Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Una mirabile avventura, Dispense di Pedagogia

Riassunto del libro "una mirabile avventura". Contiene tutti i capitoli.

Tipologia: Dispense

2019/2020
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 10/05/2020

ErikaRoma3
ErikaRoma3 🇮🇹

4.6

(25)

19 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Una mirabile avventura e più Dispense in PDF di Pedagogia solo su Docsity! UNA MIRABILE AVVENTURA PRIMA PARTE: LA NASCITA DELLA PEDAGOGIA SPECIALE E I PRIMI TENTATIVI DI EDUCAZIONE DEI DISABILI Capitolo 1  LA NASCITA DELLA PEDAGOGIA SPECIALE La nascita della PEDAGOGIA SPECIALE si fa a risalire a Itard, tale attribuzione può essere ricondotta a 3 ragioni: 1. Fu il primo a considerare possibile l'educazione di un individuo ritenuto INEDUCABILE dalla società scientifica dell'epoca  Pinel, padre della moderna psichiatria, definì il selvaggio Victor, affetto da disturbi psichici derivanti da un danno cerebrale irreversibile = SENTENZA: a. Incapacità di attenzione (riguardava esclusivamente gli oggetti dei suoi bisogni). b. Sprovvisto di memoria; giudizio e attitudine all'imitazione (limitato nelle idee relative ai suoi bisogni  es. aprire una porta). c. Sprovvisto di mezzi di comunicazione di qualsiasi tipo. d. Insensibile a qualsiasi specie di sentimento morale. Lo paragonò ad individui ridotti a uno stato di demenza o IDIOTISMO. In conclusione per Pinel il selvaggio era INEDUCABILE per cause naturali e non sociali e culturali. In contrapposizione troviamo Itard che non considerava il selvaggio RITARDATO per cause naturali ma un soggetto fortemente DEPRIVATO a causa del lungo stato di abbandono in cui versava. Itard non nega la tesi di Pinel (un idiota non può essere educato) ma negava l’idiotismo del selvaggio. 2. Con lui nasce la pedagogia speciale in quanto SCIENZA ed imposta la questione da un punto di vista scientifico come un'ipotesi che deve essere verificata. Tale constatazione segna la nascita della PEDAGOGIA SPECIALE che diventa parte integrante della SCIENZA DELL'EDUCAZIONE. Riguardo questo, Itard imposta un progetto educativo basato su un quadro teorico pedagogico, crea il “RAPPORTO EDUCATIVO” ed “OGGETTO EDUCAZIONE” come un costrutto teorico costituito da un intreccio di significati per i quali escogita mezzi e strategie di intervento sperimentali, pone quindi le basi per la PEDAGOGIA e per lo SPERIMENTALISMO IN PEDAGOGIA. Da tale riflessione derivano 3 aspetti: a. Indissolubile intreccio epistemologico tra PEDAGOGIA SPECIALE e PEDAGOGIA: entrambe espressioni della scienza dell'educazione ed entrambe aventi lo stesso oggetto, ovvero “EDUCAZIONE”. b. La PEDAGOGIA SPECIALE è scienza a tutti gli effetti, in quanto è in grado di costruire, definire, ricercare il proprio oggetto, formulare ipotesi, sperimentare soluzioni applicative, verificare le une e le altre sia nella loro ricaduta sociale sia in quella scientifica  quindi le soluzioni sperimentate non sono mai definitive. A tal fine l'oggetto educazione deve essere trattato come tensione verso l'ideale. c. La PEDAGOGIA SPECIALE grazie alla sua capacità di volgere lo sguardo verso fatti educativi inusuali apporta un grande contributo alla scienza dell'educazione perché “una buona pedagogia speciale è parte di una buona pedagogia generale e i problemi posti dall’educazione dei bambini handicappati mettono alla prova e verificano la validità o meno dell'educazione generale” (Canevaro). 3. È un rafforzamento delle altre due  comparando Itard con altri studiosi si può notare la grande innovazione che egli portò intorno all'idea che “l'educazione riguarda tutti, nessuno escluso” - Comenio (precursore delle educazione per tutti) riteneva che l’educazione dovesse essere accessibile quasi a tutti (NO DISABILI  “i disgraziati a cui Dio aveva negato il senso o la mente”). - Rousseau (precursore del rispetto assoluto dei bambini dei loro bisogni  CONCETTO ASSURDO) nell’EMILIO stabilisce i criteri sul quale scegliere un bambino per far funzionare meglio i suoi principi educativi:  preferiva i ragazzi alle ragazze.  voleva allievi francesi, non lapponi oppure negri del Benin.  voleva allievi orfani ma di famiglia borghese.  l'allievo doveva essere in salute sin dalla nascita. - Diderot (uno dei massimi esponenti dell'illuminismo) anche se s'interessò alla CECITÀ e alla SORDITÀ manifestò ugualmente un atteggiamento distaccato nei confronti dell’handicappato. IN CONCLUSIONE TUTTI E TRE PERDONO DI VISTA IL DISABILE. Capitolo 2  L’EDUCAZIONE DEI SORDI E DEI CIECHI L’idea di accettazione e di integrazione della persona con disabilità è un’idea piuttosto recente. Infatti nell’antichità termini come DISABILE o HANDICAPPATO non esistevano. Nell’Antica Roma, come afferma Zappaterra, venivano utilizzati termini come ottuso, sciocco o imbecille (da baculus  senza bastone, quindi debole). Inoltre la CATEGORIA DEI DIVERSI veniva completamente esclusa dalla vita pubblica e dalla collettività, anzi in questi casi l’ABBANDONO o l’INFANTICIDIO erano considerati legittimi. Per categoria dei diversi non si indicavano solo persone con malformazioni fisiche ma anche i minorati sensoriali. Le prime attenzioni verso quest’ultimi li abbiamo verso il 1500 con i primi tentativi di EDUCAZIONE DEI SORDI. Nel 1700 invece si iniziano a registrare i primi rudimentali INTERVENTI EDUCATIVI A FAVORE DEI CIECHI. Solo nel 1800 si inizierà a occuparsi dei deficienti, della frenastenia e degli idioti (grazie a Séguin che diede importanza allo studio dei disabili mentali si iniziò a diffondere il termine “IDIOTA”). Nel 1900 iniziano ad apparire termini come DISABILE o HANDICAPPATO. Oggi si utilizza maggiormente il termine DIVERSAMENTE ABILE. L’EDUCAZIONE DEI SORDI  La vita dei diversi per molto tempo è stata sempre caratterizzata da emarginazione, repulsione, derivante da una società autodefinitasi “normale”. Molte volte i gesti di esclusione erano accompagnati da risa, curiosità, senso di superiorità in quanto chi scherniva si percepiva entro i confini della normalità. Riguardo il concetto di “NORMALITÀ” Canguilhem nel celebre volume “il normale e il patologico” propone di sostituire il termine NORMALE con quello di ANOMALIA in quanto, il primo faceva riferimento a un giudizio di valore mentre il secondo ha una valenza puramente descrittiva. Canguilhem osserva che per i Geoffroy (padre e figlio) le anomalie e le mostruosità discendevano dallo stesso meccanismo naturale che regola la formazione degli organismi normali, ma rappresentano la prova manifesta che nonostante la varietà delle forme, la natura funziona secondo un unico principio per qualsiasi essere. Siamo noi che abituati alla razionalità normativa l’handicappato rappresenta una sfida in quanto ci pone di fronte a una problematicità. Infatti lo stesso Montaigne affermava nel racconto di “Un fanciullo mostruoso” che “quelli che noi chiamiamo mostri non lo sono per Dio. Chiamiamo contro natura quello che avviene contro la consuetudine”. Per quanto riguarda la sordità, il progresso della storia e anche della civiltà rese evidente che tale condizione umana non precludeva alla persona la possibilità di esprimersi. All'inizio, a causa di conoscenze inadeguate si 1. L’insegnamento della comunicazione ai bambini sordi è un insegnamento di tipo compensatorio  essendo la loro ricezione sensoriale uditiva impossibile sono obbligati a procedere attraverso canali visivi, tattili e cinestetici. 2. Il sordo sa già interpretare ogni sorta di segni, quindi l'insegnamento partirà dal conosciuto per andare gradualmente verso il nuovo. I primi due punti mettono in risalto l’importanza di partire sempre dai punti di forza dell’allievo (fare leva sul suo potenziale). 3. L'insegnamento è indissociabile dall'osservazione continua la quale è la sola a permettere il costante adeguamento della relazione pedagogica e delle tecniche di insegnamento. Il punto tre dà importanza alla funzione svolta dall’osservazione (azione di monitoraggio e controllo del processo insegnamento-apprendimento) che permette di conoscere le peculiarità di ciascun allievo  riformulazione in chiave pedagogica del pensiero di Ballanti. Questa diventerà una costante che accomunerà molti studiosi (de l’Epée, Itard, Sèguin, Montessori, Decroly). 4. Benché l’insegnamento proposto sia di tipo libresco i bambini sordi realizzano degli apprendimenti formali assolutamente stupefacenti. 5. Se il bambino sordo non comprende quanto gli viene insegnato vuol dire che ci si è espressi male. Il punto 5 invece si rifà al fatto che un eventuale fallimento potesse riguardare il metodo e le procedure utilizzate dal maestro e quindi non siano esclusivamente riconducibile alle caratteristiche dell’allievo. Si iniziò così ad affermare in questo periodo storico tale principio pedagogico che troverà compimento soprattutto con Itard e Séguin. 6. Nell'apprendimento della comunicazione globale nei bambini sordi esiste una sequenza di intervento:  imparare a leggere più presto possibile  imparare a comprendere la parola dell'altro e ad esprimersi attraverso i gesti  apprendere la lettura labiale e apprendere a esprimere sé stesso oralmente Il punto 6 ci ricorda che gli educatori e gli insegnanti devono conoscere molti metodi e possedere una buona metodologia (MULTIMODALITÀ). Il successore di de l’Epée fu Sicard, presidente dell’Istituto dei sordomuti a Parigi, colui che assunse nel 1779 Itard, dove verrà inviato il selvaggio Victor. L’EDUCAZIONE DEI SORDI IN ITALIA  In Italia tra il 1784 e il 1844 sorgono numerose istituzioni. Con l'avvento dell'Unità d'Italia vengono fondati tre istituti governativi a Roma, Milano e Palermo. Silvestri  abate che fonda Roma nel 1784 la prima scuola per sordomuti nel nostro paese dopo essersi recato a Parigi dove studiò il METODO EPEANO. Da tale metodo poi ne svilupperà uno proprio che si baserà sull’utilizzo dei segni accompagnati dall'utilizzo dell’articolazione labiale. Provolo  abate, fondatore della scuola di Verona nel 1830 contrario al metodo epeano. Propose la propria variante del metodo orale consistente nel far sentire agli allievi le diverse vibrazioni dei suoni mediante il posizionamento delle mani del discente sul petto o sulla gola del maestro. Per facilitare l'apprendimento si avvale anche di svariati strumenti musicali consentendo così agli allievi di accedere all'uso della parola conducendoli addirittura a cantare con voce naturale e gradevole. Nel testo “Manuale per la scuola dei sordo- muti di Verona” vengono sintetizzate le linee guida del suo metodo: 1. È necessario mettere il sordo al possesso di una lingua. 