono più.  Jacopo, riempito di furore dalle sue parole, chiede perché non si tenta di liberare la patria. Parini lo guarda attonito e poi chiede a Jacopo se lui, discernendo un barlume di libertà, sarebbe qui a fare questi discorsi vani. Gli chiede perché non volge questo suo ardore verso un’altra passione. Jacopo gli narrò degli avvenimenti con Teresa.  Jacopo dice che ormai non vede nulla eccetto il sepolcro, ma è fermato dall’amore della madre. Spesso gli pare di vederla fermarlo prima di buttarsi da un monte.  Ammette poi che l’ultima sua fiamma vitale è la speranza di poter tentare la libertà della patria.  Parini inizia poi a smantellare quest’ultima fiamma: dice che la fama degli eroi spetta un quarto all’audacia, due quarti alla fortuna e un altro quarto ai delitti. Anche se Jacopo si reputa abbastanza crudele per tentare, pensa lui che i tempi gli porgono i mezzi? Non si deve aspettare la libertà dallo straniero. Deve superare la malignità degli stranieri (ci si deve intricare nelle faccende di un paese conquistato) e la malignità dei concittadini (si deve evadere la pubblica opinione; altrimenti ci si ritrova accoltellati da un amico, abbandonati dagli amici e il proprio sepolcro degno solo di un sospiro in segreto), ma poi, potrà compiere i delitti di sangue necessari per sfamare una repubblica nascente? Potrà poi Jacopo, compiuti tutti questi atti orrendi, sopprimere il desiderio fomentante del potere? Per Parini i mortali sono naturalmente schiavi, naturalmente tiranni e naturalmente ciechi. Jacopo avrebbe perduto la sua pace e da filosofo sarebbe diventato tiranno.  L’ultima fiamma vitale di Jacopo è quindi spenta.  Alla fine della lettera, scrive una specie di incoraggiamento: ai pochi sublimi animi solitari o perseguitati, dice di raccontare i loro mali e di scrivere, di alzare la propria voce e di non tenere anche il cervello incatenato oltre alle membra. Dice che l’umanità, anche se debole di decrepitezza, rinasce in prossimità alla morte. Dice di scrivere a quelli che vivranno che saranno degni di udirli, perché così potranno vendicarli. Milano, 6 febbraio 1799  Jacopo si prepara per partire per la Francia, verso Nizza di Provenza.  Si chiede da solo perché non gode la vita com’è, si chiama malaugurato, paragonando il suo stato di vita a una febbre. Non può dar leggi al suo sangue che fluttua rapidissimo. Sa comunque che c’erano diversi modi per sfuggire dalle sue sorti: poteva continuare la carriera universitaria o dedicarsi alla servitù dei saggi.  Rivolgendosi ai “saggi”, dice che Dio li preservi dalle sue pazzie, i consigli e la ragione sono ormai funesti per Jacopo. Lorenzo sembra escluso da questo gruppo, dato che Jacopo dice che cerca rifugio nel petto di Lorenzo, il quale rispetta amorosamente le sue passioni.  Jacopo passa a dire addio a Parini, il quale lo inquadra subito come perennemente infelice. Sa che queste passioni di Jacopo non saranno mai compiute, e non può consolarlo, perché ha sofferto dalla medesima fonte. Di nuovo compare il tema della sepoltura: Parini dice che non vivrà a lungo, e che Jacopo dovrebbe venire dalla sua sepoltura a querelarsi se gli offre qualche conforto. Dalla Pietra, 15 febbraio  All’osteria, arriva un uomo veneziano, compatriota di Jacopo, una specie di controfigura. Era emigrato dopo Campoformio, come Jacopo e si arruolò nell’artiglieria della Cisalpina, come Foscolo. Questo ragazzo era familiare anche a Lorenzo, ma Jacopo non menziona il suo nome, poiché non vuole affliggerlo di più.  Il tradimento e la sfortuna sono temi molto presenti nella sua storia.  Lui studiò i libri come Jacopo: gli ebbero insegnato ad amare gli uomini e la virtù: ma i libri, gli uomini e la virtù l’hanno tradito.  È presente anche il tema del padre: il padre di questo ragazzo sprecò per lui e i suoi fratelli tutto quello che ebbe per mandarli all’università, ma senza successo. I suoi fratelli, anche, sono miseri o snaturati: le lettere che gli mandò non ebbero riscontro.  Infine, lo aiuta dandogli abbastanza soldi per vivere quattro o sei mesi con la moglie e il figlio.  Jacopo dice che non si deve andare a cercare con la lanterna il perché delle sfortune dello sciagurato: tutti vogliono essere medici delle malattie altrui, ed occorre porgersi la mano sul petto e chiedersi se si è saggi o fortunati.  