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Un fiume di musica. Antonio Vivaldi alle origini della riscoperta, Sintesi del corso di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea

Un fiume di musica. Antonio Vivaldi alle origini della riscoperta di Zerbi M.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 09/05/2019

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Scarica Un fiume di musica. Antonio Vivaldi alle origini della riscoperta e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea solo su Docsity! 1 lmgt_2019 Un fiume di musica. Antonio Vivaldi alle origini della riscoperta di Zerbi M. Il terremoto Vivaldi. ‘Il prete rosso’ Antonio Vivaldi, sperimentatore, rivoluziona la musica strumentale del settecento aprendola a nuovi orizzonti. Forza di continuo i limiti e espande i confini dichiarandolo in composizioni dai titoli fantasiosi ‘il cimento dell’armonia’ ‘invetione’ ‘L’estro armonico’, caratterizzati da una struttura ritmica del tutto fuori dal normale e dà sostanza musicale briosa e densa di effetti strumentali che prendono forma in risoluti attacchi di allegri energici e malinconici adagi di ispirata forza espressiva. Malato di un asma grave che non gli permette di recitare messa e di camminare a lungo. Avviato alla carriera ecclesiastica, dai suoi 25 anni insegnerà e sarà maestro di varie discipline musicali all’ospedale della Pietà. I 4 ospedali veneziani: Ospedaletto; Pietà; Mendicanti; Incurabili. Vivaldi molto amato, forse più che in patria all’estero a Londra e Parigi le sue composizioni più fortunate sono ‘le quattro stagioni’, i concerti hanno successo in Germania, mentre in Francia gli viene chiesto di scrivere una composizione per le nozze di Luigi 15, re di Francia. Fa molto parlare di se: non dice la messa per l’asma ma gira mezza Europa. All’epoca di Vivaldi, Venezia era la città con più teatri in Europa. Nel 1740 abbandona la sua patria e la sua produzione, per essere accolto alla corte dell’imperatore asburgico, Carlo VI, suo ammiratore, tuttavia questo morì improvvisamente e per il periodo di lutto durato 6 mesi a Vienna, Vivaldi cadde in disgrazia Dal terremoto all’eclissi Non conosciamo lo svolgersi delle cose a Vienna, ma sappiamo che il rosso alloggiava a casa di una vedova di un mastro sellaio, Whaler, e si trovava li quando un anno dopo il trasferimento morì. Viene sepolto nel cimitero comunale e il suo corpo in una fossa comune, e le spoglie rimasero perdute perchè il cimitero venne fatto bombardare. Come Vivaldi scompare improvvisamente, anche la sua musica che aveva ammaliato i suoi contemporanei e talenti quali Bach, viene persa e cade nel silenzio. Nel 1750 si parlava ancora di lui come Virtuoso nell’uso del violino quando il critico e compositore musicale Murpurg, direttore di uno dei primi giornali musicali, scrive di lui come un ineguagliabile violinista. Nel 1788-90, quando Goethe passa per la prima volta in Italia a Venezia non sente neanche nominare il suo nome. Le prime considerazioni all’opera di Vivaldi si devono alla nascente musicologia tedesca, che lo tratta in relazione alla formazione di Bach, il ruolo che ha avuto nella sua carriera. Queste prime attenzioni alle opere di Vivaldi sfociano nella pubblicazione di un catalogo del 1822, ‘catalogo di Whilelm Altmann’ che elenca le musiche e alcuni concerti inediti vivaldiani. Nel 1902, sempre in Germania, precedentemente alla prima guerra mondiale un musicologo nella sua tesi universitaria distacca la figura di Vivaldi, rendendola autonoma da quella di Bach e conferendogli una sua importanza, riconoscendo la sua importanza nella definizione del genere del concerto. Fine 800, Luigi Torchi che lo reputa moderno e innovatore su una rivista musicale italiana. Nel 1919, Alceo Toni (musicologo), in un saggio lo cita come ‘gloria musicale italiana’, idea che sarà ripresa dal regime fascista che lo esalterà come mito nazionalistico. La data di nascita, come molte altre informazioni biografiche della vita privata di