2. I gesti sono mezzi sufficienti per mettere i soldi in possesso di una lingua e ordinarli perfettamente alla società, ma si richiede anche il linguaggio articolato. 3. Si richiede che il sordo impari a leggere gli altri discorsi sulle labbra. 4. Si richiede che il sordo impari il canto. Assarotti  padre che nel 1800 aprì una scuola a Genova che divenne l'ISTITUTO NAZIONALE nel 1911. Il suo metodo era incentrato sull'uso della mimica e dell'alfabeto manuale affiancati dagli esercizi di articolazione labiale. Pendola  iniziò a studiare le opere di de l’Epée e di Sicard constatando sia la scarsa letteratura esistente in merito, sia i pregiudizi dei quali furono fatti oggetto i sordi a partire dall'antichità. Dopo aver incontrato Assarotti nel 1828 Pendola apre a Siena l'ISTITUTO REALE TOSCANO per sordomuti che nel 1831 divenne anche un convitto. Un ulteriore sviluppo riguarda l’avvicinamento di Pendola al metodo orale e il successivo convincimento della sua validità e della sua maggiore efficacia rispetto a quello mimico-gestuale illustrato dallo stesso in occasione del PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE SULL'EDUCAZIONE DEI SORDOMUTI che lui stesso organizzò nel 1873. A lui si deve anche la fondazione nel 1872 de “L’educazione dei sordi” la prima rivista italiana del settore. Fratelli Gualandi  sacerdoti, conosciuti per essere i fondatori nel 1850 di un vero e proprio Istituto. Si avvalgono in principio del metodo mimico-gestuale convertendosi poi al metodo orale. Negli anni successivi riuscirono ad aprire anche altre sedi a Roma e a Firenze. Tarra  abate, nel 1854 divenne il direttore del PIO ISTITUTO SORDOMUTI POVERI DI CAMPAGNA, così mentre frequentava il seminario iniziò a studiare il linguaggio mimico apprendendo i fondamenti del maestro sordo Carbonera. Dopo aver acquisito i fondamenti dell'uso del linguaggio mimico partecipò alle lezioni impartite presso il REGIO ISTITUTO SORDOMUTI di Milano e compii numerosi viaggi d'istruzione in Italia in Francia. Durante tale apprendistato incontrò l’abate Provolo entrando in contatto con il metodo orale restando immediatamente convinto della sua validità. Nel 1860 i principi Umberto e Amedeo di Savoia parteciparono al saggio di fine anno degli allievi dell'Istituto. Il ministro dell’istruzione Francesco De Santis dopo essere venuto a conoscenza di questo valente educatore espresse la volontà di incontrare Tarra e di visitare le scuole da lui dirette. Tarra divenne un punto di riferimento per l'educazione dei sordi a livello internazionale e tale posizione gli permise di sostenere con forza il METODO ORALE PURO  esclusione da tutte le scuole di ogni gesto in quanto distraeva l'attenzione della lettura labiale è la rendeva inutile. Nel 1880 a Milano si tenne il CONGRESSO INTERNAZIONALE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA SORTE DEI SORDOMUTI dove vi parteciparono 164 delegati provenienti da numerose nazioni. In tale congresso Tarra fu eletto all'unanimità presidente del congresso, ottenendo anche il riconoscimento ufficiale da parte del congresso del metodo orale puro. Nonostante il prevalere del metodo orale puro provocò la chiusura delle scuole a indirizzo mimico-gestuale questo non mise la parola fine al dibattito sull'educazione dei sordi infatti hanno continuato a coesistere entrambe le scuole di pensiero. L’EDUCAZIONE DEI CIECHI  L'esclusione dei ciechi perdurò di più rispetto a quella dei sordi. Nell'antichità erano collocati ai margini della società in quanto inabili a svolgere attività manuali e quindi considerati inutili. La cecità era considerata una condanna Divina, una punizione. Questa credenza portò a non venire riconosciuta nessuna dignità umana ai ciechi. Ceppi  in un volume del 1969 intitolato “I minorati della vista” descrive la condizione dei ciechi nel lunghissimo arco di tempo che va dall'antichità alla rivoluzione francese: - Nell'antichità classica sul cieco gravava una pesante colpa e quindi veniva punito dal fato o dall'ira degli Dei. - Il Cristianesimo metteva in risalto nella vita dei ciechi la presenza della sofferenza che veniva nobilitata soltanto della vicinanza di Cristo. - Nel Medioevo e soprattutto nell'alto Medioevo iniziarono a essere costruite delle confraternite e asili destinati ai ciechi che avevano comunque un carattere assistenziale (accentuazione della tendenza verso la segregazione). - Verso la fine del XVIII secolo ci furono i primi tentativi di avviare in modo sistematico l’assistenza ai ciechi verso forme più umane e rispettose dei fondamentali diritti dell'uomo che la Rivoluzione francese aveva affermato. Da tale analisi si possono sintetizzare vari punti: - L’esclusione dei ciechi dalla società è longeva e contrassegnata da pregiudizi e atteggiamenti di disprezzo. - Le opere pie del medioevo alimentavano la segregazione - L’emarginazione è accresciuta dalla mancata possibilità da parte dei ciechi di utilizzare un medium comunicativo per esprimere i propri pensieri. - Occorre attendere l’era moderna per osservare le prime manifestazioni di rispetto e l’avvio di una riflessione sulla loro possibile istruzione. Durante l’Illuminismo si affermò un nuovo approccio all’educazione dei ciechi  si iniziò a riflettere sul rapporto cecità-conoscenza e sulle potenzialità intellettuali dei non vedenti. Come per i sordi, fu merito di alcuni studiosi se l’idea di educare i ciechi si fece strada comprendendo l’importanza del tatto come senso sostitutivo della vista e sviluppando sistemi alternativi di lettura e scrittura via via sempre più precisi e funzionali: - Haüy  iniziatore della didattica per i non vedenti. Fu il primo a sottolineare gli aspetti compensativi del tatto rispetto alla vista. Il suo metodo si incentrava su un’intuizione derivante dall’osservazione del ragazzo cieco (a cui diede una moneta d’argento e che dopo cominciò a vivere a casa sua). Egli si avvale di cartoncini con lettere in rilievo, questo avrebbe consentito al ragazzo di conoscere le lettere dell’alfabeto e di imparare le parole. L’opera di Haüy trovò uno sviluppo completo nella fondazione dell’ISTITUTO NAZIONALE DEI CIECHI a Parigi avvenuta nel 1786. Questo porterà alla successiva apertura di altri istituti nelle varie parti del mondo (prima Europa e dopo negli Stati Uniti). Fu proprio in America che verrà esteso l’obbligo scolastico ai fanciulli ciechi (politica scolastica di Howe). In conclusione tra il XVIII e il XIX secolo iniziano a sorgere sempre più istituti per ciechi. - Klein  uno dei fondatori della TIFLOLOGIA (scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone cieche con lo scopo di indicare soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale e culturale). È considerato l’inventore del metodo di scrittura in rilievo col PUNTERUOLO (questo permette al cieco di percepire le lettere con il tatto). Ma l’ideazione risulta troppo complessa per l’applicazione da parte dei ciechi (troppo impegno, pochi risultati). - Ballu  ideatore di un sistema (CUBARAMO) di scrittura e di lettura che prevede l’accostamento dei cubetti di piombo recanti ciascuno una lettera dell’alfabeto in rilievo. In questo periodo nonostante i numerosi sforzi degli studiosi tali metodo risultano troppo laboriosi e faticosi in quanto l’alfabeto usato era quello dei vedenti, che non corrispondeva alle caratteristiche dei non vedenti  lo stesso Haüy comprese che il tatto non ubbidisce alle stesse esigenze percettive della vista ed è per questo che bisogna semplificare la scrittura corsiva eliminando le linee intermedie e gli ornamenti superflui. Questo consentì lo sviluppo di sistemi linguistici alternativi per permettere ai ciechi di leggere utilizzando un numero minimo di atti motori. Itard è noto per aver condotto una personale battaglia contro un forte pregiudizio del proprio tempo, ponendo il problema del recupero umano di un essere vivente in mano all’educazione e non solamente alla medicina, così facendo getta le basi per la nascita e la credibilità della pedagogia come scienza. Itard affermava che l'educabilità di tutti gli esseri umani è un POSTULATO ESSENZIALE in quanto si configura come strumento per il perfezionamento della natura, in altre parole l'educazione è una CARATTERISTICA PECULIARE per definire la natura, questo permette di comprendere la differenza tra Itard e Pinel e Bonnaterre (il primo studioso a cui fu affidato il selvaggio e che descrisse esclusivamente sotto l’aspetto anatomico tranne per quella sospetta imbecillità con il quale per molti versi anticipa quanto successivamente confermato da Pinel). Pinel pur non disponendo di prove basò le sue ipotesi eziologiche su un forte spavento subito dalla madre durante la gravidanza o il parto, o su convulsioni sopravvenute durante l'infanzia o la dentizione tempestosa. Alla base della presa in carico di Victor da parte di Itard può esserci stata una motivazione personale e/o professionale. Itard Inoltre viene considerato COSTRUTTORE e PENSATORE DELL'UOMO in quanto fu il primo a dare un nome a Victor. Gaudreau afferma che la relazione tra Itard e Victor simboleggia la ricerca reciproca dell’identità in quanto lo studioso È DIVENUTO QUALCUNO AIUTANDO UN ESSERE CHE NON ERA NESSUNO A DIVENTARE QUALCUNO, questo è in realtà è alla base di qualsiasi rapporto educativo (un genitore – figlio; insegnante – allievo). Questa spinta umanistica basata sul dare il nome a Victor è alla base dell’innovativa di Itard sia sul piano educativo didattico sia in quello sociale. Itard basò l'educazione di Victor su 5 obiettivi: 1. Farlo affezionare alla vita sociale. 