Dice anche che lui giudice condannerebbe tutti i delinquenti, ma lui uomo pensa invece al ribrezzo col quale nasce l’idea del primo delitto, lui sa bene cosa significa farsi trascinare dalle passioni.  Jacopo non distingue che sfortunati e fortunati negli uomini, incontrando un infelice lo aiuta quanto può, ma lascia il peso delle sue colpe e i meriti sulla bilancia di Dio. Ventimiglia, 19 e 20 febbraio  Lettera fondamentale del romanzo.  Per Jacopo, la società è necessariamente nemica degli uomini. L’individuo nella società vede gli altri solo come ostacoli per la realizzazione dei propri desideri.  A Jacopo manca la felicità promessa a lui da “loro” (i grandi filosofi). Parla a lungo dei debiti della società. I filosofi hanno evangelizzato le virtù umane a lungo, ma inavvertitamente hanno servito da apostoli degli astuti, facendo infiammare “quelle poche anime” che poi saranno sempre vittime pentite più tardi.  Jacopo parla anche del suo valore verso gli altri, e di perché vive: la sua morte per lui sarebbe la fine dei suoi guai, e per gli altri la fine delle loro ansietà. Parla anche della  La Natura una volta alimentava la vita di Jacopo, e la vedeva come benefica: ma ora la vede con le mani di sangue, divoratrice dei suoi figli. Dice che non vivrà per bestemmiarla (sarebbe quello che avrebbe fatto se non si suicidasse), non dovrà più temerla. Questa è quasi una giustificazione del suicidio, una cosa pericolosa al tempo della scrittura del brano, per motivazioni religiose. Dice appunto che non sta sottraendo nulla alla Natura: il suo corpo rimarrà con lei, e il suo spirito o vivrà immortale, o si assorbirà nel resto delle cose. Il suo suicidio viene anche giustificato tramite il fatto che i suoi giorni rimanenti saranno perseguitati da colpe (Teresa, l’omicidio) e persecuzioni (per i suoi pensieri liberali). 19 marzo  Jacopo è spaventato dalla verità che già conosceva: tutti sono nemici.  Ribadisce anche la sua possessione di Teresa (“Ella mi sfugge!”) e dice di non voler incontrare Edoardo, che sembra già sapere cos’è successo, dato che non menziona mai Teresa davanti a lui. Teme di incontrare Edoardo.  Jacopo dice che tenta la punta di questo pugnale (di nuovo, premonizione), e poi dice “Chi osa amarti, Teresa?”, ribaltando un po’ le cose. Chiede “chi osò rapirti?”, facendo sembrare Odoardo il vero libertino. Parla anche di un potenziale omicidio verso di lui, fiutando il sangue nelle sue mani. Questa è forse la sua motivazione più forte per commettere il suicidio: sa di essere a rischio di commettere un altro delitto che già sente sulle sue mani. 20 marzo, sera  Jacopo va a visitare Teresa per salutarla, che era con Isabellina. Ribadisce il suo amore per Teresa un’ultima volta, dicendo che ora non lo vedranno mai più. Teresa gli dà il suo ritratto, definendosi sfortunata, ed insegnerà l’Isabellina a benedirlo e a piangerlo. Queste due parole gli sollevano l’animo un po’, provando che lui voleva essere pianto. Il ritratto che Teresa gli dà è bagnato dalle sue lacrime e da quelle di sua madre, provando che è un oggetto di valore.  La visione di Jacopo dell’universo è una di confusione. Non sa cos’è l’universo, cos’è lui o cos’è il mondo. Non sa perché si trova lì. Tutto gli sembra incomprensibile. Questo è scritto in una postilla nel Plutarco, dove ci sono anche molte postille su Nicia, un personaggio sconfitto in una spedizione contro i tiranni del Peloponneso (immedesimazione). Mercoledì, ore 5  Lettera a Teresa.  Solo Jacopo può trovare pace nella morte: Teresa invece deve riunire la sua famiglia (la madre al padre).  Dice però che Teresa non è la causa della sua morte: era tutto già scritto per lui da molto tempo, e lei non avrebbe potuto prevenire il suo destino.  Jacopo vuole comunque lasciare questa carta come ultima memoria per Teresa: vuole che la sua memoria la preservi dalle sciagure del vizio.  Jacopo vuole far sembrare il suo amore come santo: non allude ai suoi potenziali delitti ma solo alle sue passioni (patria perduta e schiavitù perenne).  Jacopo poi va a visitare Lorenzo e la madre a casa sua, dicendo che questo è il più forte esperimento del suo coraggio. La madre aveva già inteso, e lei era ormai stanca. Dice che non ha mai avuto un’ora di bene dopo la morte del marito.  