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UMBERTO SABA e la poesia Goal, Dispense di Italiano

Vita e opere di Umberto Saba e commento e analisi della poesia Goal (struttura - figure retoriche)

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 19/03/2024

M.marrari
M.marrari 🇮🇹

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Scarica UMBERTO SABA e la poesia Goal e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! UMBERTO SABA e la poesia Goal Umberto Saba nacque da madre ebrea nel 1883 a Trieste, allora parte dell’Impero austro-ungarico. Ebbe un’infanzia infelice a causa dell’abbandono del padre, insofferente ai legami familiari, addolcita solo dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta "Peppa" (conosciuta anche come "Peppa Sabaz"), a cui egli venne affidato. Ella lo amò come un figlio, al punto che il poeta, una volta adulto, ne assunse il cognome modificandolo da Poli in Saba (“pane” in ebraico, in omaggio alla adorata balia). Dopo aver intrapreso studi classici e commerciali, sviluppò ben presto la sua vocazione letteraria accostandosi da autodidatta ai classici della nostra letteratura, tra cui Dante, Petrarca, Ariosto e Foscolo, e ad autori a lui contemporanei come Pascoli e D’Annunzio. Tra il 1907 e il 1908 Saba svolse il servizio militare prima a Firenze e poi a Salerno; nel 1909, rientrato a Trieste, sposò Carolina Wölfler, la “Lina”, la donna che egli cantò in molte poesie e da cui ebbe una figlia, Linuccia. Nel 1910 pubblicò a proprie spese il suo primo libro di versi, Poesie, seguito nel 1912 dal secondo libro, Coi miei occhi, che prenderà il titolo definitivo di Trieste e una donna. L’anno seguente Saba si trasferì con la famiglia a Bologna e poi a Milano. Aperto a una dimensione europea della cultura e della storia, partecipò alla Prima guerra mondiale, esperienza che gli ispirò versi che rivelano un profondo desiderio di pace e una visione antieroica della guerra. Terminata la guerra e ritornato nella sua Trieste, ormai città italiana, acquistò una libreria antiquaria, ribattezzata “Libreria antica e moderna”, che gli diede da vivere e che rappresentò il “cantuccio” in cui sopravvivere negli anni cupi del fascismo. La promulgazione delle leggi razziali del 1938, volute dal fascismo, lo costrinse, in quanto figlio di madre ebrea, a fuggire da Trieste e a un lungo periodo di clandestinità (prima a Parigi, poi a Firenze e a Roma), durante il quale ebbe il conforto dell’amicizia dei poeti Ungaretti e Montale, che si offrirono di proteggerlo e di ospitarlo. Ritornato a Trieste dopo la liberazione, visse gli ultimi anni affetto da una malattia psichiatrica, poi morì a Gorizia nel 1957. Le poesie di Umberto Saba sono raccolte nel Canzoniere, pubblicato in prima edizione nel 1921. Vero e proprio romanzo autobiografico in versi, in esso il poeta descrive aspetti concreti e semplici della vita quotidiana: il mondo degli affetti, riferito soprattutto alla moglie, musa ispiratrice di poesia e compagna rassicurante; Trieste, cantata nella sua bellezza più intima e caratterizzata dall’intreccio di più culture, simboleggiate nella vivace eterogeneità del porto; l’infanzia e la vecchiaia, evocate l’una quale radice e origine delle sue nevrosi, l’altra come cammino inesorabile verso la morte. Lo stile delle liriche è semplice e piano, Saba rifugge da sperimentalismi e rivoluzioni poetiche, valorizzando la sana tradizione della poesia italiana, nella perfetta fusione del registro narrativo e di quello lirico. Il poeta fu il primo ad affrontare un tema insolito per la letteratura italiana, il calcio: prima di lui sul gioco più popolare erano fiorite le cronache e le narrazioni dei giornali sportivi, ma mai nessun poeta aveva pensato di assumerlo come materia di rappresentazione artistica. La scelta tematica è bene intonata alle scelte di poetica di Saba: egli intendeva fare della poesia una pratica quotidiana, voleva accostarsi alla vita della gente comune, anche nei suoi tristi gesti rituali come possono esserlo quelli dei tifosi di calcio amorevolmente descritti nelle Cinque poesie per il gioco del calcio, una raccolta inclusa in Parole, una serie apparsa nella terza edizione del Canzoniere. Umberto Saba non era appassionato di calcio e le cinque liriche, che resero celebre tale sport nel mondo della letteratura, nascono da un biglietto per una partita che il poeta aveva ricevuto in regalo da un amico che non poteva recarsi allo stadio per assistere all’incontro tra la Triestina e l’Ambrosiana (antico nome dell’Inter, la squadra favorita). La partita si concluse con uno zero a zero (“nessuna offesa varcava la porta”), ma il poeta ne fu entusiasta, così decise di ripetere l’esperienza andando a vedere una partita del Padova. Anche in questo caso la Triestina non era la squadra favorita e gli spettatori erano molto pochi. Fu tuttavia una vittoria inaspettata che suggerì al poeta la poesia Goal (l’ultima delle cinque liriche, composta nel 1933-34) e l’immagine dei due portieri in contrapposizione. La partita di calcio è, quindi, descritta nel momento più importante e significativo, il momento esaltante del goal, che produce amarezze (in chi l’ha subito) e prepotenti gioie (in chi l’ha realizzato). Lo schema metrico della poesia è composto da tre sestine, i cui versi sono endecasillabi sciolti; rimano soltanto il terzo e il quarto verso di ogni strofa (“luce/induce”, “fratelli/belli”, “sola/capriola”) e l’ultimo verso di ogni strofa con il primo della successiva (“occhi/trabocchi”, “vedere/portiere”). Alcuni versi presentano delle pause al loro interno, costituite da alcuni incisi, separati dal resto del testo da dei trattini. In Goal la suddivisione in tre strofe corrisponde esattamente alle tre immagini in cui si concentra l’attenzione del poeta, ciascuna dedicata alla rappresentazione di un sentimento: 1. il dolore del portiere battuto; 2. l’ebbrezza della folla, che partecipa alla gioia della squadra che ha segnato; 3. la gioia solitaria dell’altro portiere. Il goal scatena dunque sentimenti contrastanti: la prima immagine coglie il dramma del portiere sconfitto che, dopo aver tentato inutilmente di fermare il pallone, nasconde il viso pieno di lacrime a terra; invano un compagno cerca di consolarlo. Nella terza strofa il poeta si sofferma sull'altro portiere, descrivendone perfettamente gli stati d'animo: rimasto solo nella porta inviolata, partecipa come può alla gioia della squadra con salti e capriole e, mandando un bacio con la mano, mostra di sentirsi anche lui parte di una grande festa.
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