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Una chiesa per vivere - sintesi per non frequentanti, Schemi e mappe concettuali di Teologia II

Riassunto del libro aggiuntivo da studiare per l'esame di teologia II con la prof Laura Invernizzi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 23/03/2022

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Scarica Una chiesa per vivere - sintesi per non frequentanti e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Teologia II solo su Docsity! CHIESA COS’É La chiesa appare come se fosse uno stato come gli altri, e in effetti ha un nome (“Città del Vaticano”) e una bandiera propria. Se il papa, allora, è considerato come un capo di governo, la chiesa svolge nel mondo un suo ruolo politico e ha un’importante rappresentanza negli organismi internazionali. Per molti già questo basta per guardarla con diffidenza. Fino ad alcuni anni fa, almeno in Italia, l’opinione comune era che la politica del Vaticano era dannosa ai poveri e alleata dei poteri forti. Ma oggi la sua politica è incentrata sui temi della guerra e della pace, in favore dei paesi sottosviluppati e oppressi e a promozione dei diritti umani. Ciò nonostante, la similitudine degli apparati della chiesa con quella dei potenti contribuisce ad alimentare la sensazione di un’insuperabile contraddizione fra il vangelo predicato e la vita vissuta dal papa (ricca) e quella di Gesù (umile). Le frequenti prese di posizione della chiesa sui temi scientifici vengono percepite da molti come espressioni del suo antico retaggio, nemica della scienza e del progresso. Senza parlare del timore che l’autorità della chiesa riesca a imporsi sui governi, violando la laicità dello stato e vulnerando libertà e diritti di ogni individuo. Dietro al Vaticano e alla sua politica, c’è la chiesa vera e propria, cioè un’immensa aggregazione di credenti, tradizioni e istituzioni che si riconoscono nella professione di un’unica fede. Per molti è semplicemente un apparato di preti e vescovi, sacrestie e conventi. È molto diffusa l’idea che le parrocchie e le altre strutture ecclesiastiche siano più o meno la stessa cosa degli uffici del comune, dove tu vai e ti si deve rendere il servizio richiesto. Purtroppo ci sono preti che si comportano spesso come se fossero dei funzionari che registrano le richieste e le eseguono. Non mancano invece altri che ritengono di dover esser esigenti e vorrebbero non offrire accoglienza se non a coloro che manifestino una totale condivisione della fede. Né i primi né i secondi sono in grado di suscitare simpatia e disponibilità: non presentano l’autentico volto della chiesa che in nome di Gesù offre accoglienza a tutti. Inoltre, è vero che nella chiesa non mancano deficienze e tradimenti dell’ideale (vicende dei prati colpevoli di pedofilia). I giudizi sulla chiesa non vengono condizionati solo dai preti, ma anche dalla gente comune che va a messa. I cattolici fedeli, ad alcuni provocano interesse, mentre ad altri appaiono solo come antichi e creduloni. A volte capita di imbattersi in cattolici impegnati in attività di gruppo che sembrano essere diventati dipendenti e incapaci di relazionarsi con chiunque e che pian piano acquisiscono un loro linguaggio caratteristico, antico e non comprensibile da chi non vive all’interno e che porta a dire che la chiesa sia portatrice di un messaggio troppo vecchio e incapace di progredire nel tempo. A volte, invece, capita di imbattersi in gruppi di cattolici combattivi, che intervengono e cercano di ottenere quello che vogliono e che induce la gente a farsi un’immagine della chiesa incapace di portare rispetto al pluralismo della società e alla laicità dello stato. La conseguenza di queste osservazioni è il rifiuto di molti a partecipare concretamente alla vita della comunità. Chi vive dentro la chiesa conosce meglio di chi è fuori i propri peccati e incoerenze. Sono molte e gravi le provocazioni con cui il mondo attacca oggi la chiesa (situazione migranti per es). Bisognerebbe, però, distinguere se si tratta di un conflitto dovuto, perché la chiesa non può contrapporre al mondo i valori evangelici o se il conflitto si gioca intorno ad interessi particolari da una parte o dall’altra, ma che comunque non sono essenziali nella predicazione del Vangelo. VISTA DAL DI DENTRO Può succedere di assistere a un matrimonio religioso di due non credenti, ma hanno voluto sposarsi in chiesa per rispettare la tradizione familiare. Per alcuni la chiesa è questo: una tradizione religiosa ricevuta dai padri e da trasmettere ai figli. Questo essere cristiani per tradizione significa mancanza di dignità morale e, per questo, molti uomini di chiesa stanno pensando di rifiutare i sacramenti a coloro che non sanno seriamente il valore di ciò che stanno chiedendo e degli impegni che ne conseguono. Negli ultimi anni, però, è aumentato il numero di persone che si prendono la libertà di fare le loro scelte senza farsi condizionare né dal parroco né dalla famiglia. I cristiani nomadi sono cristiani