Vivaldi sono andate e perse e ritrovate soltanto nel 1930, quando verrà trovato un documento a Vienna con decesso e altri dati. Ideazione e attuazione: Dal sogno di ascoltare ‘quella’ musica alla volontà di pubblicare l’opera omnia strumentale Nel 1947 nascita dell’istituto Antonio Vivaldi a opera di Antonio Fanna, e Angelo Ephrikian che si proposero di avviare l’edizione di tutte le opere strumentali sconosciute dell’artista: 300 opere manoscritte inedite nella biblioteca di Torino; Altre 100 opere conservate in luoghi diversi: Napoli Venezia Dresda Berlino, Parigi Vienna ecc. 2 lmgt_2019 Pochissime delle sue opere erano state fatte stampare mentre era ancora in vita (tra queste Opera I e opera II) a Venezia, editori Bortoli e Sala, solo in seguito tutte le raccolte vennero stampate ad Amsterdam, altre prodotte da piccoli editori sparsi a Parigi, Londra. La pubblicazione delle opere di Vivaldi non era solo di loro interesse, negli anni 40 del 900 infatti erano già state spedite in America per una commissione che voleva pubblicarle Fino alla prima metà del 900, si conosceva il 5/4% delle opere di Vivaldi, che molte volte anche alterate perché i trascrittori non tenevano conto dell’identità originaria del testo per la versione moderna, di conseguenza modificavano l’originaria architettura sonora. Queste modificazioni avvennero a causa dell’influenza della concezione dell’epoca della musica. Oltre alle modificazioni delle partiture originarie, c’era anche chi si legava falsariamente al nome di Vivaldi per trarne prestigio o benefici economici. Un esempio eclatante di trascrizione è quella di Bernardo Molinari che trascrisse le quattro stagioni modificandole, aumentandone l’organico: pensato per archi e violino, Molinari integra oboi, clarinetti e fagotti in modo da ottenere un effetto sontuoso ma molto lontano dall’originale. Questa fu anche registrata e perciò iniziò a circolare una versione non veritiera. Il lavoro che volevano avviare i rappresentanti del futuro istituto Antonioni richiedeva accesso diretto ai manoscritti larghi finanziamenti. Fanna, si diploma a 17 anni frequenta il corso di economia all’università ma contemporaneamente anche i corsi di direzione d’orchestra e composizione sperimentale ala conservatorio di Venezia e studia pianoforte. Villa delle rose, o villa Eugenia, località Selvana vicino Treviso Originariamente settecentesca, ricostruita più volte verrà acquistata dal padre di Fanna negli anni 20, per poi essere requisita dall’autorità durante gli anni della guerra, anche se di fatto non fu mai occupata e ai possedenti fu data la possibilità di abitarvici al secondo piano. Ephrikian, conosce Fanna verso la fine del 1945. Egli era un critico musicale del “giornale delle Venezie”. Di famigli armena prenderà il cognome dal padre, che dopo aver preso i voti cambiò il nome di battesimo con uno dei grandi religiosi armeni. Divenne geografo e topografo in un monastero e poi direttore della famosa tipografia in cui si stampavano libri in più di 30 lingue. Sarà il realizzatore di un dizionario topografico principalmente incentrato sull’Armenia, e dopo aver tolto l’abito da monaco si sposa con una donna e mette su famiglia, e con la quale lavorerà in una piccola stamperia di etichette in rilievo. Angelo, si era laureato in giurisprudenza ma era anche un eccellente suonatore di violino e seguiva lo studio della composizione. Inizialmente lavora come “agente segreto” per l’istituto di provvidenza sociale per scovare gli evasori fiscali. Uomo che non sopportava le ingiustizie anche se causate dalla legge e di buona manualità, sapeva infatti sistemare le stampanti e risolvere problemi di tipo pratico. Sposato, una figlia, i due si vedevano quasi tutti i giorni andandosi a trovare nelle reciproche case, Fanna grazie a lui scoprì il teatro I due finita la guerra accettano l’invito di un comandante dell’aeronautica che occupava un piano della villa di volare su un loro aereo, e la cosa spaventosa e che su quello non veniva