2. Risvegliare la sensibilità nervosa con gli stimoli sollecitando le più vivaci emozioni dell'anima. 3. Estendere la sfera delle sue idee creando bisogni nuovi e moltiplicando i suoi rapporti con gli esseri circostanti. 4. Condurlo all'uso della parola facendo spingendolo all'imitazione per necessità. 5. Esercitare per qualche tempo le semplici operazioni del spirito sugli oggetti legati ai suoi bisogni per orientarle poi verso oggetti la cui funzione fosse istruire. Sappiamo però, dalla lettura delle “Memorie”, che a causa dell'insuccesso riguardo le acquisizioni verbali Itard modificò i suoi obiettivi riducendoli a 3: 1. Inserirlo nella vita sociale. 2. Risvegliare la sensibilità nervosa. 3. Estende la sfera delle sue idee. Sappiamo inoltre che a volte mise in atto dei tentativi poco ortodossi e che per questo gli furono mosse delle critiche (aver agito per tentativi ed errori; aver abusato della troppa ripetitività di alcuni esercizi, essere stato troppo autoritario, aver avviato una pedagogia solitaria con Victor). Bisogna però ricordare la sua capacità di aver utilizzato fonti multidisciplinari [metodo di Sicard; linguaggio d’azione di Condillac (acquisire un linguaggio verbale); il ruolo dei bisogni di Rousseau. Sappiamo grazie a Goussot che Itard rimase affascinato dalla capacità di Victor di esprimere i suoi bisogni seppur non attraverso la comunicazione verbale. Itard lo descrisse come un linguaggio d’azione interamente naturale che mise in atto fin dai suoi primi giorni nella società. Itard chiamò questo suo tipo di comunicazione “LINGUAGGIO DI PANTOMINE”, un linguaggio noto a tutti gli educatori che lavorano con le persone speciali (linguaggio che utilizza corpo, espressioni, gesti, atteggiamenti), sta poi agli stessi educatori mettere in atto la SEMATICA DELL’AZIONE (Paul Ricoeur), ovvero la capacità di interpretare e decodificare. Proprio per questo Itard crea un RAPPORTO EDUCATIVO con un grande sforzo in quanto, nonostante l’educazione non possa accettare la prevalenza di natura o cultura, Itard cerca di trasformare il selvaggio rendendolo a tutti gli effetti Victor rispettando però il suo modo di essere. Questo aspetto è centrale nel rapporto educativo che però non riguarda solo i singoli, ma anche la collettività in quanto l’educazione è un impegno unitario rivolto al miglioramento. Tale comprensione spinge Itard ad un cambiamento che possono essere dedotti dai meccanismi che per lui caratterizzano l’OGGETTO-EDUCAZIONE: - Affinamento sensoriale. - Osservazione del contesto come storicizzazione dell’opera educativa. - Analisi precisa delle modalità e degli effetti dei vari interventi. - Imitazione-abitudine-esempio (si sottolinea l’importanza dell’altro nel rapporto). - Interesse (è una molla che spinge a proseguire e ad agire). - Impegno e sforzo da parte di tuti i membri del rapporto (dare significato a ciò che si sta facendo). - Linguaggio (riconosce l’importanza del linguaggio di Victor seppur non verbale). - Affettività (momento partecipativo e conoscitivo, importante per la creazione del rapporto). - Sistematicità (caratterizza tutto il lavoro di Itard). Madame Guérin viene definita da Itard madre e maestra illuminata in quanto le attribuisce un ruolo fondamentale in alcuni apprendimenti di Victor (si interessa maggiormente alla sfera emotivo – affettiva di Victor = funzione di MATERNAGE). In qualche modo Itard e Madame Guérin costituiscono una coppia genitoriale. Nelle sue “Memorie” Itard più volte parla dell’enorme aiuto che Madame Guérin ha dato con Victor, tanto da aver affermano che per lo stesso Victor, Madame Guérin sia diventata un bisogno, è proprio lei ad averlo fatto nascere due volte, e a lei che si deve acquisizione di comportamenti utili al vivere quotidiano. La collaborazione di Madame Guérin è talmente importante che non è stata essenziale solo per gli aspetti affettivi ma anche per quelli tecnici, proprio da questo si può affermare che molte volte i successi significativi di Victor siano avvenuti in presenza di Madame Guèrin e non di Itard. In conclusione la funzione svolta da Madame Guèrin può essere comparata a quella che Skinner definisce AGENTE DI RINFORZAMENTO o può essere riconducibile a quello che Rosenthal e Jackobson definiscono EFFETTO PIGMALIONE (capacità dell’insegnante e dell’educatore di creare all’interno della interrelazione pedagogico-didattica un clima affettivo di accettazione e di ascolto, di apertura e di fiducia che porta l’allievo a dare il meglio di sé)  tale effetto nella comunicazione didattica è ricco di input, output, feedback, rinforzi. Nelle conclusioni che Itard scrisse nella “Seconda Memoria” si può osservare come egli descriva sia gli insuccessi sia i successi che Victor mostrò nell’arco di 4 anni (Victor morì nel 1828 all’età di 40 anni). - Insuccessi  educazione incompleta a causa dell’inabilità degli organi dell’udito e della parola; sviluppo lento delle facoltà intellettuali; facoltà affettive guidate dall’egoismo. - Successi  perfezionamento di vista, tatto e gusto; sviluppo globale delle sue facoltà intellettuali; conoscenza dei valori (esprimere bisogni e pensieri); riconoscente per le cure, capace di un’amicizia carezzevole, vergognoso dei suoi errori. Capitolo 4  EDOUARD SÉGUIN E L’EDUCAZIONE DEGLI IDIOTI Séguin nasce a Clamecy nel 1812. Compare sulla scena nel 1837 quando Itard per ragioni di salute fu costretto a rifiutare l'incarico di seguire un giovane idiota. Da quel caso scelse di dedicare la sua vita alla ricerca e allo studio dell'educazione. Sèguin identifica gli idioti in una sorta di “non categoria sociale”, oppressa in quanto disconosciuta, quindi si pone come fine quello di trasformare questi non soggetti in persone. Nel 1839 viene chiamato a lavorare presso la scuola dell'Ospedale Bicêtre, dove inizia una collaborazione con i Esquirol, però non approvando i suoi metodi nella cura dei fanciulli ritardati nel 1846 si concluse la collaborazione. Goussot afferma che Sèguin ebbe numerosi contrasti con i medici proprio perché non condivideva la sanitarizzazione del trattamento dei disabili. Tra il 1846 il 1847 Séguin lavora presso l'Ospizio degli Incurables, luogo che accoglie indigenti e malati cronici considerati dei casi disperati, ma anche ciechi, paralitici e insufficienti mentali. Séguin cerca di dividere i pazienti tra quelli che non si poteva supporre uno sviluppo intellettuale (predispone dei lavori manuali) e quelli per i quali è possibile uno sviluppo intellettuale (predispone attività di alfabetizzazione). Nel 1847 fonda la prima scuola speciale dove accoglie una trentina di bambini con ritardo, qui sviluppa una grande mole di attività sotto forma di giochi e costruisce strumenti didattici innovativi finalizzati a promuovere la sua concezione di EDUCAZIONE INTEGRALE. Nel 1850 emigra negli Stati Uniti, si pensa per varie ragioni: posizioni politiche, processo intentatogli dalla padrona dello studio in cui esercita la professione (lo accusava di maltrattare piccoli frequentatori); l'isolamento scientifico  i colleghi medici non lo consideravano loro pari. Nel 1860 si trasferisce a New York tra il ‘61-‘62 riceve la Laurea Honoris Causa in Medicina. Qui prosegue il suo interesse per i bambini ritardati. Nell'arco di tempo della sua permanenza negli Stati uniti pubblica diverse opere per poi morire nel 1880 negli Stati Uniti dove lo celebrano come fondatore della PEDAGOGIA SPECIALE AMERICANA. Séguin afferma che prima della Rivoluzione Francese del 1789 l’educazione era un privilegio di una minoranza ricca e aristocratica. Nonostante tale disuguaglianza verrà cancellata con il tempo, la sua impostazione filosofica e politica dell'educazione lo porta ad una critica diretta alla modalità di concepire i metodi educativi attuati dai detentori del potere del suo tempo. Critica anche la funzione esercitata dalla scuola come luogo di contenimento sociale e come strumento di asservimento al potere. La proposta di Séguin è quella di un'EDUCAZIONE INTEGRALE. Lo stesso Séguin afferma che “nonostante gli idioti non possano pretendere di primeggiare nelle lotte dello spirito e del corpo che aspettano l'uomo della società, occorre tuttavia prepararli affinché possano almeno fronteggiare gli aspetti funesti della loro inferiorità”. Questo è possibile con una seria educazione posta nelle mani di uomini seri. Su questa critica si innesta l'idea-valore di Séguin, il quale afferma che tutti, anche i soggetti con disabilità hanno gli stessi diritti educativi di tutti. Per Séguin è inconcepibile l’ineducabilità degli idioti in quanto, l’educabilità di coloro che hanno ritardo mentale deve affermarsi come già è accaduto per i ciechi e per i sordi. Nonostante ciò la realtà dei fatti dimostra che si è ancora lontani da questa possibilità, non tanto per le caratteristiche cliniche del deficiente ma per l'atteggiamento della scienza medica del tempo. In un capitolo di uno dei suoi libri Séguin accusa tutti di aver abbandonato l'idiozia a sé stessa, gli idioti senza aiuto muoiono prima dei 30 anni e la loro morte ed il loro aggravamento è causato dal disinteressamento di tutta la società, tutti sono colpevoli: madri, padri, medici, filosofi. Questo complotto ha poi portato come risultato alla scomunica scientifica dell'idiozia e alla scomunica civile dell'idiota. È lo stesso Séguin a rifiutarsi di farsi complice di tale complotto. Inoltre afferma "aspettando che la medicina guarisca gli idioti ho deciso di farli partecipare ai benefici dell'educazione". Definisce il suo METODO FISIOLOGICO in quanto alla base vi sono nozioni mediche, fisiologiche e neurologiche. Per la parte propriamente clinica, mediante l’osservazione, egli delinea il quadro nosografico dell'idiozia: 1. Ritratto  età; sesso; temperamento; salute; capelli (aspetto fisico) 2. Stato fisiologico  pianto; riso; movimenti muscolari involontari e automatici; lancio dei corpi; tatto; gusto; udito. 