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Una partita invisibile con il pubblico Elena Bellantoni Riassunto, Sbobinature di Storia Dell'arte

L'opera dell'artista Elena Bellantoni, che affronta temi politico-sociali attraverso l'arte concettuale e l'estetica relazionale. L'artista si definisce un'investigatrice-archeologa che mette insieme tracce della sua storia e di quella collettiva. Il testo descrive alcune delle sue performance, come Hala Yella, Maremoto, Parole Cunzate e Parole Passeggere, che coinvolgono il pubblico e creano spazi di dialogo e confronto. L'obiettivo dell'artista è quello di preservare e tramandare testimonianze di vita e di testimoniare l'incontro con l'altro.

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

In vendita dal 23/01/2023

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Scarica Una partita invisibile con il pubblico Elena Bellantoni Riassunto e più Sbobinature in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Elena Bellantoni affronta nelle sue opere temi di natura politico sociale con un tono a volte ironico, a volte serio, creando lo spazio per l'emersione di un altro significato, un'altra possibilità, un altro futuro. Si possono individuare due filoni che riguardano la sua formazione: uno è lo studio dell'arte concettuale, attraverso le opere di Kosuth e della body e performance art degli anni 60 e 70, tra cui i lavori di acconci, Abramovic, l'altro è la passione per l'estetica relazionale e l'arte dialogica affermatesi a partire dagli anni 90 e rispetto alle quali lei rappresenta la generazione successiva. L'artista si definisce un'investigatrice- archeologa che mette insieme tracce della sua storia e di quella collettiva. È un’artista interessata alle relazioni nella società e a come esse funzionano, attraverso il suo corpo ci interagisce. l’incontro con l'altro è indubbiamente la chiave della sua ricerca. Esso avviene con modalità e la messa a punto di situazioni ogni volta diverse come l'attenta trascrizione di storie di persone sconosciute ho una lunga e silenziosa partita a carte, il faticoso attraversamento del Mediterraneo a bordo di una bicicletta. Le sue performance si prolungano per ore e la resistenza che mostra il suo corpo all'azione ha un significato metaforico perché il corpo che si mette alla prova e resiste e vuole rappresentare l'essere umano che si oppone alle eredità comportamentali, alle sollecitazioni sociali, alle influenze politiche. Nei suoi lavori il tempo non è inteso solo rispetto alla capacità di resistere a una lunga azione ma è anche quello richiesto all'altro e quindi concesso, è quello del dialogo e del confronto: è il tempo di un prezioso spazio intermedio posto tra il pensiero il sentimento privato e la condivisione dello stesso attraverso gli sguardi, attraverso le parole e attraverso l'arte. -Punto di partenza per un'opera: immagine-azione, basi del lavoro insieme al linguaggio. Le parole hanno infatti valore di immagini: diventano i post it su cui appunto le liste dei miei pensieri. Penso che quando la mia immagine-azione diventa reale allora il lavoro funziona, prende forma esattamente quell'idea e quella visione. Sei progettare significa immaginare e ideare qualcosa studiando il modo di attuarlo allora la mia pratica artistica si costruisce attorno a un processo che diventa attraverso il processo che metto in atto parte dell'opera stessa. I miei lavori sono degli edifici mobili che si spostano con me e si costruiscono attraverso l'esperienza che ne faccio, difatti il mio studio e la mia testa l'impalcatura su cui si regge il lavoro parte da un'intuizione prende forma col linguaggio. Tutto questo processo entra a far parte dell'opera come in Hala Yella: per realizzare questo processo ho dovuto percorrere molti chilometri e mettere in conto un fallimento in quanto prima di partire non sapevo dove e se avrei trovato la nonna Christina Calderon, organizzare una residenza imbarcarmi con una nave fare una lunga traversata di 58 ore fino alla Patagonia. il progetto nasce dopo un periodo di percorrenza a Capo Horn , in questo periodo mi sono spinta in Patagonia alla ricerca della protagonista. Sono giunta in questa zona estrema del mondo per incontrare l'ultima superstite di una stirpe molto antica ovvero una popolazione nativa dello stretto di Magellano, ho passato due mesi alla biblioteca di Santiago per studiare i testi dei padri gesuiti e trovare le tracce di quest’idioma antichissimo e produrre un abbecedario illustrato. Dopodiché mi sono imbarcata con una nave e in circa 58 ore di navigazione ho raggiunto il capo Horn per incontrare questa donna dichiarata patrimonio dell’UNESCO del nel 2006 che parla yaghan. Lo scopo del mio progetto è stato quello di preservare e tramandare una testimonianza di vita dalla fine del mondo. Ho trascritto ogni parola yaghan in tre lingue differenti: spagnolo, italiano e il linguaggio delle immagini. Una videoinstallazione documenta il dialogo con l'altro e il mio sforzo è stato quello di creare un percorso tra due mondi così lontani spazialmente e culturalmente, questa investigazione non voleva interpretare la cultura Di Cristina ma piuttosto testimoniare l’incontro con l'altro. La posizione che ho scelto di assumere e quella dell'ascolto e dell'apprendimento