Jacopo andò anche a visitare la sepoltura di Lauretta. Visitò anche la madre.  Lorenzo segue Jacopo per acquietare la madre. Venerdì, ore 1  Jacopo dice che almeno sua madre troverà un altro figlio in Lorenzo, ma purtroppo la vita di Jacopo sta tutta nelle passioni. Questo sta a dire che se Jacopo non potesse mettere fine alle sue passioni tramite la morte, commetterebbe delitti.  Dice che Teresa non dovrebbe tardare a raggiungerlo, invitandola a fare la sua stessa sorte. La descrive anche contaminata dal braccio di un altro: l’idea qui è che la vergine di due mesi fa è sparita, e che non potrebbe restare in vita con questo sentimento.  A Michele dà i suoi pochi arredi e denari. Lettera a Teresa continuata + Conclusione  Jacopo vuole morire ora che è degno del suo amore, e che ora che sarà morto lei potrà amarlo senza colpa.  Dice che davanti a Dio farebbe vedere le mani pure di sangue (discutibile) e il suo cuore puro di delitti (molto più discutibile). Molto probabilmente dice così per non contaminare l’amore che Teresa serberà verso di lui.  Dopo di ciò, va a casa T con Lorenzo per gli ultimi addii. Tutti si mettono a piangere, e il signor T lo abbraccia e lo saluta prima che se ne va. Lascia delle istruzioni a Lorenzo sulla sua sepoltura: vuole che il ritratto di Teresa sia sotterrato con il suo cadavere, senza lapide, senza esequie, sotto i pini del colle che guarda la chiesa.  Dice a Teresa di vivere per la felicità dei suoi genitori.  Jacopo si uccise nel suo appartamento dopo, con un coltello al cuore, anche se lo mancò. Michele domandò a più persone aiuto per Jacopo, finché non lo trovò da casa T. Il signor T si reca da Jacopo, che sta sul sofà sanguinante. Jacopo tende un braccio e con l’altro lo stanca: dato che si era anche tolto il pugnale dal petto, è possibile che alla fine della vita si era pentito del suicidio.  Jacopo stava anche scrivendo un’altra lettera, iniziante con “Mia cara madre”, ma non ebbe il cuore di finirla. Effetti del Romanzo  Pericoloso per gli editori, dato che contiene sentimenti risorgimentali e patriottici, moralmente pericoloso ai lettori per via di scene libertine e moralità varie messe in discussione. Jacopo o passa all’estremo della passione o all’estremo della ragione (disinganno, svelamento, crollo delle incertezze, rimozione delle ragioni di vita). Veleno dell’Ortis  Alcuni dicono che l’Ortis tende unicamente ad insinuare negli italiani sentimenti patriottici e risorgimentali, tramite le tante moralità sulla patria e le scene con Parini.  Altri dicono che mentre il Werther (un’altra opera contemporanea) rappresenta il suicidio come una malattia crescente, incurabile, l’Ortis intende invece raccomandarla quasi come rimedio per certi tempi.  Nell’Ortis si riflette anche sui problematici effetti provenienti dalla lettura e Foscolo dice che bisogna starci attenti. In effetti, molte delle passioni e convinzioni di Jacopo vengono da ciò che ha letto: la sua controfigura, infatti, dice che la letteratura lo ha tradito, perché gli ha fatto credere nelle virtù degli uomini, prima di essere stato tradito.  Da una parte, l’Ortis semina il disinganno negli altri, toglie le ragioni di vivere, accende il nichilismo e dall’altra accende anche le passioni più furiose.  Il Marchese di Sade smentisce la moralità ideale e la perfezione degli uomini: questo romanzo così atroce ed immorale viene ristampato così tante volte con successo. L’Ortis è un caso simile per via della censura.  Jacopo alla fine elude l’estremo della passione uccidendosi: che sembra smentire il libero arbitrio. L’apice dell’immoralità dell’Ortis è il suicidio presentato come soluzione legittima del protagonista stesso. Nuova Heloise  La superiorità del personaggio di Jacopo sta nella sua doppiezza svelata. È meno ipocrita di San Preux, un personaggio che non ha dialettica se non per sedurre la misera vergine. Signor T  È un personaggio che dovrebbe attirare pietà per via della sua situazione: ha destinato la figlia ad essere infelice per la stabilità della famiglia. Lo stesso vale per Odoardo, che non commette ingiustizie ma merita comunque pietà.
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