praticanti che ritengono di poter attingere dalla propria coscienza tutto ciò che è necessario alla fede, ma sentono che i sacramenti possono essere ricevuti solo dalla chiesa. Sono coloro che amano una liturgia rarefatta, senza alcuna forma di partecipazione personale e impegnativa, dove ciascuno prega e consuma il sacramento per conto proprio, ignorando coloro che gli stanno attorno. La chiesa, però, mi chiama, non prima di tutto per darmi i sacramenti, ma per condividere un’esperienza di vita nella fede comune, dove chi crede in Gesù ha bisogno di conoscerlo e trovarlo e dove l’incontro con Gesù è tutta la vita e vangelo e battesimo non ti bastano. La chiesa però riscontra numerosi problemi: 1. La chiesa nasce dalla fede in Gesù, la quale è un fatto interiore e personale e che dona una sensazione di libertà unica. Allora perché andare in una chiesa? Sembra di andare a rinchiudersi in un luogo e farsi schiavi di un nuovo apparato sociale; 2. Per la fede è Dio la realtà più importante, però la fede è anche una proposta di salvezza per il mondo. Come conciliare le due esigenze? 3. Il vangelo è molto esigente ed è impossibile essere sempre all’altezza del suo ideale. Ogni cristiano, allora, che dichiara di praticarlo è un falso. 4. Secondo molti la chiesa dovrebbe conservarsi estranea dalla politica, però la fede include principi e valori che hanno una dimensione politica e la chiesa non può fare a meno di promuoverli. CRISTIANI DI ALTRE CHIESE In Inghilterra, il rito che si celebra assomiglia a quello tradizionale, la Bibbia e la fede son le stessa, si crede nei sacramenti, i fedeli si intendono appartenenti all’unica chiesa di Cristo, eppure non sono appartenenti alla chiesa cattolica-romana, perché la chiesa d’Inghilterra 500 anni fa, per volontà di Enrico VIII, si costituì come chiesa nazionale indipendente dal papa. In Russia e in Grecia, invece, troviamo riti molto diversi, ma la fede è quella antica. È una chiesa chiamata ortodossa, perché si ritiene la depositaria dell’unica fede autentica e rifiuta come illegittimi alcuni sviluppi, soprattutto quello del primato del papa, avvenuti nella tradizione occidentale. In alcuni paesi dell’America, dell’Asia e dell’Africa ci sono un sacco di chiese diverse. Quelle principali (non per numerosità) sono quelle rifondate da Lutero e Calvino nel XVI secolo, nella loro protesta contro la corruzione che infestava la chiesa cattolica e contro l’apparato dei sacramenti, delle leggi, delle istituzioni che la chiesa cattolica avrebbe ampliato illegittimamente. A questo punto, però, dov’è la chiesa che Gesù ha voluto? Si è provato a sistemare un po' le cose con il concilio Vaticano II, in cui papa e vescovi riuniti hanno dichiarato che tutti i battezzati che credono in Cristo sono incorporati in Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani. NASCITA DELLA CHIESA La chiesa vive ed esiste solo fino a quando ci sono delle persone che le appartengono con una loro libera adesione di fede. Se tutti i credenti a un certo punto cessino liberamente di credere a quel punto la chiesa cesserebbe di esistere. Pensiamo a una regione senza cristiani e immaginiamo che, a un certo punto, arrivi qualcuno che crede in Gesù ed inizi a parlare di lui e di cosa significa credere. Potrebbe accadere allora che qualcuno cominciasse a interessarsi e che infine decidesse di voler condividere la sua esperienza di fede. A quel punto nascerebbe la chiesa. La prima cosa che costui ci direbbe sul conto di Gesù è sicuramente che a quotidiana esistenza. Però essa si presenta come popolo di Dio solo là dove, per ritrovarsi insieme nella fede, nulla si chiede ai singoli fuorché la pura professione della fede cattolica. La parrocchia ha tanti difetti, però ha il grande valore di essere una chiesa aperta a tutti senza alcun tipo di distinzione. Dalla storia delle gerarchie istituzionali ecclesiastiche si deduce che la parrocchia, per quanto abbia vita abbastanza autonoma, non è chiesa nel vero senso della parola. Se un uomo, durante i primi secoli della storia cristiana, cerca la chiesa, egli la troverebbe in un’altra forma rispetto a quella parrocchiale, cioè quella della diocesi. Il fatto che la comunità parrocchiale abbia tutto il necessario per una vita piena di chiesa, ma non abbia il potere di darsi un prete, la costringe ad aprirsi alla sua dimensione universale, cioè al ministero del vescovo. Il vescovo è pastore responsabile di un insieme di comunità che si chiama “diocesi”. Abitualmente, pensiamo ai cattolici come a quell’insieme di fedeli che vivono in comunità governate da preti e vescovi che sono in comunione con il papa. Per una chiesa dirsi cattolica significa definirsi universale, aperta a tutto il mondo. L’anima cattolica della chiesa spinge, quindi, ad allargare sempre l’esperienza della fede. Il termine “cattolico”, per natura, rifiuta di legarsi a una nazione o a una tradizione culturale determinata. Sentirsi cattolici dà la gioiosa sensazione di vivere in uno spazio di comunione che non ha limiti e con