effettuata manutenzione. I due amici stretti, tanto che uno fece da padrino al figlioletto dell’altro per il battesimo. I due si affacceranno alla questione di Vivaldi nel 1946, quando Angelo mostrò ad Antonio un libro che conteneva il catalogo delle opere di Vivaldi basato sugli studi di Olga Rudge (amante di Ezra pound che durante il fascismo andò alla biblioteca nazionale di Torino per chiedere di poter lavorare sui manoscritti). Nel 700 si era occupato nella creazione di cose nuove piuttosto che nella conservazione di quale già, create e succedeva molto spesso che i testi musicali, una volta esaurita la loro funzione venivano eliminati o usati in modo pratico. La stessa cosa, l’essere dimenticati succedeva anche ai musicisti. Vivaldi è uno tra gli autori della storia della musica più fecondi, e ebbe l’accortezza di conservare i suoi manoscritti e copie delle opere in un archivio personale. E’ grazie a lui che oggi abbiamo le sue opere. Dopo la seconda guerra mondiale i musicologi affrontavano i testi vivaldiani con l’idea di doverne fare de rifacimenti, perché altrimenti non potevano essere eseguiti, considerati solo degli abbozzi, ma in quello modo si finì per snaturare la sonorità originale. Per la pubblicazione delle opere di Vivaldi ci si pone un interrogativo sul metodo da adottare e si opta per la trascrizione fedele dei manoscritti e decidono di lavorare a una edizione, correlata da un testo, che potesse essere da subito oggetto di studio e esecuzione per i musicisti. Avventurosi esordi Per prima cosa i due decidono di creare un duplicato fotografico di tutto il materiale della biblioteca di Torino, per evitare i continui spostamenti e qualsiasi errore di trascrizione. Un modo rapido e affidabile. La mansione di fotografo spettò all’ingegnere e fotografo appunto Giarda, che già nella prima giornata scattò con la sua Leica 100 5 lmgt_2019 E perciò possiamo costruire la storia chi subirono i manoscritti di Vivaldi: (1686 1761) Non si Sabini da chi ma si pensa che la famiglia, sorelle fratelli Vivaldi, si siano occupati di rendere manoscritti al bibliofilo collezionista mercante veneziano Jacopo Soranzo, E si sa che fu lui a rilegare in 27 volumi di manoscritti. Una volta scomparso senza eredi I volumi passano alla famiglia Cornaro in cui marco Giuseppe Cornaro, si vendergli nel 1778 paura dei più autorevoli collezionisti del tempo l’abate canonici. (1727 1805) x x x (1717 1794) Dal gesuita I volumi passarono al conte Giacomo Durazzo, diplomatico di una nobile ricchissima famiglia genovese ambasciatore dell'impero austriaco presso Venezia. Entra in possesso intorno al 1780, e una volta scomparso senza eredi I manoscritti rimangono alla famiglia per due generazioni fino a quando Giuseppe Durazzo la divide tra i suoi due figli Marcello E Flavio. Quest'ultimo rilascerà al figlio che li custodirà fino agli anni 30, mentre Marcello mi lascerà per testamento ai padri salesiani del Monferrato, che però non avevano alcun interesse. Da allora non si sapeva più nulla fino a quando monsignore Federico Emanuele non penso che la vendita di quelle carte potesse tornare utile per finanziare i restauri del collegio. Tutti presenti possessori non erano coscienti del valore effettivo dei volumi perché reputavano Vivaldi con un compositore sconosciuto. Gentili, l’accademia Chigiana e il “gruppo editoriale veneziano” Dopo aver pubblicato i primi studi sui manoscritti questi furono presentati al pubblico nel concerto di musiche antiche dalla collezione Della biblioteca nazionale di Torino, che si tenne il teatro di Torino. L'operazione dell'accademia Chigiana si andrà a scontrare con quella dell'istituto Antonio Vivaldi, non appena la prima viene a conoscenza degli intenti dei due trevigiani. Giunge l'ora infatti una lettera che li mette in guardia sullo stare attenti a non usare troppo perché voleva lasciare il campo libero ai lavori che in accademia Chigiana erano ‘in stato di realizzazione’. Nel 1947 quando l'Accademia chiede che alcuni manoscritti