3. Stato psicologico  attenzione; giudizio; riflessione; percezione; paragone. 4. Stato istintivo e morale  istinto della conservazione; aggressività; istinto dell'ordine. ma è un invalido, quindi non ha bisogno di una cura fisica o morale all'interno della struttura manicomiale ma di un intervento educativo in speciali istituti). Come mai però è stato uno psichiatra e non un pedagogista ad accorgersi della necessità di far uscire i deboli mentale dei manicomi per affidarli alle cure educative e non al trattamento psichiatrico? Per due ragioni: 1. Necessità della nascente psichiatria di delimitare il proprio oggetto scientifico e le pratiche oggettivanti di tale disciplina e ciò può avvenire solo distinguendo gli ambiti scientifici  quando Verga introdusse nel lessico scientifico il termine FRENASTENIA, la psichiatria era impegnata a definire la propria identità scientifica. Nel 1874 si costituisce la SOCIETÀ FRENIATRICA ITALIANA in risposta alla necessità di unificare metodi e programmi di ricerca. Non a caso si sceglie il termine freniatria e non psichiatria, proprio per ribadire la matrice medica della psichiatria italiana, meno incline, rispetto a quella francese, di farsi contaminare dalla filosofia e dalla psicologia. Basti pensare che agli stessi Itard e Séguin non fu attribuito nessun riconoscimento da parte della psichiatria perché non erano considerati medici ma filosofi educativi. Dopo la pubblicazione dell’articolo di Verga, gli psichiatri iniziarono ad essere in grado di distinguere i frenastenici dai folli, ma sapevano poco o niente del loro mondo mentale, da questo deriva il giudizio sommario su Itard e Séguin. Inoltre nello stesso periodo stava prendendo piede la PSICOLOGIA SPERIMENTALE, facente parte della psichiatria, ma con il desiderio di acquisire autonomia. Si avvicina alla sua autonomia quando nell’ambito psichiatrico inizia a farsi strada l’idea che per curare i disturbi mentali bisognava studiare e comprendere la fisiologia dell’apparato psichico, questo presuppone la fondazione di una psicologia. Il legame tra psichiatria e sperimentalismo determineranno una scissione all’interno della psicologia scientifica: - Da un lato chi vuole differenziare la psicologia dalla filosofia (De Sanctis). - Dall’altro chi vuole tenerle unite (De Sarlo, Aliotta). Per De Sanctis l’istituto per frenastenici era come un laboratorio di psicologia sperimentale dove avviare studi di psicometria e psicofisiologia. Questo permette di comprendere il perché la psichiatria e la psicologia si siano interessate ai frenastenici. 2. La scarsa considerazione scientifica di cui gode la Pedagogia. I pedagogisti non vengono ritenuti dei medici in grado di occuparsi degli “anormali”, anzi i clinici incolpano la scienza dei pedagogisti (scienza dell’educazione) di aver causato degenerazioni e disturbi che hanno poi avuto un costo per la società  la psichiatria mette in luce le basi erronee su cui è stata fondata la pedagogia. In conclusione la Pedagogia deve fare i conti con la propria impostazione epistemologica e stabilire se divenire una scienza capace di fondare il proprio oggetto e un proprio discorso scientifico o se rimanere ancella di altre scienze. Un’altra questione riguarda la crescente consapevolezza negli psichiatri e negli psicologi di quanto sia inadeguato e inefficace il trattamento dei frenastenici all’interno dei manicomi e di come sia fondamentale l’educazione per attuare il cambiamento. Dalla tale convergenza nasce l’esigenza di poggiare la presa in carico dei fanciulli frenastenici sul metodo scientifico definito medico-pedagogico e di dare vita a luoghi di cura speciali. Per tutto il 1800 le teorie di Morel sulla degenerazione e sulla malattia mentale influenzarono la psichiatria. Egli considerava l’idiozia come l’ultimo stadio della degenerazione, causata da una caduta progressiva che partiva da persone eccentriche e originali e si aggravava di generazione in generazione  DEGENERAZIONE = deviazione patologica della specie trasmissibile per via ereditaria. Tale teoria rappresentò per lungo tempo una forte influenza sul sapere medico riguardo la follia e l’anormalità. Da quel momento in poi la psichiatria si attiva per svolgere funzioni di screening per ricercare e scoprire le sindromi sula quale intervenire  l’azione educativa acquisisce un carattere igienistico = educare vuol dire contrastare la degenerazione. Nel 1883 Adriani durante il IV CONGRESSO DELLA SOCIETÀ FRENIATICA ITALIANA propone l’educazione come rimedio all’aumento della pazzia, non l’educazione che avviene tra i banchi di scuola (è proprio la causa di un elevato dispendio di energie mentali e del conseguente progressivo indebolimento del sistema nervoso), ma quella che riguarda l’igiene, l’alimentazione, la ginnastica, il sonno e l’educazione dei sensi. Quindi la degenerazione può essere contrastata con una prevenzione su base igienico- educativa capace di creare un ambiente artificiale dove si possa attuare un’educazione fisica, intellettuale e morale in modo da far fronte a ciò che Sergi (antropologo) definisce CATTIVA SELEZIONE NATURALE. In conclusione la rigenerazione deve avvenire, tramite l’educazione, in istituti speciali, luoghi in cui i frenastenici vengono sottratti non solo dall’educazione familiare ma anche dall’assistenza dei manicomi ritenuti deleteri e inutili. Capitolo 2  DALLE PRIME ESPERIENZE EDUCATIVE PER I FRENASTENICI ALLA “LEGA NAZIONALE PER LA PROTEZIONE DEI FANCIULLI DEFICIENTI” - Gonelli-Cioni  insegnante, fu il primo ad avviare una serie di iniziative a favore dei frenastenici. Nel 1889 fonda l’ISTITUTO ITALIANO PER FRENASTENICI GONELLI-CIONI (conta un solo alunno). Nel 1891 grazie al successo scolastico aumentano anche i bambini all’interno dell’istituto. All’inizio l’istituto è caratterizzato solo da una sezione maschile, ma ben presto Cioni amplierà il numero degli accolti predisponendo anche una sezione femminile. Erano previsti l’insegnamento religioso, educazione individuale fisiologica, l’educazione dei sensi, insegnamento di un’arte meccanica e l’insegnamento primario individuale (si pensa all’insegnamento della scrittura e della lettura). Per quanto riguarda l’organizzazione scientifica si basa su 3 aspetti:  Fotografare l’alunno all’atto dell’immissione e dopo determinati periodi di permanenza.  Stilare una biografia dell’alunno su uno speciale modulo durante tutto l’arco della permanenza che raccoglie annotazioni del direttore, medici, insegnanti, assistenti.  Rilevazione e constatazione dei miglioramenti progressivi dell’alunno sul piano delle condizioni fisiche e su quello educativo. È importante constatare, dalle testimonianze, l’incontro tra la DIMENSIONE AFFETTIVA (tiene conto delle istanze vocazionali, alla base della decisione dell’educatore di dedicarsi alle persone più vulnerabili. Senza di esse si corre il rischio di tramutare la relazione educativa in un atto tecnico, governato dallo SCIENTISMO) e quella TECNOLOGICA (tiene conto delle istanze professionali, senza quest’ultime si corre il rischio di tramutare l’azione educativo-speciale in pratica filantropica). - Longhi  nel 1889 nel suo ISTITUTO OTOTERAPICO di Milano oltre ad accogliere sordi e sordastri, accoglie anche fanciulli deficienti. - Brocca  nel 1889 nel suo ISTITUTO PER SORDI ad alessandria apre una sezione per frenastenici. - Oliviero  insegnante, nel 1891 istituisce a Nervi il PAEDAGOGIUM affidando la direzione a Morselli, direttore del manicomio di Genova. In tale istituto vengono accolti allievi di classe agiata di ambo i sessi (deficienti, tardivi, rachitici, afasici, balbuzienti). Nonostante le aspettative, l’istituto chiude dopo pochi anni. - Segatelli  fonda nel 1894 a Milano la SCUOLA SEGATELLI PRO IDIOTS. Negli anni giunge ad accogliere 16 ragazzi deboli di mente rifiutati da qualunque scuola. Tale scuola è completamente autofinanziata e sostenuta dal Comitato di beneficienza. - De Sanctis  Nel 1898 fonda a Roma (Via Tasso) l’ASILO-SCUOLA PEI DEFICIENTI POVERI dove vengono accolti frenastenici di basso ceto sociale. Nell’istituto confluiscono diverse figure professionali che prestano servizio a titolo gratuito (Sergi, Sciamanna). L’istituto per la PARTE MEDICO-PSICHIATRICA attua tali operazioni:  Fotografia dell’alunno al momento dell’ingresso e a periodi successivi (scopo  fissare i cambiamenti sia fisionomici sia degli atteggiamenti).  Compilazione della carta biografica per l’analisi antropologica, nevrologica e psicologica oltre alla raccolta anamnestica del fanciullo deficiente circa i suoi antecedenti personali e familiari.  Prescrizioni di carattere neuro-psicologico e medico fornite agli educatori e agli insegnanti riguardo le pratiche educative individuali per ciascun alunno e gli eventuali trattamenti curativi.  Diagnosi e classificazione degli alunni:  Imbecilli d’alto grado  Imbecilli di medio grado  Imbecilli di lieve grado  Deficienti  Tardivi  Diari per la constatazione dei miglioramenti progressivi dei soggetti (salute fisica, intelligenza e condotta morale). La PARTE EDUCATIVO-DIDATTICA è articolata nel seguente modo:  Educazione fisiologica impartita individualmente, si dà importanza al tatto, alla vista e ai muscoli. Ci si avvale di materiali fröebeliani (lavori in plastica, giochi speciali, ginnastica) per sviluppare la curiosità.  Educazione del linguaggio  coinvolge un laringoiatra (dott. Egidi) e due insegnanti provenienti dall’Istituto per sordomuti (Bianchi e Trafeli). Utilizzano pratiche riabilitative e rieducative.  