l’ansia interiore di vedervi coinvolti uomini e donne di ogni razza. Il papa è il centro della comunione di tutto l’episcopato e di tutte le chiese e fa parte del collegio di tutti i vescovi del mondo. Quando si raduna un concilio ecumenico (assemblea di tutti i vescovi), ci sono dibattiti complessi e opinioni contrastanti e si lavora, quindi, alla ricerca di una maggioranza per poter giungere a una decisione, ma qui funziona diversamente dal parlamento. La parte che sta prevalendo, infatti, prima di tutto, deve assicurarsi di avere il papa con sé, e poi ha bisogno di raccogliere intorno a sé tutto il corpo episcopale. È un sistema diverso da quello delle assemblee parlamentari e degli organismi collegiali di carattere civile. Il papa, quando esprime la sua in concilia, non dà al proprio voto lo stesso valore di quello di uno qualsiasi degli altri vescovi: il suo voto resta sempre determinante. Ma egli non impone la propria tesi, senza aver ascoltato. Il suo influsso sulla chiesa intera è molto forte, ma dopo il concilio Vaticano II l’autonomia delle chiese locali è sensibilmente cresciuta e continuerà a crescere. RAPPORTO TRA CHIESA E MONDO 1. La chiesa è nel mondo uno strumento di un disegno di salvezza, cioè Dio. Dio imporrà il suo regno agli uomini alla fine dei tempi. Con questo modo di pensare non ci si impegna più sul piano sociale e ciascuno si cura della sua salvezza; 2. La chiesa è il Regno di Dio in terra, impegnata a convertire il mondo, e l’obiettivo degli uomini è quello di entrare nella chiesa. Questa mentalità guarda con diffidenza il mondo dei non credenti, definendoli “una chiesa mancata”; 3. La chiesa si colloca in mezzo agli uomini e all’interno della società e l’obiettivo degli uomini è di sentirsi responsabili, con persone di altre religioni e atei, non solo ciascuno della propria salvezza, ma del bene comune della società intera. Pur convinti che sarà Dio e non noi a salvare il mondo, non possiamo fare a meno di comunicare agli uomini che incontriamo la notizia che Gesù è risorto e che in lui ciascuno trova speranza e salvezza. Da questo gesto che caratterizza la posizione della chiesa derivano, però, problemi enormi. Già la pura e semplice affermazione di Dio, ma ancor più la dichiarazione che, in Gesù, Dio stesso ha agito nella nostra storia, mette la chiesa in una posizione diversa da quella di qualsiasi altra entità che operi fra gli uomini. Per cui accade che la chiesa da alcuni venga osservata con una certa diffidenza. L’affidare la propria sorte e quella di tutti all’invocazione di Dio, per molti è un atteggiamento a dir poco strano. Per essi è assurdo chiedere a un’improbabile Onnipotente ciò che invece si deve imporre ai responsabili di questo mondo. La chiesa, nonostante si porti dietro il mistero dell’Assoluto, è afflitta dalla possibilità di peccare e fallire nelle proprie imprese. Il divino che sta in essa le garantisce la permanenza nella fede, la purezza e la certezza di ciò che crede, ma non la toglie dalla condizione umana. Essa si affida costantemente alla potenza della grazia di Dio, ma con ciò non può pretendere di essere esente dal giudizio del mondo su ciò che intende fare e su ciò che fa. “La chiesa non deve fare politica” è una frase priva di fondamento in quanto perché, in una società democratica, la chiesa dovrebbe essere privata dal dire la sua su qualsiasi soggetto civile. Inoltre, già la proclamazione “Gesù è il Signore” contiene in sé un principio politico: equivale infatti al rifiuto di qualsiasi altro signore e, quindi, a una proclamazione di libertà a garanzia della dignità della persona umana di fronte ogni potere umano. È un problema sempre vivo al giorno d’oggi. Il cristiano riconosce che l’assolutezza di Dio si è rivelata nel Cristo che, risorgendo, ha vinto la morte e, morendo in croce, ha elevato l’amore per ogni persona umana a criterio supremo di vita. Ciò significa che il cristiano deve attingere dal vangelo il criterio supremo con il quale giudicare qualsiasi progetto di vita o di azione politica, così come il non cristiano deve attingerlo al giudizio della sua coscienza. Assumere a criterio supremo il benessere personale o l’interesse del proprio partito o nazione è vera e propria idolatria. Alla chiesa non viene negato il diritto di propugnare i valori in cui crede, essa lo fa però senza avere nella società democratica alcun tipo di privilegio e superiorità. L’Assoluto che la chiesa si porta dentro, non la libera dal rischio che essa possa sbagliare e fallire. Ci sono dei momenti in cui la chiesa dovrà spezzare il criterio dell’efficienza: accade quando da parte del mondo le si impone l’assunzione di un altro assoluto al posto di Cristo. In tal caso il credente è capace di scegliere anche il martirio e la morte, che sono il massimo dell’inefficienza umana. La sua meta finale è la salvezza, nell’esaltazione della libertà dell’uomo che accoglie nell’amore il suo unico Signore Gesù e non si piega a nessun altro.
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