possano essere spediti a Siena per il loro studio, Alla biblioteca nazionale di Torino questo risponde con un rifiuto argomentando che il gruppo editoriale veneziano io invece andato a Torino appositamente per filmare le pagine. In poche parole l'Istituto Antonio Vivaldi istituito da Antonio e Angelo era riuscito invero tempo rispetto all’Accademia, che la rimasta incastrata con la burocrazia, ad avviare le proprie operazioni e a precederli nell’intento di pubblicare un'opera omnia. I due giovani avevano agito con la benedizione di Alberto gentili. Nel marzo del 47 le condizioni economiche dell'istituto milanese d'alta cultura, che avrebbe dovuto sovvenzionare l'operazione della Chigiana divengono precarie, conseguentemente l'accademia Chigiana si trova assenza un finanziatore e il Chigi stesso in una lettera ammette di essere stato sorpassato e che ormai doveva arrendersi ai fatti. Antonio Fanna, gli propone di collaborare al loro progetto, ma Chigi vede un ostacolo in Malpiero. Nel 48 scorre la notizia che Sebastiano Arturo Luciani volesse realizzare un film su Vivaldi E che come attore protagonista proponeva Malipiero, Anch'egli musicista è molto simile al prete rosso. Il film non fu mai realizzato 1947. Si dà inizio all’edizione: le fucine operative Istituto Italiano Antonio Vivaldi, con sede simbolica a Venezia, alberga la direzione a villa delle rose a Selvana, mentre la casa trevigiana di Angelo viene trasformata in una fucina operativa dove viene attrezzato un laboratorio per realizzare le stampe dei microfilm e per finire viene creata una scuola di copisti musicisti da mettere subito al lavoro. In qualche mese, l'Istituto Vivaldi riesce ad archiviare migliaia di fotografie in scala quasi naturale, sul quale è possibile lavorarvi. I copisti riportano su carta da musica copiando dalla fotografia fedelmente le note ottenendo trascrizioni pronte per essere revisionate E preparate per essere poi mandate all'editore. Alcuni saranno I protagonisti della trascrizione ma dopo un paio di anni il lavoro di copiatura passa esclusivamente a Francesco Continetto. L'attività dell'istituto nel frattempo non passava inosservata. Il canone fondamentale dal lavoro di copiatura: Nessuna alterazione ho amplificazione degli autografi, ma la sola preoccupazione di renderli eseguibili secondo la notazione moderna. È proprio in questo che l'operazione dell'istituto si distingue: ovvero nel poterle rendere eseguibili, dettaglio a cui neanche l'Accademia Chigiana aveva pensato. Durante le trascrizioni ci si rende conto che molte opere erano pervenute in due o più versioni, e che queste non erano quasi mai identiche. Per questo Venne affidato a Gianfranco Ferrara il compito di mettere a confronto le fonti di ciascuna opera. Le copie una volta completati e firmati dal 6 lmgt_2019 direttore artistico venivano spedite a Milano nelle officine di casa ricordi, dove venivano incise, ricontrollate e inoltrate alla sezione stamperia. Malipiero e l’edizione Malipiero cura le pubblicazioni seguendo sempre il criterio che guida l’istituto: aderenza al testo originale, “nulla di aggiunto modificato o sostituito”. Questa idea di fondo era molto diversa rispetto a quella di altri musicisti che pensavano invece fosse normale e doveroso adattare al gusto moderno la musica antica con modifiche proprie. Egli si ingegna per trovare la chiave di interpretazione delle tachicagrafie del compositore nella costante urgenza di far presto. Manoscritti di Vivaldi appaiono indecifrabili perché caratterizzati assegni sintetici pensati per ridurre il tempo che scorre tra il balenare dell'idea, che non ci si deve lasciare sfuggire e la messa su carta. Il lavoro procede a gonfie vele il grande interesse che si stava creando attorno alla figura di Vivaldi va a toccare un pioniere degli studi vivaldiani, il quale dedica gran parte della sua vita al musicista veneziano scrivendo nel 1948 la sua monumentale monografia per la quale aveva lavorato vent’anni. Marc Pincherle Escono le