Insegnamento elementare  alfabetizzazione primaria (lettura, scrittura, aritmetica, calligrafia e componimento).  Educazione morale  abitudine alle buone azioni, al giusto, al piacere estetico, al sentimento religioso. Aspetti acquisiti dagli allievi tramite l’APPRENDIMENTO DA MODELLO. De Sanctis aggiunge che i bambini devono essere suddivisi in gruppi omogenei per assicurare il pieno coinvolgimento dei fanciulli sul piano dell’interesse, nonché della loro piena partecipazione alle attività proposte. È bene ricordare inoltre che l’esperienza guidata da de Sanctis è importante soprattutto per la suddivisione dei gradi di difficoltà degli allievi e per la trascrizione dei progressi sul piano clinico di ogni alunno. Tutto questo è finalizzato alla creazione di un Profilo Dinamico Funzionale per poter creare un PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALE/INDIVIDUALIZZATO (PEI). Proprio per questo si ritiene indispensabile la CARTA BIOGRAFICA, idea cara a Sergi, che ritiene fondamentale procedere con sistematicità alla rilevazione e alla annotazione delle caratteristiche dell’allievo. La carta biografica può essere vista come un quadro complessivo dell’alunno dal punto di vista fisico-antropologico, ereditario, morbilità, familiare e sociologico. Per quanto riguarda la modalità e gli strumenti utilizzati per la diagnosi viene utilizzato il METODO REATTIVO di De Sanctis  schema interrogativo a difficoltà progressiva basato su una serie di reattivi il cui scopo era quello di determinare negli alunni il grado di insufficienza (la serie proposta era applicabile a tutti i frenastenici di età superiore ai 7 anni). Tale strumento si compone di 6 reattivi: 1. Dammi la palla (presentazione di 5 palle di vetro di differente colore. Misurazione del tempo di risposta). 2. Qual è la palla che mi hai dato? (presentazione delle stesse 5 palle. Misurazione del tempo di risposta) 3. Vedi questo pezzo di legno? (presentazione di un cubo di legno da costruzione fröebeliana). Trova tutti i pezzi di legno eguali a questo in mezzo a tutti gli altri che vedi (presentazione di 5 cubi confusi con 3 coni e 2 parallelepipedi. Misurazione del tempo di risposta). 4. Eccoti una matita, segna su questo cartone tutte le figure eguali al pezzo di legno che hai visto prima (presentazione di un cartone in cui sono disegnati quadrati, rettangoli, triangoli. Misurazione del tempo di risposta). 5. Eccoti tanti pezzi di legno per forma uguali a quelli che hai indicato sul cartone (presentazione di 12 cubi disposti a vari livelli sul tavolo) guardali bene, e poi dimmi quanti sono, quale di essi è il più grande di tutti, qual è quello più distante da te (misurazione del tempo di risposta, enumerazione degli errori od omissioni). 6. Credi che tutti gli oggetti più grandi debbano essere per necessità più pesanti? Gli oggetti più distanti sono davvero più piccoli, o soltanto paiono più piccoli degli oggetti più vicini? (misurazione del tempo di risposta, annotare i termini precisi delle risposte) Per annotare le valutazioni si avvale di uno schema che raccoglie i risultati dell’esperimento. De Sanctis fornisce indicazione sulle cautele da adottare in alcuni casi e sui criteri di valutazione Tutte le migliorie suggerite da Ferrari si basano sulla sua preoccupazione riguardo l’avvenire dei ragazzi per questo richiede un implemento delle officine  investe sul loro progetto di vita per un’assistenza integrale del fanciullo (investe sulla persona non sula malato). La relazione di Ferrari e talmente convincente che nel 1903 il COMITATO EMILIANO lo nomina direttore medico dell’istituto. Una volta diventato direttore medico Ferrari divide i fanciulli in 3 sottogruppi per la valutazione: - Deficienti correggibili  ad essi può essere impartita, mediante educazione speciale, un’istruzione professionale che permetta loro di vivere in società sotto la tutela di qualche ente predisposto. - Deficienti più gravi  possono usufruire, considerate le loro caratteristiche, di una addestramento che i porti a svolgere mansioni di tipo automatico. - Gli assolutamente ineducabili  possono godere delle cure educative per poi essere affidati alle famiglie e vivere in campagna (luogo ritenuto ideale per questi soggetti). Per Ferrari il tempo nell’istituto deve essere scandito (come rileva Babini) in: - Osservazione - Classificazione - Educazione - Inserimento - Trasferimento Con queste migliorie i frutti non tardano ad arrivare e nel 1904 il corpo docente vanta 8 unità (4 insegnanti occupati nella sezione maschile, due nella sezione femminile e due maestri di musica). Inoltre introduce un vero e proprio registro in cui gli insegnanti annotano presenze, contenuti delle lezioni e osservazioni  registro utile durante le riunioni operative introdotte sempre da Ferrari con il fine di migliorare il lavoro nella sua totalità. Nel 1907 Ferrari lascia la direzione dell’Istituto con il rammarico di non averlo reso pubblico. Diventa direttore del manicomio a Imola e inizia a dedicarsi, nonostante ci sia una sezione per i deficienti, alla rieducazione dei giovani criminali. Con Ferrari si chiude una fase storica caratterizzata dall’agire di numerosi studiosi: Sergi, Tamburini, Morselli, Bonfigli, De Sanctis, Montesano, Montessori, Ferrari. Da tali pionieri si diramano altre strade importanti per lo sviluppo scientifico italiano e internazionale: - Neuropsichiatria infantile con Bollea. - Psicologia sperimentale e Pedagogia speciale (prima pedagogia emendativa, nota all’estero come ortopedagogia) con Zavalloni. - Neyroz, nuovo direttore di Bertalia fino al 1911, anno in cui insieme alla moglie fonda la SCUOLA AUTONOMA NEYROZ PER FANCIULLI NERVOSI E ANORMALI. - Borelli nuovo direttore dell’Istituto Luigi Baroncini. - Chiusura di Bertalia a causa della PRIMA GUERRA MONDIALE. Gonnelli-Cioni, Montesano e Pizzoli sono i 3 fautori delle prime esperienze di formazione degli insegnanti per l’educazione dei deboli mentali. 3 esperienze diverse ma con un unico scopo  rendere gli insegnanti capaci di fronteggiare i bisogni diversificati dei fanciulli in difficoltà: - Primo Corso di Ortofrenia a Milano (Gonnelli-Cioni)  inaugurato nel 1894. Corso indirizzato a tutti quegli insegnanti che vogliono diventare educatori dei fanciulli frenastenici. Con tale corso anticipa la nascita della Scuola magistrale ortofrenica. Il termine ortofrenia indica “raddrizzamento della mente e quindi dei mezzi necessari, idonei, e il modo di applicarli, per avviarla alla sua educazione”. Il corso (corso molto attuale) garantiva al futuro insegnante la conoscenza di:  Caratteristiche dell’allievo con disabilità secondo il quadro complessivo.  Metodi speciali e principi generali dell’educazione dei frenastenici.  Cura medica e morale dei frenastenici.  Igiene dei frenastenici.  Origine dell’arte di istruire i frenastenici (precursori e istituti).  Illustrazione di un progetto finalizzato all’istituzione di sezioni speciali all’interno di scuole comuni. Il corso aveva come obiettivo quello di rendere gli insegnanti consci delle caratteristiche dell’allievo con disabilità, delle diversità/disabilità, dei contesti di vita e delle tecniche specifiche. Nello stesso anno crea il periodico “L’ORTOFRENIA, RIVISTA MENSILE MEDICO-PEDAGOGICA”. L’ORTOFRENIA indicava un ramo della Pedagogia indirizzato all’educazione di quelle menti che per difetti congeniti o acquisiti si trovano ottenebrate e non predisposte come le altre ad essere educate, e quindi hanno bisogno di un’educazione che ricorra a espedienti suggeriti da studi speciali. - Scuola Magistrale ortofrenica di Roma (Montesano)  inaugurata nel 1900 e diretta da Montesano e Montessori. Con tale scuola nasce un vero e proprio corso di formazione teorica con annessa esperienza di tirocinio. Gli scopi della scuola erano:  Studio delle diverse anomalie psichiche dell’età minorile ai fini di una razionale profilassi, cura ed educazione.  Preparazione teorico-pratica di personale idoneo all’insegnamento e all’educazione di soggetti anormali dell’intelligenza e del carattere, per mezzo di una Scuola magistrale.  Organizzazione di classi differenziali (educatori per le colonie etc…) per l’educazione e l’istruzione di fanciulli anormali psichici e per il tirocinio degli allievi-maestri.  Assistenza economica, igienica, educativa degli anormali psichici nel periodo dell’obbligo scolastico e oltre.  Propaganda a favore dell’assistenza agli anormali psichici educabili e diffusione dei metodi seguiti alla SCUOLA MAGISTRALE ORTOFRENICA, a mezzo di conferenze e pubblicazioni tra cui una rivista che sarà il bollettino Ufficiale dell’Opera della Scuola Magistrale Ortofrenica. Per quanto riguarda il programma:  Nozioni riguardanti gli esseri viventi: dalla cellula alle cause di alcune malattie.  Studio dell’anatomia e della fisiologa degli organi legati ai fenomeni psichici.  Principi generali riguardanti l’educazione dei sensi e dei movimenti.  Nozioni basilari sull’assistenza medica e igienica degli anormali. Tutte le lezioni sono finalizzate all’acquisizione di competenze utili alla raccolta dei dati anamnestici, alla compilazione delle carte biografiche e alla valutazione delle caratteristiche di funzionamento del soggetto in difficoltà. In un certo senso la Scuola Magistrale Ortofrenica è stata molto influenzata da Sergi che riteneva essenziali tali conoscenza. Egli anticipa la nascita della PEDOLOGIA. - Corso di Pedagogia scientifica di Crevalcore (Pizzoli)  inaugurato nel 1902. Si discosta da Bonfigli-Montesano-Montessori soprattutto per la scelta del termine PEDAGOGIA SPERIMENTALE (vuole sottolineare l’intento più generale e meno specialistico dell’impresa). La scuola infatti nasce per TUTTI i maestri. Pizzoli fa riferimento a una concezione dell’uomo e della salute molto vicina a quella bio-psico-antropologica dell’odierno ICF promulgato dall’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ nel 2000. Egli parla di:  Adattamento delle procedure didattiche alle caratteristiche dell’allievo.  