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Umberto Saba. Riassunto fatto dal libro "I classici nostri contemporanei", Dispense di Italiano

Umberto Saba. Riassunto fatto dal libro "I classici nostri contemporanei". Appunti per l'esame di maturità

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 26/01/2023

fatima.ramli
fatima.ramli 🇮🇹

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Scarica Umberto Saba. Riassunto fatto dal libro "I classici nostri contemporanei" e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! UMBERTO SABA (1883-1957) VITA Umberto Poli nacque a Trieste, territorio dell’Impero asburgico. Ebbe comunque la cittadinanza italiana per via del padre, discendente da una nobile famiglia veneziana. La madre era ebrea. Ma quando ebbe il figlio era già stata abbandonata dal marito. Ben presto il bambino venne messo a balia presso una contadina slovena. Privo della figura paterna e diviso nel suo amore tra la madre naturale e la madre adottiva, Saba trascorse un’infanzia difficile e malinconica. Frequentò le scuole con scarso profitto e interruppe gli studi alla quarta ginnasiale. La sola forma di sfogo gli è offerta dalla poesia. L’amore per Leopardi viene contrastato dalla madre, che cerca di fargli leggere Parini. La formazione letteraria matura poi su Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Foscolo, Manzoni, fino ai contemporanei Pascoli e d’Annunzio. Come Svevo, anche Saba, sia pure in misura diversa e meno clamorosa, sconta la sua collocazione di intellettuale periferico. Tra il 1907 e il 1908 compie il servizio di leva a Salerno. Tornato a Trieste sposa Carolina Woefler. Dopo aver partecipato al primo conflitto mondiale, Saba apre a Trieste una libreria antiquaria, che costituirà l’occupazione della sua vita. Nel 1921 esce il primo Canzoniere, in cui Saba raccoglie le sue poesie. Sofferente di disturbi nervosi, intraprende una cura con un allievo di Freud, Edoardo Weiss. Si avvicina quindi alla psicoanalisi. Colpito dalle leggi razziali, per la sua origine ebraica, lascia l’Italia per recarsi a Parigi; nel 1939, allo scoppio della guerra, è a Roma, dove Ungaretti cerca di proteggerlo; durante l’occupazione nazista, vive nascosto a Firenze, nascosto anche da Montale. Nel 1946 Saba ricevette il premio Viareggio, nel 1953 il premio dell’Accademia dei Lincei e la laurea in lettere honoris causa. IL CANZONIERE L’edizione definitiva è divisa in sezioni, raggruppate a loro volta in 3 volumi ( Commedia dantesca), che corrispondono circa a giovinezza, maturità e vecchiaia. Saba pone in primo piano l’elemento autobiografico della sua poesia, ricondotta a particolari situazioni e momenti esistenziali. Si può parlare dunque di opera unitaria in quanto narra la storia di una vita. Saba definisce l’opera un romanzo. Le vicende esistenziali affrontate nel Canzoniere non valgono solo per se stesse ma Saba trasferisce tali eventi sul piano di una riflessione che riguarda una condizione più generale dell’uomo e della vita. Saba prende poi le distanze dalla concezione estetizzante che dominava in quel periodo e si propone di fare non tanto della bella poesia, ma della poesia onesta, animata da una sincerità volta a fare chiarezza dentro di sé e nei rapporti con gli altri. Questo porta ad affrontare i temi della quotidianità, rispettando la loro autonoma esistenza, ma porta anche al desiderio di sincerità, che lo spinge ad andare al di là delle apparenze per svelare la verità che giace al fondo. Non si tratta, come avviene in Ungaretti, di attingere una verità superiore e mistica, di tipo irrazionale, che la parola poetica si incarica di svelare. La verità che Saba ricerca è terrena e riguarda l’uomo e le motivazioni profonde del suo agire, che sono identiche per tutti gli uomini. Lo strumento privilegiato per comprendere la realtà umana è per il poeta la psicologia e la psicoanalisi. Questa disciplina, sgombrando il campo da qualsiasi condizionamento moralistico, mostra le pulsioni inconsce e inconfessabili che stanno alla base delle azioni umane. La scoperta della verità ha quindi anche funzione terapeutica. L’influenza è anche nietzschiana: il filosofo tedesco aveva smascherato le ipocrisie della morale corrente per mostrare gli aspetti più nascosti e inquietanti dei comportamenti umani. L’intenzione di cantare la ita quotidiana, la città, la donna indica un amore per la vita che il poeta costantemente avverte, o di cui cerca di riappropriarsi. La cordiale adesione alle vicende quotidiane degli altri presuppongono anche lo sforzo di superare un isolamento che nasconde in se tracce profonde di angoscia e di dolore. In molte sue poesie, Trieste appare strettamente collegata alla presenza femminile. Il rapporto con la donna riguarda il problema della maternità e della famiglia, coinvolgendo la non facile situazione vissuta dal poeta stesso. Ne sono indice l’abbandono da parte del padre e la durezza della madre. Nella moglie Saba cerca anche un sostituto dell’immagine materna. Fondamentale risulta la componente autobiografica. L’infanzia assume un’importanza decisiva, come momento centrale nella formazione dell’individuo. Dall’infanzia si dipartono altri motivi: l’eros, la nevrosi e la scissione dell’io – data dai conflitti psicologici. Nell’alternanza delle crisi e del loro superamento restano i termini di un dissidio sempre richiuso e sempre riaperto, che costituisce quasi un ossimoro esistenziale di questa poesia. Alla fine, quello che conta è il legame inscindibile che si stabilisce tra gioia e dolore, considerati entrambi come elementi costitutivi e compresenti nell’esistenza individuale e collettiva. L’umanità di Saba nasce dal dolore, da una lacerazione interiore, che affonda le sue radici nell’infanzia del poeta. Di qui il motivo della sincerità, il bisogno di fare chiarezza. La crisi della parola non trova terreno propizio in Saba, che utilizza il linguaggio della quotidianità e spesso riprende forme poetiche del passato. La poetica ermetica gli rimarrà estranea ed è distante anche da Ungaretti e Montale. Le cose nominate da Saba vivono in un’atmosfera naturale, che si propone di cogliere direttamente stati d’animo e impressioni. La sua poesia viene definita antinovecentista. La riduzione al grado zero della scrittura poetica non ha nulla, tuttavia, di crepuscolare, nel senso di un rapporto puramente emotivo e superficiale con le piccole cose. “A MIA MOGLIE”, Canzoniere Tu sei come una giovane una bianca pollastra. Le si arruffano al vento le piume, il collo china per bere, e in terra raspa; ma, nell'andare, ha il lento tuo passo di regina, ed incede sull'erba pettoruta e superba. È migliore del maschio. È come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio, Così, se l'occhio, se il giudizio mio non m'inganna, fra queste hai le tue uguali, e in nessun'altra donna. Quando la sera assonna le gallinelle, mettono voci che ricordan quelle, dolcissime, onde a volte dei tuoi mali ti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai. Tu sei come una gravida giovenca; libera ancora e senza gravezza, anzi festosa; che, se la lisci, il collo volge, ove tinge un rosa tenero la tua carne. se l'incontri e muggire l'odi, tanto è quel suono
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