prime 25 partiture Nel 47 in leggero anticipo sui tempi previsti Antonio è a Milano per ritirare da ricordi la prima serie di 25 partiture di musica strumentale. Edizione del formato era stato stampato in 400 esemplari 150 dei quali con una copertina speciale E numerati erano riservate all’istituto. Molti si congratulano per le operazioni tra cui il direttore dell'orchestra della Rai di Torino, e il docente di storia della musica alla diversità di Torino. Dalle partiture ai concerti Parallelamente al lavoro di edizione iniziava subito quello di diffusione parte integrante del programma dell'istituto. Vivaldi rinasce a Venezia per la seconda volta: il 13 aprile 1947, a tre mesi di distanza dalla fondazione dell'istituto questo inaugura la sua attività concertistica E le prime edizioni vengono eseguite al teatro La fenice. È in questo contesto che angelo nelle vesti di direttore d'orchestra si presenta come pioniere di un innovativo stile di esecuzione della musica antica, che diviene ben presto modello da seguire. In un primo ascolto sicuramente e probabilmente molti ascoltatori sono stati spiazzati dall'incontro con l'autenticità della musica di Vivaldi, il cui nuovo suono originale poteva essere risultato Meno appetitoso all'orecchio abituato alle pompose sonorità romantiche. Già dalla prima edizione Malipiero aveva esplicitato I cani da rispettare nell'eseguire la musica del prete Rosso: nessun raddoppio di strumenti improvvisazione limitata a qualche accordo del clavicembalo. Il nuovo suono di Vivaldi riscosso un grande successo soprattutto all’estero: Molte orchestre richiesero i materiali da eseguire, e le radiotrasmittenti trasmettessero i concerti esiste E addirittura in America, Dove l'originalità di Vivaldi fu molto apprezzata E si disse che “rende al meglio la voce della sua epoca E della sua città natale”. La stampa estera fece da megafono al successo del ritrovato Vivaldi. Grazie alle operazioni dell'istituto ovunque si inizia a suonare e ad ascoltare Vivaldi. Nell'autunno del 47 si tiene in collaborazione con la biennale di Venezia al teatro La fenice il primo festival dedicato a Vivaldi, organizzato in tre serate intervento di eseguire opere del passato inedite sconosciute o poco frequentate ma anche opere contemporanee di compositori italiani e stranieri. Il festival Vivaldi, O meglio il Vivaldi ritrovato appare come un'autentica novità. Il festival, che viene trasmesso anche dalle stazioni radiofoniche nella rete rossa, È caratterizzato dalla conversazione di Malipiero che ribadisce I propri ideali E quelli su cui si fonda l’istituto. Angelo aggiunge anche io il suo apporto ideale facendo una metafora con la tradizione pittorica e affermando, a favore delle proprie idee di non modificare la musica del passato, che sarebbe preso per pazzo se avessi aggiunto nuovi colori alla Cappella Sistina di Michelangelo cosa avesse corretto la prospettiva Giotto. Continua affermando che il fenomeno dell'interpretazione e della libera revisione di opere musicali antiche sia nato nell'ambito del romanticismo ottocentesco. Nei giorni seguenti festival giornali non parlano di altro se non dei concerti. Sempre nel 47 Toscanini che aveva dimostrato interesse per la musica di Vivaldi chiede all'editore ricordi il materiale per orchestra da eseguire con la NBC simphony Orchestra L’orchestra sinfonica della Scuola Veneziana. Prima tournée 7 lmgt_2019 Nell'ottica del ridare vita al suono originario veneziano di Vivaldi matura l'idea di costituire un gruppo strumentale specializzato nell'esecuzione delle partiture del prete Rosso E della musica dell’epoca. Nasce così l'orchestra sinfonica della scuola veneziana creata dall'Istituto Vivaldi È formata dai migliori strumentisti nel teatro La fenice. Basta fu organizzata in conformità a quello che si supponeva fosse utilizzato da Vivaldi: Sei violini primi; Sei violini secondi; Sei viole; Quattro violoncelli; E due contrabbassi; Questo complesso riproduceva verosimilmente le ideali condizioni