Ri-adattamento che deve venire a seguito di una diagnosi funzionale.  Come tutto si debba fondare sulla base di una teoria di riferimento forte. Affinché questo si realizzi vi è bisogno però di insegnanti esperti. Egli pensa a tutti gli insegnanti e non solo a quelli specializzati, ritenendo che tutti gli allievi siano portatori di bisogni educativi speciali. Per questo promuove la formazione scientifica dell’insegnante. Il primo ciclo di questo corso (promossi 97 docenti) si articola in:  Anatomia e fisiologia  Antropologia  Psicologia  Esame psicologico  Difetti del linguaggio  Igiene scolastica  Pedagogia forense  Patologia infantile  Esercitazioni pratiche di psicologia Al secondo ciclo (durata un mese, promossi 72 docenti) si articola in:  Esame fisico dei bambini  Esercitazioni antropometriche  Esame psicologico pratico  Ortofrenia teoretica  Clinica ortofrenica Nel 1904 il Corso si trasferisce a Milano e cambia più volte denominazione (Corso di Cultura pedagogica, Corso di Pedagogia Emendativa e Corso di Psicologia pedagogica). Dopo la nascita dell’Istituto medico-pedagogico emiliano, si sviluppano una serie di iniziative che portano l’Italia in breve tempo ad essere alla pari con gli altri paesi: - Nel 1900 apre a Roma l’ISTITUTO DELLA LEGA NAZIONALE. - Sorge sempre a Roma sotto la direzione di De Sanctis la CASA DI CURA ED EDUCAZIONE PEI FANCIULLI DEFICIENTI DI AGIATA CONDIZIONE. La metodologia è la stessa utilizzata negli Asili-scuola. Accoglie soggetti afasici, balbuzienti, nevropatici. Oltre ai residenti possono accedervi anche i fanciulli esterni. - Nascita dell’ISTITUTO TOSCANO PER L’EDUCAZIONE E CURA DEI BAMBINI TARDIVI. Accoglie bambini di sesso maschile tra i 4 e i 12 anni e come esterni fanciulli tra i 6 e i 16 anni. Rivolge la propria attenzione ai bambini che presentano:  Difetti di pronuncia fino alla completa afasia.  Enuresi notturna.  Cerebroplegie infantili curabili.  Isterismo, tic e altri sintomi nevropatici.  Irrequietezza e disattenzione abituali (ADHD)  aspetto innovativo: adozione di un programma individuale (anticipatore del PEI). - Nel 1911 viene fondata la SCUOLA AUTONOMA NEYROZ PER FANCIULLI NERVOSI E ANORMALI. - Nel 1928 nasce a Trieste l’ISTITUTO MEDICO-PEDAGOGICO. Si occupa della protezione e dell’assistenza alla maternità e all’infanzia. Mentre il Padiglione Ralli, annesso al locale manicomio di accogliere pazienti affetti da malattie cardiache. L’istituto all’inaugurazione presenta 45 fanciulli tra i 5 e i 12 anni. - Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946 durante il CONVEGNO DI TREZZANO vengono discusse le linee scientifiche per l’istituzione dei CENTRI MEDICO-PSICO-PEDAGOGICI (apertura tra il 1947 e il 1948) - Nel 1954 nasce l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), prima realtà fondata dai genitori e finalizzata alla prevenzione e alla cura di problemi legati alla Paralisi cerebrale Infantile. Tali iniziative daranno sempre più importanza al processo di cura e di educazione dei fanciulli disabili in Italia, portando questa nuova prospettiva al culmine negli anni ’70 del 1900 con la scelta dell’INTEGRAZIONE SCOLASTICA TOTALE. LO STERMINIO DEI DIVERSI  parte buia della storia, derivata dalla folle concezione che ci siano razze superiori. L’avvento del nazi-fascismo determina il dilagare di pratiche eugenetiche. Nonostante l’olocausto subito dagli Ebrei sia il tassello più grandi di questo abominio, esso ha provocato anche barberie in cui sono stati coinvolti i folli, i disabili, i nomadi, gli omosessuali, sterminati in quanto non appartenenti alla razza pura. Parliamo di circa 250.000 disabili e malati di mente eliminati tra il 1939 e il 1945, 70.000 dei quali sterminati per mezzo per progetto Action T4. Le prime cavie delle tecniche di soppressione sperimentate dai nazisti furono le persone con handicap, soprattutto bambini e adulti. Due storie al riguardo: - Bruno Lüdke  Bruno nasce nel 1908, considerato un soggetto ritardato, fino ai 12 anni rimane sempre nel suo quartiere natale e non manifesta alcun segno di squilibrio o devianza. Nel 1943 è accusato dell’omicidio di una donna, l’unica prova è la sua fisionomia (caratteristiche tipiche del delinquente). Descritto come una scimmia antropomorfa (paragone con l’uomo di Neanderthal  tale descrizione viene resa pubblica per dimostrare, al popolo ariano, ulteriormente l’inferiorità di razza di alcuni individui, non può essere nemmeno considerato un umano a tutti gli effetti. Bruno in quanto “minus” (pericoloso) diventa la rappresentazione del Pedagogia ed è nominato Ispettore delle case di rieducazione per i giovani devianti e Presidente del Centro degli orfani. Decroly può essere considerato un anticipatore di quella concezione bio-psico-antropologica della salute e della persona che oggi stiamo sperimentando per mezzo dell’ICF. In conclusione non ha mai pubblicato un libro sul suo metodo in quanto considerava il processo concettuale come qualcosa di intrinseco all’esperienza viva. Una delle critiche più forti mosse da Decroly ai metodi d’insegnamento tradizionali, e che questi si basino sul METODO ANALITICO, dal particolare al generale, mentre egli ritiene che l’apprendimento sia guidato da una funzione globale (dal generale al particolare). Secondo il METODO GLOBALE l’insegnamento della letto-scrittura dovrebbe partire dalla frase anziché dallo studio dell’alfabeto. Per Decroly bisognerebbe utilizzare un METODO IDEOVISIVO, dove l’insegnante predilige un lavoro centrato sulle sollecitazioni visive date dall’associazione frase-disegno. Secondo tale metodo l’insegnamento è caratterizzato da 3 momenti principali: - Osservazione  riguardano il mondo dell’esperienza e si svolgono in diversi contesti (aula, laboratorio, museo). L’insegnante deve parlare il meno possibile, invitando gli alunni a utilizzare i propri sensi per scoprire l’ambiente circostante. - Associazione  consente di coordinare, sul piano spazio-temporale, le osservazioni condotte nella fase precedente. Il soggetto giunge all’apprendimento attraverso ricerche personali, confronti e ulteriori approfondimenti. - Espressione  è la dimostrazione di ciò che il fanciullo ha appreso. Può essere di varie tipologie: concreta o astratta. Visto che tale metodo si basa sull’osservazione spontanea del bambino si comprende il perché l’approccio di Decroly sia ecologico (Decroly ritiene qualunque tipo di ambiente importante per l’apprendimento). Proprio questo lo spingerà a trasferire la SCUOLA DELL’ERMITAGE ai margini di un bosco. Il METODO GLOBALE, e più in generale tutto l’intervento educativo concepito da Decroly deve prevedere un’osservazione espletata con funzione diagnostica (mette in grado l’insegnante di considerare il bambino nella sua totalità). Decroly anticipa la concezione della DIAGNOSI FUNZIONALE proponendo l’utilizzo del DOSSIER MEDICO-PEDAGOGICO (anticipazione delle carte biografica di Sergi), che raccoglie informazioni sullo stato bio-psico-sociale ed educativo del soggetto. È strutturato in 5 parti: - Ambiente fisico, familiare e sociale:  Aspetti fisici (igiene, alimentazione)  Aspetti intellettuali (idee, conoscenze)  Aspetti affettivi o morali (educazione e abitudini) - Precedenti e stato attuale dei genitori:  Padre (età, professione, malattie, istruzioni, educazione)  Madre (età, professione, malattie, istruzioni, educazione)  Informazioni sui nonni e sui parenti collaterali - Precedenti e stato attuale dei fratelli e delle sorelle:  Numero  Età  Viventi e morti  Profilo scolastico e professionale  Anomalie  Malattie - Precedenti del fanciullo:  Dal punto di vista fisico (allattamento, prima dentizione, manualità, deambulazione, malattie, ricadute)  Dal punto di vista intellettuale (sviluppo capacità linguistico-espressiva, scuole frequentate, profilo)  Dal punto di vista affettivo (giochi, curiosità, difetti, qualità, paura)  Dal punto di vista scolastico (abilità, interessi) - Stato attuale del fanciullo:  Esame fisico  Esame sensoriale  Esame motorio  Esame intellettuale Riguardo le osservazioni Decroly utilizza numerosi strumenti quali-quantitativi che gli permettono di comprendere meglio il funzionamento del soggetto  attenzione ai giochi educativi, validi strumenti di osservazione ma anche mediatori per lo sviluppo e il consolidamento delle facoltà del fanciullo. Decroly anche su questo è un innovatore  anticipa Freinet sull’importanza del fare visto come gioco-lavoro (attività che si basa sul desiderio, l’interesse, creando motivazioni in grado di favorire lo sviluppo dell’attenzione e delle energie mentali). Per Decroly è anche molto importante la sfera dell’affettività del bambino in quanto da essa scaturiscono specifici bisogni. Quindi per poter rendere attivo un bambino basta metterlo nelle circostanze adatte a svegliare questi bisogni. È dunque, per mezzo dell’educazione dei sensi e mediante lo sviluppo di capacità percettive giunge a comprendere in senso compiuto come e quando aiutare il bambino a sviluppare il proprio sé. Grazie al suo lavoro Decroly dimostra che la sua metodologia non giva solo ai bambini disabili ma anche ai normodotati. - Robin nasce nel 1837 in una famiglia borghese e cattolica. Fin da giovane si dimostra contrario alle tradizioni e diviene positivista e ateo. Diventa insegnante in una cittadina di provincia, ma viene allontanato per le sue posizioni troppo radicali (organizza passeggiate botaniche, visite ai laboratori artigianali). Dopo essersi trasferito a Bruxelles e esserci sposato con la figlia di un esponente socialista tra il 1867 e il 1868 inizi a redigere un rapporto sull’educazione integrale, accolto da Karl Marx. Robin per educazione integrale intendeva la congiunzione di 3 dimensioni tra loro interagenti: dimensione fisica, dimensione