opposta quindi rispetto all'atteggiamento assunto dai primi conquistatori di quelle terre. Parole Cunzate  indaga il concetto di rottura e di trauma. Lo spettatore è invitato a partecipare prima alla rottura, poi alla cunzatura di un piatto. Il termine deriva dal dialetto di Ostuni e si riferisce all'antica arte di mettere a posto, sistemare rammendare oggetti rotti legati alla vita quotidiana. Nell'azione il pubblico era invitato a sedersi e rompere un piatto, ad ogni partecipante chiedevo che cosa si è rotto e trascrivevo ogni risposta su un piatto da cunzare. I piatti sistemati venivano poi composti in un'installazione circolare. Parole passeggere  chiedevo al pubblico di sedersi e di scrivere narrazioni, pensieri, parole in questa azione le parole attraversavano lo spazio bianco della pagina e raccontavano memorie personali grazie alla trascrizione di vecchie Olivetti. Performance realizzata nella stazione Ostiense a Roma in collaborazione col maxi di Roma. Performance portata in giro per diversi luoghi in Italia che ha creato una sorta di mappatura tra nord e sud raccogliendo più di 800 storie. Di questa performance collettiva esiste una versione più intima dal titolo 100 battute al minuto realizzata per il teatro dell'orologio di Roma, in questo caso le macchine da scrivere erano solamente due posizionate su un tavolo una di fronte all'altra di sedersi e di scrivere qualcosa su di me mentre facevo lo stesso sulla persona sconosciuta che a quel punto avevo di fronte, si tratta di un tentativo di scrittura dell'altro. Maremoto  Ha scelto la bicicletta perché passando del tempo in questa costa di confine siciliana mi sono resa conto che la maggior parte dei ragazzi migranti che la mattina vedevo andare a lavorare nei campi usavano questo mezzo per muoversi, la fragilità della bici corrisponde alla fragilità delle imbarcazioni su cui arrivano sulle nostre coste. Lucciole  nel 2015, a quarant'anni dalla scomparsa di Pasolini, partendo proprio da un suo articolo uscito sul Corsera ho pensato di sviluppare un percorso a partire dalla sua riflessione sulla sparizione delle lucciole, Pasolini infatti nuotava che nei primi anni 60 a causa dell'inquinamento sono cominciate a sparire le lucciole e dopo pochi anni non ce n'erano più e quindi il suo articolo proseguiva con un ragionamento sul potere costituito in Italia e sul vuoto che esso stava generando dal punto di vista politico, umano e sociale. Con quest'opera ripercorre gli ultimi 40 anni della storia dell'Italia sovrapponendo la mia storia personale a quella politica, convinta che il percorso di ognuno di noi sia condizionato dai fatti di natura storica che ci riguardano direttamente o indirettamente, ho deciso di incidere su vinili 40 pezzi audio legati ad avvenimenti degli ultimi quarant'anni. Ruolo del linguaggio: le parole sono come immagini . Nelle mie performance il gesto della scrittura attraverso un oggetto diventa un atto artistico, si crea un discorso collettivo tra me e chi partecipa attraverso le parole scritte che circolano nello spazio. Nel mio lavoro gioco dentro e con le parole che diventano il luogo di scambio nelle mie performance. ogni mia azione inizia con un componimento poetico ovvero una lista di parole di associazioni che creo per scrivere la performance. Impero ottomano  ho invitato allo spettatore a fare un gioco di resistenza con me e a riflettere sul concetto di resilienza psicologica e fisica. L'opera composta da un tavolo, un braccio meccanico con un guanto che viene fatta indossare allo spettatore, una grande lastra di ottone fissata a parete, invita al pubblico ad affrontarmi in un duello a braccio di ferro. Durante l'azione pongo la domanda: cosa resiste? Con lo scopo di spingere il mio avversario verso una prova psico fisica e portarlo così a concepire una doppia risposta, le parole vengono infatti incise a mano sulla lastra di ottone lucidato a specchio. Ecco per me ciò che resiste è il linguaggio. Tutte queste opere sono collegate dall'eventuale partecipazione dell'altro: l'altro non è il doppio ma è ciò che è differente da me. ci parla della messa in abisso, ovvero quel procedimento preso in prestito dall’araldica medievale che descrive uno stemma che appare come uno scudo al centro di uno scudo più grande. Nell'arte questa espressione indica una tecnica nella quale un'immagine contiene una piccola copia di sé stessa ripetendo la sequenza apparentemente all'infinito. In seguito alla messa in abisso è avvenuto il passaggio attraverso lo specchio come accade ad Alice che ha generato il tentativo di definizione del sé e inevitabilmente l’incontro con l'altro. Credo che l'altro ci restituisca un'immagine di noi, ci faccia da specchio, per questo a volte ci infastidisce. Il filosofo Jean-Luc Nancy parla dell'altro come un intruso. Compie un paragone su una sua vicenda personale: il filosofo venne sottoposto a un'operazione di trapianto di cuore e nel frattempo si ammalò anche di cancro a causa dei farmaci assunti per evitare crisi di rigetto. In questa vicenda la presenza dell'intruso è ambivalente: da un lato è un organo estraneo prelevato da un'altro corpo e inserito nel proprio quindi è un intruso che salva e dall'altro, abbiamo i farmaci che ha
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