della pietà. Tutti componenti dell'orchestra erano infatti allievi del conservatorio veneziano di Luigi ferro. Il secondo passo era trovare dei finanziamenti che potessero sopportare la tournée che doveva far conoscere questa nuova orchestra. Questi non furono trovati e perciò si decise di prelevare una parte del denaro dal fondo destinato alle edizioni. È qui che inizia il primo giro concertistico di 12 giorni dell’orchestra, ogni giorno in una città diversa. Il cartellone del concerto prevedeva sei concerti tutti inediti Le città sarebbero state Torino, Gorizia, Trieste, Udine, Padova, Trento, Verona, Genova, Bergamo, Milano, Ferrara E L’Aquila. Inizialmente si pensa di farlo proseguire toccando Roma Napoli Bari Catania Palermo Trapani e Siracusa ma sopravvengono degli impegni E questi non lo permettono. Già dalle prime esibizioni la critica lo definisce come un complesso di prim’ordine, eccezionale per affiatamento ed esecuzione, ma anche la particolare sintonia e la coesione dell’organico. A Trieste il concerto viene anche radio trasmesso “bellezza semplice”. Nuova vita per la nuova musica vivaldiana Si va a configurare perciò un panorama musicale in cui il genere strumentale e specialmente quello vivaldiano viene sentito come moderno dai più giovani e quindi preferito dalla generazione dei figli, mentre il melodramma conservatore passatista apprezzato dalla generazione dei padri. Uno degli aspetti vincenti della rinascita di Vivaldi nel secondo dopoguerra È stata la perfetta sincronia tra le pubblicazioni E la diffusione della musica attraverso teatri festival società di concerti radio di mercato discografico che propagano la conoscenza E diffondono la fruizione della musica del veneziano. Angelo si troverà a trascrivere anche le quattro stagioni, brani che acquisteranno una popolarità planetaria, ma lo dovrà fare dalla trascrizione di Molinari, che ovviamente reputava erronea. Questa fu necessario perché la copia originale del manoscritto si trovava a Bruxelles, ma una volta finito il lavoro confrontando la sua versione quelle copie fotografiche delle fonti fu soddisfatto perché non presentava neanche un errore. Il secondo concerto si eseguono per la prima volta il genere della musica vocale sacra. Nel 1949 con l'edizione del terzo autunno musicale veneziano si propongono due novità vivaldiane: la Senna festeggiante, e il beatus vir. L'orchestra di Angelo Ephrikian ebbe un grande amico E influenzò meglio in spirò alcune compagnie musicali come quello dei I virtuosi di Roma, o quello dei I musici, quest'ultimi suonavano senza direttore. Queste due porteranno in tutto il mondo la musica di Vivaldi. Nel frattempo continuano a emergere nuovi ritrovamenti: nella biblioteca del conservatorio di Napoli un musicologo ungherese scopre tre manoscritti inediti di Vivaldi (una sinfonia in dà maggiore, un concerto per archi, E un concerto per violoncello) che vengono eseguiti a Budapest dall'orchestra da camera. Nel 1948 le strade dei due giovani cominciano a dividersi: Angelo si dedicherà alla direzione d’orchestra, mentre Antonio porterà avanti l'Istituto Vivaldi e il lavoro dell’edizione. Nonostante ciò I due rimarranno sempre grandi amici. Eugenio Clausetti e Casa Ricordi La tournée dell'orchestra sinfonica della scuola veneziana aveva ridotto le disponibilità economiche destinate all’edizione. Malipiero decide perciò di tentare la sorte al casinò di Venezia per riempire le casse dell’istituto. Ovviamente perse tutto. Clausetti era il proprietario della Ricordi, ed era entrato in contatto con Malipiero prima attraverso una grande stima nata dall'amore per Vivaldi, che si trasformò poi una grande amicizia. In occasione di una visita a Villa delle rose, questo gli propose di andare a lavorare con lui alla ricordi, e Malipiero accetto con entusiasmo, pensando anche di riuscire a sistemare la situazione delle edizioni dell’istituto. Dopo qualche anno, che furono perlopiù gli anni di gloria
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