intellettuale (include anche l’aspetto manuale) e dimensione morale. Nel 1880 diviene direttore dell’ORFANOTROFIO DI CEMPUIS, che accoglie bambini senza genitori o provenienti da ambienti estremamente poveri, alcuni di essi hanno anche deficit intellettivi e serie difficoltà di apprendimento  si dedica molto alla loro educazione, tanto da mettere in atto l’educazione integrale. Robin concepisce la scuola come un museo della scienza e varie attività sono strutturate alla stregua di centri di apprendimento. Inoltre a partire dai 12-13 anni applica il PRINCIPIO DELLA FARFALLA, cioè tante attività laboratoriali, diversificate nei campi più disperati. Robin dà ampio spazio all’iniziativa e alla curiosità dei bambini  accompagna questa visione libertaria dell’educazione con un’impostazione scientifica: effettua valutazioni mediche e test, osserva e redige schede. Per Robin alla base della sua concezione pedagogica vi è la conoscenza del bambino e dei suoi bisogni. Questo permette di comprendere che l’esperimento a Cempuis non è frutto di improvvisazione ma è guidato da un orientamento teorico solido. Il successo conseguito genera però malumori e invidia in quanto il suo intendere l’educazione non rientra nella tradizione pedagogica  questo porta alla sua rimozione dall’incarico nel 1894 dopo una campagna diffamatoria. Nonostante questo la sua idea di educazione non si estingue, anzi diviene lo stimolo per altre iniziative, come quella di Faure, il quale nel 1904 fonda L’ALVEARE, una scuola ispirata ai principi di Robin. Dopo l’esperienza all’orfanotrofio si dedicherà all’educazione sessuale e aderisce al movimento per il controllo delle nascite, fornendo anche in questo campo un validissimo contributo. Muore nel 1912. Capitolo 2  I PROTAGONISTI DELLA VIA ITALIANA ALL’HANDICAP - Sergi nasce a Messina nel 1841. Dal 1880 insegna Antropologia presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna. All’inizio rivolge la propria attenzione alla filosofia e alla filosofia indoeuropea, ma ben presto si interessa di psicologia e di pedagogia orientandosi verso l’indirizzo positivista. Nel 1884 Si trasferisce all’Università di Roma dove inaugura nel 1889 il primo Laboratorio di psicologia sperimentale. Sergi inaugura anche il primo COMITATO ITALIANO DI EUGENETICA opponendosi a Mendel e Galton, proponendo una EUGENETICA ECOLOGICA  l’ambiente migliorato, unitamente allo sviluppo di una educazione efficace è in grado di modificare i caratteri ereditari dell’uomo. Nonostante Sergi sia influenzato da alcune questioni che riguardano la degenerazione delle razze, si allontana in quanto molti studiosi estremizzano alcune considerazioni traendone conclusioni frettolose che aprono la strada a scelte aberranti. Sergi per mezzo dei risultati acquisiti tramite la pratica sperimentale afferma che bisognerebbe investire risorse sul piano della giustizia sociale  occorre migliorare le condizioni di vita delle classi inferiori sia per quanto riguarda l’aspetto materiale sia l’aspetto culturale. L’attenzione di Sergi è rivolta alle questioni educative  cerca di sforzare almeno parte dell’opinione pubblica verso le istanze del cambiamento che vedono nella scuola un luogo cruciale per il progresso dell’intera nazione e anche per la costruzione di una società migliore. Nel 1893 fonda la SOCIETÀ ROMANA DI ANTROPOLOGIA. Nel 1905 organizza e presiede il III Congresso Internazionale di Psicologia. Nel 1911 crea la RIVISTA DI ANTROPOLOGIA. Muore a Roma nel 1936. - De Sanctis nasce a Parrano (Terni) nel 1962. Si laurea con il massimo dei voti in Medicina e Chirurgia a Roma discutendo la tesi sulle Afasie. Nel 1892 viene assunto come assistente nella Clinica psichiatrica dell’Università romana dove approfondisce la ricerca anatomica e istologica. In questo periodo entra in contatto sia con Luciani (direttore dell’Istituto di Fisiologia) sia con Sergi, che lo introduce allo studio della psicologia fisiologica. Nel 1897 fonda con Sergi la RIVISTA QUINDICINALE DI PSICOLOGIA, PSICHIATRIA E NEUROPATOLOGIA. De Sanctis considera Sergi e Lombroso i suoi due grandi maestri, dal primo eredita la passione per la psicologia fisiologica e per gli studi etnografici e dal secondo attinge l’interesse per gli studi morfologici e criminologici  a questa fase risalgono le sue ricerche che lo porteranno alla scoperta di una nuova forma di psicopatia denominata PARAPROSESSIA. Nel 1899 De Sanctis apre a Roma (Via Tasso) l’ASILO-SCUOLA PEI DEFICIENTI POVERI fornendo un grande contributo all’educazione dei deficienti. Nel 1901 De Sanctis ottiene la libera docenza di psicologia presso la Facoltà di Filosofia ma non avendo spazi idonei alla sua materia viene accolto da Sergi nella Scuola di Antropologia dove terrà il suo primo Corso di Psicologia con metodi sperimentali nel 1902-1903. Nel 1903 ottiene dalla Facoltà di medicina l’incarico d’insegnamento di Psicologia Fisiologica. Nel 1904 pubblica “La mimica del pensiero”. Nel 1904-1905 assume l’insegnamento di Clinica psichiatrica e la direzione dell’Istituto psichiatrico. Nel 1905 è nominato Segretario Scientifico durante il V CONGRESSO INTERNAZIONALE DI PSICOLOGIA a Roma. Nello stesso anno vince la cattedra per l’insegnamento di Psicologia Sperimentale a Roma (lezioni teoriche). Nel 1907 riesce ad ottenere l’istituzione di un LABORATORIO DI PSICOLOGIA SPERIMENTALE. Nello stesso anno con la fondazione della rivista “Infanzia Anormale” consolida la sua propensione allo studio dell’ambito medico-pedagogico. Nel 1910 ottiene la nomina di professore ordinario di psicologia Sperimentale e diene il Presidente della Società Italiana di Psicologia. Nel 1915 pubblica “Educazione dei deficienti” dove chiarisce la sua posizione scientifica (esito  sinergia e confluenza tra medicina, psicologia e pedagogia)  Egli afferma che vi sono due tipologie di libri sui deficienti: 1. Indole medica (psichiatrica)  ricca di notizie sulla natura e sulle differenze cliniche delle varie forme di deficienza. 2. Indole storico-educativa  trattano la storia dell’assistenza nei vari paesi e dell’insegnamento speciale. Agazzi  segni di rottura dell’equilibrio instauratosi con il potere fascista  1934 chiusura di tutte le scuole montessoriane. 1936 chiusura dell’Opera Nazionale e della Regia Scuola triennale del Metodo Montessori. Si trasferisce quindi in India dove continua a diffondere il proprio credo pedagogico. In quel periodo sviluppa anche il concetto di EDUCAZIONE COSMICA. Muore in Olanda nel 1852. - Gonnelli-Cioni nasce a Firenze nel 1854 all’interno di una famiglia nobile e colta. Cresciuto in un ambiente stimolante si dedica agli studi classici. Nel 1874 si trasferisce a Milano per frequentare il corso sul Metodo per l’educazione dei sordomuti. Nel 1875 fa rientro a Firenze dedicandosi alla carriera di insegnante fino al 1883, anno in cui la SOCIETÀ DI SIGNORI lo incarica di fondare la prima scuola fiorentina per sordomuti. Nello stesso periodo è chiamato ad assumere la direzione dell’ISTITUTO ASSAROTTI che accoglie giovani sordomuti, alcuni affetti anche da disabilità mentali. Da tale esperienza nasce l’idea di creare un istituto dove si possa tentare di assistere, curare, educare, persone affidate esclusivamente alle famiglie o abbandonate a sé stesse  ISTITUTO PER FRENASTENICI, fondato nel 1889 a Chiavari e poi trasferito nel 1891 a Vercurago. Nel 1899 grazie all’articolo “L’odierno movimento per la cura e l’educazione dei frenastenici” Gonnelli-Cioni riceve dal Ministero della Pubblica Istruzione la medaglia d’oro per l’opera svolta e successivamente ottiene la libera docenza per il suo metodo educativo-speciale. Muore improvvisamente a Firenze nel 1912. - Pizzoli nasce a Piacenza nel 1863. Nonostante la morte del padre, riesce ugualmente, aiutato dagli zii, a conseguire la licenza liceale nel 1882. Si iscrive alla facoltà di Medicina a Bologna. Si laurea nel 1888 con una tesi su “Lo scleroma dei neonati”. Nello stesso anno si trasferisce a Crevalcore dove è nominato medico. Nel 1892 è nominato, con Regio Decreto, Delegato scolastico e si dedica ai problemi dell’educazione introducendo importanti riforme nelle scuole elementari comunali. È lodevole la concezione di Pizzoli circa il dovere dello studioso di imparare il funzionamento delle situazioni dall’interno, da ciò si evince il suo impegno a tutto tondo. Oltre a studiare i fenomeni dal punto di vista dello scienziato non disdegna il ruolo del medico che pratica la sua professione come missione sociale, così come del docente che insegna nella scuola, o del cittadino che si impegna in prima persona per lo sviluppo della cultura. Da ciò non sorprende la decisione di Pizzoli di approfondire ulteriormente la propria formazione (Antropologia, Filosofia, Pedagogia). Nel 1896 consegue l’abilitazione all’insegnamento di pedagogia e morale per le scuole normali. Tra il 1898 e il 1899 istituisce il LABORATORIO DI PEDAGOGIA SCIENTIFICA. Nel biennio 1900-1902 assume la direzione didattica del primo istituto Medico Pedagogico italiano (San Giovanni in Persiceto). Nel 1902 inaugura il primo CORSO ESTIVO DI PEDAGOGIA SPERIMENTALE per maestri, professori, direttori e ispettori scolastici. Nello stesso anno fonda il “Bollettino del Laboratorio di pedagogia scientifica in Crevalcore. Rivista pedagogica” con l’intento di divulgare la sua attività. A partire dal 1904 il Corso viene trasferito a Milano che lo acquisisce, unitamente all’istituto, nel 1905. La dedizione allo studio della scienza e della ricerca del bene comune accompagnano Pizzoli per tutta la sua vita. Tra il 1919 e il 1921 realizza la SCUOLA POPOLARE DI ARTI E MESTIERI di Modena, nella quale assume la direzione oltre che l’insegnamento di tecnologia. Nell’ultimo periodo di vita si interessa anche di orientamento scolastico professionale. Muore a Bologna nel 1934. Capitolo 3  TRE INTERLOCUTORI: LEV S. VYGOTSKIJ, HANS ASPERGER E JANUSZ KORCZAK - Vygotskij rappresenta ancora oggi una sfida al pensiero psicologico e pedagogico, sempre attuale. Vygodskij (cognome originale) nasce nel 1896 in Russia, da una famiglia ebrea colta e agiata. Vygotksij compie i suoi primi studi con un tutore privato (Ašpic). Successivamente studia presso il Ginnasio dove si diploma con una medaglia d’oro. Nel 1913 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Mosca e si laurea nel 1917. Frequenta inoltre l’Università di Sanjavskij, istituzione privata dove si ritrovano studenti e professori ostili al regime zarista. In questo periodo scrive un saggio sull’Amleto e studia varie autori (Freud, Spinoza). Nel 1918 si trasferisce a Gomel per assumere l’incarico di insegnante nella scuola magistrale e per dirigere il Dipartimento teatrale della commissione popolare per l’istruzione. Insieme ad un amico e al cugino dà vita a “Epoche e giorni”, piccola casa editrice. Questo periodo è noto come ricco di iniziative per Vigotskij: - Fonda la rivista “Veresk”. - Organizza incontri letterari e tiene conferenze su grandi della letteratura (Shakespeare). - Fonda nella scuola magistrale un piccolo laboratorio di esercitazioni e sperimentazioni in psicologia. Nel 1919 mostra i primi sintomi della tubercolosi. Continuamente interessato alla psicologia nel 1924 partecipa al I CONVEGNO PANRUSSO DI PSICONEUROLOGIA, dove legge una relazione intitolata “I metodi di ricerca riflessologico e psicologico” che gli consentirà di essere invitato a trasferirsi a Mosca. Nello stesso anno tiene una conferenza sul tema “La coscienza come problema della psicologia del comportamento” e inizia a collaborare con alcuni studiosi facenti parte dell’equipe scientifica dell’istituto. Comincia a interessarsi ai problemi dei fanciulli speciali assumendo la direzione della sezione dell’educazione dei bambini con deficit fisici e ritardi mentali e curando il libro “L’educazione dei bambini ciechi, sordomuti e con ritardo mentale”. Nel 1925 diventa uno dei relatori del Convegno Internazionale sull’educazione dei sordomuti. Dopo aver visitato numerosi istituto torna a Mosca e fonda il Laboratorio di psicologia del bambino anormale (1929 Istituto Sperimentale di Difettologia) ed entra nella redazione della rivista “Difektologija”. Nei “Fondamenti di Difettologia” dimostra che un bambino che presenta difetto non è necessariamente disabile. Il suo grado di disabilità è in funzione della compensazione sociale  anticipazione della rielaborazione dei concetti di disabilità e di handicap promossa dall’OMS nel 1980. Acquisisce notorietà anche nel campo della Pedologia assumendo l’insegnamento presso l’Università di Mosca. Nel 1928 pubblica il libro “Pedologia dell’età scolare”. Nonostante la sua malattia che gli preclude di muoversi da Mosca il suo impegno nei vari campi di studio e di azione rimane notevole. Cura inoltre la traduzione di numerose opere per introdurre in Russia il pensiero di autori significativi (Piaget). Nel 1931 fonda in Ucraina un DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA. In questo periodo si sviluppa un’atmosfera di osti8lità nei confronti di Vygotskij.. Tra il 1929 e il 1932 si inizia ad interessare anche di formazione (tiene numerosi corsi per insegnanti e psicologi). Ormai impossibilitato a muoversi, scrive sul letto, l’ultimo capitolo de “Pensiero e Linguaggio”. Muore nel 1934 a Mosca. Vygotskij è conosciuto non solo per “pensiero e linguaggio” ma anche per aver elaborato il concetto di ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE (ZSP), la cui valutazione era ritenuta fondamentale da Vygotskij per gli allievi con disabilità in quanto per tali allievi è insufficiente verificare la possibilità o meno di manifestare certe performance, ma è necessario appurare se tali livelli possono essere raggiunti con l’aiuto. Per questo afferma che il compito dell’educatore sia quello di collocarsi in tale zona per motivare l’alunno a favorire l’apprendimento. Vygotskij essendo comunque consapevole della caratteristica del difetto punta molto sulla capacità potenziale del soggetto, per questo introduce il concetto di orientamento verso il futuro. Vygotskij raccomanda di ricreare degli obiettivi pedagogici compensatori, destinati a sopperire al funzionamento mentale specifico e di promuovere una permanente interazione costruttiva tra l’adulto e il bambino. Egli concepisce l’educatore come un accompagnatore di un futuro imprevedibile. - Asperger nasce a Vienna nel 1906. Descritto come bambino avente difficoltà relazionali ma molto interessato alla letteratura. Nel 1931 si laurea in Medicina. Nel 1932 assume la direzione del Reparto di Pedagogia Curativa della Clinica Pediatrica dell’Università di Vienna. Secondo Asperger la PEDAGOGIA CURATIVA (termine coniato in Austria nel 1911) è un’attitudine mentale per mezzo della quale si cerca di considerare il soggetto nella sua globalità, è come una prospettiva scientifica che però non deve essere confusa con la rieducazione. Asperger la ritiene centrale nel trattamento pedagogico anche in ambito sanitario. Tale concezione è visibile già a partire dal celebre studio condotto su 4 fanciulli con comportamenti atipici che utilizza nel 1943 come tesi di abilitazione alla docenza. Inoltre sul numero 117 della rivista “Archivio per psichiatria e malattie nervose” oltre a descrivere i comportamenti atipici dei 4 fanciulli Asperger fornisce una serie di precisazioni sul proprio modo di intendere l’approccio clinico, l’osservazione e l’intervento educativo. Le riflessioni di Asperger hanno molte linee di convergenza con il pensiero di Korczak e, ai giorni nostri, con l’impostazione scientifica di Canevaro e di Gardou. Asperger non solo ha riformulato il rapporto dialettico tra clinica e pedagogia dando a quest’ultima una grande rilevanza. Ciò è avvenuto tramite la DEOSPEDALIZZAZIONE dell’intervento curativo: per comprendere meglio il soggetto in osservazione sono essenziali le attività della vita quotidiana, che devono essere riprodotte anche all’interno di una struttura che opera prevalentemente con finalità diagnostiche e valutative, ma ha anche creato uno stretto legame tra scuola e ospedale. Tra il 1946 e il 1949 è nominato Direttore provvisorio della Clinica Pediatrica dell’Università di Vienna; durante gli anni Cinquanta dirige la Clinica Pediatrica Universitaria di Innsbruck, dove insegna. Nel 1962 torna a Vienna assumendo la direzione della Clinica Pediatrica Universitaria. Muore nel 1980 a Vienna. - Korczak nasce a Varsavia nel 1878-79 (utilizza per quasi tutta la sua vita uno psudonimo, il suo nome originale è Henryk Goldszmit). Studia Medicina e dopo la laurea esercita come medico in un piccolo ospedale pediatrico di Varsavia. Cura gratuitamente i figli delle famiglie povere e tutti quelli che ne hanno bisogno. Korczak oltre a esercitare la professione di medico svolge un intenso lavoro educativo sul campo dirigendo la CASA DEGLI ORFANI per oltre 30 anni. Negli anni elabora una vera e propria concezione pedagogica della relazione educativa tra adulto e bambino riuscendo a confluire l’esperienza clinica acquisita come pediatra in quella praticata come educatore. Le sue affermazioni “All’educatore che non è passato attraverso la disciplina del lavoro ospedaliero, clinico, mancano molti elementi sia nel pensare che nel sentire” sono solo apparentemente antipedagogiche in quanto egli critica l’atteggiamento dell’educatore adulto, il quale, nella presunzione di aver capito tutto e di sapere tutto del soggetto apprendente finisce per inserirlo in una categoria predefinita e attuare un’azione educativa che poggia su astrazioni e non sulle potenzialità del bambino “Non conosciamo il bambino, peggio: lo conosciamo in base a pregiudizi…”. La sua dunque è una prospettiva antiautoritaria dell’educazione. Nel 1926 fonda una “La piccola Rivista” in cui i redattori sono i bambini stessi. Nello stesso periodo crea all’interno dell’orfanotrofio un tribunale composto da bambini e ragazzi che può giudicare anche un adulto educatore. Durante l’occupazione nazista gli vengono rimossi alcuni incarichi di insegnamento per il suo essere ebreo e viene arrestato per essersi di rifiutato di indossare la stella ebraica. Gli orfanotrofi di tutto il ghetto ebraico furono svuotati e i bambini insieme ai loro educatori furono portati nei campi di concentramento. CAPITOLO 4  TRE MAESTRI: ADRIANO MILANI COMPARETTI, ROBERTO ZAVALLONI E GIOVANNI BOLLEA - Milani nasce a Firenze nel 1920 da una famiglia di intellettuali. Dedica la sua vita ai più deboli. Si laurea in Medicina a Firenze specializzandosi in Pediatria, Neuropsichiatria e Riabilitazione. Fino 1956 svolge l’incarico di pediatra presso l’Ospedale Meyer. Nel 1957 gli viene affidata dalla Croce Rossa Italiana la direzione del CENTRO DI EDUCAZIONE MOTORIA “ANNA TORRIGIANI”  qui può dare voce alla sua vocazione di medico-educatore. Contribuisce alla nascita dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) ed è coinvolto nella nascita delle prime Scuole dei genitori. Assume la Presidenza della I.C.P.S (Associazione Internazionale per le Paralisi Cerebrali) e apre la prima scuola speciale per bambini con Paralisi cerebrale all’interno del centro Torrigiani  tale iniziativa pone Milani all’avanguardia nel campo dell’educazione dei soggetti handicappati. La scuola è impostata a partire dai principi della pedagogia attiva, con una predilezione per il lavoro in gruppo (ha in mente un’idea di scuola democratica dove gli educatori e i riabilitatori puntano sulle attività concrete  il gioco riveste un ruolo centrale e le attività educative hanno una funzione terapeutica). In conclusione l’intervento educativo e riabilitativo è incentrato sul bambino e i suoi contesti di riferimento (famiglia; pari). La sua è una prospettiva anticipatrice di quella concezione bio-psico-
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved