Scarica "Una malattia acquisita" estratto dalla Coscienza di Zeno e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Una malattia acquisita Comprensione del testo Zeno, durante una notte insonne, decide di andare in un bar sconosciuto, proseguendo la sua discussione mentale con la signora Malfenti. Una volta arrivato lì si distrae e ordina la stessa cosa dell’uomo accanto a lui. Intanto una gruccia poggiata al sofà cade e nell’atto di raccoglierla scopre che lo sconosciuto accanto a lui è Tullio, un suo amico d’infanzia. Parlano del più e del meno, e Zeno chiede cosa gli sia successo alla gamba scoprendo ben presto che questa storia è la preferita di Tullio che ha studiato nei minimi dettagli i reumatismi. Zeno si finge interessato proponendo soluzioni che l’uomo aveva già provato, raccontando di essersi trovato a mangiare circa 30 limoni al giorno seguendo uno strano rimedio. Così Zeno afferma che è vera libertà quando pur di fare qualcosa che ci piace accettiamo anche qualcosa che ci piace meno. Continuando a discorrere Zeno si sfoga sulla sua vita, esagerando in peggio scoprendosi alquanto compiaciuto dall’essere commiserato dal compagno, sentendosi più infelice che mai e lesionato. Tullio poi, ritornando sul suo argomento preferito, racconta che una gamba per muovere un passo utilizza 54 muscoli e così Zeno ha cominciato da quella sera a vedere le sue gambe come mostruosi macchinari, pesanti e a zoppicare come il suo compagno di scuola. Analisi del testo 1. La conversazione mentale di Zeno vede come interlocutrice la signora Malfenti o almeno l’idea che ha Zeno di lei, la proiezione dei suoi pensieri e dei suoi dubbi. La signora Malfenti, alias la sua coscienza, infatti, lo accusa di “giocar di pedina” con le sue figlie mentre lui cerca di difendersi meglio che può. Purtroppo però non può fare a meno di pensare a come, in quel momento, lo stessero accusando con rimproveri simili a casa Malfenti e, data la sua assenza, a come lo stessero incolpando e colpevolizzando. 2. Zeno probabilmente sceglie di uscire per sfuggire al silenzio assordante di casa sua, che amplifica ancora di più la voce sibilante della sua coscienza e dei suoi pensieri, che come spettri lo inseguono. Il bar, in generale, rappresenta per molti un rifugio, soprattutto se si vuole sfuggire ai propri problemi, distrarsi e procrastinarli almeno di una notte. Il bar è visto come un posto in cui per una sera ci si può concedere di essere più “malati” per scappare da una vita apparentemente perfetta di giorno, con un lavoro prestigioso, una famiglia sana e invidiabile. Esso è da sempre un luogo di ritrovo in cui non ci si sente giudicati e dove condividere la propria solitudine con gli altri per sentirsi un po’ meno isolati, un po’ meno diversi. Essere “nella viva luce del caffè” faceva sentire Zeno più pronto a difendersi dalle accuse della signora Malfenti, come se lei e le sue figlie fossero davvero lì. Zeno sceglie appositamente un bar sconosciuto per non incontrare facce a lui note, per non essere disturbato e distratto dal suo dialogo mentale da conoscenti. 3. “La signora Malfenti m’aveva fatti dei rimproveri nuovi” questo intervento autoironico riflette i continui dubbi, i sensi di colpa del protagonista. Egli rimuginando sui suoi comportamenti ambigui riscopre ramanzine e cose nuove da rimproverarsi utilizzando la figura di questa signora. Così Zeno mette a nudo le sue fragilità psicologiche che affiorano in superficie una alla volta. 4. Quando incontra Tullio ascolta noncurante i suoi problemi cercando di adempiere alle norme sociali convenzionali quali il chiedere lo stato di salute, ascoltare e partecipare attivamente alla conversazione. Raccontando di sé Zeno esagera riscoprendosi sorprendentemente soddisfatto, desideroso di sentirsi commiserato e consolato ma al contempo si ritrova terribilmente infelice nella volontà di esagerare. Zeno a questo punto, guidato dalla volontà di essere compatito, capisce di voler essere malato per non essere come gli altri; egli vuole essere